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La letteratura latina inizia nel 240 a.C.

quando un letterato greco di nome Livio Andronico


scrive un’opera teatrale in occasione dei giochi che si svolgevano in onore di Giove Ottimo
Massimo: fu la prima opera letteraria scritta in lingua latina.
Gli autori latini si sentivano continuatori della letteratura greca; quest’ultima affonda le radici
in un ambiente ricco e multiculturale, al contrario di quello romano arcaico, rurale e isolato.
La letteratura arcaica latina non parla quindi di eroi e semidei, ma di generazioni e
generazioni di famiglie contadine che cercavano di allargare il loro potere.
La lingua latina a partire dal 240 a.C. venne usata non solo per le leggi ma anche per la
bellezza d’arte: i romani, culturalmente poco sviluppati al tempo, non potevano lasciare che i
Greci avessero perennemente il monopolio della cultura. Nonostante ciò la cultura e la
letteratura latina parte sostanzialmente da quella greca, che ormai si era diffusa ovunque.
LA LETTERATURA LATINA IMITA QUELLA GRECA.

Anche prima di Livio Andronico esistevano forme di canto e di recitazione(spettacoli,


racconti trasmessi oralmente,danze): tutto ciò si colloca tra letteratura e non letteratura e
prende il nome di preletteratura.

CARMEN
Uno dei tanti esempi di preletteratura era il carmen, originariamente una forma di
incantesimo: i carmina venivano recitati per la fertilità dei campi, per purificare la casa o in
occasione di rituali. Ad ispirarli erano le Camenae, l’equivalente delle Muse greche.
I carmina non venivano recitati dai poeti (figura che nascerà in seguito), ma dai vates,
ovvero sacerdoti-indovini, dai pater familias o persino dai magistrati.
I carmina erano una specie di cantilena in prosa ritmica, caratterizzata dalla presenza di
allitterazioni, anafore e figure di suono e composta da versi italici detti saturni, di cui non
conosciamo bene la struttura.
I frammenti di carmina che ci sono pervenuti sono scritti in latino arcaico e presentano
alcune parole completamente prive di senso. Ci sono più tipi di carmina:
- il carmen lustrale, recitato dai pater familias una volta all’anno per allontanare
carestie e pestilenze(dai campi suppongo);
- il carmen fratrum Arvalium, cantato da dei sacerdoti, i fratres Arvales, per la
purificazione dei campi e per scacciare il malocchio: era in versi saturni e veniva
recitato in onore di Marte
- il carmen Saliare, cantato dai Salii, i 24 sacerdoti di Marte, mentre eseguivano una
danza fatta di balzi durante la quale tenevano gli ancilia, ovvero i 12 scudi sacri;
- gli elogia, ovvero le iscrizioni funebri che ricordavano le imprese e gli incarichi del
defunto.
La letteratura latina, come tutte le altre, inizia quindi con la parola e non con la scrittura.

MITI
Anche i latini possedevano dei loro miti, che narrano principalmente delle origini della civiltà
romana: questi miti affondavano le radici nelle credenze delle precedenti civiltà italiche, non
in quelle greche. Ciò non vuol dire che i miti latini non vengano influenzati da quelli greci,
che erano molto noti in Italia: alcuni eroi greci erano collegati all’Italia(es. Enea).
Alcuni autori latini come Seneca e Ovidio si appropriarono del patrimonio mitologico greco,
utilizzando la trama dei miti ellenici per le loro opere: il mito greco smise di essere
esclusivamente dei greci ma divenne patrimonio dell’umanità.
Se è evidente che il mito romano si sia ispirato a quello greco è anche vero che esso ha
caratteristiche contrastanti: per esempio gli dèi non sono visti come degli uomini con vizi e
passioni, ma sono più entità vaghe simili a forze della natura; inoltre mentre il mito greco
trattava di eroi e dell’origine dell'universo, il mito romano raccontava le leggende degli
uomini antichi e l’origine delle istituzioni, aveva carattere più concreto.
Anche i miti romani venivano trasmessi oralmente; i racconti italici da cui essi traggono
ispirazione vengono oscurati dalla letteratura di stampo greco, ma riemergono nei racconti di
epoca classica che parlano della fondazione di Roma o di cittadini eccezionali come Orazio
Coclite e Muzio Scevola(impediscono la presa di Roma da parte degli Etruschi).
Si suppone che ogni famiglia avesse il proprio patrimonio di miti, come i carmina convivalia,
nei quali erano celebrate le glorie degli antenati.
I miti venivano recitati anche durante i funerali pubblici, come un’orazione in onore del morto
durante la quale si esaltava la virtù degli antenati.

GLI ANNALES MAXIMI


Esisteva un sistema di registrazione degli eventi: ogni anno il pontifex maximus curava un
resoconto di quanto era accaduto quell’anno e dopo averlo esposto pubblicamente veniva
archiviato. Verso la fine del II secolo a.C. la raccolta di Annales maximi fu pubblicata da
Publio Muzio Scevola.

LE LEGGI DELLE XII TAVOLE


Nel 450-451 dieci magistrati(decemviri legibus scribundis) furono incaricati di scrivere un
corpus di leggi, che non solo limitò il potere decisionale degli aristocratici, ma anche quello
dei pontefici, che potevano opporsi alle proposte dei magistrati. Erano in atto sia una
rivendicazione dei diritti della plebe sia una laicizzazione del diritto. La raccolta di leggi
dette “delle XII tavole” rappresenta una delle più antiche testimonianze scritte in latino.
I magistrati non introdussero norme nuove ma si limitarono a codificare antiche
consuetudini. Le XII tavole furono l’unico corpus di leggi che, prima della compilazione
giustinianea, può essere comparato ad un codice moderno. Esse costituirono il nucleo
centrale del cosiddetto ius legitimum.

STORIA 2
Terminata l'esperienza monarchica, i Romani si dedicano alla conquista dell’Italia. Stipulato il
Foedus Cassianum (accordo di pace e aiuto reciproco) con i Latini nel 493 a.C. e
conquistata la città etrusca di Veio (396 a.C.), si spingono in Italia meridionale, occupando il
territorio dei Sanniti e la colonia greca di Taranto.
Quando Roma si affaccia sulle coste del mediterraneo lo scontro con Cartagine diventa
inevitabile. La prima guerra punica (264-261), combattuta sulle coste siciliane, si conclude
con la vittoria romana alle isole Egadi. Nella seconda guerra punica (218-201) Annibale
espugna Sagunto (in Spagna) e varca le Alpi sbaragliando i Romani sul Lago Trasimeno
(217) e a Canne(216). Roma riesce a superare la crisi e sotto la guida di Publio Cornelio
Scipione l’esercito cartaginese viene definitivamente sconfitto a Zama nel 202 a.C.
I successi militari determinano una profonda riorganizzazione della società romana (che dà
spazio a homines novi, “uomini nuovi”, non appartenenti all'aristocrazia gentilizia) e una
sempre maggiore apertura alla cultura greca, grazie soprattutto alla mediazione delle colonie
della magna grecia. In questo contesto nasce la letteratura latina nel 240 a.C con Livio
Andronico.
LIVIO ANDRONICO
Era uno schiavo di guerra proveniente da Taranto (viene liberato dopo aver fatto da maestro
ai figli del padrone).
Nel 240 a.C. scrive il primo dramma in latino; della sua produzione letteraria restano 8
tragedie di argomento mitologico, tradotte o adattate dal greco (tragedie cothurnatae), la
maggior parte di argomento troiano, e 3 commedie palliatae, quindi in costume greco.
Livio Andronico ottiene fama con il tempo e nel 207 a.C. riceve l’incarico di scrivere un
partenio(un tipo di carmen) in onore di Giunone.
A Livio Andronico attribuiamo uno dei più antichi esempi di traduzione letteraria: traduce in
latino l’Odissea di Omero in che diventa “Odusia”; Andronico sceglie di tradurre l’Odissea
probabilmente perché Ulisse era conosciuto bene anche nel mondo romano. L’autore
affronta il compito estremamente difficile di rendere l’Odissea in latino arcaico: non c’era solo
un problema di adattamento (es. Musa diventa Camena), ma anche un problema
linguistico(greco pieno di neologismi composti, impossibili da rendere in latino). L’Odusia era
scritta in saturni e non in esametri come l’originale.
Proprio per la sua poca raffinatezza e la sua rozzezza l’opera fu criticata aspramente dagli
autori successivi, anche se l’Odusia venne utilizzata a lungo come libro di testo.
Livio Andronico va visto come un padre fondatore,ma verrà presto oscurato da autori capaci
di produrre opere ben più grandiose e complesse.

NEVIO
Nasce a Capua nel 270 a.C., città che aveva ottenuto la cittadinanza romana poco prima, e
in contatto con la cultura greca. Nevio, orgoglioso della sua identità romana, scrive di una
civiltà inarrestabile che continuava ad avanzare con le sue legioni e a crescere
politicamente. I versi di Nevio esprimevano vitalità.
Nevio compose tragedie di argomento greco tra cui il Licurgo (c’era re Licurgo che cerca di
opporsi all'introduzione del culto di Dioniso, ma impazzisce e viene ucciso), la Danae e il
Cavallo di Troia, riprese da Livio Andronico.
Crea un tipo di tragedia nuova, la tragedia praetexta, di argomento romano e in costumo
romano. Una di queste tragedie si chiamava Romulus e parlava della fondazione di Romae
un’altra si chiamava Clastidium e trattava delle imprese del console Marcello
nell’estremamente vicina seconda guerra punica. Quest’opera probabilmente venne
rappresentata durante la crisi dell’esercito, costantemente sconfitto da Annibale, e svolse
una funzione di propaganda.
Le commedie di Nevio erano costruite su modelli greci e vennero giudicate positivamente
dai grammatici successivi. Ce ne restano brevi frammenti.
L’opera più importante di Nevio è però il Bellum Poenicum ,un poema in versi saturni che
narra la storia di Roma dalle origini alla prima guerra punica. Il poema iniziava con
un’invocazione alle Muse e continuava con il racconto delle origini remote dell’urbe. All’inizio
il poema non ha solo carattere storico ma anche mitico: il mito è usato come supporto per
passare alla storia, descritta con una certa scaltrezza. In alcuni versi esalta l’orgoglio dei
combattenti e la potenza dell’esercito romano, in altri si prende completa libertà di parola e
critica i generali che avevano mandato legioni intere allo sbaraglio. Nevio non si fa problemi
ad esprimere la suo opinione sulla prepotenza degli aristocratici, infatti viene preso di mira
dalla famiglia dei Metelli. Dopo averli indirettamente attaccati in un suo poema, Nevio viene
imprigionato, ma successivamente liberato. Nevio fu probabilmente esiliato dai Metelli
perché morì ad Ustica in Africa. La lingua utilizzata dal poeta era un latino primitivo ma
vigoroso, pieno di neologismi composti (come in greco). Utilizzava molte allitterazioni e
ripetizioni.

ENNIO
Ennio fu considerato il vero padre della letteratura latina, nasce nel 239 a.C. e con lui ha
inizio una nuova fase della letteratura latina che fa un passo da gigante: Ennio abbandona il
saturnio e inizia a scrivere in esametri, versi più duttili e raffinati.
Ennio nacque a Rudiae, vicino Taranto (Puglia), e parlava 3 lingue: il latino, il greco e
l’osco(lingua popolazioni italiche). Combatte nella 2a guerra punica e tornato a Roma entra
in contatto con gli Scipioni, per i quali scrisse il poema “Annales”. Muore nel 169 a.C. e viene
sepolto nella tomba degli Scipioni. Ennio, in quanto letterato al servizio di famiglie importanti,
fu oggetto di polemica soprattutto da parte di Catone il Censore, che in questo fenomeno
vedeva un segnale di “grecizzazione”.
l’opera principale di Ennio fu un poema epico in esametri, gli Annales, in cui si celebrava la
grandezza della storia di Roma; Ennio, rifacendosi agli annales pontificum, narra la storia
romana dalle origini alla conquista della Grecia e dell’Oriente. L’opera fu pubblicata per
iscritto ma era destinata anche ad una trasmissione orale. Del poema abbiamo il verso
iniziale, dal quale notiamo che Ennio torna alle tradizioni greche e torna a parlare di Muse e
non di Camene. Questo legame con la tradizione greca torna quando Ennio racconta di aver
visto in sogno Omero e che si sia incarnato in lui (Omero in Ennio), rendendolo l’Omero
latino. Gli Annales vennero pubblicati a mano a mano che venivano scritti, a gruppi di 6 libri.
Nel VII libro Ennio si vanta di aver abbandonato i rozzi saturni e di aver usato gli esametri.
L’esametro di Ennio è comunque rozzo e continua ad utilizzare allitterazioni, che si
addicevano al timbro aspro e poco elegante della lingua latina. L’autore utilizza un latino più
raffinato ma comunque pieno di parole arcaiche e vicine al parlato.
Nei versi maestosi di Ennio venivano spesso lodati generali, politici e aristocratici: loda
personaggi come Scipione l’Africano e Fabio Massimo(blocca esercito Annibale).
Gli Annales e Ennio goderono di grande fama per molto tempo, fino a quando non venne
pubblicata l’Eneide di Virgilio, primo vero classico della letteratura latina.
Ennio scrisse anche tragedie e commedie; le tragedie erano di solito cothurnatae(di
argomento greco) e, mentre narravano episodi della guerra di Troia, rappresentavano i
personaggi come eccessivamente emotivi e patetici. Scrisse anche due tragedie
praetextae(argomento romano): Sabinae, sul ratto delle sabine e Ambracia, sulla guerra
contro gli Etoli in Grecia. Ennio scrive una raccolta poetica mista,le Saturae; non avevano
carattere moralistico, come la futura satira romana, ma erano di generi e temi vari, e anche
di struttura diversa.

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