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&Friends
A cura di
Maria Maddalena Novati
Laura Pronestì
Marina Vaccarini
Die Schachtel
Nella storia della musica il compositore si è spesso trovato
di fronte al bivio se identificare la sua attività creativa con
quella performativa, oppure lasciare ad altre figure il ruolo
di mediatore tra composizione ed esecuzione. Moltissimi
sono gli interpreti, cantanti o solisti o direttori, che hanno
contribuito in maniera determinante a far nascere pagi-
ne musicali destinate poi ad entrare nei repertori di tanti
altri esecutori, realizzando forme di collaborazione molto
avanzate con autori che spesso hanno ricevuto da queste
esperienze non solo preziose indicazioni tecniche, ma an-
che sollecitazioni creative.
Davvero singolare e unico è però il caso di Marino Zuc-
cheri, interprete senza essere musicista, esecutore senza
essere strumentista, ma che al pari di un József Joachim
o di una Cathy Berberian ha saputo essere straordinario
maieuta di lavori destinati a diventare autentiche pietre
miliari nella storia della musica elettronica, grazie al fer-
vore creativo instaurato nello Studio di Fonologia della
Rai a Milano con la presenza costante e preziosa di Bruno
Maderna e Luciano Berio, e le incursioni di Luigi Nono,
di John Cage e di altri protagonisti della musica del No-
vecento.
Tracciare un racconto della figura di Zuccheri, e del suo
molteplice talento tecnologico unito ad una sensibilità ar-
tistica ancora forse non del tutto esplorata, rappresenta un
fondamentale atto di verità nei confronti di un’esperienza
che dalla nostra città ha saputo irradiare profonda influen-
za in tutto il mondo.
Piero Gaffuri
Direttore Rai Milano
Introduzione XV
di Angelo Foletto
Testimonianze XIX
Giacomo Manzoni XIX
Nuria Schönberg Nono XX
Roberto Fabbriciani XXI
Mimma Guastoni XXII
Tina Zuccheri XXIII
Angela Ida De Benedictis XXIII
Il Museo del Novecento, NoMus e la famiglia Zuccheri hanno allestito una rassegna che
si è svolta a Milano dal 21 giugno 2016 al 14 gennaio 2017 per ricordare il tecnico del
suono Marino Zuccheri, principale collaboratore dello Studio di Fonologia musicale di
Milano della Rai.
La sua figura di tecnico di produzione e sound designer merita infatti di essere ricordata
per l’importanza che ebbe nella vita culturale del Novecento non solo milanese ma inter-
nazionale. Basti solo pensare che gli amici di Marino Zuccheri sono stati tutti i maggiori
compositori del secolo scorso: Berio, Maderna, Nono, Castiglioni, Donatoni, Manzoni,
Negri, Gaslini, Gentilucci, Paccagnini, Togni, tanto per citarne alcuni fra gli italiani e
Cage, Stockhausen, Pousseur fra gli stranieri.
Per valorizzare la presenza di Marino Zuccheri all’interno della cultura e della società
in cui viveva, per non dimenticare le sue sculture, i suoi disegni, la sua grafica, le sue
caricature, i suoi scritti, e soprattutto le sue collaborazioni con i più grandi artefici del
Novecento, per rendere omaggio a questa instancabile figura di collaboratore graffiante,
polemico, ironico ma sempre lucido e generoso, il Museo del Novecento e NoMus hanno
articolato la rassegna in una serie di iniziative e di attività diverse:
• Sei concerti con cinque prime esecuzioni assolute di opere commissionate da NoMus
ispirate a Parete ’67 di Zuccheri e alla musica elettronica.
• Cinque incontri di studio con ascolti e dibattiti sui principali compositori che
lavorarono con Zuccheri allo Studio di Fonologia: da Maderna a Donatoni, da Berio a
Castiglioni, da Togni a Paccagnini.
• Una giornata interamente dedicata ad Armando Gentilucci, grande musicista,
didatta, compositore, critico musicale, direttore dell’Istituto musicale “Achille Peri”
di Reggio Emilia, che si servì dello Studio di Fonologia per la composizione di
numerose sue opere.
• Infine, grazie alla disponibilità della famiglia Zuccheri e alla collaborazione di Rai
Teche, del Teatro alla Scala, dell’Archivio Storico Ricordi, nella Sala Rampa del
Museo del Novecento è stata allestita una piccola mostra intitolata Marino Zuccheri
and Friends con locandine del Teatro alla Scala di Milano e del Teatro La Fenice di
Venezia, foto dello Studio di Fonologia musicale di Milano della Rai, e soprattutto
con la grafica e i disegni prodotti da Marino Zuccheri per programmi di sala dei
concerti degli Incontri Musicali organizzati da Berio e Maderna e per il Prix Italia
della Rai.
Questa pubblicazione, per la quale il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e
del Turismo (MiBACT) ha concesso il suo contributo, si inserisce come ultimo evento
all’interno di questa ampia programmazione musicale e culturale.
Per rendere più agevole la consultazione del libro, abbiamo disposto tutto il materia-
Opera grafica di Marino Zuccheri le raccolto in tre sezioni: Catalogo della mostra Marino Zuccheri and Friends; Scritti di
(Archivio NoMus, Fondo Zuccheri)
XII XIII
Marino Zuccheri; Calendario incontri NoMus per Marino Zuccheri and Friends: concerti, Attraverso la corrispondenza dello Studio di Fonologia (oltre 2.200 lettere già tutte
dibattiti, approfondimenti. digitalizzate) è inoltre possibile ripercorre le varie fasi storiche dell’istituzione: la nascita
Nel Catalogo della mostra i documenti riprodotti sono stati ordinati per tema e ac- con Luciano Berio e Bruno Maderna, la transizione sotto le direzioni di Renzo Dall’Oglio
compagnati da brevi annotazioni illustrative. Degli scritti di Marino Zuccheri abbia- e Edoardo Del Pino e il rinnovamento, dal 1968, sotto la direzione di Paccagnini.2
mo scelto quelli che ci sembravano più adatti a rappresentare la sua figura umana e Nella Sala XXXVI del Castello Sforzesco di Milano è visitabile lo Studio di Fonologia,
professionale. Nella sezione Calendario incontri NoMus sono riprodotti i programmi dei ricostruito quasi per intero nel 2008 grazie a un progetto congiunto Rai-MITOSettem-
concerti e gli interventi dei relatori che hanno preso parte ai vari incontri della rassegna. breMusica. Infine, nel 2009 è stato pubblicato da Ricordi il primo catalogo delle opere
Il taglio diverso dato a ciascun incontro ha prodotto inevitabilmente una certa varietà registrate sui nastri, aggiornato nel 2012.3
nelle relazioni proposte. Ne è scaturita una sorta di antologia che spazia dalla relazione
sui risultati di un progetto in atto (Andrea Malvano), o di uno studio compiuto (Laura
Zattra) alla discussione intorno alla presentazione di un libro (Maria Isabella De Carli e
Candida Felici), dall’illustrazione di un progetto artistico (Lidia Zanelli) alla realizzazio-
ne di progetti musicali (Gabriele Marangoni, Sandra Conte, Claudia Ferrari). In alcuni
casi l’argomento trattato ha dato luogo a dibattiti che hanno contribuito a vivacizzare e
ad arricchire la discussione. Nella trascrizione abbiamo cercato di mantenere la sponta-
neità di questi interventi perché forniscono una testimonianza diretta di quanto il ricor-
do delle esperienze vissute allo Studio di Fonologia sia tuttora vivo tra i protagonisti di
allora. Purtroppo, ma inevitabilmente, mancano gli ascolti dal vivo e le proiezioni video,
recuperabili, comunque, tramite i riferimenti alle bobine segnalate in nota.
Come premessa abbiamo raccolto Testimonianze di Giacomo Manzoni, Nuria Schönberg
Nono, Roberto Fabbriciani, Mimma Guastoni, Tina Zuccheri e Angela Ida De Benedictis.
Per concludere, abbiamo voluto riservare uno spazio particolare al dottor Alfredo Liet-
ti, il fisico che ha progettato tutti gli apparati dello Studio di Fonologia di Milano della
Rai, colui che per primo ha saputo accogliere e interpretare le aspirazioni di Berio e di
Maderna e senza il quale questo libro non sarebbe mai stato scritto.
Fonti e documenti
Dove non altrimenti indicato, tutti i documenti cartacei citati nel volume si trovano nel
Fondo Zuccheri e nel Fondo Lietti depositati presso l’Archivio NoMus. I nastri proven-
gono invece dall’Archivio Rai dello Studio di Fonologia di Milano che è attualmente
custodito al Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco di Milano (deposito
di via Savona) e che l’Associazione NoMus possiede integralmente in copia digitalizzata
e consultabile in sede.1
L’importanza di avere raggruppato in un solo luogo la documentazione riguardante
l’attività sia musicale che tecnica dello Studio è enorme. Da un lato la raccolta di nastri
analogici (già tutti digitalizzati) permette di abbracciare l’intera produzione milanese di
musica elettronica realizzata dai maggiori compositori nella seconda metà del XX seco- 2 Cfr. «Elettronica», Rivista trimestrale della Radio Italiana, V, 3, 1956 numero monografico dedicato allo Studio
lo; dall’altro lato i documenti cartacei riguardanti la costruzione degli apparati tecnici di Fonologia di Milano della Rai che raccoglie scritti di Luciano Berio, Gino Castelnuovo, Alfredo Lietti, Alberto
Mantelli, Werner Meyer-Eppler (ristampato con il titolo La Musica e l’elettronica come numero speciale di «Elettronica
(Fondo Lietti) o la modalità di esecuzione dei concerti di tali musiche (Fondo Zuccheri) e Telecomunicazioni», XLVII, n. 2/3, dicembre 1998, Torino, Rai-Eri) e Il rinnovato Studio di Fonologia Musicale,
consente di ricostruire nel modo più completo possibile l’essenza stessa dello Studio di opuscolo edito dalla Rai Radiotelevisione Italiana – Centro di Produzione di Milano, Milano, 7 giugno 1968.
3 Maria Maddalena Novati (a cura di) Lo Studio di fonologia di Milano. Un diario musicale 1954-1983, Milano,
Fonologia: la musica, gli uomini, le macchine. Ricordi, 2009. Maria Maddalena Novati – John Dack (ed. by), The Studio di Fonologia. A Musical Journey 1954-1983.
1 La consultazione dei materiali presso NoMus è libera, previo appuntamento, tutti i pomeriggi tranne il martedì. Update 2008-2012, Milano, Ricordi, 2012.
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Giovanni Belletti. […]155 Marino Zuccheri diceva che senza l’apporto del dott. Liet- destinati a radio estere, fino al 1983, anno del suo pensionamento e della chiusura di
ti lo Studio di Fonologia non sarebbe mai nato e anche senza l’invenzione del nastro Fonologia.
magnetico la musica elettronica non avrebbe avuto lo sviluppo che ha avuto. Diceva Dopo un quindicennio di oblio interrotto solo dalla mostra curata da Doati e Vidolin
inoltre che il suo lavoro nello Studio era indagare il suono da dentro il suono. Molti mi a Venezia nel 1986157 e dalle occasioni che si offrivano a Zuccheri per ricordare il lavoro
chiedevano se Fonologia fosse uno studio o un laboratorio. Era un laboratorio a tutti gli fatto a Fonologia (a Cesena nel ’90 per l’intitolazione del Conservatorio a Bruno Mader-
effetti perché usava gli strumenti tipici dei laboratori di ricerca, di misura del suono; na, a Stoccarda nel ’92, al Teatro Carlo Felice di Genova nel ’93, a Bologna nel ’95, a
ma soprattutto perché era un laboratorio di idee. Prima di andare a vedere queste ap- Torino al Salone della Musica nel ’96) nel ’96-’97 le apparecchiature e l’archivio dello
parecchiature,156 vorrei sottolineare un’altra cosa: in una relazione della Rai degli anni Studio di Fonologia di Milano della Rai vennero affidati a Maria Maddalena Novati che
’70 era scritto che nel nuovo Studio, rifatto nel ’67, non restava più niente del vecchio. si prese cura del riordino, della catalogazione e della conservazione di tutto il materiale
Incuriosito da questa frase, sono andato a indagare guardando gli schemi. In effetti il per renderlo nuovamente accessibile. Grazie al suo interessamento lo Studio è risorto,
nuovo Studio era più moderno, più efficiente. Vista l’esperienza precedente i telai erano non più come centro di produzione ma come oggetto di ricerca.
stati collocati in modo più razionale: prima i punti di sezionamento per i collegamenti Si è fatto molto per lo Studio, specialmente per l’archivio musicale, da quando Mad-
c’erano, ma erano sparsi un po’ in tutto il telaio, aggiunti man mano che si andava co- dalena ha digitalizzato i nastri, però si sa ancora poco degli apparati del dott. Lietti che
struendo lo Studio; nel nuovo era stato tutto ottimizzato per la manovra: c’era il telaio, sono dei pezzi unici. Vincenzo Planca ricorda in una testimonianza del 2006 che veni-
il telaio di sezionamenti, di collegamenti, degli oscillatori, delle apparecchiature per la vano costruiti con dei pezzi di recupero, cioè con pezzi di poco valore; però le idee che
trasformazione del suono. Di nuovo c’erano molti apparati, ma erano specialmente ap- collegavano questi componenti erano di altissimo valore, perché hanno prodotto degli
parati di generazione del suono. Non c’erano più gli oscillatori a valvole del dott. Lietti, apparati unici al mondo, un patrimonio tecnologico paragonabile alla radio di Marconi,
sostituiti da oscillatori commerciali con molte più funzioni, come ha detto Merighi. dal mio punto di vista.
Erano stati riutilizzati, invece, quasi tutti gli apparati della trasformazione del suono,
come risulta dall’elenco che ho stilato: selezionatore d’ampiezza, modulatore dinamico,
traspositore di frequenza, comparatore catodico che serviva per misurare la fondamentale 10 GENNAIO 2017 – ORE 17.00
e le armoniche, la frequenza, e il dosatore come regolatore a nove ingressi, modulatori ad Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco, Sala della Balla
anello, modulatori bilanciati, modulatori di ampiezza, modulatori di frequenza, un filtro
Incontro di studio con Laura Zattra che ha delineato la figura di Angelo Paccagnini
analizzatore, un filtro passa-basso, passa-alto, filtri d’ottava, generatore di toc, variatore
allo Studio di Fonologia di Milano della Rai. Proiezione di estratti dal film La legge della
di velocità per magnetofoni Ampex.
tromba di Augusto Tretti e da C’era una volta un re in ricordo di Eugenio Carmi.
Tutti apparati che aveva progettato il dott. Lietti.
Dante Tanzi158 e Eraldo Bocca,159 fondatori dell’Associazione AUDIOR, hanno alle-
Quindi gli apparati per la generazione del suono e i modulatori ad anello sono – dicia-
stito per l’ascolto una versione dell’Acusmonium mobile Audior con il quale sono stati
mo – transistorizzati, mentre tutti gli altri sono gli stessi del vecchio impianto, a parte
riprodotti di Paccagnini: Sequenze e strutture (acusmatico), La legge della tromba (estratti),
qualche piccola modifica, come il Tone Burst Generator che ha sostituito il generatore di
Partner (acusmatico), C’era una volta un re (estratti). È intervenuto Gabriele Ranica.
toc, oppure il direzionatore acustico, citato spesso da Luigi Nono, che serviva per spo-
stare il suono in modo circolare. Era una novità per quel tempo, un marchio di fabbrica.
Quell’apparecchiatura l’aveva costruita Merighi. Infine, di nuovo nello Studio c’era l’e-
sperienza che Marino Zuccheri aveva acquisito negli anni come garanzia di continuità
nonostante l’evolversi degli eventi: l’abbandono di Berio nel ’60 e di Lietti nel ’62, la 157 Doati – Vidolin, Nuova Atlantide cit.
morte di Maderna nel ’73, Nono che nel ’78-’79 va a lavorare in Germania su sugge- 158 Dante Tanzi, diplomato in musica elettronica al Conservatorio di Como, ha studiato interpretazione della musica
acusmatica in Francia. Dal 2012, in qualità di interprete all’acusmonium prende parte alle stagioni di “San Fedele
rimento dello stesso Marino perché lo Studio appariva ormai inadeguato e la Rai se ne Musica” e ai concerti con l’acusmonium mobile AUDIOR, di cui cura la programmazione. Nel 2011 e nel 2014
disinteressava. In assenza delle opportune innovazioni l’attività dello Studio si ridusse ha curato il programma dei concerti di musica acusmatica per il Festival 5 Giornate di Milano. Sue composizioni
sono state eseguite in Italia e all’estero. Dal 1985 al 2009 ha lavorato presso il L.I.M. – Laboratorio di Informatica
al minimo e Zuccheri fu impiegato per consulenze esterne, come i concerti allestiti per Musicale dell’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato saggi su varie riviste specializzate.
Stockhausen, o per attività di alta qualità tecnica ma marginali, come i riversamenti 159 Eraldo Bocca, progettista e costruttore elettroacustico e consulente nell’ambito della progettazione acustica
ambientale, ha progettato e realizzato l’acusmonium mobile AUDIOR. Pur ispirandosi ai dispositivi mobili in uso
in Francia (Radio France, Motus) e in Belgio (Musique Recherches), Bocca ha introdotto criteri costruttivi che legano
155 Per i limiti imposti a questo libro siamo state costrette a omettere dall’intervento di Giovanni Belletti tutti in modo efficace la diffusività, la modularità e la distribuzione geografica degli altoparlanti. Collaboratore del CESMA
i riferimenti alla figura professionale e artistica di Marino Zuccheri già ampiamente trattati nelle pagine precedenti. (Centro Europeo Studi Musica e Acustica) di Lugano, ha curato per l’auditorium del Centro Culturale San Fedele
156 Questo intervento di Belletti era introduttivo alla visita dello Studio di Fonologia di Milano della Rai di Milano l’allestimento dell’acusmonium SATOR (50 altoparlanti), inaugurato nel gennaio 2012 e utilizzato
ricostruito nella sala XXXVI del Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco. negli eventi organizzati nell’ambito delle stagioni di “San Fedele Musica”.
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La prima esecuzione di Sequenze e strutture ebbe luogo al Teatro La Fenice di Venezia il La lista degli attori, tutti non professionisti, include oltre a Paccagnini ed Eugenia
15 aprile 1962 con altri brani in programma di Franco Donatoni, Aldo Clementi, Gil- Tretti (sorella del regista), la cuoca di famiglia del regista Maria Boto,169 un’anziana si-
bert Amy, Franco Evangelisti, Karlheinz Stockhausen (Fig. 63).166 gnora dal viso arcigno, il naso aquilino e la parlantina sciolta che impersona svariati ruoli
all’interno del film, tra cui il Prof. Liborio, un generale, una cameriera – che all’inizio
del film rivolta alla telecamera afferma: «In tutta la mia vita non ho mai visto un film
Paccagnini attore e compositore di colonne sonore (1961)
[ma] mi hanno pregato di lavorare nel cinema, ho accettato» – e vari altri personaggi
Nello stesso anno in cui termina la realizzazione di Sequenze e strutture (1961), Paccagni- camuffata con parrucche e orpelli simili.
ni si cimenta in un’esperienza fugace di attore. Egli è infatti il protagonista del primo Angelo Paccagnini, oltre al ruolo di attore, fu coinvolto nella realizzazione delle musi-
lungometraggio di Augusto Tretti (1924-2013) La legge della tromba, un’opera iniziata che e probabilmente anche nel lavoro di sound design, data la sua presenza attiva presso
nel 1957 e ultimata nel 1960, ma che arrivò nelle sale (in realtà poche) solamente due lo Studio di Fonologia della Rai. Augusto Tretti, infatti, non girò il film in presa diretta
anni dopo, nel 1962.167 Il film, girato in bianco e nero in 35mm (durata 85 minuti), vede e aggiunse i rumori dopo il montaggio, comprese le voci ‘doppiate’ dalle voci del Pic-
Paccagnini anche nella veste di compositore della colonna sonora. colo Teatro di Milano: Gastone Moschin, Nana Noschese, Ottavio Fanfani, Giulia Laz-
All’epoca della sua uscita, questo film di Augusto Tretti venne salutato come un pic- zarini,170 «perché – afferma Tretti – non volevo le solite voci ‘romane’ della commedia
colo grande capolavoro da alcune delle personalità di maggior prestigio della comunità all’italiana».171
italiana cinematografica e non solo. In una brochure di presentazione del film dell’epoca Una delle sequenze significative racconta della fuga dal carcere di Paccagnini e dei suoi
si leggono i seguenti commenti: «La legge della tromba è un atto di meditata ripulsa dei complici (Fig. 64). Qui, Paccagnini sta segando una delle sbarre del carcere.
modi del cinema corrente fondato sul divismo, la bassa letteratura e i falsi problemi. È
una piccola lezione di cui ammiro il candore e l’astuzia» (Ennio Flaiano); «Vengono in
mente le fantasie di Charlot, i films di Tati, intere sequenze sono rette da un miracoloso
equilibrio di ironia e di lirismo» (Valerio Zurlini); «Tretti è giovane e il suo film è forse
immaturo, ma in questo giovane e nel suo film c’è estro da vendere» (Michelangelo An-
tonioni); «La legge della tromba è il film più strabiliante che abbia mai visto, il più fuori
dal comune» (Florestano Vancini). E infine le parole di Federico Fellini: «Dò [sic] un
consiglio ai miei amici produttori: acchiappate Tretti, fategli firmare subito un contrat-
to, e lasciategli girare tutto quello che gli passa per la testa. Sopratutto [sic] non tentate
di fargli riacquistare la ragione; Tretti è il matto di cui ha bisogno il cinema italiano»
(Federico Fellini).168
Come si nota dai commenti, si tratta di un film inusuale, dalla carica sovversiva sia per Fig. 64 La legge della tromba, immagine tratta dal film
i temi trattati, sia per la prassi seguita nella narrazione che contravviene alle convenzioni
In questa scena, il rumore all’ascolto sembra essere stato realizzato con la voce (come
cinematografiche. Il protagonista Celestino (Angelo Paccagnini) e quattro amici cercano
avviene in altri momenti del film), creando un effetto comico e surreale. La musica, sicu-
di rapinare un furgone porta valori e finiscono in prigione; da qui inizia una serie di
ramente composta da Paccagnini, introduce dei suoni gravi di pianoforte, seguiti da una
avventure, l’evasione e l’acquisita libertà, un lavoro dal Prof. Liborio presso una fabbrica
frase di fagotto montata e rimontata più volte con un lavoro di taglio del nastro, a creare
di trombe, l’amore di Celestino per Marta (interpretata da Eugenia Tretti), prima ricam-
più frasi sovrapposte, gradualmente velocizzate. Il lavoro venne realizzato allo Studio di
biato e poi terminato perché Liborio se la sposa, un altro lavoro di Celestino (Paccagnini)
Fonologia.172
in una fabbrica di razzi che si conclude con un esilarante collaudo su un razzo che fallisce
e fa finire Celestino/Paccagnini (nella scena finale) a cavalcioni su un albero. Il film è
169 Comunicazione personale di Eugenia Tretti, 10 gennaio 2017.
caratterizzato da una trama volutamente ‘sgangherata’. 170 Stefano Andreoli, Augusto Tretti, «Rapporto Confidenziale. Rivista digitale di cultura cinematografica»,
Quaderno Augusto Tretti, dicembre 2010, pp. 7-10: 7. www.rapportoconfidenziale.org.
171 Enrico Soci, Una risata per denudare il potere, in Enrico Soci – Alberto Maffettone (a cura di), A.T.: che ridere…
il potere è nudo!, «Quaderni di Ipotesi Cinema», n. 5, marzo 1992 (citato in Andreoli, Augusto Tretti cit., 2010, p. 7).
166 Cass. 2.12.2.034; accessibile online.
172 A proposito di questa scena, Eugenia Tretti racconta un aneddoto. «Il giorno che Paccagnini girò questa scena
167 Stefano Andreoli, Augusto Tretti, «Rapporto Confidenziale. Rivista digitale di cultura cinematografica», (in via Bergamo dove si trovava una specie di Cinecittà), ancora vestito da carcerato, uscì in strada, e incontrò gli Abbado
n. 16, luglio-agosto 2009, pp. 15-19: 15. www.rapportoconfidenziale.org che abitavano nei paraggi. Il padre di Claudio Abbado chiese a Paccagnini: “cosa fai lì? cosa stai facendo vestito così?”,
168 Brochure del film (non datata) La legge della tromba, Album Rai, Archivio NoMus, Fondo Zuccheri. esterrefatto dal vedere Paccagnini vestito in quel modo durante una giornata normale» (comunicazione personale,
Il libercolo, composto di meno di dieci pagine, venne stampato successivamente all’uscita del film. 10 gennaio 2017).
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In alcuni brani del film, Paccagnini venne affiancato nella composizione da Eugenia mento, a eccezione di un’accuratissima tecnica di regia microfonica, proprio per dare una
Tretti (moglie del compositore Giacomo Manzoni), che realizzò ad esempio la musica per sensazione più vera del tipo esistenziale che si voleva sottolineare».179 In Partner secondo
la scena di seduzione tra Liborio e Marta.173 Armando Gentilucci ‘l’altra parte’ finisce «per subire lo smacco dell’esperienza mancata,
Come si è detto, tutti i rumori del film vennero creati dallo stesso Tretti, aiutato dalla fallimentare, che costituisce in definitiva l’emblema dell’uomo in rapporto negativo con
sorella,174 e da Marino Zuccheri in Fonologia (nei titoli di testa si legge «rumori speciali la società […]. La voce femminile, che campeggia acusticamente in questo pezzo, non
di: Augusto Tretti e Marino Zuccheri»). Secondo Eugenia Tretti, infatti, Marino Zuc- subisce manipolazioni di sorta nella registrazione e mira a darci ‘al naturale’ un diagram-
cheri – che era tecnico dello Studio – fu coinvolto per la parte dei rumori, come avvenne ma frutto di un’esperienza emozionale traumatizzante; essa si appoggia a una fascia di
per il successivo film di Tretti Il potere (1972).175 I rumori vennero realizzati con mezzi suoni elettronici inserita in un circuito programmato (modulatore ad anello) che attra-
elementari, in particolare la voce, utilizzata, in un altro caso, per creare il rumore del verso la mutazione ciclica rende instabile e come priva di punti d’appoggio la percezione
motore del furgone porta-valori all’inizio del film, o per creare gli scoppi delle bombe sonora di fondo. Il coro finale, costituito di cellule ripetute periodicamente, si fonde con
e delle esplosioni che suonano come pernacchie, dando luogo a effetti tanto paradossali sinusoidi in un rapporto interno costante di quinta (si-fa diesis)».180 Paccagnini utilizzò
quanto grotteschi, contrari a ogni forma di verismo o diegesi. infatti frequenze in rapporto di quinta giusta e quinta diminuita.181
Nel 1968 Paccagnini realizza Bivio, il primo dei lavori di «teatro su nastro», come li
Angelo Paccagnini direttore dello Studio di Fonologia di Milano della Rai definisce Riccardo Bianchini,182 un brano «per ascolto mono e pluri-aurale» per voci re-
gistrate e suoni elettronici concepiti «a differenti livelli di lettura» (lettera di Paccagnini
Nel 1963, si dimette dalla carica di direttore dello Studio di Fonologia Lorenzo (Renzo)
del 7 ottobre 1968).183 Il brano Bivio si basa su testi dell’Antico Testamento e del poeta e
Dall’Oglio (in carica dal 1959), e a questi si sostituisce un comitato di direzione forma-
teologo Huub Oosterhuis letti da Gino Stefani e Eugenio Costa.184 In Un uomo da salvare
to da più persone: Angelo Paccagnini, Emilio Castellani e Luigi Rognoni. Nel 1968,
(1969), su libretto proprio, Paccagnini prende le posizioni di artista engagé, contrario alla
Paccagnini viene nominato unico direttore dello Studio, e rimarrà in carica fino al 1970.
guerra; nel testo relativo al brano di teatro su nastro, Paccagnini afferma: «Se il sistema
In uno dei suoi primi interventi nella veste di direttore, il 14 maggio 1968, Paccagnini
è soltanto un sistema, è un ordine ingiustificato».185
presentò le attività dello Studio di Fonologia all’interno di un programma radiofonico,
Come si è visto, Paccagnini si era dedicato anche alla composizione di musiche per il
Musica ex machina, a cura di Domenico Guaccero e Pietro Grossi, dal titolo Studi sperimen-
cinema e per la televisione. Tra questi lavori, oltre ai brani per La legge della tromba, va
tali italiani a confronto (Rai, rubrica «Club d’ascolto», 1967-68).
annoverata almeno la colonna sonora, realizzata assieme a Roberto Goitre, dello sceneg-
Durante questo periodo Paccagnini realizza Partner (1969), con suoni elettronici e una
giato televisivo I Buddenbrook (1971). Di questa colonna sonora, Massimo Mila afferma:
voce registrata. Nella trasmissione del 1971 La musica d’oggi fra suono e rumore, Massimo
«ritornano trionfalmente, insieme ai mezzi elettronici, i vecchi strumenti tradizionali:
Mila introduce il brano con queste parole: in Partner «la voce femminile non viene altera-
pianoforte, organo, cembalo, voce umana. […] Il compositore non ha il minimo dubbio
ta né manipolata. Vi si associa invece una fascia portante di suoni sinusoidali, a volte av-
sulla necessità di servirsi di tutti i mezzi che la musica, vecchia e nuova, gli può offri-
viluppati con onde quadre, che crea uno sfondo, per così dire psichedelico. L’argomento
re».186
di Partner è, in sostanza, la solitudine dell’uomo, in questo caso una donna».176 Secondo
Il documento (Fig. 65), conservato presso l’Archivio della Rai, contiene i periodi di
Paccagnini Partner è «l’altra parte, la parte che fa coppia con qualcosa o con qualcuno.
lavorazione nello Studio da parte dei compositori. Per quanto riguarda Paccagnini, il
Quest’altra parte non c’è, non si trova né dentro né fuori della realtà».177 Torna anche in
periodo di lavoro di Buddenbrook va dal 15 al 30 aprile del ’70, e poi dal 4 al 15 maggio
questo caso il tema dell’incomunicabilità.
del ’70. Per Un uomo da salvare Paccagnini lavorò dal 1 al 12 giugno del ’70, per Stimmen
Massimo Mila spiega che Paccagnini ebbe presenti i celebri versi di Quasimodo
seconda versione dal 13 al 21 luglio 1970.187
«Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera».178 La
voce non venne trasformata elettronicamente: «Solo il mondo irreale di suoni è inventato
ed elaborato con cura estrema. Ho preferito lasciare la voce normale senza alcun tratta- 179 Mila – Paccagnini, La musica d’oggi cit., p. 195.
180 Gentilucci, Introduzione alla musica elettronica cit., pp. 101-102.
173 Eugenia Tretti, comunicazione personale, 10 gennaio 2017.
181 Mila – Paccagnini, La musica d’oggi cit., p. 195.
174 Andreoli, Augusto Tretti cit., 2010, p. 7.
182 Riccardo Bianchini, La nuova musica in Italia, suppl. a Martin Cooper (a cura di) La musica moderna 1890-1960,
175 Eugenia Tretti, comunicazione personale del 10 gennaio 2017.
vol. X di The New Oxford History of Music (trad. it. Storia della Musica), Milano, Feltrinelli, 1974, p. 9.
176 Mila – Paccagnini, La musica d’oggi cit., p. 194; dodicesima trasmissione registrata il 28.12.1971
183 Archivio Rai dello Studio di Fonologia, lettera n. 276. Copia digitalizzata in Archivio NoMus.
in onda l’8.01.1972.
184 Novati – Dack, The Studio di Fonologia. A Musical Journey cit., p. 272. Bobina Q. 019.
177 Ibid.
185 Renzo Cresti, Angelo Paccagnini: un uomo/musicista indipendente, in Ranica, Lo scontento cosmico cit., pp. 9 ss.
178 Si tratta del brevissimo componimento del poeta siciliano Ed è subito sera, posto in apertura della raccolta
omonima pubblicata nel 1942. I versi appartenevano in precedenza alla terzina finale del componimento poetico 186 Mila – Paccagnini, La musica d’oggi cit., p. 194 e p. 181.
Solitudini contenuto in Acque e terre del 1930. 187 Bobina FON. 202.
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È evidente che si trattava di periodi brevi e dunque intensi, durante i quali il com-
pletamento dei lavori era consentito dalla grande collaborazione tra i compositori e il
tecnico dello studio Marino Zuccheri, abile nell’ottimizzare le tempistiche dello Studio.
È importante sottolineare, tuttavia, che nella gestione burocratica delle attività interne
dello Studio di Fonologia il tipo di documentazione mostrato in figura 65 va fatto rea-
gire con l’analisi delle opere e le testimonianze orali dei protagonisti. Se nel documento
i periodi indicati sono molto brevi, l’analisi storico-musicologica delle opere dei compo-
sitori, così come certe testimonianze, mostrano che alcuni di questi compositori erano
totalmente autonomi o venivano allo studio con idee estetico-compositive molto chiare.
Zuccheri diveniva quindi un collaboratore/esecutore nel caso di Bruno Maderna e Lucia-
no Berio, o di Paccagnini, che nel 1969 aveva fondato la cattedra di musica elettronica
al Conservatorio di Milano.
Risalgono a questi anni anche le opere di Paccagnini che, accanto a suoni elettronici o
registrati e agli strumenti musicali, ricorrevano ad altri media come gli schermi televisi-
vi o la grafica: tra questi La cena, 1971; C’era una volta un re, 1974; Olivo verde vivo, 1977.
C’era una volta un re è un video astratto di Eugenio Carmi, realizzato nel corso del 1973
per il Servizio Programmi Sperimentali della Rai, per un programma dal titolo Arte elet-
tronica, arte della luce. Il programma presentava i meccanismi neurofisiologici che regola-
no la visione, passava da McLuhan ad altri autori optical e ai movimenti dell’epoca che
utilizzavano le recenti scoperte sulla visione, e infine utilizzava le immagini di Eugenio
Carmi che finirono in questa vera e propria opera audiovisiva autonoma.
Dal punto di vista tecnico, il video C’era una volta un re venne realizzato puntando una
telecamera contro l’altra, che creando dei feedback produssero immagini impreviste che
poi Carmi, con un lungo lavoro in collaborazione con i tecnici della Rai, montò e rimon-
tò per ottenere forme astratte in movimento. La colonna sonora elettronica fu realizzata
da Angelo Paccagnini.
Carmi affermò nel 1978, a proposito di quest’opera:
Io ho la fortuna di essere, se non erro, l’unico pittore italiano che ha avuto accesso agli
studi della Rai per una ricerca. Nel 1973 ho realizzato un nastro di 25 minuti comple-
tamente astratto: le immagini sono prodotte da due telecamere, con alcune riprese di
miei quadri a incastro. […] Un tale lavoro è il risultato di un’operazione totalmente
televisiva, cioè il mezzo viene usato sfruttando le sue possibilità creative, che non sono
quelle di riprodurre la realtà del mondo, ma di dare vita ad una realtà autogenerata. Ciò
non ha nulla a che fare con i videotapes d’artista, realizzati in genere con mezzi poveri
e insufficienti; è un prodotto attuato con i mezzi più ampi disponibili in uno studio
TV, con la collaborazione di una équipe di specialisti. La musica elettronica, di Angelo
Paccagnini, è ottenuta elaborando i segnali visivi e traducendoli con un sintetizzatore
Fig. 65 Dettaglio delle attività nello Studio di Fonologia nel periodo gennaio ’70 – dicembre ’71 in segnali sonori.188
188 Intervento di Eugenio Carmi, in Le Arti visuali e il ruolo della televisione. Atti del Convegno
(Milano, 12-13 settembre 1978), Torino, Rai-Eri, 1978. www.eugeniocarmi.eu/pdf/1978_arteetelevisione.pdf
Alla fine di questa presentazione Dante Tanzi e Eraldo Bocca hanno riprodotto con l’Acusmonium mobile Audior
Sequenze e strutture, Partner e estratti da La legge della tromba e da C’era una volta un re.
Ringraziamenti
Si ringraziano tutte le persone e gli Enti che con la loro collaborazione hanno reso possibile
la realizzazione di questa edizione.Una particolare gratitudine alla famiglia Zuccheri e a tutti
gli esecutori, i relatori, gli amici che ci hanno sostenuto durante tutto il progetto; a Lorenzo
Pisanello videomaker di tutti i progetti NoMus uno speciale grazie da parte delle curatrici.
L’editore è a disposizione per gli aventi diritti che non è stato possibile rintracciare.
www.dieschachtel.com
info@die-schachtel.com
CD AUDIO
TRACK 1
TRACK 2
Plastico
Lorenzo Dall’Oglio / Marino Zuccheri
Per nastro magnetico
Prima edizione assoluta
1961
Durata: 05:45