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E. Biolo - S. Mincone - L.

Nazzaro
A. Provolo – F. Salerno – F. Totolo

Migliorare l’efficacia nell’insegnamento delle discipline


economiche d’impresa
Raccolta di percorsi didattici

a cura di Lucia Nazzaro

2007

1
Indice
Presentazione
di Lucia Nazzaro

La rilevanza dell’aspetto umano in impresa


Un percorso didattico sperimentale di approccio all’economia aziendale
di Lucia Nazzaro

Abstract
1. Presentazione del progetto
2. Svolgimento del progetto
2.1 Visione del film “Baby boom”
2.2 Lettura dell’articolo di Francesco Alberoni “Lo straordinario potere della gentilezza”
2.3 Racconto della metafora del percorso di sviluppo della “Joy.Co. S.p.A.”.
2.4 Produzione di un testo narrativo
3. Conclusioni
Bibliografia

Conoscere il mondo del lavoro


L’economia aziendale e l’orientamento post diploma
di Francesco Totolo

Abstract
1. Presentazione del progetto
1.1 Contenuti, finalità e destinatari
1.2 Obiettivi disciplinari
1.3 Il piano di lavoro
2. Svolgimento del progetto
2.1. Orientarsi con la statistica
2.2 Conoscersi per scegliere
2.3 Politiche aziendali e formazione continua
2.4 Un percorso che continua
3. Conclusioni
Bibliografia
Sitografia

Lo studio di un caso reale


Proposta di un utilizzo didattico della stampa di settore e della visita aziendale
di Stefania Mincone

Abstract
1. Presentazione del Progetto
1.1 Contenuti, finalità e destinatari
1.2 Il Piano di lavoro
1.3 Prerequisiti
1.4 Obiettivi disciplinari
1.5 Strumenti
2 Svolgimento del Progetto
2
2.1 Unità didattica 1: Focus sul caso Toyota
2.2 Unità didattica 2: Analisi del settore delle trattrici
2.3 Unità didattica 3: La Antonio Carraro spa
2.4 Unità Didattica 4: Visita aziendale
2.5 Verifica sommativa
3. Conclusioni
Bibliografia

Il metodo dei film per la didattica


Ford: Un uomo, un impero
di Francesco Salerno

Abstract
1. Presentazione del progetto
1.1 Edutainment e metodo del film: una prospettiva storica
2. Svolgimento del progetto
2.1 Articolazione delle lezioni
2.2 Connessioni interdisciplinari ed adattamento del percorso per la tesina dell'esame di
stato
2.3 Il film
2.4 Obiettivi, prerequisiti, tempi, metodi e strumenti
2.5 Lezione n°1
2.6 Lezione n°2
2.7 Verifica formativa
3. Conclusioni

“Costruiamo” l’economia aziendale


Esperienza didattica vissuta con un ragazzo disabile di un istituto tecnico
commerciale
di Antonella Provolo

Abstract
1. Presentazione del progetto
1.1 Il percorso
1.2 I tempi
1.3 Il destinatario
1.4 Prerequisiti
1.5 Obiettivi
2. Svolgimento del progetto
2.1 Metodologia
2.2 Strumenti
2.3 Contenuti
2.4 Verifiche
3. Conclusioni
Bibliografia

3
La gestione del tempo e l’analisi comparata tra time management e tempo di
studio dei giovani
Elaborazione di un’indagine campionaria proposta a studenti tra i 14 e 19 anni
di Elide Biolo

Abstract
1. Presentazione del progetto
1.1 I destinatari
1.2 Contenuti e obiettivi
2. Svolgimento del progetto
2.1 Il tempo come concetto e il time management: modelli e procedure
2.2 Il tempo dei giovani: criteri organizzativi, progettualità e strutturazione
2.3 Il tempo di studio e la sua gestione
2.4 L’ottimizzazione del tempo: il time management dello studente e il sistema “3C”
2.5 Il questionario: finalità, destinatari, applicazione ed analisi
3. Conclusioni
Bibliografia
Appendice: Il questionario strutturato

4
Presentazione
di Lucia Nazzaro

Se vuoi costruire una nave non chiamare a raccolta


gli uomini per procurare la legna e distribuire i compiti,
ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito
Antoine de Saint-Exupéry

Raccogliere alcuni progetti di percorsi didattici economico-aziendali innovativi nasce con


l’intento di contribuire a soddisfare la percepita esigenza degli insegnanti di avere nuovi
strumenti per avvicinare i discenti allo studio dell’economia dell’impresa. Spesso viene
trasmessa la disciplina in modo tradizionale e strettamente tecnico, con conseguente calo
dell’interesse degli studenti non solo verso i singoli argomenti, ma verso l’impresa nel suo
complesso.
Si perde così un’occasione per avvicinare i giovani alla realtà economica con cui si
confronteranno, sia nel mondo del lavoro che in generale come cittadini consapevolmente inseriti
nella società contemporanea, così complessa e turbolenta.
L’impresa non è entità astratta, ma organizzazione composta in primo luogo da soggetti,
persone con individualità, doti e caratteristiche diverse, che mettono in gioco le proprie energie e
competenze per raggiungere obiettivi di continuità dell’attività aziendale redditizia. Essa è
inserita in un contesto ambientale, di cui deve rispettare le regole, e contribuire allo sviluppo, nel
rispetto delle persone e del territorio.
Rendere viva l’impresa agli occhi degli studenti diventa quindi importante per il docente sotto
un duplice aspetto:
- la materia diventa più interessante e di conseguenza assume credibilità e comprensibilità;
- il giovane viene formato a diventare un adulto responsabile che opera in un contesto nel
quale riconosce ruolo e funzioni dell’impresa, di carattere economico, sociale, etico, nel rispetto
dell’ambiente.
Gli elaborati raccolti in questo testo sono volutamente diversi nelle finalità; sono frutto di
studi ed esperimenti sul campo di docenti, con maggiore o minore esperienza di insegnamento,
che hanno voluto ricercare percorsi nuovi per sviluppare alcuni argomenti dei programmi
disciplinari. Vengono quindi utilizzati strumenti di lavoro quali la visione dei film, lo studio di
casi aziendali attraverso la lettura di stampa economica o le visite aziendali ed altro.
La loro caratteristica è di essere per lo più vere e proprie unità didattiche già confezionate,
spesso con le verifiche e le griglie di valutazione delle stesse già pronte su cui il docente, anche
esperto, potrà riflettere oppure utilizzare direttamente in classe. Si spera così di fornire ai singoli
docenti strumenti accattivanti per affrontare alcuni argomenti nell’insegnamento delle materie
economiche d’impresa.
Nel primo dei sei lavori raccolti si presenta un progetto destinato ad essere utilizzato
preferibilmente nella fase di avvio dello studio delle discipline economiche d’impresa. Esso si
articola in alcune fasi, con utilizzo di strumenti diversi - film, articolo di giornale ed una
metafora di caso aziendale tratta dal sito web di un’impresa – ed è svolto con la collaborazione,
in alcuni momenti, del docente di lettere. Il fine si individua nella volontà di far percepire al
discente, nell’approccio alla disciplina, l’aspetto umano dell’impresa, il valore delle persone e
delle loro doti per lo sviluppo armonico dell’impresa in un contesto socio-ambientale ampio e
complesso.
5
Il progetto termina con la produzione di un testo narrativo da parte degli alunni, testo che li
vede protagonisti nelle vesti di neo-imprenditori.
Il secondo progetto, “Conoscere il mondo del lavoro”, illustra la possibilità di progettare ed
attuare un percorso di orientamento post - diploma a partire dai contenuti del modulo relativo
alla gestione del personale. Due essenzialmente sono gli obiettivi del percorso: in primo luogo
rendere maggiormente edotti gli studenti della struttura e delle caratteristiche del mondo del
lavoro, anche con riguardo alla realtà territoriale di appartenenza; in secondo luogo indurli a
riflettere su se stessi affinché siano consapevoli dei propri interessi e aspirazioni, ma anche delle
specifiche doti, qualità e talenti; una conoscenza approfondita insomma della propria persona che
risulta fondamentale per scegliere in modo ponderato la strada da intraprendere al termine della
scuola.
Didatticamente, le finalità citate sono perseguite alternando lezioni dialogate classiche, in cui
il ruolo del docente è preponderante, a momenti più partecipativi in cui lo studente diventa
protagonista del processo di apprendimento attraverso attività di riflessione ed elaborazione
personale, discussioni di gruppo, produzione di elaborati. Il tutto viene inserito nel percorso di
studio dei contenuti disciplinari.
Il terzo elaborato, “Lo studio di un caso reale”, rappresenta l’applicazione didattica dello
studio di un caso aziendale vicino al vissuto dei discenti e si sviluppa attraverso l’analisi di
articoli di riviste economiche e di una visita aziendale con intervista ai responsabili della
produzione. L’obiettivo è di aumentare l’interesse verso la materia mediante la
contestualizzazione delle conoscenze apprese in una realtà economica della propria zona, ma
anche di sviluppare nei discenti lo spirito critico e la capacità di analisi delle situazioni
complesse. Focalizzando l’attenzione sul ruolo dell’innovazione nel perseguimento del
vantaggio competitivo, l’unità didattica sviluppata – completa di analisi testuali e verifiche svolte
- è stata pensata per classi finali delle scuole superiori.
Il quarto progetto, ‘Ford: Un uomo, un impero, rappresenta un tentativo di approccio
differente allo studio della materia, che si basa sull’impiego di audiovisivi mirato a facilitare
l’apprendimento o permettere il ripasso e la contestualizzazione di argomenti oggetto del corso
di studio. Ma non si tratta assolutamente dell’utilizzo di documentari, il carattere innovativo
dovrebbe infatti essere rappresentato dall’impiego di un film, una fiction di argomento aziendale
che racconta la storia di una delle imprese più importanti della storia, la Ford. Non si parla più di
teoria, perché l’idea è quella di rendere la classe testimone di una ricostruzione storica, la
ricostruzione dei fatti che realmente accaddero e che cambiarono la storia dell’industria. La
nascita della modello T, la prima catena di montaggio, il sogno di un uomo, una vision
rivoluzionaria e per l’epoca innovativa che ha segnato la società in modo permanente ed
irreversibile. Obiettivo di questo intervento didattico è di facilitare l’apprendimento, permettendo
al contempo l’impiego ed il perfezionamento delle capacità di analisi e sintesi, indispensabili per
una visione critica dell’economia aziendale.
Il quinto lavoro è un’esperienza didattica di inserimento di un alunno disabile in un Istituto
Tecnico e del suo approccio con l’Economia Aziendale. E’ un percorso particolare e tarato
sull’alunno stesso, in base ad uno studio accurato effettuato in precedenza per stabilire le
effettive capacità del discente. Vista la scarsa efficacia delle tradizionali metodologie, si è
pensato un avvicinamento alternativo a questa materia attraverso l’uso di immagini, colori,
oggetti particolari, disegni utili a risvegliare l’interesse, spesso assopito, dell’allievo. L’elaborato
dimostra come, pur attraverso non poche difficoltà, con tenacia e costanza sia stato possibile
raggiungere obiettivi insperati.
Infine, l’ultimo elaborato, pur rappresentando uno spunto di riflessione per i docenti di
qualsiasi disciplina sulla gestione dei tempi dello studio dei ragazzi, parte dall’osservazione della
gestione del tempo in impresa, il time management, inteso come atteggiamento generale del
mondo della produzione nei confronti della relazione tra risorse, vincoli ed obiettivi, nella
prospettiva di produrre di più e meglio e di conseguenza come risorsa importante, da gestire con
6
efficienza, efficacia e redditività. Il parallelo tra tempo aziendale degli adulti e time management
dello studente porta alla ricerca dell’ottimizzazione di quest’ultimo, ricerca che viene
approfondita attraverso rielaborazione di strategie e tecniche innovative tra cui un questionario
che verrà somministrato a studenti delle superiori di Istituti Tecnici e Professionali, con analisi
dei risultati.

7
Lucia Nazzaro

La rilevanza dell’aspetto umano in impresa


Un percorso sperimentale di approccio all’economia aziendale

ABSTRACT

The work aims to approach students in a different way as concerning a new and often difficult
matter, that is business management and administration. The hope is to create a positive feeling
with the idea of enterprise, looking at this organization - composed by people - concerning inside
and outside stakeholders.
The project is being realized with the help of the teacher of Italian language and is being
developed in the first class of Italian higher school with various supports: watching a film, reading –
comprehension of a newspaper article and a case history. Finally, students are called to write a short
passage describing themselves as main actors in the role of entrepreneurs.

1. Presentazione del progetto

L’elaborato presenta un percorso didattico svolto in parallelo in due classi prime superiori di un
Istituto Tecnico Commerciale ad inizio anno scolastico, dalla docente di economia aziendale 1 con la
collaborazione dei rispettivi insegnanti di lettere2.
Si ritiene interessante proporre il percorso ad alunni provenienti dalla terza media, che non hanno
idea dei contenuti del programma di economia aziendale e spesso non conoscono il significato di
termini quali “economia”, “azienda”, “impresa”, “imprenditore”. Si mira così a cogliere questo
momento di temporanea ignoranza dei concetti economici per tentare un approccio umanistico alla
disciplina, con l’obiettivo di renderla più vicina al vissuto dei ragazzi, più comprensibile e
stimolante. L’impresa viene presentata come organizzazione composta principalmente da persone -
imprenditore, collaboratori interni ed esterni – che come tali si comportano, assumono decisioni ed
interagiscono tra loro e con altre persone - clienti, fornitori, altri portatori di interessi 3 - in modo
differente a seconda della personalità, della formazione e della posizione in cui si trovano. Alcuni
tratti dei materiali scelti permettono poi di sottolineare l’aspetto etico dell’impresa, nonché la
responsabilità sociale dell’imprenditore: elementi questi che contribuiscono a comporre il lato
formativo della disciplina, troppo spesso legata e abbinata solo alla realizzazione del profitto fine a
se stesso.
Il progetto si basa sull’utilizzo di strumenti didattici vari, che affiancano e supportano l’uso del
libro di testo, anche precedendolo nella fase iniziale; si sottolinea tuttavia che mai essi intendono
sostituirsi al testo disciplinare, ma semplicemente supportarlo nella delicata fase di avvio di un
percorso disciplinare nuovo.
L’arco temporale attraverso cui esso si sviluppa va dall’inizio dell’anno scolastico ai primi giorni
di scuola dopo le vacanze di Natale e si articola attraverso alcune fasi - dalla visione di un film che
vede protagonista una donna imprenditrice, alla lettura di un articolo di giornale che analizza alcune
doti importanti per la figura del leader al racconto di una metafora di nascita e sviluppo d’impresa -

1
Nello specifico, il progetto descritto rappresenta un mio percorso svolto presso l’ITC “A.Fusinieri” di Vicenza, istituto
in cui sono docente di Economia aziendale.
2
Le due colleghe che hanno collaborato al caso descritto sono la prof. Carla Benassi e la prof. Tina Drago
3
Si pensi agli abitanti della zona in cui l’impresa opera, ai rappresentanti delle istituzioni pubbliche con cui ha a che
fare, agli organi di stampa, ai sindacati.
8
per concludersi con la produzione di un testo narrativo da parte degli alunni, che sono chiamati ad
immaginarsi quali futuri imprenditori ed a creare la loro storia d’impresa.
Solo poche ore di lezione del periodo considerato vengono dedicate al progetto, essendo
impensabile una progettazione che troppo si allontani dal percorso tradizionale, dato l’esiguo
numero di ore di economia aziendale nel biennio (2 ore settimanali). In considerazione di ciò, la
collaborazione del docente di lettere permette anche di rendere più completo il percorso senza
incidere troppo sul tempo a disposizione del docente di economia aziendale.

2. Svolgimento del progetto

Il progetto si articola sostanzialmente nelle seguenti quattro fasi, che verranno successivamente
analizzate:
- visione del film Baby Boom4, commedia americana con Diane Keaton, Warner Bros, durata
110 min.;
- lettura dell’articolo di Francesco Alberoni “Lo straordinario potere della gentilezza”,
pubblicato sul Corriere della Sera del 03 ottobre 2005;
- racconto della metafora del percorso di sviluppo della “Joy.Co. S.p.A.”, tratto dal sito internet
dell’impresa 5;
- produzione di un testo narrativo da parte degli alunni, che presenti la storia di un’impresa che
li vede protagonisti in veste di imprenditore/i.

2.1 Visione del film “Baby boom”

Qualche cenno al contenuto

Il film narra di una donna, professionalmente eccellente, con un lavoro di prestigio all’interno
di una società di consulenza societaria di alto livello, con una vita personale organizzata in modo
efficiente ed asettico, un compagno impegnato come lei, nessuna concessione al tempo libero o
alla fantasia. La protagonista è ammirata e temuta dai suoi collaboratori, stimata dai soci della
società tanto che le viene proposto di diventare socia a sua volta. A questo punto interviene
l’elemento di disturbo, le viene affidata una bambina che cambierà la sua vita, portandola ad
essere licenziata, a rifugiarsi in campagna da sola con la bambina, in un ambiente completamente
diverso. La protagonista passa attraverso molte difficoltà, ma grazie alle sue doti riesce a
riscattarsi, con un’idea imprenditoriale che la porterà al successo e con scelte personali lontane
dallo stile rampante ed aggressivo che caratterizzava la prima parte del film.
La storia risulta pertanto divisa in due parti, la prima si svolge a New York, la seconda in un
paesino del Vermont. Nella prima parte la protagonista viene chiamata “Tiger Lady”, lavora per
una società di consulenze molto importante ed ha risollevato le sorti o comunque portato al
successo iniziative di molte imprese famose americane. L’ambiente di lavoro è molto
competitivo, la fiducia ed empatia tra colleghi è praticamente nulla.
Nella seconda parte, in Vermont, la protagonista riesce a ricostruire la propria vita, in un
ambiente sociale in cui tutti si conoscono e si aiutano. Essendo in difficoltà economiche, decide di
vendere la salsa di mele, prodotta coi frutti dei suoi alberi: grazie alle sue competenze,
4
Nello specifico si è utilizzato questo film, ma non è escluso che si trovino pellicole diverse con contenuti spendibili
utilmente per la didattica. Durante questi miei anni di insegnamento alla SSIS a Verona, nel corso di Laboratorio di
didattica dell’economia e gestione d’impresa, molti specializzandi hanno prodotto simulazioni di unità didattiche con
supporto cinematografico.
5
Recentemente la Joyco è stata acquisita da Wrigley, una multinazionale nordamericana di dolciumi. Il sito da cui è
stato tratto il materiale non è più visibile on line.
9
all’esperienza lavorativa ed al carattere determinato, il suo business ha un successo molto ampio e
le consente una rivincita nei confronti dei suoi capi di New York che non avevano creduto in lei
nel momento in cui aveva avuto l’esigenza di conciliare il lavoro con la cura della bambina.

Nell’esperienza di cui si riferisce in questa sede, la visione del film viene preceduta solo dalla
prima ora di lezione dell’anno scolastico, durante la quale, dopo le reciproche presentazioni di rito,
l’insegnante espone una breve illustrazione della disciplina, partendo dal nome “economia
aziendale”, scomponibile nei due termini, economia e azienda. Definendo “economia” come
“scienza della scarsità”6, il docente può entrare subito nel merito del perché dell’esistenza delle
aziende, nate per il soddisfacimento dei bisogni umani. Presentando in modo semplice il
programma - focalizzando l’attenzione sull’azienda, la sua composizione, le finalità e le persone
che la compongono - il docente può coinvolgere gli studenti, chiedendo loro se conoscono qualche
azienda, o se hanno mai stipulato un contratto di compravendita, questioni che portano alla
presentazione degli argomenti del primo anno di economia aziendale.7
Si riferisce quindi agli alunni l’intenzione di cominciare il lungo percorso dell’economia
aziendale - che si articolerà nel corso del quinquennio, con impegno, anche orario, crescente – con
la visione di un film, una commedia americana, da cui si trarranno spunti utili per l’apprendimento.
Si invitano quindi i ragazzi a porre la massima attenzione ai diversi contenuti del film, perché
saranno chiamati ad esporre le proprie osservazioni nella lezione successiva alla visione.8
Il film dura circa 100 minuti, cioè due ore di lezione 9. L’insegnante dovrà preoccuparsi di
organizzare con anticipo l’iniziativa, chiedendo un’ora di lezione vicina alla propria ad un collega e
prenotando la disponibilità dell’aula video10.
Durante la visione, se la risoluzione del film è nitida, si può prevedere di non oscurare del tutto
l’aula, per permettere ai ragazzi di prendere appunti su elementi che eventualmente colpiscano il
loro interesse.
Nella lezione successiva alla proiezione, l’insegnante dovrà gestire la parte più delicata del
progetto, facendo emergere dalle osservazioni degli alunni i concetti economici a cui vuole arrivare.
Questa fase può essere gestita come una seduta di brainstorming annotando alla lavagna gli
elementi che emergono dal contributo dei discenti, in ordine sparso. Nel caso preferisse e si sentisse
più sicuro, l’insegnante in alternativa può predisporre e porre domande di tipo generico sul film: in
questo caso le domande devono essere predisposte in anticipo e possono essere simili a:
- Che lavoro svolge la protagonista nella prima parte del film?
6
L'economia è stata definita da alcuni come la scienza che studia le modalità di allocazione delle risorse scarse, tra usi
alternativi, ai fini di massimizzare la propria soddisfazione ovvero la scienza che studia cosa si produce, come si
distribuisce e si consuma. it.wikipedia.org/wiki/Economia
7
Come già riferivo nell’articolo “Un percorso a misura di impresa. Proposta didattica di Economia Aziendale”, su
Formazione & Insegnamento, n.2/3 2005 (a cui rinvio), da alcuni anni in qualche Istituto Tecnico Commerciale la parte
normalmente iniziale del programma di economia aziendale viene lasciata per lo svolgimento al docente di economia e
diritto, essendo riferita agli stessi argomenti: bisogni, beni economici, soggetti economici. Il docente di economia
aziendale può quindi presentare la propria disciplina parlando di azienda e compravendita, non per ignorare
l’importante parte iniziale, ma sapendo di trattarla in modo sintetico, nei momenti in cui i vari concetti ad essa relativi
risultino propedeutici o strumentali al resto.
8
Anche se sicuramente suonerà banale per i docenti esperti, desidero sottolineare l’importanza di far comprendere bene
come la visione del film non sia un momento ludico; risulta importante mantenere un atteggiamento autorevole e serio,
perché i ragazzi di questa età facilmente fraintendono la disponibilità dell’insegnante nuovo e possono interpretare
come segno di disimpegno un’impostazione non convenzionale della lezione.
9
E’ evidente che il docente deve aver visto il film in anticipo, possibilmente più volte. Personalmente utilizzo il film
Baby boom anche con i discenti della SSIS nel corso di Laboratorio di didattica dell’Economia e gestione d’impresa;
posso quindi affermare di aver visto il film decine di volte e non nego di aver trovato, direttamente o grazie alle
osservazioni dei miei studenti, sempre nuovi spunti di collegamento alla disciplina. Qui viene utilizzato per una classe
prima, ma nei vari corsi SSIS abbiamo provato a costruire unità didattiche valide anche in quarta (marketing,
organizzazione del lavoro e politiche del personale) e in quinta (gestione strategia d’impresa, pianificazione,
imprenditoria femminile per tesine d’esame interdisciplinari sul ruolo della donna)…
10
Ciò sarà necessario nei casi, la maggioranza peraltro, in cui le singole aule non siano già attrezzate.
10
- Come sono i rapporti con i colleghi?
- Perché la protagonista lascia New York?
- Quali sono le caratteristiche dell’ambiente del Vermont?
- Che prodotto vende la protagonista e come nasce l’idea di venderlo?
- In quale scena fissa il prezzo?
- A chi è destinato il prodotto?
- Avete notato la confezione, l’etichetta e il timbro?
- …

L’insegnante porrà successivamente delle domande mirate a far emergere alcuni concetti
economici utili. Per quanto mi riguarda, ho ritenuto interessante poter arrivare a far rilevare in
particolare:
- I bisogni come base dell’attività economica;
- Le fasi dell’attività economica;
- I fattori produttivi;
- Le risorse umane in impresa;
- La differenza tra collaboratore dell’imprenditore ed imprenditore stesso;
- L’ambiente di lavoro e l’influenza dell’ambiente circostante;
- Le doti imprenditoriali;
- La nascita dell’impresa;
- Gli elementi costitutivi dell’impresa.

L’insegnante potrà suggerire in tal modo la definizione di alcuni concetti, tipo bisogni, beni
economici, fattori produttivi, azienda e suoi componenti, impresa e molti altri, che potranno essere
annotati e raccolti dagli alunni per dare avvio ad un glossario di termini tecnici che verrà arricchito
nel corso dell’anno scolastico: infatti, l’uso del linguaggio tecnico di base è molto importante ed il
suo apprendimento risulta particolarmente arduo da parte dei ragazzi, che tendono ad usare in
generale un linguaggio povero. In seguito11 vedremo come attraverso la composizione del testo
narrativo si giunga a verificare l’apprendimento dei termini tecnici di base, attraverso l’abilità che
gli alunni sapranno o meno dimostrare nell’utilizzo del linguaggio appropriato.
Non si pretende di riuscire a trattare tutti gli argomenti di cui all’elenco puntato qui sopra -
sicuramente non tutti nell’ora di lezione successiva alla visione - ma essi possono costituire una
traccia di quanto si può affrontare, poi starà all’insegnante, di volta in volta, a seconda della realtà
scolastica a cui si trova di fronte, la scelta di sfiorare molti argomenti e recuperarli in seguito
quando si incontrano sul libro di testo, oppure evidenziarne solo alcuni e svilupparli in modo più
approfondito12. Alcuni degli argomenti elencati non sono direttamente presenti nel programma, ma
a mio avviso - sintetizzando la parte iniziale di bisogni, beni e soggetti economici, come già
indicato - si può trovare il tempo per trattare, per esempio, dell’imprenditore e delle caratteristiche
che dovrebbero contraddistinguerlo.
A proposito di quest’ultimo punto, si ritiene educativo approfondire la conoscenza di quella che
dovrebbe essere il ruolo dell’imprenditore: infatti, spesso gli allievi vedono l’impresa come il
modo più rapido per “fare soldi”, preferibile a percorsi formativi post diploma, ritenuti faticosi ed
inutili.
L’imprenditore oggi invece non rappresenta più la figura semplice del grande lavoratore
intuitivo e scaltro nata un po’ ovunque in Italia, dagli anni Sessanta in particolare. La complessità
ambientale ed il fenomeno della globalizzazione richiedono una serie di caratteristiche, per gestire
l’impresa, che non si possono improvvisare. Tutto ciò senza dimenticare il ruolo sociale importante
che l’imprenditore, come datore di lavoro, ma anche come utilizzatore di risorse naturali, è
11
Vedi par. 2.4
12
Per quanto mi riguarda, ho preferito fare una panoramica ampia di concetti per poi riprenderli in fasi successive: Baby
boom è stato citato più volte in corso d’anno.
11
chiamato a svolgere, sotto gli occhi attenti della società civile, che osserva e giudica. Occorre
quindi che l’insegnante non dimentichi la valenza formativa dell’economia aziendale, ponendosi
con attenzione e rispetto, nei limiti delle proprie competenze, nel percorso di sviluppo del giovane
affinché diventi un adulto responsabile e ben inserito nella società civile ed economica. Può essere
questo il momento –attraverso l’osservazione del comportamento della protagonista del film “Baby
boom” - per rilevare esplicitamente le doti imprenditoriali.
Schematicamente riporto qui di seguito alcuni punti di riferimento utili per trattare l’argomento
con i ragazzi, magari chiedendo loro di individuare le doti che la protagonista dimostra e che
sembrano adatte alla figura dell’imprenditore in generale.

Caratteristiche imprenditoriali

Aspetti di tipo psicologico  sicurezza di sé, ambizione,


 capacità di gestione del rischio e della
complessità,
 senso di responsabilità,
 tenacia nel lavoro,
 entusiasmo, capacità di motivare le
persone,…

Competenze  di tipo gestionale e manageriale,


specifiche del settore,
 di tipo imprenditoriale

Ambito di formazione  famiglia di origine,


 precedenti esperienze lavorative,
 studi compiuti

Dimensioni dell’agire imprenditoriale13

Imprenditorialità: dimensione mentale Capacità di innamorarsi di un sogno da


perseguire con tenacia e con tutta l’energia
disponibile
Managerialità: dimensione organizzativa Capacità di gestire l’impresa nella complessità
dell’ambiente e reperire le risorse necessarie
Leadership: dimensione relazionale Capacità di guidare il cambiamento e di
motivare le persone

2.2 Lettura dell’articolo di Francesco Alberoni “Lo straordinario potere della gentilezza”

Questo secondo punto del progetto in esame viene inserito con una duplice finalità formativa, la
prima - di carattere generale - consiste nel rinforzare il valore della correttezza e buona disposizione
d’animo nei rapporti interpersonali. La seconda, di carattere disciplinare, consiste nel richiamare
una delle doti necessarie ad un leader, nel nostro caso ad un imprenditore, per essere credibile e
13
BACCARANI C.– BRUNETTI F., Dalla penombra alla luce, Un saggio sul cinema per lo sviluppo manageriale,
Giappichelli, Torino, 2003
12
diventare punto di riferimento del gruppo di collaboratori di cui si avvale. Come si può notare,
questo punto non deve necessariamente essere svolto in un momento piuttosto che in un altro
dell’anno scolastico; potrà essere inserito nei primi mesi di scuola, nel momento in cui l’insegnante
di lettere ritiene di poter dedicare un breve spazio alla lettura dell’articolo ed all’analisi del testo.
Sarà poi l’insegnante di economia aziendale che riprenderà l’argomento, facendo riferimento al
lavoro svolto nell’ora di italiano, per ricordare ai discenti come le parole di Alberoni richiamino i
concetti legati alle doti imprenditoriali, affrontati dopo la visione di “Baby boom”.
L’articolo di seguito riportato viene letto in classe durante l’ora di italiano, con la docente di
lettere ed affrontato con la tecnica dell’analisi testuale; per far emergere il senso del contenuto
l’insegnante pone alcune domande guida dall’insegnante, a cui i ragazzi rispondono in modo
individuale, in classe oppure a casa.

“LO STRAORDINARIO POTERE DELLA GENTILEZZA”


di F.Alberoni
Corriere della Sera del 03 ottobre 2005

Sappiamo che l’essere umano è violento, ce lo dimostrano le guerre, le crudeltà, le cattiverie


che vediamo abitualmente nella politica e nelle imprese. E c’è una corrente di pensiero che esalta
l’aggressività perché la considera uno strumento indispensabile per il successo. Per decenni
abbiamo sentito elogiare l’uomo forte, il manager aggressivo, con “grinta” come se la durezza
aprisse tutte le porte, vincesse tutti gli ostacoli. Non sono affatto convinto che sia vero. Ho visto
manager duri, aggressivi, arroganti che hanno fallito perché non sono riusciti a conquistare la
fiducia dei loro collaboratori mentre, in compenso, si sono fatti molti nemici. E sono addirittura
giunto alla conclusione che per il successo sono più importanti qualità come la determinazione, la
tenacia, la forza interiore, la capacità di convincere.
Noi non ci rendiamo conto dello straordinario potere della gentilezza. Non parlo della
gentilezza finta, ipocrita, mielosa per trarti in inganno. Parlo della gentilezza che parte da un
animo generoso e che si traduce in azioni generose, in fatti concreti. Non è gentile il buonista che
ti dice di sì e poi non fa nulla, ma chi ti guarda limpido negli occhi e poi, se può farlo, ti aiuta
concretamente.
La vera gentilezza è l’espressione di un animo forte e generoso, nasce dalla sicurezza nella
giustizia della propria causa e dalla simpatia.
Solo se sei sincero dentro crei sincerità al di fuori, solo se sei convinto crei convinzione fuori,
solo se sei puro dentro crei purezza fuori. La gentilezza che nasce da una limpida disposizione
interiore disarma, fa cadere le resistenze, i pregiudizi e apre porte che altrimenti resterebbero
chiuse. Perché tutti siamo sulla difensiva, tutti temiamo che gli altri ci possano fare del male. Per
vincere le diffidenze devi andare pieno di buona volontà, non offenderti se ti creano ostacoli o se
ti trattano male, sempre pronto a rispondere con chiarezza e cortesia.
La parte più importante del lavoro, perciò, dobbiamo svolgerla all’interno del nostro animo.
Prima di affrontare un compito difficile, prima di una riunione decisiva, prima di prendere una
decisione importante dovremmo “purificare” il nostro cuore. Ascoltarci per sapere se crediamo in
ciò che stiamo per fare, se abbiamo ben chiara la meta, se siamo sicuri di essere nel giusto. E poi
cancellare ogni presunzione e ogni rancore.

Ad uso del docente, si riporta qui di seguito una scheda di lavoro, con le possibili domande per i
discenti.

13
Scheda di analisi del testo14

- Tipologia testuale: Testo argomentativo


- Problema: Raggiungere il successo
- Tesi: La gentilezza serve a raggiungere il successo
- Perché? (Argomenti): Fa cadere le resistenze, i pregiudizi ed apre porte che altrimenti
resterebbero chiuse.

Quesiti (con risposte):


- Quali sono le qualità che portano al successo?
- La determinazione, la tenacia, la forza interiore, la capacità di convincere
- Quale tipo di gentilezza è una qualità per l’autore?
- La gentilezza che nasce da un animo generoso e che si traduce in azioni generose e fatti
concreti.
- Di che cosa è espressione la gentilezza e da dove nasce?
- E’ l’espressione di un animo forte e generoso che nasce dalla sicurezza della giustizia della
propria causa e dalla simpatia.
- Quali sono gli effetti positivi della gentilezza?
- Fa cadere le resistenze, i pregiudizi ed apre porte che altrimenti resterebbero chiuse.
- Quando si deve affrontare un compito difficile, una decisione importante, una riunione, che
cosa si dovrebbe fare?
- Ascoltarsi per sapere se si crede in ciò che si sta per fare, se è chiara la meta, se si è sicuri di
essere nel giusto.

2.3 Racconto della metafora del percorso di sviluppo della “Joy.Co. S.p.A.”.

L’idea di presentare il caso Joy-co in aula nasce dalla curiosità intellettuale di un gruppo di
ricerca della disciplina di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Verona. Trovato il
breve filmato a disegni animati sul sito internet dell’impresa spagnola, si è pensato di utilizzarlo,
presentato in lingua inglese, in un’aula di studenti del primo anno di Economia, per introdurre la
disciplina, nel 2003.
Attualmente il filmato non è più disponibile sul sito, pertanto la sottoscritta ne ha tratto un breve
testo, esposto nel riquadro qui di seguito. Nel raccontare la storia, ci si può servire di slides in
power point che ne illustrino con disegni colorati i passi salienti.

Joy-Co

Molto tempo fa, sulla Terra esisteva un luogo in cui abitavano uomini e donne, tutti diversi tra di
loro, ma con un punto in comune: tutti amavano i dolci. Li amavano a tal punto da provare a
modificare i prodotti che la natura offriva loro per crearne sempre di nuovi e buoni.
La nostra storia comincia in Spagna, in un paese in cui alcuni giovani producevano dolci molto
amati e richiesti dai loro compaesani. Riuscirono a produrre anche delle palline colorate, di molti
bellissimi colori, con cui si potevano formare soffiando delle grandi bolle resistenti!
I nostri giovani amavano produrre queste bontà e più vedevano il successo che esse riscuotevano
presso i consumatori, più si impegnavano per migliorarle e per inventarne sempre di nuove.

14
A cura della prof. Tina Drago, docente di lettere dell’ITC “A.Fusinieri”, Vicenza
14
Un giorno scoprirono di voler condividere con il resto del mondo la gioia di questi bei dolci
colorati, così decisero di partire; fecero le valigie, comprarono una mappa e partirono per questa
avventura.
Andarono in Cina, ma trovarono subito le prime difficoltà, al ristorante non riuscivano a leggere il
menù: per fortuna conobbero nuovi amici, che li aiutarono a comprendere. Si trovarono bene con
loro e decisero di fare dolci insieme. Poi andarono in Messico, dove però i loro dolci si
scioglievano per il troppo caldo. Un giorno sedevano sconsolati sotto un grande albero quando
conobbero nuove persone, a cui raccontarono il loro problema. Questi svelarono loro il segreto
per mantenere il colore dei loro dolci intatto anche con il caldo, così i nostri giovani chiesero loro
di aiutarli a produrre dolci.
Successivamente andarono in India, ma qui un mondo pieno di luci, suoni e colori novi li avvolse,
rendendo loro difficile continuare a produrre e vendere i loro dolci. Anche qui incontrarono
persone disposte ad aiutarli…
Tuttavia, più avevano successo in giro per il mondo e più aumentavano le difficoltà, le cose si
facevano sempre più difficili e allora decisero di riunirsi con tutti i loro nuovi amici e di ricercare
un modo per far vivere e crescere la loro attività. Discussero a lungo, si confrontarono e alla fine
decisero:
“Vogliamo essere l’azienda della GIOIA:
GIOIA per noi
GIOIA per i nostri amici
GIOIA per i consumatori dei nostri dolci
La nostra impresa si chiamerà Joy-Co, impresa della gioia.”

Raccontata questa breve storia, si passa ad analizzare il significato della metafora, illustrando i
vari concetti. A tale proposito si può utilizzare la griglia sotto riportata quale supporto alla
spiegazione.

Il caso Joy-co: scheda di confronto tra linguaggio narrativo e linguaggio tecnico15

la narrazione il linguaggio dell’economia e


gestione delle imprese
- Il viaggio della Joyco l’impresa segue un percorso che richiede
una guida, un governo
- Diversità tra gli uomini con un punto in DOMANDA
comune: “Tutti pazzi per i dolci”
- Amore per i dolci RISORSE delle persone:
attitudini, entusiasmo, passione
- Miglioramento continuo CONDOTTA (comportamento) che
scaturisce dalla passione
- Natura come base di partenza Risorse presenti (fattori naturali)
- Spagna come luogo di origine Cultura locale dell’imprenditore
- Viene fondata un’impresa GENESI

15
Nazzaro L., Ugolini M., La didattica dell’economia e gestione delle imprese: strumenti metodologici ed applicativi,
SSIS Veneto, Venezia, 2005

15
- Faceva i dolci IL PRODOTTO
- Passione RISORSE delle persone
- Famosi (successo) RISULTATI, PERFORMANCE
- Invenzione RISORSE (creatività)
- Gomma da masticare INNOVAZIONE di prodotto
- Più successo, più passione RISULTATI (risorse creano altre risorse)
- Volevano condividere tendenza alla crescita dimensionale tramite il
commercio con l’estero (STRATEGIA)
- Avventura RISCHIO
- Non riuscivano a leggere ADATTAMENTO AL CONTESTO
LOCALE (difficoltà)
- Fare dolci assieme PARTNERSHIP, COLLABORAZIONE
- Sempre più gente coinvolta CRESCITA DIMENSIONALE
- Cose sempre più difficili COMPLESSITA’ ORGANIZZATIVA
- Meeting STRUMENTI ORGANIZZATIVI
- Lavorare in squadra
- Mondo grande e mutevole COMPLESSITA’ AMBIENTALE
- Discussione, ricerca
- Visione semplice VISIONE E MISSIONE
- Joy-co ! ESPLICITAZIONE VISIONE
- Gioia per noi, per i nostri amici, per i STAKEHOLDER
consumatori
- Perchè la nostra visione si avveri VALORI: lavoro in squadra, innovazione di
prodotto, ricerca di opportunità nuove

Il motivo per cui viene presentato questo caso è quello di affrontare in modo semplice le
determinanti della nascita e sviluppo dell’impresa16. Si può avviare un discorso del tipo:
Perché nasce un’impresa?
C’è qualcuno che offre qualcosa di utile, quindi c’è un imprenditore (o più soci) che decide di
rischiare in proprio e che sa cogliere opportunità, affrontare avversità, confrontarsi con la
complessità dell’ambiente esterno, lavorare con altri riuscendo a condividere il proprio sogno, la
propria idea imprenditoriale.
La seconda determinante della nascita e delle sviluppo d’impresa è l’ambiente, in questo caso la
natura che offre le materie prime, le persone a cui piacciono i dolci, il clima (troppo caldo in
Messico, per esempio)…
La tabella raccoglie molti termini tecnici, alcuni dei quali possono andare ad integrare il
glossario a cura degli alunni.

2.4 Produzione di un testo narrativo

16
I fattori determinanti dell’avvio di una iniziativa imprenditoriale sono l’imprenditore e l’ambiente. Di ambiente si
parla anche nei libri di testo, mentre è quasi sempre trascurata l’analisi della figura dell’imprenditore, perdendo a mio
avviso l’opportunità di rendere più “umana” l’impresa.
16
Questa ultima parte del percorso illustrato è stata realizzata, nell’esperienza qui descritta, a
cavallo del periodo delle vacanze di Natale.
Si intende stimolare e successivamente verificare la capacità degli alunni di recuperare e
rielaborare le conoscenze apprese e di servirsi delle fonti date (nel nostro caso, il film, l’articolo di
giornale, la storia d’impresa). Si è scelto l’uso del testo narrativo, in coerenza con il programma di
italiano, che in prima superiore mira all’apprendimento di questa forma testuale.
Dal punto di vista economico-aziendale, si ritiene che a questo punto gli alunni abbiano i
prerequisiti necessari per affrontare il compito assegnato, avendo avuto gli input necessari sia per
riflettere sulla realtà d’impresa e sulla figura dell’imprenditore, che per apprendere i concetti base
teorici della disciplina, di cui nella produzione dell’elaborato che segue verrà loro richiesto
l’utilizzo.

Presentazione della traccia del testo narrativo

La consegna viene in un primo momento illustrata dalla docente di economia aziendale, che
chiarisce le attese. I ragazzi inventeranno la loro storia d’impresa sulla base della traccia che si
riporta di seguito, tenendo presente che:
- i termini devono essere usati in modo appropriato;
- le scelte devono essere verosimili.

TRACCIA DEL TESTO NARRATIVO DA PRODURRE DURANTE LE VACANZE DI


NATALE ‘05

Economia aziendale - italiano

Sulla base degli elementi tratti dal film “Baby boom”, dall’articolo di F.Alberoni “Lo straordinario
potere della gentilezza” e dal racconto della Joy-co, scrivete una storia creata da voi che abbia
come destinatari vostri coetanei, ma con registro linguistico formale.
La storia parlerà di come siete oggi e come potreste essere in futuro se diventaste imprenditori.
Scegliete un’idea imprenditoriale ed immaginate di svilupparla costituendo e gestendo una vostra
impresa.

Questa struttura semplice vi può aiutare a costruire la storia:


1. Chi (descrivere il/i personaggio/i)
2. Dove ci troviamo
3. Qual è l’idea per la vostra impresa (Che cosa voglio produrre, offrire, vendere…)
4. Quali sono le difficoltà/i problemi
5. Chi/che cosa si deve affrontare
6. Quali vostri pregi vi potranno aiutare e che cosa dovreste migliorare di voi stessi per
raggiungere un risultato positivo
7. Che cosa succede (aiuti/ostacoli)
8. Risultato (conclusione e futuro)

Ricordate di dare un titolo alla vostra storia!

Visto il tipo di materiale non convenzionale con cui si lavora in questo caso si è lasciata ampia
libertà ai ragazzi di produrre il testo in modo completamente individuale o in piccoli gruppi, di
due - tre persone.
17
Correzione del testo da parte dei docenti di lettere e di economia aziendale

La scelta di dare una valutazione sommativa ad un lavoro assegnato per casa, realizzabile da soli
o in piccoli gruppi, può sembrare azzardata, se non addirittura fuori luogo. Nello specifico, le due
colleghe di lettere ed io abbiamo ritenuto opportuno provare ad assegnare una forma di incentivo
tangibile come il voto per stimolare alla buona produzione testuale, eventualmente prodotta con
l’aiuto dei genitori o di altri. Avremmo poi deciso in un secondo momento il peso da attribuire
alla valutazione, che comunque sarebbe stata sicuramente resa ufficiale e registrata. Inoltre,
abbiamo ritenuto che potesse essere utile dimostrare coordinamento e condivisione di intenti tra
docenti, per stimolare un atteggiamento un po’ più responsabile da parte degli studenti più giovani
nello svolgere il lavoro assegnato.
A posteriori, possiamo affermare con una certa sicurezza che – purtroppo? – l’aiuto di qualche
adulto di riferimento non c’è stato praticamente in nessun caso o, se c’è stato, non ha pesato in
positivo sulla valutazione. Le storie raccolte sono risultate semplici, in alcuni casi fantasiose, e
comunque sempre rappresentative dell’ingenuità e spesso della povertà linguistica dei
quattordicenni.
Il dubbio che rimane è sul lavoro di gruppo. Come sempre accade, hanno spesso lavorato di più i
più bravi.
La considerazione attuale è che - mentre è stato opportuno e stimolante il breve tempo che in
una delle due classi l’insegnante di lettere ha destinato ad un brainstorming iniziale in piccoli
gruppi, per permettere ai discenti di confrontarsi sulla comprensione del testo e sull’impostazione
da dare all’elaborato – la consegna per le vacanze di Natale deve essere per la produzione di un
lavoro individuale.
Di seguito si presenta la griglia prodotta , inserita poi nei singoli testi alla loro restituzione ai
ragazzi dopo la correzione.

Griglia di valutazione del testo narrativo assegnato per le vacanze di Natale 2005
ECONOMIA AZIENDALE – ITALIANO

Classe 1^__

Nome e cognome_______________________

Struttura della storia coerente rispetto alle 5


indicazioni fornite nella traccia
Utilizzo degli elementi tratti dai materiali 3
indicati
Uso di linguaggio tecnico appropriato 2
Ortografia e punteggiatura 2
Lessico (non specialistico) e morfosintassi 3
Totale punti 15

Come si può notare, nella formulazione del voto il peso dell’economia aziendale è stato il
doppio di quello dell’italiano: si è ritenuto infatti che fosse più impegnativa in questo caso la
produzione tecnica specifica dell’ambito economico-aziendale rispetto a quella linguistica.

3. Conclusioni

18
Il progetto esposto è piuttosto articolato, componendosi di quattro fasi principali: la visione del
film, la lettura ed analisi dell’articolo di giornale, la metafora della storia d’impresa e, in
conclusione, la produzione di un testo narrativo. Mentre le prime tre parti sono svolte con la
conduzione degli insegnanti (economia aziendale e, con minore presenza, italiano), la quarta
parte, conclusiva del percorso, è prodotta dagli alunni, a sancire una presa d’atto delle nuove
conoscenze assunte dai discenti in ambito aziendale i quali hanno potuto verificare direttamente
la propria capacità di rielaborazione dei concetti appresi. Immaginare se stessi quali protagonisti
di una storia d’impresa, ipotizzare di affrontare minacce ed opportunità dell’ambiente, riflettere
sui punti di forza e di debolezza della propria impresa, dovrebbe agevolare un approccio pro-
attivo allo studio della disciplina.
Il progetto così articolato comporta da parte dell’insegnante un impegno diverso dal solito in
fase di preparazione e comprensione profonda dell’obiettivo formativo, per non rischiare che il
percorso sia percepito solo come un’opportunità di svago in un contesto scolastico normalmente
più pesante.
L’insegnante deve costantemente ricordare agli alunni il collegamento tra le diverse tappe del
progetto e la disciplina con i suoi contenuti teorici e tecnici. Risulta poi necessario durante lo
svolgimento del programma richiamare di volta in volta il contenuto del film, il significato
dell’articolo o la storia della Joy-co, per rinforzare l’aggancio alla realtà dei concetti nuovi che via
via vengono affrontati.
Si può supporre che un percorso didattico come questo, sviluppato in più fasi, sia utile
soprattutto nella fase iniziale di approccio alla disciplina. Con queste basi, potrebbe negli anni
successivi essere sufficiente proporre anche saltuariamente lo studio di qualche caso aziendale,
perché negli alunni dovrebbe già essersi creata una forma mentis tale da agevolare il
collegamento diretto tra teoria economico-aziendale e realtà d’impresa. Il progetto presentato è
stato studiato per non sottrarre tempo allo svolgimento della materia, ma per affrontare gli
argomenti disciplinari con approccio diverso, tenendo in considerazione il fatto che il tempo in
classe è sempre molto limitato rispetto alla vastità dei programmi e nel quotidiano non c’è spazio
per divagazioni, seppure utili.

BIBLIOGRAFIA

ALBERONI F., “Lo straordinario potere della gentilezza”, Il Corriere della Sera, RCS Quotidiani
SpA, 03 ottobre 2005
ALLAN J., FAIRTLOUGH G., HEINZEN B., Raccontare in azienda: storie e saghe nelle
organizzazioni, Etas, Milano, 2002
Associazione imprenditore dell’anno, a cura di, Imprenditori eccellenti, Il Sole 24 Ore, Milano,
2003
BACCARANI C.– BRUNETTI F., Dalla penombra alla luce, Un saggio sul cinema per lo sviluppo
manageriale, Giappichelli, Torino, 2003
BACCARANI C., a cura di, Saggi sulla qualità nell’economia d’impresa, Cedam, Padova, 1995
GANDOLFO A., SBRANA R., Lo studio dei casi di marketing: metodologia e applicazioni,
Giappichelli Editore, Torino, 1999
GETZ I., ROBINSON A.G., Le vostre idee cambieranno tutto!, Il Sole 24 Ore, Milano, 2005
SMILOR R., Audaci visionari, Guerini e associati, Milano, 2002
VICARI S., L’impresa vivente, Etaslibri, Milano, 1991

19
Francesco Totolo

Conoscere il mondo del lavoro


L’economia aziendale e l’orientamento post diploma

ABSTRACT

Beginning from the study of the management and business administration, this work presents a
vocational guide for students who, after the secondary school, have two possibilities: to go on
studying or to start working.
The purpose of the project is both to improve the knowledge of the labour world and to allow
students to reflect about themselves: What are their interests? What are their aspirations and
dreams? What can they do? What are their skills? Only if they answer these questions they will be
able to look at the future with optimism. In this way the management and business administration is
a good instrument for orientation.

1. Presentazione del progetto

1.1 Contenuti, finalità e destinatari

Partendo dall’analisi e dallo svolgimento del modulo relativo alla gestione delle risorse umane,
contenuto nella programmazione annuale dell’Economia Aziendale per le classi quarte degli istituti
tecnici commerciali, si cerca di elaborare un percorso didattico che oltre a fornire le conoscenze
curricolari e disciplinari tipiche della materia, abbia anche carattere orientante ossia dia
l’opportunità di riflettere su “cosa fare” dopo il conseguimento del diploma.
“Orientare”, etimologicamente, vuol dire indicare tra le varie vie percorribili o direzioni, quella
che è più conveniente per raggiungere una determinata meta.
In ambito scolastico, per un alunno quasi al termine degli studi e che deve prendere una
decisione importante sul suo futuro - ovvero se proseguire negli studi o entrare direttamente nel
mondo del lavoro - orientare non vuole dire solo indicargli un cammino per una meta, ma aiutarlo a
scegliere dandogli i mezzi per farlo, fornendogli cioè una serie di dati, informazioni, notizie sulle
quali possa riflettere e formarsi un’opinione specifica e personale circa le opzioni che gli si
presentano innanzi, in modo che, alla fine, qualunque sia la sua decisione, sia stata attentamente
ponderata e valutata.
L’economia aziendale, per questo compito, può risultare utile. Trattando infatti di imprenditori,
società, mercato, essa fornisce validi appigli per parlare di scelte professionali, di percorsi e progetti
di vita, per delineare una panoramica se non propria esaustiva, per lo meno sufficiente, delle
necessità ed esigenze espresse dalla comunità in campo economico e produttivo e quindi di
conseguenza anche in ambito lavorativo e formativo.
Alla luce di quanto detto le finalità del progetto risultano essere le seguenti:
- informare sugli sbocchi professionali relativi all’indirizzo di studio frequentato;
- proporre un quadro dettagliato delle caratteristiche del mercato del lavoro italiano in rapporto
all’attuale situazione politico-normativo-sociale;
- promuovere l’acquisizione di capacità e competenze utili per accedere più agevolmente al
lavoro;
- fornire conoscenze in merito all’attuale cultura del lavoro e alla necessità di una buona
preparazione scolastica di base.

20
Accanto a questi obiettivi che hanno carattere soprattutto informativo ce ne sono degli altri che
sono di tipo educativo e che possono essere così sintetizzati:
- aiutare gli studenti a scoprire e a costruire una propria identità, in riferimento a se stessi, ai
propri interessi e valori ma anche in funzione di una più chiara consapevolezza delle proprie
possibili funzioni nella società;
- stimolare un’opera di riflessione critica nei confronti degli stereotipi che possono influenzare
le scelte formative e lavorative;
- aiutare gli alunni a dar forma ai propri progetti di vita, alle proprie ambizioni, alle proprie
speranze;
- favorire, nei discenti, le capacità di lettura delle possibilità ed occasioni formative e lavorative
in relazione alle proprie esigenze e caratteristiche;
- sostenere il processo globale di maturazione personale e professionale dei giovani tenendo
conto, con realismo, della consistenza delle scelte e dei progetti, delle motivazioni, delle
competenze, dei tratti della personalità di ciascuno.

Per quanto riguarda la collocazione temporale del lavoro nella programmazione curricolare si
ritiene che esso possa essere svolto a partire dalla metà del mese di novembre e per tutto dicembre e
comunque subito dopo aver concluso la spiegazione delle immobilizzazioni materiali ed
immateriali.

1.2 Obiettivi disciplinari

Parallelamente alle finalità di tipo orientativo/formativo con lo svolgimento del presente modulo
si perseguono i seguenti obiettivi disciplinari sia di conoscenze che di competenze:
- sapere la differenza tra lavoro autonomo e subordinato e relativamente a quest’ultimo le
diverse tipologie contrattuali;
- conoscere le fasi della pianificazione delle risorse umane con riguardo soprattutto ai momenti
della determinazione dei bisogni occupazionali, della ricerca sul mercato dei candidati, della
loro selezione e assunzione;
- conoscere il concetto di politiche aziendali con riferimento al personale, e sapere individuare
le ragioni per cui sono attuate e i risultati che esse producono;
- sapere leggere ed analizzare in modo critico la stampa economica.

1.3 Il piano di lavoro

L’intero percorso richiede circa 15 ore di lavoro d’aula per essere svolto ed è così articolato:

LEZIONE ORE TEMI ORIENTAMENTO METODOLOGIE


DISCIPLINARI DIDATTICHE
Introduzione 1 Il fattore lavoro in Nell’impresa ci sono più Brainstroming
azienda soggetti con diversi
interessi e bisogni
PARTE
Il mercato del 2 Tipologie di lavoro e Conoscenza della realtà Lezione partecipata con
PRIMA:
lavoro in Italia diverse forme lavorativa italiana e delle proiezione di slides in
“Orientarsi
contrattuali prospettive occupazionali power point.
con la
I fabbisogni 2 Pianificazione dei Conoscenza della realtà Lezione partecipata con
statistica”
occupazionali fabbisogni di lavorativa veronese. proiezione di slides in
a Verona personale e canali di Quale situazione mi power point.
ricerca sul mercato aspetta?
PARTE Lavoro e 2 La selezione del Che doti e qualità sono Lavoro di gruppo su
SECONDA: studio personale richieste per essere bravi articolo di giornale.
“Conoscersi studenti o lavoratori?

21
Competenze, 2 La selezione del Approfondimento sui Lavoro individuale e
per interessi e personale propri interessi, riflessione collettiva.
scegliere” valori. attitudini, abilità,
competenze e valori
Le politiche 2 L’assunzione e le Lezione frontale e
del personale politiche del partecipata.
PARTE personale.
TERZA: Il caso della 2 Le politiche del L’importanza della Lettura ed analisi in comune
”Politiche Metro Cash & personale. formazione e di un articolo di giornale.
aziendali e carry dell’aggiornamento
formazione continuo.
continua” Come 1 Le politiche del L’importanza della Lezione partecipata con
differenziarsi personale. specializzazione proiezione di slides in
dagli altri? professionale. power point.
PARTE Un lavoro per 0,5 Cosa voglio fare da Lavoro di riflessione e
QUARTA:” casa grande? Come posso ricerca personale.
Un percorso realizzarlo
che prosegue

2. Svolgimento del progetto

2.1. Orientarsi con la statistica

Il percorso

Solitamente, nei libri di testo, il modulo relativo alla gestione del personale, dopo un breve
preambolo in cui descrive il fattore lavoro in termini di risorsa fondamentale e strategica per
l’impresa, introduce la distinzione tra i diversi rapporti e forme di lavoro, ed indica le numerose
figure che, a vario titolo, operano all’interno dell’azienda (dirigenti, quadri, impiegati, operai
ecc…).
Nel presente elaborato, questi argomenti vengono sì trattati, ma con un approfondimento di
carattere statistico–quantitativo al fine di consentire agli studenti di farsi un’idea del mondo del
lavoro che li attenderà in futuro. In altri termini, servendosi di grafici e tabelle, ai discenti vengono
fornite alcune risposte a domande, che spesso a quell’età vengono già mentalmente formulate ossia:
- «Se il prossimo anno decido di non proseguire gli studi che lavoro farò?»; «E' più facile che
io sia assunto in qualche impresa o che inizi un’attività autonoma?»
- «Avrò un posto sicuro o invece cambierò professione di frequente?»
- «Che stipendio percepirò?»; «Sarà adeguato per vivere in modo indipendente ed autonomo
dai genitori?»
- «E se invece volessi proseguire nella mia formazione, la laurea mi serve veramente?»; “E’
utile, ne vale la pena?»; « Che vantaggi mi darebbe rispetto ad un semplice diplomato?»
- «Le lauree sono tutte uguali oppure alcune danno più opportunità di altre?»
Ecco quindi che la statistica diviene un ottimo strumento orientante.

Tempi

Questa prima parte, si articola in tre momenti e dovrebbero richiedere non più di cinque ore di
lezione. Il tempo richiesto che forse, per alcuni, può risultare eccessivo, tiene conto
dell’approfondimento statistico.

Contenuti e metodologie

22
Lezione n. 1: Impresa e lavoro (ore 1)
Questa prima lezione ha carattere introduttivo e si svolge in maniera dialogata e partecipativa.
Giunto in classe, il docente annuncia brevemente che inizia la trattazione di un nuovo argomento
riguardante l’organizzazione e la gestione del personale nell’impresa. Nelle aziende il fattore lavoro
riveste un ruolo speciale sia per il suo contenuto umano sia per la molteplicità degli aspetti sotto i
quali va analizzato e gestito.
Dopo questa veloce premessa l’insegnante, servendosi della lavagna per annotare i vari
interventi, chiede ai discenti che cosa viene loro in mente appena sentono parlare di lavoro.Viene
svolta quindi un’attività di brainstorming, la quale ha come scopo sia quello di verificare le
conoscenze pregresse degli studenti sul tema, sia quello di introdurre il percorso orientativo
programmato sia quello di agganciare la riflessione successiva.
Probabilmente dall’indagine emergeranno termini quali: stipendio, guadagno, azienda, fabbrica,
autonomia, sacrificio, licenziamento, pensione, capo, dirigente, impiegato, operaio, compiti, doveri,
mansioni, colleghi, ecc… L’elenco può essere più o meno lungo a seconda del livello di
partecipazione della classe. Tuttavia ciò che conta, è sottolineare che quando si parla di lavoro
entrano in gioco soggetti che hanno interessi, esigenze, bisogni, aspirazioni, finalità, diverse gli uni
dagli altri e spesso in contrapposizione e che possono essere ricondotti a quanto emerso dalla
riflessione in comune.
Infatti da una parte ci sono i lavoratori che puntano ad aver una buona remunerazione, un
ambiente di lavoro comodo, accogliente, sano, che desiderano ottenere gratificazioni, e
riconoscimenti e che mirano a conciliare nel modo migliore obblighi professionali con impegni
familiari e personali, dall’altra ci sono le imprese che cercano di contenere i costi pur richiedendo
efficienza, puntualità, dedizione, sacrifici. Nel gioco intervengono poi i sindacati, le associazioni di
categorie, lo stato, la società ecc...
L’importante è comunque trasmettere agli studenti che, quando si parla di gestione del personale,
entrano in campo una serie di elementi, che esulano dall’aspetto più strettamente legislativo,
amministrativo, e contabile ma che afferiscono anche ai valori, ai sentimenti, alle sensibilità, ai
diritti della persona in quanto tale. In altre parole non si parla più di dovere organizzare e gestire
macchine, impianti, merci, prodotti, come è avvenuto per la trattazione degli argomenti precedenti,
ma bensì si avrà a che fare con persone ed individui, ciascuno dotato di un proprio carattere e
personalità.
Dunque nella gestione del personale l’imprenditore non potrà affidarsi solo a modelli, a tecniche
e a regole vere sempre e ovunque, ma dovrà tener conto anche del suo intuito e della situazione
contingente.
La lezione si conclude con un rapido riepilogo del ragionamento svolto.

Lezione n. 2: il mercato del lavoro in Italia (ore 2)


Questa seconda lezione viene svolta essenzialmente in maniera frontale in quanto l’obiettivo è
trasmettere un insieme di conoscenze ed informazioni sul mercato del lavoro italiano in modo da
fornire ai ragazzi una panoramica complessiva di ciò che li attenderà al termine degli studi. Non è
escluso però, che ci possano essere interventi da parte degli studenti e che si instaurino discussioni e
dibattiti che coinvolgono l’intera classe, anzi il docente dovrebbe incoraggiare questi momenti per
rendere l’atmosfera meno pesante e noiosa.
Si parte dalla situazione a livello nazionale per poi restringere il campo e concentrarsi sulle
caratteristiche occupazionali del nostro territorio.
Il percorso viene attuato tramite la proiezione di diapositive in power point riportanti dati e
statistiche di varia natura tratte da enti come l’Istat o l’associazione delle Camere di Commercio.
Poiché ciò implica l’uso del computer è possibile agire in aula oppure trasferirsi in laboratorio di
informatica.

23
Comunque il punto di partenza della spiegazione è rappresentato dalle definizioni di lavoro
autonomo e subordinato e dalle diverse tipologie contrattuali previste dall’ordinamento giuridico
così come sono fornite dal libro di testo.
Verrà quindi chiarito che cosa si intende per lavoro a termine o a tempo indeterminato, ad orario
pieno o part–time, che cosa comporta e a chi è rivolto l’apprendistato o il contratto di inserimento,
che cosa significa flessibilità e precarietà, quali sono i nuovi istituti giuridici introdotti dalla legge
Biagi come il job on call o il job sharing.
Queste costituiscono le conoscenze di base per capire i temi trattati successivamente e quindi
devono essere chiare e ben comprese da tutti. E’ consigliabile che il docente ripeta più volte i
concetti, che domandi alla classe se è tutto chiaro e che eventualmente dia consigli su come
prendere appunti per facilitare in seguito lo studio.
Accertatosi di questo, l’insegnante può procedere con la proiezione dei grafici e delle tabelle che
danno un’idea della dimensione quantitativa degli argomenti trattati.
Verranno così forniti dati sul numero di occupati per tipologia di condizione se autonomi oppure
dipendenti, per sesso, per età, per contratto, per titolo e grado di studi, per livello retributivo, per
settore economico ecc…
Esempi di diapositive che possono essere fatte vedere e che possono essere commentate sono
riportate di seguito, l’importante è che non siano né troppo dettagliate e complesse, in quanto
risulterebbero pesanti e comunque non necessarie allo scopo (non si tratta di una lezione di
statistica) ma neppure troppo banali per evitare di fornire una rappresentazione troppo semplicistica
della realtà.
Sono preferibili i grafici sia per l’immediatezza dell’informazione sia per la presenza di colori
che possono destare l’interesse e la curiosità dei ragazzi.

Graf. n. 1 Graf. n. 2
Fonte: Istat Fonte: Istat

Anno 2005: Ripartizione tipologie di Pe rce ntuale di diplom ati di scuola


lavoro pe r s es so s econdaria s upe riore e di laureati ne l
2001 che hanno un lavoro continuativo
2000
a 3 anni di dis tanza
1785
1800
70
1600
62,2
60 56,4
1400 51,7

1200
50
999 1027 38,3
1000 40 34,7
31,4
800 30
600 20
368
400
10
200
0
0 Maschi Femmine Totale
Tempo determinato Part-time

Maschi Femmine Diplomati Laureati

24
Graf. n. 3
Fonte: Istat

Re ddito m e ns ile netto in e uro di


laure ati e di diplom ati di s cuola
s upe riore per pos izione ne lla
profes sione

1600
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
A ut o no mi D ip end ent i C o .co .co T o t ale

Laureat i D ip lo mat i

Cosa ci dicono queste statistiche e in che senso possono svolgere una funzione orientante per
degli adolescenti.
Innanzitutto informano che negli ultimi anni i senza lavoro sono costantemente diminuiti anche
se esistono ancora forti differenze tra nord e sud e tra uomini e donne. Quest’ultimo è un problema
grave, sul quale si possono spendere alcune parole in più chiedendo ai ragazzi di provare a spiegare
le ragioni di questa discriminazione. Le domande stimolo al riguardo possono essere:
- «Come mai i tassi di occupazione femminile sono inferiori a quelli maschili? »
- «Cosa spinge le imprese a preferire i ragazzi alle ragazze? »; «Sono motivi di natura sociale
o anche e soprattutto economica? »
- «Perché le donne ricoprono i posti peggio retribuiti e con meno garanzie?»
Una tale riflessione oltre a rendere consapevoli le alunne delle maggiori difficoltà che esse
incontreranno in futuro se vorranno affermarsi professionalmente rispetto ai loro colleghi uomini,
può costituire un momento di un percorso più ampio a carattere interdisciplinare e concordato in
precedenza a livello di consiglio di classe, il cui scopo è quello di analizzare l’evoluzione della
condizione della donna nella società e la sua progressiva emancipazione. Quest’ultimo argomento,
se viene debitamente approfondito anche e soprattutto con l’aiuto di altri docenti, ha in sé un alto
valore educativo ed orientante, in quanto stimola i ragazzi a pensare se si sentono più portati per una
vita dedita all’impegno professionale oppure alle cure della famiglia e dei figli.
Oltre a ciò l’analisi delle diapositive dovrebbe servire per mettere in risalto il fatto che
solitamente i giovani godono di minori privilegi degli adulti e che spesso il loro primo impiego si
dimostra provvisorio, sia perché la tendenza delle imprese è quella di garantirsi dei periodi di prova
per testare i neoassunti, sia perché i giovani sono propensi al cambiamento e a variare ambiti e
contesti prima di individuare la scelta definitiva. Ma ancora, nella spiegazione dei grafici e delle
tabelle il docente dovrebbe sottolineare come a titolo di studio più elevato corrisponde una
maggiore probabilità di trovare un mestiere; in altre parole i laureati sono più avvantaggiati dei
diplomati nell’ottenere un posto fisso (vedi grafico n. 2). I benefici derivanti dal proseguire il
percorso formativo si traducono anche in retribuzioni più elevate (vedi grafico n. 3) e in una
maggior probabilità di svolgere un lavoro più aderente alle proprie attitudini ed interessi. Si
dovrebbe aggiungere che non tutti i percorsi di laurea hanno pari valore nel trovare un’occupazione,
i migliori in tal senso sono quelli dell’area ingegneristica, mentre i peggiori sono quelli rientranti
nel gruppo letterario–politico–sociale.
Queste sono tutte informazioni che possono aiutare fin da subito i ragazzi a pensare al loro futuro
in maniera più oggettiva e razionale. Nell’impostare e programmare la lezione il docente non deve

25
prevedere un monologo, quanto di più stancante e noioso possa esserci per i ragazzi, ma deve
lasciar spazio ai loro interventi e alle loro domande. Deve cercare di coinvolgerli nelle
considerazioni, deve spingerli ad esprimere le loro idee ed opinioni. Questo può essere realizzato
ponendo una serie di domande del tipo:
- «Cosa ne pensate dei dati?»; «Corrispondono alle vostre idee e conoscenze in merito?»
- «Quali sono rispettivamente i vantaggi e gli svantaggi di intraprendere subito un lavoro
piuttosto che di iscriversi all’Università dopo la scuola dell’obbligo?»
La lezione dovrebbe concludersi con un riepilogo del percorso fatto e assegnando la lettura, per
casa dell’articolo:”Eraclito non lavora nel call center” tratto dal Sole 24 ore del febbraio 2007.
L’articolo spiega in modo ironico come affrontare la precarietà senza subirla. Il compito
assegnato ai ragazzi è quello di individuare sul brano tutti i consigli che l’autore suggerisce per
convivere con l’incertezza della vita moderna e di scrivere una breve riflessione personale da cui
risalti il loro pensiero al riguardo. Poiché l’articolo non è di facile comprensione per il riferimento a
persone (vedi lo stesso Eraclito) e ad istituti (leggi la citazione delle marchette per il versamento
dei contributi pensionistici) che non fanno parte né del bagaglio culturale né dell’esperienza
comune degli alunni, l’insegnante dovrebbe suggerire agli stessi di sottolineare i passi o le parole
che non capiscono, in modo da ottenere chiarimenti a riguardo nella lezione successiva.

Lezione n. 3: i fabbisogni professionali in provincia di Verona (ore 2)


Dopo aver presentato la situazione occupazionale a livello nazionale, l’analisi statistica prosegue
restringendo il campo d’azione al territorio veronese. In questa fase l’obiettivo principale è quello di
mettere in risalto le figure professionali più richieste in provincia e di indicare i settori più dinamici
nella domanda di nuovi addetti. Anche questa volta il punto di partenza su cui impostare l’intero
discorso è un argomento presente nel libro di testo e contenuto nel modulo della gestione delle
risorse umane, ossia la pianificazione da parte dell’azienda del fabbisogno di personale e il
successivo momento della sua ricerca sul mercato.
Vediamo ora in concreto come si svolge la lezione.
Entrato in aula, il docente chiede a due o tre studenti, scelti a caso, di leggere ad alta voce ciò che
hanno scritto relativamente all’articolo visto a casa. Il momento può essere condotto in modo
partecipativo coinvolgendo anche il resto della classe, chiedendo ai compagni se sono d’accordo
con quanto esposto dai loro amici, se hanno qualcosa da aggiungere, e commenti da fare.
Contemporaneamente verranno fornite delucidazioni sui passi del brano più difficili ed oscuri
individuati a casa dai discenti. Esauritasi la discussione, che non dovrebbe durare più di venti
minuti, l’insegnate introduce i temi della lezione dicendo che, comunque, le probabilità di trovare
un lavoro, sia a tempo determinato che indeterminato, dipendono sì da vari fattori, ma anche e
soprattutto dalle previsioni di assunzioni delle imprese in un preciso periodo. Ogni azienda infatti
basandosi su tutta una serie di calcoli e considerazioni tra cui le strategie di crescita o di
consolidamento che intende attuare, l’andamento positivo o negativo del settore in cui opera, la
determinazione delle promozioni, delle assunzioni, dei trasferimenti, dei pensionamenti per il
futuro, la presenza o meno di professionalità specifiche, le disponibilità finanziarie ecc… elabora il
proprio fabbisogno di personale. L’insieme dei fabbisogni di personale delle aziende costituisce la
domanda di lavoro sul mercato. Più essa è elevata, maggiori sono le chances, per le persone, di
trovare un’occupazione. Definito le necessità d’organico, l’impresa inizia la ricerca tramite diversi
canali tra cui i più utilizzati sono le banche dati, la conoscenza diretta, le segnalazioni di fornitori e
clienti, i quotidiani e la stampa specializzata, le società di lavoro interinale, i centri per l’impiego,
internet ecc… Per rendere la spiegazione meno astratta e più concreta possibile il docente affianca
all’esposizione orale la visione diretta di alcuni strumenti usati per il reclutamento e direttamente
portati a scuola: pagine di quotidiani con le inserzioni di lavoro, riviste specializzate, curriculum
vitae, biglietti pubblicitari di agenzie private, ecc... Questo è un aspetto importante e da non
trascurare in quanti gli studenti vengono a sapere fin da subito, dove potrebbero rivolgersi per
trovare un lavoro, anche di tipo stagionale. Non bisogna dimenticare poi di indicare, come possibile
26
fonte di reperimento di proposte occupazionali, gli Informagiovani enti presenti pressoché in ogni
comune. Una volta fornite le nozioni teoriche è possibile procedere con l’analisi della situazione
veronese. La metodologia didattica impiegata è quella adottata nelle precedenti lezioni ossia
l’utilizzo di diapositive in power point proiettate su un muro per mezzo del computer. Esempi di
grafici e tabelle (non esaustivi) sono riportati sotto:

Tab. n.1

Anno 2006: Assunzioni in % per classe di età


ed esperienza
Assunzioni in % sul totale
Per età Per es perienza richiesta
fino a 24 14,9 Specifica es perienza 15
25-29 25,1 Esperienza s tes so s ettore 30,2
30-34 14,9 Generica es perienza 14,2
oltre 35 6,9 Nessuna esperienza 40,6
Età non rilevante 38,2
Totale 100 Totale 100
Fonte: Unioncamere sis tema informativo Excels ior

Tab. n. 2

Movimenti occupazionali anno 2006


Verona Entrate Uscite Saldo Variazione%
Indust ria 3.030 2.810 220 0,3%
Cost ruzioni 480 650 -170 -1,2%
Comm ercio 1.890 1.150 740 2,4%
Alt ri servizi 5.970 4.630 1.340 1,9%
Totale 11.370 9.240 2.130 1,0%

Classi dimensionali
1-9 dipendent i 3.520 2.160 1.360 2,6%
10-49 dipen dent i 1.720 1.470 250 0,5%
olt re 50 dipendent i 6.130 5.610 520 0,5%

Regione Venet o 64.900 54.540 10.360 0,9%


It alia 695.770 596.570 99.200 0,9%
Font e: Unio ncam ere sist em a inform at ivo Excelsior

Anche in questo caso cosa possiamo apprendere? Che informazioni possono essere utili per gli
studenti in vista del loro futuro? Innanzitutto che Verona, come tutto il Veneto ed in generale il
Nord–est, è un luogo privilegiato poiché il mercato del lavoro è attivo e dinamico e in continua
espansione (basti vedere il saldo tra ingressi ed uscite). Quindi trovare un mestiere non è un’impresa
ardua come in altre regioni italiane. Essendo una città d’arte e centro di flussi turistici consistenti, a
Verona un settore che crea molta occupazione è quello ristorativo/alberghiero e quindi professioni
come barista, cuoco, cameriere sono molto quotate. Essendo per di più attività stagionali possono
essere adatte anche per studenti sia di scuola superiore che universitari che vogliono arrotondare la
paghetta.

27
Anche la mancanza di esperienza o la giovane età non sono ostacoli particolarmente ardui per
una chiamata lavorativa se è vero che per più della metà delle assunzioni non è richiesta alcuna
conoscenza specifica, al massimo solo generica e che, considerando l’età per circa il 40% dei casi
non è rilevante e che comunque un buon 15% riguarda i giovani di meno di 24 anni. ( vedi tabella n.
2).
Queste in definitiva le considerazioni che possono essere fatte durante la lezione, la quale si
conclude con un veloce riepilogo dei ragionamenti fatti e degli argomenti affrontati.

2.2 Conoscersi per scegliere

Il percorso

Questa seconda fase, rispetto alla prima, è più slegata dal percorso curricolare e dai contenuti
propri dell’economia aziendale anche se riferimenti alle imprese e al loro mondo verranno
comunque proposti ed utilizzati come spunti e basi di partenza su cui articolare le attività proposte.
Il fine ultimo, in questo caso, è di indurre gli studenti a pensare e a riflettere su sé stessi e a
rispondere alle domande del tipo:
- «Quali sono i miei interessi? »; «Cosa mi piace fare nella vita?»
- «Quali sono i valori più importanti che guidano le mie scelte e decisioni?»
- «Cosa so fare? In quali campi ho abilità, talenti, doti che potrei far fruttare?»
Un tentativo quindi di delineare più chiaramente l’identità personale di ciascuno ossia
quell’insieme di attributi, caratteristiche, qualità, modi di leggere ed interpretare la realtà che
rendono la persona unica e differente da tutti gli altri.
Solo infatti conoscendo sé stessi, solo avendo ben presenti le proprie priorità e il proprio sistema
di valori e credenze, è possibile effettuare una scelta valida e ponderata sul proprio futuro.
Per far questo verrà lasciata da parte la lezione frontale o cattedratica, ampliamente usata nella
prima fase, per fare posto a metodologie didattiche attive che consentano ai discenti di diventare i
principali attori del loro apprendimento.

Tempi

Per lo svolgimento delle attività proposte si ritiene di impiegare non più di quattro ore del tempo
scolastico a disposizione. Un impegno maggiore rischierebbe di rallentare troppo l’avanzamento del
programma considerando che nel modulo della gestione delle risorse umane si deve affrontare
anche tutta la parte amministrativo contabile che non viene considerata in questa sede.

Contenuti e metodologie

Lezione n. 4: lavoro e studio richiedono impegno e caratteristiche simili ( ore 2)


Giunto in classe l’insegnante fa velocemente il punto della situazione, ricorda agli studenti che,
nel corso degli ultimi incontri, si sono apprese le diverse forme di lavoro e tipologie contrattuali
previste dal nostro ordinamento, si è approfondita, tramite l’ausilio di dati statistici, la conoscenze
del mercato del lavoro italiano e veronese, e si è studiato come le imprese determinano i propri
fabbisogni occupazionali e come procedono alla ricerca e selezione del personale.
A questo punto dichiara che è importante sapere quali sono le caratteristiche che sono apprezzate
dalle aziende e che consentono all’individuo di fare carriera e di ricoprire ruoli di grande
responsabilità e valore, che danno soddisfazione sia da un punto di vista sociale che economico.
A ciascun alunno viene quindi distribuita una copia dell’articolo intitolato: ”Fare carriera se al
vertice c’è lo straniero” tratto dal Corriere della Sera del febbraio 2007. Si dà inizio così, alla
lettura dello stesso chiamando a turno gli studenti. In questo modo si vuole mantenere elevata
28
l’attenzione con la partecipazione diretta di tutti all’attività. Terminata questa fase il docente
organizza la classe in gruppi di tre persone ed annota alla lavagna, mediante una sorta di contratto
d’aula, come proseguirà la lezione e quali compiti dovranno essere svolti in gruppo. I ragazzi,
assieme, devono riguardare brevemente l’articolo, sottolineare le qualità e doti richieste ai
dipendenti dalle varie società straniere, e redigendo una tabella, per alcune di esse, capire come
possono essere tradotte ed applicate in campo scolastico/universitario. Hanno circa 30 minuti a
disposizione per concludere il lavoro.

Esempio:

Doti e qualità richieste dalle imprese Come si traducono per noi studenti
Efficienza Svolgere i compiti assegnati e studiare in modo
concentrato senza perdere tempo. Essere puntuali
nelle consegne e nel rispetto delle scadenze.
Capacità di pianificazione e lungimiranza Sapersi organizzare nello studio e nelle attività
scolastiche. Impegnarsi quotidianamente anche per
poco, ma bene, piuttosto che non far nulla per giorni
interi e poi trovarsi con una montagna di cose da
sapere e capire.
Attitudine a giocare in squadra e valutare i Collaborare tra compagni, passandosi gli appunti,
rischi comunicando e aggiornando gli assenti sulle attività
da fare, chiedere aiuto ai ragazzi più bravi per una
spiegazione o un chiarimento, capire che l’insuccesso
di uno può rallentare la preparazione di tutti.
……………………………………………… …………………………………………………

Finita questa operazione si chiede a ciascun gruppo di esporre quanto elaborato e si dà inizio ad
una discussione e riflessione collettiva. Si dovrebbe disporre di circa mezz’ora per svolgere questa
fase.
L’importante è che dal confronto emerga che, sia nel mondo del lavoro sia nello studio, per
riuscire bisogna impegnarsi e comportarsi come delle persone responsabili. Ciò significa
individuare le priorità tra una serie di cose da fare, saper organizzare e gestire in modo adeguato il
tempo disponibile, essere pronti, talvolta, al sacrificio e alla rinuncia per il bene proprio ma anche di
quelli con cui si vive e si opera, essere in grado di autovalutarsi per capire i propri punti di forza e i
propri limiti, in modo da mettere a disposizione degli altri i primi e chiedere aiuto per i secondi,
essere umili e discreti per non peccare di protagonismo ma allo stesso tempo non essere troppo
arrendevoli, essere capaci di assumersi le proprie responsabilità e doveri senza drammi e senza
paure.
Il concetto che deve passare è che, finita la scuola e ottenuto il diploma, indipendentemente dalla
strada che seguiranno, essi non verranno più considerati dei ragazzi e quindi soggetti bisognosi di
aiuto, di sostegno e di indicazioni ecc…, ma invece saranno trattati come uomini e come donne che
sanno quello che vogliono e che dispongono dei mezzi e delle abilità per ottenerlo.
A diciassette anni è dunque bene che inizino a pensare in questo senso, considerando anche il
fatto che alcuni di loro, in corso anno o al più tardi in quello successivo, diventeranno maggiorenni
e per lo Stato verranno ritenuti adulti a tutti gli effetti.
La lezione si conclude con l’assegnazione di un’attività per casa il cui scopo è quello di spingere
gli studenti a capire quali doti e abilità ritengono più utili e significative per avere successo nella
vita.
29
Più precisamente essi devono elencare in ordine di importanza le qualità che hanno individuato
durante l’attività di gruppo a scuola e poi, anche sulla base degli esempi visti nelle lezioni
precedenti, mettersi nei panni di un addetto alla gestione delle risorse umane e redigere un annuncio
di lavoro da pubblicare su un quotidiano. Gli elementi che deve contenere sono: denominazione
sociale, figura professionale cercata, contratto offerto e soprattutto caratteristiche e qualità che si
richiedono (ad esempio capacità decisionali, abilità relazionali, talenti creativi etc...). Il tutto non
deve essere più lungo di una facciata di foglio di quaderno.

Lezione n. 5: Competenze, interessi e valori (ore 2)


Questa lezione può essere sostanzialmente divisa in tre parti: nella prima il docente prosegue con
la spiegazione dei contenuti del modulo, nella seconda gli alunni svolgono un’attività individuale di
autovalutazione di sé stessi, e nella terza l’insegnante, assieme alla classe, cerca di chiarire il
significato del lavoro appena fatto in chiave orientativa.
L’incontro inizia come al solito con il controllo delle consegne data a casa, invitando un paio di
studenti ad esporre quanto da loro scritto. Questo momento deve essere sempre previsto altrimenti è
inutile assegnare dei compiti a casa. E’ giusto infatti che gli studenti abbiano un riscontro del loro
impegno e sappiano che tutto quanto viene loro chiesto sarà oggetto di valutazione o per lo meno di
verifica. E’ un espediente per responsabilizzarli e nello stesso tempo per dimostrare che sono
costantemente seguiti.
Conclusasi questa operazione che deve essere abbastanza breve, il docente esordisce dicendo che
la fase successiva a quella della ricerca del personale è la selezione dello stesso. Tale attività viene
svolta secondo modalità diverse da azienda ad azienda tuttavia solitamente essa si articola in due
momenti:
- una preselezione che consiste nell’analisi preliminare delle offerte pervenute e nel confronto
fra i requisiti di cui necessita l’impresa e quelli dichiarati dai candidati nel curriculum;
- la selezione vera e propria che può essere attuata secondo varie tecniche: il colloquio o
intervista che costituisce la modalità più diffusa, le prove professionali pratiche e i test psico-
attitudinali.
Chiariti tali concetti si passa al punto centrale della lezione.
Si è visto nell’incontro precedente cosa le imprese vogliono dai loro dipendenti; ora è tempo di
capire cosa vuoi tu dal lavoro e cosa hai tu da offrire. Cosa ricerchi dalla professione? Quali sono i
tuoi interessi? Quali sono le tue caratteristiche?
Quesiti a cui è necessario dare una risposta.
Per farlo l’insegnante consegna a ciascun studente un foglio in cui viene simulato e riprodotto un
possibile colloquio conoscitivo ai fini dell’assunzione. I ragazzi devono presentarsi, descriversi,
esprimere le proprie preferenze.
Tutto ciò implica uno sforzo da parte loro nel fare un’autoanalisi per cercare di far luce sulla
propria identità, sulla propria persona. Una sorta insomma di viaggio interiore alla scoperta di sé
stessi.
Per tali ragioni il docente deve comunicare e mettere bene in chiaro alla classe che non si tratta
né di una verifica né di un momento valutativo, è solo un’esercitazione e un tentativo, diverso dal
solito, per mostrare come avviene un’intervista di selezione in un’azienda. E’ dunque inutile
copiare, suggerire, agire di comune accordo perché, essendo ciascuno di noi diverso dagli altri, ciò
che viene scritto da un compagno può non essere adatto per noi stessi.
Se qualcosa non è chiaro o ci sono dubbi è sempre possibile chiedere all’insegnante.
E’ importante poi che in aula ci sia silenzio e concentrazione in modo che tutti possano operare
in completa calma e tranquillità.
Per completare il lavoro si dà tempo circa 45 minuti.
Fornite le istruzioni riguardo al clima che deve essere mantenuto e alle modalità con cui si deve
operare, si può dare inizio al lavoro.
Viene riportato ora un esempio di ciò che i ragazzi devono fare.
30
Caso:
Sei stato contattato dalla “Design Costruzioni s.p.a”., una società che progetta e costruisce edifici
per l’edilizia pubblica come musei, ponti, biblioteche, centri convegni ecc... E’ un’azienda in forte
crescita che si sta affermando prepotentemente sul mercato.
Per questo la società sta selezionando una serie di profili professionali che vadano ad incrementare e
potenziare il suo organico nelle varie divisioni in cui essa è articolata. In particolare la Design
Costruzioni cerca giovani di talento e pieni di entusiasmo.
Sei ora in presenza dell’addetto alle risorse umane e il colloquio è appena cominciato.

Fase 1
Dopo le presentazioni ti viene chiesto di descriverti con riguardo soprattutto al tuo modo di essere,
alla tua personalità, al tuo carattere.

Fase 2
L’addetto a questo punto vuole sapere qual è il sistema di valori che guida le tue scelte, che
influenza le tue azioni e i tuoi progetti. In cosa credi? Cosa è importante per te? Cosa metti al primo
posto? Per facilitarti il compito ti viene fornito un insieme di valori che devi ordinare secondo il
criterio dell’importanza che significano per te.
Valori di tipo economico Fare soldi, guadagnare, interesse per il mercato, per gli affari, per il
profitto ecc.
Valori di tipo politico Raggiungere il potere, fare carriera, essere in grado di influenzare le
persone, riuscire a comandare, a essere rispettato, seguito e temuto
ecc…
Valori di tipo sociale Costruire una famiglia, ricercare il contatto con gli altri, aiutare colui
che ha bisogno, comprendere e assistere chi è più debole, avere un
tanti amici, essere impegnato nel sociale, avere l’approvazione delle
persone ecc.
Valori di tipo scientifico e Ricercare sempre la verità e il sapere, avere il gusto
teorico dell’osservazione, andare in fondo al perché delle cose, degli
avvenimenti, dei fatti.
Valori di tipo edonistico Ricercare il piacere e la soddisfazione personale prima di tutto,
perseguire i propri interessi, le proprie passioni, i propri sogni del
momento ecc.
Altri valori Indica quali……………………………………………………………

31
Fase 3
Infine ti viene chiesto di indicare la tua preferenza riguardo al settore dove vorresti essere destinato
a lavorare. La scelta ricade tra i seguenti:
1. Contabilità e amministrazione;
2. Risorse umane/gestione clientela;
3. Ideazione progetti/design;
4. Ricerca e sviluppo;
5. Reparto qualità.
Devi fornire inoltre una breve motivazione mettendo in risalto soprattutto le qualità che possiedi e
che ritieni e che ritieni più adatte per quella specifica divisione aziendale. Esempio: vorrei lavorare
nel settore contabilità ed amministrazione perché sono bravo ad:……………………………………

Data Firma

Non appena gli studenti terminano di compilare il modulo, il docente procede a raccogliere il
materiale (il quale potrà servirgli a casa per capire meglio le attitudini di ciascun ragazzo) e, nel
tempo rimasto, prova a spiegare alla classe l’utilità e soprattutto il significato dell’esercitazione.
Innanzitutto i quesiti a cui hanno dovuto rispondere sono quelli più frequentemente posti dalle
aziende nella fase della scelta del candidato. E’ quindi importante, quando ci si presenta per un
colloquio a fini di un’assunzione, mostrare di saper bene cosa si desidera, cosa si sa fare e su che
punti si è disposti e contrattare. Mostrarsi sicuri, decisi, convinti rappresenta un ottimo biglietto da
visita per proporsi, e sicuramente le imprese apprezzano questi atteggiamenti.
In secondo luogo la riflessione su sé stessi, sui proprio talenti, interessi, attitudini è fondamentale
per capire che cosa si vuole fare “da grandi”. E’ molto rischioso scegliere di proseguire gli studi e di
iscriversi ad una determinata facoltà solo perché “così fa il mio amico” o perché “così esco di casa e
mi trasferisco in un’altra città” o ancora perché “è un corso prestigioso” senza conoscere in
precedenza se si è interessati a quello che si studierà, se si è portati per le discipline che verranno
affrontate ecc. Lo stesso vale per il lavoro; non bisogna essere influenzati da ciò che dicono gli altri,
dagli stereotipi che vengono creati, dai luoghi comuni, dai pregiudizi ecc... La professione che si
svolge è un elemento della vita attraverso cui l’individuo si realizza, esprime la propria personalità,
persegue i propri obiettivi, quindi deve essere scelta con oculatezza e non affidandosi al caso. Se
questo avviene si rischia di lavorare con noia, apatia, odio, irritazione.
Ecco quindi perché prima di fare prendere qualsiasi topo di decisione sul proprio futuro bisogna
fare uno sforzo per conoscersi.
Questi in definitiva le considerazioni che dovrebbero uscire al termine della lezione e che
dovrebbero essere tenute presenti dagli studenti.

2.3 Politiche aziendali e formazione continua

Il percorso

In questa terza fase si conclude la trattazione della parte non contabile del modulo relativo alla
gestione delle risorse umane. Dopo aver affrontato le varie tipologie e contratti di lavoro, dopo aver
visto i canali attraverso cui le aziende procedono alla ricerca del personale, dopo aver capito come
avviene la fase selettiva, il percorso si conclude con l’assunzione del candidato e con le diverse
politiche attuate dall’azienda nei confronti dei dipendenti.
I due ultimi temi sopra accennati vengono sviluppati affiancando all’esposizione del docente
momenti che prevedono una più intensa partecipazione degli studenti i quali saranno chiamati ad

32
intervenire, operare, collaborare per la buona riuscita delle lezioni. Da un punto di vista orientativo
si focalizzerà invece l’attenzione sull’importanza della formazione continua per tutta la vita che si
traduce nella necessità di tenersi sempre aggiornati e a passo con i cambiamenti e le innovazioni di
tipo culturale e tecnologico della società. Questo è tanto più vero quanto più la realtà è dinamica,
mutevole, imprevedibile e complessa; tutti attributi che caratterizzano in misura crescente il mondo
attuale. L’individuo dovrà essere mobile, flessibile, aperto alle novità, pronto a sviluppare nuove
competenze ed abilità, rapido nelle scelte e nel cogliere le opportunità. Alla luce di tutto questo si
capisce che il diploma o il titolo di studio universitario sono solo una base di partenza, un
trampolino di lancio, su cui forgiare il proprio futuro.

Tempi

Per illustrare i temi di questa sezione servono circa cinque ore di lezione di cui una buona parte
vengono utilizzate per sviluppare, da un’angolazione teorica, le politiche del personale e per far
lavorare concretamente gli alunni su di un articolo di giornale, la restante invece per riflettere con
loro sull’ importanza della formazione per tutta la vita.

Contenuti e metodologie

Lezione n. 6: assunzione e politiche del personale (ore 2)


Questo incontro si svolge alternando la spiegazione dell’insegnante con momenti di discussione
collettiva configurandosi quindi come una lezione frontale ma partecipata. Obiettivo principale è
quello di trasmettere una serie di nozioni e conoscenze di tipo teorico per poi realizzare la fase
operativa.
Il docente quindi esordisce accennando al fatto che una volta selezionati i candidati secondo le
procedure viste nelle precedenti lezioni, l’azienda procede alla loro assunzione. Quest’ultima non è
altro che la stipulazione di un contratto tra l’impresa e l’individuo i quali, da questo momento in
avanti, saranno vincolati al rispetto dei diritti, dei doveri, e degli obblighi previsti dalla normativa in
vigore per quello specifico accordo. Non accade però quasi mai che le due parti determinino le
clausole del contratto seduta stante poiché esso, il più delle volte, è già stato definito
precedentemente tramite una negoziazione a livello nazionale tra i sindacati che difendono gli
interessi dei lavoratori e le associazioni di categoria degli industriali che rappresentano e tutelano le
necessità delle imprese. Si parla in questo caso di contratto collettivo che disciplina interi settori
dell’economia (esempio il contratto del commercio, il contratto degli addetti bancari ecc…) e che
talvolta può essere integrato con clausole definite a livello di singola azienda.
Il contratto determina la qualifica del lavoratore (operaio, impiegato, quadro dirigente ecc…), le
sue mansioni e la retribuzione.
Detto questo l’insegnante chiede agli studenti se, a loro avviso, il fattore lavoro è un costo o una
risorsa per l’impresa. La domanda ha lo scopo di far pensare gli alunni alle diverse implicazioni che
possono derivare dall’adozione di un concetto piuttosto che un altro. Infatti se si ritiene valida la
prima accezione l’azienda cercherà in tutti i modi di risparmiare e di economizzare sul lavoro così
come avviene per tutti gli altri costi, se invece si propende per la seconda soluzione l’impresa
cercherà, presumibilmente, di sfruttarlo al massimo incrementando le sue prestazioni, e per farlo
impiegherà notevoli mezzi ed energie.
E’ chiaro che la risposta corretta sta nel mezzo e che il lavoro è sia l’una che l’altra cosa, ma a
tale conclusione i ragazzi devono arrivarci da soli attraverso il ragionamento.
Lasciato passare il tempo necessario per ascoltare l’opinione di tutti, il docente comunica che, in
questa sede si proverà a considerare il lavoro solo come una risorsa.
Il passo successivo è quello di domandare alla classe come può l’azienda incrementare il valore,
l’utilità, l’importanza del fattore lavoro. In altri termini quali sono le leve su cui agire per
migliorare, l’efficienza, l’efficacia, l’affidabilità, l’impegno, dei dipendenti?
33
Anche in questo caso si lascia la possibilità agli alunni di esprimersi liberamente e di effettuare
una sorta di brainstorming.
Raccolte le varie idee e proposte che scaturiscono dalla discussione, l’insegnante prosegue
spiegando che generalmente l’insieme delle decisioni e scelte riguardanti la gestione delle risorse
umane viene indicato sotto il nome di politiche del personale. Esse si concretizzano nella
definizione degli organici, nelle iniziative di formazione ed addestramento dei lavoratori, nella
determinazione delle modalità con cui è possibile far carriera, nell’adozione di una politica
retributiva, nella concessione di servizi e privilegi di varia natura.
Tante quindi, sono le politiche del personale quanti sono gli obiettivi che si perseguono e che
possono essere così sintetizzati:
- miglioramento dei rapporti tra lavoratori e imprenditore/dirigenza;
- incremento della produttività e delle redditività aziendali;
- creazione di un ambiente di lavoro confortevole e sereno;
- trasmissione di know how, competenze e abilità tra le varie generazioni di dipendenti;
- gestione oculata delle risorse finanziarie destinate ai collaboratori d’impresa sulla base delle
reali e specifiche esigenze della stessa.
Chiarito il concetto di politica del personale, il docente dichiara che il termine verrà incontrato
spesso in futuro nello svolgimento del programma in quanto esso è utilizzato anche per definire le
decisioni e le scelte riguardanti elementi ed aspetti afferenti ad altre gestioni aziendali (da cui
politica delle scorte, dei prezzi ecc…); inoltre la parola non deve essere confusa con la nozione di
strategia che sta ad indicare tutt’altro.
La lezione si conclude riepilogando brevemente i temi trattati e il filo del ragionamento seguito,
indicando gli elementi più importanti della spiegazione che devono essere per forza studiati ed
assimilati dagli studenti e fornendo indicazione su dove è possibile trovarli sul libro di testo.

Lezione n. 7: il caso della Metro Cash & Carry e l’importanza della formazione (ore 2)
Giunto in aula l’insegnante annuncia che oggetto della lezione sarà la lettura e l’analisi di un
articolo di giornale, tratto dal quotidiano “Il Sole 24 ore” , riguardante un caso aziendale di politica
di gestione delle risorse umane.
La scelta di questa metodologia didattica deriva dalla considerazione che si ritiene utile abituare i
ragazzi alla lettura dei quotidiani non solo per metterli in contatto con questi strumenti dall’alto
valore culturale ma anche perché essi possono risultare efficaci, in chiave orientativa, per la ricerca
del lavoro o per la scelta del percorso di studi da intraprendere.
Comunque, per ritornare all’aspetto operativo, a ciascuno studente viene consegnata una copia
del brano dopodiché si inizia la lettura ad alta voce. Terminata questa fase, si procede all’analisi del
testo che avviene compilando la griglia sotto riportata.
Nell’inserimento dei dati e delle informazioni l’insegnante funge da guida e da stimolo per i
ragazzi i quali sono invitati a rispondere alle domande individuando nel brano i tratti che
giustificano le loro affermazioni. Contestualmente essi devono procedere ad annotare quanto
emerge dalla discussione di gruppo sulla loro tabella, per poi avere così del materiale su cui poter
studiare e riflettere comodamente a casa.

Esempio di griglia:

Elementi oggetto di analisi Possibili risposte Passi dell’articolo


Di quale impresa si parla? Dove L’impresa è la METRO Cash & Carry, “…il cash & carry tedesco Metro…”,
opera? famosa società di origine tedesca di e “Metro…ha 47 punti vendita sparsi
vendita all’ingrosso di articoli da Bolzano a Catania…”
alimentari e non. Essa opera in tutta
Italia
Dimensioni e performances aziendali La Metro è una grande impresa con “…un giro d’affari di 2200 milioni di
34
oltre 5000 dipendenti ed un fatturato euro e 5mila dipendenti”
di 2200 milioni di euro.
Di cosa parla l’articolo? Di un’attività di formazione a
beneficio di tutti i dipendenti
denominata “Il mondo delle 12 ore”.
E’ la prima esperienza di formazione No. La Metro offre corsi di “Nel 2006 abbiamo fatto 120 mila
attuata dall’impresa? formazione per i suoi dipendenti ore, nel 2005 100 mila, nel 2004 41
ormai da alcuni anni. mila, nel 2003 28 mila”.
Quali sono gli obiettivi di questa Creare un clima di lavoro positivo e “…il clima aziendale, anche grazie
iniziativa? sereno, aumentare gli stimoli e le alla formazione e alla valorizzazione
motivazioni dei dipendenti, far capire dei dipendentiche stiamo facend, è
che il lavoro, per quanto umile e molto buono” e “ Abbiamo voluto
modesto possa essere, può regalare rompere con il passato e portare una
soddisfazioni e rappresentare un visione diversa del rapporto di lavoro,
ambito in cui realizzarsi come visto come continuazione della vita
persona, migliorare i rapporti con la privata.Ci siamo chiesti se il lavoro
clientela, rendere più efficiente la possa trasmettere qualcosa di utile
gestione del magazzino. anche per la propria vita” e “…
creando curiosità e
partecipazione…”, e “…non vi
chiediamo di sorridere ma di contare i
sorrisi dei clienti che sono una
importante ricompensa per il vostro
lavoro”.
Come è stata implementata la politica Il progetto è stato realizzato “…abbiamo iniziato a creare una
in oggetto? internamente e non ricorrendo ad squadra di formatori interni,
alcun soggetto esterno, E’ stato creato individuati tra i capi che hanno la
perciò un team di formatori, dirigenti passione, la voglia ma anche
dell’impresa stessa, i quali poi hanno l’attitudine per fare questa attività…”
svolto la formazione per il resto dei
dipendenti.
Perché la scelta di affidarsi a risorse Per motivi economici ossia per “…è dovuta a due ragioni. Una di tipo
interne? limitare i costi e perché essendo i economico l’altra…avere in aula un
formatori i capi area, hanno una formatore interno che è un capo è
migliore conoscenza delle dinamiche garanzia di conoscenza delle
relazionali e comportamentali che si dinamiche sul posto di lavoro”.
sviluppano nei loro punti vendita.

Quali sono le tematiche affrontate e Gli argomenti trattati spaziano dal “…parlano di temi che fanno parte
come sono svolte? benessere, alla sicurezza, dalle della quotidianità come per esempio
differenze inventariali all’igiene. Tali l’igiene, la sicurezza, ma anche il
argomenti vengono trattati in modo benessere e le differenze
divertente con una serie di giochi e di inventariali…” e “Il tema viene
attività di carattere ludico. affrontato con modalità ludiche dando
al dipendente la possibilità di
comunicare i problemi che incontra e
al capo di capire come risolverli…”
Quali sono i risultati di questa politica Grazie all’iniziativa il numero di “Tra i risultati c’è stato
aziendale del personale? dimissioni e quindi il ricambio di l’abbattimento del turn over…” e “il
lavoratori è diminuito. Il clima in clima aziendale è …molto buono” ecc.
azienda è migliorato e si è data la
possibilità ai lavoratori di trovare
fiducia in se stessi. Inoltre si sono
risolti molti problemi e ai capi è stata
sviluppata una maggior
consapevolezza del concetto di
leadership.

Lo scopo della presente attività è quello di dare concretezza, attraverso un esempio preso dal
mondo reale, alle nozioni teoriche spiegate in precedenza. Tramite l’articolo infatti gli studenti
35
dovrebbero capire e aver chiaro in mente che cosa si intende per politica del personale. In
particolare dalla riflessione in comune dovrebbero emergere i vantaggi che derivano all’impresa,
dal considerare il fattore lavoro una risorsa piuttosto che un costo. Le ricadute positive possono
essere così sintetizzate:
- miglioramento dell’immagine aziendale di fronte ai vari interlocutori del mondo esterno
(opinione pubblica, sindacati, ecc…) in quanto società attenta alla cura della persona, dei suoi
bisogni e delle sue necessità;
- diffusione della fama di impresa in cui si vive e si opera bene e quindi incremento delle
probabilità di trovare, sul mercato, lavoratori seri e motivati;
- riduzione degli svantaggi derivanti dall’elevato ricambio dell’organico che impedisce la
formazione di team affiatati, che impone di sostenere sforzi ed impiegare energie per far
assimilare ai nuovi assunti la cultura e le abitudini aziendali con un notevole dispendio di tempo
e di risorse;
- possibilità di reimpiegare in mansioni più importanti e di responsabilità soggetti con doti e
talenti particolari.
Contestualmente però dovrebbe passare il messaggio che alcune politiche del personale tra cui
quelle riguardanti la formazione sono importanti anche per i dipendenti non solo perché così, essi
beneficiano di più servizi a loro favore, di più attenzioni, di un’atmosfera organizzativa e
relazionale migliore, ma anche e soprattutto perché essi, in questo modo, si mantengono sempre
aggiornati e di conseguenza ricercati sul mercato del lavoro continuando ad affinare le loro abilità e
competenze oppure sviluppandole di nuove. Ciò permette sia di progredire nella carriera
professionale svolta e di godere di un maggior benessere economico, sia di ridurre il rischio di
restare disoccupati, in caso di ristrutturazioni, riconversioni o crisi aziendali, che comportano
licenziamenti, trasferimenti di sede, riduzioni di orario.
In altre parole dovrebbe essere chiaro agli studenti che più conoscenze, più nozioni, più
specializzazioni si hanno a disposizione più si è competitivi nei confronti dei concorrenti, più è
facile adeguarsi ai cambiamenti, ai nuovi contesti, ai nuovi modi di operare e di agire che si
sviluppano nel tempo.
Al termine della lezione ogni alunno dovrebbe avere parecchie argomenti su cui riflettere ed
inoltre dovrebbe disporre della griglia compilata. Utilizzando questa come esempio, l’insegnante
assegna alla classe il compito, per casa, di leggere ed analizzare l’articolo: ” Sfonda in Italia il
bonus delle raccomandazioni” tratto dall’inserto Economia e Carriere del Corriere della Sera del 27
febbraio 2007, breve scritto in cui si descrive un altro esempio di politica di gestione delle risorse
umane.
Gli elaborati degli studenti vengono ritirati dall’insegnante la volta successiva per poi essere
corretti e consegnati più avanti.

Lezione n. 8: come differenziarsi dagli altri? (Ore 1)


L’insegnante riprende il ragionamento iniziato la volta precedente sull’importanza della
formazione, che non deve concludersi con il conseguimento del diploma di scuola superiore e
neppure con la laurea, ma deve proseguire per tutta la vita. Solo in questo modo si evita
“l’invecchiamento precoce” della conoscenza e ci si adegua alle esigenze di una società sempre più
veloce e mutevole.
Il docente inizia con una provocazione che suona all’incirca in questo modo: terminata la scuola
o conseguita la laurea ci saranno come voi, sul mercato del lavoro, migliaia di altri ragazzi che
avranno il diploma di ragioniere o che possiederanno lo stesso titolo di studio universitario. «Come
farete a distinguervi dalla massa?»; «Come potete rendere il vostro profilo formativo unico, in
modo da farvi notare dalle imprese?»
Si cerca di avviare quindi una breve discussione per far capire agli studenti l’importanza della
specializzazione e della differenziazione che può avvenire seguendo un corso di lingua straniera,
diventando pratici e veloci nell’uso del computer, interessandosi e approfondendo un determinato
36
argomento, trasformando un hobby in una competenza specifica o in un elemento che arricchisce il
proprio bagaglio culturale ecc...
Stimolata così la classe, l’insegnante mostra, servendosi della lavagna luminosa e di una serie di
lucidi (dati, informazioni, statistiche relativi a questi temi sono facilmente reperibili in internet su
siti specializzati come almalaurea, jobtel ecc…), come ormai queste pratiche sono sempre più
diffuse tra i giovani i quali sempre più spesso non si accontentano dell’istruzione universitaria ma
proseguono la loro formazione frequentando corsi specialistici, master, tirocini, stages ecc... Ma non
sono solo i laureati a sentire questa esigenza bensì anche i diplomati e le aziende se si considera che
in Italia un quinto dei primi e un quarto delle seconde hanno partecipato o organizzato attività di
tipo formativo.
Ma quali sono i motivi che spingono le aziende ad investire in corsi di aggiornamento? E quali
sono i principali argomenti trattati e gli effetti più evidenti di queste attività?
E’ a queste domande che, durante la spiegazione, ci cerca di dare risposta anche per mostrare che
il mondo imprenditoriale non si accontenta del titolo di studio classico ma richiede un continuo
impegno formativo.
Le ragioni che stanno dietro tali interventi sono molte tra cui, innanzitutto la necessità di tenersi
sempre al passo con i tempi e di rimanere informati sull’evoluzione delle tecnologie e della
legislazione, poi l’importanza dell’addestramento dei giovani neo assunti ed infine lo sviluppo di
nuove abilità e competenze. La gran parte dei temi trattati riguardano attività direttamente collegate
a quanto l’azienda svolge, ma significativi sono anche gli interventi nel campo dell’informatica e
dell’apprendimento di una lingua straniera. I vantaggi che derivano sia alle aziende che ai lavoratori
sono, in generale, lo sviluppo di nuove competenze, ma anche una maggior probabilità di trovare
e/o mantenere l’occupazione e di progredire nella carriera.
Mostrati e opportunamente commentati i lucidi, anche facendo intervenire gli alunni con
domande stimolo del tipo: «Come è possibile interpretare questa figura? »; « Perché secondo voi le
aziende mirano a formare esse stesse il fattore lavoro? »; «Come giudicate la preparazione culturale
e professionale che vi ha dato la scuola?»; «State seguendo in privato dei corsi di formazione di
qualche genere?» ecc…, la lezione può concludersi accennando al fatto che la cultura e
l’aggiornamento dei lavoratori, soprattutto giovani, sono aspetti così importanti che rientrano negli
obiettivi principali della Comunità Europea, la quale per la loro realizzazione stanzia molti fondi e
risorse finanziarie. Infatti disporre di una popolazione culturalmente preparate rappresenta, per tutti
i paesi, l’elemento centrale per progredire in campo economico e sociale e di conseguenza per
ridurre la povertà, incrementare la competitività, combattere fenomeni di discriminazione e di
pregiudizio e quindi in definitiva di preservare la pace tra le diverse nazioni.

2.4 Un percorso che continua

In questa quarta ed ultima fase si traggono le conclusioni di tutto il percorso orientativo svolto:
una sorta di riepilogo o meglio d verifica per capire quanto gli studenti hanno appreso attraverso le
considerazioni e le riflessioni portate durante il corso delle lezioni.

Tempi

Giunti a questo punto non sono previste lezioni. Prima delle vacanze natalizie, dopo aver concluso
la spiegazione di tutto il modulo del personale, compresa la parte amministrativo-contabile il
docente si riserva una mezz’ora per spiegare l’attività che dovrà essere svolta a casa dagli studenti.

Contenuti e metodologie

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Un lavoro per casa
Qualche giorno prima della chiusura delle scuole per le feste natalizie e dopo aver concluso la
spiegazione dell’intero modulo relativo alla gestione delle risorse umane compresa quindi la
trattazione degli aspetti amministrativo–contabili e dopo aver somministrato una verifica sommativa
per controllare e monitorare il livello di apprendimento degli studenti in merito agli argomenti
affrontati nell’ultimo mese, l’insegnante comunica alla classe che per le vacanze dovrà essere svolto
un lavoro personale a conclusione del breve percorso orientativo svolto durante le lezioni.
Il compito consiste nello scrivere una sorta di progetto ragionato relativo a ciò che ciascuno
desidera diventare da un punto di vista professionale o al percorso formativo che intende
intraprendere, finita la scuola e conseguito il diploma.
In altre parole le domande guida a cui bisogna dare risposta sono le seguenti: se potessi scegliere
cosa mi piacerebbe essere in futuro? Perché proprio quella professione e non un’altra? Cosa devo
fare per realizzare la mia idea? Serve una laurea o un percorso di studi analogo oppure è sufficiente
possedere il diploma? E se devo ancora formarmi e proseguire gli studi, quali sono le Istituzioni che
soddisfano la mia domanda? A quale facoltà debbo iscrivermi? Dove si trovano in Italia? Con quali
materie e discipline dovrò cimentarmi?
Obiettivo dell’attività è sia costringere un’altra volta gli studenti a guardarsi dentro per capire
realmente chi sono e cosa vogliono sia iniziare ad abituarli ad effettuare delle ricerche, e ad
orientarsi tra le varie fonti ed istituzioni che forniscono dati ed informazioni utili per prendere
decisioni riguardo al loro futuro.
La lunghezza del lavoro è lasciata libera anche se si consiglia di non redigere più di tre/quattro
cartelle in formato word.
L’insegnante suggerisce di effettuare ricerche su Internet, di visitare i siti delle diverse
Università per capire l’offerta formativa che propongono, di guardare le pagine web di alcune
grandi aziende italiane per capire come sono strutturate, che cosa perseguono, quali figure
impiegano, di informarsi presso alcune agenzie di lavoro interinale oppure presso gli
Informagiovani dei rispettivi paesi. Consiglia di entrare nel sito internet della Camera di
Commercio o dell’Associazione industriali ecc. Insomma da alcune indicazioni di massima su dove
reperire il materiale e su dove effettuare le ricerche utili per lo svolgimento del compito.

La traccia che viene assegnata potrebbe essere simile a questa:

Immagina di aver terminato la scuola e di aver conseguito il sospirato diploma. Hai passato l’estate
a divertirti ma anche a pensare a che cosa farai dopo le vacanze.
E’ settembre e finalmente hai preso una decisione. Può essere che intendi proseguire gli studi e ti sei
scritto all’Università, oppure che hai avviato in proprio e/o con qualche amico un’attività
imprenditoriale, o ancora che hai voluto subito lavorare e venire assunto da un’azienda per
percepire un reddito fisso con cui godere di maggiore indipendenza ed autonomia. Non importa! Sei
così felice della scelta fatta che hai deciso di esprimere la tua gioia ed il tuo entusiasmo sul tuo blog
personale. Hai però pensato di voler essere anche d’aiuto fornendo a chi, sulla rete, è ancora
indeciso e senza alcuna idea, una serie di indicazioni e consigli pratici su come per lo meno riuscire
a concretizzare la tua specifica decisione.
Così, nel post che hai inserito nel tuo diario on line, hai deciso di includere i seguenti punti:
- Una descrizione approfondita di chi sei, del tuo carattere, della tua persona, di ciò che ti piace
fare, dei settori e campi di tuo interesse, delle conoscenze, abilità, competenze che ritieni di
possedere, dei valori che guidano le tue scelte; insomma di tutti quei fattori che giustificano la
tua decisione (ex: sono sempre stato portato per la musica, i suoni e le note, fin da piccolo mi
piaceva suonare qualche strumento musicale ecc i e così ho deciso di iscrivermi al
conservatorio).

38
- Una spiegazione chiara della tua scelta dando un’indicazione di ciò che hai dovuto fare per
realizzarla.

Ad esempio:
A. Se hai proseguito la tua formazione, precisa a quale Università ti sei iscritto e quali altre
eventualmente offrono lo stesso corso di studi, chiarisci in quale città è ubicata, fornisci
informazioni sulle materie che dovrai studiare e sulla durata legale del corso, sulle
specializzazioni che puoi intraprendere ecc.
B. Se invece hai avviato un’attività in proprio o in società con qualche tuo parente, amico,
conoscente descrivi gli adempimenti che hai dovuto assolvere indica gli enti e le
istituzioni con cui hai dovuto colloquiare. Di quest’ultime dì anche dove si trovano nella
tua città (esempio redazione dell’atto costitutivo, iscrizione alla Camera di Commercio)
C. Se infine ora sei dipendente in un’azienda descrivi come sei entrato in contatto con essa,
come ti sei presentato (redigendo il tuo curriculum vitae), indica se sul territorio ci sono
imprese di lavoro interinale oppure sedi, enti, istituzioni che aiutano a mettere in contatto
domanda e offerta di lavoro ecc.

L’importante è che coloro che visiteranno il tuo post trovino in esso una sorta di guida su cui
orientarsi e su cui chiarire le proprie idee.

Il lavoro è oggetto di valutazione. Nel giudizio si tiene conto di come è stato articolato ed
organizzato il discorso, della capacità di analisi interiore e di descrizione e comprensione della
propria personalità, del livello di approfondimento dell’indagine effettuata e di come l’elaborato
viene graficamente presentato.
Poiché però il compito non riguarda strettamente la conoscenza e l’apprendimento di contenuti
disciplinari dell’economia aziendale, si ritiene che la valutazione non vada ad incidere sulla media
dei voti, bensì solo sul giudizio complessivo del ragazzo, per avere un dato relativo alla
partecipazione del ragazzo nelle attività scolastiche, nell’impegno in esse profuso, nel grado di
interesse che esso dimostra ecc…

3. Conclusioni
E’ chiaro che il percorso didattico sopra proposto non esaurisce l’attività di orientamento che
deve essere offerta e garantita a dei ragazzi di quarta superiore, quasi prossimi alla conclusione
della loro esperienza scolastica e ad un tempo di importanti scelte e decisioni che influiranno sulla
loro vita.
E’ però altrettanto indubbio che un insegnante di Economia aziendale ha altre priorità tra cui non
da ultimo il compito di prepararli nella disciplina trasmettendo quei contenuti e quei concetti che
potranno servire in futuro anche in campo lavorativo. Non può e non deve dunque impiegare gran
parte delle sue ore per svolgere attività di orientamento. Queste devono essere garantite dalla
scuola, programmate all’interno del consiglio di classe, gestite dal docente appositamente assegnato
a tale compito, fornite in orario extra scolastico.
A tale scopo risultano utili gli incontri con esperti tra cui psicologi, sociologi, docenti
universitari, esponenti di associazioni di categoria ecc, ma anche visite a convegni come ad esempio
Job Orienta, ad imprese, ad agenzie formative ecc...
C’è da ricordare inoltre che nell’offerta curricolare degli istituti tecnici è spesso prevista
l’esperienza dello stage presso aziende o studi professionali che costituisce un’ottima occasione per
conoscere il mondo del lavoro e per definire meglio i propri interesse e le proprie attitudini.
39
L’attività di orientamento deve quindi proseguire, anche e soprattutto, in classe quinta
eventualmente inserendo ancora, all’interno della disciplina, qualche attività rivolta in tal senso.
Anzi, a dir il vero, in un contesto ambientale e sociale sempre più incerto, privo di sicurezze, in
continuo cambiamento, il compito di abituare i ragazzi a capire sé stessi e ad individuare la strada
migliore per loro e che possa, un giorno, garantire loro soddisfazioni e realizzazione personale,
dovrebbe essere svolto fin dalle prime classe delle superiori, poiché è un processo lento che richiede
tempo.
Alla luce di queste considerazioni il mio lavoro rappresenta solo un punto di partenza, una base,
un appoggio su cui eventualmente costruire e realizzare un progetto più ampio e condiviso.
Quello che però ho provato a dimostrare è che l’Economia Aziendale presenta numerosi spunti
ed agganci per svolgere un’attività orientativa; spunti che non richiedono necessariamente di
stravolgere il programma o di inventarsi di punto in bianco esperti della formazione. E’ possibile
cioè insegnare la materia e contemporaneamente stimolare gli studenti a riflettere sulla propria vita
futura. Nel far questo però, un minimo di organizzazione e preparazione ci deve essere. Per fortuna,
in tema di orientamento, il materiale da consultare, e da cui prendere idee è abbondante, alla portata
di tutti e adatto a qualsiasi livello di analisi ed approfondimento. Internet, anche in questo caso,
costituisce una fonte praticamente inesauribile di notizie, riflessioni, indicazioni, dati ecc, ma
sicuramente non bisogna trascurare la ricca bibliografia a riguardo, prodotta da esperti educatori e
formatori. Per il docente quindi, il momento più delicato non è tanto la fase di ricerca quanto
piuttosto quella in cui è chiamato a lavorare di ingegno, fantasia e creatività per elaborare attività,
che consentano di trasformare i diversi temi e considerazioni oggetto del percorso orientativo, di per
sé molto astratte, in qualcosa di più concreto direttamente spendibile in aula con gli studenti. In altri
termini, come per la spiegazione della propria disciplina, anche in questo caso, per essere efficaci e
per essere sicuri che quanto detto venga assimilato e fatto proprio dai ragazzi, bisogna suscitare
interesse e curiosità, si deve evitare il più possibile la pesantezza e la monotonia ed infine è
necessario far partecipare direttamente gli studenti ai compiti proposti, facendo qualsiasi sforzo per
toglierli da quella condizione di passività in cui, nella nostra scuola, così spesso, vengono relegati;
situazione che rappresenta la principale causa della noia, dell’apatia e della disattenzione che
affliggono le nostre classi. Le numerose attività previste in questo lavoro, così come la scelta dei
dati dei grafici e delle tabelle, puntano proprio in questa direzione, ossia a mantenere alto il livello
di attenzione e a stimolare continuamente gli allievi.
Per concludere, sono fermamente convinto che la buona riuscita di un qualsiasi lavoro è dovuta
anche, ed in buona misura, dal grado di entusiasmo e di partecipazione che l’individuo investe
nell’opera; trasporto, convinzione, passione, che dopotutto, debbono sempre accompagnare
l’insegnante nella sua professione.

Bibliografia

AUTORI VARI “Career Book 2006 Lavoro”, allegato del quotidiano “la Repubblica”, 2006
FONTANA U., PICCOLBONI G. “Scegliere una professione: riflessioni su un’esperienza”, Casa
editrice Mazziana, Verona 1994
GHIGINI P., RIBECCHI C. “L’Economia aziendale per il triennio”, Elemond Scuola, Milano
2005
GUICHARD J., HUTEAU M., “Psicologia dell’orientamento professionale”, Raffaello Cortina
editore, Milano 2003
ISTAT., “Annuario statistico Italiano”, Roma 2006
ISTAT., “ Rapporto annuale”, Roma 2006
MUSSO A., “ Orientare chi, come, perché”, SEI, Torino 1990
PROGETTO VIRGILIO, “ I titoli che valgono un lavoro” a cura di Unioncamere, Roma
UNIONCAMERE – MINISTERO DEL LAVORO., “Rapporto Excelsior 2006”, Roma 2006
40
VIGLIETTI M. “ Orientamento una modalità educativa permanente”, SEI, Torino 1989

Sitografia
www.almalaurea.it;
www.jobtel.it;
www.istat.it;
www.orientamento.it;
www.regione.veneto.it;
www.unioncamere.it;
www.vr.camcom.it;
www.welfare.gov.it;
http://excelsior.unioncamere.net

41
Stefania Mincone

Lo studio di un caso reale


Proposta di un utilizzo didattico della stampa di settore e della visita
aziendale

ABSTRACT
The present work aims to didactically approach a case study of a company located in the
industrial and economical area of the province of Padua. It includes press articles as well as
documents reporting a visit to the company. The main objects of this approach are to empower
pupils’ analytical skills of complex scenarios and to enhance the consolidation of a clear view and
mental representation about companies and business.

1. Presentazione del Progetto

Il presente lavoro si propone di illustrare un’applicazione didattica dello studio di un caso


aziendale della realtà economica e industriale della Provincia di Padova: la Antonio Carraro Spa. La
progettazione si riferisce nello specifico ad una classe quinta di un Istituto Tecnico Commerciale.
Lo studio del caso aziendale sarà attuato in un apposito modulo di approfondimento, mediante
l’analisi di articoli tratti da riviste di settore ed economiche e tramite una visita aziendale, con
contestuale intervista dei responsabili della produzione, delle vendite e del controllo di gestione. La
finalità perseguita è duplice: da un lato, si intende alimentare l’interesse verso la materia mediante
la contestualizzazione delle conoscenze apprese in una realtà aziendale della propria provincia;
dall’altro, si mira a sviluppare lo spirito critico e la capacità di lettura e analisi delle situazioni
complesse, che costituiscono lo scenario lavorativo futuro in cui ci si aspetta che i diplomati
sappiano orientarsi.

1.1 Contenuti, finalità e destinatari

Il modulo di approfondimento si apre con l’analisi di un articolo relativo alla Toyota, secondo
gruppo mondiale del settore automobilistico, come prerequisito per affrontare il caso aziendale, la
Antonio Carraro spa di Campodarsego. Mediante due articoli relativi al settore delle trattrici e
all’Antonio Carraro, sarà possibile inquadrare l’azienda, le peculiarità del settore d’appartenenza, le
problematiche passate, per preparare al meglio la successiva visita aziendale presso la sede della
stessa.
L’utilizzo di articoli tratti dalla stampa economica e di settore sono un valido ausilio didattico
per rendere attuali i contenuti appresi a livello teorico. Inoltre, gli studenti vengono stimolati ad
approfondire gli argomenti disciplinari per confrontarsi con la comprensione di un testo contenente
il lessico specifico dell’economia aziendale. I testi utilizzati, preventivamente scelti in modo
accurato dalla docente affinché siano adeguati al livello degli studenti, vengono interpretati e
ricostruiti mediante alcune domande guida preparate ad hoc dall’insegnante, che fungono sia da
stimolo per l’interpretazione dei fenomeni secondo le categorie gnoseologiche dell’economia
aziendale, che da ausilio e filtro per una corretta comprensione e focalizzazione dei passi più
importanti.

42
Lo studio di caso è prassi molto diffusa nella didattica dell’economia aziendale e può essere
strutturata secondo le modalità più varie, per favorire un apprendimento attivo e per scoperta. Il fine
ultimo, dunque, è fornire agli allievi dei contributi esperienziali, che possano far comprendere loro
le scelte dei manager per la risoluzione di una precisa situazione problematica o semplicemente
l’assetto delle scelte organizzative e gestionali concretamente attuate da un’azienda reale, sulla base
dei vincoli forniti dall’ambiente. L’approccio seguito in questo lavoro è però incentrato sull’analisi
dei dati a disposizione, per porre le basi per la costruzione di un profilo aziendale e l’identificazione
delle problematiche e delle soluzioni scelte, più che sulla simulazione di una problematica per la
formulazione di ipotesi di risoluzione della situazione critica. In questo lavoro si è scelto di
utilizzare la stampa di settore e le informazioni integrate dalla docente come materiale per creare il
caso.
L’obiettivo principale è sviluppare la capacità di sintesi delle conoscenze e delle informazioni, per
ottenere una visione olistica dell’impresa oggetto di studio e per affinare la capacità di esaminare la
complessità aziendale, focalizzando di volta in volta l’attenzione su una specifica area aziendale e
problematica, identificandone al contempo le interdipendenze con le altre aree aziendali. Dato che
l’argomento principe del programma di quinta Igea è l’impresa industriale, si è scelto di focalizzare
l’attenzione sull’innovazione del processo produttivo, in senso lato, come fonte di vantaggio
competitivo e leva per aumentare l’efficienza. Peculiarità di quest’argomento è la consapevolezza
che l’impresa può aumentare l’efficienza e ottenere risparmi non tagliando posti di lavoro, ma
ripensando i suoi processi produttivi, innovandoli e cercando il miglioramento continuo attraverso
l’eliminazione degli sprechi che distruggono valore.
In ultimo, l’interesse verso la Antonio Carraro spa come oggetto dell’approfondimento dipende da
diversi ordini di motivi:
- è un’impresa industriale strutturata come spa, perciò è l’oggetto di studio privilegiato del
programma di classe quinta Igea;
- rappresenta una realtà paradigmatica di imprenditorialità del Nordest: è un’impresa di grandi
dimensioni, familiare (in cui è presente ancora il fondatore, in veste di presidente, e la
seconda generazione gestisce attivamente l’impresa, con ruoli diversi) e leader nel proprio
mercato di nicchia;
- è oggetto, negli ultimi anni, di un processo di radicale rinnovamento per perseguire
l’efficienza dei processi interni di produzione, progettazione e controllo;
- presenta molte delle peculiarità tipiche del settore automotive, ma con una scala d’ampiezza,
anche in termini di complessità, maggiormente accessibili per un’analisi di livello scolastico.
È possibile inoltre effettuare molti parallelismi con il settore dell’automobile, che a mio
parere interessa gli adolescenti. È, infatti, nel corso dell’ultimo anno delle superiori che
solitamente i diciottenni prendono la patente; l’auto è infine un bene posseduto da quasi ogni
famiglia in Italia e nella cui scelta di acquisto vengono spesso coinvolti anche i figli.
Completato il modulo, il caso della AC verrà utilizzato nel corso dell’anno scolastico come
esempio utile per: il controllo di gestione; il bilancio delle imprese industriali; la riclassificazione e
l’analisi di bilancio. Il caso della Toyota, invece, tornerà utile per affrontare il tema della
responsabilità sociale d’impresa e delle strategie di comunicazione della stessa.

1.2 Il piano di lavoro

Il modulo di approfondimento “L’analisi del caso aziendale Antonio Carraro spa” si compone
delle seguenti unità didattiche:
- U.d.1: Focus sulle innovazioni nel settore automobilistico: la Toyota
- U.d.2: Analisi del sistema competitivo: il settore dei trattori
- U.d.3: La storia e l’evoluzione organizzativa di Antonio Carraro Spa
- U.d.4: Visita aziendale
43
Il modulo, il secondo dell’anno previsto, necessita di circa nove ore disciplinari, più una
mattinata intera per la visita aziendale, con utilizzo di ore di altri docenti da far approvare in
Consiglio di Classe, un’ora per la verifica formativa e un’ora per la verifica sommativa. Il modulo
verrà affrontato all’inizio del mese di dicembre, più breve degli altri per via delle numerose
festività, e durerà una settimana circa. La visita aziendale avverrà a conclusione del percorso teorico
e sarà seguita da un’attività di riflessione e riorganizzazione degli stimoli e delle suggestioni
raccolte dagli studenti.

SPAZI U. DIDATTICA SOGGETTI ATTIVITA’ STRUMENTI ORE


Aula 1. Focus sulle Studenti, Verifica dei Articolo di giornale, 3
innovazioni nel Docente. prerequisiti e lettura lavagna, griglia di analisi
settore dell’articolo Toyota. dell’articolo
automobilistico: la Costruzione della
Toyota prima griglia.
Aula 2. Analisi del sistema Studenti, Analisi del settore delle Articolo di giornale, 2
competitivo: il Docente. trattrici. Lettura lavagna, griglia di analisi
settore dei trattori dell’articolo e dell’articolo
costruzione della
seconda griglia.
Aula 3. Storia e Studenti, Analisi del caso Articolo di giornale, 2
l’evoluzione Docente. Antonio Carraro spa. lavagna, griglia di analisi
organizzativa di Lettura dell’articolo e dell’articolo, bilancio
Antonio Carraro Spa costruzione terza 2004 e 2005.
griglia.
Sede di 4. Visita aziendale Studenti, Visita all’azienda: Griglia con le domande 6
Antonio Docente, visita dell’impianto di per i responsabili
Carraro Responsabili: produzione, visione di
spa produzione, un filmato che
commerciale, riassume la storia e
controllo di l’attività aziendale,
gestione. intervista ai
responsabili aziendali,
pranzo in mensa
aziendale
Aula Verifica formativa Studenti, Verifica formativa: Lavagna, pc portatile e 1
Docente. relazione alla classe del videoproiettore
resoconto della visita
aziendale
Aula Verifica sommativa Studenti, Verifica sommativa Testo della prova 1
Docente.

1.3 Prerequisiti

Disciplinari
Per affrontare il modulo di approfondimento è necessario:
- conoscere il programma di quarta, relativo alle funzioni aziendali, in particolar modo
relativamente alla funzione della produzione, la logistica e il just in time;
- conoscere il modulo relativo alle imprese industriali, alle strategie aziendali e relativo al
controllo di gestione;
- conoscere il lessico tecnico della materia;
- aver sviluppato una visione olistica dell’impresa, che consenta allo studente di considerarla
sia come attrice all’interno di un ambiente competitivo che come sistema, ovvero
organizzazione composta da diverse aree funzionali interdipendenti tra loro.
Trasversali
 Capacità di comprensione e analisi del testo;
44
 Padronanza del codice linguistico e capacità di prendere appunti.

1.4 Obiettivi disciplinari

Sapere
- Consolidamento e sintesi delle nozioni apprese nel corso del quarto anno relativamente alle
funzioni aziendali;
- Consolidamento delle nozioni relative al profilo di un’impresa industriale;
- Conoscere i concetti di: settore, sistema competitivo, fattori critici di successo, strategie e
politiche aziendali, orientamento strategico di fondo, innovazione di processo, efficienza
produttiva;
- Conoscere la molteplicità delle leve che l’azienda può utilizzare al fine di migliorare la
propria efficienza e competitività.
Saper fare:
L’utilizzo della stampa economica nella mediazione didattica promuove negli studenti la
capacità di:
- comprendere e analizzare un testo;
- riflettere sul testo per ragionare in termini di causalità al fine di trarre conclusioni che non
appaiono esplicitamente nel testo;
- ricercare le informazioni utili per costruire un profilo d’impresa;
- contestualizzare le nozioni apprese in via teorica e preparare le condizioni per trarre il
maggior beneficio, in termini di apprendimento, da una visita aziendale;
- alimentare la motivazione allo studio delle discipline economico-aziendali. In particolar
modo, agganciando la teoria alla constatazione che quanto studiato appartiene alla storia reale
del successo di imprese rinomate, può rendere più interessante la materia, motivando lo
studente allo studio e all’approfondimento.
- ampliare e rinforzare le competenze in area linguistica e il bagaglio lessicale tecnico degli
studenti. L’abilità di formulare ipotesi e di esprimerle, oralmente e per iscritto, contribuisce ad
allenare gli studenti in vista dell’esame di maturità, nel quale oltre ad attività tecnico-pratiche
si richiede di dimostrare anche abilità nella comunicazione scritta.
La partecipazione ad una visita aziendale consente agli di studenti di:
- fare esperienza in prima persona di cosa è un’azienda e un impianto produttivo;
- cogliere la complessità dell’organizzazione, anche in termini fisici e logistici, di una grande
azienda;
- far leva sulla componente emotiva dell’apprendimento, favorendo la costruzione di schemi
mentali a forte pregnanza cognitiva;
- acquisire un bagaglio di esperienza, composto da impressioni, ricordi, constatazioni, utili per
contestualizzare le conoscenze teoriche che verranno affrontate nel corso dell’anno.
Saper essere
- Sviluppare l’interesse nei confronti dell’approfondimento di temi economici mediante lo
strumento della stampa economica;
- Sviluppare l’interesse nei confronti della materia e degli argomenti di classe quinta;
- Promuovere la riflessione e l’atteggiamento critico in rapporto alla realtà;
- Promuovere la capacità di astrazione a partire dal resoconto di fatti concreti;
- Promuovere la capacità di diagnosi dei comportamenti e orientamenti di impresa a partire dai
fatti;
- Sviluppare la capacità di interpretazione in chiave economica dei fenomeni caratterizzanti gli
eventi aziendali;
- Affinare la capacità di rielaborazione scritta della propria esperienza, utilizzando anche le
categorie interpretative della disciplina.

45
1.5 Strumenti

Libro di testo, Lavagna;


Griglie preparate dall’insegnante per l’analisi degli articoli tratti dalla stampa economica e di
settore;
Bilancio di esercizio della Antonio Carraro spa, anni 2004 e 2005.
Articoli:
HIMOWITZ C., Invincibile Toyota, Milano Finanza del 16-12-2006
ZERBINATI F., Costruire trattori è un piccolo business, ma per grandi specialisti, MAD di
febbraio 2003
ZERBINATI F., Campodarsego: Come produce Antonio Carraro, MAD di aprile 2003
SOMMARIVA R., Il tigrotto di Padova, Trattori di novembre 2005

2 Svolgimento del progetto

2.1 Unità didattica 1: Focus sul caso Toyota

L’insegnante, per iniziare ad affrontare le tematiche da approfondire, verificherà i prerequisiti di


questo modulo mediante la richiesta alla classe di riepilogare quanto affrontato nel modulo
precedente. Il docente, quindi, scriverà alla lavagna di volta in volta le differenti parole chiave
fondamentali e chiederà alla classe la definizione, cercando di dare la parola di volta in volta ad
ogni studente. Alla lavagna saranno scritte così le parole: “impresa industriale”, “settore”,
“ambiente competitivo”, “barriere all’entrata”, “strategia”, “orientamento strategico di fondo”,
“vantaggio competitivo”, “fattore critico di successo”, “innovazione” e “just in time”. Qualora il
docente verificasse delle lacune, proporrà le definizioni o il percorso logico corretto, ricostruendo
eventualmente le mappe concettuali utilizzate per affrontare quegli argomenti. Questa attività
dovrebbe durare circa mezz’ora.
Successivamente, il docente comunicherà alla classe che tutte le nozioni appena richiamate
saranno utili per affrontare al meglio l’approfondimento di un’azienda che, come già anticipato ad
inizio d’anno, sarà oggetto di una visita aziendale. La docente spiegherà alla classe le motivazioni
che le hanno fatto scegliere questa azienda, a partire dalla comunanza per molti aspetti con il settore
automobilistico. In particolar modo, l’insegnante sottolineerà il fatto che alcune delle grandi
imprese multinazionali, categoria cui appartengono anche le maggiori case automobilistiche, hanno
dato spesso dei contributi essenziali al miglioramento delle pratiche di gestione aziendale,
innovando e rinnovando i processi aziendali e creando metodologie adottate poi anche dalle altre
imprese e anche in settori differenti. Capita però anche che nelle imprese di dimensioni meno
rilevanti sia possibile fare innovazione e adottare processi all’avanguardia, costruendo “best
practice” in alcune aree aziendali, senza magari essere alla ribalta dei grandi media.
Allo stesso modo, poiché l’attività di impresa necessità di una visione lungimirante, orientata
perciò sempre verso il futuro, nell’ottica della continuità (come ricorda il legislatore codicistico),
anche le imprese leader e di successo, per mantenere la propria posizione di mercato, devono
ricercare l’efficienza e devono saper rispondere sempre alle richieste della domanda di mercato.
A questo punto, il docente distribuirà agli studenti una copia dell’articolo “Invincibile Toyota”,
dicendo che molti degli aspetti descritti in esso presentano problematiche con cui ogni grande
impresa deve confrontarsi e che ha incontrato anche la Antonio Carraro spa. Brevemente, il docente
presenterà il settore automobilistico sottolineando come le moderne imprese dell’industria
automobilistica siano imprese che progettano le automobili e poi si occupano dell’assemblaggio
delle diverse componenti fornite da terzisti. A differenza dell’industria delle trattrici, però, molte
case automobilistiche si occupano della produzione e progettazione dei motori, che vengono invece
acquistati da fornitori appositi.
46
La docente propone perciò la lettura integrale ad alta voce dell’articolo, anticipando il fatto che
la Toyota è una delle imprese che vengono studiate anche all’università perché ha saputo fare
scuola con i suoi metodi produttivi (come era stato già detto l’anno precedente affrontando lo studio
del just in time) e di gestione aziendale, e ha saputo in pochi anni conquistare i mercati esteri e
vuole crescere sempre di più. Essendo una grande impresa a capitale diffuso, anziché presentare
l’imprenditore-fondatore, il giornalista descriverà una tipica figura chiave delle grandi spa:
l’amministratore delegato del gruppo o “Ceo”, Chief Executive Officer.
Prima di iniziare la lettura, il docente consegna agli studenti una lista di quesiti che costituiranno
una traccia di analisi dell’articolo. Il docente legge le domande ad alta voce chiedendo agli studenti
di prestare particolare attenzione durante la lettura dell’articolo, in modo da attivare sin da subito
l’attenzione selettiva. Il docente, poi, chiama via via a leggere un passo dell’articolo ogni studente,
al fine di mantenere l’attenzione e spezzare la monotonia di un unico lettore. L’insegnante, man
mano che si procede, indica la minore o maggiore importanza di quanto letto e spiega quanto può
risultare poco chiaro, in termini di lessico e di contenuti.
Nel corso della lezione successiva, il docente compila con gli studenti la griglia seguente:

Elementi da analizzare Risposte Passi dell’articolo


Nome dell’azienda Toyota “Il mondo guarda alla Toyota motor
come a una macchina inarrestabile che
genera profitti[…]”
Prodotto Automobili “La casa nipponica vanta […]del
mercato automobilistico mondiale”
Nome amministratore Katsuaki Watanabe “L’amministratore delegato del gruppo,
delegato Katsuaki Watanabe[…]”
Informazioni sull’A.d.: 64 anni, laurea in una prestigiosa “Il 64enne dirigente[…]”
formazione, carattere, università di Tokio “Il dirigente ha iniziato la sua carriera in
convinzioni. Impegno costante nella riduzione degli seno all’azienda nel 1964, dopo aver
sprechi, sin dalla sua prima mansione di conseguito la laurea presso la prestigiosa
responsabile dei punti di ristoro per i Keio university di Tokyo. Il suo primo
dipendenti, e attenzione ai dettagli. incarico fu quello di responsabile dei
Ex direttore dell’ufficio acquisti, ha punti di ristoro per i dipendenti, una
ottenuto risparmi abbattendo del 30% i mansione che prese molto sul serio,
costi di approvvigionamento nell’arco di impegnandosi a ridurre lo spreco di riso,
un quinquennio, costringendo i fornitori partendo dal presupposto che il problema
a semplificare i componenti e a ridurre i fosse la standardizzazione delle porzioni.
prezzi, senza compromettere la qualità. Una semplice riforma del sistema di
Attenzione all’efficienza e alla qualità. distribuzione del riso nelle mense consentì
di eliminare gli avanzi. Da questo
aneddoto si ricava la particolare
attenzione[…]ai dettagli”
“[…]non vi può essere alcun futuro per il
gruppo se vengono meno aspetti quali
efficienza e qualità.”
“[…]Watanabe, al tempo capo
dell’ufficio acquisti, costrinse i fornitori a
semplificare i progetti e realizzare le varie
componenti a un prezzo inferiore,
salvaguardando però la qualità.
[…]Toyota ha collaborato con i suoi
fornitori per ottimizzare e ridurre le
innumerevoli specifiche, riuscendo in tal
modo a risparmiare milioni di dollari, con
una riduzione del 30% dei costi di
approvvigionamento sull’arco di un
quinquennio”
Quota di mercato 12% del mercato automobilistico “La casa nipponica vanta oggi il 12% del
47
mondiale (includendo le due consociate) mercato automobilistico mondiale,
includendo le vendite delle due sue
consociate[…]”
Situazione problematica L’impresa sta perdendo parte della sua “Ritiene, infatti, che Toyota stia perdendo
competitività a causa dell’espansione: parte della sua competitività a causa
Qualità è in pericolo dell’espansione, teme che la qualità, la
Stabilimenti produttivi poco efficienti base del successo della società negli Stati
Pratiche ingegneristiche poco efficienti Uniti, sia in pericolo. In aggiunta lamenta
un’inadeguata efficienza degli stabilimenti
produttivie delle pratiche ingegneristiche.

Che tipo di impresa è?in che È un’impresa industriale che opera nel “La casa nipponica vanta oggi il 12% del
settore opera? settore automotive. Sta per diventare la mercato automobilistico mondiale[…]che
principale casa automobilistica a livello la colloca al secondo posto della classifica
globale del settore, alle spalle di GM, che
dovrebbe però presto riuscire a
sorpassare”
Quale filosofia adotta Il kaizen: cioè di miglioramento “[…]uno dei principi fondamentali su cui
l’impresa? continuo si regge la cultura aziendale di Toyota, il
kaizen, una filosofia tesa al miglioramento
continuo.”
Quale strategia di Watanabe vorrebbe un cambiamento “Il 64enne dirigente vuole oggi un
cambiamento vuole l’a.d.? rivoluzionario nelle attività di autentico kakushin, ossia un cambiamento
progettazione dei prodotti e delle rivoluzionario, sostanziale, nelle attività di
fabbriche per tagliare 1000 miliardi di progettazione tanto dei prodotti che delle
yen sul costo dei veicoli nell’arco dei fabbriche”
prossimi 3-4 esercizi. “Lo scopo ultimo è della sua manovra è
di riuscire a tagliare non meno di 1000
miliardi di yen(8,68 miliardi di dollari)sul
costo dei veicoli nell’arco dei prossimi tre
quattro esercizi[…]”
Quali conseguenze auspica il Progettazione prodotto: dimezzare il “[…]un cambiamento che mira a
cambiamento? numero di componenti impiegati per un dimezzare il numero di componenti
veicolo standard impiegati in un veicolo standard, un’idea
Fabbriche: impianti veloci e flessibili radicale che aprirebbe le porte a una
nuova era dell’industria automobilistica.
Watanabe vuole anche creare impianti più
veloci e flessibili per realizzate queste
auto <semplificate>”
Su quali altri settori aziendali L’azienda è intervenuta negli acquisti. “Tutto ciò, ovviamente, in aggiunta a
è intervenuta in passato Ha ottenuto, dal 2000 al 2004, risparmi quei 1000 miliardi di yen che Toyota ha
l’azienda? nell’acquisto di componenti pari a 1000 già risparmiato nell’acquisto di
Con quali risultati? miliardi di yen componenti dal 2000 al 2004, in una
strategia guidata dallo stesso Watanabe.”
Come ha reagito il competitor GM ha ottenuto risparmi simili a “Gm recentemente ha ottenuto risultati
GM per aumentare Toyota ricorrendo però alla simili, ricorrendo però principalmente a
l’efficienza? decurtazione della forza lavoro una decurtazione della forza lavoro.”
Cosa significa che “Toyota Che nel settore automobilistico la “Se la sua strategia avrà successo,
contribuirà ulteriormente a concorrenza è molto elevata e le scelte Toyota contribuirà ulteriormente a
spingere il gigante di Detroit a di una casa influenzano le scelte degli spingere il gigante di Detroit a
reinventarsi”? altri competitori, obbligandoli a un reinventarsi, ma qualunque insuccesso
cambiamento repentino per mantenere potrebbe innescare un rallentamento della
le proprie quote di mercato. crescita, in apparenza inarrestabile, della
società giapponese”
Quali limiti ci sono al La ricerca dell’efficienza, mentre può “[…]Toyota ha già scoperto alcuni limiti
miglioramento continuo? dare risultati enormi quando ci si alla sua corsa verso l’efficienza e ogni
confronta con situazioni di inefficienza, successivo traguardo appare più difficile
produce risultati marginali in un sistema da superare. Nel 1998 alla casa nipponica
già efficiente. servivano 21,6 ore di lavoro per
assemblare una vettura negli stabilimenti

48
nordamericani, circa dieci ore in meno
che alla Gm. Lo scorso anno Toyota ha
ritoccato solo di poco questo risultato,
arrivando a 21,3 ore, mentre Gm l’ha
quasi raggiunta”
Quali priorità di Modernizzazione degli stabilimenti con “[…]la scelta è caduta su una
miglioramento per il futuro installazione di macchinari più semplici modernizzazione degli stabilimenti che
prossimo? per: prevedeva l’installazione di macchinari più
migliorare la gestione degli scarti; semplici, di dimensioni contenute, con
diminuire gli spazi utilizzati e dei consumi di energia più contenuti e che
consumi di energia; permettessero una migliore gestione degli
abbatter i tempi morti; scarti, oltre che caratterizzati da tempi
semplificare le operazioni di morti minori e da una maggior facilità di
manutenzione. manutenzione.”
accorciare la linea produttiva e inserire “[…]contribuendo ad accorciare la linea
così punti aggiuntivi per il controllo di produzione così da permettere la
qualità; realizzazione di punti aggiuntivi per il
dimezzare la lunghezza della linea di controllo qualità.”
verniciatura “Una soluzione che ha consentito[…] di
dimezzare la lunghezza della linea di
verniciatura”
Quali risultati ha ottenuto in L’impiego di macchinari meglio “in sostanza, l’impiego di macchinari
termini economici dalle attività dimensionati e di nuovi processi ha meglio dimensionati e di nuovi processi ha
di modernizzazione degli permesso a Toyota di ridurre del 30% i permesso a Toyota di ridurre del 30% i
stabilimenti? costi di costruzione delle nuove costi di costruzione delle nuove
fabbriche. fabbriche.”
Qual è l’obiettivo finale di tale Costruire un’unità produttiva a basso “L’obiettivo ultimo è di arrivare a
modernizzazione? costo in cui realizzare nella stessa linea concepire un’unità produttiva innovativa, a
Cosa è necessario modificare una decina circa di modelli diversi, basso costo, in cui, a detta della dirigenza
nel processo di progettazione sfornando un veicolo completo ogni Toyota, gli operai potrebbero realizzare
per non perdere valore? 50’’ ca (56”oggi). Modificare il sistema sulla medesima linea una decina circa di
produttivo per capitalizzare i modelli diversi, sfornando un veicolo
miglioramenti anche quando il progetto completo ogni 50 secondi, o addirittura
di una vettura viene cambiato. meno. Un’accelerazione sensibile alla
produttività visto che oggi nello
È necessario: stabilimento più veloce del gruppo il
ridurre il numero dei pezzi e dei tempo impiegato per una vettura si attesta
componenti; sui 56 secondi”
utilizzare componenti simili per “Per il futuro Toyota intende modificare
svolgere funzioni diversificate; il sistema produttivo così da non rendere
obsoleta ogni spinta verso una maggiore
efficienza ogni volta che il progetto di una
vettura viene cambiato. A tal proposito è
necessario, innanzitutto, ridurre al minimo
il numero dei pezzi e dei componenti e
utilizzare componenti simili per svolgere
funzioni diversificate.”
Su quale processo molto lento Sul processo di verniciatura, per il “Per sostituire un sistema che richiedeva
è recentemente ricaduta quale è stato inventato, in di trascinare la vettura attraverso una
l’attenzione di Watanabe? collaborazione con il fornitore, un vasca di 35 metri piena di vernice di fondo
impianto completamente nuovo anticorrosiva i tecnici hanno inventato un
qualcosa che ricorda da vicino la fonduta.
[…]Una soluzione che ha consentito[…]di
dimezzare la lunghezza della linea di
verniciatura. Questo impianto
sperimentale è coperto dal massimo
riserbo, e non è ancora stato presentato
ufficialmente.”
Comunicazione: qual è lo Yaris “il piccolo genio”: enfatizza
slogan pubblicitario della l’abilità dell’impresa di soddisfare il
Toyota?cosa intende cliente e di costruire auto affidabili.
49
trasmettere?
Punti di forza Elevata qualità e affidabilità del “Toyota sta ampliando la propria quota
marchio. Aumento costante della di mercato e incrementando gli utili.”
propria quota di mercato e degli utili.
Punti di debolezza Problemi con la qualità a seguito della “L’espansione sta anche producendo
rapida espansione, inefficiente gestione alcuni squilibri. Proprio alla rapida
dell’espansione crescita, almeno secondo gli analisti,
Spreco di spazi e risorse: Impianti e sarebbero da ascrivere gli sporadici
attrezzature sovradimensionati, lenti e problemi con il controllo qualità cui si è
rumorosi. assistito negli ultimi anni[…]un deciso
segnale di di problemi tanto a livello
qualitativo che di progettazione.”
“[…]la direzione, che ha scoperto di
essere dotata di attrezzature e impianti
sovradimensionati, lenti e rumorosi, in
sostanza uno spreco di spazi e risorse.”
Opportunità Ampliamento della propria quota di “Toyota sta ampliando la propria quota
mercato e degli utili anche in un periodo di mercato e incrementando gli utili anche
di relativa crisi del mercato, indice di in un momento in cui i concorrenti
favore crescente a parte dei consumatori statunitensi si trovano al collasso.”
verso i prodotti del gruppo
Ripensamento del sistema di
produzione: miglioramento della
efficienza produttiva e accordo con il
fornitore di esclusiva del progetto per
alcuni anni.
Minacce L’espansione produce degli squilibri: “[…]Toyota stia perdendo parte della
problemi con il controllo qualità che sua competitività a causa dell’espansione,
indicano problemi qualitativi che di teme che la qualità […]sia in pericolo.”
progettazione. “[…]l’industria automobilistica è andata
L’industria automobilistica si è evoluta evolvendosi, soprattutto con l’avvento dei
con l’avvento dei fornitori cinesi con fornitori cinesi, con le loro politiche
aggressive politiche commerciali, che commerciali particolarmente aggressive.
costringe la Toyota ad operare nuovi Un fenomeno che ha costretto la Toyota,
tagli anziché comprare in Cina, per la da sempre restia ad acquistare in Cina per
dubbia qualità. timore di dover compromettere la propria
qualità, a operare nuovi tagli.”

2.2 Unità didattica 2: analisi del settore delle trattrici

Dopo aver avuto una visione del settore automobilistico attraverso la presentazione del caso
emblematico della Toyota, il docente introdurrà l’approfondimento del settore delle trattrici,
mediante l’analisi dell’articolo “Costruire trattori è un piccolo business, ma per grandi specialisti”.
L’articolo è tratto dalla rivista di settore “MAD” ed è stato adattato dall’insegnante, operando dei
tagli, poiché è abbastanza lungo e in alcuni punti dispersivo rispetto agli obiettivi prefissati. Per
contro, l’articolo presenta un glossario nel quale sono riportati i significati delle parole più difficili,
perché molto tecniche; in alcuni casi vengono infatti utilizzati anglismi del lessico economico degli
addetti ai lavori.
Prima della lettura dell’articolo, con la stessa metodica adottata nella prima unità didattica, il
docente invita la classe a riflettere, mediante una breve attività di brainstorming a girotavolo, sul
settore delle trattrici, chiedendo agli studenti di ipotizzare il costo medio di un trattore, la
dimensione del mercato in Italia e nel mondo, le problematiche relative alla domanda e le
caratteristiche peculiari di questo prodotto. Questa attività è utile all’insegnante per sollecitare i
saperi ingenui degli studenti riguardo ad un settore che ha delle caratteristiche in comune con quello
dell’automobile, ma che per i più è poco conosciuto. Inoltre, dato che le risposte alla maggior parte
di questi quesiti è contenuta nell’articolo che ci si appresta ad analizzare, sarà interessante
constatare quanto si conosceva e quanto si è indovinato o errato riguardo al settore specifico. Prima
50
di iniziare la lettura dell’articolo, l’insegnante chiederà alla classe di indicare i principali parametri
per l’identificazione e l’analisi di un settore, richiamando così i prerequisiti necessari per il lavoro
in oggetto.
L’insegnante, durante la lettura collegiale dell’articolo, commenterà i periodi più importanti,
proporrà poi una griglia di analisi come stimolo per una lettura critica dell’articolo e per l’analisi
della sistema competitivo secondo la visione di Porter. La griglia ottenuta sarà la seguente:

Elementi da analizzare Risposte Passi dell’articolo


Nome del settore Settore delle trattrici agricole “…come vede, dal suo punto di vista
privilegiato, il mercato delle trattrici
agricole?”
Dimensione del business Meno di 1 milione di trattori a livello “è un problema di massa critica, di
(2003) mondiale con elevatissima specificità: volumi… quello agricolo è un business da
alta differenziazione e segmentazione meno di 1 milione di trattori a livello
del mercato. mondiale con elevatissima specificità, una
forte differenziazione che è caratterizzata
da numerosi sottosegmenti.”
“…sono assenti nei settori di nicchia”
“Tornando all’Italia, ormai siamo a un
È un settore di nicchia. mercato di 32-33.000 trattrici.”

In Italia il mercato è di circa 33.000


trattrici.
Grado di concentrazione: è Basso grado di concentrazione: molti “Fortuna è che siamo, rispetto al business,
alto (pochi produttori con produttori con piccoli volumi. tutti piccoli. Sopra i 100'000 trattori non
grossi volumi) o basso (molti c’è nessuno, neanche i costruttori indiani
produttori con piccoli che pure hanno un importante mercato
volumi)? interno”
Struttura dei costi: è possibile La struttura dei costi, data l’elevata “…quello agricolo è un business da meno
sfruttare le economie di scala? segmentazione del mercato, non di 1 milione di trattori a livello mondiale
Al crescere dei volumi di consente di ottenere notevoli economie con elevatissima specificità, una forte
produzione e al protrarsi delle di scala. differenziazione che è caratterizzata da
produzioni nel tempo i costi numerosi sottosegmenti.”
unitari diminuiscono? “[…]settore dove gli investimenti in
Elevati e continui investimenti in ricerca e sviluppo, come quello in
ricerca e sviluppo tecnologia, sono altissimi e i volumi sono
comunque piccoli.”
“La complessità elevata su bassi volumi di
Costo medio unitario di prodotto molto prodotto porta a costi molto alti, difficoltà
alto, dovuto principalmente a costi fissi logistiche e a sforzi enormi per raggiungere
elevati. la qualità”
Livello delle barriere Difficoltà di creare una rete di vendita. “…la difficoltà di creare una rete di
all’entrata: quali ostacoli vendita che nel settore agricolo è più
incontra un’azienda che vuole importante che in altri business a tal punto
entrare nel settore? da costituire, per un costruttore, la classica
Investimenti ingenti e costi medi barriera all’entrata…”
unitari di prodotto elevati. “La complessità elevata su bassi volumi di
Debole potere contrattuale con i prodotto porta a costi molto alti, difficoltà
fornitori, dati i bassi volumi. logistiche e a sforzi enormi per raggiungere
la qualità”
“Quello agricolo è un settore molto
Importanza del marchio. tradizionalista e legato alla storia.”
Quali sono i fattori critici di Importanza della rete di vendita, perché “…conta più la rete del prodotto”
successo in questo settore il settore è tradizionalista. “La rete di vendita continua ad avere un
secondo l’ing, Bordi? peso molto importante e c’è un forte
conservatorismo. Quello agricolo è un
settore molto tradizionalista e legato alla
51
Disporre di un’immagine di unicità: storia. Ne è indicativa la rinascita dei
forza del marchio e tradizione del brand. marchi storici più frequente che in altri
Capacità di contenimento dei costi settori.”
Qualità alta del prodotto ”Si può fare tesoro della forza di un brand
Rapidità di risposta alle esigenze del nel breve periodo, ma nel medio-lungo è
mercato meglio avere costi bassi, qualità di prodotto
e rapid ie risposte alle esigenze del
Efficiente servizio ricambi, per mercato”
garantire tempi brevi di consegna “[…]necessità di facilità di riparazione e
ricambi disponibili in tempi brevi.”
Quali strategie sono da Fabbriche rese più efficienti, “far diventare le fabbriche efficienti,
adottare per garantirsi il razionalizzazione e standardizzazione razionalizzare il prodotto, standardizzare,
vantaggio competitivo, del prodotto, outsourcing (riduzione dei fare outsourcing”
secondo l’ing. Bordi? Indica costi) “…avere fabbriche adatte a gestire una
tra parentesi per ogni strategia Fabbriche adatte a gestire complessità elevata complessità rispetto alle piccole
consigliata l’impatto elevate (riduzione dei costi: impianti dimensioni della produzione, per far fronte
economico desiderato. flessibili implicano minori alle esigenze del mercato.”
immobilizzazioni materiali) Risposta
rapida alle esigenze del mercato (minori“Dalla riduzione della complessità si
lead time e time to market) ottiene anche il grande vantaggio del
Ridurre la complessità nella fase miglioramento del servizio ricambi. Con
produttiva, per diminuire i codici una complessità esagerata nella fase
ricambi (miglioramento del servizio produttiva si ha anche un elevatissimo
ricambi, minori costi per la qualità). numero di codici ricambi con conseguenti
Disponibilità dei ricambi in tempi brevi
difficoltà a seguire il cliente. Un trattore
e facilità di riparazione (aumentare e fermo è una macchina-utensile ferma, non è
garantire la qualità del servizio post un’automobile, può compromettere la
vendita) stagione e il relativo business
dell’operatore […] si può anche rompere
ma deve essere riparato subito, quindi
necessità di facilità di riparazione e
ricambi disponibili in tempi brevi.”
“ridurre la complessità, standardizzare,
fare outsourcing di componenti, utilizzare
la migliore componentistica, preferire
fornitori partner che collaborano, fare il
Potenziare la supply chain: fare prodotto giusto in qualità e prestazioni”
outsourcing di componenti, utilizzare la
migliore componentistica preferire
fornitori partner che collaborano(ridurre
i costi di qualità e di
approvvigionamento).
Rispondere esattamente alle esigenze
del cliente, senza far pagare
caratteristiche.
Secondo il modello di Porter, Strategia di nicchia: focalizzazione
come si caratterizzano le sulla differenziazione mediante
strategie adottate dalle innovazioni mirate a particolari
imprese del settore? segmenti.

Riassumi i fattori critici di Innovazione: di prodotto e di processo


successo per il settore Capacità di risposta immediata alle
esigenze del cliente
Contenimento dei costi
Immagine di marca, forza del brand
Qualità dei prodotti
Qualità dei servizi

52
Come verifica formativa, l’insegnante proporrà la seguente domanda, alla quale rispondere per
iscritto all’inizio della lezione successiva, da correggere, dopo averla compilata individualmente, a
voce insieme alla classe.

Sulla base dell’analisi di settore - Costi di ricerca e sviluppo


effettuata, quali conti rilevanti pensi che - Costi legati alla gestione della rete di vendita
compariranno nel bilancio della (concessionari)
Antonio Carraro spa? - Costi di promozione del brand
- Costi degli impianti
- Costi dei servizi per la qualità

2.3 Unità didattica 3: La Antonio Carraro spa

Dopo aver affrontato l’analisi del settore delle trattrici, l’insegnante introdurrà il caso della
Antonio Carraro spa dando alcune informazioni in generale circa il prodotto e il segmento di
riferimento. La docente farà circolare alcuni depliant sui principali prodotti e leggerà l’articolo “Il
tigrotto di Padova” tratto da “Trattori” di novembre 2005, breve sunto della storia dell’impresa,
ripercorsa nei suoi momenti più significativi. La docente integrerà quanto scritto nell’articolo, per
favorirne la comprensione, spiegando come l’impresa nasce da un laboratorio artigianale di
meccanica per trasformarsi poi in un’impresa industriale chiamata “Giovanni Carraro”, il cui
fondatore era il padre di Antonio Carraro, amante delle invenzioni in ambito meccanico e agricolo.
Agli studenti sarà richiesto, in coppia, di sintetizzare in una tabella i momenti fondamentali dello
sviluppo della Antonio Carraro spa. Per questa attività saranno concessi 15 minuti circa, e il
risultato dovrebbe essere il seguente:

1910 A 19 anni Giovanni Carraro presenta alla 1° Esposizione industriale di Padova una
macchina agricola multifunzione
1920-1940 Da piccola azienda artigianale si trasforma in impresa industriale meccanica vera e
propria
1950 Nasce l’Universal, primo trattore multifunzionale della G.Carraro. Al padre succede il
figlio, che fonda la “Antonio Carraro di Giovanni”
1960 Il modello di punta è lo Scarabeo, un motocoltivatore
1963 Il marchio si afferma nel mercato europeo dell’agricoltura specializzata con la stirpe
del trattorino Tigre, un articolato da 20 cavalli
1970 L’azienda costituisce il CSR (Centro Studi e Ricerche), un laboratorio all’avanguardia
nel panorama industriale in cui nascono i primi trattori reversibili.
1990-2000 Diversificazione della produzione. La ricerca produce il primo telaio integrale
oscillante Actio.
Oggi La Antonio Carraro spa è protagonista nel segmento dei trattori specializzati in cui gli
isodiametrici, i reversibili e gli articolati sono una caratteristica fondamentale.

Il docente anticipa che questa tabella verrà integrata con le informazioni che i responsabili
aziendali forniranno in sede di visita aziendale. È stata infatti concordata la visione di un video,
prodotto dall’ufficio pubblicità, che ripercorre le tappe principali della storia dell’impresa.
Successivamente, verrà iniziata la lettura in classe dell’articolo: “Campodarsego: come produce
Antonio Carraro”, finalizzata alla costruzione di una griglia, integrata da informazioni fornite dalla
docente, come segue:

Elementi da analizzare Risposte Passi dell’articolo


Nome dell’azienda Antonio Carraro spa “Iniziamo dalla Antonio Carraro spa[…]”
Nome dei vertici aziendali Presidente: Antonio Carraro
Amministratore delegato: Marcello

53
Carraro
Prodotto Trattrici multifunzionali per l’agricoltura “[…]quarta azienda in Italia per numero di
specializzata e il settore civile. trattrici immatricolate, la prima nel settore
compatte, leader nel mondo nella
produzione di trattrici multifunzionali per
l’agricoltura specializzata e il settore
civile.”
Sede dell’azienda Campodarsego (Pd) “L’impianto di produzione di
Campodarsego (PD)[…]”
Produzione complessiva 7000 unità prodotte, di cui il 50% “La produzione complessiva si attesta sulle
esportate. 7000 unità, di cui il 50% destinato
all’estero.”
Produzione giornaliera Potenziale: 50 macchine al giorno “L’impianto di produzione[…] ha
Effettiva: 30 macchine al giorno attualmente una produzione potenziale di
50 macchine al giorno(il numero oscilla a
seconda dei modelli) e una media
giornaliera di 30 macchine.”
Numero ed età media dei 400 dipendenti, età media 27-28 anni “Visitando gli impianti di produzione si
dipendenti rimane colpiti dall’età media, molto bassa,
delle maestranze.[…] l’età dei 400 è di
circa 27-28 anni”
Superficie dell’impianto 70.000 m2, di cui 33.000 coperti “L’impianto copre una superficie di
70.000m2 dei quali 33.000 coperti”
Quota di mercato Quarta azienda in Italia per numero di “…la Antonio Carraro spa, quarta azienda
trattrici immatricolate e prima del settore in Italia per numero di trattrici
compatte. immatricolate, la prima del settore
compatte.”
Che tipo di impresa è? Impresa industriale di produzione,
In che settore opera? settore metalmeccanico delle trattrici.

Quale filosofia costruttiva Dal 1999 è stata introdotta in azienda la “da oltre due anni kai-zen è diventata la
adotta l’impresa? filosofia costruttiva del kaizen, mutuata parola d’ordine in Antonio Carraro.
A chi si ispira? dalla Toyota, per elevare la qualità finale
Derivato dal giapponese, kai significa
e abbattere i costi. cambiamento e zen bene, ossia
Kai-zen significa cambiamento verso il cambiamento verso il meglio.[…] ha
meglio. mutuato la moderna scienza industriale
Il fulcro del processo di miglioramento è dalla Toyota[…]. L’introduzione di questa
il singolo individuo. filosofia alla Antonio Carraro sta portando
il prodotto a un elevato grado di qualità
finale con un sensibile abbattimento dei
costi. Il concetto cardine del sistema
formativo[…] prevede che il fulcro del
processo di miglioramento sia il singolo
individuo.
Quali sono state le novità Comitato Acip che sorveglia le attività “l’attuazione in termini pratici del Kai-zen
organizzative introdotte? denominate: ha visto la costruzione del comitato
Workshop: è un’attività di formazione Acip(Antonio Carraro Improvement
orientata al cambiamento e Process)che sorveglia alle attività
miglioramento del metodo di lavoro; denominate Workshop, Circolo qualità,
Circolo qualità: è un processo di Team mancanti, Fornitori. I Workshop,
apprendimento che mira alla riduzione legati al cambiamento del metodo di
degli errori commessi nel processo lavoro, prevedono 2 giorni di teoria e 8 di
costruttivo e coinvolge sia operatori pratica sulla linea. Ciascun workshop è
interni che fornitori; composto da un trainer e da 3 o 4 operai di
Team mancanti: è deputato a rendere produzione. Il Circolo Qualità è il processo
disponibili i pezzi per il montaggio just di apprendimento legato all’avanzamento
in time, cioè nel momento in cui della qualità, ovvero alla riduzione degli
servono; errori commessi nel processo costruttivo e
Fornitori: processo di collaborazione coinvolge gli operatori interni e i fornitori
teso a ottenere pezzi conformi agli esterni. I Team mancanti, o servizio

54
standard, ottimizzazione delle scorte, fornitura in linea si preoccupano di
puntualità di servizio e miglioramento rendere disponibili i pezzi per il montaggio
dei costi. just in time, cioè nel momento esatto in cui
servono. I Fornitori vengono preparati
affinché i pezzi siano conformi agli
standard, le scorte siano ottimizzate, il
servizio sia puntuale e i costi migliorati.
Quali conseguenze auspica Abbattere fino al 100% i microerrori che “L’obiettivo che l’azienda si è posta è di
il cambiamento? nascono dai vari passaggi tra un reparto abbattere fino al 100% i microerrori che
e l’altro o da un operaio all’altro. nascono dai vari passaggi da un reparto
Ridurre i tempi di consegna. all’altro, o da un operaio all’altro
Realizzare il just in time. L’azienda vuole arrivare a tempi di
consegna sempre più brevi.[…]in sostanza
il nuovo assetto tende tutto al just in time.
Quant’è il tempo medio di Da 60 a 90 giorni dalla ricezione Il tempo medio di consegna di una trattrice
consegna di una trattrice? dell’ordine dal momento di ricezione dell’ordine è di
60-90 giorni in funzione del modello
Come è organizzata È suddivisa in due aree: Due sono i cardini del servizio: il Sat,
l’assistenza post-vendita? il servizio assistenza tecnica (Sat), che Servizio di Assistenza Tecnica […]e
eroga i corsi di aggiornamento tecnico l’Aces, Antonio Carraro Express
sui mezzi ai meccanici specializzati di Service[…].Sono milgiaia le ore dedicate
tutte le concessionarie del mondo; all’aggiornamento tecnico sui
il servizio ricambi Aces, che garantisce mezzi[…]rivolte ai meccanici specializzati
la consegna del pezzo nelle 24-48 ore in di tutte le concessionarie del mondo. I corsi
tutta Europa. Sat vengono effettuati presso le aree
attrezzate all’interno dello stabilimento di
Campodarsego. Il servizio ricambi
Aces[…] garantisce la consegna del pezzo
nelle 24-48 ore in tutta Europa.
Quali interventi sono In fase di produzione si è diminuito il “Nella fase di produzione, Antonio Carraro
realizzati nella fase numero di variabili da affrontare nella ha deciso di ridurre il numero di variabili
produttiva? catena di montaggio. Le macchine che la catena di montaggio si trova ad
nascono con un grande numero di affrontare. Vale a dire che le macchine
applicazioni tecnologiche di serie, per nascono con un grande numero di
semplificare la fase costruttiva. La applicazioni tecnologiche di serie. Questa
produzione viene effettuata applicando scelta si è resa necessaria per semplificare
gruppi di optional per rendere le la fase costruttiva che deve già far fronte a
macchine complete per lo specifico un elevato numero di modelli
lavoro che dovranno svolgere. commercializzati (circa 100) raggruppati
Commercialmente, non si ha una in una decina di serie. La produzione viene
trattrice di base con tanti optional, ma effettuata applicando gruppi di optional per
molte trattrici specializzate rispetto alla rendere le macchine complete per lo
destinazione produttiva e “complete di specifico lavoro che dovranno svolgere.
tutto” Commercialmente, non si ha una trattrice
di base con tanti optional, ma molte
trattrici specializzate rispetto alla
destinazione produttiva e “complete di
tutto”.
In che modo vengono Il “Quality Feedback Circle” è un Il management dell’ufficio progettazione,
utilizzate le informazioni comitato di lavoro che si occupa di della produzione, del commerciale, del
provenienti dai clienti analizzare, discutere ed elaborare le marketing, del servizio post vendita
finali? informazioni che giungono in azienda costituisce il comitato di lavoro battezzato
dai clienti e le traduce in assistenza ”Qualità Feedback Circle” che, tradotto,
tecnica, input per la progettazione, dati significa: circuito di informazioni di ritorno
per la produzione, definizione delle per fornire qualità al cliente finale. Tutte le
priorità di mercato ecc. informazioni che giungono in azienda
In questo modo viene dato ascolto alle vengono discusse ed elaborate da questo
esigenze dei clienti e queste vengono team e tradotte in assistenza tecnica, input
tradotte in miglioramenti di prodotto o di per la progettazione, dati per la
processo. produzione, definizione delle priorità di
In questo modo è possibile anticipare i mercato e così via. Il CFC è l’anello di
55
cambiamenti della domanda. congiunzione tra il prodotto finito e
l’utente.le informazioni entranti
vengono[…] elaborate verso soluzioni di
tipo permanente sviluppando nuove
tecnologie o eliminando problemi.
Come è organizzata la linea Gli spazi e i camminamenti sono molto Il nuovo impianto di montaggio è stato
di montaggio? ampi, la luce che entra dalle ampie concepito secondo i più moderni canoni di
finestrature permette di lavorare con la confort e funzionalità: gli spazi e i
luce naturale anche durante le giornate camminamenti sono molto ampi, la luce che
non eccessivamente luminose. Gli entra dalle ampie finestrature permette di
ordinativi delle macchine vengono lavorare con la luce naturale anche
gestiti dal sistema informatico che è durante le giornate non eccessivamente
direttamente interfacciato con il luminose. Gli ordinativi delle macchine
magazzino. Questo provvede a trasferire vengono gestiti dal sistema informatico che
l’ordine alla produzione, fornendo il è direttamente interfacciato con il
“carrello della spesa” con tutti i magazzino. Questo provvede a trasferire
componenti necessari al montaggio della l’ordine alla produzione, fornendo il
macchina. Sulla nuova linea di “carrello della spesa” con tutti i
montaggio, gli operai hanno, oltre alla componenti necessari al montaggio della
check list per il montaggio, anche il macchina. Sulla nuova linea di montaggio,
“carrello della spesa fornito dal gli operai hanno, oltre alla check list per il
magazzino con tutti i componenti montaggio, anche il “carrello della spesa
necessari. In questo modo si riduce il fornito dal magazzino con tutti i
tempo necessario al montatore per la componenti necessari. Questa soluzione
ricerca dei componenti e si abbattono comporta il vantaggio di ridurre il tempo
perciò gli errori di montaggio. necessario al montatore per la ricerca dei
componenti e abbattere drasticamente gli
errori di montaggio.
Di cosa si è dotato nel 1998 Di un nuovo impianto di verniciatura, Nel 1998 lo stabilimento di Campodarsego
lo stabilimento di che garantisce una maggiore qualità e si è dotato di un nuovo impianto di
Campodarsego? un’aderenza nel tempo della vernice verniciatura dei telai che, attraverso un
protettiva sul telaio delle macchine. processo di lavaggio, asciugatura,
riscaldamenti a basse temperature e
raffreddamenti successivi, garantisce
l’adesione nel tempo della vernice
protettiva sul telaio delle macchine.
Quante risorse destina L’8% del fatturato annuo è destinato alla Al settore Ricerca e Sviluppo l’azienda
l’azienda al settore R&S? R&S destina circa l’8% annuo del proprio
fatturato.

In preparazione alla visita aziendale, il docente richiede agli studenti di preparare alcune
domande da chiedere ai responsabili delle funzioni aziendali che incontreranno. Gli studenti
verranno in 6 gruppi, da 3 studenti ciascuno. Due gruppi prepareranno delle domande relative al
controllo di gestione, due gruppi prepareranno delle domande relative all’area commerciale, infine
due gruppi prepareranno domande per il responsabile della produzione.
A seguito, le domande preparate in piccoli gruppi dagli studenti e stilate poi insieme alla classe,
integrate dalle domande suggerite dall’insegnante:
- La dimensione del business è cresciuta negli anni o tende a mantenersi stabile? Quali strategie
adottate per aumentare i volumi di vendita?
- Quali risultati si sono ottenuti tramite l’applicazione del metodo kaizen?
- È stato difficile riunire le linee di produzione in una linea sola? Quali vantaggi comporta
l’unificazione della linea?
- Qual è il rapporto con i fornitori? esistono rapporti di partnership con i fornitori?
- Anche in questa azienda si sta cercando di standardizzare il prodotto? Quali difficoltà ci sono
in questa fase?
- Come è organizzato il servizio ricambi?quanto è importante per l’azienda?

56
- È vero che la rete di vendita rappresenta un fattore critico di successo in questo settore?
Quanto è importante e come è la vostra rete di vendita?
- Quanto sono importanti l’innovazione e la ricerca per il vostro business?
- Che ruolo ha il controllo di gestione in questa azienda? Perché è utile avere il controllo di
gestione?
- Utilizzate le analisi di break even point?
- Quanto è importante il servizio ricambi? Quanti sono i codici trattati?

Come verifica formativa, il docente verificherà la conoscenza dei principali contenuti della
tabella di analisi dell’articolo attraverso alcune domande orali rivolte alla classe, chiamando a
risponder via via i volontari e altri studenti a scelta dell’insegnante, per coinvolgere attivamente
tutti. Chiederà inoltre agli studenti, in coppie, di completare la SWOT analisi, sulla base delle
informazioni sinora possedute, della Antonio Carraro, mirando all’ottenimento della seguente
tabella:

Punti di forza Impresa leader e forza del suo marchio


Punti di debolezza Quelli di ogni azienda in questo settore: alti costi di struttura per la
ricerca e sviluppo. Piccolo segmento che non consente economie di
scala
Opportunità Riduzione dei costi e dei tempi di consegna mediante la riorganizzazione
dei processi di produzione e progettazione. Riqualificazione di tutti i
comparti aziendali.
Minacce Dai concorrenti in termini di innovazione di prodotto (ipotesi)

L’insegnante consiglia altre due domande per completare la tabella:


- Quali sono, se esistono, le minacce al vostro business?
- Quali sono le opportunità da cogliere per la vostra azienda?
Per completare il quadro dell’azienda, il docente legge alla classe alcuni dati dai bilanci 2004 e
2005 (riguardanti fatturato, costi del personale, ammortamenti, magazzini e acquisti di materiale) e
un estratto della Relazione sulla Gestione in cui si accenna alla prosecuzione delle attività di
miglioramento dei processi interni, alle attività di collaborazione con i fornitori e all’instaurazione
di rapporti commerciali strategici in fase di test con i fornitori ubicati nei Paesi del Far East, quali
India e Cina.
Il giorno precedente la visita aziendale, l’insegnante raccomanderà agli studenti di osservare e
ascoltare attentamente quanto verrà detto e di prendere appunti, utili per la stesura di una relazione
sull’uscita, munendosi perciò di un blocco e una penna.

2.4 Unità Didattica 4: Visita aziendale

La visita aziendale, da effettuarsi nell’arco della mattinata, seguirà il seguente percorso:


- incontro con un rappresentante dell’ufficio pubblicità nella sala conferenze per la visione di
un filmato riguardante la storia della Antonio Carraio e la proiezione di alcuni grafici sulla
composizione del fatturato, i mercati geografici serviti e dei principali segmenti in l’azienda
opera. Gli studenti saranno muniti di materiale per prendere appunti e per ricopiare la piantina
dei fabbricati e la dislocazione delle diverse funzioni aziendali.
- Visita al servizio post vendita con il magazzino ricambi, all’area consegne merci e al
capannone magazzino merci, per arrivare al più recente capannone che ospita la linea di
montaggio dei trattori.
- Incontro con un responsabile dell’ACIT, che illustrerà la linea di montaggio, suddivisa nelle
tre aree: assali, verniciatura e finitura.

57
- Dopo aver visitato l’impianto di produzione, visita al reparto del CSR, da poco ribattezzato
R&D, un ulteriore magazzino materie prime e semilavorati, il “supermercato”, il magazzino
prodotti finiti, e il reparto delle lavorazioni meccaniche, fino ad arrivare alla palazzina degli
uffici amministrativi.
- Incontro con il responsabile della produzione e dell’ACIT. Un suo collaboratore illustrerà una
presentazione dell’attuazione della filosofia kaizen e del just in time in Antonio Carraro e sarà
disponibile a rispondere alle domande e a descrivere le recenti innovazioni del comparto
produttivo, relative alla riunificazione e accorciamento della linea di montaggio e l’attività dei
workshop. Il responsabile della produzione parlerà invece delle difficoltà di gestione della
produzione, della semplificazione e standardizzazione del prodotto in fase progettuale in
collaborazione con i fornitori.
- Incontro con la responsabile dell’ufficio acquisti, che illustrerà le novità nel rapporto con i
fornitori e i progetti di outsourcing in India e Cina.
- Colloquio con il responsabile del controllo di gestione, che parlerà della sua attività e
risponderà alle domande.
- pranzo alla mensa della Carraro insieme ai dipendenti e rientro a scuola verso le ore 14.
Al ritorno in classe, il docente raccoglie le prime impressioni a caldo sulla visita aziendale,
chiedendo alla classe su base volontaria di esprimere le proprie considerazioni.
Come verifica formativa sarà richiesto agli studenti, in coppie, di preparare una relazione della
visita aziendale effettuata, con un resoconto delle aree aziendali visitate, dei colloqui con i
responsabili e le loro risposte alle nostre domande, indicando infine alcune riflessioni personali
riguardo ciò che è stato maggiormente interessante vedere. Infine, si chiederà di aggiornare l’analisi
Swot e la tabella delle tappe della storia dell’impresa con le informazioni acquisite durante la visita
aziendale. Questa attività mira, tra l’altro, ad ampliare e rinforzare le competenze in area linguistica
degli studenti. Della relazione verranno valutate la completezza, la proprietà di linguaggio, la
chiarezza espositiva e le eventuali riflessioni personali.

2.5 Verifica sommativa

La prova di verifica sommativa proposta è composta da quesiti a risposta aperta e risposta chiusa,
da effettuare in un’ora. Il testo della prova proposto è il seguente:

Testo della prova di verifica


1) Quali sono le somiglianze tra l’Antonio Carraro e la Toyota?
2) Secondo il modello di Porter, quale strategia persegue la AC?
a)Differenziazione
b) Leadership di costo
c)Focalizzazione della differenziazione
d) Strategia di sviluppo
3) Quali sono i caratteri salienti del settore delle trattrici?
4) Come si caratterizza la domanda, che vincoli impone?
5) È un settore maturo? Si ‫ ڤ‬No ‫ڤ‬
È turbolento? Si ‫ ڤ‬No ‫ڤ‬
6) Costruisci l’analisi SWOT per l’Antonio Carraro

Correttore della prova di verifica


1) Risposte considerate corrette (riportarne almeno 3): Entrambe hanno adottato la filosofia
costruttiva del kaizen / entrambe stanno ristrutturando i processi interni di produzione e
progettazione per aumentare l’efficienza / entrambe puntano sull’innovazione di processo per
aumentare la competitività / entrambe puntano al miglioramento della qualità dei propri prodotti
/ entrambe operano nel settore metalmeccanico/ sono imprese leader nel proprio mercato di
58
riferimento/ il cliente è il concessionario e non l’utente finale / adottano un canale distributivo
“corto”/ effettuano grossi investimenti in innovazione e promozione del marchio/ hanno
rimodernato l’impianto di verniciatura/ vogliono semplificare i progetti e ridurre il numero di
componenti delle macchine/
2) C
3) Dimensione e numerosità dei competitors: piccola, bassa e bassi volumi / barriere all’entrata:
alti investimenti per impianti, per R&S, per promozione del brand/ necessaria innovazione
continua, necessaria rete di vendita vicina agli utenti finali, potere dei marchi storici e clienti
fidelizzati.
4) La domanda è fortemente legata ai marchi storici e ha la necessità di un rapporto personale e di
fiducia con il concessionario, che deve perciò essere logisticamente vicino al suo territorio. La
qualità e l’affidabilità delle macchine devono essere comprovate e il servizio di assistenza e di
ricambi deve essere rapido ed efficiente, dato che il trattore è una macchina utensile e perciò, se
si rompe, è necessario che si ripristinato nel più breve tempo possibile per non creare un danno
all’azienda in cui è utilizzato.
5) Sì; No
6)
Punti di forza Impresa leader; forza del suo marchio e immagine di unicità; qualità e
innovazione del prodotto; capillare rete di vendita.
Punti di debolezza Quelli di ogni azienda in questo settore: alti costi di struttura per la ricerca e
sviluppo. Piccolo segmento che non consente economie di scala né potere
contrattuale con i fornitori.
Opportunità Riduzione dei costi e dei tempi di consegna mediante la riorganizzazione
dei processi di produzione e progettazione e la riqualificazione di tutti i
comparti aziendali. Sviluppo nel business della manutenzione del verde e
diversificazione mediante la commercializzazione della “Club Car”.
Completamento della gamma commercializzando prodotti di terzi con
marchio proprio.
Minacce Di nuovi entranti: i costruttori maggiori, con marchi conosciuti e affidabili e
una rete distributiva capillare, ma operanti in altre nicchie di mercato che
vogliono aumentare i volumi ed entrare anche nel loro business.

Tabella di valutazione
La tabella di valutazione utilizzata è la seguente. Si è scelto di valutare anche la capacità di
espressione linguistica poiché in sede di esame di maturità, sia nella seconda che nella terza prova,
una parte del punteggio sarà attribuito alle competenze linguistiche; in questo modo gli studenti
possono già misurarsi con l’esigenza di esprimersi correttamente per iscritto in situazione di stress.

Domand Punti ambito Punti ambito


a conoscenza espressione
1 6 1
2 2
3 2 1
4 2 1
5 2
6 6 1
20 5

Punti Voto Punti Voto

59
25-24 10 14-13-12 5
23-22 9 11-10-9 4
21-20 8 8-7-6 3
19-18 7 5-4-3 2
17-16-15 6 3-2-1 1

3. Conclusioni

Con il presente lavoro si è voluto illustrare un possibile percorso di approfondimento dei


contenuti previsti dal programma di Economia Aziendale per una classe quinta Igea. Si è scelto di
proporre lo studio di un caso aziendale, la Antonio Carraro spa, grande impresa della Provincia di
Padova, mediante l’analisi di alcuni articoli tratti dalle riviste specializzate di settore e una visita
aziendale. Così facendo, si è voluto far avvicinare gli studenti alla realtà delle grandi imprese
industriali, oggetto di studio privilegiato del programma di quinta, per favorire un apprendimento
più significativo dei contenuti teorici, facendo leva anche sulla pregnanza cognitiva degli stati
emozionali e lo sviluppo di una visione olistica dell’impresa.
Si ritiene che una proposta di questo tipo possa contribuire ad aumentare l’interesse verso la
materia e la motivazione allo studio. Si offrono inoltre spunti operativi per l’approfondimento
individuale degli argomenti a contenuto tecnico, sia in vista dell’esame di maturità che per la
carriera professionale futura degli studenti. Alcune delle competenze che ci si propone di sviluppare
in questo modulo di approfondimento sono, infatti, trasversali e riscontrabili solo nel lungo periodo.
Infine, come anche recentemente previsto riguardo all’alternanza scuola lavoro, si ritiene di
primaria importanza la collaborazione tra impresa e scuola per l’innalzamento delle competenze in
uscita dei giovani.

BIBLIOGRAFIA

Libri
AIROLDI, BRUNETTI, CODA, Economia Aziendale, Il Mulino editore, Bologna, 1994
ASTOLFI, RASCIONI & RICCI, Entriamo in azienda 3. Tomo 1. Imprese industriali, sistema
informativo di bilancio e imposizione fiscale, Tramontana, Milano, 2005

Fonti giornalistiche
HIMOWITZ C., Invincibile Toyota, Milano Finanza del 16-12-2006
ZERBINATI F., Costruire trattori è un piccolo business, ma per grandi specialisti, MAD di febbraio
2003
ZERBINATI F., Campodarsego: Come produce Antonio Carraro, MAD di aprile 2003
SOMMARIVA R., Il tigrotto di Padova, Trattori di novembre 2005

60
Francesco Salerno

Insegnare l’economia aziendale con la fiction


cinematografica
Ford: Un Uomo, un impero

ABSTRACT
We usually teach Business and administration using books. And we teach accounting procedures
using excel. This work suggests a new approach, introducing a media already used with history and
literature and a way of teaching focused on fiction and entertainment. This essay shows how a TV
fiction or a film with a ‘business and administration setting’ can be used to teach the subject in a
more interesting way, actually making learning more easy. This lesson is based on a 1987 TV
fiction,’Ford, the man and the machine’ and presents a selection of scenes through which we can
see the birth and developement of a firm who really made history, changing the concept of doing
business. The work provides a brief synopsis of every scene, showing the most relevant links with
business and administration theory. The basic idea is to give the teacher some useful tools to guide
students through a critical view of the fiction. In doing this, we want to show critical issues related
to the subject as well as develope student’s analysis skills.

1. Presentazione del progetto

L'economia aziendale è una disciplina caratterizzata dalla marcata componente tecnica ed


applicativa, peculiarità che hanno influenzato notevolmente il modo di veicolare i contenuti in
ambito didattico, sia di scuola superiore che universitario. L'approccio utilizzato è sempre stato di
tipo classico, articolandosi in una sezione teorica, esposta mediante l'utilizzo della lezione frontale,
ed una pratica, dedicata all'acquisizione di euristiche impiegabili nella tenuta della contabilità. Col
presente elaborato si intende presentare un approccio diverso alla materia, che permetta di
massimizzare gli effetti dell'azione didattica attraverso tecniche più efficaci della semplice lezione
accademica. Si intende dunque mostrare, attraverso la costruzione di una lezione come sia possibile
svolgere la parte di programma dedicata all'organizzazione aziendale in modo molto più efficace,
attraverso l'utilizzo di audiovisivi. Ciò che si propone non è l'impiego di un documentario, ma la
visione critica di un film attraverso cui illustrare le tematiche fondamentali dell'argomento studiato,
presentandole con un taglio nettamente differente dal libro di testo. Si propone quindi l'impiego del
metodo del film, tecnica che possiamo classificare come vero e proprio edutainment, ossia una
strategia didattica con cui si vuole facilitare l'apprendimento attraverso attività che sono proprie del
mondo ludico e dell'intrattenimento. Dall'unione delle finalità educational, che sono tipiche
dell'ambiente scolastico e dell'entertainment, che possiamo considerare come mezzo, nasce quindi
un nuovo approccio, particolarmente indicato per trattare argomenti complessi rinforzando la
motivazione dei discenti attraverso l'intrattenimento. Connettendo quindi processo educativo e
spettacolarità ludica si crea un cosiddetto circuito virtuoso tra processo percettivo e processo ludico,
che dovrebbe, almeno negli intenti, superare le particolari barriere ostative alla diffusione delle
conoscenze. Fino a cinquant'anni fa il problema principale della nostra società era l'analfabetismo,
gli scenari attuali sono notevolmente mutati grazie anche all'avvento della scolarizzazione di massa.
I mass media hanno determinato un overload informativo costante che ha livellato coscienze e
capacità critiche ed argomentative, situazione resa ancora più grave dalla scarsa propensione alla
lettura che è tipica della società italiana. Proporre la visione critica di un film è anche un modo per
ristabilire l'equilibrio all'interno del sistema culturale, studiato in modo da stimolare la capacità di
61
analisi e la sensorialità dei soggetti. La componente spettacolare gioca comunque un ruolo
fondamentale, che fa cadere la scelta del docente su di un film valido a livello contenutistico ed
artistico, invece che su di un documentario, forse molto scientifico ma incapace di far leva sui
meccanismi della motivazione e dell'attenzione.

1.1 Edutainment e metodo del film: una prospettiva storica

L'impiego del film a fini educational nasce in origine per facilitare l'apprendimento di materie
umanistiche quali la storia o la geografia, ed è stato solo recentemente applicato all'economia
aziendale, in Italia grazie al contributo di Baccarani. Tra i primi esempi del genere è d'obbligo citare
la serie TV Doctor Who realizzata dalla BBC, il cui obiettivo era quello di raccontare gli eventi
storici attraverso un approccio fantascientifico che potesse interessare i telespettatori più giovani. Il
telefilm narrava le vicende di un misterioso personaggio conosciuto come Il Dottore, un'entità
capace di viaggiare nelle epoche temporali attraverso un'incredibile macchina del tempo chiamata
Tardis. L'espediente fictional era impiegato per mostrare eventi storici cruciali, personaggi famosi il
cui operato aveva influenzato lo sviluppo della razza umana, usi, costumi e contesto sociale delle
società di epoche passate. La serie ebbe un discreto successo e la BBC decise di trasformare il
prodotto, all'epoca considerato di nicchia, in un vero e proprio telefilm di fantascienza, rimuovendo
l'elemento educational nelle successive edizioni. Dopo qualche anno di interruzione, Doctor Who è
stato recentemente ripreso proponendo una serie di tredici episodi con Christopher Eccleston, che
ha riscosso notevole successo. Salta subito evidente come l'edutainment possa considerarsi un
prodotto tipicamente anglosassone, solo recentemente trasportato in Italia, ma sempre limitatamente
costretto nell'ambito delle materie umanistiche. A tal proposito ricordiamo Amazing History,
coprodotta nel 2004 da Rai Tre, RaiSat, Lumig Studios e Village Doc & Filmse distribuita da Rai
Trade. Tale format ha riscosso un notevole successo nei mercati televisivi internazionali, strappando
ai produttori americani il primato del prodotto edutainment di successo. Lo show è stato realizzato
con la tecnica del documentario misto ad animazione ed è stato studiato per presentare la storia in
modo da invogliare i telespettatori, soprattutto i più giovani, ad approfondire gli argomenti. I
protagonisti sono personaggi in carne ed ossa e cartoons, ed utilizza una modalità comunicativa
semplice e divertente attraverso cui vengono presentati i diversi periodi storici, dagli albori sino ai
giorni nostri. Tale approccio sembra particolarmente indicato quando si tratta di argomenti
complessi, in cui i contenuti sono corposi e la mole di informazioni e dati decisamente voluminosa,
tale da scoraggiare lo studio della materia. Anche in questo caso, la componente ludica è
particolarmente marcata e viene impiegata in dosi massicce, riuscendo con successo nell'arduo
compito di insegnare una materia sin troppo spesso illustrata in modo troppo nozionistico. Appare
comunque intuitivo che, per compiere un'operazione simile nell'ambito dell'economia aziendale è
necessario un approccio leggermente diverso, che impieghi una forma di fiction differente, al fine di
rivolgersi appunto ad un uditorio che presenta peculiarità differenti.

62
2. Svolgimento del progetto

Il presente intervento didattico si vale di un supporto multimediale, ed è stato concepito come


riepilogo del programma sinora svolto ed approfondimento sulla figura di Henry Ford,
l’imprenditore che ha contribuito enormemente a creare il prototipo dell’impresa moderna. Si è
scelto di adottare il metodo del film poiché particolarmente idoneo a contestualizzare le nozioni
apprese durante il corso ed a stimolare un approccio critico, indispensabile nell’economia aziendale
come in ogni altra disciplina. L’unità didattica prevede la visione di alcune scene tratte dal serial Tv
“Ford: Un uomo, un impero”, che saranno adeguatamente commentate dal docente in modo tale da
mettere in luce i punti in cui il collegamento alla disciplina appare più evidente. La durata
complessiva del serial rende di fatto impossibile una visione integrale, si è quindi optato per una
selezione di scene, la cui visione dovrebbe comunque stimolare gli studenti ad approfondire
autonomamente l ‘argomento. Si propongono quindi due griglie riguardanti il primo ed il secondo
episodio, in cui sono state indicate le scene di maggior interesse didattico, una breve descrizione
della scena ed i contenuti rilevanti per la materia. Il materiale può essere utilizzato così come viene
fornito, ma il docente potrebbe anche optare per un ‘montaggio’ alternativo, cercando sempre però
di mantenere una coerenza logica di fondo. In tal caso si raccomanda di introdurre con attenzione le
scene in modo da non creare confusione, e raccontare le parti mancanti della trama. E’ opportuno
inoltre che prima della visione l’insegnante indichi agli studenti quali sono i punti salienti della
scena ed i loro legami con i contenuti disciplinari.

2.1 Articolazione delle lezioni

La lezione si apre con una prefazione del docente, che introdurrà l’argomento e presenterà le
scene, invitando gli studenti ad osservare con occhio critico ed estrapolare le dinamiche aziendali
presentate. Avendo dovuto eliminare le parti didatticamente ininfluenti, ma indispensabili a livello
tramatico per conservare il nesso logico della vicenda, sarà compito dell’insegnante riassumere le
parti omesse fornendo in questo modo il trait d’union indispensabile per comprendere la trama.
Terminata la visione seguirà un dibattito la cui funzione è quella di stimolare lo spirito critico degli
studenti, così come la loro capacità di analisi e di contestualizzazione, verificando al contempo le
competenze in materia aziendale maturate nell’ambito del corso. Si raccomanda inoltre
un’attenzione particolare alla formalizzazione dei concetti sviluppati durante la discussione,
indispensabile a garantire l’efficacia dell’intervento didattico. Al termine della lezione verrà
assegnato un compito da svolgere per casa, che potrebbe prevedere l’elaborazione di un riassunto o
di una breve sinossi di quanto fatto a lezione. L’obiettivo didattico che si intende così raggiungere è
quello di invitare ad una riflessione individuale sull’attività svolta, che porti in un certo senso a
metabolizzare l’esperienza. Visionando le sinossi prodotte, il docente potrà verificare l’efficacia
dell’intervento, apportando modifiche ove opportuno ed evidenziando così eventuali carenze. I
lavori più completi saranno utilizzati per fornire un rapido riepilogo all’inizio della lezione
successiva, così da non perdere il filo logico del percorso didattico. Si propongono inoltre delle
prove di verifica formativa, strutturate in maniera tale da delineare un percorso logico costruito
mediante domande stimolo il cui scopo è focalizzare l’attenzione su alcuni punti focali della
lezione, come pure sviluppare la capacità di analisi e sintesi.

2.2 Connessioni interdisciplinari ed adattamento del percorso per la tesina dell'esame di stato

E’ possibile un collegamento interdisciplinare con il corso di economia, finalizzato ad


approfondire le tematiche del fordismo ed i suoi riflessi in campo sociale ed economico, così da
poter meglio comprendere lo sviluppo e la successiva applicazione di teorie formulate in quel
63
periodo. In particolare, le scene in cui si mostra la politica dei salari attuata da Henry Ford appaiono
particolarmente indicate per facilitare la comprensione delle meccaniche legate alla teoria del
circuito reddito-spesa. Dovrebbero dunque apparire chiari i meccanismi della produzione
industriale, le economie di scala da essa derivanti e gli influssi sul mercato che viene ad essere
dominato dalle dinamiche dell’offerta. La presenza nella fiction di altri personaggi storici quali i
Dodge od i Chrisler potrebbero inoltre fornire spunto per una ricostruzione storica dell’evoluzione
del mercato dell’automobile. Grazie alle numerose connessioni interdisciplinari, l’argomento appare
particolarmente idoneo a costruire un percorso tematico per la tesina dell’esame di stato. Per quanto
attiene il programma di Economia Aziendale, l’elaborato potrà agganciarsi alla parte del
programma relativa all’impresa industriale o alla pianificazione strategica. I legami con la Storia
sono evidenti, a tal scopo dobbiamo infatti considerare che Henry Ford svolge la sua attività durante
un arco di tempo che va dal 1908 al 1947, comprendendo quindi la seconda guerra mondiale.
Ricordiamo inoltre che nel 1938 lo stesso Hitler, in occasione del suo 75° compleanno, lo insignì
della Gran Croce del Supremo Ordine dell'Aquila Tedesca, all’epoca considerata una delle maggiori
alte onorificenze del regime nazista. Per quanto riguarda invece l’insegnamento del Diritto,
potrebbe essere interessante un breve excursus storico riguardante l’evoluzione della normativa
giuslavoristica, sino ad arrivare allo Statuto dei lavoratori attualmente in vigore. In ambito letterario
proponiamo invece un collegamento con la corrente futurista, soprattutto considerando il forte
carattere simbolico e mitico che l’automobile e l’industria rappresentavano in tale ottica, intesi
come trionfo definitivo dell’uomo sulla natura. Le connessioni con la lingua inglese sono evidenti e
non necessita ulteriore approfondimento

2.3 Il film

“Ford: Un uomo, un impero” è una produzione tv in due parti che ripercorre la storia di una delle
aziende più famose del mondo e dell’uomo che la fondò, Henry Ford, creando un qualcosa che
avrebbe avuto un’influenza determinante nello sviluppo della società moderna. La suddetta
produzione è stata scelta essendo una fiction di argomento aziendale, caratteristiche che ne avrebbe
facilitato l’adattamento a scopi didattici per una 4a od una 5a classe IGEA. Gli argomenti individuati
nelle griglie scena/contenuto potranno essere trattati in modo più o meno approfondito a seconda
dell’anno di corso in cui il film viene utilizzato. Dal momento che il programma di 5 a prevede,
proprio nelle sue parti iniziali la trattazione delle imprese industriali e della pianificazione
strategica, sarebbe pensabile inserire l’esperienza in questa fase. La lezione potrebbe altresì essere
impiegata per ripassare concetti già appresi nella classe quarta, come ad esempio le funzioni
aziendali o le forme giuridiche. L’audiovisivo consente inoltre un’interessante approfondimento a
livello storico su una delle figure più importanti della storia dell’azienda, che non viene purtroppo
mai trattata in ambito scolastico. Ciò al fine di restituire all’economia aziendale quella componente
storica di cui i percorsi di studi spesso la privano, riducendola a mero apprendimento di tecniche
scevre di qualsiasi elemento culturale in senso stretto. La focalizzazione di certi aspetti dovrebbe
quindi permettere l’inserimento di un elemento diacronico grazie al quale comprendere l’evoluzione
dei contesti aziendali, la nascita dell’impresa moderna e i suoi sviluppi in ambito postmoderno. Si è
inoltre cercato di selezionare una fiction che fosse realistica ma anche di buon livello artistico,
indispensabile per giustificare l’applicazione del metodo del film, mediante il quale si vuole
superare l’asetticità tipica di ogni documentario.

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Scheda Film
Ford: Un Uomo, un Impero

Titolo originale: Ford: The man. The machine


Diretto da: Allan Eastman
Tratto dal libro di Robert Lacey

Cast:
Cliff Robertson Henry Ford
Hope Lange Clara Ford
Heather Thomas Evangeline Cote
Michael Ironside Harry Bennet
R.H.Thomson Edsel Ford

Anno di produzione: 1987


Durata: 200 minuti

Note: Reperibile su supporto dvd

2.4 Obiettivi, prerequisiti, tempi, metodi e strumenti

Prerequisiti:
- Le forme e le strutture aziendali
- La gestione dei beni strumentali
- La gestione del personale
- La gestione del magazzino
- La gestione delle vendite
- La gestione finanziaria

Obiettivi:

Sapere:
- Comprendere lo sviluppo dell’impresa moderna
- Comprendere le caratteristiche del ciclo di vita di un’azienda
- Conoscere l’influenza del fordismo in ambito aziendale
- Conoscere la nascita e lo sviluppo del mercato dell’auto
- Comprendere il ruolo dell’idea imprenditoriale come motore d’impresa
- Comprendere la funzione dello stile direzionale
- Comprendere il ciclo di vita del prodotto

Saper Fare:
- Saper analizzare una realtà aziendale in modo critico
- Saper richiamare le conoscenze in ambito aziendale maturate nell’ambito del corso e
contestualizzarle
- Individuare il ruolo delle funzioni aziendali che operano in un’azienda
- Riconoscere le strutture organizzative impiegate dalla Ford e la loro evoluzione
- Individuare il ruolo della finanza nello sviluppo

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- Individuare il ruolo fondamentale della componente umana nello sviluppo di un’impresa.

Tempi: 6 ore

Strumenti: Dvd

Metodi impiegati:
Visione del film
Lezione partecipata
Brevi interventi di lezione frontale

Struttura:
Lezione n°1 – Primo episodio
Visione commentata dal docente: 1h30 min
Lezione partecipata e dibattito: 1h30 min
Lezione n°2 - Secondo episodio
Visione commentata dal docente: 1h30 min
Lezione partecipata e dibattito: 1h30 min
Verifica 2h
Totale 6h

2.5 Lezione n°1

La lezione si apre con una breve introduzione del docente nella quale si contestualizza la
vicenda e si invitano gli studenti a focalizzare l’attenzione sugli elementi di rilievo per la disciplina,
di cui si consiglierà di prendere prontamente nota. Le scene selezionate mostrano la nascita
dell’idea imprenditoriale di Ford, mettendo in risalto la necessità di un business plan adeguato a
metterla in pratica in modo che questa possa aver successo tenendo presente i vincoli del mercato.
Si evidenzia inoltre l’importanza della forma societaria che condiziona la possibilità di accesso al
credito, indispensabile per poter portare avanti una produzione industriale su vasta scala. Tra le
scene topiche della prima parte segnaliamo quella in cui Henry Ford decide la politica dei prezzi
(42:04 - 45:39), costruisce la famosa Modello T ed in cui inventa il concetto di catena di montaggio
(58:05 - 1:09:27). Come accennato in precedenza, ove lo si ritenga necessario, il docente dovrà
intervenire per fornire chiavi di lettura e raccordi a livello narrativo, così da salvaguardare la
coerenza della trama che potrebbe essere inficiata dai tagli.
Alla visione seguirà un dibattito svolto in forma di lezione partecipata, indispensabile per
formalizzare i concetti appresi ed individuare i punti nodali delle scene presentate. Gli studenti
annoteranno i concetti salienti e produrranno a casa dei riassunti, che potranno poi essere utilizzati
nella lezione successiva per riprendere il filo logico della puntata precedente.
Si fornisce di seguito una tabella con l’indicazione dei tagli ed una breve sinossi delle scene
presentate, oltre ad alcuni suggerimenti per l’uso didattico delle scene nell’ambito della lezione. Il
docente non è forzato ad applicare il progetto così come esso è stato concepito, ma può optare per
versioni ridotte che utilizzino un numero minore di clip. In questo episodio si sviluppa in particolar
modo il personaggio di Henry Ford, focalizzandosi sugli aspetti della sua vita privata, analizzati in
scene di scarso interesse didattico che sono state quindi tagliate. Sarà compito dell’insegnante
riassumerle facendo attenzione a presentare il personaggio in modo obiettivo, parlando magari dei
rapporti con la moglie, chiarificando i contrasti col figlio e menzionando l’esistenza di una
relazione extraconiugale. Ciò è fondamentale affinché l’unità didattica conservi l’obiettività che
deve essere propria di ogni insegnamento, e non dia un’immagine edulcorata o troppo idealizzata
del personaggio, allontanandosi di fatto dalla realtà.

66
Capitolo 1
Argomento Sinossi Localizzazione Durata
della scena
L’idea imprenditoriale Ford bambino scopre 6:22-8:10 1:48
la macchina a vapore
L’idea imprenditoriale Ford fabbrica un 13:47-27:57 14:10
L’investimento motore e costruisce la
Il know how prima macchina
La SPA
I Dividendi
Il brevetto
La produzione industriale Ford fonda la prima 34:50-42:03 7:13
Il sistema azienda fabbrica
La politica commerciale
Il know how
La vision
L’estinzione del rapporto di lavoro
La fornitura
Il break even point
La politica del prezzo
Il controllo di qualità
(“di qui le auto non escono se non le
ho approvate”)
La gestione finanziaria Ford e gli investitori 42:04-45:39 3:35
I prestiti
Gli investimenti
Marketing (la politica del prezzo)
Le quote della società per azioni
Il controllo della SPA
Le economie di scala Ford presenta la 50:28-51:30 1:02
La politica commerciale Modello T
Il ruolo del sistema informativo Couzens e Ford 51:32-52:36 1:04
contabile discutono di
amministrazione
La produzione Couzens e Ford 58:05-1:09:27 11:22
I costi discutono dei
I salari problemi di
La catena di montaggio produzione.Ford li
L’ottimizzazione della produzione risolve con la catena
La componente umana di montaggio
La politica salariale
Lo stile direzionale Ford punisce il figlio 1:30:30-1:32:47 2:17
L’organizzazione gerarchica insubordinato
Totale 42:29

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2.6 Lezione N°2

La seconda lezione si apre con un breve riassunto dell’episodio precedente, segue poi la visione
delle varie clip. Si mostra l’evoluzione societaria della Ford, approfondendo in particolar modo i
rapporti di potere tra Henry Ford, il figlio Edsel e Bennet, uomo di fiducia del magnate. Il docente
dovrebbe a questo punto sollecitare gli studenti a focalizzare gli aspetti gestionali e l’importanza
dell’investimento, indispensabile per la produzione su vasta scala. Nella griglia sono stati segnalati
col neretto alcuni argomenti che non riguardano in modo specifico il programma finora svolto, ma
che potrebbero costituire un interessante approfondimento. Ciò al fine di costituire un percorso
didattico unitario, coerente e logico proseguibile in quinta. Nella selezione delle scene si è cercato
di conservare quelle parti della vicenda in cui la narrazione si fa particolarmente avvincente, ed il
cui valore artistico appare particolarmente degno di nota. Segnaliamo a tal scopo la scena della
rivolta degli operai, molto ben scritta e diretta e di sicuro impatto scenico, idonea a sensibilizzare i
ragazzi sulla responsabilità sociale d’impresa, argomento che potrebbe poi essere trattato in classe
quinta.

Capitolo 2
Argomento Sinossi Localizzazione Durata
della scena
Le quote di partecipazione nella Divergenze tra Ford e Couzens 1:40-4:20 2:40
Spa Couzens viene licenziato
Il controllo della Spa
La cessazione del rapporto di
lavoro
Il sistema informativo Il licenziamento di Couzens 4:20-5:30 1:30
Lo stile direzionale determina problemi di gestione
Serve un nuovo contabile
L’investimento azionario Ford e gli azionisti 9:29-11:42 2:13
I dividendi
La produzione su vasta scala
Il passaggio generazionale Ford cede formalmente 27:19-33:16 5:57
nell’azienda l’amministrazione al figlio Edsel
Proprietà e controllo
La politica commerciale Edsel mostra le statistiche di 33:18-41:48 8:30
La concorrenza vendita
La distribuzione Nasce una nuova auto
Il ciclo di vita del prodotto
Il lancio del prodotto Ford presenta la modello A 43:32-46:35 3:03
La forma societaria(srl)
Lo stile direzionale
Il finanziamento
L’impresa come parte di un La protesta degli operai 51:01-55:37 4:36
sistema sociale soffocata nel sangue
Totale 27:49

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2.7 Verifica Formativa

Si propongono due differenti tipi di verifica:


La prima, più semplice può essere costruita utilizzando le griglie elaborate per la strutturazione
dell’intervento didattico, delle quali verrà consegnata agli studenti una copia priva dei contenuti
della colonna argomento.Gli studenti, individuando e strutturando le varie scene tramite l’aiuto
delle colonna sinossi dovranno interpretare le stesse con un’ottica prettamente disciplinare,
individuando in esse gli argomenti inerenti al corso di studi. Questa prova favorisce la visione
critica e consente di esercitare le capacità di analisi, bypassando dunque il livello tramatico per poi
individuare quello prettamente contenutistico.
Durata totale della prova: (2h)

In alternativa, possiamo optare per una verifica di tipo tradizionale con domande aperte,
mediante le quali si vuole verificare la comprensione dell’audiovisivo e la capacità di
contestualizzare le nozioni apprese in ambito aziendale nella fiction.
Durata totale della prova: (2h)

1) Che cos’è una business idea? Qual è la business idea di Ford? In quale scene ci appare più
evidente?
2) Quali sono le caratteristiche della prima fabbrica di Ford? Ci sono differenze con quelle che
operano ai giorni nostri?
3) C’è una scena in particolare in cui si parla di controllo di qualità. Sai indicarla?
4) Esiste un sistema informativo aziendale nella Ford? Quale personaggio se ne occupa?
5) Descrivi la prima catena di montaggio e le sue implicazioni a livello produttivo.
6) Qual è lo stile direzionale di Henry Ford? In quali scene appare più evidente?
7) C’è un passaggio generazionale nella gestione della Ford? Chi è il nuovo successore? Che
differenza c’è tra i due tipi di management?
8) Che cos’è la Modello T? Descrivi le sue caratteristiche in base a quanto appreso sul processo
produttivo

3. Conclusioni

A conclusione del lavoro in questione appare opportuno condurre un’analisi dell’attività svolta,
finalizzata ad accertare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi prefissati mediante un esame del
processo di costruzione dell’unità didattica. Prima di procedere alla disamina va specificato che la
mancanza di un test sul campo rende impossibile una valutazione effettiva dei risultati. E’
comunque possibile formulare ugualmente delle considerazioni.
L’intervento didattico viene dunque valutato in base ai seguenti parametri:

- Impegno richiesto per la preparazione


- Effetto sulla motivazione all’apprendimento
- Efficacia dell’intervento didattico

Per quanto attiene il primo punto bisogna sottolineare che l’impiego del film nella didattica è
ancora in fase embrionale, e la mancanza di una letteratura di riferimento rende la fase di
progettazione abbastanza complessa. Oltre ad una buona conoscenza disciplinare è necessaria anche
una cultura di base riguardante il mezzo impiegato, che esula decisamente dell’ambito delle materie
tecniche insegnate in ambito scolastico. Appare opportuno aggiungere che è importante che gli
studenti siano motivati all’apprendimento, ma è ugualmente necessario che anche l’insegnante
69
impieghi un metodo di lavoro che lo motiva nello svolgimento della propria attività professionale.
L’impiego del metodo del film è dunque consigliato solo ai docenti con il cui stile d’insegnamento
esso è più affine, e andrebbe sicuramente evitato nel caso in cui non si abbia alcun interesse per il
cinema o per la scrittura creativa. Non è infatti possibile proporre prodotti preconfezionati, cosa che
invece avviene per i moduli e le unità didattiche normalmente presentate sulle riviste del settore,
poiché è richiesta un’elaborazione notevole. La difficoltà principale è quella di operare un
montaggio “didattico” su di un’opera concepita con finalità che didattiche non sono, e che va quindi
adattata al contesto specifico. L’iter logico di presentazione degli argomenti non coincide infatti con
lo svolgimento degli eventi del film, e ciò può creare problemi nell’ambito di una programmazione
scolastica, in cui i contenuti seguono comunque una sequenza prefissata. Inoltre, l’analisi delle
scene risulta essere un procedimento abbastanza laborioso.
Per quanto attiene l’effetto sulla motivazione degli studenti, i risultati sono in genere molto
buoni. Un buon film rende più semplice l’acquisizione dei contenuti, interessa l’uditorio e mantiene
alto il livello di attenzione, per cui sarebbe consigliabile impiegarlo ogni qual volta l’argomento in
questione lo consente. Nelle classi con problemi di disciplina è invece più opportuno l’impiego di
metodi tradizionali.
L’efficacia dell’intervento didattico è in effetti misurabile unicamente proponendo la lezione in
classe, e somministrando in seguito le relative prove di verifica volte ad accertare in concreto il
livello di comprensione degli argomenti raggiunto. Va però sottolineato che il presente lavoro è
stato svolto basandosi sul resoconto delle esperienze di alcuni colleghi, elaborandolo in modo da
studiare soluzioni pratiche in grado di ovviare ai problemi che comunemente si manifestano.
Sebbene si operi in un campo di ricerca didattica, che per sua natura è scientifica e che quindi
richiede un supporto fattuale alle tesi esposte, è comunque possibile trarre alcune conclusioni. I tagli
sono stati realizzati creando una suddivisione delle scene di tipo modulare, criterio che permette di
utilizzare le singole clip in modo separato ed indipendente, rendendo quindi l'intervento didattico
scalabile a seconda del tempo a disposizione. I legami curriculari sono stati esplicitati grazie
all'introduzione di tabelle, si è inoltre cercato di evidenziare le frasi chiave più importanti che
racchiudono in sé gli spunti didattici.
Tra i vulnera più evidenti segnaliamo invece la necessità di affinare il metodo di analisi il cui
impiego nella scuola superiore è, a detta di chi scrive, decisamente complesso ed ancora in fase
embrionale. O anche la tendenza a sviluppare unità di approfondimento, che in un programma vasto
come quello di economia aziendale possono apparire fuori luogo.

BIBLIOGRAFIA

ALLAN J., GERARD F., HEINZEN B.,Raccontare in azienda : storie e saghe nelle
organizzazioni, Etas, Milano 2002
CALDERINI M., PAOLUCCI M., VALLETTI T.,Economia e organizzazione aziendale:guida alla
risoluzione di casi e problemi, UTET libreria, Torino 1994
FIELD S., La sceneggiatura : manuale, Lupetti, Milano 1991
LOMI A.,.L'analisi relazionale delle organizzazioni : riflessioni teoriche ed esperienze empiriche,
Il mulino, Bologna 1997
MAGGI B.,Le competenze per il cambiamento organizzativo : casi e dibattiti dell'Officina di
Organizzazione, Etas, Milano 2001
ROBBIANO G.,La sceneggiatura cinematografica, Carocci, Roma 2000

SITOGRAFIA

www.imdb.com
www.wikipedia.com

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Note: La griglia di selezione delle clip è stata elaborata dall’autore modificando l’originale
creato da Claudia Berni

71
Antonella Provolo

“Costruiamo” l’economia aziendale


Esperienza didattica vissuta con un ragazzo disabile di un istituto tecnico
commerciale

ABSTRACT

The purpose of this work is to study how to insert a disabled person in the school, giving him a
real integration in the school environment. This article suggests a very peculiar course to introduce
the student into the study of Management and Business Administration. Through this way it is
possible to demonstrate that, in spite of the great difficulties, the student is able to reach the aims.

1. Presentazione del progetto

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di provare ad inserire nel modo migliore possibile e con
minori traumi un portatori di handicap all’interno di una scuola normale e di offrirgli una vera
integrazione con l’ambiente scolastico. A questo proposito è stato studiato un percorso molto
particolare e mirato per introdurre l’allievo allo studio dell’Economia Aziendale. Siccome le
tradizionali spiegazioni non avevano alcun effetto e non si riusciva a raggiungere alcun obiettivo, si
è pensato un percorso alternativo, giocato sulle immagini, i colori e l’uso di oggetti particolari, per
risvegliare l’interesse, molto spesso assopito, dell’alunno. Con tale lavoro si è dimostrato che,
nonostante le indiscusse difficoltà incontrate durante il cammino, lo studente ha raggiunto gli
obiettivi prefissati.
Il modulo prevede lo studio di concetti generali relativi all’attività economica. Esso si presta ad
essere trattato in modo interdisciplinare, poiché riprende concetti già incontrati in diritto ed
economia politica. Si utilizzano quindi queste conoscenze acquisite e si ampliano, introducendo
anche altri concetti specifici dell’Economia Aziendale.

1.1 Il percorso

Per attuare questo percorso sono state utilizzate 4 ore di lezione, scandite nel seguente modo:
- U.D. 1 Attività economica (2 ore di lezione)
- U.D. 2 I soggetti dell’attività economica (1 ore di lezione)
- U.D. 3 Momenti dell’attività economica (1 ore di lezione)
E’ sempre difficile prevedere anticipatamente i tempi necessari per portare a termine un
programma con un soggetto disabile, in quanto non si riesce a prevedere a priori quali saranno i suoi
tempi di apprendimento, dato che molto spesso si ha l’impressione che l’alunno abbia finalmente
compreso, abbia fatto suoi determinati concetti, invece la volta successiva non ricorda più nulla,
quindi è necessario ritornare continuamente sulle stesse nozioni, fintantoché improvvisamente si
scopre che le conoscenze sono state acquisite.

1.2 I tempi

Il presente modulo si è svolto durante il mese di marzo e aprile, poiché, durante la prima parte
dell’anno scolastico ci si è dedicati maggiormente a rafforzare conoscenze e abilità pregresse
72
relative al calcolo proporzionale, unità di misura, calcolo percentuale, equivalenze. A questo punto
dell’anno si è pensato di introdurre qualche concetto base tipico dell’Economia Aziendale come
quello di attività economica. Si deve inoltre tenere presente che il tempo a disposizione è 1 ora
settimanale con l’insegnante di sostegno ed 1 ora con l’insegnante curricolare.

1.3 Il destinatario
Il destinatario di questo modulo è un ragazzo, Giacomo 17, che presenta difficoltà di
apprendimento ed è affetto da distrofia muscolare di Steinert, debolezza cognitiva, immaturità
affettiva, facile distraibilità e scarsa motivazione. E’ inserito in una classe formata da 22 alunni: 5
femmine e 17 maschi, per la maggior parte provenienti dalla provincia. E’ presente in classe anche
un alunno di origine rumena che, avendo compiuto in Italia l’intero ciclo scolastico della primaria e
della secondaria inferiore, sembra non avere alcun problema di lingua né di integrazione con i
compagni. Non sono presenti altri alunni in situazione di handicap. Giacomo, nonostante una certa
timidezza, ha cercato fin dall’inizio di inserirsi nel gruppo classe. Le relazioni con i compagni sono
però rese difficili da atteggiamenti a volte infantili che, se ripetuti, finiscono con l’inficiare una
buona interazione con i compagni. Il dialogo con gli altri alunni risulta quindi, con qualche
eccezione, occasionale e discontinuo.
Come si evince dalla diagnosi sopra riportata, il ragazzo presenta un’immaturità affettivo-
relazionale che spesso lo ostacola nel processo di interrelazione e socializzazione. Il comportamento
talvolta infantile e una certa timidezza ed introversione finiscono col rendere problematici i rapporti
con i compagni.
Le modalità di apprendimento vengono rallentate dal fatto che il ragazzo è affetto dalla distrofia
muscolare di Steinert che provoca, tra le altre conseguenze, un rapido affaticamento fisico.
L’attenzione e la concentrazione dell’allievo si esauriscono rapidamente, ne consegue che nel corso
della mattinata si rende necessario sollecitarlo ed aiutarlo in misura sempre maggiore
nell’esecuzione delle consegne. Inoltre dimostra di possedere una scarsa iniziativa personale per
quanto riguarda gli apprendimenti specifici.
Nonostante abbia dimostrato di possedere sufficienti capacità nella comprensione del testo, i
tempi di esecuzione nel copiare quanto scritto alla lavagna e nello scrivere sotto dettatura sono così
lenti da rendere indispensabile l’aiuto dell’insegnante e finiscono con l’aggravare ulteriormente la
comprensione di quanto spiegato in classe, già di per sé difficoltosa.
Per quanto riguarda l’area linguistico-espressiva, Giacomo legge correttamente ma ha difficoltà
quando incontra termini poco noti ed è insicuro nella punteggiatura. Nell’espressione orale oltre alla
lentezza si evidenzia un vocabolario personale ristretto così che l’esposizione può risultare scarna e
frammentaria. Le stesse difficoltà si presentano sul piano grafico a causa di problemi legati alla
disgrafia, all’utilizzo non appropriato dell’ortografia e della sintassi e a un lessico limitato. Dai
risultati dei test d’ingresso l’alunno mostra infatti di possedere lacune nelle conoscenze
morfologiche e sintattiche della lingua italiana.
Per quanto riguarda l’area scientifico-tecnica vi sono difficoltà nel calcolo e nella comprensione
di determinati passaggi. L’allievo mostra incertezze nel ricordare le regole, è lento nella
comprensione degli argomenti trattati e ciò non sempre gli permette di seguire le spiegazioni rivolte
a tutta la classe.
Dopo un primo periodo di osservazione il consiglio di classe ha deciso di proporre alla famiglia
dello studente una programmazione differenziata che permetta di costruire un percorso ad hoc per il
ragazzo, così da ovviare al problema della lentezza e ad ottimizzare i tempi, riuscendo nel contempo
a far sì che l’alunno segua una programmazione, sia pur semplificata, il più aderente possibile a
quella della classe.
17
Nome di fantasia attribuito al ragazzo in questione
73
1.4 Prerequisiti
Lo Studente dispone di alcune conoscenze soggettive relative allo stato di insoddisfazione ed alla
possibilità di appagarlo, è inoltre capace di alcune intuizioni derivanti dall’esperienza personale e
familiare.
Giacomo possiede poi abilità logico-espressive, che seppur limitate, sono pur sempre
indispensabili per affrontare il modulo in questione. Infatti, egli è in grado di ascoltare e recepire un
messaggio orale, è capace di leggere un facile testo scritto e di comprenderne il significato, anche se
aiutato dall’insegnante nel caso di termini particolari oppure a lui sconosciuti.

1.5 Obiettivi

Sapere
- Conosce il concetto di bisogno e di bene
- Conosce il concetto di attività economica
- Conosce i soggetti dell’attività economica
- Conosce il concetto di fattore produttivo (costi e ricavi)
- Saper fare
- Sa individuare i vari tipi di bisogni umani
- Comprende come l’attività economica consenta di soddisfare i bisogni umani
- Riconosce le relazioni tra i soggetti dell’attività economica
- Sa individuare i fattori della produzione ed i beni e servizi che ne risultano
- Saper essere
- E’ in grado di esemplificare i vari tipi di bisogni umani
- Riesce ad individuare un’attività economica
- E’ capace di spiegare con esempi le relazioni fra i soggetti economici
- E’ in grado di costruire relazioni fra fattori produttivi e beni e servizi prodotti, si orienta sulla
distinzione fra costi e ricavi

2. Svolgimento del progetto


2.1 Metodologia

Con soggetti affetti da handicap non è semplice adottare una metodologia specifica, poiché è
spesso indispensabile adattarsi alla situazione contingente, al momento, all’umore e alla
predisposizione dell’alunno. Di conseguenza, si inizia con alcune semplici domande per attirare
l’attenzione dell’allievo, si cerca di trovare in lui dei saperi ingenui o precostituiti a cui collegarsi
per sviluppare l’argomento di cui si vuole parlare. Talvolta si utilizzano disegni, rappresentazioni
grafiche, oggetti particolari per semplificare i concetti e concretizzare gli argomenti che
risulterebbero altrimenti troppo astratti. Infatti, i soggetti con handicap mancano spesso di capacità
di astrazione, per cui per far loro comprendere un concetto astratto è necessario in primo luogo
concretizzarlo e successivamente renderlo teorico.
Nel modulo specifico si utilizza il dialogo, la rappresentazione dei concetti attraverso degli
schemi ed inoltre i mattoncini “Lego”. Con questi ultimi è stata costruita una specie di fabbrica, in
cui vengono inseriti i mattoncini rossi che rappresentano i fattori produttivi ed escono dei blocchetti
verdi che costituiscono i beni prodotti. Anche l’uso dei colori è particolarmente significativo, in
quanto se si usa sempre il rosso per indicare ciò che entra nell’impresa (quello che nei prossimi
moduli si chiamerà COSTO) e sempre il verde per segnalare ciò che esce dall’azienda (quello che
74
nei prossimi moduli si chiamerà RICAVO), risulterà più semplice per l’alunno associare rosso-
costo e verde-ricavo. Inoltre si inserisce anche la posizione in cui situare i fattori produttivi e i beni
e servizi rispetto all’impresa: fattori a sinistra e beni a destra. In tal modo si crea un automatismo
che risulterà particolarmente utile anche negli anni successivi quando si introdurrà il metodo della
partita doppia, rimarrà infatti impresso nella mente questa schematizzazione:

COSTO-ROSSO-SINISTRA RICAVO-VERDE-DESTRA

2.2 Strumenti
Computer e stampante
Libro di testo
Mattoncini “Lego”

2.3 Contenuti

I contenuti sono stati esplicitati attraverso alcuni schemi, poiché, come si è detto
precedentemente, non è possibile utilizzare una lezione di tipo tradizionale, ma si deve adottare una
metodologia sui generis e particolare 18. Il libro di testo viene utilizzato per la lettura di tabelle o per
l’analisi di schemi, o brevi testi, mentre le parti più discorsive sono schematizzate e semplificate
dalla docente di sostegno, poiché il libro utilizza un linguaggio tecnico troppo complesso, che
richiede spesso decodifiche e semplificazioni utili anche agli altri alunni della classe.

18
Vedi dialogo con l’alunno sotto riportato
75
BISOGNI BENI
Sensazione di insoddisfazione, Tutto ciò che serve per
perché ci manca qualcosa, per soddisfare i bisogni
esempio il cibo, l’acqua, i Beni materiali: sono quelli che
vestiti ecc. possono essere toccati, hanno
Primari: legati alla una consistenza fisica es.
sopravvivenza dell’uomo es. tavolo, stampante ecc.
bere, mangiare ecc. Servizi: ciò che non si possono
Secondari: quelli legati allo toccare e quindi non ha
sviluppo economico e al consistenza fisica es.
progresso es. lavorare, leggere i trasporto,ospedaliero
fumetti

ATTIVITA’
ECONOMICA
ATTIVITA’ DELL’UOMO
NECESSARIA PER PROCURARSI
I MEZZI PER SODDISFARE I
BISOGNI

MOMENTI SOGGETTI
Produzione (Imprese): trasformazione di Famiglie: i consumatori, utilizzano i beni e
fattori produttivi in beni e servizi servizi e cedono in cambio il denaro
Scambio (tra imprese e famiglie): tra Imprese: i produttori, forniscono beni e
coloro che producono e coloro che servizi
consumano Stato: organizzazione socio-politica di un
Consumo (Famiglie): uomo utilizza i beni popolo su un determinato territorio
per soddisfare i propri bisogni Resto del mondo: tutti gli altri

76
Spiegazione del concetto di attività economica attraverso il dialogo:

- Di cosa hai bisogno per vivere?


- Di mangiare
- E poi?
- Di bere
- E ancora?
- Di dormire
- Puoi fare a meno di una di queste cose?
- Nooooo
- Come chiamiamo queste necessità a cui non puoi rinunciare?
- Mah ….
- Prova a pensarci un attimo …
- Forse …. necessarie?
- Sì ci siamo quasi, ti aiuto: chiameremo bisogni PRIMARI quelli legati alla sopravvivenza
dell’uomo, cioè quelli a cui non si può assolutamente rinunciare, altrimenti rischiamo di
morire.
- Ci sono altri bisogni che tu senti di avere?
- Sì leggere i fumetti, andare a pescare con mio nonno
- Benissimo, questi bisogni non indispensabili li chiameremo SECONDARI
- Ma se non leggo i fumetti non sto bene!
- Certo, ma questo non ti impedisce di sopravvivere, giusto?
- Sì è vero, ma mi piace tanto
- Ora proviamo a concentrarci su ciò che serve per soddisfare i bisogni di cui abbiamo
parlato prima: cosa serve per soddisfare il bisogno di mangiare?
- Il pane, la pasta, la pizza ….
- E cosa sono il pane, la pasta ….
- Sono cose
- Bene, queste “cose” le chiamiamo beni, cioè tutto ciò che è necessario per soddisfare i
bisogni.
- Ora come possiamo collegare i beni ai bisogni? Se da una parte della strada ci sono i beni
e dall’altra i bisogni come li facciamo incontrare?
- Con un ponte
- Bravissimo! Sai come chiamiamo questo ponte? ATTIVITA’ ECONOMICA, cioè
l’attività che l’uomo svolge per procurarsi i mezzi per soddisfare i propri bisogni.

Il concetto di produzione è stato invece spiegato attraverso l’uso del disegno, poiché è risultato
molto più immediato e comprensibile, inoltre, viste le capacità dell’alunno di utilizzare il supporto
informatico, si è pensato di racchiudere questo concetto nella rappresentazione grafica sottostante.

77
FATTORI BENI E
PRODUTTIV SERVIZI
I IMPRESA

RISORSE
NATURALI
CAPITALE
LAVORO
STRUTTUR
E FAMIGLIE
ORGANIZ-
ZAZIONE

Inoltre sono stati utilizzati i mattoncini “Lego” per simulare una vera azienda di produzione, in
cui entrano i fattori produttivi “rossi” ed escono i prodotti “verdi”.

Anche il concetto di scambio è stato esplicitato con l’uso del disegno, in quanto è sembrato al
momento lo strumento più adatto.

78
SCAMBIO

BEN

FAMIGLIE I

IMPRESE
DENAR
O
Potrebbe sembrare prematura l’introduzione dei concetti di costo e ricavo, ma visto che nel
prossimo modulo si dovrà affrontare la definizione di azienda e con essa i due concetti sopra citati,
si è pensato che introdurli già da ora, forse rimangono più impressi nella mente e risulta così più
semplice recuperarli successivamente.

COSTI E RICAVI

FATTORI BENI E SERVIZI


PRODUTTIVI (PRODOTTI)
comportano esborso di comportano entrata di
DENARO si chiamano DENARO si chiamano
COSTI RICAVI

2.4 Verifiche

Affinché Giacomo ottenga risultati positivi è necessario che le verifiche siano brevi, a causa
della lentezza nel portare a termine un elaborato, ed inoltre devono essere somministrate
possibilmente nelle prime ore della mattina, poiché la stanchezza, legata alla sua malattia, può
inficiare gli esiti delle stesse. Non è possibile assegnare un compito che imponga tempi di lavoro
eccessivamente lunghi ed obblighi lo studente a rimanere concentrato per troppo tempo, poiché non
sarebbe in grado di portarlo a termine ed inoltre si scoraggerebbe immediatamente, evitando così di
affrontarlo o dando soluzioni a caso pur di arrivare ad una soluzione. Nel presente modulo si sono
proposte due verifiche: una di comprensione del testo e qualche breve esercizio e l’altra di
completamento-inserimento ed ancora qualche semplice completamento. Di seguito vengono
presentate due modelli di verifiche che sono state utilizzate in questo particolare modulo:

79
1^ verifica:

Questo primo tipo di verifica è stata sottoposta a Giacomo una prima volta, ma ha riportato
risultati scarsi, in quanto il lavoro di spiegazione non era stato sufficiente e non aveva
particolarmente colpito l’allievo. Di conseguenza è stato necessario riprendere nuovamente i
concetti e sottoporre una seconda volta la stessa verifica, nella quale il soggetto ha dimostrato di
orientarsi in modo sufficientemente adeguato.

Comprensione di un breve testo relativo all’attività economica.


“Per procurarsi i mezzi, beni e servizi, necessari a soddisfare i propri bisogni, l’uomo svolge
un’attività economica. Essa si articola in tre fasi, strettamente collegate fra loro: produzione,
scambio e consumo. La produzione è l’attività con la quale si trasformano i fattori produttivi in
beni e servizi, lo scambio avviene tra coloro che consumano e coloro che producono, il consumo è
l’attività con cui l’uomo utilizza i beni per soddisfare i propri bisogni. Le famiglie, le imprese e lo
Stato sono i soggetti che intervengono nell’attività economica ed operano affinché essa si rinnovi
continuamente.”

Domande per la comprensione del testo:


- Cosa intendi per attività economica?
- Quali sono le fasi dell’attività economica?
- Come avviene lo scambio?
- Quali sono i protagonisti dell’attività economica?

Per quanto riguarda la valutazione di quest’attività, si considerano i seguenti descrittori, nel caso
specifico non viene usata una scala docimologica, ma soltanto dei giudizi:

Conoscenza degli Valutazione Competenza: Padronanza Valutazione


argomenti: conosce il del linguaggio
concetto di attività
economica, conosce i
soggetti dell’attività
economica, conosce il
concetto di scambio
Molto lacunosa episodica
e parziale Insufficiente Scorretto Insufficiente
Nozionistica Sufficiente Semplice e corretto Sufficiente
Adeguate Buono Corretto e appropriato Buono

Completa il seguente schema, indicando con una crocetta il tipo di bisogno:

Bisogni Primari Secondari


Bere acqua
Mangiare una mela
Leggere fumetti
Giocare a calcio
Bere una cioccolata
Disporre di ospedali
80
Illuminare le strade

Per la valutazione di questo esercizio si considera la seguente tabella:

Competenza e capacità: Valutazione


sa individuare i vari tipi di
bisogni, sa distinguere i
bisogni primari da quelli
secondari
Molto lacunosa episodica
e parziale Insufficiente
Nozionistica Sufficiente
Adeguate Buono

2^ verifica:

Completamento/inserimento
1. I bisogni (primari – secondari) sono connessi ad esigenze fondamentali dell’uomo.
2. I bisogni (primari – secondari) riguardano l’individuo in quanto membro di una
comunità organizzata.
3. I (beni – servizi) sono quelli che hanno una consistenza fisica (possono essere toccati).
4. I (beni – servizi) sono quelli che non hanno consistenza fisica.
5. I (fattori produttivi – prodotti) sono le risorse naturali, le strutture,
l’organizzazione, il lavoro e il capitale.
6. I (fattori produttivi – beni e servizi) sono i prodotti che fuoriescono dall’attività
dell’impresa.
7. I fattori produttivi rappresentano per un’impresa i (costi – ricavi).
8. I prodotti, beni e servizi, rappresentano per un’impresa un (costo – ricavo).

Completa la seguente tabella distinguendo i beni dai servizi:

Bene Servizio
Visita dentistica
Hamburger
Portamonete
Riparazione idraulica
Quadro
Corsa in taxi
Soggiorno alberghiero
Rivista
Stampante
Spettacolo teatrale
Lavaggio automobile
Automobile

Questa tabella viene usata per esprimere una valutazione sui test precedenti:

81
Conoscenza degli Valutazione Competenza e capacità: Valutazione
argomenti: conosce il sa distinguere un bene da
concetto di bene e di un servizio, comprende
bisogno, di fattore come l’attività economica
produttivo e di prodotto, di consenta di soddisfare i
costo e di ricavo bisogni
Molto lacunosa episodica Non sa individuare i
e parziale Insufficiente concetti chiave Insufficiente
Nozionistica Sufficiente Li sa collegare in modo
Adeguate Buono semplice Sufficiente
Li sa analizzare Buono

3. Conclusioni
Questa esperienza sul campo è un esempio di come si possa affrontare un argomento di
Economia Aziendale con uno studente affetto da handicap, utilizzando tecniche diverse, soprattutto
basate sull’apprendimento attraverso le immagini, il colore e i disegni. Lo studente procede nella
comprensione delle strutture della disciplina attraverso l’applicazione pratica (come il dialogo e
l’uso dei mattoncini), mettendo alla prova le sue, seppur limitate, abilità di decodificazione di un
argomento. In questi casi è sempre molto efficace l’uso del computer per comporre schemi, mappe
concettuali e diagrammi, avendo sempre l’accortezza di usare il colore come mezzo per attirare
l’attenzione. Con tale tipologia di alunni molto spesso l’insegnante si trova impotente di fronte a
delle difficoltà che sembrano insormontabili, tuttavia con qualche piccola astuzia e molta fantasia si
ottengono risultati insperati e una grande soddisfazione sia da parte dell’insegnante e soprattutto da
parte dell’alunno, che riesce a raggiungere obiettivi inaspettati.

BIBLIOGRAFIA

CANEVARO A., GOUSSOT A. La difficile storia degli handicappati, Ed. Carocci, Roma, 2000
GAUDIO R. Legislazione speciale (lezioni in presenza SOS Venezia, a.a. 2003/2004)
LAROCCA F. Pedagogia speciale, Ed. Erikson, Mori (Tn), 2002
MARGOLIS H., P.P. MCCABE MIGLIORARE L’autoefficacia e la motivazione: cosa fare, cosa
dire da Difficoltà di apprendimento Vol. 12, Ed. Erickson Trento, n. 3 febbraio 2007
PIAZZA V. Attè ti picchia Luigi?, Ed. Baldini & Castoldi, Milano, 1992
ZANOBINI M., USAI M.C. Psicologia dell’handicappato e della riabilitazione, Ed. Franco Angeli
Milano, 1995
Valutazione e valorizzazione dell’allievo disabile estratto tratto dalla Conferenza svoltasi presso
l’aula magna dell’UTS “ARDUINO” venerdì 5 dicembre 2003
Handicap e scuola: i dati dell’integrazione Studio effettuato dal Ministero della Pubblica Istruzione
e EDS Italia spa, Divisione Pubblica Istruzione
Antico Testamento Tobia 2, 9-10; Tobia 3,5

82
Elide Biolo

La gestione del tempo e l’analisi comparata tra time


management e tempo di studio dei giovani
Elaborazione di un’indagine campionaria proposta a studenti tra i 14 e 19
anni

ABSTRACT

The school organizations have reformed and highly renovated to answer the need to educate
always more dynamic young people who are able to orient in a reactive way towards the
environment they are in. A higher attention to the needs of the students has to be considered as the
way that leads to the real and radical innovation of the school, where the youngs are actively
involved as protagonists of their educational path.
In these terms, the feedback given by the youngs is essential, in particular with regards to the
result of their learning which represents the output of the whole process, of its effectiveness level
against the set objectives and of its quality level.
Positive results may be reached by introducing the managerial logic in the school sphere and
strategies like the “5P” method, the “3C” system, the “TDA graphic” and a structured question form
are the tools worked out for this purpose. Such tools are aimed at gathering information sellable to
motivate the students, make them aware of their skills and capacities to improve their school
performance mostly with their strengths.
The suggested methods and systems lead the students to a continuous improvement and increase
the effectiveness and the productivity of the educational path engaged, they let to increase the
quality level. Moreover, an educational process using such tools widens the originality of the
teaching trying to make the students always more indipendents. Putting the result of the educational
process at the top, the center of the strategies in the managerial logic is emphatized: on a side the
management of the time and on the other the consideration of this source as short and priceless.

1. Presentazione del progetto

1.1 I destinatari

La recente riforma scolastica ha portato con sé notevoli promesse di rinnovamento e ha


prospettato una scuola concepita in funzione di obiettivi e risorse rinvigorite, all’insegna
dell’efficienza e dell’entusiasmo; questo perché si richiede sempre più di formare un giovane
flessibile con spiccate capacità di adattamento, cambiamento e auto-orientamento; una sorta di
giovane “camaleontico” attento e consapevole che il tempo, come nella realtà manageriale, è da
considerarsi come una risorsa scarsa da utilizzare con coscienza.
La scuola, nella prospettiva dell’autonomia, sembra rinascere come organismo vivo, dinamico e
altamente inserito nell’ambiente circostante, attento alle esigenze del mondo che cambia e al
risultato che riesce a produrre grazie all’intero processo educativo, del quale può essere pienamente
protagonista. La promessa fondamentale di tale innovazione sembra essere la maggiore attenzione
sia alle esigenze degli studenti, sia al processo educativo cui prendono parte sempre più attivamente
come protagonisti, sia alla progettazione reale del loro percorso formativo ma, soprattutto, al
risultato di questi interventi.
83
In questi termini, il feedback fornito dai giovani è indispensabile, in particolare per quanto
riguarda il risultato del loro apprendimento che rappresenta l’esito dell’intero processo, del suo
grado di efficacia rispetto agli obiettivi proposti e al suo livello qualitativo. In questo modo, termini
tradizionalmente manageriali come “ottimizzazione dei risultati” e “qualità totale”, entrano a pieno
titolo nella realtà scolastica ampliando notevolmente la prospettiva passata.
L’introduzione nella sfera scolastica della logica manageriale permetterebbe di raggiungere
risultati positivi e strategie come il metodo “5P”, il sistema “3C”, il “grafico TDA” e un
questionario strutturato sono gli strumenti elaborati per tale obiettivo. Tali strumenti sono stati
articolati per raccogliere informazioni spendibili poi per motivare gli studenti, renderli consapevoli
delle loro abilità e capacità di migliorare il rendimento scolastico soprattutto con le loro forze.
I destinatari del progetto sono in primis i giovani studenti, ma consapevole della difficoltà di
applicazione, sarebbe opportuno che l’organizzazione scolastica con il suo corpo docente, fosse il
soggetto che comprende queste strategie e metodi, per tradurli poi ai discenti e semplificarne
l’adozione nella sfera quotidiana dello studio personale.
Le metodologie proposte, possono essere utilizzate dagli allievi in modo anche personalizzato
una volta acquisito il meccanismo; per i docenti questi sistemi potrebbero essere considerati come
integrazione per guidare lo studente sia nella ricerca di un metodo di studio produttivo sia per
responsabilizzarlo e motivarlo in prospettiva di risultati scolastici positivi.

1.2 Contenuti e obiettivi

Introdurre metodi e strumenti manageriali all’interno dell’ambito scolastico, ragionare


strategicamente come richiesto nelle società di capitali e agire nella logica imprenditoriale
porterebbe essere una strada per rendere gli studenti partecipanti attivi della loro percorso formativo
ed aumentarne la motivazione.
Tentare di conoscere realmente i giovani con i quali quotidianamente si condivide un percorso e
cercare di guidarli verso un successo scolastico sicuro è un obiettivo che si può rendere realistico
con l’utilizzazione, in primis, del questionario “GMMS” sostenuto poi dalle tecniche e strategie che
si possono trasferire ai discenti quali il metodo “5P”, il sistema “3C” e il “grafico TDA”.
Prospettare un monitoraggio degli studenti più marcato e capace di offrire informazioni concrete
può essere possibile con l’utilizzo sistematico del questionario all’inizio di ogni anno scolastico
perchè permetterebbe di indirizzare l’attività didattica sulle problematiche reali dei nostri discenti.
La sfera scolastica dovrebbe in grado di aprire la visuale alla logica imprenditoriale, ricca di
strategie e metodi che una volta ridefiniti e assettati per l’ambito scolastico, porterebbero a risultati
rinfrescanti e altamente incentivanti. Le strategie, i metodi e gli strumenti proposti sono stati
elaborati per un contesto prettamente didattico-formativo.
Il management con i suoi mezzi e metodi non può considerarsi un’introduzione totalmente
innovativa e presenta, oltretutto, un limite notevole; infatti, per quanto riguarda la sua originalità,
infatti, l’attenzione per il risultato del processo educativo è sempre stata presente nella scuola e ciò
ha spinto alla ricerca di molteplici forme di ottimizzazione dell’istituzione scolastica stessa. Nel
secondo senso, invece, il limite importante di tali attenzioni è che ha toccato solo ed esclusivamente
la parte dirigenziale della scuola. In questi termini, la necessità di una maggiore produttività (nel
senso di un migliore rendimento scolastico e una più diffusa e positiva motivazione allo studio) è
stata impostata solo ed esclusivamente in relazione ai docenti, come se esistesse un filtro tra questa
realtà e gli studenti stessi. Se l’obiettivo del management è il raggiungimento di un risultato che sia
il migliore possibile, questo mancato passaggio di informazioni tra le due realtà appare inspiegabile,
oltre ad essere improduttivo.
Consapevole di questa mancanza, si è pensato di creare una breccia all’interno dell’ipotetica
barriera che separa queste realtà, utilizzando come chiave d’accesso quella che può essere definita
una fondamentale premessa all’intero processo di management, ossia la Gestione del Tempo. Per
sfruttare tutto il potenziale di questa forma di ottimizzazione tipicamente industriale, si è dovuto
84
tradurla in modelli e procedure propriamente scolastici e cognitivi. Così è nato un nipote del time
management, il time management dello studente, inteso come corpus di teorie e pratiche quotidiane
volte a gestire con maggiore razionalità, precisione ed efficacia il proprio tempo di studio con
l’obiettivo di rendere i momenti passati sui libri interessanti, utili e redditizi. Questa procedura sarà
analizzata e concretizzata prima attraverso la presentazione di elementi quali il metodo “5P”, il
sistema “3C”, poi attraverso la costruzione di un questionario e la somministrazione dello stesso ad
un campione di più di 500 studenti in modo da evidenziare come sia la realtà scolastica e la gestione
della risorsa scarsa quale è il tempo.

2. Svolgimento del progetto

2.1 Il tempo come concetto e il time management: modelli e procedure

Vivere in un sistema economico complesso, scandito da regole precise ma in continuo


mutamento, necessita di una capacità di adattamento non indifferente; e quanto richiesto ad ogni
singolo soggetto economico interessa anche alle organizzazioni scolastiche che non si possono
sottrarre dal contesto in cui operano e sono inserite, anzi ne devono condividere spazi e tempi.
Questo elaborato cerca di assorbire dal mondo industriale-economico quante più informazioni,
tecniche, strategie e definizioni possibili per riassettarle ed utilizzarle nell’ambito scolastico con il
pregiato obiettivo di sensibilizzare i giovani sulle loro potenzialità e motivazione in modo da
guidarli verso la consapevolezza di poter raggiungere quanto desiderato con le loro forze ma
minimizzando, nel limite del possibile l’impegno.
Termini quali Strategie, Procedure, Gestione, Efficienza, Efficacia e Produttività, tipicamente
manageriali ed utilizzati in contesti direttivi, saranno inseriti nel quotidiano degli studenti in modo
che loro stessi siano in grado di conoscersi, controllarsi e saper sfruttare al massimo le loro
competenze. Questo percorso prende il nome di time management dello studente, un insieme di
procedure che ogni giorno accompagneranno i discenti nella gestione razionale della giornata in una
logica di miglioramento continuo e volta a rendere produttivo il lavoro eseguito a casa.
Questa prospettiva s’inserisce nella categoria degli studi sull’apprendimento, sulla memoria,
sulla lettura rapida, su quelle forme di perfezionamento dell’abilità di studio come il sottolineare i
testi, schematizzarli ed esporli con chiarezza e completezza. Tuttavia, come si tenterà di dimostrare
nel corso del presente lavoro, la gestione del tempo di studio sembra essere non solo una tecnica fra
le tante disponibili, ma la fondamentale premessa per tutti gli interventi successivi. In altre parole il
time management dello studente è il punto di partenza per l’intero processo di miglioramento delle
proprie tecniche di apprendimento.
Il punto di partenza, che non si riesce a presentare in questa sede, è stato rappresentato da
un’attenta analisi delle più importanti forme di spazializzazione del tempo, principale modalità di
concettualizzazione e rappresentazione simbolica del tempo evidenziandone le sue origini,
l’evoluzione, la definizione storica, la definizione contemporanea, la concezione fisico-matematica
e l’analisi filosofica del concetto di tempo. Già dall’inizio di questa impresa apparentemente
semplice, è apparsa evidente la difficoltà di impostare una definizione del concetto unica e
condivisa. Il percorso ideale tra le concezioni del tempo presenti nelle diverse discipline ha messo
ulteriormente in risalto queste problematiche che, ovviamente, rimangono spesso irrisolte: il
discorso assume molteplici forme ed ogni autore preferisce puntare su determinati aspetti, a lui più
congeniali per rendere relativamente chiaro un concetto molto complesso e astratto.
Il passaggio successivo è stato quello di cambiare prospettiva, abbandonando la visuale
strettamente teoretica della filosofia e, attraverso la psicologia, la sociologia e la visione scientifica
del problema, inoltrarci nella visione produttiva e industriale. Questo ultimo approccio ha permesso
di analizzare il tempo dal punto di vista esclusivamente concettuale, alla prospettiva del tempo

85
risorsa, ossia del tempo vissuto come un bene prezioso, scarso e da utilizzare con parsimonia e
precisione. Solo con questo diverso atteggiamento, che ha posto le basi per le tappe successive, è
stato possibile considerare la prospettiva del time management vero e proprio. La direzione, dettata
dal termine stesso “time management”, è stato considerato in questa prospettiva duplice: se da una
parte si è analizzato il tempo in senso stretto (time), dall’altra ci si è posti l’obiettivo di leggere il
problema con gli occhi della produzione industriale e del lavoro in genere (management); ossia una
posizione lineare-quantitativa dove il tempo è completamente associato al valore che il singolo
lavoratore è in grado di produrre. In una prospettiva marxiana, il plusvalore prodotto può essere
incrementato con successo, semplicemente chiedendo più tempo ai lavoratori. Nasce così una
proporzione tra il numero di ore lavorative richiesto, il valore prodotto e il valore del tempo,
snaturato e completamente asservito ai fini produttivi dell’azienda. In questa prospettiva il tempo è
realmente ridotto a merce di scambio e, come questa, è limitato, uniforme e quantificabile. Nasce in
questo modo la metafora del tempo-denaro, eccessiva radicalizzazione del tempo risorsa.
Altra posizione risulta essere quella ciclico-qualitativo la quale si basa sull’esigenza di un
tempo qualitativamente migliore e concepisce il ripetersi delle azioni quotidiane. Il cerchio
rappresenta l’emblema della routine, del continuo, inarrestabile ripetersi monotono delle stesse
identiche azioni e la nuova sensibilità verso questo problema, spinge gli studiosi alla ricerca di una
più alta qualità di vita lavorativa. L’accento viene, pertanto, posto non solo sul quanto si lavora, ma
soprattutto sul come si passa il proprio tempo, contrapponendo sempre più spesso le esigenze della
produzione alle esigenze del lavoratore.
Ultimo step prima di entrare nel vivo della Gestione del Tempo, è stato approfondire il tempo
produttivo con la presentazione di due differenti indirizzi nell’ambito dell’ottimizzazione dello
stesso: il primo, quello teorico-sperimentale che ha fornito indicazioni prettamente speculative sui
differenti modi di percepire e pianificare il proprio tempo, sulle preferenze nell’ambito delle priorità
e sull’apporto tra una corretta gestione del tempo e diverse aree della personalità come
l’autoregolazione e il controllo dello stress. Il secondo indirizzo, quello pragmatico, d’altra parte,
ha reso concreto quanto esposto, presentando in modelli procedurali pratici, volti ad organizzare
effettivamente le attività quotidiane. In questo modo si completata la descrizione teorica e pratica di
quello che è conosciuto con il termine time management e, allo stesso tempo, si evidenzia l’analisi
di un tempo visto nella prospettiva adulta, un tempo dei grandi che, spesso, dice poco del tempo
giovanile.

2.2 Il tempo dei giovani e il time management: criteri organizzativi, progettualità e


strutturazione

Si è evidenziata l’importanza di tradurre procedure e strategie del mondo lavorativo ma quello


che forse ha maggior valore è riuscire a gestire il tempi e considerarlo come una risorsa scarsa da
monitorare e controllare continuamente.
Per procedere in questa direzione si sono introdotti alcuni concetti fondamentali come quello di
risorsa, efficienza ed efficacia. Ogni tipo di management ha dei tratti comuni, indipendentemente
dal suo punto di applicazione, che risale alla visione generalmente condivisa dei problemi e dei
mezzi per risolverli. Esiste una spinta iniziale ad intervenire, una causa che porta gli appartenenti ad
un’agenzia sociale, politica, produttiva, educativa a cercare un passaggio verso un livello qualitativo
superiore. Le riflessioni sul modo di percepire, pianificare, organizzare e sfruttare meglio una
risorsa tanto preziosa, quale è quella del tempo in un’azienda, ci ha fornito alcuni strumenti per
analizzare il tempo giovanile da una prospettiva relativamente innovativa, ossia sul quanto riescono
a far fruttare il proprio tempo i giovani.
Le definizioni del management, il modo di concepire il tempo come un bene prezioso che va
sfruttato al massimo, ci hanno perfettamente introdotto i precedenti concetti di risorsa, efficienza ed
efficacia, lasciandoli continuamente sullo sfondo durante il corso dell’analisi per raggiungere

86
l’obiettivo di riconoscere e definire il time management dello studente, ossia ad una modalità di
pianificazione del tempo che permetta di ottenere migliori risultati scolastici.
Il processo di rinnovamento adeguato alle trasformazioni in atto nella società scolastica e
lavorativa, necessita di un’azione progettuale integrata e questo studio della Gestione del Tempo
propone una possibile strada da seguire per raggiungere l’obiettivo dell’efficienza e dell’efficacia
nel “contenuto e rendimento” degli studenti.
Restano ora da analizzare le modalità di organizzazione di ciò che viene percepito, proprio in
funzione delle differenze individuali degli studenti. In altri termini, si deve capire come un
individuo che percepisce in un certo modo il proprio tempo, applichi ad esso determinate procedure
organizzative, giungendo a qualche forma di pianificazione esplicita (quando segue tecniche ben
precise di time management) oppure implicita (quando le sue decisioni vengono prese in modo
inconscio, legate solo ad abitudini personali).
Prima di entrare nel vivo della pianificazione, è necessario precisare che tra il nucleo
concettuale della percezione e quello effettivo della programmazione, esiste un ponte ideale,
costituito dalla capacità degli individui di valutare il tempo necessario per portare a termine un
compito. In altre parole, perché la pianificazione abbia senso e permetta all’individuo di prevedere
esattamente le attività che occuperanno un certo periodo di tempo, è indispensabile che l’individuo
stesso sia in grado di visualizzare l’entità dell’impegno, di suddividerlo in un certo numero di
attività, di determinare, infine, delle priorità. Tutto ciò, con un buon grado di precisione, affidabilità
e sicurezza. L’attenzione viene così spostata dal modo in cui sono fatte le cose e portati a termine i
compiti assegnati, al modo in cui gli stessi vengono previsti e pianificati, puntando piuttosto
sull’aspetto “predittivo” che su quello “realizzativo”.
Inoltre è utile esaminare il rapporto tra il time management e gli altri settori della personalità; gli
aspetti della personalità che sono direttamente influenzati dal time management sono molti e ci si
limita qui a segnalare i due considerati più significativi per questo approfondimento:
- La motivazione19. Il primo aspetto da analizzare è sicuramente il rapporto tra la corretta
gestione del tempo e la motivazione, intesa non solo come desiderio e spinta emotiva ad operare
determinate scelte, ma anche come costanza nel raggiungerne gli obiettivi. Le cause che
possono demotivare un individuo possono essere infinite e dipendono dall’esperienza
individuale: incapacità di svolgere un compito, perdita di entusiasmo, cambiamento di interessi,
carenza di valori, sono tutte valide cause che possono frenare il lavoro di uno studente o causare
la perdita di controllo della situazione.
Da questo punto di vista, la procedura adottata nel time management, porta effettivamente ad
una progressiva presa di coscienza delle proprie capacità, dei propri strumenti e del migliore uso
che gli allievi possano farne. Se è vero quanto si è detto all’inizio sulla posizione centrale del
tempo nella vita di una persona, sull’importanza di una corretta pianificazione e sulla possibilità
che la perdita di controllo della propria organizzazione possa portare ad un effettivo
smarrimento, un processo di crescita che abbia l’obiettivo di porre al centro del proprio tempo
l’individuo, non il suo lavoro, e che gli fornisca strumenti adeguati per “governare la propria
nave”, sembra essere la soluzione reale a queste esigenze ed uno strumento concreto che i
docenti possono trasmettere per migliorare i rendimenti scolastici.
La procedura del time management, focalizza l’attenzione dello studente su esigenze concrete,
puntando su bisogni reali quali meno tensione e maggiore efficacia delle proprie azioni con il
minimo sforzo.
- Gestione del tempo e stress. Si può affermare con un buon livello di certezza, che questi due
argomenti sono totalmente legati, tanto da concludere che il primo nasce direttamente dalle
esigenze sollevate dal secondo. In effetti la cattiva gestione del tempo, può portare come prima
conseguenza i sintomi tipici dello stress: difficoltà di concentrazione, sensazione di
“sovraccarico”, irascibilità, tensione, senso di incapacità e paura di non riuscire nei propri
19
La prima parte del questionario è proprio dedicata all’analisi della motivazione vista come aspetto della personalità che influisce
direttamente sul Time management dello studente.
87
compiti. In questa prospettiva una corretta formazione nella gestione del tempo può evitare
conseguenze per quanto riguarda lo stress, il role overload 20, l’ansia e i disturbi psicosomatici.

Dalle argomentazioni presentate si può concludere che il time management sia un ponte ideale
tra la motivazione, la capacità di governare la propria vita, la minore necessità di delegare o rinviare
le scadenze e la prevenzione dello stress e dell’ansia. Resta ora da vedere come questo ponte giunga
alla nostra vita quotidiana, come la possa migliorare e come è possibile trarne il maggiore beneficio
soprattutto nell’ambito scolastico.
Si compie dunque, per raggiungere l’obiettivo, un’analisi quasi esclusivamente qualitativa del
tempo dei giovani che punterà su una duplice serie di elementi: da una parte, si avrà il concetto di
strutturazione del proprio tempo mentre, dall’altra, si punterà su quello di progettualità giovanile.
Questi non sono che due facce della stessa medaglia, due aspetti del tempo giovanile
indissolubilmente legati in grado di illuminare una lunga serie di fenomeni di dispersione della
risorsa-tempo, di cattiva organizzazione delle proprie giornate e delle modalità di pianificazione dei
propri impegni quotidiani.
Quando immaginiamo un pomeriggio di studio di un ragazzo, si deve ampliare la visuale fino a
comprendere tutte le variabili che ruotano attorno alle sue azioni. Solo in questo modo si potrà
capire se lo studente apprezzi veramente quel tempo passato sui libri, o se, invece, lo ritenga una
perdita di una risorsa scarsa. Un’analisi di cui sopra è la fondamentale premessa per l’intera
elaborazione del time management dello studente.
Riprendiamo, quindi, riepilogando i principali punti critici del tempo giovanile. In primo luogo,
abbiamo incontrato il concetto di progettualità, indicandolo come premessa fondamentale per un
consumo autonomo, finalizzato e produttivo del tempo. Da questo punto di vista, va osservato che
la percentuale di giovani che non possiede un personale progetto di vita è molto alta ed un
intervento che miri a fornire loro basilari strumenti di pianificazione, dovrebbe partire proprio da
questa mancanza, cosa che il time management risalta.
Se il progetto di vita rappresenta un preliminare punto di partenza, si può vedere nel grado di
strutturazione del tempo giovanile, la naturale continuazione della precedente caratteristica. Si
passa così da un livello molto generale e astratto come quello della progettualità, ad uno stadio più
marcato e tangibile, quello relativo ad un atteggiamento che risiede e si concretizza direttamente
nella prassi quotidiana. La strutturazione del tempo rappresenta quindi un’attuazione di quella che
può definirsi “personale filosofia del tempo”, ed è una caratteristica che permette di comprendere se
la persona ha progetti ben precisi e se cerca di metterli in atto con atteggiamenti quotidiani ben
determinati. Sapere questo sarebbe già un risultato importante per un allievo.
Ad un livello ancora più pratico, un ulteriore limite dell’utilizzo normale del proprio tempo può
essere la passività, strettamente legata alle precedenti e rappresentata da scelte prevalentemente di
routine, guidate dall’abitudine o dalla comodità, non correlate a decisioni nette e sicure. La passività
si esprime con azioni indifferenti, prive di slancio o motivazione intrinseca. Esistono poi porzioni di
tempo semplicemente disorganizzate, nelle quali gli ingredienti principali passano continuamente
dall’ordine intenzionale al caos operativo, mostrando un forte componente di dispersione, ossia
l’incapacità di fissare il contenuto del proprio tempo in quantità e qualità ben determinate,
intervallando gli spazi di alcuni compiti, con altri meno significativi o secondari. Anche questo
limite è molto presente nella vita dei giovani che spesso interrompono il proprio studio per fare
piccole pause più lunghe delle ore di lavoro effettivo, frequenti merende rifocillanti o uscite con gli
amici che occupano intere porzioni del tardo pomeriggio.
Tutte le voci precedenti determinano l’effetto generale della disorganizzazione, dell’incapacità
di operare scelte precise o la mancanza di controllo delle proprie priorità: il risultato è che gran
20
Il Role Overload, che potrebbe essere tradotto con ”sovraccarico da ruolo”, è basato esclusivamente sul conflitto tra i compiti da
svolgere, incompatibili tra loro, e il tempo a disposizione per portarli a termine. Lang [1992] individua nel suo studio due cause
principali: la quantità dei compiti da svolgere e la natura conflittuale degli stessi, che insieme generano uno stato di ansia e stress
dovuto all’impossibilità o all’incapacità dell’individuo di far fronte a tutti gli impegni contemporaneamente.
88
parte del tempo giovanile non viene vissuto completamente e presenta molte lacune organizzative.
Un’attenzione particolare, dunque, è necessaria quando si parla del tempo di studio, nel quale la
disorganizzazione può portare effetti nefasti sulla qualità dell’apprendimento. Come si vedrà più
avanti, infatti, il tempo di studio prevede alcuni presupposti strutturali, richiedendo la presenza di
variabili senza le quali lo studio stesso non è abbastanza produttivo e può trarre in inganno: “se ho
studiato per tre ore, allora sono pronto”, può dire lo studente ignaro di avere speso più tempo nelle
pause, piuttosto che nello studio vero. È per lo stesso motivo che un’analisi preliminare della
composizione del tempo di un giovane, della sua organizzazione generale e di come vorrebbe,
invece, sfruttarle, ci permette di disegnare un intervento che avvicini le sue aspirazioni alle effettive
possibilità di riuscita.
Molti studenti, infatti, capiscono perfettamente che il proprio tempo scorre molto in fretta, ma
contemporaneamente non sanno che è possibile valorizzarlo, in modo che le ore riescano a
racchiudere attività uniformi e che, infine, le giornate raccolgano porzioni sempre più grandi del
loro progetto di vita. In questa prospettiva il time management dello studente si pone a cavallo della
gestione del tempo quotidiano, utilizzando come principale punto di applicazione lo studio, ma
ampliando i propri effetti su una maggiore consapevolezza di questa risorsa scarsa e degli strumenti
utili per organizzarlo meglio. L’obiettivo del time management sarà, pertanto, quello di disegnare
un modello comportamentale in grado di tenere conto di quelle che sono le reti del tempo giovanile,
sfruttarne le lacune come importante momento di cambiamento di quelle abitudini improduttive che
rallentano il lavoro quotidiano.
Non molto diverso è l’aspetto legato ai frutti dello studio pomeridiano: essi sono
esclusivamente per sé, ma vengono rappresentati provvisoriamente collegati ad un punto di
riferimento e di controllo esterno, ossia al professore. In questi termini, il tempo passato sui libri è
fondamentalmente richiesto da altri per un presunto vantaggio personale: lo studente deve, cioè,
studiare ed eseguire esercizi pratici che verranno successivamente controllati (e qui c’è la voce “per
gli altri”), ma che servono esclusivamente per lo studente stesso. Rendere più esplicita questa
importante differenza, senza darla per scontata, potrebbe influire molto sulla motivazione degli
studenti, che si sentirebbero effettivamente oggetto delle proprie attenzioni mentre, spesso,
ritengono un’ottima soluzione quella di cercare nuovi sotterfugi per saltarli.
Altra caratteristica è quella relativa alla socialità dello studio, che in questa sede pende verso la
solitudine, piuttosto che verso la compagnia per motivi molto precisi, infatti, si ritiene che lo studio
sia prevalentemente individuale, inserito in un rapporto stretto tra lo studente e il libro perché la
maggior parte dell’apprendimento si basa sulla propria concentrazione, su un livello di attenzione
particolare, nel quale lo studente è quasi in simbiosi totale con la materia, stato che è più difficile
raggiungere in gruppo, se non in presenza di particolari variabili complesse.
Queste riflessioni sul tempo di studio potrebbero apparire banali, ma saranno particolarmente
preziose quando all’interno del tempo quotidiano si ritaglieranno precise porzioni di studio,
confinanti con le altre attività ma che richiedono particolare rispetto e un preciso spazio d’azione,
come accade in azienda dove tutto deve essere previsto.

2.3 Il tempo di studio e la sua gestione

Oltre all’analisi del tempo degli adolescenti da un punto di vista concettuale e prevalentemente
astratto, si è concentrato l’attenzione su quella parte che occupa la maggior parte del loro tempo
autonomo: il tempo di studio. Una particolare attenzione è andata a tutte quelle variabili che
influenzano questa delicata porzione della giornata, variabili troppo spesso trascurate soprattutto da
coloro che non sono direttamente legati al settore formativo.
È proprio in queste pagine che si vorrebbe raccogliere una serie di riflessioni che danno origine
al modello del time management dello studente, presentando prima di tutto le caratteristiche del
tempo di studio, la sua definizione, i suoi limiti intrinseci e il possibile spazio d’azione dello

89
studente stesso per poi presentare le possibili procedure che possono portare una concreta ed
apprezzabile ottimizzazione del tempo passato sui libri.
I passaggi saranno dettati da tre parole chiave utilizzate nel mondo manageriale: conoscenza del
proprio tempo come probabile problema da risolvere, competenza nell’utilizzo delle principali
tecniche di time management e controllo costante dei risultati ottenuti. In questo modo il tempo
assumerà forme piuttosto diverse, passando da un’astratta ed impalpabile sequenza di attimi
impercettibili, ad una più tangibile sequenza di azioni pratiche, procedure e atteggiamenti quotidiani
più facile da gestire.
Punto centrale del time management dello studente, è il metodo elaborato e indicato con la sigla
5P 21, che rappresenta una puntualizzazione del tradizionale consiglio di eseguire i compiti assegnati
a scuola il giorno stesso in cui le singole materie vengono trattate. Il procedimento indica una
progressione di cinque differenti attività da eseguire quotidianamente per tentare di stare al passo,
evitando l’inutile e deleterio accumulo dei capitoli da studiare all’ultimo minuto, magari il giorno
prima di un’importante verifica.
Come già accennato, si è sperimentato direttamente questo metodo e gli altri sistemi proposti
con un gruppo di studenti i cui risultati si presenteranno nel corso dell’elaborato. Con il gruppo
campione si è cercato di analizzare la composizione dei loro pomeriggi, individuato le principali
lacune organizzative, le dispersioni e le risorse possibili e pianificato l’intero intervento
sperimentale, riprendendo prevalentemente su tecniche provenienti dal mondo aziendale; infatti, ore
7.45: la campanella segna l’inizio della giornata «lavorativa» della maggior parte dei giovani. Il rito
della campanella d’inizio, segnale che ricorda il tempo scandito dalla campana nelle fabbriche, si
ripete identico ogni mattina. L’attenzione sarà, comunque, puntata su tutto ciò che avviene dopo la
fine delle lezioni, quando lo studente, torna a casa ed è più o meno libero di gestire il proprio tempo
e attribuire senso alle proprie azioni.
La prima considerazione legata a queste premesse è apparentemente ovvia: gli studenti non
terminano il loro «lavoro» a scuola, ma lo integrano in gran parte nel pomeriggio, con pratiche
completamente diverse da quelle messe in atto in classe. In questi termini, lo studente è già meno
libero nella sua scelta rispetto a quanto si possa pensare, essendo costretto a dedicare un
considerevole numero di ore allo studio personale. L’analisi di questo tempo obbligato, inserito con
forza tra le scelte di un tempo apparentemente libero deve, così, considerare che lo studente agisce
con differenti misure, strumenti e atteggiamenti, per i quali il comportamento a scuola non sempre è
legato a quello a casa.
Esiste un terzo aspetto fondamentale del rapporto scuola-casa. L’obiettivo dell’organizzazione
scolastica coincide spesso con il raggiungimento di un certo standard di conoscenze, determinato a
priori dall’istituzione scolastica e calibrato, a posteriori, dalle capacità del corpo docente. In questi
termini, l’attenzione va puntata su tutto ciò che può allontanare lo studente dalla meta e porre
l’attenzione sugli obiettivi e sulle modalità per raggiungerli, assume un ruolo centrale se
s’interpretano le relazioni interdipendenti tra ciò che avviene in classe e ciò che avviene a casa.
Prendiamo una giornata esemplare, in cui uno studente ha ricevuto una serie d’insufficienze e
un’altra in cui ha raccolto un certo numero di voti positivi. Già da questa semplice ipotesi possono
emergere diverse possibilità di previsione sul suo studio pomeridiano, sulla motivazione e sul come
potrebbe organizzare i propri compiti: gli eventi e i risultati conseguiti al mattino, determinano in
gran parte tutto quello che avverrà nel pomeriggio, in una sorta di circolo vizioso che potrebbe
determinare i risultati successivi.
Innanzi tutto, le principali strutture organizzative che uno studente ha davanti a sé, sono la
scuola e la famiglia. In questa sede si prenderà in considerazione soprattutto la prima per almeno
due motivi: primo, è quella maggiormente collegata all’apprendimento e allo studio e, secondo, non

21
La sigla indica che questo metodo si suddivide in 5 fasi (5 phases= 5P) che permettono di garantirsi, con una certa sicurezza, di
eseguire i compiti assegnati il giorno stesso, prepararsi per il giorno successivo e prevedere momenti di recupero delle materie
insufficienti; questi passaggi verranno debitamente approfonditi nel corso dell’elaborato.
90
è possibile chiedere alle famiglie di studiare il time management, per poi insegnarlo ai propri figli,
essendo questo un compito più scolastico che famigliare.
La scuola è la prima fonte d’organizzazione che lo studente ha davanti agli occhi tutti i giorni:
se un istituto ha orari di lezione squilibrati, incentrati solo sulle esigenze del corpo docente, senza
tenere conto della diversa difficoltà delle materie distribuite nell’arco della giornata, lo studente
avrà già un cattivo esempio di pianificazione. Quando a questo primo stadio di disorganizzazione,
segue la possibilità che lo stesso insegnante dia un pessimo esempio di programmazione, affidando
i compiti senza tenere conto di altre esigenze, sarà fornito ai giovani un ulteriore rinforzo di un
atteggiamento poco costruttivo.
La cattiva organizzazione delle ore durante la giornata, oltre ad essere un pessimo esempio
come modello, può essere un’effettiva causa di disagio per i discenti, i quali tornano a casa stanchi e
devono affrontare lo studio pomeridiano con una tenacia maggiore che non tutti sono in grado di
fornire. Questi sono solo alcuni degli aspetti che possono influenzare il lavoro pomeridiano e il
docente si deve assumere l’impegno di agire in più direzioni, insegnando le basi della gestione del
tempo, fornendo «modelli espliciti delle prestazioni richieste», controllando i risultati dell’attività
dei propri allievi e correggendo i loro errori.
Ma come funziona il tempo di studio? Cosa avviene quando lo studente si pone davanti ai libri,
con l’intenzione di apprenderne il contenuto? Si tratta di un’insieme indeterminato di azioni riflesse
o può essere migliorato con degli strumenti adatti?
Queste domande possono trovare risposta se ci immagina di seguire uno studente dopo il suono
dell’ultima campanella quando arriva a casa e, sgombrata la zona dagli oggetti quotidiani, egli
sfoglierà il diario, cercando i compiti assegnati. La scoperta di un’imprecisione nel numero degli
esercizi di matematica lo avvicinerà con soddisfazione e impazienza al telefono, per chiedere
conferma a qualche compagno. La telefonata dura nella maggior parte dei casi più di un’ora. Se si
considera che gli studenti escono da scuola in media attorno alle 13.00 e che dopo questa sequenza
di azioni abbiamo raggiunto le 16.00, se non addirittura le 17.00, si avrà un’idea di come possa
essere strutturato il prima del tempo di studio. Giunto di fronte all’obbligo di studiare, l’allievo si
accingerà ad eseguire i propri compiti terminandoli attorno alle 18.00: in poco più di un’ora!
Molto spesso egli sarà costretto a continuare il proprio studio dopo cena, tenendo presente che il
mattino successivo dovrà svegliarsi presto. Anche seduto davanti ai propri libri lo studio sarà
continuamente interrotto da pause disordinate passate a guardare la TV, a giocare col computer, a
cercare i testi dispersi nel disordine della scrivania, dal campanello che suona e da decine di
situazioni simili.
Questa descrizione è sicuramente enfatizzata, ma molto vicina alla realtà della maggior parte
degli studenti della scuola superiore. Il tempo di studio, in questi termini, appare poco organizzato,
basato su routine improduttive e abitudini radicate che spesso allontanano dall’obiettivo principale:
essere promossi (e, per correttezza pedagogica, conoscere e apprendere). Il problema nasce dal fatto
che gli studenti non conoscono le tecniche per gestire bene il loro tempo, non hanno chiari i motivi
per organizzarlo meglio e, come conseguenza, si lasciano frequentemente trasportare dagli eventi.
Un buon punto di partenza è quello di conoscere il proprio tempo, sapere come è fatto, come
funziona, per poi scoprirne i limiti e agire per controllarlo.
Il primo passo è compiuto dalla seguente analisi, utilissima ai docenti che potranno poi
trasferirne la bontà agli allievi; un’analisi che vuole sezionare il tempo di studio per renderlo più
esplicito e chiaro. I successivi paragrafi si occuperanno, poi, delle altre due fasi, ponendo in luce i
problemi che ogni studente affronta quotidianamente e gli strumenti che può utilizzare per
risolverli22.
Un punto di partenza valido potrebbe essere rispolverare la definizione di tempo di studio visto
come l’insieme delle azioni che uno studente compie in un ben determinato lasso di tempo, più o
meno pianificato, con lo scopo di apprendere quanto è stato spiegato a scuola o quanto gli sarà

22
Il criterio è sempre lo stesso: conoscenza del problema, competenza degli strumenti adatti per risolverlo e controllo dei risultati.
91
richiesto in futuro, in relazione a ben precisi obiettivi formativi; tali operazioni devono essere
eseguite in un luogo, in una postura corporea e in condizioni di contesto più stabili e costanti
possibile.
Un elemento contrastante con la definizione fornita, è l’incostanza: anche se lo studente può
essere convinto che il ripasso o lo studio sull’autobus siano momenti che danno buoni risultati, non
può essere sicuro che il mattino seguente le condizioni positive che hanno permesso il
raggiungimento di una sufficienza la scorsa mattina, si ripeteranno. Sarà piuttosto vero il contrario.
Lo studente ha, infatti, bisogno di una garanzia, ossia la certezza che il suo studio può avvenire
nel migliore dei modi e, soprattutto, nel minore tempo possibile. Questa garanzia è fornita solo da
un posto sicuro, silenzioso, prevedibile (ossia conosciuto e che garantisca una certa controllabilità)
e costante (che conservi questo stato il più a lungo possibile). Altro punto da considerare sono la
determinazione nella struttura del tempo di studio, in particolare dell’alternarsi delle fasi attive e di
quelle passive, indicando con questi termini quando uno studente stia effettivamente studiando e,
dall’altra, quando sia in “stand-by”, prendendosi una pausa.
Queste due fasi costituiscono quello che è generalmente chiamato “ciclo di studio”, mentre più
cicli compongono una “sessione” di studio. Se da una parte il ciclo di studio ha delle regole
piuttosto precise, dall’altra la sessione di studio può variare secondo le esigenze dello studente,
partendo comunque da un minimo di due cicli. Un esempio di sessione può essere l’insieme di
quattro ore di studio, collocate in un pomeriggio o una domenica mattina passata a preparare
l'interrogazione del giorno dopo. Va tenuto conto che nella giornata in genere possono esserci tre
sessioni (in generale mattina, pomeriggio e sera) e, in tempo di lezioni regolari, lo studente ne ha a
disposizione solo due (pomeriggio e sera); una diversa collocazione dei pasti e delle pause più
consistenti, può tuttavia variare questo numero. La soluzione ideale rimane la tradizionale
suddivisione presentata, poiché è naturalmente scandita dai pasti e risulta meno frammentata.
Nella realtà del time management, e ancora di più in quello dello studente, i momenti in cui si
“stacca” sono fondamentali per una buona resa e vanno programmati allo stesso modo delle attività.
La gestione delle pause che dividono i cicli di studio segue una meccanica ben precisa che prevede
che siano razionalmente proporzionate ai rispettivi momenti attivi e dal punto di vista qualitativo,
l’uso delle stesse si basa su una loro corretta distribuzione all’interno della giornata senza aspettare
il momento del “crollo” ma cercando di prendere una pausa prima di stancarsi, tenendo in
considerazione le proprie esigenze e le proprie abitudini.
Inoltre, lo studente che decidesse di cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dello studio
e volesse trasformarsi in “studente efficace”, si troverebbe in ogni caso di fronte ad uno scoglio
piuttosto difficile da superare: ci si riferisce alle distrazioni.
Il lavoro dello studente è sedentario, spesso monotono, qualche volta riflessivo e contemplativo,
ed è, per questo motivo, facile preda di tutti quei disturbi provenienti dall’esterno che ostacolano la
ricerca del giusto livello di concentrazione. Come già accennato, dopo aver imparato a conoscere il
proprio tempo, l’aspirante time manager ricerca tutte le interferenze che rallentano il proprio lavoro;
queste interferenze si identificano nelle distrazioni che, in base alla loro origine, in auto-indotte,
totalmente incentrate sulla concentrazione personale, ed eteroindotte, ossia causate da altri elementi
tra i quali troviamo l’ambiente circostante, le persone, gli oggetti e gli eventi esterni.
Il punto centrale dell’analisi di gestione del tempo da parte dello studente risiede nel suo
controllo e questo può essere tradotto con Time Management dello Studente.

2.4 L’ottimizzazione del tempo: il time management dello studente

Il percorso da intraprendere è spesso molto arduo e origina un difficile paradosso: il time


management dello studente parte dalla ferma decisione di guidare la propria vita, pianificarla e
gestirla al meglio; tale decisione richiede come primo esercizio quello della volontà, la motivazione
ad agire e l’aspirazione a non cadere nelle braccia della pigrizia. Ma riflettendoci bene un aspirante
time manager, proprio in quanto aspirante, non lo è ancora e non presenta certo tutte le
92
caratteristiche che richiede il time management. Come fare? Il modo migliore è quello di iniziare
subito, senza rimandare e senza porsi troppi dubbi in partenza. Iniziare coincide in questo caso con
la premessa della buona gestione del tempo, ossia agire, prima di tutto, fermarsi e pianificare, poi.
Dopo queste premesse il percorso è quasi sempre lo stesso e può benissimo essere indicato dal
sistema delle “3C”: Conoscenza, Competenza e Controllo. Ognuna di queste fasi coincide con
determinate attività ed esercizi, riassunte nello schema seguente e sviluppate nel corso dei prossimi
paragrafi.

Time management
dello studente

Conoscenza
Conoscenza Competenz
Competenz Controllo
Controllo
aa

Grafico
Grafico TDA
TDA Programmazione
Programmazione Tappe
Tappe
Obiettivi
Obiettivi

Distrazioni
Distrazioni Deframmentazione
Deframmentazione
Livelli
Livelli
Minimi
Minimi
Ambiente
Ambiente Metodo
Metodo 5P
5P
Equilibrio
Equilibrio cicli
cicli ee
sessioni
sessioni
Obiettivi
Obiettivi

In primo luogo è necessario conoscere il problema del tempo: le sue definizioni e i problemi
relativi alla sua organizzazione in astratto. Il secondo passo sarà quello di riporsi le stesse domande
in forma di autoanalisi, cercando di capire cosa il tempo rappresenti per noi, quali siano i nostri reali
problemi, come lo definiamo, come lo rappresentiamo.
Per lo studente la questione è complicata da un’attenta analisi del proprio tempo di studio,
dell’utilizzo delle pause, della gestione della propria scrivania, dell’agenda, dei libri, degli appunti.
Questa presa di coscienza può essere sconcertante e porre una serie di interrogativi su tutta la
propria vita. Molte volte, infatti, può essere il primo momento di reale auto analisi ed è in grado di
porre in risalto gravi mancanze, definite come sprechi di tempo, inefficienza e inefficacia delle
proprie azioni.
In ogni caso si tratta di una vera e propria rottura epistemologica all’interno della vita di un
individuo: da quel momento (è stata la dichiarazione di alcuni studenti) quando non si sfrutta bene il
proprio tempo, suona una sorta di allarme che risveglia il soggetto e lo riporta alla realtà. In questi
termini, il principale risultato del time management sembra essere quello di porre all’individuo una
serie di domande su se stesso che portano come conseguenza la nascita di una rappresentazione del
tempo più critica e realistica.
Le componenti della fase “conoscenza” trovano spiegazione qui di seguito.
Il grafico TDA. Conoscere il proprio tempo significa capire come è fatto, in riferimento alla sua
struttura materiale, non meramente astratta. Per far ciò è necessario affrontarlo nel modo più
concreto possibile, ossia come sequenza di azioni pratiche, di priorità nei nostri impegni e non come
semplice successione astratta di elementi matematici come le ore o i minuti.

93
Nei testi di metodo di studio, la prima fase di consapevolezza è sbrigativamente risolta con una
semplice registrazione di una settimana di attività, un relativo calcolo matematico di quante ore
dedichiamo ad ogni singola attività e una statistica preventiva di quanto ci occorrerà in futuro.
Nel time management dello studente, inteso come pratica ampliata di gestione del tempo di
studio, il punto di partenza è un attento monitoraggio del proprio tempo per almeno un mese, pratica
che permette una più veritiera e realistica pianificazione. Questa procedura avviene per mezzo del
grafico TDA (grafico dei Tempi D’Azione).
Questo strumento di monitoraggio, si presenta come una tabella da completare con una certa
frequenza quotidiana. Nel corso della giornata, lo studente dovrà prendere nota delle singole attività
svolte e indicarne la durata. I simboli utilizzati possono essere i più vari, anche se, per il nostro
scopo, devono includere determinate voci come l’ora in cui si è svegliato, quando è tornato a casa, i
momenti in cui ha studiato, le eventuali pause e le uscite. Particolare attenzione dovrà poi dedicare
alla scelta dei colori, in modo che possano risaltare il tempo di studio e le pause e l’utilizzo di
eventuali simboli da inserire nella legenda, indicando voci per lui particolarmente significative.
Tutto ciò rimane ancora inserito in un’analisi quantitativa del tempo. Per completare il lavoro di
monitoraggio saranno, così, necessari dei momenti di valutazione del proprio operato, mettendo in
relazione la visualizzazione delle proprie attività nel grafico con i risultati conseguiti, considerando
in particolare modo gli estremi. In questi termini, quando un voto molto alto è seguito ad un
pomeriggio che presenti determinate caratteristiche “visive” di continuità, sarà semplice trarre delle
conclusioni sul modo migliore di affrontare lo studio. La stessa cosa avverrà nel caso di un
pomeriggio che presenti poche mezz’ore di studio, oltretutto disordinatamente sparse nella giornata,
seguite da una terribile insufficienza guadagnata il giorno successivo.
L’analisi di questi estremi potrà dettare i criteri per una pianificazione futura, uscendo dalle
norme generali e astratte, per entrare nella programmazione individualizzata: è il grafico TDA ad
indicare al singolo studente gli orari più proficui, la quantità di ore necessarie e la loro migliore
collocazione all’interno della giornata.
Il controllo delle distrazioni. Questa fase appartiene a pieno titolo al primo passo conoscitivo
del time management, poiché rappresenta un momento decisivo nella presa di coscienza dei limiti
della propria gestione del tempo.
L’analisi ambientale. Le precedenti operazioni sono del tutto insufficienti quando lo studio
avviene in un ambiente non conforme. Per ovviare ad eventuali carenze ambientali, la maggior parte
dei manuali di time management, suggerisce di analizzare il proprio ambiente di lavoro (nel nostro
caso di studio), alla ricerca di tutti i fattori che potrebbero ostacolare le proprie attività.
La pianificazione degli obiettivi. L’ultimo aspetto preliminare del percorso proposto dal time
management dello studente, rappresenta una vera e propria rivoluzione nella vita dei giovani che,
per la prima volta, incontrano una pratica poco diffusa ma molto potente per il raggiungimento dei
propri scopi. Dopo aver ottimizzato il proprio ambiente, lo studente deve prendere in
considerazione quali siano i propri obiettivi, dividerli in sotto-obiettivi più semplici e mete più
vicine per crearne, infine, una gerarchia ed un piano d’azione.
La pianificazione degli obiettivi è una pratica molto delicata per il time management dello
studente e merita di essere analizzata con una certa precisione. In realtà, non tutti i sistemi sono
efficaci e, spesso, non è sufficiente formulare il proprio obiettivo in termini come “quest’anno
voglio essere promosso”. Un obiettivo per essere valido e fornire un concreto sostegno al suo
raggiungimento, deve essere preciso e concreto cioè renderlo già visualizzabile al momento della
pianificazione: lo studente che vuole essere promosso, non deve solo immaginare questo risultato
astratto, ma deve sentirne le sensazioni di soddisfazione relative, percepirne lo stato di entusiasmo.
Una volta creata questa immagine positiva del suo obiettivo, egli dovrà annotarne le
caratteristiche, immaginare il percorso per raggiungerlo, suddividerlo in mete secondarie e
determinarne le scadenze. Collocherà così la promozione finale come scopo principale a lungo
termine, il raggiungimento di un considerevole numero di sufficienze ogni mese e un impegno
costante, basato su scadenze settimanali come verifiche scritte o interrogazioni. In questo modo,
94
avrà chiarito a se stesso quali scadenze rispettare, creando una sorta di griglia di interpretazione dei
propri risultati. Quando questi non rientreranno negli standard da lui stesso stabiliti, egli saprà che
dovrà impegnarsi di più. Se accanto a questa pianificazione, terrà conto dell’analisi effettuata grazie
al grafico TDA, capirà immediatamente dove collocare il proprio studio e gli orari più propizi.

Terminata la prima fase di conoscenza e pianificazione, lo studente che intenda imparare a


gestirsi meglio, deve cominciare ad applicare le prime tecniche di time management. Per far questo,
deve innanzi tutto padroneggiarne i principi, conoscerne i procedimenti basilari e, in una parola,
diventarne competente, nel senso di essere in grado di applicare precise qualità ad un determinato
settore e un docente potrebbe essere di aiuto e sostegno.
Per lo studente, “competenza” significa diventare esperto del proprio tempo, conoscerlo con
precisione ed essere padrone delle tecniche per gestirlo al meglio. Anche per questa fase si possono
proporre molte pratiche quotidiane alle quali si dovrà però aggiungere un ingrediente fondamentale
del time management dello studente, ossia il metodo 5P, per l’applicazione del quale è però
necessario prendere alcune precauzioni.
Come ogni metodo proposto dal time management, infatti, la pratica di questo sistema
innovativo sarebbe complessivamente inutile, senza due principali premesse: la pianificazione
operativa dei propri obiettivi, in particolare la creazione di un piano settimanale preventivo e la
pratica della “deframmentazione” del proprio tempo di studio, esercizi preliminari ma fondamentali
per l’applicazione del metodo 5P.
La pianificazione operativa degli obiettivi. La stesura, durante la precedente fase, degli
obiettivi, anche se precisa, non può essere produttiva fino a quando lo studente non quantifica con
precisione le scadenze di ogni singola tappa e non pianifica i compiti intermedi durante la
settimana. In questi termini, egli dovrà organizzare i propri pomeriggi, tenendo in continua
considerazione i propri obiettivi.
Definita la lista completa di impegni da assolvere sarà necessario creare un bilancio settimanale
in grado di prevedere tutte le attività principali incluse uscite e momenti di svago. Utile a tale scopo
per la maggiore visibilità globale un planner. Un aspetto fondamentale di questa operazione è che
diventa molto più efficace se avviene a ritroso [Davidson, 1997, pag. 61-62], partendo cioè dalla
data della verifica. In questo caso si suddivide il materiale da studiare nel numero dei giorni
realmente a disposizione, infatti il time management dello studente permette di sapere esattamente
cosa studiare, quando metterlo in pratica e lo scopo di ogni singola sessione di studio.
Presa la ferma decisione di rispettare questi orari, egli potrebbe incontrare difficoltà e aver
bisogno di mutare il proprio programma. La situazione rimane regolare se il cambio di programma
non avviene più di un paio di volte: cambiamenti più frequenti non sono certo sinonimo di qualità
positive come la flessibilità o l’elasticità mentale, bensì sintomo di indecisione e incapacità di
rispettare i piani prestabiliti. Dopo questo stadio di programmazione, lo studente sarà in grado di
conoscere in anticipo ciò che deve studiare.
La deframmentazione del tempo. Si è affermato che lo studente deve avere una certa garanzia
di continuità dell’ambiente e delle condizioni di studio, con la sicurezza che il suo apprendimento
avverrà nel migliore dei modi possibili, sarà costante e prevedibile. Con questi termini si è definito
il concetto di deframmentazione; dunque deframmentare il tempo di studio significa renderlo
omogeneo, tenendo conto delle indicazioni sulle sessioni e sui cicli di studio. Questa pratica
comporta lo sforzo di concentrare tutto il processo di apprendimento in unità compatte, non
disordinatamente sparse in tutto l’arco del pomeriggio. La deframmentazione spinge lo studente ad
evitare piccoli pseudocicli di una ventina di minuti, insufficienti ad apprendere realmente il
materiale di studio, o alternare alcuni minuti di compiti a lunghi periodi di svago. Oltretutto
esistono dei tempi da rispettare, indicativamente presentati da quella che si potrebbe chiamare la
“formula del 45/15”, dove il primo numero rappresenta il tempo di studio, mentre il secondo la
durata della pausa. Il cervello ci mette un certo tempo ad attivarsi completamente, per “riscaldarsi”

95
ed essere davvero efficiente ma, esattamente come un motore, dopo molto lavoro 23, si “surriscalda”,
generando stanchezza e distrazione. Tenendo conto di questi dati, viene da sé che un quarto d’ora di
studio può risultare insufficiente, così come possono rendere pochissimo, lunghissime sessioni di
recupero prima di un compito.
Il metodo 5P. Si è giunti al nucleo del time management dello studente. Quotidianamente gli
allievi devono eseguire gli esercizi assegnati, studiarne la teoria, prepararsi per verifiche e gestire
gli innumerevoli imprevisti del giorno.
Lo studente tipico affronta tutte queste operazioni il giorno prima della scadenza, trovandosi
alcuni pomeriggi decisamente pieni, mentre altre volte può passare interi pomeriggi nell’ozio, senza
aver compiti. Questa pratica è indubbiamente la più diffusa e radicata nei giovani, ma non è certo la
più efficace. Proprio per l’imprevedibilità della vita scolastica e per la continua possibilità di
ammalarsi, lo studente non può fare affidamento sulle poche ore al pomeriggio precedente alla
scadenza: qualsiasi evento potrebbe allontanarlo dall’esecuzione degli esercizi o dallo studio di
qualche capitolo e non sempre i docenti saranno clementi.
Per ovviare a questo problema, si è ideata una procedura con lo scopo di raccogliere tutte le
indicazioni “popolari” fornite da genitori e insegnanti, aggiungendovi alcune parti in grado di
completarle e renderle più efficaci. Il metodo 5P consente in cinque passaggi di garantirsi una certa
sicurezza nella preparazione. Lo studente dovrà determinare, nella fase preliminare, le fasce orarie
in cui collocare approssimativamente ognuna delle fasi, tenendo conto di quanto può durare ogni
periodo. Ogni lettera della sigla rappresenta un’operazione che va analizzata in dettaglio.
- G - Giorno. La prima parte riguarda i compiti del giorno, ossia assegnati la mattina stessa. Per
evitare eccessive perdite di tempo e sfasare completamente l’intero programma nell’arco di un paio
di giorni, bisogna imporsi l’esecuzione di questa fase al massimo il giorno dopo. Già il punto di
partenza di questo procedimento, può presentare qualche problema, poiché è molto difficile
eseguire subito gli esercizi e studiare la teoria, sapendo che è in programma dopo qualche giorno.
Essa è, tuttavia, nata dall’esigenza di sfruttare al meglio la memoria a breve e medio termine, in
grado di utilizzare e rafforzare il ricordo, ancora fresco, della spiegazione in classe. In secondo
luogo, questo procedimento preso nel suo complesso, richiede una continua pratica e può rendere
buoni risultati solo con una copertura quotidiana.
- R - Recupero. Indica il recupero dei compiti non svolti il giorno precedente, ma in programma
per qualche giorno dopo. Questa fase, complementare alla precedente, permette un continuo
controllo del programma settimanale ed una completa gestione dei compiti, senza il rischio di
rimanere indietro o non completare il materiale assegnato.
- R – Ripasso. Terminato il recupero dei compiti arretrati, lo studente passerà al ripasso delle
materie per il giorno successivo. Da una parte ci si occuperà degli esercizi scritti, verificandone la
completezza e l’esattezza; dall’altra, lo studente controllerà la parte teorica, per quanto riguarda le
definizioni, le date e i particolari che potrebbero essere sfuggiti nelle prime fasi, avvenute anche
qualche giorno prima.
- R – Revisione. Molto spesso lo studente può tralasciare alcuni passaggi di un capitolo, saltare
qualche esercizio o dimenticare il materiale per le materie artistiche, come i fogli per il disegno o le
squadre per le materie tecniche. Poiché la frequenza di questi errori può mettere in cattiva luce lo
studente e influenzarne il rendimento scolastico 24, la fase di revisione propone un controllo
completo di tutte le materie assegnate per il giorno successivo, dal punto di vista pratico e da quello
teorico, con la verifica della propria preparazione in vista di un’eventuale interrogazione a sorpresa.
23
Il tempo di riscaldamento viene solitamente indicato attorno ai dieci, venti minuti, mentre dopo circa quaranta, cinquanta minuti
può essere utile prendersi una pausa, passando in quelli che abbiamo precedentemente chiamato “tempi passivi dello studio”. Rimane
chiaro che questi tempi sono puramente indicativi, poiché variano da persona a persona, dalla materia, dal livello di concentrazione
raggiunto e da molti altri fattori.
24
Non è raro, che i professori usino i voti come “punizione” per questi errori e assegnino delle insufficienze, per il materiale
dimenticato o per gli esercizi incompleti. Alcune volte questi voti non ortodossi, sono dimenticati se lo studente dimostra che si è
trattato di un caso isolato, altre rimangono sul registro e possono essere computati nella media finale dei voti. Sono casi limite che,
tuttavia, devono essere presi seriamente in considerazione dallo studente che intenda recuperare le proprie insufficienze.
96
- V – Verifiche. L’ultimo passaggio del metodo 5P, rappresenta il punto centrale del time
management dello studente, poiché rappresenta una fondamentale tappa nell’ambito della
pianificazione personale. L’obiettivo di questo passaggio è, infatti, la preparazione di verifiche orali
e scritte programmate per il futuro e il recupero delle materie insufficienti. Ciò comporta una
razionale programmazione, mediante un calendario, delle parti da studiare quotidianamente. Lo
studente dovrà determinare queste parti in anticipo, determinando quali argomenti preparare di volta
in volta, quando studiarle (sia durante la settimana, sia nell’arco del pomeriggio) e come affrontarle
nel vero senso della parola (concordando un’interrogazione extra per i recuperi o decidendo di
prendere ripetizioni in vista delle interrogazioni). Questo tempo, anche se ridotto, non è affatto
inutile e secondario, poiché lo studente è sicuramente più rilassato e concentrato ora, a distanza di
qualche giorno dalla verifica, piuttosto dei giorni immediatamente precedenti la stessa. Il suo studio
sarà, pertanto, più tranquillo e favorirà un maggiore e più decisivo apprendimento del materiale
studiato.

È pressoché impossibile determinare a priori i tempi necessari per portare a termine ogni
fase. Indicativamente, per quelle centrali (Recupero, Ripasso e Revisione) possono essere sufficienti
dai venti ai trenta minuti per le prime due e una decina per l’ultima. Per quanto riguarda, invece, la
fase di studio effettivo ed esecuzione dei compiti del giorno, può dipendere da molti fattori
quantitativi, come il numero delle pagine da studiare o la quantità di esercizi da svolgere, e dalle
condizioni soggettive ed oggettive dello studente, relative al contesto quotidiano. La fase di
preparazione preventiva finale dipende, a sua volta, dall’impegno del singolo studente, dal livello di
preparazione che vuole raggiungere e da quanto tempo è stato necessario per le precedenti
operazioni. In effetti, questo passaggio potrebbe richiedere pochi minuti di lettura delle definizioni,
delle regole, dei passaggi di una dimostrazione o dell’esercizio nell’utilizzo di alcuni termini
specifici trovando, pertanto, spazio in qualsiasi contesto quotidiano. Indipendentemente dai tempi di
realizzo, il metodo G3RV appare strutturato come nella seguente figura.

METODO
5P

Compiti del
MATERIALE NUOVO giorno

Recupero Giorno
Prima
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ripasso

CONTROLLO

Revisione

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
ANTICIPAZIONE
Verifiche future

97
Con questo metodo, termina la fase di competenza e lo studente giunge allo stadio finale, ossia
il controllo dell’intero percorso intrapreso, fase fondamentale per una e completa riuscita del time
management dello studente. L’obiettivo principale di questa fase, è il raggiungimento di una certa
costanza nell’applicare il time management e il continuo miglioramento dei propri strumenti
organizzativi. Pertanto il controllo può avvenire, se non quotidianamente, almeno una volta alla
settimana e una al mese.
L’attenzione dello studente sarà puntata sulla propria lista di obiettivi, in particolare sulla sua
applicazione pratica, ossia il bilancio preventivo settimanale, sull’equilibrio tra tempi attivi e passivi
di studio e sui livelli minimi di preparazione. Il suo primo compito sarà il confronto tra quanto ha
pianificato inizialmente, e quanto è riuscito effettivamente a portare a termine. Egli accosterà il
bilancio preventivo con i risultati che ha ottenuto nell’arco della settimana, cercando di quantificare
i propri eventuali errori. Per compiere questa operazione può essere utile un diario personale il cui
obiettivo è la raccolta delle proprie riflessioni; fase che non richiede più di cinque minuti al giorno,
ma registra gli impegni continui che lo studente stesso pone nel proprio miglioramento ed è un
originale sistema per mantenere costante la motivazione.
Per uno studio efficace, è inoltre necessario alternare i tempi attivi alle pause, cercando di
mantenere una razionale proporzione, si deve ricercare dunque un equilibrio del tempo di studio.
A questo scopo vengono proposte diverse alternative, come la già citata “formula del 45/15”, in
grado di fornire un criterio per la suddivisione del proprio tempo di studio funzionale e rigorosa.
Un’altra alternativa è quella proposta da Scuccimarra e Benedenti [1995, pag. 228], che
aggiungono alla formula classica, una quantificazione del tipo di studio: nei tempi attivi esso
andrebbe suddiviso in 90% di studio effettivo e 10% di revisione del materiale appena studiato. Nel
testo dei due autori non è particolarmente chiara la suddivisione tra cicli e sessioni di studio e,
pertanto, si può completare il loro suggerimento, aggiungendo che il successivo ciclo di studio sarà
così composto: 10% di revisione del punto di arrivo del precedente ciclo di studio, 80% studio
effettivo e il restante tempo a disposizione sarà dedicato alla revisione.
La gestione dei livelli minimi è l’ultima fase di controllo e può essere praticata solo in
relazione ad importanti sessioni di studio prolungato, come nel caso della preparazione alla maturità
o in quello del recupero di un certo numero di insufficienze. Essa si basa sull’elaborazione dei
livelli minimi di studio, ossia il numero minimo di pagine da preparare quotidianamente, rispettato
il quale si ha la massima probabilità di completare il materiale assegnato. Il livello minimo si calcola
dividendo il numero delle pagine da studiare per il numero dei giorni in cui si è certi di studiare,
togliendone qualcuno come riserva. Se lo studente non riesce a studiare quel determinato numero di
pagine al giorno, probabilmente non riuscirà ad evitare un impegno eccessivo nei giorni
immediatamente precedenti all’esame o all’interrogazione. Il livello minimo è esclusivamente
quantitativo e rappresenta una sorta di termometro dello studio, in grado di determinare solo le
quantità senza toccare le qualità dell’oggetto misurato. In altri termini, questo livello nulla dice su
quanto si è effettivamente appreso del materiale studiato.
L’aspetto appena delineato accende una possibile discussione sulle qualità e sulle quantità dello
studio. Dal punto di vista del time management dello studente, la quantità viene gestita
considerando il numero delle pagine, le ore di studio, i voti ottenuti e tutte le variabili quantitative
della vita dello studente. Per quanto riguarda l’aspetto qualitativo, esso agisce su due fronti: da una
parte la sua azione superficiale controlla la deframmentazione del tempo di studio e la qualità delle
condizioni in cui lo studente si trova quando è immerso nei suoi libri; dall’altra la sua azione
profonda, si riferisce alla qualità del ricordo, alle modalità per uno studio efficace e all’applicazione
delle tecniche più avanzate di metodo di studio.
Il percorso intrapreso e fin qui delineato, potrebbe sembrare molto complesso da seguire per un
giovane, poiché cerca di coprire tutti i possibili eventi nella vita dello studente, risultando quindi
piuttosto ridondante se non superfluo. In realtà il discente che volesse applicare il time management
dello studente, potrebbe anche farlo a pezzi, sgretolandone la matrice e utilizzando solo le parti per
lui più necessarie. L’unica condizione è quella di seguire il criterio delle 3C, ossia conoscenza,
98
competenza e controllo, ideali per ottenere il massimo risultato. Lo studente partirà, quindi dalla
prima fase di auto conoscenza, registrando i propri tempi con il grafico TDA, preparando un elenco
delle proprie distrazioni, analizzando l’ambiente di studio e prefiggendosi alcuni obiettivi.
Nella fase successiva, quella di competenza, egli applicherà le tecniche specifiche di time
management, ossia la pianificazione operativa dei propri obiettivi, in particolare la creazione di un
piano settimanale preventivo, la pratica della «deframmentazione» del proprio tempo di studio e il
quotidiano metodo 5P.
Giunto all’ultimo stadio, si tratterà di controllare il proprio operato, agendo più volte nell’arco
di un mese sulla propria lista di obiettivi, sul bilancio preventivo settimanale, sull’equilibrio tra
tempi attivi e passivi di studio e sui livelli minimi di preparazione.
Queste operazioni sono ben scandite nell’arco di uno o due mesi, necessari per acquisire un
automatismo sufficiente ad evitare queste fasi, di per sé piuttosto meccaniche. Egli, infatti, dopo
questo periodo di prova, sarà consapevole del proprio tempo e naturalmente capace di gestirlo
grazie a liste “mentali” di cose da fare o criteri “personali e intuitivi” di deframmentazione dei
tempi di studio. Non risulterà più necessario seguire ogni passo, poiché lo studente sarà
autonomamente in grado di gestire il proprio tempo, conoscendo i propri limiti e gli strumenti più
adatti per superarli, nonché le procedure necessarie per ottenere il migliore risultato, evitando i
momenti di indecisione sul punto d’inizio: il time management dello studente permette, infatti, di
sapere con una certa esattezza cosa studiare, quando metterlo in pratica e lo scopo di ogni singola
sessione di studio.
Questa pratica può, tuttavia, incontrare notevoli ostacoli. In primo luogo, è molto difficile
introdurla nelle abitudini degli studenti, inconsapevoli dei risultati che può permettere di
raggiungere. In questi termini, è difficile che lo l’allievo capisca la necessità di una più corretta
gestione del proprio tempo, dato che antepone ad essa problemi di memoria, lettura troppo lenta,
incapacità di ripetere oralmente davanti al professore, blocchi psicologici, generalmente espresso
come “non ho ancora trovato il mio metodo di studio”.
Il docente dunque, potrebbe essere un valido sostegno per intraprendere questa strada ed
introdurre nella quotidianità dei discenti la gestione autonoma delle proprie attività. Non si ha la
pretesa di affermare che il time management dello studente, sia la soluzione a tutte queste
problematiche, spesso presenti “in blocco” nella vita di studenti con problemi di rendimento.
Tuttavia, la pratica di gestione del tempo, può risultare un’ottima premessa a qualsiasi intervento di
metodo di studio, una premessa in grado di fornire già da sé importanti risultati.
In secondo luogo, essa richiede notevoli sforzi iniziali, impegno, costanza e una motivazione di
“ferro”, qualità non sempre presenti nei giovani. L’obiettivo secondario del time management dello
studente è appunto quello di rafforzare la volontà, fornendo un preciso percorso da seguire con
molta precisione, potenziando la costanza e la capacità di superare gli ostacoli.
Il terzo limite di questo metodo, è la necessità di una guida esperta in grado di indirizzare lo
studente verso le scelte migliori, per quanto riguarda gli obiettivi e, soprattutto, le tecniche di time
management, ancora poco diffuse a livello popolare. In effetti, la scelta di applicare il time
management dello studente, può essere dettata da diverse esigenze: lo studente può desiderare di
ridurre le proprie difficoltà nello studio, riuscire ad ottenere migliori risultati, superando la soglia
della sufficienza o, ancora, di studiare meno, ma con maggiore profitto25.

2.5 Il questionario: finalità, destinatari, applicazione ed analisi.

Finalità e descrizione
Le metodologie proposte quali il sistema “3C” e il metodo delle “5P” racchiudono strategie
imprenditoriali complesse e una domanda, ora, potrebbe richiedere risposta: “come applicare questi
principi ed insegnarli a giovani inesperti che non hanno mai sentito parlare di argomenti simili?”.
25
Nelle dichiarazioni degli studenti, queste tre forme coincidono spesso con le affermazioni: “Non riesco a studiare”, “ci riesco, ma
non abbastanza” e “riesco, ma vorrei fare meno e ottenere di più”.
99
La risposta non è semplice ma potrebbe collocarsi nel approccio sperimentale che si è portato a
termine, attraverso l’elaborazione del questionario e la somministrazione della stesso, agli studenti
di quattro istituti della provincia di Vicenza.
Il questionario di Gestione Motivazione e Metodo di studio (GMMS) è destinato agli studenti
della scuola secondaria superiore, ed è finalizzato all’individuazione delle motivazioni, degli
atteggiamenti e dei comportamenti assunti dagli studenti nei confronti dell’apprendimento
scolastico e del processo formativo.
In particolare il Questionario si propone di:
- stimolare gli studenti a riflettere sull’importanza che attribuiscono al processo formativo e
sulle modalità con cui di solito affrontano gli impegni scolastici;
- indicare agli studenti quali strategie risulterebbero più utili per migliorare il loro rendimento;
- fornire agli studenti informazioni sulle abitudini di studio che possono influire positivamente o
negativamente sul rendimento scolastico futuro (orientamento scolastico e professionale);
- verificare le conoscenze sulla risorsa aziendale “tempo”.
A questo riguardo è tuttavia necessario tener presente che, essendo il GMMS un questionario
autodescrittivo, la sua qualità e il suo valore nel “predire” il rendimento scolastico dipendono dalla
sincerità con cui i soggetti hanno risposto.
Qui di seguito si descrive lo strumento nei suoi dettagli tecnici. Il Questionario è composto di
quattro scale, ognuna delle quali è costituita da 15 items, a loro volta riferiti a tre variabili. I quesiti
sono espressi in forma di affermazioni positive o negative riguardanti opinioni, atteggiamenti e
comportamenti relativi all’impegno scolastico.
Il soggetto deve esprimere il grado in cui ritiene che ogni affermazione sia vera o falsa
attribuendo ad ognuna di esse il punteggio di 1 (Mai-Sicuramente falso), 2 (Quasi mai-Piuttosto
falso), 3 (Qualche volta-Neutro), 4 (Spesso-Piuttosto vero), 5 (Sempre-Sicuramente vero).
Le dimensioni indagate da questa prova sono:
1) Il tempo in azienda
Si rileva la conoscenza degli studenti in riferimento all’argomento dell’imprenditore delle sue
risorse aziendali per raggiungere un buon vantaggio competitivo
2) Motivazione alla riuscita (MR), a sua volta suddivisa in:
- Impegno nello Studio (IS);
- Gestione delle Difficoltà (GD);
- Accettazione delle Finalità dell’apprendimento (AF).
Tutte le teorie dell’apprendimento hanno considerato la motivazione una dimensione
fondamentale. Generalmente si definisce motivazione una spinta che, sulla base di un desiderio, un
interesse, un’ambizione, una curiosità, porta l’individuo ad agire verso mete ben precise. Il concetto
scientifico di motivazione è, quindi, dinamico e, include la capacità di utilizzare a livello
intellettuale, emozionale e comportamentale, le proprie energie per uno scopo: più un individuo è
motivato, maggiore è la sua produttività.
Se un individuo è motivato allo studio, cercherà in tutti i modi di mettere in atto atteggiamenti e
comportamenti finalizzati a rendere il proprio percorso formativo soddisfacente e produttivo. Per
avere successo negli studi, il ragazzo deve riuscire a trovare in se stesso le risorse che lo motivano
ad impegnarsi con soddisfazione nelle varie attività scolastiche invece di viverle solo come
“pesante” dovere.
Il Questionario, in particolare, ha messo in evidenza le seguenti aree della dimensione MR:
- Impegno nello Studio
La tendenza ad impegnarsi dipenderebbe dalle convinzioni del soggetto circa le possibili cause
del successo. Ciò produrrebbe conseguenze sulle sfere emotiva e cognitiva che, a loro volta,
orienterebbero il comportamento futuro. La motivazione dipenderebbe, quindi, dalle attribuzioni
formulate in precedenti situazioni di successo o di fallimento.
- Gestione delle Difficoltà

100
Per alcuni studenti l’importante è riuscire ad ottenere buoni voti. Altri studenti, invece, pur non
negando l’importanza dei voti, ritengono fondamentale imparare. Il primo tipo di orientamento
viene definito alla prestazione, il secondo alla padronanza. Chi si pone obiettivi di prestazione
tende a dimostrare le proprie capacità e a ottenere giudizi di competenza positivi ed evitare quelli
negativi. Chi invece, si pone obiettivi di padronanza mira all’acquisizione di nuove conoscenze ed
abilità, finalizzate a migliorare e sviluppare le proprie capacità e conoscenze
In caso di difficoltà, sia poste dal compito sia dalla situazione, chi si pone obiettivi di
prestazione tende a lasciarsi sopraffare dalla difficoltà stessa e ad abbandonare la ricerca di
soluzioni alternative. Tale situazione si accompagna a una ridotta fiducia nell’impegno, che porta ad
adottare poche o inefficaci strategie e a prestare poca attenzione nell’esecuzione dei compiti. Lo
scarso coinvolgimento personale induce ad imputare gli eventuali insuccessi a cause poco
controllabili e, in particolare alla mancanza stabile di capacità. Queste attribuzioni, a loro volta,
tendono a ridurre le aspettative di successo futuro.
Chi si pone obiettivi di padronanza, invece, persiste molto, dato che vuole riuscire nella
situazione che vive come una competizione con se stesso. Emozioni tipiche che accompagnano le
situazioni di apprendimento sono la soddisfazione e la fiducia in sé e nell’efficacia del proprio
impegno, che portano alla ricerca di valide strategie di soluzione della difficoltà e a buoni livelli di
attenzione e concentrazione. Tale approccio strategico favorisce l’attribuzione di eventuali
insuccessi alla mancanza di adeguato impegno e non alla carenza di capacità o a fattori poco
controllabili. In tal modo, le aspettative di successo futuro si mantengono alte perché è buona la
fiducia di riuscire a padroneggiare la situazione.
- Accettazione delle Finalità dell’apprendimento
Per poter accettare le finalità dell’apprendimento, lo studente deve avere in primo luogo
acquisito una chiara conoscenza di sé e in secondo luogo avere almeno un’idea riguardo il suo
futuro. In particolare gli interessi, iniziano a consolidarsi e ad essere considerati come struttura
orientante il comportamento. Viene anche a maturare la possibilità di prendere coscienza con
maggiore chiarezza delle proprie capacità e della dimensione valoriale come elemento ulteriore per
determinare le scelte.
La Motivazione alla Riuscita scolastica si riferisce all’assunzione di comportamenti e
atteggiamenti finalizzati al raggiungimento di obiettivi scolastici significativi. Può essere
considerata come un insieme di fattori soggettivi che riguardano le aspettative, i valori, gli interessi
personali, le attribuzioni relative alle situazioni di successo e di insuccesso, che spiegano la scelta,
l’intensità, la persistenza e che lo studente è disposto ad investire per raggiungere il suo scopo.
Punteggi elevati in questa dimensione indicano la capacità dei ragazzi di indirizzare le proprie
energie verso un obiettivo scolastico e quindi di trovare in se stessi le risorse necessarie per portare
a termine impegni di studio anche lunghi e difficili per raggiungere lo scopo prefissato. I punteggi
bassi sono, invece, indicativi della tendenza a considerare lo studio come un “dovere” difficile e
opprimente e a impegnarsi il minimo indispensabile nell’esecuzione dei compiti o nel
raggiungimento degli obiettivi scolastici.
3) Atteggiamento verso lo studio (AS), a sua volta suddiviso in:
- Autocontrollo dell’Emotività (AE);
- Attribuzione del Successo scolastico (AS);
- Attenzione e Concentrazione (AC).
E’ un insieme di tecniche e strategie organizzate che servono a rendere un comportamento di
studio più produttivo ed efficace. In realtà non esiste un metodo di studio valido per qualsiasi
situazione: si usano metodologie diverse a seconda del tipo di argomento che si affronta e delle
conoscenze pregresse. Anche se è difficile fare delle generalizzazioni al riguardo, vi sono tuttavia
degli aspetti metodologici di base che è opportuno prendere in considerazione per evitare alcuni
errori più comuni e rendere il tempo dedicato allo studio più gradevole e produttivo.
Un primo aspetto da prendere in considerazione riguarda la capacità di organizzare e
pianificare il lavoro. Questo significa riuscire a spendere la giusta quantità di tempo e di energia per
101
studiare rispettando le regole dell’apprendimento, progettare e suddividere il tempo tra argomenti
diversi, dare la precedenza ai compiti più impegnativi, scegliere un luogo tranquillo e privo di
distrazioni, organizzare la giornata in modo da non rinunciare ai momenti di svago.
Un ulteriore aspetto importante da considerare è l’elaborazione attiva dei contenuti
dell’apprendimento. Tale atteggiamento favorisce la memorizzazione e, quindi, la riproduzione
degli argomenti attraverso la selezione delle nozioni importanti e nuove che dovranno essere
evidenziate in vario modo (sottolineature, brevi note, ecc.), l’utilizzo di strategie diverse di
apprendimento in rapporto ai contenuti , la ripetizione e rielaborazione attraverso l’organizzazione
del materiale e l’integrazione con quanto già si conosce. Questo ultimo aspetto si integra con un
altro atteggiamento fondamentale per lo studente: l’attiva partecipazione al lavoro scolastico e
l’attiva elaborazione di quanto viene proposto in classe durante le lezioni.
Questa parte del questionario indaga in particolare su tre aspetti:
- Autocontrollo dell’Emotività
Gli stati emotivi e in particolare l’ansia è un aspetto che direttamente influenza la portata del
rendimento perché rende difficile la concentrazione e può agire negativamente impedendo di
ricordare contenuti già memorizzati e rallentare i processi di apprendimento in atto, richiedendo
spesso al discente un superlavoro controproducente che andrà ad inficiare il successo scolastico.
Pertanto gli obiettivi che si intendono raggiungere sono: l’individuare sia le condizioni che
provocano e le conseguenze che producono le alterazioni degli stati emotivi sia le modalità
attraverso le quali l’ansia può essere contenuta e limitata.
- Attribuzione del Successo scolastico
Le attribuzioni che si verificano nel contesto delle azioni di apprendimento sono le spiegazioni
che gli alunni danno dei successi o insuccessi personali o di quelli degli altri. Si tratta cioè del
processo interno mediante il quale attribuiamo a una o più cause le ragioni di azioni riuscite o meno.
Alcune ricerche hanno dimostrato che non solo queste attribuzioni sono presenti e stabili,
differenziando ragazzi con diverse abilità di apprendimento, ma possono avere un ruolo causale
sulla prestazione. Infatti nelle situazioni di profitto scolastico, le persone tendono ad attribuire il
proprio fallimento o successo ad una tra quattro ampie categorie di cause: la propria capacità, la
propria fortuna, il proprio impegno o la difficoltà del compito.
- Attenzione e Concentrazione
Prestare attenzione e concentrarsi sono prerequisiti indispensabili per l’apprendimento. Pertanto,
gli obiettivi che ci si propone di conseguire sono quelli di portare lo studente ad inquadrare
l’argomento e ad individuare le condizioni personali ed ambientali ottimali per raggiungere livelli di
concentrazione utili alla riuscita nello studio.
L’attenzione e la concentrazione suppongono che l’allievo sia in grado di valutare le varie
situazioni, possieda un livello abbastanza alto di motivazione che renderà il soggetto selettivamente
sensibile verso gli incentivi offerti dalla situazione; proprio in tale prospettiva, appare evidente il
grosso ruolo che l’educazione occupa per la formazione dell’individuo. L’educatore deve, infatti,
intervenire positivamente favorendo, dirigendo, sviluppando le tendenze che in qualche modo sono
idonee al conseguimento del fine, facendo leva sugli interessi e sui bisogni dello studente.
L’Atteggiamento verso lo Studio riguarda la volontà e la capacità di utilizzare mezzi e
tecniche che possono rendere un comportamento di studio più agevole e produttivo. I quesiti
forniscono informazioni sulle modalità che lo studente di solito utilizza nell’organizzare e
pianificare il proprio studio (suddivisione del tempo, precedenza ai compiti più impegnativi, scelta
di un luogo tranquillo, ecc.), nel trarre profitto dalle lezioni e dai sussidi didattici, nel rielaborare
attivamente i contenuti delle materie e delle lezioni.
I punteggi più alti in questa dimensione sono indicativi della tendenza a saper organizzare un
piano di studio a casa, ad elaborare i contenuti dell’apprendimento, a concentrarsi sul compito senza
farsi distrarre da altri stimoli, a utilizzare produttivamente i sussidi didattici. Punteggi molto bassi
indicano, invece, la tendenza a non organizzare e pianificare la propria giornata di studio, a lasciarsi

102
facilmente distrarre da pensieri o attività extra scolastiche, ad assumere un atteggiamento “passivo”
e “superficiale” nei riguardi dei contenuti dell’apprendimento.
4) Strategie di Apprendimento (SA), a sua volta suddiviso in:
- Organizzazione del Materiale di studio (OM);
- Organizzazione Personale (OP);
- Strategie Metacognitive (SM).
Questa dimensione fa riferimento alle operazioni “metacognitive”, cioè all’insieme delle
strategie e dei processi di controllo dell’apprendimento posseduti e messi in atto da un individuo.
Tali operazioni riguardano diversi aspetti dell’attività cognitiva. Un primo aspetto si riferisce alla
capacità di comprendere la “natura” della prova che si deve affrontare non solo rispetto alla sua
difficoltà ma anche alle sue particolarità qualitative. In relazione al compito da affrontare vanno
considerati altri due elementi: la valutazione delle abilità e delle risorse sulle quali si può contare e
la scelta delle strategie più adeguate alla situazione. La capacità di autovalutazione comporta la
consapevolezza dei comportamenti assunti nelle diverse situazioni, la scoperta di eventuali punti di
debolezza e la ricerca di adeguate soluzioni al problema personale. La scelta della strategia più
appropriata per affrontare un determinato compito, implica la consapevolezza che non esiste un
metodo valido per tutte le situazioni, ma è necessario assumere comportamenti diversi a seconda del
tipo di prova e della prestazione attesa.
Nel questionario sii sono distinte tre differenti fasi di studio:
- Organizzazione del Materiale di studio
Dal punto di vista pratico l’uso dei sussidi è fondamentale per imparare in modo efficace ed il
testo è il principale materiale di cui ci si avvale, come anche il vocabolario e internet per integrare.
Nell’apprendere da un testo sono coinvolte le tre componenti fondamentali di ogni attività di questo
tipo: le caratteristiche di chi studia, cioè le conoscenze, le capacità e le motivazioni che egli
possiede; il primo passo è perciò quello di comprendere il testo letto, ma questo non basta: occorre
anche ricordare e sapere utilizzare le conoscenze comprese. Alcune tecniche specifiche aiutano a
migliorare la comprensione e a fornire strumenti intellettuali di organizzazione e di ricordo. Basti
ricordare le tecniche di sottolineatura; di lettura attenta e sistematica; di rappresentazione delle idee
principali mediante diagrammi, tabelle, disegni; di raccolta e organizzazione di appunti.
- Organizzazione Personale
E’ stato spesso evidenziato come molti ragazzi non sappiano organizzarsi le attività di studio,
soprattutto quando non sono assistiti e devono procedere da soli. Questa difficoltà si fa sentire in
maniera marcata quando lo studente deve svolgere il lavoro assegnato e, magari, non ha alcun
famigliare che possa aiutarlo ad organizzarsi o a monitorare l’attività. Per questa ragione nel
presente questionario ha dato a questo aspetto ampia importanza insistendo sulla gestione del lavoro
personale per condurre lo studente a riconoscere che il lavoro organizzativo è più efficace.
- Strategie Metacognitive
La difficoltà più grande che gli studenti hanno riguardo allo studio è che a molti di essi sfugge
che si può e si deve leggere e memorizzare in maniera diversa a seconda degli obiettivi. Lo studio,
quale attività complessa, richiede non solo un’abilità di lettura flessibile mirata alla comprensione e
una memoria agile, ma anche la capacità di organizzare le attività in maniera autonoma rispetto a
tempi, compiti, materiali e caratteristiche cognitive individuali.
Dall’esigenza di rendere consapevoli gli studenti di come sia complesso imparare a studiare, e
dalla necessità di adattare le proprie risorse e capacità alle richieste specifiche del compito, è stata
introdotta nel questionario la variabile della flessibilità di studio. Questo aspetto si organizza
intorno a tre punti: leggere, ricordare e studiare, per ognuno dei quali è posto un obiettivo di
riflessione, esplicitazione delle strategie e loro adattamento a nuove condizioni e obiettivi.
Gli obiettivi legati alla flessibilità nello studio riguardano: l’imparare a passare da una strategia
all’altra in relazione al compito; l’imparare a riflettere sulle proprie modalità mnemoniche;
l’imparare a svolgere un compito con e senza limiti di tempo; il pianificare un’interrogazione sulla
base della prestazione attesa. Si è cercato quindi di variare sistematicamente il compito o la
103
situazione per far raggiungere la consapevolezza che è necessario modificare il proprio approccio e
strategie in relazione alla situazione di apprendimento.
Le Strategie di Apprendimento si riferiscono alla messa in atto di processi “metacognitivi” di
controllo dell’apprendimento. I quesiti valutano l’assunzione di un atteggiamento “strategico” che
implica la capacità di adottare comportamenti differenti a seconda della prova da affrontare e di
effettuare una autovalutazione dei propri processi.
Un punteggio elevato indica la tendenza ad organizzare il proprio lavoro in modo flessibile in
rapporto a specifici compiti proposti, a individuare le idee fondamentali e i punti critici di ciò che si
sta studiando, a valutare le varie fasi della propria attività di studio evidenziandone gli eventuali
punti deboli. Un punteggio basso indica la tendenza ad assumere un comportamento che non tiene
conto della particolarità del compito da affrontare, delle competenze personali, della necessità di
verificare il proprio lavoro.

Applicazione e rilevazione del punteggio


Entrando nella parte prettamente tecnica si evidenzia come il Questionario GMMS (Gestione
Motivazione e Metodo di Studio) è costituito da un Manuale di Istruzioni introduttivo e da un
Fascicolo contenente 60 quesiti.
Prima della somministrazione è opportuno spiegare agli allievi che il questionario ha uno scopo
essenzialmente orientativo ed è volto alla rilevazione dei comportamenti assunti nei riguardi
dell’impegno scolastico. Tale valutazione mira ad aiutarli a riflettere sulle loro abitudini per
identificare quelle più favorevoli al rendimento e ad un positivo proseguimento nel processo
formativo.
Dopo l’introduzione si distribuiscono i fascicoli e si chiede di compilare la parte che riguarda i
dati anagrafici e si leggono insieme le istruzioni riportati nella prima pagina del questionario,
richiamando l’attenzione sulle modalità di risposta. Subito dopo che gli studenti hanno iniziato la
compilazione del questionario è consigliabile controllare che tutti abbiano compreso il modo di
rispondere correttamente ed eventualmente correggere gli errori. Per la compilazione del
questionario non ci sono limiti di tempo prestabiliti, ma di solito non occorrono più di 10-15 minuti.
Per l’attribuzione del punteggio è sufficiente sommare i valori scelti (1,2,3,4,5) 26 per ogni
riga e il totale riporterà ad un preciso profilo. La gamma di valori di seguito riportata permette di far
corrispondere al punteggio ottenuto una descrizione esatta:

PROFILO SCARSO punti da 0 a 45


PROFILO MEDIOCRE punti da 46 a 90
PROFILO NEUTRO punti da 91 a 125
PROFILO BUONO punti da 126 a 180
PROFILO OTTIMO punti da 181 a 225

SCARSO
SCARSO MEDIOCRE
MEDIOCRE
Lo studente risulta essere disinteressato a L'alunno denota difficoltà nel gestire lo studio.
tutto ciò che concerne la "vita scolastica". Se non spronato il suo impegno a livello
E' disorganizzato, non sopporta il carico di scolastico risulta essere non sufficiente e
lavoro; non possiede metodo di studio e di discontinuo. Non sempre è in grado di esporre
fronte a compiti e situazioni "diverse dalla quanto appreso e probabilmente ciò è dovuto
routine" appare impacciato e non in grado ad un metodo di studio non corretto e
di affrontarli. Il soggetto, anche se valutato superficiale. L'individuo ritiene che
negativamente dal docente, non manifesta frequentare la scuola sia un obbligo imposto
alcun interesse per un possibile dalla famiglia. Se riceve una valutazione
26
Si devemiglioramento. negativa
fare attenzione alle seguenti domande che dovranno essere riportatenon
con sempre si preoccupa
un punteggio di colmare
invertito essendo state
presentate in forma negativa: parte II n° 5,6,8,13,14; parte III n° 4,5,7,8,10,13,14,15; parte IV n° 5,7.
104
NEUTRO
NEUTRO
La capacità di gestione del tempo di studio è
appena sufficiente ed il discente dimostra poca
costanza; esso necessita di continue costrizioni
da parte dei genitori o professori.

BUONO OTTIMO
OTTIMO
Lo studente manifesta un notevole interesse La capacità di gestione e programmazione del
per la carriera scolastica; possiede un lavoro scolastico risulta essere efficace.
metodo di studio che gli permette di Lo studente è disposto ad affrontare qualsiasi
raggiungere buoni risultati. Riesce con difficoltà per raggiungere l’obiettivo ed è
profitto a programmare il lavoro da svolgere consapevole che l’impegno e la costanza siano
e le attività extrascolastiche. necessari per mantenere un rendimento ottimo.

Per giungere ad un’analisi più dettagliata delle domande inserite si è poi provveduto alla
costruzione di due griglie per suddividere numericamente e percentualmente i risultati di ogni
singola affermazione in modo da rendere agevole il confronto sia tra classi differenti dello stesso
istituto sia tra le quattro scuole oggetto di studio.

Analisi dei risultati


Si ritiene opportuno sottolineare che il questionario, nella prima parte richiede ai ragazzi di
improvvisarsi manager, mentre nelle tre parti successive devono rispondere alle affermazioni che
riguardano opinioni, atteggiamenti e comportamenti relativi all’impegno scolastico; si è precisato
questo perché è emerso dalle risposte che gli intervistati che hanno acquisito un punteggio elevato,
corrispondente ad un profilo positivo, nella parte del “Tempo in azienda” rispecchiano la stessa
buona capacità di gestione e programmazione anche nell’ambito scolastico, modificando il loro
comportamento e abitudini in funzione del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Se fossi un manager

12% 3% 25%

31%
29%

Ottime capacità manageriali Buone capacità manageriali


Discrete capacità manageriali Mediocri capacità manageriali
Scarse capacità manageriali

Si presentano ora i risultati estrapolati informando che le analisi sul questionario di “GMMS"
sono state condotte su un campione di 533 soggetti che frequentano quattro tipologie di scuole
differenti27. I risultati rilevati permettono un’ampia discussione sull’analisi del tempo da parte degli
studenti evidenziando come le quattro realtà scolastiche siano profondamente differenti tra loro.

27
Istituto tecnico commerciale “G. Piovene”, Istituto tecnico di ragioneria “Fusinieri”, Istituto professionale per
segretarie d’azienda e operatore turistico “A. da Schio”, Istituto professionale per servizi sociali “B. Montagna”.
105
Da precisare che quanto raccolto dall’analisi delle singole parti è stata poi confrontata anche con
le informazioni richieste in ambito socio anagrafico che spesso si sono rese utili per capire la natura
della risposta data. Infatti, si è potuto constatare che la maggior parte degli studenti con difficoltà di
programmazione, che risultano essere più della metà, non è in regola con la carriera scolastica
oppure evidenzia scarso impegno dimostrato da una votazione sufficiente delle scuole medie
inferiori e una media attuale mediocre. Rasserena il fatto che il 98% degli intervistati ha proseguito
gli studi per sua volontà e scelta e non perché costretto dai genitori.
Essendo corposa l’esposizione di tutti i risultati rilevati si è deciso di presentare i più
significativi. In primo luogo, si è osservato che il concetto di progettualità, considerato
fondamentale per un consumo autonomo e produttivo del tempo, non sia sfruttato dai giovani,
infatti, complessivamente solo il 43% pianifica le attività da svolgere nell’arco della settimana a
dimostrazione che sono pochi gli studenti che usano i basilari strumenti di pianificazione del tempo.
Questo potrebbe essere collegato ad una domanda precisa: i ragazzi hanno un loro progetto di vita?
Il progetto di vita rappresenta un preliminare punto di partenza, e il nostro studio potrebbe
vedere nel grado di strutturazione del tempo giovanile, la naturale continuazione della precedente
caratteristica. Passeremo così da un livello molto astratto come quello della progettualità, ad uno
stadio più e tangibile, quello relativo ad un atteggiamento che si concretizza nella prassi quotidiana.
La strutturazione del tempo rappresenta quindi un’attuazione di quella che può definirsi “personale
filosofia del tempo”, ed è una caratteristica che permette di comprendere se la persona ha progetti
ben precisi e se cerca di metterli in atto con atteggiamenti quotidiani ben determinati.
Sempre in riferimento alla capacità e volontà di pianificare le giornate si è ritenuto utile
scegliere un’affermazione significativa per l’argomento e presentare i risultati rinvenuti nelle classi
quinte degli istituti partecipanti alla ricerca sul campo; si è scelto le quinte classi perché sono
prossime ad affrontare l’esame di stato pensando di ottenere dei risultati piuttosto similari tra tutti
gli intervistati invece……
Generalmente faccio un elenco dei Generalmente faccio un elenco dei
vari tipi di attività che devo svolgere vari tipi di attività che devo svolgere
nell'arco della giornata FUSINIERI nell'arco della giornata PIOVENE
0% 0%
30% 30%

50% 50%
0%
40% 0%
Sempre Spesso Qualche volta Sempre Spesso0% Qualche volta
Quasi mai Mai Quasi mai Mai

Generalm e nte faccio un ele nco de i Generalmente faccio un elenco dei


vari tipi di attività che de vo s volge re vari tipi di attività che devo svolgere
nell'arco de lla giornata M ONTAGNA nell'arco della giornata A.DA SCHIO
6%
3% 5% 3%
29% 0% 35%
29%

62% 28%
Sempre Spesso Qualche volta Sempre Spesso Qualche volta
Quasi mai Mai Quasi mai Mai

Analizzando i risultati è emerso che ad un livello ancora più pratico, un ulteriore limite
dell’utilizzo normale del proprio tempo può essere la passività, strettamente legata alle precedenti e
rappresentata da scelte prevalentemente di routine, guidate dall’abitudine o dalla comodità, non
correlate a decisioni nette e sicure. Infatti solo il 27% degli allievi prende decisioni precise mentre il
32 % vive alla giornata e il 39% a volte pianifica.
106
Esistono poi porzioni di tempo semplicemente disorganizzate, nelle quali gli ingredienti
principali passano continuamente dall’ordine intenzionale al caos operativo, mostrando un forte
componente di dispersione, ossia l’incapacità di fissare il contenuto del proprio tempo in quantità e
qualità ben determinate. Anche questo limite è molto presente nella vita dei giovani che spesso
interrompono lo studio per fare pause più lunghe delle ore di lavoro effettivo.
Tutte le voci precedenti determinano l’effetto generale della disorganizzazione, dell’incapacità
di operare scelte precise o la mancanza di controllo delle proprie priorità: il risultato è che gran
parte del tempo giovanile non viene vissuto completamente e presenta molte lacune organizzative.
In questa prospettiva il time management dello studente si pone a cavallo della gestione del
tempo quotidiano, utilizzando come principale punto di applicazione lo studio, ma ampliando i
propri effetti su una maggiore consapevolezza del proprio tempo e degli strumenti utili per
organizzarlo meglio.
Come dimostrano i grafici, i ragazzi appartenenti ai quattro istituti hanno generalmente un
atteggiamento nei confronti delle affermazioni piuttosto differente; si evidenzia come negli istituti
professionali sussiste una più scarsa volontà e propensione alla programmazione e riportino più
difficoltà a non farsi distrarre dai compiti che stanno svolgendo.
Tutto ciò permette di aggiungere un ulteriore tassello al mosaico del tempo di studio: esso è
tale, quando lo studente è davvero concentrato sui propri compiti, generalmente definibile come
pieno, occupato e a sostegno di quanto detto si è analizzata la domanda n° 2 della IV parte che ha
offerto i seguenti risultati:

Prim a di affrontare un com pito penso al Prim a di affrontare un com pito penso al
m e todo più adatto per s volge rlo ne l m e todo più adatto pe r svolgerlo nel
m odo m igliore FUSINIERI m odo m igliore PIOVENE
3%
3% 17% 3% 7%
27% 27%
32%

40% 41%

Sempre Spesso Qualche volta Quasi mai Mai Sempre Spesso Qualche volta Quasi mai Mai

Prim a di affrontare un com pito pe nso al Prim a di affrontare un com pito penso al
m etodo più adatto per s volgerlo ne l m etodo più adatto per svolge rlo ne l
m odo m igliore M ONTAGNA m odo m igliore DA SCHIO

12% 2% 13% 9% 3%
18% 27%

28%
45%
43%

Sempre Spesso Qualche volta Quasi mai Mai Sempre Spesso Qualche volta Quasi mai Mai

In questa affermazione non ci sono stati scostamenti abissali ma si può sempre vedere come
negli istituti professionali gli studenti siano più tranquilli e si “permettono” di non pianificare un
buon programma per meglio completare le attività che vengono loro assegnate per casa. L’analisi ha
sottolineato la netta differenza che caratterizza le due tipologie di scuole, gli istituti tecnici da una
parte e gli istituti professionali dall’altra, soprattutto nella diversità nell’approccio allo studio e
all’impegno da parte degli studenti. E’ evidente come siano generalizzati e più marcati i problemi
relativi alle difficoltà di astrazione e concettualizzazione degli argomenti negli istituti professionali,
come anche l’adottare un’esposizione terminologica corretta e la carente capacità di concentrazione.

107
Significativa l’affermazione proposta nel questionario: “Se un compito mi è andato male mi
impegno a colmare le mie lacune” che evidenzia quanto esposto in precedenza, infatti, negli istituti
Tecnici i risultati si equivalgono e dimostrano che circa il 45% cerca di recuperare il voto negativo,
a differenza degli istituti Professionali dove la percentuale si abbassa drasticamente fino al 10%.
I risultati presentati nei grafici che confrontano le scuole sono la risultante della somma
complessiva degli intervistati nei singoli istituti. Le prossime considerazioni presentano i confronti
tra le classi appartenenti allo stesso anno di studio. Si è preso in considerazione le classi prime per
cercare di vedere se questi studenti piuttosto giovani riescono a gestire efficacemente il tempo. Di
seguito i dati raccolti.

Capacità di ge stione e program m azione Capacità di gestione e program m azione


del lavoro quotidiano del lavoro quotidiano
CL. 1 FUSINIERI CL. 1 PIOVENE
0%
0%
2%
7% 3%
7%
35%
38% 52%
56%
Ottima Buona Neutra Mediocre Scarsa Ottima Buona Neutra Mediocre Scarsa

Capacità di ge s tione e program m azione Capacità di ge s tione e program m azione


del lavoro quotidiano del lavoro quotidiano
CL. 11%A. DA SCHIO CL. 1 A. M ONTAGNA

17% 2% 9% 1% 23%
31% 29%

49% 38%
Ottima Buona Neutra Mediocre Scarsa Ottima Buona Neutra Mediocre Scarsa

L’analisi è stata compiuta per tutte le affermazioni inserite confrontando i risultati sia tra
classi dello stesso istituto sia tra classi di scuole differenti. Risulta troppo corposo il lavoro di
presentazione di tutte le correlazioni che sono state trovate ma i risultati, in generale, hanno
evidenziato la difficoltà per molti discenti di saper programmare i molteplici impegni che si
presentano nel loro cammino; da qui la necessità da parte del docente di aiutare e guidare i ragazzi a
gestire in modo più proficuo il tempo a disposizione, cercando di proporre loro strumenti e un buon
metodo di studio per raggiungere soddisfacenti risultati scolastici ed extrascolastici.
Concludendo si afferma che la Gestione del tempo da parte dei giovani studenti è ancora
un’attività complessa e poco praticata perché considerata, forse, un’ulteriore perdita di tempo.
L’analisi ha evidenziato una difficoltà estrema degli studenti nella gestione del proprio tempo in
particolare nei due istituti professionali dove i ragazzi derivano da situazioni particolari dalla scuola
media inferiore oppure semplicemente perché la scelta di proseguire gli studi non è da imputarsi di
libera iniziativa dei ragazzi ma dalla volontà del genitore di conseguire un diploma. E, anche se il
questionario ha rilevato che il 69% degli studenti è in regola con la carriera scolastica, il risultato
può a primo acchito sembrare positivo ma se analizzato in particolare evidenzia che gli studenti in
regola con la carriera scolastica sono stati promossi con debiti formativi importanti.

3. Conclusioni

Mirare a conoscere in profondità i ragazzi con i quali si condivide un percorso formativo e


cercare di guidarli verso un successo scolastico sicuro è sicuramente un obiettivo che si può rendere

108
concreto con l’utilizzazione, in primis, del questionario “GMMS” sostenuto poi dalle tecniche e
strategie che si possono trasferire ai discenti quali il metodo “5P”, il sistema “3C” e il “grafico
TDA”. Prospettare un utilizzo sistematico del questionario all’inizio di ogni anno scolastico
permetterebbe un monitoraggio degli studenti più marcato e capace di offrire informazioni
indispensabili per indirizzare l’attività didattica sulle problematiche reali dei nostri discenti.
La ricerca sul campo svolta si è rivelata infatti utile perché ha dimostrato la necessità di abituare
i ragazzi a programmare le varie attività per non trovarsi all’ultimo momento con compiti gravosi
da affrontare. La difficoltà di applicare quanto rilevato risiede in primo luogo nella costanza da
parte dello studente, in secondo luogo nel docente e nell’organizzazione scolastica di crederci e di
“sprecare” un po’ di tempo per imparare a maneggiare queste tecniche che, se ben utilizzate,
saranno in grado di semplificare il lavoro di studio ed ottenere risultati soddisfacenti.
Inoltre l’analisi del questionario è stata un momento molto importante ed utile per capire come
realmente gli studenti si avvicinano al mondo dello studio e all’impegno richiesto. Riuscire far
capire loro che il tempo è una risorsa scarsa e come tale deve essere ben gestita come farebbe un
esperto manager è utile per migliorare il rendimento scolastico. Trasferire ai giovani discenti le
tecniche utilizzate in ambito manageriale solleverebbe loro da sprechi di forze ed energie che
sarebbero meglio incanalate in attività efficaci e produttive.
Il panorama scolastico è in continuo mutamento e richiede sempre più risultati concreti; questo
per preparare i giovani alla realtà lavorativa o universitaria dove sono richieste sia capacità di
adattamento sia di auto-orientamento; i ragazzi devono essere attenti e consapevoli che il tempo,
come nella realtà manageriale, è da considerarsi come una risorsa scarsa da utilizzare con coscienza.
Utilizzare le tecniche proposte identificherebbe la scuola come organismo dinamico e abilmente
inserito nel contesto circostante, attento alle esigenze dell’ambiente che cambia e al risultato che
riesce a produrre grazie all’intero processo educativo, del quale può ritenersi protagonista
principale. Con l’inserimento di queste nuove strategie “copiate” dal mondo manageriale, si
rendono i discenti protagonisti del percorso formativo, concorrendo alla progettazione e al controllo
dei risultati. L’introduzione nell’organizzazione scolastica delle strategie proposte il quale permette
un feedback da parte dei ragazzi, soprattutto in merito al risultato del loro apprendimento,
rappresenta un passo positivo verso l’efficacia e l’efficienza dell’intero processo formativo,
soprattutto in termini di qualità.
Le tecniche proposte possono essere la vera e radicale innovazione della scuola, strumenti che
coinvolgono i giovani attivamente nel loro percorso formativo e li considerano i protagonisti
principali. Inoltre queste nuove strategie, raccogliendo informazioni reali e tempestivamente,
possono aiutare i discenti a ricercare nelle loro capacità i mezzi per migliorarsi aumentando la
“redditività” del percorso formativo innalzandone e la sua qualità intrinseca.
Questo porta ad un dinamismo formativo che può solamente attivare una spirale positiva
all’interno dell’organizzazione scolastica perché una scuola originale e all’avanguardia deve essere
in grado di compiere passi innovativi e fuori dai soliti schemi rigidi. Saper gestire il tempo e saper
poi trasferire questa abilità manageriale anche agli studenti sarebbe da considerarsi un notevole e
strabiliante arricchimento.

BIBLIOGRAFIA
AHRENS, D.F., (1994), Come pianificare la propria vita. Le sette tappe verso il successo, la
felicità e l’armonia. Milano, DeAgostini – Franco Angeli.
AMERIO, P., (1995), Fondamenti teorici di psicologia sociale. Bologna, il Mulino.
BORGHI, V. - LA ROSA, M., (1995), Tempo, lavoro e processi di globalizzazione. Alcune
considerazioni introduttive. Sociologia del Lavoro, n. 58, pp. 9-23.
DAVIDSON, J., (1997), Gestire il proprio tempo. Milano, Tecniche nuove.
DOGANA F., , Motivazione e apprendimento, in A. Quadrio (a cura di), Psicologia
dell’apprendimento, Vita e Pensiero, Milano 1974

109
KORN, E.R. – G.J. PRATT, (1990), Iper – performance. La strategia A.I.M. per realizzare il
proprio potenziale di successo. Milano, Franco Angeli.
MANCINI, M., (1998), Gestire il proprio tempo. Milano, Mc Graw Hill.
SCUCCIMARRA, M. – BENEVENTI, G., (1995), Più memoria più successo. Milano, Arnoldo
Mondadori Editore.
TURLA, P. - HAWKINS, K.L., (1997), Gestire il Tempo. Milano, Armenia Editore.
VARVELLI, M.L. - VARVELLI, R., (1995), L’orologio manageriale. la cultura del tempo nelle
aziende italiane. Milano, Franco Angeli

APPENDICE: Il questionario strutturato

Nell’attuale contesto ambientale caratterizzato da fenomeni di turbolenza, incertezza e dalla


pressante accelerazione della dinamica dei cambiamenti, il successo delle imprese è
continuamente rimesso in discussione e ormai la semplice definizione di un esauriente piano
strategico non è più da sola sufficiente al fine di conquistare e mantenere le posizioni di mercato
auspicate.
Ecco quindi che diventa importante per le imprese la ricerca di soluzioni organizzative in
grado di assicurare la massima flessibilità delle strutture, un’elevata professionalità delle
persone che vi operano, una costante innovatività dei processi e dei servizi erogati ma
soprattutto l’estrema capacità di gestire il tempo come una risorsa scarsa ed importante.
L’impresa è stata tradizionalmente definita come un organismo caratterizzato da strutture e
comportamenti specifici in funzione degli obiettivi da raggiungere e delle attività produttive da
realizzare.
Purtroppo la turbolenza ambientale e la dinamica competitiva non consentono più la
semplice programmazione puntuale delle attività grazie che permetteva di prevedere tutti i
possibili scenari futuri; le imprese che si erano consolidate e che avevano trovato una certa
coerenza con una strategia entrano in crisi e necessitano di riconsiderare altre variabili che
permettono di riformulare la strategia per seguire la scia della dinamica competitiva.
La struttura organizzativa, grazie all’accurata attenzione al time management da parte
dell’alta direzione, può divenire altamente malleabile e flessibile, caratteristica che gli consente
di essere non solo reattiva ai mutamenti, bensì anticipatrice ed innovativa, riuscendo a sfruttare
a proprio vantaggio la complessità ambientale.
In una simile situazione risulta chiaro come la gestione del tempo venga elevata al ruolo di
variabile chiave del successo di formulazione ed implementazione dei piani di business e
rappresenti pertanto il motore di spinta innovativa e la fonte di successo dell’impresa.

Il tempo deve essere qualificato come “la nuova risorsa chiave dei vantaggi competitivi”.
Il tempo è una risorsa scarsa che non deve essere sprecata ma gestita.
Il time management (gestione del tempo) permette di raggiungere gli obiettivi, gestire gli
imprevisti, definire correttamente le priorità, rispettare le scadenze nonostante le interruzioni,
gestire molteplici attività contemporanee adeguando la programmazione al carico di lavoro e
limitare gli effetti negativi dello stress trasformandolo in stimolo positivo

Posto l’accento sull’importanza per l’impresa dell’ottimizzazione del tempo, si cercherà di


enfatizzare la necessità di saper traslare la gestione del tempo dall’azienda alla vita quotidiana di
voi studenti.
Il questionario proposto intende verificare la capacità degli studenti di gestire correttamente
il tempo di studio con le numerose attività extrascolastiche.

110
Il segreto per ottenere risultati buoni è quello di riuscire a lavorare con metodo, a
programmare la giornata, a stabilire quali sono le priorità senza lasciarsi distrarre dalle cose
meno importanti.

Tramite lo strumento del questionario cercheremo di valutare se lo studente di una scuola


superiore possa, a modo suo, considerarsi un “valido manager”.

QUESTIONARIO GESTIONE DEL TEMPO, MOTINAZIONE

E METODO DI STUDIO

Qui di seguito troverete una serie di affermazioni che attestano la vostra conoscenza in
riferimento alla componente “tempo” quale variabile fondamentale per un’impresa se vuole
raggiungere un vantaggio competitivo (raggruppati nella prima parte del questionario e alle quali si
risponde immedesimandosi nella figura del manager) ed affermazioni che riguardano opinioni,
atteggiamenti e comportamenti relativi all’impegno scolastico per analizzare come viene gestito il
tempo da voi studenti (raggruppati nelle ultime tre parti)
Leggete attentamente ogni frase ed esprimete in quale misura ogni affermazione corrisponde
al vostro modo abituale di pensare, di agire e di conoscere.
Segnate il valore numerico corrispondente alla risposta scelta secondo la seguente scala di
valore/ giudizio:
1. Mai / Sicuramente falso
2. Quasi mai / Piuttosto falso
3. Qualche volta / Neutro
4. Spesso / Piuttosto vero
5. Sempre / Sicuramente vero

ITEMS SOCIO-ANAGRAFICI (da compilare obbligatoriamente in tutti i campi)

Residenza…………… Sesso M F Votazione scuola media……….….Media attuale…...….

Sei in regola con la carriera scolastica? SI NO


Sei mai stato promosso/a con debiti formativi? SI NO
Hai continuato gli studi per tua volontà/scelta? SI NO
Dedichi alla lettura il tuo tempo libero? SI NO
111
Pratichi sport agonistico o che ti impegna molto tempo? SI NO
Frequenti un istituto professionale? SI NO

PARTE I: IL TEMPO IN AZIENDA


“Se io fossi un manager…..”
1) Ho un momento fisso della giornata (mattino o sera) in cui pianifico l’ attività aziendale.
2) Ho l'abitudine di scrivermi e appuntarmi le attività e gli impegni da fare.
3) Per ogni attività che devo svolgere, decido anche il quando va fatto e la scadenza entro cui
farlo.
4) Prima di intraprendere un nuovo progetto o una nuova attività, è mia abitudine dedicare del
tempo a prevedere a quali eventi (positivi o negativi) andrò incontro.
5) Gestisco con molta naturalezza l'ansia e la preoccupazione del futuro; questa situazione non
mi pesa e non mi crea nessun fastidio.
6) Lo stress - ovvero, l'oppressione del presente - la concomitanza di eventi (telefonate,
interruzioni, disturbi, …), non mi disturbano e non mi bloccano.
7) Quando un evento esterno modifica i miei programmi, per prima cosa mi fermo a
riprogrammarli.
8) Riesco a staccare il telefono, a chiudere la porta e a decidere per quanto tempo non farmi
disturbare da nessuno.
9) Ho imparato a dire di NO (con gentilezza, educazione e assertività), se devo salvaguardare il
mio tempo e le mie priorità.
10) Tengo costantemente sotto controllo i ladri del mio tempo.
11) Per decidere "cosa fare" uso sia il parametro dell'urgenza che quello dell'importanza, e non
mi faccio condizionare solo dal primo.
12) Non lascio che eventi imprevisti ed occasionali diventino prioritari.
13) Riesco a capire (con un po' di fiuto e un po' di esperienza) quali problemi possono "morire
di morte naturale".
14) Quando mi trovo ad affrontare un "grande" problema, è mia abitudine (cioè lo faccio
sempre) suddividerlo in problemi più piccoli e più semplici.
15) Conosco i miei livelli di produttività (efficienza ed efficacia) e so quando è meglio "staccare
la spina per fermarmi".

PARTE II: MOTIVAZIONE ALLA RIUSCITA


“…..nel mio ruolo di studente…..”
1) Se un compito è andato male mi impegno a colmare le mie lacune.
2) Penso che lo studio mi permette soprattutto di sviluppare la mia personalità.
3) Sono disposto ad affrontare qualsiasi difficoltà per raggiungere il mio obiettivo scolastico.
4) Di solito porto a termine il lavoro anche se è lungo e difficile.
5) Studio perché mi sento obbligato a farlo.
6) Se incontro delle difficoltà mi scoraggio e lascio perdere.
7) Generalmente faccio di tutto per riuscire bene anche nei compiti difficili.
8) Studio soprattutto per essere promosso.
112
9) Sono convinto che una buona preparazione scolastica possa offrirmi maggiori opportunità di
trovare lavoro.
10) Di solito mi pongo degli obiettivi scolastici a lungo termine.
11) Ritengo che frequentare con successo la scuola possa accrescere le mie capacità e
conoscenze.
12) I fallimenti mi spingono ad intensificare i miei sforzi.
13) Studio soprattutto per non deludere i miei genitori.
14) Quando ricevo una valutazione negativa mi demoralizzo e non mi impegno per migliorare.
15) Ritengo che lo studio mi consente di acquisire una mentalità più aperta e flessibile.

PARTE III: ATTEGGIAMENTO VERSO LO STUDIO


1) Mi preoccupo costantemente del mio rendimento scolastico.
2) Sono convinto che il mio successo negli studi dipende soprattutto dal mio impegno costante.
3) Quando devo studiare cerco sempre una situazione in cui ci siano poche possibilità di
distrazione.
4) Mentre studio mi capita spesso di pensare ai miei interessi extra scolastici.
5) Quando mi metto a studiare mi sento spesso svogliato o disinteressato.
6) Mentre sono impegnato in un compito non mi lascio distrarre da altri pensieri.
7) Di solito studio o leggo lasciando accesa la musica o televisione.
8) Nell’affrontare un compito ho sempre paura di non riuscire a farlo bene.
9) Quando sono impegnato in un compito non sopporto essere interrotto da qualcuno o
qualcosa.
10) Quando qualcuno mi rivolge una domanda alla quale non so rispondere mi sento un
incapace.
11) Sono sicuro di raggiungere buoni risultati basandomi soprattutto sulla mia determinazione.
12) Di solito riesco ad esporre ciò che ho studiato in modo adeguato.
13) Di fronte a situazioni e compiti diversi generalmente mi sento incapace di affrontarli da
solo.
14) Quando lavoro mi lascio distrarre da tutto quello che accade intorno a me.
15) Ritengo di poter ottenere buoni risultati se scelgo una scuola poco difficile.

PARTE IV: STRATEGIE DI APPRENDIMENTO


1) Prima di cominciare a studiare faccio un programma del lavoro da svolgere.
2) Prima di affrontare un compito penso al metodo più adatto per svolgerlo nel modo migliore.
3) Per studiare con profitto ritengo sempre necessario utilizzare schemi o sintesi riassuntive.
4) Riesco a gestire abbastanza bene le mie attività di studio e di svago.
5) Mi capita spesso di non riuscire a rispettare gli impegni scolastici e non scolastici della
settimana.
6) Quando mi metto a studiare non rimando mai fino all’ultimo momento i compiti più difficili.
7) Spesso rimando i compiti fino all’ultimo momento per cui sono costretto a studiare di notte.
8) Nell’affrontare un compito mi chiedo sempre quali siano gli aspetti fondamentali da
considerare e l’ordine in cui farlo.
9) Ritengo indispensabile prendere appunti durante le lezioni.
10) Se arrivo alla soluzione di un problema torno indietro per capire la strategia che ho
utilizzato.
11) Penso che sia necessario ripetere con parole mie gli argomenti da apprendere.
12) Cerco di riflettere sui possibili collegamenti tra le diverse materie di studio.

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13) generalmente faccio un elenco dei vari tipi di attività che devo svolgere nell’arco della
giornata.
14) Quando leggo un brano o un capitolo cerco di memorizzare il più possibile ma cerco sempre
di annotare i concetti fondamentali.
15) Nel pomeriggio suddivido il tempo destinato allo studio in base alle difficoltà delle materie
da affrontare.

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