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Morfologie e comportamento sono gli elementi costitutivi dell attore che influenzano la sua azione.
L’AZIONE ORGANIZZATIVA
È un processo sociale in cui l attività generata da un attore comporta il coinvolgimento non csuale e
coordinato di uno o più attori. Per attività si intendono le azioni economiche e non economiche
(scambio di beni, merci, denaro,…) tangibili e non tangibili (raccolta di informazioni, effettuazione di
servizi ecc..). ci sono tre significati con cui l azione organizzativa può essere intesa:
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AZIONE COME PROCESSO: l azione organizzativa è un evento o una successione di eventi, cioè
un processo entro il quale si muovono determinati attori che condizionano reciprocamente,
operano scelte variamente vincolate secondo logiche più o meno razionali. Utilizzando una
metafora teatrale: l azione-processo coincide con la messa in scena della rappresentazione.
AZIONE COME ANALISI:l azione può essere definita come ciò che viene rilevato ed
interpretato (analisi) da un osservatore. Utilizzando una metafora teatrale: l azione- analisi può
essere rappresentata dai commenti dei critici, dal pubblico o dagli stessi attori dopo la
rappresentazione.
AZIONE COME DISEGNO: l azione organizzativa è anche sinonimo di disegno organizzativo, è
come si vorrebbe che fosse l organizzazione e rispetto a questo quadro desiderato vengano
definiti i determinati comportamenti attesi. Utilizzando la metafora teatrale: l azione-disegno è
il copione o lo spartito.
Queste tre prospettive hanno forti collegamenti reciproci.
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DI RAGGIO D’AZIONE: le attività non sono tecnologicamente omogenee e
non appartengono allo stesso flusso di lavoro, ma possono beneficiare dei
risultati di un’altra attività .
INT. GENERICHE: riguardano due o più attività che condividono risorse umane,
tecniche e finanziarie.
o INTERDIPENDENZE SOCIO-CULTURALI
INT. SOCIALE: scaturisce dalla coesistenza in un’azienda di nuclei eterogenei di
lavoratori per etnia, genere, cultura, religione, ecc. e questo può causare conflitti,
difficoltà di comunicazione, diminuzione della produttività .
INT. AFFETTIVA E PSICOLOGICA: coinvolgono i sentimenti e l’esperienza di vita
degli attori e influiscono il loro modo di gestire e risolvere le relazioni
organizzative.
INT. POLITICA(DI POTERE): il potere inteso come il tentativo di controllare e
dominare una relazione organizzativa. In queste interdipendenze devono essere
coordinate e controllate altrimenti si possono avere problemi di funzionamento
organizzativo.
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2 CAPITOLO-I LIVELLI DELL’ATTORE ORGANIZZATIVO: INDIVIDUO
La struttura dei compiti e la progettazione delle mansioni non sono un dato di fatto, ma sono il
risultato di un processo di scelta tra alternative e danno vita ad una specifica microstruttura del
lavoro.
LE MANSIONI
La mansione è un insieme di compiti elementari assegnati ad un lavoratore. L aggregazione dei
compiti in mansioni in genere segue i principi della semplificazione e divisione del lavoro, cioè le
attività vengono scomposte in una molteplicità di operazioni elementari svolte da lavoratori diversi
(Adam Smith).
I vantaggi che derivano dalla divisione orizzontale del lavoro sono:
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Tempi di
addestramento ALTO MANSIONI MANAGERIALI MANSIONI NON
Maggiore abilità nello INTERMEDIE QUALIFICATE
svolgere i compiti
Eliminazione dei
tempi morti di BASSO MANSIONI MANAGERIALI MANSIONI
passaggio da un DI VERTICE PROFESSIONALI
compito all’altro
Possibilità di
utilizzare BASSO ALTO
manodopera non
qualificata e quindi non costosa.
Gli svantaggi:
Tempi di inattività dovuta dovuti alla non perfetta divisibilità del lavoro
Costi di coordinamento e controllo
Riduzione della qualità dei prodotti finiti
Turnover e assenteismo
Specializzazione
Verticale
Specializzazione Orizzontale
Il grado di specializzazione orizzontale di una mansione è dato dal numero di compiti di cui essa è
composta, minore è il numero dei compiti e più la mansione è specializzata orizzontale.
Il grado di specializzazione verticale di una mansione è dato del grado di controllo che il suo titolare
ha sulle modalità di realizzazione dei propri compiti; minore è il controllo e più la mansione è
specializzata verticalmente (mansione puramente esecutiva).
MANSIONI NON QUALIFICATE: caratterizzate da attività semplici e ripetitive che comportano
problemi di insoddisfazione del lavoratore (pochi compiti e poco controllo).
MANSIONI PROFESSIONALI: caratterizzate da pochi compiti complessi (pochi compiti e molto
controllo- medici, ingegneri, economisti..)
MANSIONI MANAGERIALI : caratterizzate dai molti compiti che possono essere complici o
semplici (molti compiti e pochi/molto controllo).
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sono formalizzati solo nelle linee generali. Le organizzazioni caratterizzate da mansioni fortemente
formalizzate vengono definite BUROCRATICHE (es: Mc Donald, Ikea..)
Mansionario: il più diffuso strumento di formalizzazione dell attività lavorativa, contiene:
-indicazione degli obiettivi di ciascuna posizione individuale
-risultati attesi
-indicazione delle unità organizzative
-indicatori di performance
-competenze richieste
-strumenti da utilizzare per svolgere le attività
INTERAZIONI SOCIALI
L’ interazione sociale diventa un meccanismo di coordinamento nel momento in cui viene concesso
spazio decisionale a ud uno o più individui che , comunicando tra loro, condividendo le informazioni
necessarie e valutando le possibili soluzioni ad un problema, reagiscono ad elaborare una soluzione
efficace ed efficiente.
Ruolo: insieme dei comportamenti attesi da un soggetto. La posizione è ciò che è scritto sulla carta e
quando viene interpretata dall individuo diventa ruolo, cioè ciò che concretamente avviene.
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CAPITOLO 3- I LIVELLI DELL’ATTORE ORGANIZZATIVO: IL GRUPPO
Il GRUPPO LAVORO è un unità organizzativa formalmente costituita da due o più persone che
interagiscono e coordinano il loro lavoro per raggiungere uno specifico obiettivo dell organizzazione.
Un LAVORO DI GRUPPO è invece una modalità di lavoro che fa ricorso al coinvolgimento e all
interazione sociale pir in assenza di una struttura identificata.
Il gruppo può essere considerato anche un importante strumento organizzato di coordinamento,
tradizionalmente è utilizzato per favorire l integrazione nelle strutture funzionali.
ELEMENTI COSTITUTIVI
GRUPPI INFORMALI: nascono da relazioni personali e sociali non richieste dall organizzazione
formale, ma sorte spontaneamente e possono essere:
o GRUPPI ORIZZONTALI: costituito tra membri dell organizzazione di pari livello
gerarchico
o GRUPPI VERTICALI: i componenti provengono da diversi livelli gerarchici all interno di
un determinato settore
o GRUPPI MISTI: i membri hanno diverso livello gerarchico e provengono da vari settori
GRUPPI FORMALI: sono creati dall organizzazione per rispondere a determinate finalità , e
possono essere:
o GRUPPI STRUTTURALI: un esempio sono le unità organizzative, la cui ulteriore
combinazione da vita alla socio struttura formale e stabile di una organizzazione.
o GRUPPI DI INTEGRAZIONE: sono tutti i gruppi che esplicitano finalità di
coordinamento; si sovrappongono alla socio struttura organizzativa di base e i membri
generalmente provengono da funzioni diverse.
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ASSETTO ORGANIZZATIVO DEL GRUPPO
In base alla formalizzazione si distinguono i gruppi: formali e informali
In base alla durata distinguiamo i gruppi: permanenti e temporanei (una volta raggiunto il loro
obbiettivo si sciolgono).
PERMANENTI TEMPORANEI
I GRUPPI STRUTTRALI E PERMANENTI sono quei gruppi che hanno il potere, la libertà e le
informazioni per prendere decisioni e partecipare pienamente alle attività dell organizzazione.
I PROJECT TEAM (strutturali e temporanei) o GRUPPI DI PROGETTO sono particolarmente presenti in
quelle aziende il cui ricorso a questa forma di organizzazione è sistematica e non occasionale, cioè
realizzano sistematicamente prodotti o servizi ad un singolo progetto o cliente.
Ci sono anche i gruppi di lavoro REMOTO o VIRTALI, costituiti da persone che operano in differenti
strutture, aree geografiche o aziende diverse, ma che collaborano tra loro utilizzando TECNOLOGIE
avanzate di comunicazione come reti informatiche,sistemi di telecomunicazione e video conferenza.
Uno strumento utile per migliorare le performance sono le verifiche periodiche delle attività di
funzionamento; si tratta di un auto valutazione in cui si analizza l operato del gruppo.
Ruguardo alla dimensione gruppo, non ne esiste una, tuttavia i limiti dimensionali che in termini
operativi vengono generalmente indicati per il buon funzionamento di un gruppo non superano i 10-
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reagiscono a questo tipo di leadership in modo aggressivo, se hanno una personalità
forte, o in modo apatico se hanno una personalità debole.
o STILE DI LEADERSHIP DEMOCRATICO: nel quale il leader condivide la guida con i
membri del gruppoe li ncoraggia a parteciapare alla definizione degli obbiettivi e alla
direzione delle attività , è una leadership orientata alle relazioni e i membri del gruppo
reagiscono a questo tipo di leadership lavorando costantemente poiché si sentono
motivati.
L efficienza di un gruppo è tanto più elevata quanto piu partecipativo è lo stile di leadership.
Un altro aspetto essenziale è quello di stabilire dei collegamenti tra i diversi gruppi dell
organizzazione e tra il gruppo e l intera organizzazione, oltre che tra il leader e il suo gruppo. Si
deve cercare in questo un punto di equilibrio tra leadership e membership; anche questo è
compito del leader che deve essere capace di influenzare le decisioni del gruppo superiore e
riportando le opinioni del suo gruppo sul quale esercita una notevole influenza.
LE RELAZIONI AFFETTIVE
Un'altra dimensione che in ogni gruppo influenza i meccanismi di relazione è l affettività , cioè i
sentimenti, gli stati d animo, i desideri presenti negli individui e che emergono spesso in modo
irrazionale sia nel rapporto tra ciascuna persona e il compito da svolgere, sia nelle relazioni con altri
individui.
La rete di relazioni affettive è uno degli aspetti più rilevanti nel determinare il libello di coesione, cioè
l intensità con la quale i membri sono attratti dal gruppo e motivati a rimanere in esso.
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CAPITOLO 4- I LIVELLI DELL’ATTORE ORGANIZZATIVO: L’AZIENDA
L’analisi dell assetto e dei meccanismi di relazione a livello aziendale si effettuadefinendo la forma
organizzativa assunta dall attore-azienda, cioè un impresa, un ente, un organizzazione cui si
attribuisce un autonomia giuridica, economica e decisionale.
Lassetto organizzativo esprime il modo secondo cui le diverse componenti organizzazione (attività ,
posizioni, gruppi, unità ) sono tra di loro separate, mentre i meccanismi di relazione rappresentano le
modalità attraverso cui tali componenti sono collegate e coordinate. Per analizzare l attore-azienda è
fondamentale effettuare:
- l analisi dellINFRASTRUTTURA che evidenzia la connotazione tecnico-economica dell
organizzazione, cioè le attività eseguite per trasformare gli input in output e le relazioni di
interdipendenza tra le attività .
- L analisi della SOCIO-STRUTTURA dove si adotta una prospettiva politica (di potere) e si
evidenziano le unità organizzative che devono eseguire le attività infrastrutturali e le
relazioni di potere
- L analisi della sovrastruttura dove si adotta una prospettiva simbolica, per riconoscere l
espressione collettiva della cultura e dei valori di un azienda.
PROBLEMI
ANALIZZABILI NONANALIZZABILI
NUMEROSE ATTIVITA’ PROGETTUALI ATTIVITA’ CREATIVE
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ECCEZIONI LIMITATE ATTIVITA’ DI ROUTINE ATTIVITA’ INTUITIVE
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funzionali ed ha un elevata autonomia, si chiama unità divisionali, hanno la piena
responsabilità di un prodotto, un progetto p di un mercato.
Le unità divisionali sono dei centri di profitto; si può valutare la loro performance calcolando il
profitto conseguito, come differenza tra ricavi e costi. L unita divisionale cui sono affidate
anche attività finanziarie diventa un centro di investimento la cui performance viene valutata
con il profitto conseguito e la redditività del capitale investito (ROI).
PERSONALE 20 0 9 6 35
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PRODUZION 20 3 0 50 70
E
MARKETING 30 1 36 0 67
TOT INPUT 70 5 60 80
o INT. SOCIALE: l influenza di un unità su un’altra dipende da relazioni sociali quali
affinità culturali, simpatia, amicizia, rapporti di parentela.
La rappresentazione del numero di relazioni di scambio in entrata o in uscita esistente tra 2 unità
organizzative si ottiene in dicando tale valore nelle celle corrispondenti all incrocio delle unità clienti
con le unità fornitori; si ottiene così una MAPPA DEGLI SCAMBI, dalla quale emergono sia le
interdipendenze reciproche, quando la frequenza è elevata in entrambi i versi, sia le interdipendenze
sequenziali, quando la frequenza è elevata solo in un verso.
Le interdipendenze reciproche generalmente richiedono un coordinamento maggiore, quindi per
minimizzare i costi di coordinamento, prima bisogna risolvere le int. Reciproche, poi quelle
sequenziali privilegiando la costruzione di UNITA’ PRODOTTO-MERCATO (DIVISIONALI).
MECCANISMI DI COORDINAMENTO
Il coordinamento tra le diverse unità organizzative può essere attuato attraverso:
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MECCANISMI STRUTTURALI: consentono di gestire le relazioni di interdipendenza esistenti
tra le unità organizzative e coinvolgono specifiche posizioni e altre o altre unità cui è affidato in
maniera ufficiale il ruolo di coordinamento. Si distingue tra:
o la GERARCHIA: che si fonda su una divisione verticale del lavoro, si assegna ad una
posizione individuale o unità organizzativa superiore la responsabilità di controllare e
coordinare.
o MECANISMI DI INTEGRAZIONE ORIZZONTALI E TRASVERSALI: come le posizioni di
collegamento, i manager integrati, i comitati, ecc..
MECCANISMI NON STRUTTURALI: sono strumenti impersonali, sistemi procedurali come
quelli di pianificazione e controllo.
PERMANENTI TEMPORANEI
COLLETTIVI Task team Task force
Riunioni Riunioni
Gruppi di progetto
INDIVIDUAL Posizioni di collegamento Project manager
I Product manager Program manager
Brand manager
Key account manager
Process manager
IMANAGER INTEGRATORI rappresentano posizioni individuali cui viene riconosciuta la
responsabilità del coordinamento tra diverse unità funzionali o divisionali. Le più diffuse tipologie
sono:
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PRODUCT MANAGER: coordinale le attività relative ad uno stesso prodotto svolte all interno di
diverse unità funzionali o nel caso di aziende divisionali su base geografica assicurerà l
omogeneità di esecuzione di attività connesse allo stesso prodotto.
Ha un basso livello di autorità formale, cioè non può imporre delle scelte alle unità funzionali o
divisionali ma il suo potere risiede soprattutto nella sua capacità di negoziazione. Le varianti
sono:
o BRAND MANAGER: segue tutti i prodotti di una marca
o AREA MANAGER: è responsabile delle attività di un area geografica
o KEY ACCOUNT MANAGER: è responsabile di tutte le attività eseguite per soddisfare un
cliente
PROCESS MANAGER: ha laresponsabilità di condividere tutte le unità organizzative legate da
interdipendenze di flusso per la realizzazione di un prodotto o un servizio destinato al cliente
finale. Non ha autorità formale.
PROJECT MANAGER: è responsabile di uno specificoprogetto innovativo ed ha il compito di
coordinare tutte le unità organizzative coinvolte nel progetto. Ha una specifica competenza
tecnica ed è dotato di autorità gerarchica nei confronti dei diversi specialisti coinvolti nel
progetto.
LA SOVRASTRUTTURA
Anche con la sovrastruttura si influenza il comportamento dei membri di un organizzazione e si
esercita un azione di controllo e coordinamento mediante il ricorso alla creazione e diffusione di
valori e attitudini dell azienda. La sovrastruttura di un azienda è costituita da tutti quegli elementi che
compongono la sua cultura. Ci sono 3 concezioni prevalenti di CULTURA ORGANIZZATIVA:
Secondo una concezione COGNITIVISTA, la cultura consiste in un sistema di cognizioni
socialmente acquisite e condivise le quali forniscono agliattori gli schemi mentali per
percepire, interpretare, valutare e agire.
Secondo una concezione STRUTURALISTA la cultura costituisce l espressione di costruzioni
psicologiche inconsce e universali
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Secondo una struttura SIMBOLICA, la cultura consente in un insieme di significatiaccettati
pubblicamente e collettivamente e rappresenta il modo in cui tale gruppo di presone interpreta
la realtà .
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CAPITOLO 4 – I LIVELLI DELL ATTORE ORGANIZZATIVO: IL NETWORK
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comportamento definito in termini di azioni realizzabili (area di competenza) r e obbiettivi
conseguibili (area di autonomia).
In nessun business system è riconoscibile un modello di coordinamento qualificabilein senso
assoluto come mercato o gerarchia, ma esistono infinte forma ibride.
costituiscono
le modalità attraverso cui si risolvono le interdipendenze e sono istituzionali in quanto
sono accettai dagli attori in base a consuetudini, leggi, principi, contratti e autorità . Si
distinguono i meccanismi istituzionali di coordinamento in base alla natura delle relazioni
(informale e formale) e al processo di formazione e volontariato.
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IL PIANO PUBBLICO: è un meccanismo di regolazione del comportamento degli
attori, che definisce ex ante i risultati qualitativi e quantitativi che gli attori
devono raggiungere e spesso anche le modalità operative da seguire. È un
meccanismo che caratterizza le economie centralizzate. (formale)
LE NORME: si riferiscono a relazioni regolate da leggi e atti legislativi di enti ed
organi di governo pubblico. (formale)
LE AUTORITY (AUTORITA’ GARANTI): sono organizzazioni, cui la comunità
europea, le nazioni e la pubblica amministrazione delegano compiti di controllo,
vigilanza , valutazione, regolazione (es: l antitrust o garante del mercato).
(formale)
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CAPITOLO 6- FORME ORGANIZZATIVE E CONTRIBUTI TEORICI
La forma organizzativa risulta dalla combinazione della infrastruttura, della socio struttura e della
sovrastruttura. Nella realtà non vi sono due forma organizzative identiche.
LE FORME SOCIALI: nelle forme sociali, il peso della sovrastruttura (cioè la cultura aziendale)
eccede di gran lunga quello assegnato alla socio struttura. Il coordinamento tra le unità
organizzative viene assicurato con il ricorso a modalità di controllo sociale. Esempi ne sono:
o IL GRUPPO DI PARI: come le cooperative e le partnership professionali, nelle quali le
persone impegnate nelle attività comuni dell azienda costituita detengono i diritti di
proprietà , di decisione, di controllo, di azione e di appropriazione dei risultati finali.
Il gruppo funziona attraverso forti sistemi si coinvolgimento e di motivazione dei suoi
membri; si adottanoregole decisionali di tipo democratico, le relazioni sono poco
formalizzate e prevalgono contatti interpersonali, affettivi e familiari.
o IL CLAN: gli individui esprimono la preventiva accettazione di regole di condotta,
norme, valori e principi, che posti alla base dei rispettivi comportamenti, garantiscono
la massima efficienza e l equilibrio delle relazioni, che si basano soprattutto sulla
conoscenza personale e sulle parentele.
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LE FORME FUNZIONALI: si parla di forma funzionali quando si utilizza il raggruppamento
delle attività per funzioni a livello del vertice. Le unità funzionali svolgono una sola tipologia di
attività e sono caratterizzate da una forte specializzazione ed omogeneità di conoscenze di base,
di tecnologie e di cultura.
L elevata differenziazione tra le unità funzionali genera un forte fabbisogno di coordinamento,
che viene risolto, quando l incertezza ambientale è bassa, tramite il ricorso alla
standardizzazione e alla gerarchia. Si distingue tra:
o FORMA FUNZIONALE MECCANICA: si scompongono le attività in comparti semplici e
ripetitivi, assegnati a personale poco qualificato; si riscontra nelle aziende industriali di
tipo fordista.
o FORMA FUNZIONALE PROFESSIONALE: le attività sono ripetitive ma complesse ed
assegnate a personale altamente qualificato.
Il modello funzionale è valido se si verificano diverse condizioni:
o ATTIVITA’ devono essere prevedibili e di routine; dato che le interdipendenze di flusso
non sono state risolte mediante il raggruppamento in unità , ma gestite attraverso la
gerarchia
o PRODOTTI e MERCATI SERVITI devono essere omogenei; non è un modello che facilità
il controllo di tutte le fasi di un flusso di attività che conducono alla realizzazione di un
prodotto o all erogazione di un servizio.L assenza di queste condizioni non è critica se l
organizzazione è di piccole dimensioni. Il vantaggio principaledi una struttura
funzionale è che si risolvono le interdipendenze di specializzazione e di scala; lo
svantaggio è che data l elevata specializzazione delle unità di possono avere problemi e
costi di coordinamento significativi.
Le interdipendenze di flusso vengono risolte utilizzando manager integratori, riunioni,
task force, comitati, che rendono anche la struttura organizzativa più dinamica
attraverso un maggior coordinamento.
LE FORME DIVISIONALI: ciascun unità divisionale racchiude tute le attività funzionali chiave
relative ad un determinato prodotto o mercato servito ed è il principale punto di forza: sono
risolte quindi le interdipendenze di flusso. Le divisioni possono essere considerate come centri
di profitto semi-autonomi, non sono indipendenti le une dalle altre ma sono legate da
interdipendenze residue, cioè di scala, di specializzazione e di raggio d azione. La direzione
generale non interviene direttamente nella gestione delle divisioni ma svolge un ruolo di
coordinamento strategico e finanziario, cioè definisce le strategie aziendali, quindi il rapporto
tra direzione generale e direzioni divisionali può essere considerato come una relazione di
agenzia. Si distingue:
o FORMA DIVISIONALE A COPIA CARBONE: quando ciascuna divisione realizza lo stesso
prodotto in mercati geografici diversi (es: McDonald)
o FORMA DIVISIONALE PER BUSINESS UNIT: ogni divisione corrisponde ad un area
strategica di affari distinta in termini di area geografica servita, prodotto realizzato,
tecnologie e competenze impiegate
o FORMA DIVISIONALE LINEE STAFF e FORMA DIVISIONALE LINE E STAFF CON
DIPENDENZA FUNZIONALE: alcune unità funzionali non sono collocate all interno delle
divisioni ma hanno una posizione di STAFF, cioè di assistenza e consulenza rispetto alla
direzione centrale, in genere sono le unità funzionali per le quali le interdipendenze di
scala, o di specializzazione o di raggio d azione sono le più intense (es: funzione finanza,
funzione R&S).
Nella forma divisionale line e staff con dipendenze funzionali le unità funzionali di staff
sono replicate anche all interno delle divisioni.
Le interdipendenze residue vengono risolte utilizzando manager integratori, task force, task
team, comitati. La forma divisionale è valida se si verificano alcune condizioni:
o I prodotti e i mercati serviti sono eterogenei e la divisione di focalizza su una specifica
area di business
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o Ogni responsabile di divisione deve avere capacità manageriali
o Un volume di attività molto elevato, altrimenti non si ha la convenienza economica a
moltiplicare le stesse unità funzionali all interno selle n unità decisionali.
I PROBLEMI PRINCIPALI di questa forma sono:
o Significatici COSTI amministrativi, di coordinamento, per il personale e i COSTI DI
AGENZIA; parte del rischio di business relativo all attività d impresa deve essere
trasferito al management divisionale
o Altre fonti di costo sono perdite di economie di scala e di specializzazione.
LE POPOLAZIONI DI AZIENDE
Si distinguono:
STRATEGIC NETWORK: è costituito da un insieme di attori checompetono l uno con l'altro per
acquisire risorse simili e fornire prodotti o servizi omogenei dal punto di vista delle tecnologie
impiegate e/o dei bisogni soddisfatti, e/o dei mercati serviti; gli attori in questo modello sono
legati da interdipendenze competitive derivanti dalla condivisione delle risorse.
NETWORK INDUSTRIALI: è costituito da un insieme di aziende impegnatenella realizzazione
di un prodotto o servizio più o meno complesso; c’è un elevato grado di divisione del lavoro tra
le aziende che sono reciprocamente interdipendenti e richiedono un forte coordinamento. Ci
sono:
o LA FILIERA: interdipendenze di scambio. Le imprese che svolgono i vari delle attività di
produzione di beni e servizi.
o I DISTRETTI INDUSTRIALI: sono composti da popolazioni numerose di piccole e medie
imprese che si trovano su uno stesso territorio, legate da interdipendenze di scambio,
interdipendenze da complementarità di risorse tecniche, professionali e culturali, ma
anche da int. competitive.
o I BUSIENSS NETWORK: è costituito da una popolazione di eterogenee che hanno
bisogno di essere coordinate per realizzare un prodotto ad elevata complessità ; sono
legate da interdipendenze di scambio e associative.
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POLITICY NETWORK: molti attori, sia pubblici che privati, cooperano per attuare uns politica
pubblica in settori ad elevato rilievo sociale come quelli della sanità , dei trasporti, dell energia,
o per conseguire obiettivi economici, politici, culturali.
STANDARD FORMALI
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comunicazione(accentrati o decentrati); in genere quando si utilizzano meccanismi di
coordinamento basati sulla gerarchia si ha un maggior accentramento.
A livello di azienda la posizioni e le unità dotate di maggior potere decisionale si rilevano nei
livelli più alti della struttura, ma la creazione della gerarchia può aver seguito un percorso top
down o bottom up; si distinguono quindi:
o DEMOCRAZIE: il potere è accentrato al vertice e il processo di delega è dal basso verso l alto
(es: il rettore dell uni è eletto dai professori)
o GERARCHIA: il potere è accentrato nel vertice e il processo di delega è dall alto verso il
basso (es: aziende di produzione o servizi)
o ETERARCHIE: il potere è decentrato e il processo di delega è dall alto verso il basso (es:
grandi aziende con unità delocalizzate in diversi paesi)
o FEDERAZIONI: il potere è decentrato e il processo di delega è dal basso verso l alto; (es: i
membri dell organizzazione che fanno ricorso a organi collegiali di decisione nei quali sono
direttamente presenti).
Al livello di network è importante anche la densità , cioè il numero di relazioni di un certo tipo
esistenti tra attori; ed è utile per valutare il grado di coesione interna al network.
Al centro dell organizzazione, sia nellaconcezione razionale che in quella naturale, c’è un attore-
decisore perfettamente razionale che punta a massimizzare la sua utilità , è capace di elaborare
razionalmente numerose variabili, perfettamente note, determinando la scelta della migliore
alternativa tra tutte quelle possibili.
L abbandono di tale visione dell attore organizzativo è dovuto principalmente a Herbert Simon, che
propone l’uomo amministrativo: non è un attore onnisciente e perfettamente razionale che non
conosce tutte le alternative possibili e tutte le conseguenza, ma sceglierà l alternativa più
soddisfacente.
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Le organizzazionipossono risolvere le interdipendenze e acquisire e controllare gli input
fondamentali per la loro sopravvivenza attraverso legami con le altre organizzazioni, cioè
attraverso relazioni inter-organizzative o inter-aziendali, ma altra alternative sono:
o STRATEGIE DI INATTIVITA’: le organizzazioni non reagiscono alle pressioni esterne,
volontariamente o perché interpretano erroneamente le informazioni.
o STRATEGIE DI RINUNCIA: le organizzazioni tentano di limitare la dipendenza da altre
organizzazioni che forniscono input.
o STRATEGIE DI MIMETIZZAZIONE: in condizioni di ambiente sfavorevole le
organizzazioni si possono nascondere (es: eludendo controlli).
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CAPITOLO 7: IL CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO
Al concetto di cambiamento viene attribuita una valenza che implica una modifica della traiettoria e
non consiste in un semplice passaggio da unno stato ad un altro, bensì presuppone un processo che
vede una sequenza di individui, eventi ed azioni muoversi nel tempo ed in un determinato contesto.
Il cambiamento è dunque una determinante di una serie di componenti, alcune delle quali sono sotto il
potenziale del controllo del management (forze endogene) che, se capace, riuscirà ad orientarle nella
direzione voluta; mentre altre emergono dal contesto esterno in cui l entità è collocata, e che non sono
controllabili (forze esogene- ecologiche). Secondo alcuni studiosi, se manca questa capacità di
indirizzare il cambiamento, le entità che si governano rischiano un processo di involuzione, che
provoca una spinta dell assetto organizzativo all invecchiamento.
Il tema del cambiamento in campo organizzativo deriva dalla frequenza con cui le imprese sono
chiamate a gestire operazioni di trasformazione di più o meno grande complessità , provocate da
modifiche rapide e di forte impatto, a fronte di evoluzioni dello scenario tecnologico.
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o DI ADATTAMENTO: interventi sulle procedure, sulle strutture, sulle persone, al fine di
adeguare il sistemaalle modifiche del contesto ambientale. Tali mutamenti
intervengono su alcune parti attraverso interventi che potrebbero essere definiti di
“riforma locale” e che possono comportare resistenze interne che modificano l
equilibrio dell assetto organizzativo.
o INERZIALI: insieme delle azione tese a favorire il funzionamento delle regole, che
possono assumere carattere di routine. Questi tipidi cambiamenti richiedono un
intervento sui processi di interiorizzazione della cultura con differenti conseguenze in
termini di resistenze.
CAMBIAMENTI RADICALI O RIVOLUZIONARI: comportano una vera e propria
trasformazione dell identità , perché modificano il sistema di regole che caratterizzano il loro
funzionamento. Questo tipo di cambiamento mette in crisi la struttura profonda dell attore
organizzativo e quindi la cultura, la missione, gli obbiettivi.
o PROATTIVO: consiste in un processo che trovala sua principale spinta all interno. Il
rinnovamento parte dall attore al proprio livello per esigenze endogene legate, ad
esempio, alla necessità di uno sviluppo dimensionale, o di sviluppare le capacità di
innovazione.
o DIREAZIONE è imposto dall esterno e rappresenta quindi una risposta alle spinte del
contesto come ad esempio la modifica del comportamento dei concorrenti o il
mutamento dello scenario politico- economico di un paese estero in cui si esporta.
CONTESTO INTERNO
Ilprocesso di sviluppo di qualunque attore è condizionato dalle sue caratteristiche intrinseche che si
possono semplificare in quattro dimensioni le quali non sono nettamente separabili tra loro:
DIMENSIONE STRUTTURALE INTERNA: questa dimensione può essere riferita a delle
varibili:
o ETA’ E DIMENSIONE: sono in grado di spiegare diversi aspetti dei processi di
cambiamento; ogni attore infatti è caratterizzato da un proprio ciclo di vita che
evidenzia l esistenza di una di una correlazione tra strutture, evoluzione temporale e
dimensioni.Le teoria del ciclo di vita affermano che il cambiamento è un fenomeno
imminente. Greiner scegliendo come punto di osservazione l azienda, suddivide il
processo di sviluppo in 5 fasi:
CREATIVITA’: l azienda è di piccole dimensione, la struttura è organica e lo stile
di direzione imprenditoriale
DIREZIONE: la dimensione aumenta e la supervisione è il principale strumento di
coordinamento per disegnare la struttura organizzativa
DELEGA: l azienda tende a darsi una configurazione funzionale e sono attibuite
responsabilità formali ai manager di line con conseguente introduzione di
procedure e regole
COORDINAMENTO: l organizzazione tende a identificare il migliore equilibrio tra
attività accentrate e decentrate
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COLLABORAZIONE: interdipendenze non risoltesono introdotti meccanismi di
collegamento (team, comitati, ecc)
Secondo Greiner questo processo è caratterizzato dall alternarsi si momenti di relativa
stabilità e momenti dicrisi e trasformazioni che si manifestano nel passaggio da una fase
all altra nella guida e controllo dell’azienda.
o TECNOLOGIA: insieme degli strumenti utilizzati per trasformare una serie di input in
output. È possibile distinguere le tecnologie lungo un continuum ai cui estremi si può
porre la massima rigidità e la massima flessibilità .
DIMENSIONE ORGANIZZATIVA: assetto e meccanismi di relazione possono essere i fattori di
spinta e di resistenza rispetto al cambiamento.
L’assetto può rappresentare un fattore che tende a rafforzarele resistenze di un attore. Gli
assetti burocratici tutelanoil bisogno di sicurezza degli individui e rendono più difficile il
cambiamento e l apprendimento. Su un versante opposto, gli assetti di tipo organico sono
maggiormente orientati all apprendimento e all innovazione e l assenza di formalizzazione o l
abitudine ad affrontare problemi nuovi rendono tali strutture più propense al mutamento.
Anche i meccanismi di relazione possono condizionare i processi di cambiamento di un entità
organizzativa. L analisi della dimensione organizzativa non può che concludersi con la verifica
delle risorse umane che in qualche modo si sovrappone allo studio dell assetto e dei
meccanismi di relazione. Questo tipo di valutazione è molto importante soprattutto quando è
necessario realizzare cambiamenti di tipo rivoluzionario.
La parte della resistenza da parte degli individui tende aumentare nei casi in cui questi ultimi
non sono informati sugli scopi e sui modi del mutamento. La scarsa conoscenza delle finalità
del cambiamento accresce infatti il timore e l incertezza e spesso viene interpretata come una
minaccia per il proprio ruolo.
DIMENSIONE CULTURALE: la cultura governa la dinamica inerziale dell organizzazione. Può
funzionare come spinta nei cambiamenti incrementali, può essere fonte di resistenza e
cambiamenti radicali, che , comportando modifiche nelle regole di base dell organizzazione,
possono essere in contrasto con i principi culturali dominanti. In proposito si può far ricorso a
due modelli:
o MODELLO DEL TRAUMA SOCIALE: un attore organizzativo cerca di evitare l ansia e l
inquietudine; di fronte a situazioni di difficoltà tende ad adottare i modelli di
comportamento che in passato sono stati utili per evitarli.
o MODELLO DEL SUCCESSO: si fonda sull efficacia della ricompensa positiva e del
rafforzamento e consiste nella tendenza a ripetere schemi e modi di azioni che in
passato hanno portato positivi in situazioni critiche.
DIMENSIONEPOLITICA: considera l ambizione, i desideri di potere, il cinismo e l
opportunismo come agenti del cambiamento poiché il fatto giocano un ruolo cruciale in questi
processi. Individui, gruppi, aziende e network vanno considerati anche in relazione alla
presenza di interessi e preferenze divergenti, sintetizzabili con due attività in apparenza
antitetiche: la prima consiste nella collaborazione tra i diversi attori per l acquisizione di
maggiori risorse; la seconda consiste nel conflitto per il controllo delle risorse e per l
affermazione dei propri specifici assetti di preferenze.
Mitzberg (1983) per definire il grado di conflitto ricorre a tre dimensioni:
- laprofondità del conflitto (moderato o intenso)
- lestensione del conflitto (limitato o generalizzato)
- ladurata del conflitto (breve o prolungato)
E’ ovvio che la conflittualità e la politicizzazione dell entità tende ad aumentare quanto più il
conflitto è intenso, generalizzato e prolungato.
La politica è quindi una dimensione determinante del cambiamento che , in tale ottica, viene
spiegato come nu processo finalizzato ad aumentare il potere, la sfera di influenza, la
soddisfazione degli interessi di alcune coalizioni all interno e all esterno dell entità
organizzativa. Solitamente, alla dimensione politica è attribuito un ruolo negativo, poiché
introduceall interno del contesto organizzativo sistemi di autorità non riconosciuti
formalmente, l interesse personale, l opportunismo.
La politica svolge però , anche un ruolo positivo; secondo Mitzberg essa è uno strumento utile:
- per selezionare gli individui ed i gruppi più validi nell assumere un ruolo dominante
- per fare emergere problematiche e punti di vista diversi da quelli evidenziati dalle
coalizioni dominanti
- per favorire i processi di trasformazione radicale laddove esistono gruppi di potere
conservatori
- per accelerare la realizzazione di progetti startegici.
CONTESTO INTERNO
Nel macroambiente economico, si possono individuare una serie di dinamiche che favoriscono e
sollecitano forti modificazioni organizzative:
la tendenza verso il passaggio da un economia industriale ad una basata sulle informazioni.
La globalizzazione dei sistemi economici sempre più interconnessi tra loro.
La decentralizzazione delle strutture statali
La volontà di cittadini e lavoratori e clienti di essere coinvolti nei processi decisionali
L emergere di nuove e forti realtà economiche
L aumento della sensibilità delle esigenze e della conoscenza da parte dei consumatori.
La crisi del welfare state
Dall evoluzione del macro ambiente emergono quindi delle forti spinte al cambiamento; la velocità
con cui si manifesta rende difficile per gli attori organizzativi, l azione di adeguamento della propria
forma alle mutate condizioni esterne.
Il contestomicroambientaleè invece quello a più diretto contatto con l attore organizzativo e che
esercita un condizionamento maggiore o quanto meno, più evidente su di esso. Il cambiamento di un
di un individuo è condizionato in primo luogo da ciò che rappresenta il suo sistema di ordine
superiore; più indirettamente da mutamenti che hanno luogo nell azienda di cui il gruppo è parte, ed
infine dal network e dal sistema economico (macroambiente).
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condizionamenti di soggetti esterni all organizzazione: come per le spinte, anche per le resistenze al
cambiamento si individuano delle fonti:
FONTI ESOGENE: si manifestano nel contesto esterno e consistono nei vincoli legislativi,
sociali, politici, etici, ambientali, che limitano i percorsi strategici potenzialmente utilizzabili
dell organizzazione.
FONTI ENDOGENE: sono quelle di natura strutturale e individuale che si creanoall interno dell
entità ; strutture e comportamenti burocratici, impianti rigidi, cultura forte e elevata
formalizzazione.
FONTI POLITICHE: fanno riferimento alla tendenza delle coalizioni dominanti di evitare l
innesco di mutamenti e trasformazioni che rischiano di mettere in discussione il potere
conquistato.
LE TIPOLOGIE DI CAMBIAMENTO
È possibile individuare tipologie di cambiamento nettamente separabili tra loro, sulla base delle
diverse caratteristiche analizzate, idonee a raffigurare specifiche situazioni differenziabili.
CAMBIAMENTO INERZIALE: mutamento di tipo incrementale, promosso da forze endogene all
attore organizzativo e soggetto a resistenze modeste sia interne che esterne
CAMBIAMENTO ADATTIVO: di tipo incrementale, promosso però da spinte provenienti dall
esterno e soggetto a basse resistenze esterne, ma da alte resistenze interne.
CAMBIMAMENTO PROATTIVO: è una trasformazione rivoluzionaria, che si origina
prevalentemente all interno e che solitamente trova la principale resistenza all esterno dell
organizzazione. Si tratta di situazioni poco frequenti in cui l attore decide di modificare le sue
regole di comportamento per essere in grado di rispondere a prevedibili evoluzioni future del
contesto.
CAMBIAMENTO REATTIVO: è un mutamento rivoluzionario che si manifestacome risposta ad
una forte pressione proveniente dall esterno dell organizzazione ed p soggetto a forti
resistenze sia interne che esterne. Questa situazione viene definita di crisi ed è la più
problematica, in quanto si verifica quando nel contesto esterno di manifestano mutamenti
competitivi, tecnologici, demografici che indeboliscono l assetto dell entità . Questo tipo di
trasformazione si rivela costoso in termini sociali ed economici.
TEMPO NECESSARIO
TEMPO POCO MOLTO
DISPONIBILE POCO ADATTIVO REATTIVO
(criticità media) (criticità alta)
MOLTO INERZIALE PROATTIVO
(criticità bassa) (criticità media)
Il cambiamento inerziale appare quello meno critico poiché il tempo disponibile è teoricamente molto
e quello necessario è molto poco. Richiede al management una semplice attività di ordinaria
amministrazione.
Il cambiamento adattivo e quello proattivo hanno un livello di criticità più o meno simili: nel primo il
tempo a disposizione è poco ma è sufficiente per la realizzazione dell intervento; nel secondo,
necessitano tempi lunghi e si ha a disposizione molto tempo.
Il cambiamento reattivo è quello più critico poiché, da un lato è quello che richiede molto tempo per
concretizzarlo e dall altro è quello con minore tempo disponibile.
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che bisogna realizzare e quindi con il contesto interno ed esterno. Distinguiamo vari approcci
strategici:
APPROCCIO COLLABORATIVO: utilizza come leva principale per realizzare il cambiamento
quella del consenso e della partecipazione degli attori coinvolti nel processo. La collaborazione
ed il coinvolgimento è limitato alle modalità di realizzazione di un determinato processo di
cambiamento, i cui obbiettivi sono predefiniti da chi attiva il cambiamento. I teorici
dellorganizzationdevelopment (Beckhard, 1969) e dellincrementalismo (Quinn, 1978) sono i
fautori di questo approccio fondato sul coinvolgimento e la partecipazione degli attori intesi
come l unica strada perseguibile se si intende realizzare un processo di cambiamento.
Vantaggi:
o Riduzione delle resistenzeal cambiamento che solitamente di producono all interno dell
organizzazione. La partecipazione favoriscela diffusione dell informazione sulle
intenzioni dei promotori del mutamento a tutti i livelli dell entità organizzativa e
costituisce il passaggio preliminare della strategia di coinvolgimento. La conoscenza di
ciò che sta avvenendo attenua l incertezza e la paura di perdere il proprio ruolo all
interno dell organizzazione.
o capacità di limitare anche le resistenze esterne poiché il coinvolgimento e la
partecipazione sono vissuti come strumenti di cambiamento più democratici ed etici
che creano all esterno atteggiamenti favorevoli ai processi avviati.
o Capacità di sfruttare esperienze e capacità degli attori appartenenti all entità
organizzativa: grazie a partecipazione e coinvolgimento è possibile mettere a frutto il
patrimonio di conoscenze e di informazioni in loro possesso.
o Favorire all interno dell organizzazione una più spiccata capacità di adattamento
continuo alle evoluzioni interne ed esterne.
Necessarie per favorire tali vantaggi, sono una serie di condizioni:
o Esistenza di una convergenza culturale tra gli attori e di un accordo di fondo sugli
obbiettivi del processo di cambiamento.
o Possibilità di disporre di tempo per l implementazione del cambiamento.
o Volontà e interesse degli attori di voler essere coinvolti nel processo di cambiamento
o Possibilità di disporre di un valido sistema di comunicazione all interno dell
organizzazione
APPROCCIO NEGOZIALE: si basa sulla consultazione, contrattazione e negoziazione. È stato
proposto da studiosi di matrice europea che si rifanno alla tradizione della democrazia
industriale evidenziando l esistenza di un oggettivo ed ineliminabile conflitto di interesse tra
gli attori all interno delle entità organizzative e negando la possibilità di gestire processi di
trasformazione in un clima di reale collaborazione ed armonia di intenti tra le parti,
considerando la negoziazione e la contrattazione come strumenti necessari per addivenire al
un accordo.Vantaggi:
o È in grado di ridurre le resistenze interne. Stempera le resistenze poiché i promotori
del cambiamento accettano implicitamente la possibilità di rivedere la proprie scelte.
Limita le resistenze interne poiché permette di ridurre l incertezza ed i timori
individuali.
o Capacità di attenuare le resistenze esterne al cambiamento: la ricerca di un percorso di
cambiamento che cerchi il consenso delle diverse parti coinvolte nel processo è
valutato positivamente dagli interlocutori esterni
Condizioni necessarie:
o Disponibilità di tempo (lunghe trattative)
o Disponibilità , di chi progetta il cambiamento di mettere in discussione le proprie
strategie ed i propri obiettivi.
o Disponibilità del gruppo promotore di riconosceread una o più parti all interno dell
entità organizzativa un potere di condizionamento.
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APPROCCIO EMOZIONALE: fa leva sugli strumenti del coinvolgimento visionario, ideologico
degli attori che compongono l organizzazione: gli attori sono indotti al cambiamento poiché i
promotori basano la loro azione di trasformazione su una sfera ideologica e chiedono ai
soggetti di essere parte di questo processo (caso emblema: nacita della Olivetti). Punti di
forza:
o Tempo di realizzazione limitato. Il gruppo promotore, una volta fissati i nuovi valori e la
missione che sono alal base del processo di trasformazione, deve preoccuparsi di
affermarli all interno dell organizzazione.
o Capacità di attenuare al massimo qualunque resistenza interna. Questo perché è in
grado di ridurre al massimo le ansie che caratterizzano ogni processo di cambiamento,
creando un certo climain cui tutti i soggetti sono coinvolti nell affermazione di nuovi
valori, eliminando le resistenze e trasformarle in certezze.
o Non chiede la diponibilità di ampie risorse per essere attuato.
Questo approccio si rivela un potente strumento di trasformazione culturale , idoneo a
consolidare la nuova visione, coinvolgendo gran parte degli attori. I gruppi antagonisti che non
condividono i nuovi valori, rischiano l emarginazione, se non l espulsione.
Condizioni necessarie:
o Esistenza di omogeneità culturale nel contesto interno e assenza di forti e differenziate
subculture nell organizzazione.
o Assenza di conflitti di interesse tra le parti, che creano attriti e contrapposizioni
o Esistenza di un gruppo promotore forte e carismatico, in grado di rappresentare e
sintetizzare al suo interno i nuovi valori che fungano da stimolo ai processi di
identificazione tra il singolo e l organizzazione.
APPROCCIO COERCITIVO: è utilizzato laddove si fa ricorso all autorità formale attraverso un
intervento di tipo direttivo top down. Il motivo di fondo che induce i singoli a modificare i
propri comportamenti è il rispetto del potere. Questo approccio è stato molto utilizzato per
portare a termine processi si ristrutturazione di grandi gruppi multinazionali che hanno avuto
luogo il corso degli anni ‘90.Vantaggi:
o Grado di affrontare processi di trasformazione nele situazioni in cui il tempo disponibile
è molto limitato: risulta quindi coerente in caso di urgenza e di sopravvivenza.
o È in grado di attrarre consensi grazie ai comportamenti decisi, risoluti e poco disponibili
al compromesso che dimostra e che in diverse occasioni si rivelano vincenti.
o Essere utilizzabile anche in situazioni incui gli obbiettivi del processo di trasformazione
sono di ridimensionamento.
o Capacità di gestire situazioniin cui risulti necessario modificare la cultura di fondo dell
organizzazione.
o Possibilità di intervenire sui processi di cambiamento caratterizzati da forti conflitti di
interesse tra gli attori
Condizioni vincolanti:
o La condizione dominante che lo promuove abbia un poterequasi egemone all interno
dell organizzazione e forti supporti all esterno di essa. Tale approccio provoca l
accentuarsi delle resistenze interne che si consolidano ogni qualvolta il cambiamento
sia imposto all alto.
o Presenza di un senso di urgenza. La disponibilità di accettarestrategie di cambiamento
imposte all alto è maggiore, poiché in tali occasioni le parti che compongono l
organizzazione le considerano come delle misure necessarie e da cui dipende la propria
vita.
STRUMENTI DI CAMBIAMENTO
Distiguiamo:
INTERVENTI SULL’ASSETTO ORGANIZZATIVO: è costituito da tutti gli interventi che hanno
impatto sull assetto organizzativo, la cui modifica è considerata come una modalità di
cambiamento efficace e che non richiede molto tempo per la sua implementazione. Mirano ad
adeguare l assetto organizzativo alle scelte di cambiamento intraprese.
o LIVELLO INDIVIDUO: modifica della struttura dei compiti; ridefinizione dell’assetto
delle mansioni; introduzione di nuove abilità e competenze; modifica della tecnologia.
o LIVELLO GRUPPO: modifica della durata di un gruppo; attribuzione di un nuovo
obiettivo al gruppo; modifica dei ruoli all interno del gruppo; modifica della dimensione
e della dimensione della composizione del gruppo;
o LIVELLO AZIENDA: creazione o eliminazione di nuove unità organizzative;
modificazione della modalità di raggruppamento; la ridefinizione dei livelli
organizzativi; modificazione della forma giuridica (ragione sociale, statuto, ecc)
o LIVELLO NETWORK: modifica della numerosità deli attori; modifica del tipo di network.
Tali interventi possono essere utilizzati dal gruppo promotore come mezzo per dare un
segnale di cambiamento forte e immediato. A modifica dell assetto è un intervento tangibile ed
evidente a tutti i componentidell organizzazione e per questo in alcuni casi può assumere un
ruolo anche simbolico.
INTERVENTI SUI MECCANISMI DI RELAZIONE: l utilizzo di tali strumenti è finalizzato alla
modifica del software dell entità organizzativa: la ridefinizione di sistemi che sono alla base del
processo decisionale, come ad esempio la sperimentazione di nuovi sistemi di controllo di
gestione, incidono sul modo di operare all interno dell organizzazione. Tale azione, pero’ oltre
ad avere una valenza organizzativa è finalizzata a ridisegnare le procedure ed i processi in
modo tale da assicurare una coerenza con il disegno di cambiamento delineato. Interventi:
o LIVELLO INDIVIDUO: modifica del grado di formalizzazione; mutamenti nelle politiche
di motivazione e interazione sociale; modifiche nei processi;
o LIVELLO GRUPPO: modifiche nelle modalità di svolgimento dell attività del gruppo;
modifiche nelle strutture di comunicazione; modifica nello stile di leadership; modifiche
nelle relazioni affettive;
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o LIVELLO AZIENDA: introduzione o eliminazione di gruppi temporali; modifica dei piani
e dei programmi; introduzione di nuovi meccanismi di coordinamento; introduzione o
eliminazione di alcuni livelli gerarchici;
o LIVELLO NETWORK: introduzione, modifica o cancellazione di meccanismi contrattuali;
modifica di meccanismi associativi; introduzione di meccanismi istituzionali;
INTERVENTI SULLE RISORSE UMANE E SUI VALORI: tali interventi vengono utilizzati per
modificare ed incidere sulle capacità , sulle conoscenze, sulla motivazione e sull impiego degli
attori che operano all interno dell entità organizzativa. Gli strumenti finalizzati ad incidere
sulle risorse umane hanno una proprietà che li differenzia dagli altri , sono cioè leve di auto
cambiamento, essendo esse introdotte dalle risorse umane. Interventi:
o Allontanamento di attori
o Ridimensionamento degli attori
o Introduzione di nuovi attori chiave
o Ampliamento del ruolo di attori esistenti
o Interventi di motivazione e coinvolgimento degli attori organizzativi
È possibile distinguere gli strumenti di cambiamento appartenenti a questa categoria in due
gruppi:
o Uno caratterizzato da interventi i cui tempi di attivazione sono relativamente veloci. È
possibile inquadrare gli strumenti che consistono nell allontanamento e nell
inserimento di nuovi attori organizzativi.
o Uno composto da quelli i cui effetti si manifestano su di un orizzonte temporale più
lungo.
In definitiva, molti stumenti cheimpattano sull assetto organizzativo, sui meccanismi di relazione e
sulle risorse umane esercitano un ruolo anche nel modificare le caratteristiche culturali delle
organizzazioni: si pensi alla sostituzione del management, utilizzata soprattutto nei processi di
cambiamento radicale (nel corso della trasformazione della Chrysler, Lee Iacocca in soli 3 anni
licenziò 33 dei 35 vicedirettori).
A conclusione si può dire chegli interventi di cambiamento organizzativo sull assetto e su meccanismi
di relazione incidono su trasformazioni culturali lungo i quattro livelli dell attore: ridistribuendo i
poteri, ridefinendo i ruoli delle singole parti delle organizzazioni si incide più o meno direttamente
sulle abitudini professionali e sociali di individui, gruppi, aziende e network.
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CAPTIOLO 8- CULTURA E DIAGNOSI ORGANIZZATIVA
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