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Daniela Converso
Università degli Studi di Torino
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BENESSERE E QUALITÀ
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e rigore dei contenuti, taglio pratico-operativo e aspetto grafico
studiato per agevolare consultazione e fruibilità, in primis
da parte degli studenti.
DELLA VITA ORGANIZZATIVA
COMITATO SCIENTIFICO I profili professionali dei professori sono consultabili
IN SANITÀ
sul sito della casa editrice
AREA PSICOLOGIA <www.espressedizioni.it/universita/comitati_scientifici>
I PARTE
15
Questo libro è stampato su carta ecologica, orientato
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di tutti gli eventuali proprietari all’ecocompatibilità e prodotto attraverso un processo
dei diritti sulle immagini a basso impatto ambientale. CAPITOLO 1, di Daniela Converso e Sara Viotti
riprodotte, laddove non sia
stato possibile rintracciarli Fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale) nei limiti 17 BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA
per chiedere la debita del 15% di ciascun volume possono essere effettuate negli esercizi
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E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA
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del compenso previsto in tale accordo. Per la legge italiana la fotocopia CAPITOLO 2, di Sara Viotti e Daniela Converso
è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore.
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Prima edizione:
CAPITOLO 3, di Sara Viotti e Daniela Converso
gennaio 2012
77 SOSTENERE IL BENESSERE,
ISBN 978-88-97412-267 GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:
I diritti di traduzione, LA PREVENZIONE E I LIVELLI DELL'INTERVENTO
di memorizzazione
elettronica, di riproduzione Illustrazione di copertina: Bluff di Martina Abbadessa
e di adattamento totale Redazione: Elisa Santini
CAPITOLO 4, di Vincenzo Alastra
o parziale, con qualsiasi
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89 LA FORMAZIONE COME PROCESSO
riservati per tutti i paesi. Stampa: Marcograf – Venaria (TO) ORGANIZZATIVO A SUPPORTO DEL BENESSERE
II PARTE
APPENDICI
99
175
9
Nei primi anni di questa collaborazione, il tema del benessere, pur Le stesse aziende sanitarie nelle quali abbiamo nel frattempo av-
trainato dall’iniziativa che il Ministero della Pubblica amministrazio- viato progetti e interventi con la finalità di contribuire, oltre che allo
ne aveva avviato di concerto ai ricercatori dell’Università Sapienza, sviluppo delle condizioni di benessere, all’opera di integrazione a
rappresentava per i più una sorta di eresia, era vissuto da molti come valle di un processo di riorganizzazione che era stato avviato nel
una nota, una parola stonata per la serietà di un luogo di lavoro, una 2008 già nell’ottica del risparmio e dell’ottimizzazione delle risorse,
parola rubata a mondi incompatibili rispetto a quelli aziendali. sono state allertate per un prossimo ri-accorpamento, con un con-
Le interviste condotte con i direttori generali e sanitari delle seguente accrescimento di alcune incertezze e criticità pregresse e
aziende sanitarie piemontesi prima dell’avvio di questo progetto con il rischio di interrompere fili che si erano nel frattempo annodati.
davano conto del sentire comune, evidenziando una visione estre- Quale significato ha allora sostenere ancora il rilievo di tale pro-
mamente eterogenea e per lo più critica da parte dei manager della spettiva, come argomentarne l’importanza in tempi di maggiore cri-
sanità pubblica verso il benessere: alcuni non avevano ben presente si e in cui il cambiamento appare a volte come un’involuzione per
quale significato attribuirgli all’interno dei contesti organizzativi, altri le persone e per le organizzazioni che ne sono coinvolte? Come
guardavano al connubio «benessere-luoghi di lavoro» con scettici- affrontare la comprensibile riottosità di molti fra quanti si occupa-
smo, temendo addirittura che potesse diventare un inno al «lassi- no di organizzazioni a richiamare di questi tempi il benessere come
smo», e solo una minoranza riteneva fondamentale investire nella sfondo delle attività e delle iniziative all’interno di aziende pubbliche
direzione di una migliore qualità della vita organizzativa per soste- alle prese con tagli e scarsità di personale, istanze pressanti degli
nere chi, in queste aziende, rappresenta il principale patrimonio e utenti o con l’invecchiamento speculare della popolazione da cura-
la garanzia della qualità della prestazione e dei servizi erogati nelle re e di quella che cura?
organizzazioni sanitarie, cioè i lavoratori. Guido Sarchielli, autorevole decano della Psicologia del lavoro
Nell’arco di pochi anni la situazione è ancora mutata. Da un lato e delle organizzazioni in Italia, certamente non permeabile a ope-
molte esperienze si sono consolidate e soprattutto si è largamente razioni prive di fondamento culturale e scientifico, è alle prese con
compresa l’opportunità e la convenienza dell’azione preventiva ed domande alquanto simili nell’introduzione all’edizione italiana del
è inoltre avvenuta, almeno a livello semantico, una «normalizzazio- testo più recente di Warr (Warr, Clapperton 2011), autore che ha
ne» del concetto di «benessere»: se oggi digitiamo questo termine promosso da vent’anni a questa parte l’associazione benessere-la-
nella stringa di un motore di ricerca otteniamo risultati nell’ordine voro e che non ha timori, pur in giorni di grave crisi economica e
delle decine di milioni, che si dimezzano se accostiamo a «benes- occupazionale di tutto l’occidente, nel titolare il suo contributo: Il
sere» la parola «lavoro», e che scendono a un decimo se la com- gusto di lavorare. Soddisfazione, felicità, lavoro.
pagnia è quella dell’«organizzazione». Ma siamo sempre nell’ordine Sarchielli argomenta, confortandoci, che il capitale umano costi-
dei milioni di risultati. L’accostamento dei termini è cioè oggi un’o- tuisce un bene collettivo e, soprattutto in tempi di crisi, rappresenta
perazione diffusa, non insolita, tanto nel linguaggio comune quanto la condizione del successo di un’organizzazione perché
in quello degli addetti ai lavori (es. il corso di laurea magistrale che a
Torino prepara gli psicologi che opereranno a diverso titolo in ambi- la qualità delle relazioni, il grado di facilità con cui si coopera, si aiu-
tano gli altri sul lavoro o si risolvono le divergenze costituiscono un
to aziendale è denominato dal 2010 Psicologia del lavoro e del be-
valore non solo di natura etica o di fairness, ma hanno anche un ef-
nessere nelle organizzazioni). Dall’altro lato, soprattutto nell’ultimo
fetto diretto sui modi di gestire le persone, sulla leadership da adot-
biennio in concomitanza di una crisi economica e sociale profonda, tare e sull’apprendimento organizzativo, e determinano un impatto
sono cresciute ovunque le ragioni di insoddisfazione, e i tagli e la positivo sulle prestazioni finali (2011: 8).
pressione al pareggio di conti e bilanci hanno riesumato o conso-
lidato perplessità e intiepidito alcuni entusiasmi. Se si riducono le Le parole di Sarchielli hanno un rilievo particolare se pensiamo a
risorse, è il classico ragionamento, persino per gli approvvigiona- organizzazioni il cui campo d’azione è quello della salute. L’accen-
menti fondamentali, come si possono allora sostenere il benessere to sul risultato della prestazione, sulla performance del singolo e
o la qualità dei servizi? dell’organizzazione – che costituisce peraltro il caposaldo della Psi-
10 PREMESSA 11
cologia della salute occupazionale – ha infatti nel caso delle orga- possibile del benessere al di là degli entusiasmi delle prime espe-
nizzazioni che producono servizi alla persona un valore aggiuntivo rienze, di uscire al tempo stesso da una prospettiva incentrata sulle
legato all’oggetto di lavoro, al mandato sociale di queste organiz- condizioni di malessere e di emanciparsi da certe opzioni del saluti-
zazioni. È infatti comprovata la relazione esistente tra le condizioni smo, del fitness o del wellness.
di agio/disagio dei produttori di questi servizi e la qualità delle loro Nel caso della sanità pubblica ci pare oggi che una prospetti-
prestazioni, una relazione che si evidenzia tanto quando si rileva la va auspicabile possa essere rappresentata come un’operazione di
percezione che i lavoratori hanno della qualità della loro vita orga- «manutenzione» (secondo una metafora non meccanicistica, ma
nizzativa e la corrispondente percezione che i fruitori hanno delle naturalistica), che coniughi il benessere in stretta relazione alla
prestazioni ricevute, tanto quando si analizzano le condizioni con- gestione dei rischi psicosociali, che superi – come ricorda Bertini
testuali nel caso, per esempio, di errori medici o di infortuni. Le con- (2001) – malatismo e salutismo avendo in mente la compresenza e
dizioni di malessere e/o benessere agiscono cioè in una prospettiva la bidimensionalità di benessere e malessere.
circolare di causa/effetto (diretta e indiretta) sui singoli nel loro le- In questo testo sono presentate e sistematizzate alcune espe-
game con il lavoro e l’organizzazione, nonché tra operatori e utenti. rienze di ricerca, formazione e intervento, condotte nelle aziende
La circolarità di questa condizione è viziata negli ultimi anni da sanitarie piemontesi sulla base di questa prospettiva.1 A fianco di
una crisi che è, prima ancora che economica, forse anche una crisi un’accurata descrizione del processo che ha portato alla costitu-
di senso. Una crisi dettata dal fatto che le organizzazioni simbolica- zione di un gruppo di lavoro regionale prima e alla disseminazione
mente deputate a conferire sicurezza, senso di protezione (Obhol- di innumerevoli esperienze negli ultimi anni, è sembrato opportuno
zer 1994), hanno oggi mantenuto il loro valore simbolico in termini favorire la sistematizzazione con un richiamo puntuale ai costrutti
schizofrenici e paradossali. Il sogno dell’immortalità, della guari- (in primis al benessere, che è al centro del cap. 1 curato da Con-
gione a ogni costo che gli avanzamenti tecnologici e farmacologici verso e Viotti), ai riferimenti teorici (con uno specifico approfon-
hanno alimentato, si scontra infatti con la cronicità e i suoi prezzi, dimento delle tematiche dello stress lavoro–correlato e dei rischi
con le conseguenze non dette sul welfare dell’aumento dell’aspet- psicosociali nel cap. 2 di Viotti e Converso) e ai modelli di intervento
tativa di vita, con la riduzione delle risorse. L’aumento delle attese che costituiscono il retroterra fondamentale di questa esperienza. Il
sembra infatti cresciuto a dismisura anche in concomitanza con la modo in cui gli interventi a sostegno del benessere possono essere
decrescita del livello di fiducia, generando così diffidenza e astio intrapresi a tutti i livelli dell’organizzazione, degli individui, dei gruppi
da parte di chi accede ai servizi sanitari e atteggiamenti difensivi e dei processi che ne consentono il funzionamento è esemplificato
da parte degli operatori, strategie di coping disfunzionali e patolo- nel cap. 3 (ancora di Viotti e Converso). La concezione di forma-
giche (di cui la medicina difensiva è l’esito più oneroso) che dan- zione – che costituisce il processo organizzativo fondamentale per
neggiano in primo luogo chi le agisce e conseguentemente chi ne sostenere e diffondere il benessere nella prospettiva che è a fonda-
è destinatario. mento di questo progetto, è presentata da Vincenzo Alastra nel cap.
Queste ci paiono fondamentalmente le ragioni che giustifica- 4. Nella seconda parte del testo vengono esemplificate, a valle del
no il mantenimento di un orizzonte, e di un impegno, che guardi cap. 5 (curato da Converso, Alastra e Baratti) che ne descrive l’arti-
principalmente al benessere e alla prevenzione primaria della salute colazione complessiva, le esperienze avviate nelle diverse aziende
individuale e organizzativa, ricordando che – come ricorda Spaltro sanitarie sul piano della valutazione e dell’intervento, finalizzate alla
(2004) – il malessere esiste e va «scoperto», mentre il benessere è
in larga misura inesistente e deve essere «inventato», alimentando 1. Oltre agli autori dei diversi contributi di questo testo, è necessario ricordare – e ringra-
all’interno delle organizzazioni la valorizzazione dei contributi e le ziare – quanti hanno partecipato alla nascita e allo sviluppo dell’esperienza, e senza i quali
non si sarebbe potuto realizzare il progetto complessivo: Anna Pia Barocelli, medico com-
capacità dei singoli, e sostenendo le dimensioni «climatiche» che petente, ASL TO2; Riccardo Falcetta, medico competente, OIRM-S. Anna; Daniela Leurini,
possono agire come «moltiplicatori relazionali» delle motivazioni medico competente, ASO Novara; Cristina Prandi, RSPP, ASL TO2; Maurizio Presutti, RLS,
ASL TO5; Michele Presutti, psicologo responsabile struttura ricerca e formazione, ASL TO3;
individuali. Un impegno che richiede a nostro avviso, alla luce del- Maria Ruggieri, medico competente, ASL Biella, Marina Tagna, medico competente, ASL
la crisi in atto e della maggiore consapevolezza sulla declinazione TO2.
PREMESSA 13
gestione dei rischi psicosociali e allo sviluppo del benessere nelle
organizzazioni. Il valore della ricerca, della valutazione e del mo-
nitoraggio dello stress lavoro–correlato in una logica di sviluppo,
come opportunità di guardare alle proprie organizzazioni e ripen-
sarne i processi in chiave più salutare, e non come operazioni di
mero adempimento alle norme che recentemente sono state in-
trodotte, costituisce l’orizzonte delle esperienze descritte nei capp.
6 (di Mottura, Hindrichs, Alastra e Menegon) e 7 (Viotti e Converso).
Lo sviluppo di interventi mirati al supporto individuale del benessere
del lavoratore è presentato nel cap. 8 ancora di Viotti e Converso,
mentre le esperienze che hanno scelto il processo formativo come
tipologia di intervento esemplificano un livello detto «di interfaccia»
tra l’individuo e l’organizzazione e sono presentate nel cap. 9 di Hin-
drichs, Alastra e Menegon.
Il testo è rivolto a quanti, sia all’interno delle aziende sanitarie
sia all’esterno di esse nell’ambito di un percorso di studio, hanno
interessi applicativi e al tempo stesso la necessità di approfondire
gli assunti teorici, gli strumenti, i modelli e le tecniche di intervento
I PARTE
messe a punto negli ultimi anni a livello internazionale nell’ambito
della Occupational Health Psychology.
14
CAPITOLO 1
BENESSERE, QUALITÀ
DELLA VITA ORGANIZZATIVA
E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA
EROGATA
17
lungo indicata come quella prevalente – anche una componente velli di benessere individuale e riguarda l’opportunità di controllo, di
comportamentale e motivazionale (Ryff 1989; Warr 1994). utilizzo delle capacità e di sviluppo di contatti sociali, il coinvolgi-
Il dibattito sulla dimensione positiva del benessere comprende mento in obiettivi esterni, la chiarezza ambientale.
oggi molteplici declinazioni che, oltre al benessere soggettivo, ri- Un passaggio ulteriore riguarda l’associazione diretta del ter-
guardano le emozioni positive, l’esperienza emozionale positiva, la mine benessere all’organizzazione, proposto negli ultimi vent’anni
felicità, il piacere, la gioia, l’esperienza ottimale, il benessere e fun- da un gran numero di studi e di ricerche in seno a discipline di-
zionamento psicologico ottimale, il benessere sociale, il benessere verse che hanno operato con una «modesta integrazione» e qual-
organizzativo (Converso, Viotti 2007). Alcuni autori parlano infine che tema comune (Avallone, Pamplomatas 2005). La sociologia,
di benessere complessivo come di una sintesi o risultante del be- l’antropologia, l’economia, la giurisprudenza, le scienze mediche e
nessere fisico, psicologico, spirituale a tutto campo e legato a ogni biologiche e, naturalmente, la psicologia hanno infatti progressiva-
aspetto della vita (Adams et al. 1997). mente riconosciuto anche al contesto organizzativo un ruolo cen-
Il tema del benessere è inoltre preso in considerazione negli ulti- trale nel definire lo stato di agio e benessere delle persone (Danna,
mi anni anche nella ricerca, che, a livello nazionale e internazionale, Griffin 1999).
ha messo in evidenza la necessità di rintracciare indicatori più signi-
ficativi dei soli livelli di sviluppo socio-economico o del prodotto
interno lordo per comprendere le condizioni di una popolazione 1.1. LA PSICOLOGIA DELLA SALUTE
(Fischer, Boer 2011), stante la disconferma di una relazione signifi- OCCUPAZIONALE E LE HEALTHY
cativa tra benessere economico (ricchezza) e felicità di una popo- ORGANIZATIONS
lazione (il cosiddetto Easterlin paradox – Esterlin 1995; Veenhoven
1999; Bonini 2008). Gli studi e gli approcci che guardano in psicologia a ciò che qua-
Rispetto ai contesti lavorativi il benessere è stato a volte sovrap- lifica l’organizzazione come «sana» hanno antecedenti remoti che
posto ai processi cognitivi che influenzano il benessere (Newton possono comprendere sia i celebri esperimenti di Elton Mayo alla
1989), oppure in altri casi operazionalizzato in termini di soddisfa- Western Electric negli anni Quaranta (i quali evidenziarono come
zione per il lavoro (Clegg, Wall 1981; Logan, Ganster 2005; Wright, la produttività, la motivazione e il benessere del lavoratore fossero
Bonett 2007). Altri autori (Palumbo, Scarpuzzi, Ziliani 2005) hanno influenzati non solo da fattori retributivi ma anche da aspetti legati
invece distinto proprio questi due concetti, sostenendo che il be- alle condizioni di lavoro e al micro-clima sociale), sia gli interventi
nessere riguarda più in generale la condizione del «sentirsi bene» finanziati dal governo britannico al TIHR (Tavistock Institute for Hu-
sul luogo di lavoro, con particolare riferimento alla possibilità di ac- man Relations) nell’immediato dopoguerra. Nei più noti tra questi,
cedere alla dimensione del «desiderio», di realizzare cioè sul lavoro Jaques (1955, 1989) distingueva, per esempio, fra organizzazioni o
una soggettività attiva e responsabile. istituzioni sociali «adeguate» (requisite organization) – in quanto in
Warr (1987, 1990, 1994) ha elaborato un modello – detto Vitamin grado di promuovere lo sviluppo dell’essere umano –, e istituzio-
– originale ed esplicativo relativamente ai due ordini di fattori che ni «inadeguate» o «alienanti», le quali si opporrebbero alla natura
possono determinare il benessere dei lavoratori: il primo include la umana e alimenterebbero l’insorgenza di ansia persecutoria e para-
retribuzione, la sicurezza e lo status sociale e produce un effetto noide danneggiando i rapporti interpersonali e sociali.
costante – al pari dell’azione prodotta dalla vitamina C sul corpo Nei decenni successivi, lo spostamento del focus da una pro-
umano – e concorre unicamente al mantenimento dei livelli di be- spettiva eminentemente individuale a una incentrata sulla relazio-
nessere. Il secondo riguarda, invece, il contenuto del lavoro e offrre ne individuo/contesto e multidimensionale, sempre più attenta agli
possibilità di crescita e apprendimento nello svolgimento della pro- aspetti che definiscono il più generale contesto organizzativo, ha
pria mansione. Questo ultimo fattore ha un effetto che Warr defini- promosso lo sviluppo di una prospettiva di intervento attenta agli
sce «additivo», è cioè in grado – sulla falsariga della funzione svolta aspetti relativi alla progettazione del lavoro e all’ambiente, e finaliz-
dalla vitamina D – di incidere in senso positivo sull’aumento dei li- zata al miglioramento degli stessi.
Fig. 1.1. I processi organizzativi che sostengono il benessere [adattata da Robertson, Tinline 2008]
26 27
ha l’obiettivo di stabilire un’associazione tra pericoli e conseguenze Le indicazioni della Comunità europea rappresentano linee di
per la salute e valutare il rischio per essa in seguito all’esposizione al indirizzo molto generali che non esauriscono ma hanno anzi sti-
rischio. In questo senso le indicazioni della Comunità europea co- molato il dibattito circa i temi della valutazione dei rischi psicoso-
stituiscono uno stimolo a sviluppare procedure di valutazione volte ciali. Esse infatti hanno definito una cornice normativa all’interno
a evidenziare i legami tra le fonti e le conseguenze a livello indivi- della quale, nel corso dell’ultimo decennio, a livello internazionale
duale, gruppale e organizzativo. sono state sviluppate riflessioni e vere e proprie proposte meto-
Dall’altro lato l’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul dologiche sulla valutazione dei rischi psicosociali all’interno delle
Lavoro (EU-OSHA 2002) evidenzia alcune problematicità di fondo organizzazioni.
a cui espone la scelta di ampliare l’impostazione della valutazione In Italia la normativa entrata in vigore nel 2008 (D.glgs 81/08) ha
dei rischi fino a includere i rischi psicosociali. Esse riguardano le dif- accolto e interpretato pienamente suggerimenti ed evidenze svi-
ficoltà di: a) rendere operative le definizioni di rischio e pericolo; b) luppate in ambito europeo, ma con fatica si è prodotta successi-
individuare adeguati indici di danno che possano essere controllati vamente una politica di attuazione e indirizzo nell’ambito dei rischi
in modo affidabile; c) individuare i nessi di causa effetto tra pericolo, psicosociali. La legge vincola in specifico, tra questi, solamente la
rischio e danno. A essi conseguono problemi legati alla definizione valutazione del rischio stress lavoro correlato e ha lasciato cade-
di misurazione ma anche alla gestione dell’intero processo di valu- re, come indicato invece nelle versioni che hanno preceduto quella
tazione e gestione dei rischi psicosociali. definitiva, la valutazione dei rischi psicosociali in senso lato. La data
In effetti non è sempre possibile stabilire una simmetria concet- d’avvio delle procedure di valutazione dello stress lavoro correlato,
tuale tra rischi fisici e psicosociali. Mentre in materia di rischi legati inoltre, è stata rinviata di un biennio rispetto a quelle connesse agli
ai fattori fisici la salute e la qualità della vita sono definite sulla base altri rischi considerati, cioè fino a fine dicembre 2010.
della presenza/assenza di fattori nocivi (es. l’assenza di amianto nei A prescindere dai tentennamenti e dai limiti presenti, a parere
luoghi di lavoro determina l’assenza di pericolo), per quanto riguar- di chi scrive, nelle linee guida prodotte a fini esplicativi sulla ma-
da quelli psicosociali non tutti i fattori possono su un continuum in teria, o dalla fragilità di alcuni metodi di valutazione («soggettivi»
cui a un estremo si colloca il potenziale salutogenico (es. le elevate e/o «oggettivi») proposti e oggi ampiamente diffusi, l’introduzione
possibilità di controllo sul proprio lavoro) e all’altro estremo quel- dell’obbligo di valutazione dello stress lavoro correlato porta con sé
lo patogenetico (es. in caso di impossibilità di controllo sul proprio qualche rischio e qualche opportunità.
lavoro). Nel caso delle attività ad alta intensità relazionale, nella sa- Il rischio principale è legato alla «cultura dell’adempimento» che
nità come nella scuola, il lavoro a continuo contatto con «l’altro» in ha le sue radici in un’italica tendenza a cogliere spesso delle leggi il
condizione di dipendenza e sofferenza, la relazione pare rappresen- solo portato di vincolo e obbligo, trascurando (o desiderando evita-
tare al tempo stesso un fattore di rischio e un fattore di protezione re in modo esplicito) gli aspetti di cambiamento e innovazione che
dal disagio psicosociale (Converso, Gattino, Loera 2009). Secondo molte – soprattutto nell’ambito della sicurezza sul lavoro – portano
Braibanti (2002) la prospettiva operativa che sottende la valutazione con sé. In questa direzione possono essere interpretati i tanti inter-
e la gestione dei rischi fisici è incentrata sul conseguimento o sul venti avviati nel corso degli ultimi due anni con la limitazione alla
mantenimento di uno stato di equilibrio definito da un punto neutro sola fase di valutazione, oppure con l’adozione di strumenti stan-
dove la salute coincide con l’assenza di malattia. Con i rischi psico- dardizzati ma a volte inappropriati per il contesto specifico, oppure
sociali, invece, si introduce l’idea di promozione e costruzione della ancora con una scarsissima partecipazione dei lavoratori interessati
salute e in questo senso la valutazione e la gestione di questi com- al processo.
portano non tanto e non solo una logica di riduzione del disagio, Le opportunità riguardano, al contrario, la possibilità di estendere
ma piuttosto una logica di promozione del benessere inteso come – anche al di là delle organizzazioni governate da persone più sen-
«stato mentale dinamico caratterizzato da una adeguata armonia tra sibili al tema della salute psichica o consapevoli delle conseguen-
capacità, esigenze e aspettative di un individuo ed esigenze e op- ze positive per l’intera organizzazione dell’adozione di interventi di
portunità ambientali» (Organizzazione Mondiale della Sanità 1986). prevenzione del disagio e di supporto alle condizioni di benessere
Low
Active che in questo frangente diventano sinonimi di benessere o al con-
strain
trario di disagio psicologico, sono generati dalla possibilità che il
Controllo
High
Passive
interconnessi: il task level, il livello del compito, in cui rispetto alle
strain
domande di tipo fisico e psicologico si aggiungono quelle di tipo
emotivo; l’organizazional level, che richiama il rapporto del lavora-
Strain, disturbi tore con l’organizzazione a cui appartiene; il macro level, dove si
psicosomatici trovano infine variabili del macro-sistema sociale al quale appar-
tiene il lavoratore, quali la percezione di insicurezza per la propria
Fig. 2.1. Il modello «Job Demand Control» [adattato da Karasek 1979]
Fig. 2.2. Modello originale «Effort Reward Imbalace» [adattato da Siegrist 1996]
Livello Overcommitment
Nel 1999, Siegrist ha proposto una nuova riformulazione del mo- intrinseco
dello rispetto alla quale però, come notano Vegchel et al. (2005),
l’autore non ha mai chiarificato le motivazioni o riportato le evidenze Livello Elevati sforzi Bassa ricompensa
empiriche che hanno condotto a tale evoluzione. In questa formula- estrinseco
zione, si assiste a una parziale revisione del modello principalmente
in relazione alla componente intrinseca e al ruolo da essa gioca-
Fig. 2.3. Modello «Effort Reward Imbalace» aggiornato [adattato da Siegrist 1999]
to nelle evoluzioni a carico della salute del soggetto (Vegchel et al.
2005). Tale componente, che rappresenta come si è detto l’approc-
cio individuale al lavoro, viene completamente rivisitata: l’atteggia- Una rilettura critica del modello di Siegrist viene proposta da
mento «vigor» che richiama la strategia «adattiva» individuale non Schaufeli (1996, 2006) in particolare in merito alle norme che re-
compare più, mentre l’atteggiamento «disadattivo» definito di «im-
mersion» viene ribattezzato di «overcommitment», concetto che il workhaolic manifesta tre comportamenti chiave che lo contraddistinguono. Il primo ri-
come suggeriscono Fraccaroli e Balducci (2011), è sostanzialmente guarda il «lavorare in modo eccessivo»: tali individui trascorrono molto tempo a svolgere
attività legate al lavoro. La seconda richiama l’incapacità da parte dell’individuo di «staccare
sovrapponibile a quello più recente di workaholism6. mentalmente dal lavoro» anche durante i momenti dedicati al riposo e al tempo libero. La
terza infine rimanda al tema della compulsione perché i comportamenti sopra richiamati
6. Il workaholism è un concetto che indica un fenomeno che può essere descritto come si verificano in modo ricorsivo e con una costanza temporale che trascende le specifiche
una passione di tipo ossessivo nei confronti del lavoro (McMillan, O’Driscoll 2006). Esisto- situazioni che sta vivendo il soggetto (tali comportamenti si verificano cioè indipendente-
no differenti concettualizzazioni di workaholism. Secondo Schaufeli, Taris, Bakker (2006) mente dall’intensità delle richieste lavorative a cui è sottoposto l’individuo).
ca. Sul versante del dominio cognitivo le richieste richiamano i pro- Elevate Elevate Elevate Basse
richieste risorse Strain, disturbi
cessi mentali coinvolti nelle attività che richiedono al lavoratore di richieste risorse
fisiche emotive psicosomatici
emotive cognitive
processare informazioni (es. dover prendere decisioni complesse e
in condizioni di incertezza, rispetto a un paziente). Le risorse invece Elevate Basse
richieste risorse
riguardano quegli aspetti presenti nel contesto lavorativo che sono cognitive cognitive
funzionali a sostenere il lavoratore nell’adempiere alle richieste di
Elevate Basse
tipo cognitivo (come la possibilità di ricevere sostegno da parte dei richieste risorse
colleghi o dei superiori durante il processo decisionale, piuttosto emotive cognitive
mentate nel corso dello svolgimento del proprio lavoro (es. lavorare
a contatto con pazienti terminali, Van de Tooren, De Jonge 2008); la
seconda si riferisce allo sforzo legato alla possibilità di manifestare le A fondamento del modello DISC gli autori postulano l’esistenza
proprie emozioni (es. la necessità di controllare le proprie emozioni di tre principi che regolano le relazioni tra richieste, risorse lavo-
nell’interazione con l’utenza che protesta per il servizio erogato, De rative ed effetti a carico della salute dei lavoratori: il principio della
Jonge et al. 2008). Per contro le risorse sono quegli aspetti presenti tripla equivalenza (triple match principle), il principio della compen-
nel contesto lavorativo che rappresentano uno strumento funziona- sazione (compensation principle) e infine il principio dell’equilibrio
le alla gestione dell’emotività da parte del lavoratore che è, si pensi (balance principle).
agli ospedali, spesso connaturata alla tipologia del servizio erogato. Secondo il principio di equivalenza tripla, la probabilità massi-
Esse possono essere di carattere informale, come il supporto dei ma di osservare un effetto di interazione tra richieste e risorse si
delle «patologie
organizzative» Imput del gruppo In generale è possibile riconoscere differenti prospettive e mo-
e identificazione diretto
degli interventi dalità di intendere gli interventi volti alla promozione della salute e
+
Conoscenza del benessere all’interno delle organizzazioni. In questo senso, in
della letteratura
Progettazione scientifica
materia di stress e di promozione della salute e benessere è nota
degli interventi di riferimento la distinzione tra due principali prospettive (Parkers, Sparkers 1998;
riduzione dei
Interventi/
+
Avallone, Paplomatas 2005). La prima è definita «socio-tecnica»
rischi
Conoscenza
Implementazione, del contesto e identifica quale principale livello di azione gli aspetti oggettivi e
monitoraggio organizzativo
e gestione strutturali dell’ambiente di lavoro che hanno implicazioni sullo stress
degli interventi e sulla salute dei lavoratori. La seconda invece, definita «psicosocia-
le», si ispira ai principi della Partecipatory Action Research e assume
Valutazione degli interventi al fine di orientare quale livello centrale di intervento le percezioni dei lavoratori e gli
Valutazione
partecipativa sottende un’azione che va oltre il «contenimento del 11. Documento stress lavoro correlato: indicazioni per la corretta gestione del rischio e
per l’attività di vigilanza alla luce della lettera circolare del 18 novembre 2010 del Ministero
disagio» tout court e anche oltre la sola «promozione della salute». del Lavoro e delle Politiche sociali curato dal Coordinamento tecnico interregionale della
Essa è piuttosto un’azione orientata alla «costruzione della salute», prevenzione nei luoghi di lavoro.
76 77
zione), diverse prospettive temporali (breve, medio, lungo periodo) se è necessario prestare attenzione a tutte e tre livelli di intervento,
e diverse collocazioni rispetto alle problematiche emerse (a monte quello primario deve comunque costituire l’obiettivo principale del
di esse in una logica preventiva, a fianco e/o a valle di queste in una processo.
logica riparativa). Avallone e Paplomatas (2005) mettono in evidenza i parallelismi
Individuare pertanto i livelli dell’intervento (anche in conseguen- che intercorrono tra questi due modi di categorizzare. In questo
za di una prospettiva teorica adottata) nell’intreccio con gli obietti- senso, gli interventi organizzativi sono quelli che più propriamente si
vi di cambiamento stabiliti e la tipologia preventiva individuata può muovono in una logica di prevenzione primaria. Infatti prevedendo
quindi rappresentare un primo passo per legare valutazione e inter- forme di riprogettazione del lavoro e dell’organizzazione, mirano a
vento (Randall, Nielsen 2010). ridurre le fonti di rischio presenti nel contesto lavorativo. Gli inter-
Le tassonomie che classificano i diversi interventi possibili man- venti interfaccia individuo-organizzazione invece, come le attività
tengono in parte distinti i livelli e le logiche di prevenzione. De Frank formative (il cui approfondimento è al centro del cap. 4, curato da
e Cooper (1987) hanno proposto, per esempio, una categorizzazio- Vincenzo Alastra), mirano ad arginare gli effetti degli agenti stresso-
ne tra le più note che riconduce le azioni di contrasto del disagio geni andando così a collocarsi su un livello di prevenzione di tipo
e di promozione di benessere nei luoghi di lavoro su tre differen- secondario. Infine, gli interventi a livello individuale possono collo-
ti piani tra loro interdipendenti: quello individuale, dell’interfaccia carsi sia sul piano della prevenzione secondaria sia su quello della
individuo-organizzazione e dell’organizzazione. Individuale, dove il prevenzione terziaria. Si collocano infatti al secondo livello nel caso
focus è posto sul sostegno del disagio individuale in una logica pre- in cui vengano progettati per essere proposti in una fase in cui il
ventiva e di contenimento. Di interfaccia individuo-organizzazione rischio di stress è elevato ma non si sono ancora registrati «danni»
che identifica le azioni di monitoraggio e intervento che mirano a sulla salute individuale. Rientrano in questa categoria anche quegli
migliorare l’adattamento tra persona e l’ambiente di lavoro. Orga- interventi rivolti a individui che prensentano un qualche tipo di sin-
nizzativo, dove il focus è posto sull’individuazione dei fattori lavora- tomo ma in fase di esordio. Si collocano invece a livello della pre-
tivi che causano stress e sull’attivazione di interventi che promuo- venzione terziaria qualora siano rivolti a individui che mostrano un
vano il cambiamento della struttura e delle pratiche organizzative e quadro sintomatologico in stadio avanzato. In questo caso mirano
degli ambienti fisici. propriamente a «riparare», «curare», ridurre, i danni le cui conse-
Altre modalità di categorizzazione degli interventi vengono sug- guenze sono già chiaramente evidenti.
gerite da autori come Cox (1993), Cooper e Cartwright (1997), Giga,
Cooper e Faraher (2004) che hanno invece posto il focus sul tema
della prevenzione e quindi ripreso i tre piani su cui questa si articola. Strategie
preventive
La prevenzione di tipo primario, di natura proattiva, è orientata ad
Livello organizzativo
agire sulle fonti di rischio. A tale livello il bersaglio dell’intervento
che consegue la valutazione è l’organizzazione, e la prevenzione
riguarda principalmente la riprogettazione e la modificazione di
Livello interfaccia
quegli elementi del lavoro e dell’organizzazione potenzialmente individuo-organizzativo
dannosi per i lavoratori. Quella secondaria mira invece a ridurre le
conseguenze già presenti. L’intervento è rivolto in questo caso al la-
voratore (aiutandolo per esempio a migliorare le proprie strategie di Livello individuo
gestione dello stress). Infine, le strategie di intervento che riguarda- Strategie
no la prevenzione terziaria sono rivolti a ridurre e a curare danni già riparative
LA FORMAZIONE COME
PROCESSO ORGANIZZATIVO
A SUPPORTO DEL BENESSERE
89
zione, con modalità partecipative e coinvolgenti i soggetti interes- intervento si propone come prospettiva d’elezione, utile per «inter-
sati nella realizzazione della formazione stessa (la partecipazione cettare un problema difficilmente prendibile, affrontabile, addirittura
può sostanziarsi nella progettazione, nelle prese di decisione in cor- difficilmente definibile» (Kaneklin, Bruno 2003: 55).
so d’opera, nella socializzazione degli esiti individuali e di apprendi- Chi opera in tema di benessere organizzativo secondo cornici
mento organizzativo ecc.). Il fatto che utilizzando il paradigma della metodologiche proprie della formazione-intervento deve avere ben
ricerca-intervento non si possa evitare di coinvolgere le persone, chiaro di essere chiamato a esprimere un sapere prassico (Schön
non deve però indurci a considerare questo l’obiettivo da persegui- 1993; Mortari 2003) che, per sua natura:
re. Si possono coinvolgere le persone sottendendo obiettivi più o › fa fronte a problematiche «aperte», che si conoscono solo
meno consapevoli e differenti, ma la ricerca-intervento è proposta intervenendo in esse e, uniche, non riconducibili a categorie
essenzialmente come metodologia atta a produrre conoscenza. precostituite, che richiedono soluzioni che non derivano da
Un’azienda sanitaria che, attraverso iniziative e progetti di for- protocolli validati «a monte» del tipo: «Dato A se vuoi B fai C»,
mazione-ricerca-intervento, intenda promuovere consapevolezza ma da una ricerca fatta con «saggezza»;
e proattività rispetto al tema del benessere organizzativo, deve co- › si presenta come un sapere probabilistico, instabile (continua-
munque aver piena consapevolezza di voler mettere in campo pra- mente rivedibile);
tiche professionali che si collocano, necessariamente, all’interno di › richiede un essere pensosamente presenti, un saper esami-
relazioni con storia, di dinamiche e giochi relazionali che permeano nare il caso che ci si pone dinanzi, conducendo indagini e
l’organizzazione. prendendo decisioni continue, recuperando spazi e tempi per
Compete, soprattutto ma non in esclusiva, agli operatori di un «pensare a ciò che si fa», all’esperienza che si sta vivendo, svi-
servizio formazione gestire tali relazioni. In tutti questi casi, una o luppando le competenze discorsive necessarie a mettere in
più unità operative, un gruppo comunque di professionisti, si de- parola gli esiti di questa disciplina riflessiva.
dica, attraverso azioni di varia natura (cognitivo-riflessive, sociali, Se complessità dei fenomeni e incertezza del contesto entro cui
politiche) a operatori di determinati ambiti operativi, affinché questi essi si sviluppano (Bocchi, Ceruti 1985) fanno sì che la ricerca-azio-
costruiscano significati e mettano in opera visioni e azioni utili per la ne sia la metodologia da scegliere in tema di ricerca e formazione
promozione di una buona qualità della vita lavorativa nel contesto sul benessere organizzativo, un’ulteriore motivazione che indirizza
organizzativo di riferimento. ancora verso la prospettiva della ricerca-azione deriva dall’incer-
Gli operatori della formazione, spesso insieme a colleghi prove- tezza dei confini organizzativi dell’organizzazione sanitaria. Questo
nienti da altre unità operative (e quindi con un’ulteriore problema- tipo di organizzazione è infatti emblematica riguardo alla fragilità
tica derivante dalla necessità-opportunità di mettere in campo una dei confini e alla «debolezza del legame» (Weick 1997) tra le sue
relazione di alleanza che non è mai banale, che non può essere data parti. La metodologia della ricerca-intervento rappresenta allo-
per scontata anche quando deriva da mandati direzionali forti, che ra anche un’occasione per facilitare la costruzione di capacità di
va cioè sempre negoziata e costruita con i diversi interlocutori) sono «navigazione» e di apprendimento organizzativo, di ricostruzione
in questi casi chiamati a confrontarsi con forti dosi di incertezza, di senso, entro un network non sempre facilmente identificabile
ad assumere continuamente valutazioni probabilistiche, sprovvisti di (Kaneklin, Bruno 2003).
soluzioni precostituite e messe in atto unilateralmente. Sono situa- La ricerca-azione è, come sostengono Amerio, De Piccoli e
zioni che ci pongono di fronte interrogativi e questioni non risolte, Miglietta (2000) «epistemologicamente scandalosa», da «maneg-
rispetto alle quali ci si trova (quando va bene, quando cioè si è già giare con cura». È necessario ricordare che sia gli strumenti e la
in grado di assumere una prospettiva di complessità) sprovvisti di (e metodologia, sia la prospettiva di conoscenza e cambiamento che
non interessati a) protocolli messi a punto da altri, in altri contesti, essa sostiene rischiano, quando calati nei concreti contesti orga-
tempi e luoghi, da applicare pedissequamente. nizzativi in forma di formazione-intervento in tema di benessere,
Di fronte a problemi per i quali non vi sono indirizzi operativi di risultare fortemente perturbativi rispetto alla realtà sulla quale
pre-costituiti e chiari allora la cornice metodologica della ricerca- insistono.
II PARTE
16. Come evidenziato da Noddings (1986: 20) e ripreso da Mortari (2002: 37), quando si
costruisce una relazione centrata sull’ascolto, chi-riceve-ascolto così come chi-presta-
ascolto non vede o sente qualcosa che gli viene dato o che dà, ma sente che qualcosa
accade in lui o lei. Questo accadere, pone in evidenza Mortari, trascende il paradigma
positivistico centrato sul problema di individuare strumenti per misurare, ha a che fare
con l’essere. Qualcosa che non si può misurare ma essenzialmente capire (paradigma
ermeneutico).
98
CAPITOLO 5
101
strategie di intervento, di controllo e di riduzione del rischio appli- sia esclusivamente riconducibile (e quindi contenibile) alla di-
cabili alle realtà organizzative indagate. mensione gruppale e organizzativa;
In questa prospettiva le finalità del gruppo sono state identifi- › promuovere, attraverso interventi di formazione e di sviluppo
cate nel sostegno di linee di indirizzo regionali e di documenti di organizzativo, quelle condizioni che possono favorire le con-
riferimento generale atti a promuovere, nei diversi contesti azien- dizioni di benessere degli operatori entro le organizzazioni sa-
dali, la ricerca e la sperimentazione di prassi e strumenti affidabili e nitarie.
condivisi finalizzati alla rilevazione dei fenomeni di benessere e ma- Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 il gruppo ha registrato, nel
lessere organizzativo, allo sviluppo di successivi interventi di pre- corso delle attività intraprese, l’emergere di criticità legate al proces-
venzione e contenimento del disagio, al miglioramento della qua- so di riordino e di riassetto dell’intero sistema sanitario regionale av-
lità della vita organizzativa. Da questi presupposti, e sulla base delle viato con l’approvazione del piano socio-sanitario 2006-2010, che
indicazioni rintracciate nella letteratura internazionale e nazionale ha determinato l’accorpamento di diverse ASL a livello provinciale o
in tema di salute entro le organizzazioni, ha preso consistenza una sub-provinciale, e la ridefinizione delle funzioni e delle aree di inter-
visione strategica sulla promozione del benessere organizzativo vento delle aziende sanitarie ospedaliere e universitarie.17 Tra le al-
che ha in concreto avviato un processo di dialogo, di integrazione tre criticità, particolare interesse hanno rappresentato per il gruppo,
e di coordinamento di quelle strutture aziendali che per mandato a fronte del mandato ricevuto, le profonde divergenze riscontrate
istituzionale si occupano del personale (es. ufficio personale, Or- sulla modalità di trattamento dei temi del disagio, del benessere e
ganizzazione e Sviluppo della Risorse Umane, Medicina del lavoro, della sorveglianza sanitaria da parte dei soggetti chiamati a occu-
Servizio prevenzione e protezione, Salute mentale). Nel contempo parsi di questi temi all’interno delle «nuove» aziende unificate.
in alcune aziende sono state raccolte e sistematizzate le diverse Dopo un primo biennio speso nell’opera di raccolta dei dati sulle
iniziative condotte allo scopo di sviluppare il benessere e conso- esperienze esistenti e nel sostegno di alcune, mirate, esperienze, nel
lidare una cultura volta a promuovere salute e, più in particolare, corso del 2009 è stato quindi avviato l’intervento illustrato nelle pa-
gestire il rischio psicosociale in accordo con la normativa entrata gine che seguono, nato proprio dalla volontà di favorire il confronto
in vigore negli ultimi anni inerente la salute e la sicurezza negli am- non solo tra i diversi professionisti interessati ai temi del disagio e del
bienti di lavoro. benessere, ma dalla necessità di favorire l’integrazione organizzativa
Il gruppo di lavoro regionale ha così avviato nel biennio suc- nelle nuove ASR.
cessivo una serie di azioni volte a sostenere l’adozione di pratiche Il percorso di formazione-intervento, che come si vedrà ha dato
condivise e comparabili di valutazione del disagio psicosociale e so- vita a esperienze, gruppi di lavoro e dispositivi organizzativi oggi
stegno/promozione del benessere, anche grazie al «volano» di una stabilizzati entro un certo numero di aziende sanitarie della Regio-
direttiva emanata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, diparti- ne Piemonte, è stato denominato La promozione del benessere
mento della Funzione pubblica, nell’aprile del 2004 – Misure finaliz- organizzativo nelle organizzazioni sanitarie ed è stato sviluppato
zate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche con il sostegno dell’ASL di Biella e del dipartimento di Psicologia
amministrazioni – e del D.lgs 81/08 e s.m.i. che, in sintesi, hanno dell’Università di Torino. Nel percorso è stato coinvolto il personale
avuto lo scopo di: dei servizi organizzazione e Sviluppo delle Risorse umane, servizi
› orientare, ove riscontrata la presenza del disagio organizzati- personale, servizi di prevenzione e protezione, Medicina del lavoro/
vo, adeguati approfondimenti sulle determinanti del fenome- medico competente, servizi Comunicazione e relazione col pubbli-
no stesso e definire-realizzare idonei piani operativi e progetti
di miglioramento; 17. Tale processo non solo non si è ancora completamente compiuto, ma negli anni
seguenti, con la nuova Giunta regionale nel frattempo eletta, è stato proposto e in parte
› definire funzionali protocolli operativi (in accordo con i servizi realizzato un ulteriore accorpamento che ha modificato l’assetto delle ASR che qui
di Psicologia e i dipartimenti di Salute mentale presenti nelle vengono via via presentate in relazione al loro coinvolgimento nel progetto «Benessere».
In allegato al testo si trovano le schede relative a ciascuna azienda e ai relativi gruppi di
ASR) dedicati anche al trattamento individuale (ascolto, so- lavoro secondo l’assetto in vigore fino al gennaio 2010. A fianco delle aziende che sono
stegno, eventuali terapie) là dove il disagio psicosociale non state nel frattempo riorganizzate e accorpate è indicata la nuova denominazione.
RISCHI PSICOSOCIALI
E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:
GLI OSSERVATORI AZIENDALI
111
gruppi di progetto tra tutti quelli che si sono costituiti nel corso del dai progetti legati all’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute
processo formativo propedeutico.20 Attualmente il progetto coin- sul Lavoro (EU-OSHA; Cox, Griffiths, Rial-González 2000b) come
volge cinque ASL, che solo in parte coincidono con quelle origi- il Progetto PRIMA-EF (Leka, Cox 2008) o il modello Management
narie.21 Inoltre, a partire dalla prima esperienza e dai primi risultati Standards (HSE – Health and Safety Executive), in una logica di mo-
ottenuti, alcuni gruppi hanno condiviso e maturato al loro interno nitoraggio si possono considerare tanto gli indicatori indiretti «og-
l’esigenza di compiere una revisione dei ruoli e delle competenze gettivi» (es. turnover, assenze, infortuni) quanto gli indicatori sog-
sia per ottimizzare il processo in via di sviluppo sia per assicurarne la gettivi (es. questionari, interviste o osservazioni qualitative).
continuità. Al termine della prima sperimentazione, conclusa nel di- A partire da un lavoro preliminare di sistematizzazione delle pre-
cembre 2009, i gruppi hanno infatti continuato a incontrarsi, dando cedenti esperienze condotte nelle aziende coinvolte in tema di sa-
seguito al progetto intrapreso con un nuovo percorso formalizza- lute organizzativa, la scelta dei gruppi è stata quella di dare avvio a
to dall’istituzione regionale piemontese e, nella maggior parte dei una sperimentazione comune attraverso la raccolta ed elaborazio-
casi, nuovamente riconosciuto e sostenuto a livello delle singole ne di dati aziendali potenzialmente in grado di rappresentare indica-
direzioni aziendali. Di fatto per gli anni 2010 e 2011 è stato così av- tori «oggettivi» di benessere e malessere organizzativo.
viato un secondo percorso di formazione-intervento dedicato allo Nella progettazione di un osservatorio che processa continua-
sviluppo del progetto «Osservatorio» (patrocinato da: ASL di Biella e mente questa tipologia di indicatori vi sono alcuni presupposti da
dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino) con tenere in considerazione. In primo luogo, al fine di identificare ten-
l’obiettivo di presentare i modelli internazionali in tema di analisi e denze, è importante che la raccolta degli indicatori sia ricorsiva: sia
misurazione del benessere organizzativo, di individuare strumenti e perché a oggi non esistono standard di riferimento sui quali basare
metodologie validate e potenzialmente trasferibili alla realtà delle la lettura del dato ottenuto, sia in quanto esaminare un dato discreto
aziende sanitarie piemontesi. e temporalmente isolato non permette l’individuazione dei livelli di
Dunque un ricco quanto vivace processo trasformativo in corso salute organizzativa, né la possibilità di confrontare l’andamento del
che dà conto del valore della metodologia della formazione-inter- valore dell’indicatore tanto all’interno dell’azienda quanto tra i diver-
vento intesa come opportunità partecipata di apprendimento dall’e- si enti coinvolti nel progetto. Per esempio non ha di per sé signifi-
sperienza, di cambiamento, di sviluppo e di attribuzione di significa- cato la lettura del tasso di assenza di una struttura aziendale senza
to ai contesti organizzativi in sanità in grado di rinnovarsi nel tempo. compiere un confronto con lo stesso dato elaborato in periodi o in
strutture differenti, intra o extra aziendali.
Inoltre la rilevazione assume significato attraverso la compara-
6.1. GLI INDICATORI zione-combinazione di più indicatori e non nella singola considera-
zione di ciascuno di essi: solo l’emergere di una significativa conver-
È necessario chiarire da subito che gli indicatori del benessere o genza di indizi può infatti determinare la successiva e più accurata
del disagio organizzativo non sono qui intesi come una misura di osservazione di specifiche aree organizzative. Così, per esempio,
relazione causa-effetto, quanto piuttosto come indizi o sintomi che conoscere soltanto il tasso di turnover in un certo servizio o all’in-
possono aiutare a individuare condizioni di maggiore o minore «sa- terno di un certo gruppo professionale ci dice relativamente poco
lubrità» entro macro e micro-strutture aziendali. se non confrontato con altri indicatori per quel servizio o quel grup-
Come suggerito dalla letteratura sulla gestione dei rischi psi- po professionale.
cosociali22 (Dollard, Skinner, Tuckey, Bailey 2007) e, in particolare, Infine gli indicatori non dovrebbero diventare strumenti né di va-
lutazione né di controllo del comportamento individuale e colletti-
20. ASL Biella; ASL Cuneo 1; ASL Vercelli; ASO Cuneo; ASOU S. Giovanni Battista; Arpa. vo, ma costituire una risorsa utile per rintracciare le aree di benes-
21. ASL. Biella, ASL Cuneo 1; ASL Vercelli; ASOU S. Giovanni Battista, Arpa e l’ospedale sere quali buoni esempi di vita organizzativa, come pure per identi-
Gradenigo di Torino (ASL TO2). ficare le aree di sofferenza che richiedono necessariamente l’avvio
22. Si veda il cap. 2. di progetti di miglioramento.
IOB.9.1. Insoddisfazione dell’utenza 24. Per l’indicatore IOB.4.1. sulle assenze per malattia è possibile qualche comparazione a
livello nazionale con i dati INPS (campione WHIP 2003 – lavoratori dipendenti del settore
IOB.9.2. Soddisfazione dell’utenza privato) e nazionali INAIL (rapporto annuale 2008, infortuni avvenuti nel periodo 2001–08
per ramo di attività. Indici di incidenza infortuni denunciati per 1000 occupati ISTAT) e
IOB.10. Visite su richiesta del lavoratore nazionale/internazionale con i dati dell’indagine Fondazione di Dublino (EWCS 2010) sui
lavoratori dipendenti italiani (settore privato e pubblico).
RISCHI PSICOSOCIALI
E VALUTAZIONE
«SOGGETTIVA»
127
so in cui i membri delle organizzazioni «collaborano all’analisi, svolto in ciascuna delle realtà, alcuni dei risultati emersi dall’indagi-
alla comprensione e alla soluzione dei problemi ed è pertanto ne effettuata presso una delle realtà coinvolte, l’ASL di Asti.26 La de-
da intendersi come un processo sociale in cui la competenza scrizione delle esperienze, nel complesso, intende proporsi come
professionale, la conoscenza locale, gli assunti metodologici e un’ulteriore occasione di riflessione in merito allo sviluppo e la ge-
i valori democratici collaborano all’analisi, alla comprensione stione di un processo di valutazione dei rischi che sia finalizzato
e alla soluzione dei problemi, costituiscono le basi per costru- all’identificazione delle successive azioni migliorative. La presenta-
ire “sapere” e promuovere il cambiamento sociale» (Amerio, zione dei risultati intende inoltre fornire un esempio tra quelli pos-
De Piccoli, Miglietta 2000: 281). sibili di trattamento e utilizzo dei dati provenienti dalla valutazione
› Il focus sull’obiettivo del «cambiamento sociale» in luogo che soggettiva.
su quello dell’«adempimento normativo» – nonostante l’ade-
sione al filone sia stata dettata per molte delle aziende coinvol-
te proprio dalla necessità di rispondere agli obblighi normativi 7.1. LE TAPPE SALIENTI DEL PERCORSO
individuati dal D.lgs 81/08 – richiama l’interesse per una pro-
spettiva tesa a investire in modo prioritario sui temi del benes-
sere piuttosto che aderire a una concezione esclusivamente IL CONSOLIDAMENTO DEL GRUPPO DI PROGETTO
E LA COSTITUZIONE DELLE ALLEANZE IN AZIENDA
incentrata all’analisi dello stress lavoro correlato e all’intercet-
tazione delle carenze riguardo la salute dei lavoratori. Gli incontri preliminari organizzati da ogni gruppo aziendale sono
› L’adesione a una prospettiva che tenga conto delle peculiarità stati prevalentemente incentrati sulla stesura di una sorta di bilancio
dei contesti di cura, con particolare riferimento al tema dell’in- delle competenze al proprio interno al fine di valutare la presenza di
terdipendenza esistente tra il benessere degli operatori e degli tutte le figure aziendali necessarie per l’implementazione del pro-
utenti. Nella sanità esiste infatti la possibilità di sperimentare cesso o piuttosto l’esigenza di operare una ridefinizione e il coinvol-
forme di malessere legate al rapporto di dipendenza dell’uten- gimento di altri attori organizzativi. La valutazione dei rischi è infatti
te verso l’operatore, del confronto continuo con la sofferenza un processo che richiede di integrare insieme più prospettive al fine
e la morte ecc., così come – al contrario – la realizzazione di contenere la complessità del fenomeno della salute in organizza-
personale e la motivazione degli operatori possono alimentar- zione. In tal senso il gruppo di progetto, per costituire uno strumen-
si più che in altre organizzazioni proprio dalla ricchezza che il to di lavoro efficace, dovrebbe essere contraddistinto da una forte
lavoro di cura contiene in sé. connotazione multidisciplinare. Tale consapevolezza ha condotto i
Dal punto di vista operativo, la possibilità – da parte dei gruppi gruppi a porre come condicio sine qua non che, al proprio interno,
afferenti al filone – di condurre in «parallelo» e con il coordinamen- qualora non vi fossero già rappresentanti, dovessero essere presenti
to del dipartimento di Psicologia la fase di attivazione e progetta- almeno un membro afferente al servizio di Medicina del lavoro, il
zione dell’esperienza ha rappresentato una preziosa occasione di responsabile della prevenzione e della protezione e uno psicologo.
confronto che ha avuto come esito la messa a punto di una sorta di Rispetto alle prime due figure, al di là delle competenze che esse
«articolazione di massima» condivisa delle tappe che hanno scan- possono mettere in campo in riferimento ai temi della salute e si-
dito il processo in ogni realtà. L’attività di tutoraggio curata dalle curezza dei lavoratori, il coinvolgimento è parso imprescindibile in
ricercatrici del dipartimento di Psicologia è stata prevalentemente quanto il loro ruolo di primo piano nel processo di valutazione dei
orientata a sostenere i gruppi di progetto nel lavoro di contestualiz- rischi è richiamato dalla stessa normativa di riferimento (D.lgs 626/94
zazione e adattamento di tale proposta metodologica alle specifici-
tà delle diverse aziende. 26. La scelta di riportare i risultati dell’esperienza dell’ASL di Asti è da ricondurre al fatto che
Nel paragrafo che segue si riportano le principali tappe che han- tali dati più di altri (per numerosità, ampiezza, omogeneità delle sottopopolazioni ecc.) si
prestano a essere oggetto delle analisi e dei raffronti statistici che rispondono alle esigen-
no caratterizzato i percorsi delle aziende coinvolte. In quello suc- ze della presente rassegna che, come già sottolineato, ha finalità di carattere puramente
cessivo (7.2) si riportano invece, a titolo esemplificativo del lavoro esemplificativo.
Fattori organizzativi
2.0.htm>
la qualità delle relazioni sociali all’interno del servizio in cui il Chiarezza «gli obiettivi 4 MOHQ (Avallone,
lavoratore è inserito. Particolare attenzione è conferita all’in- degli obiettivi dell’organizzazione Pamplomatas 2005)
dagine delle percezioni circa il grado di sostegno provenien- sono chiari
e ben definiti»
te dai pari e dai coordinatori del servizio. La seconda invece
Qualità «è facile avere 4 MOHQ (Avallone,
riguarda gli aspetti che connotano la relazione con l’utenza. dei processi le informazioni Pamplomatas 2005)
Essi, in particolare riferimento ai contesti socio-sanitari dove comunicativi di cui si ha bisogno»
le peculiarità dalle caratteristiche della tipologia di utenza che Partecipazione «ho influenza 3 JCQ (Karasek et al.
nelle decisioni prese 1998)
vi accede rimandano ai temi della sofferenza e della malattia, nel mio reparto»
rivestono un ruolo centrale nella ricostruzione delle dinami- Rapporto «non ho energie 9 SWING (Geurst et
che e dei processi che intervengono nel determinare la qualità lavoro-vita privata per dedicarmi al. 2005)
ad attività del tempo
della vita in organizzazione. libero a causa
› Il livello dell’attività lavorativa. A questo livello vengono inda- del lavoro»
gate le caratteristiche che descrivono la mansione lavorativa Supporto «tra le persone 4 JCQ (Karasek et al.
e in generale i vissuti che il lavoratore associa allo suo svol- dei colleghi con cui lavoro 1998)
relazionali
(gruppo)
c’è un clima di reciproca
Fattori
gimento. Esempi di dimensioni contenute nel questionario in collaborazione»
questo senso, sono il livello di autonomia concesso al lavora- Supporto «i miei superiori 6 JCQ (Karasek et al.
tore e le opportunità di apprendimento e crescita personale dei superiori prestano attenzione 1998)
a quanto dico»
che esso offre.
› Il livello degli effetti sulla salute individuale dei lavoratori. Tale
sotto-gruppo comprende aspetti relativi alla salute fisica e psi-
cologica del lavoratore. In particolare, vengono presi in consi-
relazionali
(utenza)
che potrebbero
Fattori
fare da soli» Una volta identificata la popolazione da coinvolgere nell’iniziativa e
Aggressività «i miei utenti 4 CSS (Dormann, gli strumenti di cui avvalersi per effettuare la consultazione, i gruppi
mi attaccano Zapf 2004)
verbalmente» di ogni realtà si sono dedicati alla progettazione e alla definizione
Richieste «il mio lavoro 3 Da JCQ 2.0 <http:// dei tempi e delle modalità operative relative alla condivisione dell’i-
emotive è coinvolgente www.jcqcenter.org/ niziativa con i lavoratori e alla somministrazione del questionario.
dal punto di vista JCQ%20version%20
emotivo» 2.0.htm>
In riferimento al primo aspetto, l’attività di tutoraggio dell’Università
Richieste «il mio lavoro 4 JCQ (Karasek et al. è stata indirizzata alla riflessione sulla centralità della fase del con-
cognitive è frenetico» 1998) fronto coi lavoratori, che rappresenta il momento in cui gli obiet-
Richieste «devo spostare 4 JCQ (Baldasseroni tivi, il significato e le finalità vengono comunicate e condivise con
Fattori lavorativi
In seguito all’analisi dei dati, il gruppo di progetto, d’intesa con i vertici azien-
BOX 7.1. L’esperienza dell’ASL AL Il percorso formativo: dali, ha valutato che i risultati emersi durante questa prima consultazione
Benessere organizzativo nel DSM. Dai risultati dell’indagine necessitassero di ulteriori approfondimenti al fine di intercettare più chiara-
all’individuazione delle soluzioni con gli operatori mente i processi e gli aspetti che stavano alla base, in particolare, delle cri-
ticità evidenziate. Perciò in collaborazione con il dipartimento di Psicologia
sono stati allestiti una serie di focus group, dedicati a ciascuna delle strutture
Il gruppo di progetto dell’ASL di Alessandria ha identificato, in base alle pro- coinvolte nella indagine effettuata con i questionari. In particolare, nelle in-
fessionalità e le risorse economiche disponibili, quale «contenitore» più tenzioni del gruppo di progetto, l’esecuzione dei focus intendeva rispondere
adatto a condividere i risultati e favorire un confronto circa le problematiche ai seguenti obiettivi:
emerse con gli operatori del dipartimento di Salute mentale (struttura in cui › restituire in ogni realtà i dati riferiti al proprio contesto evidenziando even-
è stata effettuata la raccolta dati) quello della formazione ECM. In particolare, tuali similarità e differenze con le altre strutture coinvolte in questa prima
sono state progettate quattro giornate d’aula, ciascuna dedicata a una della fase;
quattro strutture dislocate sul territorio che compongono il servizio (Alessan- › approfondire, in particolare per quanto riguarda le criticità emerse, il dato
dria, Tortona, Casale Monferrato e Novi Ligure). La scelta di mantenere divisi «freddo» raccolto tramite i questionari, con quello più «caldo» proveniente
questi quattro sottogruppi naturali è da ricondurre al fatto che le finalità del dall’intervista di gruppo effettuata durante i focus;
corso non erano solo legate alla comunicazione dei risultati. L’idea era quella › favorire l’emersione degli ulteriori aspetti specifici delle singole realtà (criti-
di allestire, a partire dalle risultanze emerse un momento di confronto e di- cità ma anche i punti di forza) che non avevano trovato modalità di espres-
scussione coi lavoratori che fosse funzionale all’emersione di proposte che sione nell’indagine precedente ma che potevano comunque rappresentare
aiutassero a identificare gli interventi migliorativi da attuare in ognuna delle questioni rilevanti per gli operatori;
quattro sotto-unità coinvolte. Tali proposte sono poi state raccolte dal grup- › raccogliere proposte a partire dal quale formulare la progettazione degli in-
po di lavoro per essere presentate in forma aggregata ai vertici dell’azienda e terventi di miglioramento nelle specifiche strutture coinvolte.
ai coordinatori del servizio. Per garantire ai lavoratori uno spazio in cui fosse possibile esprimere li-
In particolare, ognuna delle giornate è stata articolata in due sessioni. La beramente e in condizioni di anonimato i propri vissuti, i focus sono stati
prima ha previsto: diretti dalle psicologhe afferenti al dipartimento di Psicologia. In seguito all’e-
› l’esplicazione dell’intero percorso di indagine sviluppato all’interno dell’a- secuzione di tutti i focus, le psicologhe hanno steso un report che è stato
zienda (a cura di uno dei membri di progetto); nuovamente presentato al gruppo di progetto che attualmente sta studiando
› l’illustrazione della normativa vigente in materia di rischi psicosociali sul luo- le modalità di presentazione dei risultati ai referenti delle strutture coinvolte
go di lavoro e un’introduzione sul tema dello stress (a cura del medico del e alla direzione dell’ospedale.
lavoro aziendale);
› la presentazione dei principali costrutti inerenti il tema del benessere nelle
organizzazioni (a cura dello psicologo aziendale afferente al gruppo di pro-
getto);
› la restituzione delle risultanze (a cura della ricercatrice del dipartimento di
Psicologia che aveva seguito l’intero percorso del gruppo).
7.2. I RISULTATI DELL’INDAGINE SVOLTA
La seconda sessione è invece stata articolata in tre principali momenti: PRESSO LA ASL DI ASTI
› la discussione in plenaria dei risultati presentati;
› il lavoro in gruppi (creati sulla base delle differenti appartenenze professio-
nali dei partecipanti) dedicato alla rilettura dei risultati e alla formulazione di LE CARATTERISTICHE DEI RISPONDENTI
ipotesi di intereventi funzionali alla promozione del benessere nel proprio
contesto lavorativo; Nell’indagine presso l’ASL di Asti la distribuzione dei questionari ha
› la condivisione in plenaria di quanto emerso durante i lavori di gruppo che riguardato l’intera popolazione lavorativa afferente ai dipartimen-
ha consentito la raccolta da parte del gruppo di progetto delle proposte tidei servizi e materno-infantile che erano composti, al momento
emerse.
della somministrazione, rispettivamente da 220 e 165 unità (per un
complessivo di 385). La percentuale di adesione all’iniziativa ha rag-
giunto nel dipartimento dei servizi il 71% (n=156) mentre in quello
materno-infantile il 77,5% (n=128).
Complessivamente i due dipartimenti si configurano come realtà
relativamente eterogenee, essendo articolati al loro interno in una
30. In tale sede, senza entrare nel dettaglio delle caratteristiche delle singole scale, ci limi-
29. Il restante 13% riguarda i casi in cui non è stata indicata la professione oppure tipologie tiamo a precisare che esse riportano valori dell’α di Cronbach (che consentono di valutare
professionali minoritarie (es. biologi, educatori ecc.) il grado di consistenza interna della scala) tutti superiori a 0,70.
Fig. 7.3. Richieste lavorative: punteggi medi riferiti alla popolazione complessiva Fig. 7.4. Richieste lavorative: punteggi medi riferiti ai dipartimenti
Osservando le differenze tra i due dipartimenti sottoposti a indagi- Nella figura 7.5. sono riportate le tre sottodimensioni che riguar-
ne, riscontriamo che mentre sul versante delle richieste cognitive le dano, in contrapposizione con quelle precedentemente analizza-
due realtà risultano sottoposte a richieste similari, i servizi materno- te, le «risorse» ossia le fonti di sostegno non solo allo svolgimen-
infantili sul versante delle richieste emotive (F=51,7 p=0,00) e fisiche to dell’attività lavorativa ma anche alla motivazione e alla crescita
(F=11,9 p=0,001) riportano punteggi significativamente più elevati. personale del lavoratore (capitolo sulla valutazione dei rischi psico-
La spiegazione di tali dati sono probabilmente da ricercare nelle pro- sociali, in particolare la descrizione del Modello Job Demand Re-
fonde differenze legate alla tipologia di utenza che accede ai due source di Demerouti et al. 2001). L’autonomia decisionale è quella
servizi e alle modalità attraverso cui gli operatori vengono a contatto che ottiene i punteggi più bassi se comparati a quelli relativi alle
con essa. Nel dipartimento materno-infantile il contatto con l’utenza altre due dimensioni e questo in qualche modo conferma quanto
non solo è diretto, ma presenta anche una certa continuità. In que- emerso attraverso l’analisi della dimensione della partecipazione sul
sto senso, il dato emerso sembra in qualche modo confermare le piano dell’organizzazione, suggerendo però che a livello lavorati-
forti implicazioni emotive e relazionali che caratterizzano i compiti vo la percezione di poter incidere sui processi decisionali è meno
di assistenza e di cura espletatati da questi operatori. Il contatto con compromessa (mautonomia=2,64 vs. mpartecipazione=1,64). Il dato relativo
l’utenza implica in questo caso anche il coinvolgimento della com- allo sviluppo delle competenze sembra indicare che gli operatori
ponente fisica del lavoratore che è legato in particolar modo alla si rappresentano il proprio lavoro come uno strumento di cresci-
movimentazione manuale dei pazienti. Completamente differente ta personale e professionale. L’elevato punteggio sulla dimensio-
è invece la situazione nel dipartimento dei servizi nel quale, trattan- ne relativa al significato del lavoro richiama invece una percezione
dosi di un blocco prevalentemente orientato a espletare attività di positiva circa ricadute sulla propria azione professionale in termini
tipo diagnostico, i contatti con l’utenza sono tendenzialmente meno di crescita collettiva e utilità sociale. Dal punto di vista statistico, si
intensi perché non continuativi o addirittura assenti. Due esempi in segnalano differenze significative sul versante dell’autonomia deci-
questo senso sono rappresentati dalle radiologie, in cui il contatto sionale (F=12,7; p=0,00) e dello sviluppo delle competenze (F=3,9;
con l’utenza si limita al momento dell’effettuazione dell’esame, e dal p=0,046) nella comparazione con il dato regionale a sfavore del
laboratorio analisi dove il contatto con l’utenza è pressoché assente nostro gruppo di intervistati.
(in qualche modo l’unico contatto avviene attraverso il campione
biologico da analizzare). In questo caso il dato emerso sembra se-
gnalare che contatti brevi o assenti implicano un minor carico sul
piano emotivo (oltre che su quello fisico relativo, come si diceva, alla
parte che riguarda la movimentazione dei pazienti).
FATTORI RELAZIONALI
Rispetto al supporto proveniente dai colleghi, gli operatori dell’o- Sul versante del rapporto con l’utenza il confronto del dato
spedale astigiano riportano una percezione complessivamente si- dell’ASL di Asti con il dato regionale evidenzia differenze significative
mile al campione più esteso della sanità piemontese. In realtà la su entrambe le dimensioni a favore dei primi, che sembrano quindi
disaggregazione per dipartimento ci segnala una percezione più percepire la loro utenza «meno richiedente» (aspettative spropor-
positiva tra gli operatori di quello dei servizi che riportano un pun- zionate: F=4,5; p=0,034) e «meno aggressiva» (F=9,1; p=0,03) ri-
teggio più elevato sia rispetto al dato regionale che a quello relativo spetto ai secondi.
a quello materno-infantile (non si segnalano però in questo senso
differenze significative dal punto di vista statistico).
4,6
4,35
TAB. 7.5. I PREDITTORI DELLA DISAFFEZIONE ORGANIZZATIVA
Realizzazione professionale
4,49 NEI DIPARTIMENTI MATERNO-INFANTILE E DEI SERVIZI
3,96
Disaffezione organizzativa
Fig. 7.12. Burnout: punteggi medi
Dipartimento Predittore β p R2
LE DETERMINANTI DEL BENESSERE E DEL DISAGIO Materno-infantile Equità -0,62 0,00 0,45
154 155
Gestire i rischi psicosociali significa infatti mettere in atto azioni
preventive o interventi diretti alla sorgente del rischio sul posto di a) Il medico competente accoglie la richiesta di disagio del lavoratore e consiglia
un colloquio di aiuto con lo psicologo dedicato allo sportello di ascolto
lavoro e al livello organizzativo, che siano sostenute però anche da b) Il lavoratore ha anche la possibilità di accesso diretto allo sportello di ascolto
azioni dirette sui singoli lavoratori volte alla prevenzione e al soste- nel caso ne avverta la necessità
35. Si tratta delle: ASL TO1 con il progetto Migliorare il migliorabile attraverso la rappre-
sentazione; ASL TO2 con il progetto Benessere in formazione; ASL TO5 con il progetto
Benessere della persona e dell’organizzazione – l’azienda come laboratorio del benessere
organizzativo; ASO San Luigi con il progetto Non è tutto oro quello che luccica; ASL CN2
con il progetto Una mela al giorno… benessere organizzativo: fattori di protezione e buone
prassi; ASO S. Anna – Oirm con il progetto Il benessere corporeo. Al termine del capitolo
vengono presentate le schede riassuntive dei quattro progetti che sono stati completati
prima della pubblicazione del testo.
160 161
la poca organicità nella strutturazione delle stesse. Pertanto, si è po- Per rendere concreto un progetto ideale in un contesto azienda-
sto l’obiettivo di ottimizzare i flussi informativi inerenti la formazione le reale è necessario, come si è detto, costruire alleanze a 360 gradi.
sul benessere organizzativo a livello aziendale. Mentre, come detto, i progetti delle ASL TO5 e CN2 sono scaturiti
Il gruppo dell’ASO San Luigi ha sviluppato il proprio progetto in da un mandato aziendale, gli altri tre gruppi hanno invece lavorato
base a una precedente ricerca sui fattori di rischio psicosociale al la- in prima battuta al fine di ottenere un riconoscimento. Tutti i e tre
voro, la quale evidenziava particolari condizioni di malessere dei co- sono riusciti in questo intento, convincendo le proprie direzioni con
ordinatori delle professioni sanitarie. Per questa ragione, ha deciso i propositi dei loro progetti e ottenendo mandati aziendali ufficiali
di proporre un’iniziativa formativa e partecipativa proprio a questo che hanno loro permesso l’avviamento del lavoro pianificato.
gruppo professionale, ampliando l’iniziativa in un secondo momen- In secondo luogo, oltre alla multi-professionalità e alla presenza
to all’area amministrativa e tecnica. di rappresentanti di strutture strategiche già inerenti i gruppi di pro-
L’idea di fondo del progetto dell’ASL TO1 scaturisce dalle rifles- getto, grazie ai mandati aziendali è stato possibile coinvolgere altre
sioni e dall’analisi situazionale del gruppo stesso basato su una serie strutture e professionalità presenti in azienda, ritenuti necessari per
di inevitabili disagi e criticità inerenti i processi di integrazione in atto la realizzazione dei progetti specifici.
in azienda (recente accorpamento di due ASL differenti). Per que- Infine, approfittando di vari momenti e strumenti a disposizio-
sta ragione, il gruppo ha deciso di sviluppare il proprio progetto in ne (comunicazioni scritte, intranet, giornata della salute, convegni,
due fasi: una prima fase di ricerca sullo stato di benessere/malessere incontri e riunioni ad hoc), i gruppi si sono impegnati nella diffu-
degli operatori all’interno dei loro gruppi di lavoro; una seconda di sione dei loro progetti, informando tutta la popolazione aziendale
sperimentazione di formazione sul campo. al riguardo. In questo modo è stato anche possibile coinvolgere i
Per gli altri due gruppi, il mandato per l’intervento formativo è partecipanti alle iniziative formative senza che questi percepissero la
partito direttamente dalle loro direzioni aziendali. In questo caso partecipazione come obbligo o «punizione», come avviene a volte
dunque la presenza di mandati formali e sostanziali ha permesso nei contesti pubblici in cui la formazione è resa «obbligatoria». Per
l’integrazione di un gran numero di partecipanti nelle iniziative for- diffondere la cultura del benessere organizzativo, come si è detto, è
mative. necessario condividere i risultati delle iniziative formative con tutta
Il progetto dell’ASL TO5 si è costituito come seguito di un corso la popolazione aziendale, in modo che non restino esperienze iso-
di formazione manageriale che ha coinvolto più di 150 dirigenti e at- late per chi vi ha partecipato e si possa lavorare verso una continuità
traverso il quale si era giunti a un’analisi circa le situazioni di males- della progettualità.
sere o le criticità vissute quotidianamente sul luogo di lavoro. Que- In base a questo criterio, tutti i gruppi di progetto coinvolti nel
sta analisi ha fatto convergere parte della stessa direzione aziendale filone hanno sviluppato strategie di restituzione delle attività svol-
nel gruppo di progetto, che si è dato il compito di progettare in te e dei progetti realizzati. Generalmente la diffusione si è svolta
differenti laboratori aziendali interventi per migliorare il benesse- in due tappe: una restituzione al gruppo di partecipanti (o da parte
re organizzativo. I membri dello stesso gruppo hanno potuto così dello stesso gruppo di partecipanti) e alla dirigenza aziendale; una
svolgere un ruolo di collegamento tra il laboratorio e la struttura di restituzione di più ampio raggio a tutta la popolazione in occasione
appartenenza, agevolando il processo di realizzazione/applicazione di momenti specificamente creati o eventi aziendali già pianificati.
di quanto progettato. Inoltre, si è di nuovo fatto uso di strumenti comunicativi a disposi-
Il gruppo dell’ASL CN2 ha invece trovato nel filone uno spazio zione (intranet, pubblicazioni intra ed extra-aziendali).
per valutare un progetto aziendale avviato da diversi anni, nato a Questa condivisione dei risultati ha reso possibile la legittimazio-
partire dal mandato della direzione generale e della direzione sa- ne tanto da parte della dirigenza quanto da parte della popolazio-
nitaria dell’azienda volto all’intervento di promozione della salute ne aziendale, di una continuità delle iniziative formative sviluppate
nell’ambiente di lavoro. La direzione ha sostenuto l’implementazio- durante il percorso del progetto regionale. In alcuni casi gli stessi
ne del progetto, favorendo la sua prosecuzione in continuità e l’av- modelli sono stati successivamente proposti a nuovi partecipanti, in
vio di altre attività finalizzate alla salute organizzativa. altri casi è stata ampliata la proposta formativa con nuovi strumenti
APPENDICI
interna, mancanza di conoscenza del «grande» obiettivo, as-
senza o incoerenza di obiettivi condivisi;
› riconoscimento/valorizzazione: scarsa valorizzazione del di-
pendente come risorsa, gestione dei conflitti di gruppo.
Da una prima analisi è risultata più sensibile alle proposte for-
mulate dal gruppo di progetto la componente sanitaria, questo
è probabilmente dovuto alla formazione specifica e al percorso
professionale. A seguito dei primi risultati, condivisi con la dire-
zione, sono stati proposti i seguenti interventi:
› riunioni periodiche calendarizzate con la direzione ai diversi
livelli;
› implementazioni di metodologie di comunicazione;
› seminario residenziale «Comunicazione e interazione nell’e-
quipe», rivolto ai coordinatori sanitari e coordinatori/colla-
boratori tecnici e amministrativi (svolto a Pra Catinat il 4 e 5
marzo 2010).
Ipotesi di sviluppo futuro. Percorso di formazione per chi non ha
potuto aderire alla prima iniziativa (ovviando magari ai problemi
connessi alla residenzialità), monitoraggio da parte del gruppo
di progetto rispetto allo svolgimento delle riunioni periodiche
con la direzione a diversi livelli, valutare come riprendere gli esiti
dei focus group con la componente amministrativa e individua-
re possibili spunti quali, per esempio, la partecipazione alle riu-
nioni semestrali con la direzione aziendale al fine di migliorare
la comunicazione.
174
APPENDICE 1
176 177
I progetti avviati nelle singole aziende sanitarie regionali durante Modulo A:
il 2009 e presentati durante il seminario conclusivo sono stati i se- 1. Gli scenari delineati dall’art. 28 del D.lgs 81/08, vincoli e op-
guenti: portunità della normativa, dr.ssa Cinzia Frascheri, giuslavorista,
› ASL TO4 – Sportello di ascolto psicologico, realizzazione di responsabile nazionale salute e sicurezza sul lavoro – CISL,
attività rivolte a sostenere il lavoratore; membro della Commissione Consultiva Permanente per la Si-
› ASL VCO – Rimettiti in gioco, progetto per la realizzazione di curezza sul Lavoro di Lussemburgo – Comunità Europea;
uno sportello di ascolto psicologico; 2. Il ruolo del medico competente nella valutazione e nella ge-
› ASL NO – Sistema premiante, revisione del sistema di valuta- stione dei rischi psicosociali, prof. Giovanni Costa, medico del
zione, con l’obiettivo di migliorare il benessere e la sicurezza lavoro, clinica del lavoro «Luigi Devoto», Milano.
dei lavoratori; 3. Le basi neuroendocrinologiche dello stress, dr.ssa Silvia Grot-
› ASL TO1 – Migliorare il migliorabile attraverso la rappresenta- toli, neuroendocrinologa, SCDU Endocrinologia, Diabetologia
zione, corso di formazione in tema di benessere organizzativo; e metabolismo, ASO San Giovanni Battista, Torino;
› ASL TO2 – Benessere in formazione, corso di formazione in 4. Gli aspetti psicopatologici da sovraesposizione allo stress e
tema di benessere organizzativo; conseguenti a eventi traumatici, prof. Franco Freilone, psichia-
› ASL TO5 – Benessere della persona e dell’organizzazione – tra e psicoterapeuta, Università degli Studi di Torino, facoltà di
l’azienda come laboratorio del benessere organizzativo, corso Psicologia;
di formazione in tema di benessere organizzativo; 4. Lo stress lavoro correlato: prospettive teoriche e di valutazio-
› ASO San Luigi – Non è tutto oro quello che luccica, corso di ne, dr.ssa Patrizia Deitinger, psicologa delle organizzazioni e
formazione in tema di benessere organizzativo; del lavoro, ISPESL, Roma.
› ASL CN2 – Una mela al giorno… benessere organizzativo: fat- 6. Soggettività e obiettività della valutazione; vincoli normativi e
tori di protezione e buone prassi, corso di formazione in tema prospettive di intervento.
di benessere organizzativo; Tavola rotonda con i cinque relatori della giornata.
› ASO S. Anna OIRM – Il Benessere corporeo, corso di forma- Modulo B:
zione in tema di benessere organizzativo; 7. Rischi psicosociali e stress lavoro correlato. Discussione di cri-
› ASOU S. Giovanni Battista – Osservatorio sulla salute organiz- ticità e opzioni nella valutazione e gestione dei rischi psico-
zativa; sociali all’interno di sottogruppi professionali, prof.ssa Daniela
› Arpa Piemonte – Vivere e lavorare consapevolmente in Arpa Converso, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, Univer-
Piemonte; sità degli Studi di Torino, facoltà di Psicologia;
› ASL BI – Osservatorio aziendale per il benessere organizzativo; 8. Presentazione e discussione di un modello per la valutazione
› ASL CN1 – Costituzione di osservatorio permanente indicatori e la gestione dei rischi psicosociali. Discussione su esempi di
disagio e benessere organizzativo; caso di valutazione e gestione dei rischi psicosociali, prof.ssa
› ASO CN – Elaborazione di strumenti di indagine da sommi- Daniela Converso; dr.ssa Barbara Loera – psicologa e meto-
nistrare all’alta dirigenza per individuare le azioni conseguenti dologa, Università degli Studi di Torino, dipartimento di Scien-
agli esiti dell’Indagine di Clima svoltasi nell’anno 2008; ze sociali.
› ASL VC – Promozione del benessere organizzativo nell’azien- › Rispetto ai 5 filoni avviati nella prima fase, «l’Osservatorio sul
da sanitaria di Vercelli. benessere organizzativo» è stato quello che ha proseguito nel
Seconda fase marzo 2010 – gennaio 2012: percorso e nel confronto di rete tra le aziende e a cui hanno
› Formazione d’aula. Corso rischi psicosociali e stress lavoro via via aderito anche aziende appartenenti ai filoni «Forma-
correlato nelle organizzazioni sanitarie. Valutazione, gestione zione e Valutazione del Rischio Psicosociale». Il percorso di
e intervento (due moduli, Marzo 2010). formazione-intervento è stato denominato «Osservare il be-
36. Le ASR coinvolte nel progetto vengono presentate secondo l’assetto in vigore fino al
2012. Il piano sanitario 2012-2015 (in corso di approvazione da parte della Giunta regionale
piemontese mentre questo testo è in corso di stampa) prevede tuttavia alcuni cambiamenti
in via di definizione rispetto all’assetto delle aziende sanitarie qui descritte. In particolare «la
conferma dell’accorpamento in un’unica azienda ospedaliero-universitaria di San Giovanni
Battista, Cto e Regina Margherita-Sant’Anna; l’istituzione di sei organismi, temporanea-
mente denominati «federazioni sanitarie», che svolgeranno funzioni interaziendali e che
avranno i compiti di programmazione della rete ospedaliera e della rete distrettuale del
territorio, gestione dei contratti del personale, supporto tecnico-amministrativo (acquisti,
logistica, gestione magazzini, reti informative ecc.). Le sei federazioni proposte sono: la
FS1 Torino Sud Est (ASL TO1 e TO5, nuova AOU San Giovanni Battista), la FS2 Torino Nord
(ASL TO2 e TO4), la FS3 Torino Ovest (ASL TO3, AOU San Luigi di Orbassano, AO ordine
Mauriziano), la FS4 Piemonte Nord Est (ASL VC, BI, NO, VCO, AOU Maggiore della Carità di
Novara), la FS5 Piemonte Sud Ovest (ASL CN1 e CN2, AO Santa Croce e Carle di Cuneo),
FS6 Piemonte Sud Est (ASL AT e AL; AO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria)».
180 181
› strutture centrali di supporto amministrativo. › Michela Coppi (I.P.A.F.D. del D.S.M. Casale Monferrato),
Il gruppo di progetto. La strategia del gruppo di progetto è quella › Fabio Foti (medico psichiatra),
di arrivare alla costruzione dell’osservatorio attraverso la relazio- › Giuseppe Guazzo (medico competente),
ne operativa tra soggetti che hanno all’interno dell’organizzazio- › Giuseppe Daniele Lucchese (psicologo),
ne ruoli, competenze e livelli diversi di responsabilità. Da qui la › Carla Repetto (responsabile formazione SITRO).
scelta di cooptare nel gruppo rappresentanti dell’amministrazio-
ne, dei comitati paritetici (pari opportunità, mobbing, formazio-
ne), di settori organizzativi cruciali come formazione, gestione
delle risorse umane, servizio prevenzione e protezione, sistema ASL AT: FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE
qualità, delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e degli Rls: SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI»
› Anna Gaffodio (direzione generale),
› Claudia Carrozzo (formazione), VALUTAZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI –
› Daniela Checchinato (formazione), STRESS LAVORO CORRELATO IN OTTEMPERANZA
› Daniela Alfiero (risorse umane), AL DLGS. 81/08
› Roberta Miragli (risorse umane),
› Francesco Crescimanno (sistema qualità),
Descrizione dell’azienda. L’ASL AT, nata dall’unione delle USSL 68
› Giacomo Archetti (Rls),
di Asti e 69 di Nizza, è stata costituita ai sensi della Legge regionale
› Giuseppe Acquafresca (servizio prevenzione protezione),
22/09/94 N. 39 con decreto del Presidente della giunta regionale
› Renata Pelosini (comitato paritetico formazione),
29 dicembre 1994 n. 5553, e opera dal 1/01/1995. Presenta un
› Rosa Mottola (comitato paritetico pari opportunità),
bacino di utenza formato da circa 200.000 abitanti, interessando
› Salvatore Tonti (comitato paritetico mobbing),
una area geografica di 1.378 Kmq che comprende 108 comu-
› Federica Aglietta (RSU),
ni. L’azienda conta due presidi ospedalieri rispettivamente di 600
› Claudio Antonucci (RSU).
posti letto (ospedale Cardinal Massaia) e 80 posti letto (ospedale
Santo Spirito di Nizza Monferrato); conta inoltre numerose sedi
distrettuali articolate nelle strutture Asti Nord, Asti Centro e Asti
ASL AL: FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE Sud, per un totale di circa 2.300 operatori dipendenti e 800 ope-
SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI» ratori esterni (frequentatori, volontari ecc.).
Il gruppo di progetto. L’azienda dal novembre 2009 ha attivato un
percorso, accedendo al progetto regionale, che inizialmente ha
LA VALUTAZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO
visto coinvolte alcune figure aziendali che hanno partecipato al
NEI DSM (DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE)
corso inerente il benessere organizzativo, presso la sede della Re-
gione Piemonte nel gennaio/febbraio 2009. Ogni operatore rap-
Descrizione dell’azienda. L’ASL AL è l’azienda sanitaria sorta presentava un servizio pertinente, coinvolto nell’intento di creare
dall’accorpamento delle precedenti tre aziende sanitarie della un gruppo motivato ed esperto affinché l’obiettivo fosse più facil-
provincia di Alessandria (ASL 20, 21, 22). Il territorio geografico mente raggiungibile. Il gruppo iniziale è stato strutturato da:
coperto è molto vasto e comprende i territori di 192 comuni, › Milena Sacco (assistente sanitaria presso l’ufficio medico
con una popolazione di circa 500.000 abitanti. competente e servizio di prevenzione e protezione),
Il gruppo di progetto. È stato costituito dalla direzione generale › Musto Domenico (SOS rischi psicosociali),
aziendale a seguito di atto deliberativo ed è costituito dalle se- › Elio Genevro (Rls),
guenti professionalità: › Clara Chiaranda (formatrice, ufficio formazione).
IL SISTEMA PREMIANTE
ASL TO1: FILONE TEMATICO «FORMAZIONE»
Descrizione dell’azienda. L’ASL NO è un’azienda pubblica di ser-
vizi sanitari che opera su un territorio in gran parte coincidente «MIGLIORARE IL MIGLIORABILE ATTRAVERSO
con quello della Provincia di Novara (non sono compresi i co- LA RAPPRESENTAZIONE»
muni di Ameno, Armeno, Grignasco, Miasino, Orta, Pella, Pet-
tenasco, Prato Sesia, Romagnano Sesia, S. Maurizio d’Opaglio,
Descrizione dell’azienda. L’ASL TO1 è stata costituita con D.P.G.R.
Vinzaglio). Il territorio ha un’estensione di circa 1200 kmq. Fan-
17/12/2007 n. 80 dal 01/01/2008, come risultato della fusione di
no parte dell’ASL di Novara complessivamente 77 comuni, per
una popolazione residente al 31/12/2007 di 339.524 abitanti. due aziende sanitarie preesistenti, l’ASL 1 e l’ASL 2. La pregressa
L’ASL NO è articolata in 8 dipartimenti strutturali e 44 strutture ASL 1 si connotava maggiormente per la sua vocazione terri-
complesse, gestisce direttamente 2 presidi ospedalieri (Arona, toriale, pur avendo due piccoli presidi ospedalieri (il P.O. Evan-
Borgomanero). Con deliberazione n. 535/2009 ha aderito al gelico Valdese e il P.O. Oftalmico), mentre la pregressa ASL 2
progetto regionale «Benessere organizzativo: la promozione del risultava decisamente più «ospedale-centrica» (con riferimento
benessere organizzativo nelle aziende sanitarie» individuando, al P.O. Martini).
sulla base delle indicazioni regionali, i componenti dello speci- Il gruppo di progetto. Il gruppo di lavoro multi-professionale
fico gruppo di lavoro. individuato dalla direzione generale dell’ASL TO1 è così com-
Le azioni intraprese dal gruppo di lavoro sono finalizzate alla posto:
promozione, attraverso interventi di formazione e di sviluppo › Ajmo Anna Maria (responsabile servizio infermieristico ex
organizzativo, delle condizioni che possano favorire il benes- ASL 2), coordinamento personale professioni sanitarie in
sere degli operatori nelle organizzazioni sanitarie. Il gruppo di raccordo con il medico competente, allocazione risorse e
lavoro ha deciso di agire, rispetto ai piani di intervento proposti, gestione criticità, trasversalità con i servizi personale, for-
sul piano organizzativo, attraverso la revisione del sistema di va- mazione, sviluppo risorse umane;
lutazione, con l’obiettivo di migliorare il benessere e la sicurezza › Cassinelli Ornella (direttore SC formazione e sviluppo pro-
dei lavoratori. fessionale), competenze professionali da sottoporre a for-
Il gruppo di progetto. È stato creato con deliberazione n. 535 mazione, vissuto dei processi formativi precedenti, trasver-
del 16/06/2009 e sono stati individuati i seguenti componenti: salità e raccordo con la direzione generale;
› Biagio Calò (direttore medico, dipartimento di Prevenzione), › Damilano Silvana (direttore SC amministrazione del perso-
› Gianluca Corona (collaboratore amministrativo professio- nale), trasversalità aziendale su dotazione e distribuzione
nale esperto, risorse umane), del personale, sui fenomeni della mobilità, dell’assenteismo,
› Daniela Costa (tecnico di laboratorio – CPSE, ufficio qualità), sulle situazioni conflittuali, raccordo con la direzione gene-
› Marisa Frattini (collaboratore amministrativo professionale rale e con il medico competente;
esperto, risorse umane), › Mosso Antonio (medico competente), competenze legisla-
› Rosanna Fortuna (medico competente, Medicina del lavoro), tive, competenze sulla salute psico-fisica, competenze sui
› Grazia Nuvolone (psicologa, servizio di Psicologia). rischi ambientali;
Le attività sono inoltre state realizzate con il supporto tecnico › Musci Maria Pia (psicologo dirigente), competenze sul be-
della dr.ssa Daniela Sarasino, dirigente medico SS servizio locale nessere psichico e chiavi di lettura di fenomeni psicologici e
205
Popolazione Tutte le richieste di trasferimento interne del personale Aree di cura in Tutte.
inclusa nel dipendente. cui l’indicatore è
numeratore applicabile
Popolazione Escluse le richieste degli operatori Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
esclusa dal che non hanno un rapporto di dipendenza con la struttura rappresentazione
numeratore (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, interinali, dell’indicatore
collaboratori ecc.). Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi
per il numeratore per i dipendenti che non appartengono al comparto di lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato.
sanitario e per i dirigenti. Proposta Metodologica, ISPESL.
Direzione professioni sanitarie o servizio infermieristico › Shields M.A., Ward M 2001, Improving nurse retention
per i dipendenti che appartengono al comparto sanitario. in the National Health Service in England: the impact
Denominatore N. dei dipendenti per struttura. of job satisfaction on intentions to quit, «J Health Econ.»,
N. dei dipendenti per qualifica. Sep, 20(5): 677-701.
› Yin J.C., Yang K.P. 2002, Nursing turnover in Taiwan:
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda.
a meta-analysis of related factors, «Int. J. Nurs. Stud.»,
inclusa nel
39(6): 573-81.
denominatore
› Tai T.W., Bame S.I., Robinson C.D. 1998, Review
Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza of nursing turnover research, 1977-1996, «Soc. Sci. Med.»,
esclusa nel con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, 47(12): 1905-24.
denominatore interinali, collaboratori ecc.).
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.
per il denominatore
Informazioni Per ogni richiesta di trasferimento:
necessarie – › codice operatore che ha avanzato la richiesta
Numeratore (n. matricola o sostitutivo),
› sesso,
› età,
› anzianità di servizio nell’azienda,
› qualifica,
› struttura di assegnazione al momento dell’inoltro
della domanda,
› data della richiesta di trasferimento.
Se possibile (facoltativo):
› motivo della richiesta di trasferimento,
› struttura cui è indirizzata la richiesta (prima opzione
di preferenza indicata nella domanda).
Informazioni N. dipendenti per struttura.
necessarie – N. dipendenti per qualifica.
Denominatore
Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
dell’andamento › per struttura,
dell’indicatore › per qualifica (ma solo le macroqualifiche del comparto,
escluse le qualifiche della dirigenza),
› dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
› dipendenti del comparto/dirigenza,
› dipendenti per area sanitaria, area tecnica, area
amministrativa,
› dipendenti di sesso maschile/femminile,
› dipendenti per anzianità di servizio
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
› dipendenti per fasce di età
(<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).
224
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