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Benessere e qualità della vita


organizzativa in Sanità

BOOK · JANUARY 2012

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1 AUTHOR:

Daniela Converso
Università degli Studi di Torino
40 PUBLICATIONS 69 CITATIONS

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Available from: Daniela Converso


Retrieved on: 02 March 2016
espress
ESPRESS UNIVERSITÀ
Ciascuna delle aree tematiche in cui è distinta la produzione
universitaria di Espress fa capo a un comitato scientifico
composto da docenti universitari provenienti da diversi atenei,
che garantisce la qualità dei testi, assicura il processo di peer
review delle ricerche scientifiche e concorre a identificare
i temi più significativi e i contributi innovativi nel mercato di settore.
L’obiettivo è di diffondere pubblicazioni di qualità legate ai risultati
della ricerca scientifica nel panorama della comunicazione
accademica nazionale e internazionale.
A contraddistinguere le opere, sottoposte a sistema di referaggio

BENESSERE E QUALITÀ
(<www. espressedizioni.it/universita/referaggio>), qualità
e rigore dei contenuti, taglio pratico-operativo e aspetto grafico
studiato per agevolare consultazione e fruibilità, in primis
da parte degli studenti.
DELLA VITA ORGANIZZATIVA
COMITATO SCIENTIFICO I profili professionali dei professori sono consultabili
IN SANITÀ
sul sito della casa editrice
AREA PSICOLOGIA <www.espressedizioni.it/universita/comitati_scientifici>

Roberto Baiocco (Roma La Sapienza)


Roberto Beneduce (Torino) Bruno Mazzara (Roma La Sapienza)
di Daniela Converso
Nicoletta Berardi (Firenze) Maria Grazia Monaci (Valle d'Aosta)
Giorgio Blandino (Torino) Carlo Pruneti (Parma)
Piera Brustia (Torino) Cristina Riva Crugnola (Milano Bicocca)
Gianvittorio Caprara (Roma La Sapienza) Luca Rollé (Torino)
Giorgio Caviglia (Napoli) Ferdinando Rossi (Torino)
Santo Di Nuovo (Catania) Guido Sarchielli (Bologna)
Leonardo Fogassi (Parma) Giuseppe Scaratti (Milano Sacro Cuore)
Donata Francescato (Roma La Sapienza) Giuseppina Speltini (Bologna)
Mario Fulcheri (Chieti) Elena Trombini (Bologna)
Vittorio Lingiardi (Roma La Sapienza) Alessandro Zennaro (Valle d'Aosta)

Accedendo al sito <www.espressedizioni.it>


è possibile visualizzare gratuitamente la versione online
del testo, inserendo il codice apposito nella sezione
DIGITALE.

Il codice per Benessere e qualità della vita organizzativa in sanità è


Y87HZ1UKX3NE1
INDICE

9 PREMESSA, Daniela Converso e Sara Viotti

I PARTE

15
Questo libro è stampato su carta ecologica, orientato
L’editore è a disposizione
di tutti gli eventuali proprietari all’ecocompatibilità e prodotto attraverso un processo
dei diritti sulle immagini a basso impatto ambientale. CAPITOLO 1, di Daniela Converso e Sara Viotti
riprodotte, laddove non sia
stato possibile rintracciarli Fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale) nei limiti 17 BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA
per chiedere la debita del 15% di ciascun volume possono essere effettuate negli esercizi
autorizzazione.
che aderiscono all’accordo SIAE – AIE – SNS e CNA, Confartigianato,
E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA
CASA, Confcommercio del 18 dicembre 2000, dietro pagamento
©2012 ESPRESS EDIZIONI srl
c.so San Maurizio 15
del compenso previsto in tale accordo. Per la legge italiana la fotocopia CAPITOLO 2, di Sara Viotti e Daniela Converso
è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore.
10124 Torino
tel. 011 19501623
Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, 27 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI
www.espressedizioni.it chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera
info@espressedizioni.it ai danni della cultura.

Prima edizione:
CAPITOLO 3, di Sara Viotti e Daniela Converso
gennaio 2012
77 SOSTENERE IL BENESSERE,
ISBN 978-88-97412-267 GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:
I diritti di traduzione, LA PREVENZIONE E I LIVELLI DELL'INTERVENTO
di memorizzazione
elettronica, di riproduzione Illustrazione di copertina: Bluff di Martina Abbadessa
e di adattamento totale Redazione: Elisa Santini
CAPITOLO 4, di Vincenzo Alastra
o parziale, con qualsiasi
Impaginazione: Rossella Borra
mezzo (compresi i microfilm
e le copie fotostatiche) sono Progetto grafico: Pangramma
89 LA FORMAZIONE COME PROCESSO
riservati per tutti i paesi. Stampa: Marcograf – Venaria (TO) ORGANIZZATIVO A SUPPORTO DEL BENESSERE
II PARTE
APPENDICI
99
175

CAPITOLO 5, di Daniela Converso, Vincenzo Alastra e Alberto Baratti


APPENDICE 1
101 LA CURA DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO
NELLE AZIENDE SANITARIE: 177 LE TAPPE DEL PROGETTO
L’ESPERIENZA DELLA REGIONE PIEMONTE
APPENDICE 2
CAPITOLO 6, di Bianca Mottura, Imke Hindrichs, Vincenzo Alastra
181 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO
e Francesca Menegon

111 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»: APPENDICE 3


GLI OSSERVATORI AZIENDALI
205 GLI INDICATORI OGGETTIVI
CAPITOLO 7, di Sara Viotti e Daniela Converso
227 BIBLIOGRAFIA
127 RISCHI PSICOSOCIALI
E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA»

CAPITOLO 8, di Sara Viotti e Daniela Converso

155 GLI INTERVENTI A FAVORE DELL’INDIVIDUO:


GLI SPAZI DI ASCOLTO ORGANIZZATIVO

CAPITOLO 9, di Imke Hindrichs, Vincenzo Alastra e Francesca Menegon

161 LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI IMPEGNATE


NEL PERCORSO «FORMAZIONE»
PREMESSA

Alcuni anni fa un gruppo composto da persone formate e socia-


lizzate nell’ambito di culture professionali molto diverse (psicologi,
medici e qualche ingegnere), ma accomunate da compiti di pre-
venzione, vigilanza, salvaguardia, intervento finalizzato alla salute e
alla sicurezza dei lavoratori in ambito socio-sanitario, ha avvertito e
condiviso l’insoddisfazione per una prospettiva di intervento volta in
primo luogo a riparare, curare, lenire condizioni di stress, burnout
e a fronteggiarne a posteriori tutte le manifestazioni in termini di
comportamenti e salute.
All’insoddisfazione maturata empiricamente da questo gruppo si
è nel frattempo unita la mia, sviluppata concettualmente oltre che
empiricamente, per un paradigma di ricerca e intervento in ambito
organizzativo per lo più incentrato sul disagio e sulla malattia. Nel
2004, l’incontro con il lavoro avviato dal gruppo di ricercatori dell’U-
niversità Sapienza coordinato da Francesco Avallone sul tema della
salute organizzativa ha costituito per tutti uno stimolo e l’occasio-
ne di sperimentare una nuova prospettiva di intervento orientata a
sviluppare positivamente e preventivamente le condizioni di salute
e benessere dei singoli e, contestualmente, quelle dell’ambiente or-
ganizzativo (Avallone, Pamplomatas 2005).
Nel corso degli ultimi sei anni si è così costituita una rete tra il
dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino e un
certo numero di aziende sanitarie della Regione Piemonte che ha
generato, virtuosamente, un confronto tra assunti teorici e prati-
che d’intervento: per gli uni – i ricercatori – è stato possibile speri-
mentare gli assunti di un «nuovo» ambito disciplinare – quello della
Occupational Health Psychology – che ha come oggetto proprio
la salute entro le organizzazioni e ha sistematizzato approcci e in-
terventi diretti alla gestione dei rischi psicosociali e al supporto del
benessere; per gli altri di sperimentare, come attori che nelle azien-
de sanitarie hanno compiti di governo e salvaguardia delle risorse
umane, modalità di intervento integrate e orientate al miglioramen-
to della qualità della vita organizzativa.
Sostenere e perseguire un’ottica preventiva e di promozione del
benessere non è stato e non è semplice, e in questi anni si sono al-
ternati momenti di crescita e condivisione tra numerose aziende, e
altri di arresto e di perdita di alcuni compagni di strada.

9
Nei primi anni di questa collaborazione, il tema del benessere, pur Le stesse aziende sanitarie nelle quali abbiamo nel frattempo av-
trainato dall’iniziativa che il Ministero della Pubblica amministrazio- viato progetti e interventi con la finalità di contribuire, oltre che allo
ne aveva avviato di concerto ai ricercatori dell’Università Sapienza, sviluppo delle condizioni di benessere, all’opera di integrazione a
rappresentava per i più una sorta di eresia, era vissuto da molti come valle di un processo di riorganizzazione che era stato avviato nel
una nota, una parola stonata per la serietà di un luogo di lavoro, una 2008 già nell’ottica del risparmio e dell’ottimizzazione delle risorse,
parola rubata a mondi incompatibili rispetto a quelli aziendali. sono state allertate per un prossimo ri-accorpamento, con un con-
Le interviste condotte con i direttori generali e sanitari delle seguente accrescimento di alcune incertezze e criticità pregresse e
aziende sanitarie piemontesi prima dell’avvio di questo progetto con il rischio di interrompere fili che si erano nel frattempo annodati.
davano conto del sentire comune, evidenziando una visione estre- Quale significato ha allora sostenere ancora il rilievo di tale pro-
mamente eterogenea e per lo più critica da parte dei manager della spettiva, come argomentarne l’importanza in tempi di maggiore cri-
sanità pubblica verso il benessere: alcuni non avevano ben presente si e in cui il cambiamento appare a volte come un’involuzione per
quale significato attribuirgli all’interno dei contesti organizzativi, altri le persone e per le organizzazioni che ne sono coinvolte? Come
guardavano al connubio «benessere-luoghi di lavoro» con scettici- affrontare la comprensibile riottosità di molti fra quanti si occupa-
smo, temendo addirittura che potesse diventare un inno al «lassi- no di organizzazioni a richiamare di questi tempi il benessere come
smo», e solo una minoranza riteneva fondamentale investire nella sfondo delle attività e delle iniziative all’interno di aziende pubbliche
direzione di una migliore qualità della vita organizzativa per soste- alle prese con tagli e scarsità di personale, istanze pressanti degli
nere chi, in queste aziende, rappresenta il principale patrimonio e utenti o con l’invecchiamento speculare della popolazione da cura-
la garanzia della qualità della prestazione e dei servizi erogati nelle re e di quella che cura?
organizzazioni sanitarie, cioè i lavoratori. Guido Sarchielli, autorevole decano della Psicologia del lavoro
Nell’arco di pochi anni la situazione è ancora mutata. Da un lato e delle organizzazioni in Italia, certamente non permeabile a ope-
molte esperienze si sono consolidate e soprattutto si è largamente razioni prive di fondamento culturale e scientifico, è alle prese con
compresa l’opportunità e la convenienza dell’azione preventiva ed domande alquanto simili nell’introduzione all’edizione italiana del
è inoltre avvenuta, almeno a livello semantico, una «normalizzazio- testo più recente di Warr (Warr, Clapperton 2011), autore che ha
ne» del concetto di «benessere»: se oggi digitiamo questo termine promosso da vent’anni a questa parte l’associazione benessere-la-
nella stringa di un motore di ricerca otteniamo risultati nell’ordine voro e che non ha timori, pur in giorni di grave crisi economica e
delle decine di milioni, che si dimezzano se accostiamo a «benes- occupazionale di tutto l’occidente, nel titolare il suo contributo: Il
sere» la parola «lavoro», e che scendono a un decimo se la com- gusto di lavorare. Soddisfazione, felicità, lavoro.
pagnia è quella dell’«organizzazione». Ma siamo sempre nell’ordine Sarchielli argomenta, confortandoci, che il capitale umano costi-
dei milioni di risultati. L’accostamento dei termini è cioè oggi un’o- tuisce un bene collettivo e, soprattutto in tempi di crisi, rappresenta
perazione diffusa, non insolita, tanto nel linguaggio comune quanto la condizione del successo di un’organizzazione perché
in quello degli addetti ai lavori (es. il corso di laurea magistrale che a
Torino prepara gli psicologi che opereranno a diverso titolo in ambi- la qualità delle relazioni, il grado di facilità con cui si coopera, si aiu-
tano gli altri sul lavoro o si risolvono le divergenze costituiscono un
to aziendale è denominato dal 2010 Psicologia del lavoro e del be-
valore non solo di natura etica o di fairness, ma hanno anche un ef-
nessere nelle organizzazioni). Dall’altro lato, soprattutto nell’ultimo
fetto diretto sui modi di gestire le persone, sulla leadership da adot-
biennio in concomitanza di una crisi economica e sociale profonda, tare e sull’apprendimento organizzativo, e determinano un impatto
sono cresciute ovunque le ragioni di insoddisfazione, e i tagli e la positivo sulle prestazioni finali (2011: 8).
pressione al pareggio di conti e bilanci hanno riesumato o conso-
lidato perplessità e intiepidito alcuni entusiasmi. Se si riducono le Le parole di Sarchielli hanno un rilievo particolare se pensiamo a
risorse, è il classico ragionamento, persino per gli approvvigiona- organizzazioni il cui campo d’azione è quello della salute. L’accen-
menti fondamentali, come si possono allora sostenere il benessere to sul risultato della prestazione, sulla performance del singolo e
o la qualità dei servizi? dell’organizzazione – che costituisce peraltro il caposaldo della Psi-

10 PREMESSA 11
cologia della salute occupazionale – ha infatti nel caso delle orga- possibile del benessere al di là degli entusiasmi delle prime espe-
nizzazioni che producono servizi alla persona un valore aggiuntivo rienze, di uscire al tempo stesso da una prospettiva incentrata sulle
legato all’oggetto di lavoro, al mandato sociale di queste organiz- condizioni di malessere e di emanciparsi da certe opzioni del saluti-
zazioni. È infatti comprovata la relazione esistente tra le condizioni smo, del fitness o del wellness.
di agio/disagio dei produttori di questi servizi e la qualità delle loro Nel caso della sanità pubblica ci pare oggi che una prospetti-
prestazioni, una relazione che si evidenzia tanto quando si rileva la va auspicabile possa essere rappresentata come un’operazione di
percezione che i lavoratori hanno della qualità della loro vita orga- «manutenzione» (secondo una metafora non meccanicistica, ma
nizzativa e la corrispondente percezione che i fruitori hanno delle naturalistica), che coniughi il benessere in stretta relazione alla
prestazioni ricevute, tanto quando si analizzano le condizioni con- gestione dei rischi psicosociali, che superi – come ricorda Bertini
testuali nel caso, per esempio, di errori medici o di infortuni. Le con- (2001) – malatismo e salutismo avendo in mente la compresenza e
dizioni di malessere e/o benessere agiscono cioè in una prospettiva la bidimensionalità di benessere e malessere.
circolare di causa/effetto (diretta e indiretta) sui singoli nel loro le- In questo testo sono presentate e sistematizzate alcune espe-
game con il lavoro e l’organizzazione, nonché tra operatori e utenti. rienze di ricerca, formazione e intervento, condotte nelle aziende
La circolarità di questa condizione è viziata negli ultimi anni da sanitarie piemontesi sulla base di questa prospettiva.1 A fianco di
una crisi che è, prima ancora che economica, forse anche una crisi un’accurata descrizione del processo che ha portato alla costitu-
di senso. Una crisi dettata dal fatto che le organizzazioni simbolica- zione di un gruppo di lavoro regionale prima e alla disseminazione
mente deputate a conferire sicurezza, senso di protezione (Obhol- di innumerevoli esperienze negli ultimi anni, è sembrato opportuno
zer 1994), hanno oggi mantenuto il loro valore simbolico in termini favorire la sistematizzazione con un richiamo puntuale ai costrutti
schizofrenici e paradossali. Il sogno dell’immortalità, della guari- (in primis al benessere, che è al centro del cap. 1 curato da Con-
gione a ogni costo che gli avanzamenti tecnologici e farmacologici verso e Viotti), ai riferimenti teorici (con uno specifico approfon-
hanno alimentato, si scontra infatti con la cronicità e i suoi prezzi, dimento delle tematiche dello stress lavoro–correlato e dei rischi
con le conseguenze non dette sul welfare dell’aumento dell’aspet- psicosociali nel cap. 2 di Viotti e Converso) e ai modelli di intervento
tativa di vita, con la riduzione delle risorse. L’aumento delle attese che costituiscono il retroterra fondamentale di questa esperienza. Il
sembra infatti cresciuto a dismisura anche in concomitanza con la modo in cui gli interventi a sostegno del benessere possono essere
decrescita del livello di fiducia, generando così diffidenza e astio intrapresi a tutti i livelli dell’organizzazione, degli individui, dei gruppi
da parte di chi accede ai servizi sanitari e atteggiamenti difensivi e dei processi che ne consentono il funzionamento è esemplificato
da parte degli operatori, strategie di coping disfunzionali e patolo- nel cap. 3 (ancora di Viotti e Converso). La concezione di forma-
giche (di cui la medicina difensiva è l’esito più oneroso) che dan- zione – che costituisce il processo organizzativo fondamentale per
neggiano in primo luogo chi le agisce e conseguentemente chi ne sostenere e diffondere il benessere nella prospettiva che è a fonda-
è destinatario. mento di questo progetto, è presentata da Vincenzo Alastra nel cap.
Queste ci paiono fondamentalmente le ragioni che giustifica- 4. Nella seconda parte del testo vengono esemplificate, a valle del
no il mantenimento di un orizzonte, e di un impegno, che guardi cap. 5 (curato da Converso, Alastra e Baratti) che ne descrive l’arti-
principalmente al benessere e alla prevenzione primaria della salute colazione complessiva, le esperienze avviate nelle diverse aziende
individuale e organizzativa, ricordando che – come ricorda Spaltro sanitarie sul piano della valutazione e dell’intervento, finalizzate alla
(2004) – il malessere esiste e va «scoperto», mentre il benessere è
in larga misura inesistente e deve essere «inventato», alimentando 1. Oltre agli autori dei diversi contributi di questo testo, è necessario ricordare – e ringra-
all’interno delle organizzazioni la valorizzazione dei contributi e le ziare – quanti hanno partecipato alla nascita e allo sviluppo dell’esperienza, e senza i quali
non si sarebbe potuto realizzare il progetto complessivo: Anna Pia Barocelli, medico com-
capacità dei singoli, e sostenendo le dimensioni «climatiche» che petente, ASL TO2; Riccardo Falcetta, medico competente, OIRM-S. Anna; Daniela Leurini,
possono agire come «moltiplicatori relazionali» delle motivazioni medico competente, ASO Novara; Cristina Prandi, RSPP, ASL TO2; Maurizio Presutti, RLS,
ASL TO5; Michele Presutti, psicologo responsabile struttura ricerca e formazione, ASL TO3;
individuali. Un impegno che richiede a nostro avviso, alla luce del- Maria Ruggieri, medico competente, ASL Biella, Marina Tagna, medico competente, ASL
la crisi in atto e della maggiore consapevolezza sulla declinazione TO2.

PREMESSA 13
gestione dei rischi psicosociali e allo sviluppo del benessere nelle
organizzazioni. Il valore della ricerca, della valutazione e del mo-
nitoraggio dello stress lavoro–correlato in una logica di sviluppo,
come opportunità di guardare alle proprie organizzazioni e ripen-
sarne i processi in chiave più salutare, e non come operazioni di
mero adempimento alle norme che recentemente sono state in-
trodotte, costituisce l’orizzonte delle esperienze descritte nei capp.
6 (di Mottura, Hindrichs, Alastra e Menegon) e 7 (Viotti e Converso).
Lo sviluppo di interventi mirati al supporto individuale del benessere
del lavoratore è presentato nel cap. 8 ancora di Viotti e Converso,
mentre le esperienze che hanno scelto il processo formativo come
tipologia di intervento esemplificano un livello detto «di interfaccia»
tra l’individuo e l’organizzazione e sono presentate nel cap. 9 di Hin-
drichs, Alastra e Menegon.
Il testo è rivolto a quanti, sia all’interno delle aziende sanitarie
sia all’esterno di esse nell’ambito di un percorso di studio, hanno
interessi applicativi e al tempo stesso la necessità di approfondire
gli assunti teorici, gli strumenti, i modelli e le tecniche di intervento
I PARTE
messe a punto negli ultimi anni a livello internazionale nell’ambito
della Occupational Health Psychology.

14
CAPITOLO 1

BENESSERE, QUALITÀ
DELLA VITA ORGANIZZATIVA
E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA
EROGATA

La psicologia ha posto, ben più di recente rispetto ad altre discipline,


un certo interesse per il tema del benessere se pur, come ricorda
Cicognani (2001), per lo più sulle condizioni in cui si sperimenta
l’assenza di questo: l’infelicità e la sofferenza. Per queste ragioni si
è posta a lungo un’equivalenza tra «benessere» e «assenza di ma-
lessere» (disagio, ansia, depressione). Ciò rappresenta in qualche
modo una caratteristica intrinseca alla natura concettuale stessa del
benessere ereditata dal passato, che permane in larga misura nella
ricerca scientifica come nel senso comune e che tende a riflettersi
nei costrutti via via operazionalizzati, sia che venga considerato in
una concezione sociale, lavorativa, soggettiva o individuale.
L’interesse per il benessere in chiave positiva (inizialmente inteso
come salute e comportamento salutare per divenire poi benessere)
è decollato poco più di vent’anni fa con lo sviluppo di ricerche e stu-
di molto vicini all’ottica della Psicologia medica. Verso la fine degli
anni Ottanta l’interesse si è invece progressivamente spostato ver-
so l’ottica psicosociale che interpreta il benessere psicologico sulla
base di costrutti «che in letteratura sono stati studiati generalmente
come antecedenti delle emozioni positive e della soddisfazione […]
quali locus of control, ottimismo, percezione di sostegno sociale»
(Cicognani 2001: 41), mentre negli anni Novanta si è arrivati a una
lettura del benessere basata sulla dimensione intrapsichica e rela-
zionale (Mannino, Falgares, Di Maria 2002).
Tra le tante definizioni di benessere soggettivo presenti in lettera-
tura, quella di Waddell e Burton (2006) indica per esempio uno stato
soggettivo del sentirsi sano, felice, a proprio agio e soddisfatto della
propria esistenza. Si tratta di un concetto che include aspetti fisici,
materiali, sociali, emotivi, legati anche allo sviluppo e alle attività di
cui ci si occupa, che comprende oltre alla dimensione affettiva – a

17
lungo indicata come quella prevalente – anche una componente velli di benessere individuale e riguarda l’opportunità di controllo, di
comportamentale e motivazionale (Ryff 1989; Warr 1994). utilizzo delle capacità e di sviluppo di contatti sociali, il coinvolgi-
Il dibattito sulla dimensione positiva del benessere comprende mento in obiettivi esterni, la chiarezza ambientale.
oggi molteplici declinazioni che, oltre al benessere soggettivo, ri- Un passaggio ulteriore riguarda l’associazione diretta del ter-
guardano le emozioni positive, l’esperienza emozionale positiva, la mine benessere all’organizzazione, proposto negli ultimi vent’anni
felicità, il piacere, la gioia, l’esperienza ottimale, il benessere e fun- da un gran numero di studi e di ricerche in seno a discipline di-
zionamento psicologico ottimale, il benessere sociale, il benessere verse che hanno operato con una «modesta integrazione» e qual-
organizzativo (Converso, Viotti 2007). Alcuni autori parlano infine che tema comune (Avallone, Pamplomatas 2005). La sociologia,
di benessere complessivo come di una sintesi o risultante del be- l’antropologia, l’economia, la giurisprudenza, le scienze mediche e
nessere fisico, psicologico, spirituale a tutto campo e legato a ogni biologiche e, naturalmente, la psicologia hanno infatti progressiva-
aspetto della vita (Adams et al. 1997). mente riconosciuto anche al contesto organizzativo un ruolo cen-
Il tema del benessere è inoltre preso in considerazione negli ulti- trale nel definire lo stato di agio e benessere delle persone (Danna,
mi anni anche nella ricerca, che, a livello nazionale e internazionale, Griffin 1999).
ha messo in evidenza la necessità di rintracciare indicatori più signi-
ficativi dei soli livelli di sviluppo socio-economico o del prodotto
interno lordo per comprendere le condizioni di una popolazione 1.1. LA PSICOLOGIA DELLA SALUTE
(Fischer, Boer 2011), stante la disconferma di una relazione signifi- OCCUPAZIONALE E LE HEALTHY
cativa tra benessere economico (ricchezza) e felicità di una popo- ORGANIZATIONS
lazione (il cosiddetto Easterlin paradox – Esterlin 1995; Veenhoven
1999; Bonini 2008). Gli studi e gli approcci che guardano in psicologia a ciò che qua-
Rispetto ai contesti lavorativi il benessere è stato a volte sovrap- lifica l’organizzazione come «sana» hanno antecedenti remoti che
posto ai processi cognitivi che influenzano il benessere (Newton possono comprendere sia i celebri esperimenti di Elton Mayo alla
1989), oppure in altri casi operazionalizzato in termini di soddisfa- Western Electric negli anni Quaranta (i quali evidenziarono come
zione per il lavoro (Clegg, Wall 1981; Logan, Ganster 2005; Wright, la produttività, la motivazione e il benessere del lavoratore fossero
Bonett 2007). Altri autori (Palumbo, Scarpuzzi, Ziliani 2005) hanno influenzati non solo da fattori retributivi ma anche da aspetti legati
invece distinto proprio questi due concetti, sostenendo che il be- alle condizioni di lavoro e al micro-clima sociale), sia gli interventi
nessere riguarda più in generale la condizione del «sentirsi bene» finanziati dal governo britannico al TIHR (Tavistock Institute for Hu-
sul luogo di lavoro, con particolare riferimento alla possibilità di ac- man Relations) nell’immediato dopoguerra. Nei più noti tra questi,
cedere alla dimensione del «desiderio», di realizzare cioè sul lavoro Jaques (1955, 1989) distingueva, per esempio, fra organizzazioni o
una soggettività attiva e responsabile. istituzioni sociali «adeguate» (requisite organization) – in quanto in
Warr (1987, 1990, 1994) ha elaborato un modello – detto Vitamin grado di promuovere lo sviluppo dell’essere umano –, e istituzio-
– originale ed esplicativo relativamente ai due ordini di fattori che ni «inadeguate» o «alienanti», le quali si opporrebbero alla natura
possono determinare il benessere dei lavoratori: il primo include la umana e alimenterebbero l’insorgenza di ansia persecutoria e para-
retribuzione, la sicurezza e lo status sociale e produce un effetto noide danneggiando i rapporti interpersonali e sociali.
costante – al pari dell’azione prodotta dalla vitamina C sul corpo Nei decenni successivi, lo spostamento del focus da una pro-
umano – e concorre unicamente al mantenimento dei livelli di be- spettiva eminentemente individuale a una incentrata sulla relazio-
nessere. Il secondo riguarda, invece, il contenuto del lavoro e offrre ne individuo/contesto e multidimensionale, sempre più attenta agli
possibilità di crescita e apprendimento nello svolgimento della pro- aspetti che definiscono il più generale contesto organizzativo, ha
pria mansione. Questo ultimo fattore ha un effetto che Warr defini- promosso lo sviluppo di una prospettiva di intervento attenta agli
sce «additivo», è cioè in grado – sulla falsariga della funzione svolta aspetti relativi alla progettazione del lavoro e all’ambiente, e finaliz-
dalla vitamina D – di incidere in senso positivo sull’aumento dei li- zata al miglioramento degli stessi.

BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA


18 E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA 19
Le premesse per l’associazione tra organizzazione e benesse- l’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizza-
re sono poste, per esempio, da Rosen (1986) quando afferma che tive che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro
la qualità del clima organizzativo è fondamentale per la diffusione promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il
del benessere poiché fornisce la base percettiva su cui si innestano grado di benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavo-
rative (Avallone, Pamplomatas 2005: 65).
le valutazioni individuali (soddisfazione) e le sensazioni relative alla
propria condizione. Negli stessi anni (1988) in un convegno dell’In-
ternational Committee on Occupational Mental Health2 si sottoli- Conseguente a questo approccio è l’adozione di uno strumento
nea per la prima volta la necessità di mettere a fuoco, accanto alla di ricerca (il MOHQ, Multidimensional Organizational Health Que-
tradizionale attenzione dedicata ai temi della salute del lavoro in- stionnaire) che propone la valutazione di alcune categorie che se-
dividuale, i temi della «salute organizzativa», ossia del modo in cui condo gli autori fondano il benessere organizzativo: le caratteristi-
l’organizzazione nel suo insieme funziona, il suo significato per chi che dell’ambiente di lavoro; la chiarezza degli obiettivi espliciti e la
ci lavora, in che grado consente all’individuo e ai gruppi di esercitare coerenza tra enunciati e prassi operative; il riconoscimento e la va-
la responsabilità per la propria salute. Alla fine degli anni Ottanta si lorizzazione delle competenze; la comunicazione intraorganizzati-
riconduce quindi per la prima volta la salute psicosociale allo spe- va circolare; la circolazione delle informazioni pertinenti al lavoro; la
cifico contesto organizzativo e, in termini di intervento, l’accento prevenzione degli infortuni e dei rischi professionali; il clima relazio-
viene posto non più sulla diagnosi o sulla cura (prevenzione secon- nale franco, comunicativo, collaborativo; la giustizia organizzativa;
daria o terziaria), bensì sulla prevenzione primaria e sulla gestione l’apertura all’innovazione.
dei rischi presenti in organizzazione. In ambito internazionale possiamo ricordare Henry (2005) che
Raymond, Wood e Patrick (1990) introducono poco tempo dopo descrive la Healthy Organization come un sistema che ha trovato
il termine Occupational Health Psychology (OHP), indicando una il giusto equilibrio tra la dimensione macro determinata dal settore
nuova materia interdisciplinare nata dalla convergenza tra la Psico- di mercato in cui si colloca, la propria situazione particolare deter-
logia della salute e la salute pubblica negli ambienti lavorativi volta, minata dalle strategie aziendali e la propria cultura organizzativa, e
come sintetizzano Avallone e Paplomatas (2005: 16), all’applicazio- mantiene il benessere principalmente attraverso prassi organizzati-
ne della «psicologia nei setting organizzativi per il miglioramento ve orientate alla democratizzazione del contesto e all’adozione di
della vita lavorativa, la protezione e della sicurezza dei lavoratori e la modelli partecipativi. Grawitch et al. (2007) hanno invece catego-
promozione della salute nei luoghi di lavoro». rizzato le cinque pratiche che indicano una Healthy Organization:
Nell’ultimo decennio l’OHP ha visto moltiplicarsi gli studi dedica- 1. coinvolgimento dei lavoratori, programmi e politiche aziendali
ti all’individuazione delle caratteristiche dell’«organizzazione sana», che prevedano la partecipazione dei lavoratori ai processi de-
ossia di quella in grado di promuovere processi di mantenimento e cisionali, che ne sostengano l’autonomia e l’empowerment;
miglioramento del benessere fisico, psicologico e sociale dell’intera 2. crescita e sviluppo dei lavoratori, programmi di formazione on
comunità lavorativa. the job e di formazione permanente che consentano la va-
In Italia l’interesse per questi temi è stato alimentato dal lavo- lorizzazione e lo sviluppo della conoscenza e delle skills dei
ro di un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza, coordinato lavoratori;
da Francesco Avallone, che ha sviluppato nel 2004 un progetto per 3. riconoscimento, politiche di remunerazione economica e non
il Ministero della Funzione pubblica (inizialmente definito «Cantieri monetaria, compensazioni, bonus;
della Pubblica amministrazione» e successivamente «Magellano»)3, 4. equilibrio tra vita personale e lavorativa, programmi e politi-
incentrato sulla salute organizzativa intesa come che che sostengano le persone nel difficile equilibrio tra i due
domini, quali opportunità di svolgere il lavoro con maggiore
2. Citato in Favretto 1994.
flessibilità nei tempi e nei luoghi, supporto per la cura dei figli;
3. Il progetto ha preso avvio a seguito all’emanazione della «Direttiva del Ministero della
Funzione Pubblica sulle misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo 5. salute e sicurezza, politiche e programmi di prevenzione e
nelle Pubbliche Amministrazioni» del 24/3/2004, nella quale si legge l’impegno a sostene-
re «le capacità delle Amministrazioni Pubbliche di attivarsi […] per raggiungere e mantenere
il benessere fisico e psicologico delle persone».
BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA
20 E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA 21
salvaguardia della salute dei lavoratori, cura degli ambienti e Processi organizzativi per accrescere
l’engagement e il benessere:
dei dispositivi di sicurezza, formazione specifica, valutazione,
monitoraggio e gestione dello stress. Management e leadership
(bilanciare sfida e supporto) Vantaggi chiave
Salanova e Schaufeli (2009) hanno proposto ancora in quest’otti- - Feedback e riconoscimento
- Commitment con l’organizzazione
ca il modello HeRO, acronimo di Healthy and Resilient Organization. - Cambiamento
individuale
Essi definiscono l’organizzazione in salute e resiliente come un’or-
ganizzazione che sviluppa in modo sistematico, pianificato e proat- Attaccamento
- Identificazione
tivo sforzi nel migliorare la salute dei lavoratori e dell’organizzazione - Attrazione
Azioni della leadership e ritenzione
(salute finanziaria) attraverso pratiche legate all’arricchimento della e del management funzionali dei talenti
«Engagement»
mansione (es. job design), al sostegno di rapporti sociali positivi (es. «Orientamento
a raggiungere obiettivi strategici
Performance
agire sulla comunicazione intra e inter gruppale) e dell’intera orga- agli scopi» - Pratiche lavorative basate e produttività
nizzazione (es. strategie per favorire la conciliazione casa-lavoro). Riserva di su performance elevate - Apprendimento
benessere - Lavoro flessibile e problem solving
In questa prospettiva la salute diventa essa stessa valore strategico psicologico - Performance del management - Performance
dell’organizzazione: l’organizzazione sana e resiliente, che alimenta - Relazione con l’utenza ecc. elevate ed efficienza

una «riserva di benessere» come sostengono anche Robertson e Effetti a livello


organizzativo
Tinline (2008, fig. 1.1), non contribuisce solo a creare ambienti sani - Soddisfazione
dal punto di vista fisico, psicologico e sociale per i lavoratori, ma del cliente
- Posizione
eroga prodotti/servizi sani, compie scelte etiche e stabilisce buone Fonti di pressione su
sul mercato
l’engagement e il benessere:
relazioni nell’ambiente in cui è inserita (utenti, stakeholders ecc.). e «buona reputazione»
- Controllo e autonomia - Aumento del valore
- Carico di lavoro economico e sociale
- Risorse e comunicazione
- Relazioni interpersonali
- Retribuzione e benefit
- Equilibrio casa-lavoro

Fig. 1.1. I processi organizzativi che sostengono il benessere [adattata da Robertson, Tinline 2008]

A fondamento della prospettiva condivisa da questi studi in seno


alla OHP, il benessere dei lavoratori è inteso come concetto «som-
mativo» legato in primo luogo alla qualità della vita organizzativa
e, a più livelli, ad aspetti connessi alla vita personale e al contesto
sociale entro il quale il lavoratore è inserito (Kuoppala et al. 2008).
Centrale è inoltre il principio per cui la condizione di benessere del
lavoratore e quella dell’organizzazione agiscono in una condizione
di reciprocità (Schulte, Vainio 2010), ovvero che esista una relazione
circolare tra benessere e performance/produttività/qualità del servi-
zio erogato (Donald et al. 2005). Una reciprocità che porta alcuni ad
affermare, in maniera un po’ enfatica, che il benessere dei lavoratori
incide sui livelli di produttività, la quale influenza infine, passando
per le organizzazioni entro le quali gli individui operano, l’economia

BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA


22 E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA 23
di un paese, la quale ricorsivamente finisce per alimentare il benes- personale infermieristico e i carichi di lavoro eccessivi dei lavoratori
sere della popolazione e quindi dei lavoratori stessi (Tompa 2002). siano legati alla maggiore incidenza di errori e rischi per la salute
La relazione benessere-performance (intesa come l’esito del dei pazienti, e possano ingenerare effetti non propriamente negativi,
comportamento di una persona nella misura in cui contribuisce ma di ostacolo per l’organizzazione stessa, come per esempio un
a realizzare gli obiettivi organizzativi: Motovidlo, Borman, Schmit maggiore afflusso di parenti e caregiver estranei all’organizzazione
1997) è comprovata da numerosi studi condotti principalmente per supplire le minori attenzioni ai pazienti (Blendon et al. 2002).
negli USA (Ford et al. 2011) e ha portato, per esempio, l’American Altri aspetti che segnalano il rapporto tra la qualità della vita orga-
Psychological Association (APA) all’istituzione di un riconoscimen- nizzativa e la qualità dell’assistenza sono al centro del Quality Health
to (Psychologically Healthy Workplace Awards4) che viene annual- Outcomes Model (QHOM, Mitchell, Ferketich, Jennings 1998), mes-
mente assegnato a quelle organizzazioni che investono e curano i so a punto dalla più importante associazione infermieristica statu-
temi della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro, della cre- nitense. Il QHOM postula che gli effetti degli interventi di cura sono
scita e dello sviluppo dei singoli lavoratori, dell’equilibrio tra la vita mediati dalle caratteristiche degli ambienti organizzativi (il setting)
personale e lavorativa, del riconoscimento e della valorizzazione, in cui le cure hanno luogo. L’esito del processo di cura (l’outcome,
del coinvolgimento e della partecipazione, nella convinzione che le che riguarda l’intero processo che comprende l’assistenza infermie-
organizzazioni «salutari» consentano crescita e benessere del sin- ristica al ricovero, l’aderenza alle cure, il coinvolgimento dei familiari
golo e migliore funzionamento organizzativo. nel processo di riabilitazione ecc.) è cioè legato all’autonomia del
personale infermieristico, alla presenza di una quantità sufficiente di
personale, alla qualità della relazione tra infermieri e medici. Aiken
1.2. BENESSERE DEGLI OPERATORI e il suo gruppo di ricerca (Aiken et al. 1994, 1997, 1999) hanno po-
E QUALITÀ DEL SERVIZIO: sto in relazione l’insieme di questi fattori, che descrivono la qualità
RECIPROCITÀ E DOPPIO EMPOWERMENT della vita organizzativa del personale sanitario, con il minore tasso
di mortalità dei pazienti o la minore percentuale di infortuni per il
L’accento sul risultato della prestazione, sulla performance del sin- personale (in particolare le punture da aghi e siringhe, incidenti che
golo e dell’organizzazione, che costituisce il caposaldo della OHP sono associati ai livelli di attenzione individuale e alle culture della
ha, nel caso delle organizzazioni che producono servizi alla perso- sicurezza in ambito organizzativo). Autonomia e qualità delle rela-
na, un aspetto aggiuntivo, legato all’oggetto di lavoro, al loro man- zioni sono inoltre gli antecedenti dell’insoddisfazione lavorativa di
dato sociale. infermieri e medici, delle condizioni di elevato stress e burnout e
In questi ambienti organizzativi, socio-sanitari in particolare, della conseguente intenzione di lasciare il lavoro (Vahey et al. 2004).
vengono ricordati da tempo l’importanza del benessere di medici Un numero crescente di ricerche ha infine messo in luce la cor-
e infermieri al fine di alimentare la capacità di prendersi cura del relazione tra le diverse forme di disagio degli operatori e la soddi-
paziente e della sua famiglia (Laezza, Tarenghi 2005), o più specifi- sfazione o la qualità percepita dell’assistenza da parte dei pazienti. In
catamente, la necessità di garantire le condizioni organizzative per queste si mostra come, laddove il personale infermieristico si senta
realizzare un processo di doppio empowerment di produttori e fru- oppresso dai carichi di lavoro (Teng, Hsiao, Chou 2010) o presenti
itori dei servizi (Converso, Piccardo 2003; Piccardo, Martini 2004), un elevato esaurimento emotivo (Garman, Corrigan, Morris 2002), i
stante l’impossibilità del prestare cura efficacemente e nel tempo, pazienti evidenzino livelli più bassi di soddisfazione per l’assistenza
svolgere un lavoro di cura per altri, se non si ha cura di se stessi e se ricevuta. Oppure in contesti ospedalieri dove medici (Halbesleben,
non si riceve, a propria volta, cura. Rathert 2008) e infermieri (Leiter, Harvie Frizzell 1998) presentino
Un certo numero di ricerche ha indagato tale legame nell’ambito elevati livelli di burnout, scarso significato attribuito alla professione
sanitario ospedaliero, segnalando per esempio come la carenza di e intenzione di lasciare il proprio lavoro o reparto, si sperimentino
anche tempi più lunghi di ricovero e bassa soddisfazione da parte
4. Si veda <http://www.phwa.org/>. dei pazienti. Ancora, che laddove si registri un più elevato livello di

BENESSERE, QUALITÀ DELLA VITA ORGANIZZATIVA


24 E QUALITÀ DELL’ASSISTENZA EROGATA 25
esaurimento emotivo dei curanti, si evidenzi altresì una minore sod- CAPITOLO 2
disfazione dei pazienti per i diversi aspetti che concorrono a definire
la qualità dell’assistenza percepita, cioè per l’ambiente in cui avviene
la degenza e la cura o per i trattamenti ricevuti; mentre dove la re-
VALUTAZIONE E GESTIONE
alizzazione professionale degli operatori è più elevata tende anche DEI RISCHI PSICOSOCIALI
a crescere la soddisfazione dell’utente per il rapporto con l’opera-
tore (Garman, Corrigan, Morris 2002). Come affermano infine al-
cuni autori a valle delle loro ricerche, alcuni aspetti legati al clima e
alla qualità della vita organizzativa rappresentano dei predittori della
soddisfazione al tempo stesso del personale e dei pazienti (Vahey et La valutazione dei rischi è il processo mediante il quale si identifica-
al. 2004; Yang, Huang 2005). no i pericoli, si analizzano e si gestiscono i rischi e si proteggono i
Fare del lavoro in sanità un «buon contenitore» (Romano 2002) lavoratori (Cox, Griffiths 1995). Secondo le specificazioni della Co-
e investire per ottenere organizzazioni «sane», in cui viene prestata munità europea consiste in un esame sistematico di tutti gli aspetti
attenzione al benessere degli operatori, è in altri termini garanzia del lavoro per definire quali sono le cause probabili di lesioni o dan-
della qualità di diagnosi, cura e riabilitazione (Pellegrino 2000). ni, per eliminare quando è possibile il pericolo, oppure per definire
le misure protettive o preventive volte al controllo dei rischi (diretti-
va quadro della Comunità europea 89/391/CEE).
Tale prospettiva, elaborata per i cosiddetti rischi «tradizionali»,
pone il focus primariamente sulle finalità preventive del processo di
valutazione e viene adottata anche quando l’oggetto della valuta-
zione riguarda i «nuovi» rischi, ovvero quelli psicosociali (Cox, Cox
1993). I rischi psicosociali sono definiti dall’Organizzazione Interna-
zionale del Lavoro come l’esito di un interazione tra il contenuto del
lavoro, gestione e organizzazione del lavoro, condizioni ambientali
e le esigenze e le competenze dei lavoratori (ILO 1986, <www.ilo.
org>). La scelta di utilizzare la prospettiva propria dei rischi fisici per
definire il quadro concettuale e operativo che riguarda i rischi psi-
cosociali concede qualche opportunità ma genera qualche criticità.
Da un lato rappresenta un vantaggio perché propone di trattare
i rischi psicosociali come ulteriore categoria di rischi da rilevare sul
posto di lavoro, e di promuovere lo sviluppo di procedure di gestio-
ne integrata degli stessi, privilegiando una logica preventiva in luogo
di una orientata al contenimento del danno. Va in questo senso an-
che la valorizzazione del piano di intervento a livello di organizza-
zione rispetto a quello meramente individuale. In questo modo vie-
ne sottolineata l’importanza di individuare fattori lavorativi che cau-
sano stress e di attivare interventi che promuovano il cambiamento
della struttura, delle pratiche organizzative e degli ambienti fisici. A
questo proposito, Cox (1993) evidenzia come molte ricerche sullo
stress nell’ambito dell’OHP tendano a individuare solo i pericoli o le
conseguenze a livello individuale, mentre una valutazione dei rischi

26 27
ha l’obiettivo di stabilire un’associazione tra pericoli e conseguenze Le indicazioni della Comunità europea rappresentano linee di
per la salute e valutare il rischio per essa in seguito all’esposizione al indirizzo molto generali che non esauriscono ma hanno anzi sti-
rischio. In questo senso le indicazioni della Comunità europea co- molato il dibattito circa i temi della valutazione dei rischi psicoso-
stituiscono uno stimolo a sviluppare procedure di valutazione volte ciali. Esse infatti hanno definito una cornice normativa all’interno
a evidenziare i legami tra le fonti e le conseguenze a livello indivi- della quale, nel corso dell’ultimo decennio, a livello internazionale
duale, gruppale e organizzativo. sono state sviluppate riflessioni e vere e proprie proposte meto-
Dall’altro lato l’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul dologiche sulla valutazione dei rischi psicosociali all’interno delle
Lavoro (EU-OSHA 2002) evidenzia alcune problematicità di fondo organizzazioni.
a cui espone la scelta di ampliare l’impostazione della valutazione In Italia la normativa entrata in vigore nel 2008 (D.glgs 81/08) ha
dei rischi fino a includere i rischi psicosociali. Esse riguardano le dif- accolto e interpretato pienamente suggerimenti ed evidenze svi-
ficoltà di: a) rendere operative le definizioni di rischio e pericolo; b) luppate in ambito europeo, ma con fatica si è prodotta successi-
individuare adeguati indici di danno che possano essere controllati vamente una politica di attuazione e indirizzo nell’ambito dei rischi
in modo affidabile; c) individuare i nessi di causa effetto tra pericolo, psicosociali. La legge vincola in specifico, tra questi, solamente la
rischio e danno. A essi conseguono problemi legati alla definizione valutazione del rischio stress lavoro correlato e ha lasciato cade-
di misurazione ma anche alla gestione dell’intero processo di valu- re, come indicato invece nelle versioni che hanno preceduto quella
tazione e gestione dei rischi psicosociali. definitiva, la valutazione dei rischi psicosociali in senso lato. La data
In effetti non è sempre possibile stabilire una simmetria concet- d’avvio delle procedure di valutazione dello stress lavoro correlato,
tuale tra rischi fisici e psicosociali. Mentre in materia di rischi legati inoltre, è stata rinviata di un biennio rispetto a quelle connesse agli
ai fattori fisici la salute e la qualità della vita sono definite sulla base altri rischi considerati, cioè fino a fine dicembre 2010.
della presenza/assenza di fattori nocivi (es. l’assenza di amianto nei A prescindere dai tentennamenti e dai limiti presenti, a parere
luoghi di lavoro determina l’assenza di pericolo), per quanto riguar- di chi scrive, nelle linee guida prodotte a fini esplicativi sulla ma-
da quelli psicosociali non tutti i fattori possono su un continuum in teria, o dalla fragilità di alcuni metodi di valutazione («soggettivi»
cui a un estremo si colloca il potenziale salutogenico (es. le elevate e/o «oggettivi») proposti e oggi ampiamente diffusi, l’introduzione
possibilità di controllo sul proprio lavoro) e all’altro estremo quel- dell’obbligo di valutazione dello stress lavoro correlato porta con sé
lo patogenetico (es. in caso di impossibilità di controllo sul proprio qualche rischio e qualche opportunità.
lavoro). Nel caso delle attività ad alta intensità relazionale, nella sa- Il rischio principale è legato alla «cultura dell’adempimento» che
nità come nella scuola, il lavoro a continuo contatto con «l’altro» in ha le sue radici in un’italica tendenza a cogliere spesso delle leggi il
condizione di dipendenza e sofferenza, la relazione pare rappresen- solo portato di vincolo e obbligo, trascurando (o desiderando evita-
tare al tempo stesso un fattore di rischio e un fattore di protezione re in modo esplicito) gli aspetti di cambiamento e innovazione che
dal disagio psicosociale (Converso, Gattino, Loera 2009). Secondo molte – soprattutto nell’ambito della sicurezza sul lavoro – portano
Braibanti (2002) la prospettiva operativa che sottende la valutazione con sé. In questa direzione possono essere interpretati i tanti inter-
e la gestione dei rischi fisici è incentrata sul conseguimento o sul venti avviati nel corso degli ultimi due anni con la limitazione alla
mantenimento di uno stato di equilibrio definito da un punto neutro sola fase di valutazione, oppure con l’adozione di strumenti stan-
dove la salute coincide con l’assenza di malattia. Con i rischi psico- dardizzati ma a volte inappropriati per il contesto specifico, oppure
sociali, invece, si introduce l’idea di promozione e costruzione della ancora con una scarsissima partecipazione dei lavoratori interessati
salute e in questo senso la valutazione e la gestione di questi com- al processo.
portano non tanto e non solo una logica di riduzione del disagio, Le opportunità riguardano, al contrario, la possibilità di estendere
ma piuttosto una logica di promozione del benessere inteso come – anche al di là delle organizzazioni governate da persone più sen-
«stato mentale dinamico caratterizzato da una adeguata armonia tra sibili al tema della salute psichica o consapevoli delle conseguen-
capacità, esigenze e aspettative di un individuo ed esigenze e op- ze positive per l’intera organizzazione dell’adozione di interventi di
portunità ambientali» (Organizzazione Mondiale della Sanità 1986). prevenzione del disagio e di supporto alle condizioni di benessere

28 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 29


(come descritti nel capitolo precedente) – almeno una pratica di allergizzanti, tossici, cancerogeni, mutageni ecc.). Al rischio di
valutazione e gestione dello stress. natura biologica sono invece riconducibili i rischi di insorgen-
za di patologie legati alla presenza di virus, batteri, protozoi e
parassiti.
2.1. I RISCHI PSICOSOCIALI: ASPETTI DEFINITORI 3. Il terzo fattore di rischio riguarda i rischi legati alla fatica fisica.
Essi sono suddivisi in rischi di fatica dinamica e statica. I primi
Il rischio (dallo spagnolo risco, che indica «lo scoglio a pelo d’ac- riguardano le mansioni in cui è richiesto di effettuare sposta-
qua», Falcetta 2007) negli ambienti di lavoro può essere definito mento manuale di carichi piuttosto che movimenti anomali, i
come la probabilità che si verifichi un evento dannoso e, più preci- secondi, invece, i lavoratori costretti a posture incongrue ob-
samente, rappresenta la causa che può determinare un danno (di- bligate per lunghi periodi di tempo.
rettiva quadro della Comunità europea 89/391/CEE). In letteratura 4. Il quarto fattore di rischio rappresenta la categoria in cui ven-
è rimarcata la differenza tra pericolo e danno (EU-OSHA 2007). Se- gono ricondotte le nuove forme che contemplano i rischi
condo Spaltro (2005) il pericolo rimanda a quell’insieme di condi- legati all’organizzazione del lavoro. Si tratta dei rischi di na-
zioni obiettive, trascendenti l’individuo, che rappresentano elementi tura psicosociale. Essi sono talvolta stati definiti di tipo soft
«costanti» (o caratteristiche intrinseche) in un determinato conte- (Bernardi et al. 2008) in contrapposizione quelli tradizionali,
sto. La nozione di rischio incorpora invece anche la componente che invece riguardano le condizioni fisico-strutturali dell’or-
soggettiva e può essere definita come la percezione del pericolo ganizzazione (hard), e attengono alle scelte organizzative,
da parte degli individui rispetto a una determinata situazione. In tale agli aspetti legati alla progettazione, alla organizzazione e alla
prospettiva il concetto richiama, in primo luogo, la rappresentazio- gestione del lavoro (carichi di lavoro, responsabilità ecc.). Al
ne soggettiva dell’eventualità che si verifichi un evento dannoso. In pari degli altri rischi devono essere tenuti in considerazione
questo senso, mentre nell’ottica della prevenzione e della promozione della salute
dei lavoratori.
il pericolo può essere considerato quale set di uno specifico con- Il rischio psicosociale può essere concepito, recuperando la
testo, il rischio potrebbe essere ricondotto alla rappresentazioni di
definizione di Costa (2005) prima illustrata, come «assunzione di
setting, inteso come l’insieme di movimenti operativi e intrecci rela-
probabilità percentuali» connessa alle modalità attraverso le quali le
zionali dai quali possono originare, nascere, maggiori o minori pro-
babilità di eventi dannosi (Costa 2005: 90-91). varie posizioni organizzative interagiscono nel contesto organizza-
tivo di riferimento, mentre i «pericoli psicosociali» potrebbero esse-
Una prima differenziazione tra i rischi lavorativi è quella tra i ri- re considerati come gli aspetti dell’organizzazione, sia dal punto di
schi di tipo tradizionale, che riguardano la sfera fisica, e i cosiddetti vista progettuale che gestionale, presenti in uno specifico contesto
nuovi rischi, che sono invece relativi agli aspetti psicosociali (Falcet- socio-ambientale, potenzialmente in grado di causare danni fisici o
ta 2007). In particolare, è possibile categorizzare i rischi in quattro psicologici. I danni fisici o psicologici possono rappresentare, oc-
gruppi principali: corre ricordare, essi stessi un pericolo: l’esperienza di strain (lo sfor-
1. Il primo fattore di rischio si riferisce agli aspetti che riguardano zo), riconducibile per esempio a una condizione lavorativa di ecces-
l’ambiente fisico e strutturale in cui il lavoratore è inserito quali sivo carico, può infatti rappresentare un pericolo per il lavoratore
il rumore, l’areazione dei locali, la temperatura, le vibrazioni, le nella misura in cui risulta più esposto alla probabilità di incorrere in
radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, l’illuminazione ecc. errori e infortuni.
2. Il secondo fattore di rischio include i rischi di tipo chimico e L’espressione «rischio psicosociale» ha fatto il suo ingresso, nel
biologico. I primi sono a loro volta suddivisi secondo lo stato panorama legislativo italiano e in ambito giuridico, con il D.lgs n.
fisico (solidi, liquidi e gassosi, polveri, fumi, nebbie, gas e vapo- 195/2003 dove si è stabilito che la formazione dei responsabili di
ri), l’origine (naturali e sintetici), la composizione (sostanze or- prevenzione e protezione deve riguardare anche i rischi di natura
ganiche e inorganiche), il loro effetto sull’organismo (irritanti, psicosociale, ma le principali agenzie europee e mondiali deputate

30 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 31


alla tutela e alla promozione della salute hanno individuato i rischi salute e la sicurezza nei contesti organizzativi attraverso la riduzione
psicosociali come una delle principali cause di alterazione della sa- dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro.
lute fisica o psichica nei luoghi di lavoro da circa vent’anni. Molte e antecedenti agli anni recenti della normativa sui rischi
Già negli anni Novanta un’indagine europea sull’ambiente di la- psicosociali sono le definizioni formulate in letteratura al riguardo.
voro (Cox et al. 2000a) effettuata sui 12 paesi-membri rilevò per Fra le più accreditate oltre a quella fornita dall’Organizzazione Inter-
esempio che i problemi cosiddetti organizzavi riguardavano, rispet- nazionale del Lavoro ritroviamo quella di Cox e Griffith (1995) che
to a quelli di natura fisica, una percentuale superiore di lavoratori. In li identifica in quegli aspetti di progettazione del lavoro e di orga-
particolare le principali problematiche concernevano la mancanza nizzazione nonché nei contesti ambientali e sociali, che potenzial-
di influenza sul proprio lavoro (35% dei soggetti intervistati), il coin- mente possono dare luogo a danni di natura psicologica, sociale o
volgimento in lavori ripetitivi a ciclo breve (circa 25%) e orari di la- fisica. Nel panorama italiano si può ricordare la definizione proposta
voro lunghi (il 16% degli uomini e il 7% delle donne dichiararono di da Bisio (2009) che descrive tali rischi come il potenziale che le ca-
lavorare oltre 50 ore a settimana). L’EU-OSHA nel 2002 ha stimato ratteristiche della comunicazione sociale e organizzativa hanno di
che in Europa circa il 20% dei lavoratori ritengono che la propria produrre una diminuzione o di impedire l’aumento del benessere,
salute sia a rischio a causa di fattori che riguardano la sfera psicoso- della salute e della incolumità delle persone. Tale definizione ha il
ciale e riportano lo stress come la problematica per loro più urgente pregio di mettere in luce come non solo disfunzioni legate alle ca-
in riferimento alla propria vita lavorativa. Lo stesso studio ha stimato ratteristiche progettuali dell’organizzazione in senso stretto, ma an-
in 20.000 milioni di euro i costi per le cure delle patologie e dei che ai processi sociali di comunicazione e partecipazione favorisca-
disturbi legati allo stress. Nel 2007 un’altra agenzia, la Fondazione no l’insorgenza di stress, burnout, mobbing, ma anche altri compor-
europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ha tamenti negativi quali molestie di diverso tipo. Bisio propone inoltre
riportato un dato ancora più allarmante denunciando che lo stress una focalizzazione su una concezione di salute che, a differenza di
occupazionale come una tra le cause più comuni di malattia che quella implicita nelle definizioni precedenti, richiama oltre all’idea
colpisce oltre 40 milioni di lavoratori in tutta la UE. di riduzione del disagio quella di «aumento del benessere» quale
La necessità di muoversi verso il miglioramento della sicurez- esito di una situazione sociale che consente di cogliere opportuni-
za e della salute nei luoghi di lavoro, oltre a essere suggerita dalle tà di crescita e di sviluppo delle persone in organizzazione. Questa
evidenze empiriche, è riconosciuta anche dalla vigente legislazione interpretazione dei rischi psicosociali consente altresì di evidenziare
che accanto ai rischi più tradizionali segnala i rischi collegati allo l’effetto duplice e per certi versi paradossale dei fattori di rischio
stress. Nel contesto italiano, infatti, l’approvazione del D.lgs n. 81 del psicosociale che, se gestiti adeguatamente, possono rappresentare
9 aprile 2008 – in particolare con l’art. 28 – chiama il datore di la- allo stesso tempo anche fattori di protezione e promozione della
voro a valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, salute dei lavoratori. In tal senso viene ribadito il ruolo centrale delle
ivi compresi quelli collegati allo stress lavoro correlato, secondo i scelte che l’organizzazione compie in materia di politiche gestionali
contenuti dell’accordo quadro europeo sullo stress lavoro corre- e, parimenti, dalle modalità con cui esse vengono comunicate, im-
lato, concluso l’8 ottobre 2004 e recepito a livello nazionale con plementate e condivise a tutti i livelli dell’organizzazione.
l’accordo interconfederale siglato il 9 giugno 2008. Esistono molteplici tentativi in letteratura di costruire elenchi
La recente normativa italiana,5 in accoglimento dei presupposti esaustivi dei principali fattori psicosociali di rischio. Levi (1984), per
da tempo affermati e avvalorati da una ricca mole di ricerche con- esempio, ha raggruppato le diverse caratteristiche psicosociali del
dotte a livello internazionale, concorre così a diffondere e legittima- lavoro in base a un modello composto da quattro elementi chiave:
re un approccio virtuoso alle organizzazioni volto a favorire «buone sovraccarico quantitativo, carico qualitativamente ridotto, mancan-
prassi», vale a dire politiche e pratiche finalizzate a promuovere la za di controllo sul lavoro e mancanza di supporto sociale. Ognuna di
queste situazioni comporta un danno potenziale e quindi un rischio.
5. Si veda per gli aspetti attuativi il documento del coordinamento tecnico interregionale
Come vedremo queste sono le dimensioni fondamentali dei rischi
della prevenzione nei luoghi di lavoro licenziato nel gennaio 2012. psicosociali che sono alla base della percezione che una persona ha

32 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 33


del livello di stress che la situazione lavorativa comporta (Theorell, Carico di lavoro/Ritmo Carico di lavoro eccessivo o ridotto, mancanza di
Karasek 1996). Il modello che però ha avuto più seguito e che più di lavoro controllo sul ritmo, livelli elevati di pressione
in relazione al tempo.
spesso viene preso come riferimento è quello di Cox et al. (2000a)
Orario di lavoro Lavoro a turni, orari di lavoro senza flessibilità, orari
riadattato successivamente da Dollards et al. (2007). Esso propone
imprevedibili, orari di lavoro lunghi.
di concepire le caratteristiche lavorative in relazione al contesto di
lavoro e al contenuto di lavoro. Tali due macro-aree sono specifi- [Fonte: Cox, Griffiths, Gonzales 2000b]
cate rispettivamente da sei e quattro sotto-categorie (vedi tab. 2.1)
che, in base alle evidenze empiriche, con particolare riferimento alla
salute psicologica e alle malattie cardiovascolari, sono state ricono-
sciute come fattori di rischio per i lavoratori. Studi più recenti hanno tuttavia evidenziato come tali dimensioni
del lavoro, pur continuando ad avere un’influenza importante sulla
salute dei lavoratori, non rappresentino più esaustivamente la realtà
TAB. 2.1. CARATTERISTICHE STRESSANTI DEL LAVORO che caratterizza il mondo del lavoro e delle organizzazioni, profon-
damente trasformato in relazione alla tecnologia e ai cambiamenti
Categoria Condizioni di definizione del rischio socio-economici su larga scala.
Contesto lavorativo L’EU-OSHA (2007) ha richiamato infatti l’attenzione sui cosiddet-
Funzione e cultura Scarsa comunicazione, livelli bassi di appoggio ti «rischi psicosociali emergenti» ossia quei rischi che conseguono
organizzativa per la risoluzione dei problemi e lo sviluppo personale, a trasformazioni tecniche o organizzative, oppure quelli già cono-
mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi.
sciuti ma rispetto ai quali, a causa di nuove evoluzioni, si registra
Ruolo nell’ambito Ambiguità e conflitto di ruolo, responsabilità
un’intensificazione dei loro effetti a danno della salute dei lavoratori.
dell’organizzazione di altre persone.
La globalizzazione, la liberalizzazione economica, l’apertura di
Evoluzione della carriera Incertezza o fase di stasi per la carriera, promozione
insufficiente o eccessiva, retribuzione bassa,
nuovi mercati e la loro più generale trasformazione, la circolazione
insicurezza dell’impiego, scarso valore sociale di merci e persone e la delocalizzazione della produzione dall’Oc-
attribuito al lavoro. cidente al Sud e all’Est del mondo – accompagnati alla straordina-
Autonomia decisionale/ Partecipazione ridotta al processo decisionale, ria accelerazione del progresso tecnologico degli ultimi vent’anni
Controllo mancanza di controllo sul lavoro (il controllo,
– hanno completamente modificato il mondo della produzione di
in particolare nella forma di partecipazione,
rappresenta anche una questione organizzativa beni e servizi, sancito il definitivo primato dei secondi sui primi, ac-
e contestuale di più ampio respiro). corciato la vita media di molti prodotti e aumentato la competitività
Rapporti interpersonali Isolamento fisico o sociale, rapporti limitati tra le imprese. Ciò ha comportato l’affermarsi di nuovi modelli di
sul lavoro con i superiori, conflitto interpersonale, mancanza organizzazione del sistema produttivo. I forti ridimensionamenti, gli
di supporto sociale.
accorpamenti, i processi di delocalizzazione e outsourcing avvenuti
Interfaccia casa-lavoro Richieste contrastanti tra casa e lavoro, scarso
nelle organizzazioni hanno generato infatti effetti di rilievo sulla vita
appoggio in ambito domestico, problemi
di doppia carriera. dei lavoratori che sempre più spesso si devono misurare con do-
Contenuto del lavoro mande di flessibilità – anche in contesti organizzativi più «protetti»
Ambiente di lavoro Problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità, e nel settore pubblico – e con il fenomeno della precarietà e della
e attrezzature di lavoro l’idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture disoccupazione. Alcuni cambiamenti profondi e rapidi sul piano de-
e attrezzature di lavoro. mografico si intrecciano con questo scenario e impongono nuove
Pianificazione Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato emergenze per chi si occupa di salute negli ambienti di lavoro: la
dei compiti o inutile, sottoutilizzo delle capacità,
incertezza elevata.
vita media si è sensibilmente allungata, l’età pensionistica è prolun-
gata in modo indefinito e, anche a seguito del ridotto assorbimento
di personale in giovane età, la componente di lavoratori «anziani»

34 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 35


è in notevole aumento. Un numero crescente di donne è entrato sono emerse differenze significative sulle conseguenze psi-
a far parte della forza lavoro, anche se spesso in posizioni inferiori cologiche a lungo termine tra lavoratori atipici, part-time e a
rispetto a quelle attribuite agli uomini con pari grado di istruzione e tempo indeterminato (Rousseau et al. 1998). Secondo Bardasi
con una presenza particolarmente numerosa nel settore dei servizi e Francesconi (2004), l’insoddisfazione lavorativa è invece più
e della cura e, nel 53% dei casi (contro il 47% circa degli uomini) in frequente tra i lavoratori atipici, mentre lo studio longitudinale
«occupazioni non qualificate» (EU-OSHA 2009). di Kinnunen et al. (1999) evidenzia che lavorare in condizioni
L’insieme di questi cambiamenti produce, seguendo la classifica- di job insecurity espone sul lungo termine al rischio di svilup-
zione suggerita dall’EU-OSHA (2007), cinque aree di rischio emer- pare livelli di esaurimento emotivo elevati e crescenti nel tem-
gente, alcune delle quali trovano nelle organizzazioni sanitarie ter- po. Le discordanze sul piano delle evidenze empiriche sono
reno particolarmente fertile in virtù delle loro caratteristiche: in parte riconducibili alle profonde differenze che sussistono
1. Il lavoro precario e l’insicurezza sul posto di lavoro (job insecu- tra vari contesti nazionali in merito al quadro normativo e alle
rity). Le varie tipologie contrattuali che rientrano sotto la cate- politiche di sostegno che riguardano tale fascia di lavoratori.
goria di «precarie» o «atipiche» sono sempre più frequenti nel Inoltre, in certi paesi europei tra cui l’Italia, la presenza di for-
mercato del lavoro contemporaneo. Secondo Rodgers e Rod- me contrattuali plurime – con caratteristiche molto differenti
gers (1989) è possibile definire e quindi differenziare il lavoro tra loro e che rientrano a vario titolo nel calderone del «lavoro
«atipico» dalle forme di lavoro «standard» attraverso quattro precario» (contratti a tempo determinato, lavoro autonomo,
elementi chiave: l’incertezza circa la continuità dell’impiego contratti a progetto ecc.) – hanno determinato il delinearsi di
(job insecurity), scarsi margini a livello individuale e collettivo un fenomeno dai confini magmatici e che presenta per certi
di incidere sulle condizioni di lavoro (orario lavorativo, retribu- versi aspetti ancora poco conosciuti. Ciò rende difficile chia-
zione, ma anche autorità decisionale durante lo svolgimento rificare in modo univoco i risvolti sul piano dei rischi psico-
del proprio lavoro), bassi livelli di protezione (di tipo previden- sociali e delle conseguenze sulla salute di questi lavoratori le
ziale, rispetto alla disoccupazione ma anche alle discrimina- cui situazioni possono mostrare una variabilità davvero ampia
zioni), retribuzione insufficiente e vulnerabilità sul piano eco- e mutevole (legate, per fare alcuni esempi, non solo alla ti-
nomico. Un ulteriore studio a cura di Haigh e Mekel (2004) pologia contrattuale ma anche al contesto di afferenza, alle
ha messo inoltre in evidenza come, a fianco dell’esposizione prospettive di stabilizzazione).
ai rischi legati alla job insecurity, i lavoratori atipici siano, in 2. L’invecchiamento della forza lavoro (aging). L’invecchiamen-
modo significativo, più esposti rispetto ai lavoratori «regolari» to può essere definito come un processo di cambiamento
a molteplici fonti di rischio. Essi infatti presentano punteggi dinamico e differenziato in cui si assiste al declino di alcune
molto più bassi sulle dimensioni che valutano il controllo sul funzioni e allo stesso tempo allo sviluppo di abilità nuove (Le-
proprio lavoro e la possibilità di sviluppare competenze, han- venthal 2000). In generale non c’è accordo in letteratura circa
no minore accesso a occasioni di formazione e training circa l’età a partire dalla quale il lavoratore può essere definito «an-
i contenuti del proprio lavoro e meno opportunità legate allo ziano». L’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo
sviluppo della propria carriera e risultano più esposti anche per Sviluppo (OECD 2006), indica come lavoratori anziani coloro
quanto riguarda i rischi tradizionali. Secondo Probst e Bruba- che sono giunti nella seconda metà della loro vita lavorati-
ker (2001), questi lavoratori operano in condizioni fisiche peg- va ma che non hanno ancora raggiunto l’età per ritirarsi dal
giori, in particolare per ciò che concerne il rumore, il lavoro mondo del lavoro. Altre definizioni invece richiamano inter-
in posizioni scomode o in ambienti pericolosi. Rispetto agli valli di età bene definititi. Un esempio è rappresentato dalla
effetti sulla salute ingenerati dal fenomeno della precarietà e definizione fornita dall’Institute for Employment Research at
della job insecurity, le evidenze empiriche non sono univoche. the German Federal Employment Services (citata in EU-OSHA
Per esempio in uno studio effettuato negli anni Novanta in 2007) che definisce l’aging come un fenomeno che riguarda
Gran Bretagna su soggetti con varie tipologie contrattuali non i lavoratori che appartengono alla fascia di età compresa tra

36 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 37


i 45 e i 55 anni. In particolare la letteratura evidenzia (Walker sul piano dello stress della fatica e della salute di un certo rilie-
1995) come, con l’incedere dell’età, di solito migliorino alcu- vo (Spurgeon 2003). Flessibilità e intensificazione rappresen-
ne competenze e abilità in ambito lavorativo, quali la capacità tano gli elementi chiave all’interno di un processo che secon-
di gestire progetti complessi e con obiettivi di ampio respiro, do alcuni autori tende a produrre una densificazione nella vita
l’autonomia nella presa di decisione, le abilità sociali e la mag- degli individui del tempo lavorativo a scapito di quello non-la-
giore efficacia nelle funzioni di supervisione. Dall’altra diminu- vorativo. Secondo Théry (2006) la densificazione richiama un
iscano però le abilità legate alla profusione di sforzi fisici, alla fenomeno complesso e multi-sfaccettato che tende a confi-
memoria a breve termine e alla velocità di reazione. Rispetto gurare il lavoro come una esperienza totalizzante del vissuto
alle variabili che descrivono il benessere al lavoro, i lavoratori individuale. Secondo Hèlardot e Drule (2006) la complessità
anziani tenderebbero, secondo Warr (2007), a conferire meno del mondo organizzativo rende i confini tra tempo lavorativo e
importanza alle attività che richiamano la componente edo- non lavorativo sempre più labili. La conseguente complessità
nistica (pleasure), e a valorizzare attività che consentano di delle richieste lavorative richiama sempre più la necessità di
affermare la propria identità in termini di valori, significato e sincronizzare compiti da svolgere in simultanea che tendo-
aspettative (self-validation). Rispetto ai rischi psicosociali e alle no a «occupare» e «pre-occupare» la mente del lavoratore
conseguenze sulla salute di tali lavoratori, l’EU-OSHA (2007) anche nei momenti da dedicare alle attività personali. Il lavo-
ha richiamato la necessità, al fine di identificare le criticità, di ro denso secondo Hèlardot e Drule (2006) si configura così
sviluppare evidenze empiriche e riflessioni rispetto ai differenti nell’esperienza quotidiana del lavoratore come un avvicenda-
contesti occupazionali e alle differenti condizioni di lavoro in mento temporale continuo, in cui il lavoro occupa porzioni
cui il fenomeno dell’aging, che come abbiamo detto raggiun- sempre più rilevanti del tempo da dedicare alla vita personale
ge proporzioni rilevanti nelle organizzazioni pubbliche di ser- e al riposo.
vizi, si declina. 4. Difficile equilibrio tra vita lavorativa e privata. Il quarto rischio
3. Intensificazione e flessibilità del lavoro. Intensificazione e fles- psicosociale emergente, che per certi versi amplifica e ripren-
sibilità fanno riferimento a fenomeni differenti ma che incor- de il tema dell’intensificazione appena delineato, riguarda la
porano aspetti, situazioni lavorative ed effetti sulla salute e vita difficoltà crescente – proporzionale all’ingresso delle donne
dei lavoratori che tendono a sovrapporsi. L’intensificazione ri- nel mondo del lavoro – per donne e uomini di conciliare la
chiama il fenomeno secondo cui molti lavoratori gestiscono vita personale e la vita lavorativa. Il tema dell’equilibrio vita-
quantità di informazioni sempre maggiori e devono far fronte lavoro – ormai ampiamente trattato in letteratura (Ghislieri,
a volumi di lavoro più elevati e a una maggiore pressione sul Colombo, Piccardo 2010) nelle diverse declinazioni dal con-
lavoro. Accanto a esso, il fenomeno della crescente flessibi- flitto (che enfatizza gli aspetti di inconciliabilità tra i due domi-
lità riguarda i cosiddetti lavori «irregolari», che si distinguono ni) fino all’arricchimento (che mette in luce, all’opposto, come
da quelli regolari perché vengono svolti in fasce orarie atipi- vi possa essere anche un effetto positivo legato alla ricchezza
che (serali, notturne) oppure hanno orari prolungati o anco- delle esperienze) – assume una sua peculiarità in ambienti di
ra imprevedibili. Nel settore sanitario italiano, per esempio, a lavoro quali la sanità, dove gli orari di lavoro in primis rendono
causa della cronica carenza di personale sempre più spesso è più difficili politiche organizzative «tradizionali» di conciliazio-
richiesto ai lavoratori di effettuare turni prolungati, reperibi- ne (flessibilità in ingresso e uscita, part-time o addirittura asili
lità e avvicendamenti della turnistica talmente serrati da non nido aziendali), e dove tale equilibrio richiede in realtà in primo
consentire al lavoratore tempi sufficienti per il recupero e la ri- luogo riaggiustamenti di tipo cognitivo e affettivo da parte dei
creazione (Bohle et al. 2004). Una ricerca condotta su giovani lavoratori (Martini, Converso 2012).
medici sottoposti a turnistica e reperibilità ha evidenziato che 5. Violenza ed elevato coinvolgimento emotivo sul lavoro. Se
essi in media effettuavano straordinari per 55 ore a settimana più in generale è possibile registrare un significativo aumen-
ed espletavano turni anche di 32 ore consecutive con effetti to dell’aggressività in ogni segmento della società, negli ultimi

38 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 39


anni alcuni autori hanno rimarcato le ricadute di tale fenome- 2.2. I RISCHI PSICOSOCIALI
no all’interno delle organizzazioni e per i lavoratori a contat- E LO STRESSLAVORO CORRELATO:
to con il pubblico in primo luogo (Niven, Holman, Totterdell TEORIE E MODELLI DI RIFERIMENTO
2009). EU-OSHA (2007) registra infatti il problema della vio-
lenza sui luoghi di lavoro come un rischio emergente soprat- In riferimento ai contesti lavorativi e al tema dei rischi psicosociali,
tutto nei servizi e nel settore sanitario. Il concetto di violenza lo stress è il costrutto maggiormente utilizzato per descrivere i fe-
nei luoghi di lavoro è esteso e complesso. Tra le definizioni più nomeni e i processi che riguardano le forme di disagio individuale
autorevoli citiamo quella dell’ILO (2004: 4) che include «qual- e collettivo. In generale è possibile definire lo stress come l’insieme
siasi azione o comportamento riconducibile ad aggressione delle risposte fisiche di allarme, cognitive ed emotive che occor-
verbale, intimidazione, minaccia o aggressione fisica di cui il rono quando le richieste lavorative non corrispondono alle capa-
lavoratore è vittima e che accada durante lo svolgimento del cità, alle risorse o alle necessità del lavoratore (NIOSH 1999). Esso
lavoro e/o che di esso sia diretta conseguenza». L’EU-OSHA può essere anche interpretato come una forma di disarmonia tra se
(2002) differenzia ulteriormente il concetto di violenza sul stessi e il proprio lavoro, i cui effetti sull’individuo sono riconducibili
luogo di lavoro in «violenza interna» e «violenza esterna». La a condizioni inadeguate sul piano lavorativo, organizzativo e delle
prima identifica le situazioni in cui la violenza provenga da al- relazioni sociali.
tri lavoratori interni all’organizzazione e richiama i fenomeni Il concetto di «stress» è articolato e multidisciplinare, nasce in
di mobbing, bossing, harassment e in generale le varie forme ambito biologico e riceve successivamente importanti contribuiti
di conflitto interpersonale. La seconda, invece, si riferisce alle dalla fisiologia, dalla medicina e dalle scienze sociali. Le principali
situazioni in cui la violenza venga perpetrata da esterni, per prospettive attraverso cui oggi è affrontato in letteratura sono quel-
esempio utenti o parenti di pazienti come spesso avviene nei la fisiologica e quella psicologica. La prima è sviluppata principal-
contesti sanitari, e include anche eventi criminosi come rapine mente in ambito medico e studia lo stress nelle sue manifestazioni
o aggressioni che avvengano nel luogo di lavoro. Gli episodi di fisiologiche e patologiche che sono interpretate quali reazioni aspe-
violenza esterna si stimano in particolare aumento. Uno studio cifiche dell’organismo umano di fronte alle sollecitazioni e agli sti-
comunitario rivela che il 4% della popolazione attiva riferisce moli che si presentano nel contesto quotidiano. La seconda è stata
di aver subito violenza fisica da parte di persone esterne al po- sviluppata principalmente nell’ambito delle discipline psicologiche
sto di lavoro e che lavorare a contatto con i «clienti» aumenta e interpreta lo stress come un fenomeno prettamente soggettivo
il rischio di subire violenze. Lo studio condotto da Dormann e originato dall’interazione dinamica tra la persona e l’ambiente in cui
Zapf (2004) rileva quali predittori del burnout tra lavoratori – in essa opera. Esso pone in particolare il focus sulle componenti co-
cui il contatto con il pubblico rappresenta uno degli elemen- gnitive ed emotive associate al fenomeno e sulle fonti, così come
ti centrali del proprio lavoro – l’essere vittima di aggressioni vengono filtrate dalla mente del soggetto, che sono potenzialmente
verbali, relazionarsi con clienti disliked, maleducati, aggressivi, in grado di elicitare vissuti stressogeni nell’individuo.
«sgradevoli», l’essere oggetto di aspettative sproporzionate e, Il termine «stress» richiama a livello generale un fenomeno che
infine, di richieste ambigue da parte dell’utenza. I dati dell’ILO comprende la somma di tutte le influenze che provengono da fonti
(2004), indicano il personale ospedaliero come una delle po- esterne e interferiscono con la persona sino a condizionarla men-
polazioni a rischio e Chappel e Di Martino (2006) identificano talmente e/o fisicamente. Tale concetto è da differenziare da quello
tra gli ambiti più esposti nel settore sanitario i pronto soccorsi, di stressor che indica una componente del fenomeno stress glo-
le unità psichiatriche e i servizi di cure domiciliari. balmente inteso e più precisamente le fonti che concorrono ad ali-
mentarlo, favorendo l’ingenerarsi della risposta psicobiologicica del
soggetto (esempi di stressor sono: le limitate possibilità di controllo
sul proprio lavoro, piuttosto che situazioni interpersonali conflit-
tuali). Il termine strain si riferisce invece allo sforzo psicologico e

40 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 41


fisiologico di un individuo a fronte di un alta domanda ambientale e gorie che identificano due prospettive, in parte sovrapponibili. La pri-
rappresenta quindi l’effetto immediato, che differisce dalla risposta a ma è definita interazionale e si concentra sulle caratteristiche «strut-
lungo termine, di attivazione psicofisiologica dell’individuo. Rispetto turali» dell’interazione di una persona con l’ambiente in cui lavora,
alla risposta a lungo termine, i termini eustress e distress consento- mentre la seconda, definita transazionale, riguarda maggiormente i
no invece di differenziare la valenza adattiva piuttosto che patoge- meccanismi psicologici che stanno alla base dell’interazione. Secon-
nica della risposta individuale: già Selye (1976) aveva individuato due do Cox et al. (2000a), i secondi sono da intendere come una evolu-
tipi di stress, uno positivo (eustress), che consente alla persona zione dei primi, anche se sono sostanzialmente in linea con gli stessi.

di aumentare la capacità di comprensione e concentrazione, di


decidere con grande rapidità di mettere i muscoli in condizione di
BOX 2.1. La prospettiva fisiologica dello stress
muoversi subitaneamente (per attaccare, difendersi, fuggire), di ave-
re a disposizione l’energia adatta ad agire (Seyle 1976: 39)
La prospettiva fisiologica dello stress si sviluppa a partire dal filone di studi
avviato da Seyle fin dal 1936. Tale autore definisce il processo di attivazione
e uno stress negativo (distress), associato a livelli di eccitazione e
dello stress come una Sindrome Generale di Adattamento (SGA) e lo
ansia eccessivi che si accompagna spesso a un senso di inadegua- interpreta come una «risposta aspecifica dell’organismo di fronte a qualsiasi
tezza. Si può parlare di funzione adattiva dello stress qualora lo stato stimolo o sollecitazione si presenti e che innesta una normale reazione di
adattamento che può però arrivare a essere patologica in casi estremi».
di attivazione dei vari piani psicobiologici si esaurisca una volta af- Termini chiave di questa definizione sono qualsiasi e aspecifica (Favretto
frontato il problema legato all’evento senza conseguenze negative. 1994). Essi enfatizzano da una parte l’eziologia multifattoriale della sindrome
L’organismo di fronte a uno stimolo esterno risponde cioè attivando- e dall’altra la presenza di una risposta stereotipata da parte dell’organismo. In
altre parole stimoli differenti tra loro attivano nell’organismo una medesima
si e mobilitando energie per mettere l’individuo nella condizione di risposta. In questo senso, secondo Seyle, piuttosto che la natura dello stimolo
fare fronte alla situazione al fine di modificarla o adattarvisi. Lo stress è importante l’intensità dello stimolo stesso. In realtà studi più recenti volti a
quindi non è di per sé una condizione sempre negativa. Autori come chiarificare il rapporto tra stress ed emozioni suggeriscono che l’attivazione
dei sistemi fisiologici, biologici e psicologici non avviene in corrispondenza
Antonovsky (1979) si sono concentrati per esempio sulle valenze di qualsiasi stimolo ma soltanto a quelli associati a una certa coloritura
salutogeniche dello stress. Un certo livello di attivazione, secondo emozionale come la preoccupazione, la paura e cioè quelle connesse a stati
questo autore, è funzionale a rendere ottimale la prestazione fisica di allarme, di vigilanza, di attenzione e controllo (Di Nuovo et al. 2000). La
reazione aspecifica agli stressors permette al corpo, inteso in modo globale
o mentale. Antonovsky utilizza in questo caso il termine «eterostasi» e integrato, di rispondere unitariamente con una reazione generale ampia e
(contrapposto a omeostasi) per indicare la condizione di squilibrio pertanto aspecifica. In questo senso Seyle mette in evidenza come tale tipo
di reazione fisiologica aspecifica abbia innanzitutto una valenza «adattiva».
necessario all’organismo per funzionare al meglio. Nel caso in cui
L’organismo, cioè, di fronte a uno stimolo esterno risponde attivandosi e
l’individuo sia sottoposto a fonti di stress eccessive ripetute o pro- mobilitando energie per mettere l’individuo nella condizioni di fare fronte alla
tratte nel tempo ha luogo un processo di cronicizzazione che è all’o- situazione al fine di modificarla o adattarvisi.
Essendo una sindrome aspecifica la reazione di stress coinvolge a livello
rigine di alterazioni funzionali sia a livello psicologico che fisiologico. fisiologico tutti gli organi del corpo umano attraverso la mediazione del siste-
Secondo gli studi di Bousta et al. (2001) l’organismo può raggiungere ma nervoso vegetativo, del sistema endocrino e neuroendocrino e, infine del
livelli di stress patologico se la fonte di minaccia (stressors) è al tem- sistema immunitario. Secondo Seyle, la reazione a uno stimolo stressogeno
da parte dell’organismo si articola in tre fasi fondamentali, costitutive della
po stesso inevitabile, indesiderabile e reiterata nel tempo. Sindrome Generale di Adattamento. Durante la prima fase, detta di allarme, a
Nell’alveo della Psicologia della salute occupazionale (per un ap- fronte dello stimolo esterno minaccioso l’organismo va in contro a una fase
profondimento circa la prospettiva fisiologica dello stress si rimanda iniziale di shock in cui il livello dei meccanismi di funzionamento fisiologico si
abbassa. A essa corrisponde una fase di contro-shock innescata dal sistema
al box 2.1), sono stati formulati numerosi modelli volti a evidenziare nervoso ortosimpatico che stimola la ghiandola del midollo surrenale alla
in chiave processuale gli elementi che entrano in gioco nell’eziolo- produzione di due catecolamine, l’adrenalina e la noradrenalina, che met-
gia e nell’evoluzione del fenomeno dello stress nei contesti di lavoro. tono il sistema nervoso autonomo, in particolare, nelle condizioni di reagire
repentinamente. L’innalzamento del livello omeostatico dell’organismo atti-
Le teorie contemporanee sullo stress e i rischi psicosociali si fon- vato dal rilascio delle catecolamine genera una modificazione temporanea
dano su rielaborazioni di alcuni modelli classici sviluppati a partire da- delle funzioni fisiologiche (aumento della pressione arteriosa, della glicemia,
gli anni Settanta che possono essere riconducibili a due macrocate- dei battiti cardiaci, della tensione muscolare ecc.) che è funzionale a mettere

42 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 43


che lo origina è legata allo scenario della seconda metà del XIX se-
l’organismo nelle condizioni di confrontarsi con la situazione incontrata e a
rispondere in modo adatto. Se in seguito alla reazione di allarme la fonte di colo dove, in particolare nei settori produttivi manufatturieri, emer-
stress scompare, l’organismo ritrova il suo livello di omeostasi in quanto le gono gli effetti della progressiva erosione del potere e del controllo
sostanze adrenergiche vengono riassorbite o metabolizzate molto veloce- dei lavoratori sul processo produttivo (Fraccaroli, Balducci 2011). Il
mente e i parametri fisiologici tornano ai livelli normali. Tale fase descrive
quello che è stato precedentemente definito eustress, in quanto facilita la modello nella sua prima formulazione postula che lo stress e in ge-
possibilità dell’organismo di adattarsi all’ambiente circostante. nerale la salute dei lavoratori non siano necessariamente associati
Mentre la fase di allarme è caratterizzata da immediatezza e labilità, l’in-
in modo diretto con le caratteristiche del lavoro, ma che più spesso
sorgenza e la durata della fase successiva, cioè la resistenza, è legata alla
durata stessa dello stato di stress, in quanto l’elevato livello dell’equilibrio essi rappresentino l’effetto della combinazione interattiva di alcune
omeostatico raggiunto durante la fase di allarme deve rimanere inalterato di esse. In particolare il modello di Karasek et al. (1979) prevede due
fino a quanto lo stimolo stressogeno permane. In un certo senso, la fase
di resistenza prolunga e accentua le reazioni originate nella fase di contro
fattori fondamentali che, a seconda del loro abbinamento, possono
shock. Tale processo è sostenuto dall’attivazione dall’ipotalamo, il quale sti- dare luogo all’attivazione di processi che espongono l’individuo a
mola l’ipofisi anteriore (ghiandola ipofisaria) a produrre numerosi ormoni tra stress, oppure creare le pre-condizioni per favorire il sostegno della
cui l’ACTH (corticotropina) che a loro volta stimolano la corteccia surrenale
a sintetizzare gli ormoni glicocorticoidi tra cui il cortisolo che, avendo una
motivazione e l’apprendimento del lavoratore. Esse sono:
funzione antinfiammatoria, leniscono il dolore generato dalla permanenza › Le richieste lavorative (job demands), che riguardano l’impe-
dello stato di attivazione dell’organismo (aumento della tensione muscolare gno di cui il lavoratore si fa carico al fine di garantire lo svolgi-
e celebrale). La principale funzione di tale fase è quella di strutturare una for-
ma di adattamento più stabile da parte dell’organismo, logorato dalle altera- mento della propria mansione lavorativa. Le richieste possono
zioni funzionali e dalla persistenza della sintomatologia specifica e aspecifica coinvolgere sia la sfera fisica sia quella psicologica. Tale defini-
propria della Sindrome Generale di Adattamento, alla situazione stressogena. zione, secondo Favretto (1994), è parzialmente sovrapponibile
Se però la reazione fisiologica non rientra entro un arco di tempo limitato a
livello fisiologico, le aree deputate alla stimolazione della produzione delle a quella di carico di lavoro.
sostanze adenergiche e corticosteroidee continuano a richiederne la secre- › Il margine di controllo (control o decision latitude) accordato
zione e ciò può innescare uno sbilanciamento nell’equilibrio del meccanismo al lavoratore durante lo svolgimento del proprio lavoro e in
chimico di risposta allo stress e favorire fenomeni di cronicizzazione. Già a
partire dai suoi primi studi, Seyle aveva evidenziato l’effetto nocivo in partico- particolare in relazione all’assolvimento delle richieste previ-
lare del cortisolo la cui produzione se eccessiva e/o stabile nel tempo contri- ste dalla mansione. Tale dimensione è, a sua volta, specificata
buisce ad attivare processi irreversibili di deterioramento dell’organismo. Se
da altre due componenti: da una parte il margine di discrezio-
in seguito all’avvento della fase di resistenza l’agente stressogeno continua
a persistere, l’organismo va incontro alla fase di esaurimento. Tale fase rap- nalità concesso al lavoratore di esercizio di autorità decisio-
presenta l’esito del sovraccarico funzionale originato dall’innalzamento dei nale (decision authority) nello svolgimento dei propri compiti;
sistemi difensivi fisiologici e coincide con il crollo delle difese a causa dell’ab-
bassamento dei valori di funzionalità dell’organismo al di sotto dello stato
dall’altra le occasioni di utilizzare competenze già acquisite
normale. In tale fase il sistema di adattamento messo in atto dall’organismo e di svilupparne di nuove attraverso il proprio lavoro (skill di-
non ha più alcuna efficacia e possono apparire patologie di vario genere a scretion).
seconda delle predisposizioni individuali.
Dalla combinazione di queste due dimensioni si originano quat-
tro tipologie lavorative che rimandano a differenti scenari dal punto
di vista dell’esposizione ai rischi psicosociali:
IL JOB DEMAND-CONTROL: DALLA PROSPETTIVA
› Lavori ad alta tensione psicologica (high strain jobs). Sono
INTERAZIONALE AL LAVORATORE INSERITO
caratterizzati da elevate richieste lavorative e basso grado di
NEL MONDO «GLOBALIZZATO»
controllo, creano una elevata tensione negli individui che si
Tra i modelli riconducibili alla prospettiva internazionale, si distingue può manifestare come ansietà, depressione e vari disturbi psi-
il modello Job Demand-Control (JDC) di Karasek et al. (1979) che cosomatici.
ancora oggi riveste un ruolo centrale ed è ampiamente utilizzato › Lavori attivi (active jobs). Qui rientrano i profili occupazionali
per lo studio del fenomeno stress, sia nella sua versione originale in cui richieste lavorative anche molto elevate e impegnati-
(1979) sia nelle sue molteplici successive rivisitazioni (Johnson, Hall, ve sono compensate da un elevato controllo circa il proprio
Theorell 1989; Karasek, Theorell 1990; Karasek 2008). La riflessione lavoro non solo in termini di autorità decisionale, ma anche

44 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 45


a livello di competenze e strategie che l’individuo ha a dispo- Le principali critiche che sono state mosse al modello, in parte
sizione per farvi fronte. Questo profilo occupazionale è stato riconosciute dallo stesso Karasek (1979), riguardano la mancanza di
anche definito «sfidante», nel senso che le elevate richieste evidenze empiriche circa l’effetto interattivo delle variabili in esame
non rimandano come nella situazione precedente a vissuti di nel determinare la salute dei lavoratori (Payne, Fletcher 1983; Spec-
strain, essendo associate a un elevato grado di controllo, favo- tor 1987). La critica di «ipersemplificazione» del contesto lavorativo
riscono piuttosto la produttività, l’apprendimento e lo sviluppo ha spinto invece i ricercatori a revisionare il modello (Hall, Jonhson
della creatività del lavoratore. 1989; Karasek, Theorell 1990) includendo la dimensione del sup-
› Lavori a bassa tensione psicologia (low strain jobs). Sono i la- porto sociale (social support), inteso come sostegno proveniente
vori caratterizzati da elevato controllo e basse domande la- sia dai colleghi sia dai superiori gerarchici, il quale eserciterebbe
vorative, in cui cioè è garantita la possibilità di esercitare la un effetto protettivo (buffering) rispetto all’insorgenza di stress e di
propria autorità e le proprie competenze e di svilupparne di danni alla salute del lavoratore.
nuove in un contesto dove le pressioni e i carichi lavorativi Nel 2008 Karasek ha proposto una nuova formulazione del mo-
sono moderati o bassi. Secondo Karasek tali lavori sono spes- dello in chiave dinamica, al fine di rispondere all’esigenza di regi-
so accompagnati a vissuti di gratificazione e soddisfazione e strare gli effetti sulla salute del lavoratore determinati dai profondi
gli individui godono di uno stato di salute mediamente più ele- mutamenti dell’ultimo ventennio che hanno reso ancora più com-
vato rispetto al resto della popolazione lavorativa. plesso il contesto socio-economico di riferimento (globalizzazione,
› Lavori passivi (passive jobs). Sono caratterizzati da basse ri- nuove tecnologie ecc.). Utilizzando in chiave metaforica il secondo
chieste e bassa possibilità di controllo e di utilizzo di compe- principio della termodinamica proprio delle leggi fisiche, l’autore
tenze. Secondo Karasek, tali tipologie occupazionali non sono propone un parallelismo tra le forme di equilibrio o disequilibrio tra
particolarmente esposte a stress, ma non offrono possibilità di ambiente e esseri viventi che si originano dai processi attraverso
crescita e apprendimento e tendono a determinare un impo- cui questi ultimi trasformano il nutrimento e gli input ambientali in
verimento sul piano non solo delle abilità ma dell’esistenza del energia, e le forme di equilibrio/disequilibrio che si ingenerano tra
lavoratore. lavoratore e il suo contesto di riferimento. Tale rapporto non è più
analizzato nella combinazione degli elementi di richieste e con-
trollo su un piano meramente legato alla propria mansione, ma ri-
Richieste Apprendimento, guarda il «mondo globale». In particolare, il focus è sulle possibilità
motivazione
di controllo che il lavoratore ha sul flusso di eventi e informazione
Basse Alte
che provengono non solo dal contesto organizzativo, ma anche
da quello esterno dell’organizzazione. L’equilibrio o il disequilibrio,
Alto

Low
Active che in questo frangente diventano sinonimi di benessere o al con-
strain
trario di disagio psicologico, sono generati dalla possibilità che il
Controllo

lavoratore ha di gestire tale flusso continuo che arriva dall’ester-


no e influisce sul suo vissuto quotidiano. In tale nuova versione le
domande, il controllo e il supporto vengono analizzati su tre livelli
Basso

High
Passive
interconnessi: il task level, il livello del compito, in cui rispetto alle
strain
domande di tipo fisico e psicologico si aggiungono quelle di tipo
emotivo; l’organizazional level, che richiama il rapporto del lavora-
Strain, disturbi tore con l’organizzazione a cui appartiene; il macro level, dove si
psicosomatici trovano infine variabili del macro-sistema sociale al quale appar-
tiene il lavoratore, quali la percezione di insicurezza per la propria
Fig. 2.1. Il modello «Job Demand Control» [adattato da Karasek 1979]

46 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 47


condizione lavorativa interna all’organizzazione e più in generale oggettive presenti nel contesto macro o micro in cui il lavoratore è
nel mercato del lavoro. inserito, ma si riferisce alla presenza di una particolare caratteristica
Rispetto a tale modello, ancora oggi in corso di validazione, non di personalità che favorisce l’adozione di stili di coping che riman-
esistono evidenze empiriche e a questo stadio non è possibile espri- dano alla tendenza individuale di dedicare una quantità eccessiva di
mere considerazioni circa la sua applicabilità nella lettura del fe- risorse al lavoro anche a scapito della propria salute e del proprio
nomeno dello stress in ambito lavorativo. È tuttavia possibile, sulla benessere personale.
scorta della letteratura più recente (Tausig, Fenwich 2011), accoglie- Quindi se Karasek analizza il rapporto tra individuo e il proprio
re le ultime riflessioni di Karasek al fine di attualizzare un modello lavoro e successivamente con l’organizzazione concentrandosi
che si presta ormai solo parzialmente a rendere conto del disagio o sull’asse domanda-controllo al fine di predire gli effetti sulla salute
delle condizioni di apprendimento di lavoratori che, oggi, agiscono dei lavoratori, Siegrist si muove su quello dello sforzo-ricompensa.
per lo più in organizzazioni e settori produttivi profondamente di- Tale modello è definito transazionale perché, a differenza del pri-
versi da quelli in cui il modello stesso è stato sviluppato. mo, oltre a prendere in considerazione variabili che descrivono il
contesto, presta attenzione anche ad alcuni aspetti che riguardano i
processi psicologici che intervengono nella dinamica che determi-
LA PROSPETTIVA TRANSAZIONALE
na l’insorgenza del fenomeno dello stress (in particolare quelli legati
E IL CONCETTO DI RECIPROCITÀ:
all’overcommitment).
IL MODELLO EFFORT-REWARD IMBALANCE
Nella versione originale del modello (Siegrist 1996), le ricompen-
Un secondo modello che merita ricordare, tra quelli che si colloca- se (reward) rappresentano i bisogni individuali che l’organizzazione
no nella prospettiva transazionale per la rilevanza scientifica e ap- e il lavoro sono in grado di soddisfare. Secondo l’autore esse inclu-
plicativa, è l’Effort-Reward Imbalance (ERI) di Siegrist (1996). L’idea dono sia aspetti di tipo materiale come il compenso economico e
di base da cui si sviluppa è che il rapporto tra lavoratore e organiz- l’avanzamento di carriera, sia di tipo immateriale come i bisogni di
zazione sia concepibile come una forma di scambio sociale tra le apprendimento e di stima. Le ricompense possono rappresentare
due parti fondato sul concetto sociologico di «reciprocità». Secon- un fattore di protezione per la salute individuale qualora siano equi-
do Siegrist (2005) le forme di scambio possono essere di due tipi. librate rispetto all’impegno speso. I costi sono invece gli sforzi pro-
Quelle di tipo simmetrico sono regolate da norme che garantiscono fusi dall’individuo (efforts) sul lavoro e sono riconducibili due tipolo-
equilibrio tra ciò che è messo in campo dalle due parti; quelle di gie. Le prima riguarda sforzi determinati da aspetti di tipo estrinseco,
tipo asimmetrico generano invece iniquità e possono essere causa cioè legati al contesto lavorativo. Essi sono in parte assimilabili alle
di effetti negativi sul piano della salute psichica e fisica del lavo- job demands di Karasek in quanto riguardano il carico di lavoro, la
ratore. Siegrist (1996) si concentra quasi esclusivamente su queste pressione temporale e i livelli di responsabilità. Le seconde invece
ultime e in particolare identifica tre situazioni in cui il lavoratore può vengono definite di tipo intrinseco perché sono legate all’individuo
essere coinvolto in forme di scambio inique con l’organizzazione. e più precisamente richiamano la presenza di stili individuali di ap-
La prima viene definita di dipendenza e descrive una situazione che proccio al lavoro (coping) che espongono in modo differente allo
si verifica in momenti di particolare crisi del mercato del lavoro, in stress. In particolare Siegrist (1996) individua due stili di coping che
cui il lavoratore si trova costretto ad accettare una situazione svan- rimandano, per altro, alle caratteristiche presenti nelle personalità di
taggiosa dal punto di vista del rapporto costi-benefici a causa del- tipo A. Il primo stile è definito «energico» (vigor), rappresenta una
la mancanza di alternative. La seconda viene definita strategica e strategia adattiva che secondo l’autore ha ampie possibilità di con-
richiama una situazione in cui il lavoratore accetta una situazione durre a feedback positivi e richiama uno stato di attivazione e di
temporanea di squilibrio tra costi e benefici perché intravede all’in- impegno elevato che l’individuo associa a vissuti positivi. La seconda
terno dell’organizzazione la possibilità di raggiungere nel futuro una strategia definita «immersion» riguarda uno stile di coping disfun-
situazione più vantaggiosa che lo ripagherà degli sforzi profusi. La zionale che comporta la profusione di sforzi eccessivi e innesca una
terza, definita di overcommitment, non riguarda invece condizioni esperienza caratterizzata da vissuti emozionali negativi e da perce-

48 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 49


zione di insuccesso. Secondo Siegrist gli atteggiamenti e i vissuti Un’altra rivisitazione è legata alle relazioni intrattenute tra le di-
individuali associati a quest’ultima situazione sono: competizione, mensioni richiamate dal modello (figg. 2.2. e 2.3). Nella prima mo-
necessità di approvazione, irritazione eccessiva e incapacità di stac- dellizzazione la «componente intrinseca» rappresenta un aspetto
care dal lavoro. che specifica la dimensione dell’effort. Nella seconda formulazione
In tale modello l’effetto combinato generato dallo squilibrio tra diventa invece un concetto «indipendente» che influenza la perce-
benefici e costi (quest’ultimi rappresentati a loro volta delle com- zione individuale della situazione lavorativa determinata dal rappor-
ponenti intrinseche ed estrinseche il cui effetto è invece di natura to tra sforzi legati alle richieste lavorative e ricompense dell’organiz-
additiva) rappresenta l’antecedente di vissuti negativi e di sconforto zazione. Essa si trasforma così in una variabile che influenza la salute
emozionale che, se protratti nel tempo, possono ingenerare rea- del lavoratore non solo a livello diretto ma anche indiretto. In questo
zioni molto gravi anche sul piano fisico della salute del lavoratore modo oltre a rappresentare un fattore di rischio individuale (come
(Siegrist 1984). già era nella versione precedente) in questa ultima versione la com-
ponente soggettiva rappresenta il «fattore di discrimine» che rende
conto delle differenze tra soggetti circa le valutazioni riguardanti il
Elevati sforzi Bassa ricompensa
rapporto effort/reward. Per fare un esempio, le persone più «de-
dite al lavoro» potrebbero favorire valutazioni che descrivono una
situazione meno squilibrata rispetto a quella reale sull’asse costi/
benefici. Mentre nel modello di Karasek, non esistono elementi per
controllare tale aspetto, il modello ERI invece permette di compren-
Aspetti estrinseci Aspetti intrinseci Materiali (es. salario)
dere come le caratteristiche individuali contribuiscono a orientare le
(es. richieste (es. strategie
lavorative) di coping)
Immateriali (es. status sociale) percezioni dell’individuo in rapporto agli aspetti che caratterizzano
il proprio lavoro.

Fig. 2.2. Modello originale «Effort Reward Imbalace» [adattato da Siegrist 1996]

Livello Overcommitment
Nel 1999, Siegrist ha proposto una nuova riformulazione del mo- intrinseco

dello rispetto alla quale però, come notano Vegchel et al. (2005),
l’autore non ha mai chiarificato le motivazioni o riportato le evidenze Livello Elevati sforzi Bassa ricompensa
empiriche che hanno condotto a tale evoluzione. In questa formula- estrinseco
zione, si assiste a una parziale revisione del modello principalmente
in relazione alla componente intrinseca e al ruolo da essa gioca-
Fig. 2.3. Modello «Effort Reward Imbalace» aggiornato [adattato da Siegrist 1999]
to nelle evoluzioni a carico della salute del soggetto (Vegchel et al.
2005). Tale componente, che rappresenta come si è detto l’approc-
cio individuale al lavoro, viene completamente rivisitata: l’atteggia- Una rilettura critica del modello di Siegrist viene proposta da
mento «vigor» che richiama la strategia «adattiva» individuale non Schaufeli (1996, 2006) in particolare in merito alle norme che re-
compare più, mentre l’atteggiamento «disadattivo» definito di «im-
mersion» viene ribattezzato di «overcommitment», concetto che il workhaolic manifesta tre comportamenti chiave che lo contraddistinguono. Il primo ri-
come suggeriscono Fraccaroli e Balducci (2011), è sostanzialmente guarda il «lavorare in modo eccessivo»: tali individui trascorrono molto tempo a svolgere
attività legate al lavoro. La seconda richiama l’incapacità da parte dell’individuo di «staccare
sovrapponibile a quello più recente di workaholism6. mentalmente dal lavoro» anche durante i momenti dedicati al riposo e al tempo libero. La
terza infine rimanda al tema della compulsione perché i comportamenti sopra richiamati
6. Il workaholism è un concetto che indica un fenomeno che può essere descritto come si verificano in modo ricorsivo e con una costanza temporale che trascende le specifiche
una passione di tipo ossessivo nei confronti del lavoro (McMillan, O’Driscoll 2006). Esisto- situazioni che sta vivendo il soggetto (tali comportamenti si verificano cioè indipendente-
no differenti concettualizzazioni di workaholism. Secondo Schaufeli, Taris, Bakker (2006) mente dall’intensità delle richieste lavorative a cui è sottoposto l’individuo).

50 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 51


golano lo scambio sociale nel mondo delle organizzazioni carat- Non è chiaro perché l’autonomia e in seguito il supporto sociale ri-
terizzate dall’elevato contenuto relazionale delle attività. Secondo sultino le uniche risorse lavorative presenti nel modello di Karasek.
Schaufeli gli squilibri nella dinamica tra il dare (give) e il ricevere Non potrebbe essere che in certe condizioni lavorative risorse lavo-
(take) possono infatti registrarsi su tre differenti livelli. Il primo, come rative completamente differenti da questa risultino determinanti […]?
In modo simile, il modello ERI postula che le ricompense materiali e
postula il modello ERI, nel rapporto tra individuo e organizzazione.
immateriali siano le uniche risorse in grado di compensare l’impatto
Il secondo nei rapporti con il gruppo di lavoro dove la mancanza di
degli sforzi individuali sullo stress. Perché l’autonomia non è stata
reciprocità in termini di sostegno e collaborazione ingenerano non incorporata in questo modello? Sono forse le ricompense più im-
solo un deterioramento del clima, ma anche vissuti negativi a livello portanti dell’autonomia piuttosto che del supporto sociale? (Bakker,
individuale. In riferimento ai contesti di cura esiste un terzo livello Demerouti 2006: 311).
che riguarda il rapporto con l’utenza. In generale, secondo Schaufeli
(2006), a tale livello una percezione di forte squilibrio che coinvol- Un punto di forza che spesso è stato riconosciuto a questi mo-
ge in primo luogo elementi di tipo emotivo tra i benefici ricevuti e delli riguarda il fatto che essi, includendo aspetti molto generali del
il proprio investimento concorre allo sviluppo della sindrome del contesto lavorativo, possano essere utilizzati in molteplici contesti
burnout. anche molto differenti tra loro favorendo la comparabilità tra i ri-
sultati ottenuti. Tale orientamento alla generalizzazione inevitabil-
mente incontra limiti laddove sia necessario identificare fattori di
LE CRITICHE AI MODELLI TRADIZIONALI E I RECENTI
rischio propri di specifici contesti – come nel caso delle richieste
SVILUPPI: IL JOB DEMAND RESOURCES
degli utenti nell’ambito delle professioni di aiuto (Bakker et al. 2000)
E IL DEMAND INDUCED STRAIN COMPENSATION
o la dissonanza emotiva di quanti lavorano nei call center (Zapf et
I modelli fin qui descritti sono ancora oggi centrali sia nell’ambi- al. 1999). Secondo Bakker e Demerouti (2006), l’esigenza di conte-
to della ricerca scientifica sia, soprattutto, nell’ambito della ricerca stualizzare e adattare i modelli di lettura dello stress e del disagio alle
svolta anche fuori dai contesti accademici.7 Come abbiamo detto caratteristiche dei differenti contesti organizzativi ha nella maggior
per certi versi oggi poco si adattano – nonostante gli stessi autori parte dei casi condotto alla proliferazione delle cosiddette laundry
abbiano nel tempo operato alcune revisioni – a rendere conto della list (liste per la tintoria o liste della spesa – Lee, Ashforth 1996; Hal-
complessità organizzativa e delle molteplici sfide con cui il lavo- besleben, Buckely 2004), che non mirano a produrre modelli con-
ratore è chiamato a confrontarsi. Una debolezza che spesso viene tributivi per la formulazione di una teoria circa il fenomeno dello
evidenziata in entrambi i modelli presentati riguarda per esempio stress, ma che rappresentano piuttosto semplici liste di potenziali
l’eccessiva semplificazione attraverso cui viene descritta la relazione antecedenti dello stress di volta in volta modificabili in base alle ca-
individuo-contesto in rapporto al tema del disagio lavorativo. In al- ratteristiche dei diversi contesti.
tre parole, la presa in considerazione di un numero esiguo di dimen- Un’altra debolezza che spesso viene mossa nei confronti di que-
sioni come per esempio l’autonomia e il controllo nel caso del JDC, sti modelli riguarda l’eccessiva centratura sugli effetti negativi che le
piuttosto che degli sforzi e delle ricompense come nel caso dell’E- singole dimensioni e/o la loro combinazione producono sulla sa-
RI, restituiscono un quadro riduttivo della realtà e si espongono al lute del lavoratore sul piano fisico o psicologico. In particolare per
rischio di porre da un lato eccessiva enfasi su alcune dimensioni il modello di Siegrist (1996), mentre esistono numerose evidenze
e, dall’altro, di trascurarne completamente alcune che potrebbero empiriche che dimostrano come la combinazione di elevati sforzi e
invece giocare un ruolo fondamentale nell’eziologia dello stress: basse ricompense rappresenti una situazione che espone al rischio
di disfunzioni alla sfera cardiovascolare (Appels et al. 1997), disor-
dini di natura psichiatrica (Blum et al. 1996) e burnout (Bakker et al.
2000), scarse sono quelle che mettono invece in luce quali speci-
7. Si vedano per esempio i suggerimenti contenuti nei documenti ISPESL per la valutazione
del rischio stress lavoro correlato: <http://www.ispesl.it/documenti_catalogo/stress%20
fiche combinazioni tra «sforzi» e «ricompense» producano effetti
lavoro%20-%20correlato.pdf>. positivi sulla salute del lavoratore.

52 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 53


Accanto a tali modelli a partire dall’ultimo decennio e in parti- emotiva, piuttosto che fisica o cognitiva) e che rappresentano per
colare nell’ambito della OHP, si registrano quindi alcune nuove in- l’individuo un costo sul piano fisico e psicologico. Esempi di richie-
teressanti proposte volte a chiarificare i processi che determinano ste lavorative sono legate ai carichi di lavoro, a condizioni ambien-
l’esperienza di stress e di salute dei lavoratori. Tra questi il Job-De- tali sfavorevoli, piuttosto che al coinvolgimento emotivo e affettivo
mand Resource Model (JD-R), sviluppato da Demerouti e colleghi che si verifica nell’interazione con clienti o utenti.
(2001), ha riscosso un particolare interesse in questi ultimi anni e Per contro le risorse lavorative vengono definite come quegli
viene proposto dagli autori proprio come una risposta ai limiti dei aspetti fisici, psicologici, sociali e organizzativi che rappresentano
modelli sviluppati da Karasek e Siegrist. uno strumento funzionale al raggiungimento degli obiettivi lavora-
tivi, che rappresentano una risorsa utile a gestire le domande lavo-
rative o a contenere i costi psicologici a esse associati e che, infine,
Cognitive stimolano e sostengono la crescita e lo sviluppo personale. Richter
e Hacker (1998) distinguono le risorse in due sottocategorie: quelle
Emotive
Risorse + Strain esterne legate al contesto sociale (es. supporto dei superiori), orga-
lavorative nizzativo (es. equità) e al lavoro (es. autonomia, chiarezza di ruolo), e
Fisiche
-
quelle interne legate invece alle caratteristiche cognitive e agli stili di
Altre azione individuali. Il modello JD-R contempla solo le risorse ester-
Outcomes
-
organizzativi
ne. In tal senso, non includendo le risorse interne, si colloca, rispetto
alla tradizione scientifica delle teorie sullo stress, nella prospettiva
Supporto interazionale che pone il focus sulle caratteristiche del contesto alla
+ base del disagio, e lascia invece sullo sfondo il ruolo dei meccanismi
Autonomia
Risorse Motivazione
psicologici individuali.
lavorative +
Strumenti Demerouti e colleghi (2001) postulano due ipotesi fondamentali
lavorativi
circa i processi psicologici che il modello intende mettere in luce:
Altre la prima richiama gli effetti diretti che le richieste e le risorse lavo-
rative producono sull’individuo secondo un doppio processo che
Fig. 2.4. Il modello «Job Demand Resource» [adattato da Demerouti et al. 2001] si sviluppa simultaneamente (dual process); la seconda, il ruolo di
protezione delle risorse lavorative rispetto agli effetti negativi sul-
la salute individuale (buffering). Rispetto alla prima, a differenza dei
Il punto di partenza del modello JD-R è l’assunzione che sebbe- modelli tradizionali che si concentrano quasi esclusivamente sul
ne ogni contesto lavorativo riporti fattori specifici che espongono ruolo che l’interazione tra domande e risorse ha nel concorrere a
i lavoratori ai rischi psicosociali, tali fattori, a prescindere dalla loro determinare l’insorgere dello stress, alla base del modello JD-R vi
rilevanza e declinazione in ciascun contesto, possano essere rag- è l’ipotesi che sia le domande sia le risorse abbiano effetti diret-
gruppati in due macrocategorie generali: le richieste lavorative (job ti e ben identificabili non solo sul versante negativo ma anche su
demands) e le risorse lavorative (job resources). Esse rappresentano quello positivo legato al benessere del lavoratore. Come suggeri-
la struttura portante del modello JD-R all’interno delle quali si de- scono Meijman e Mulder (1998), le richieste lavorative non rappre-
clinano gli aspetti specifici che richiamano gli elementi salienti di sentano aspetti necessariamente negativi, possono però diventare
ciascun contesto lavorativo in esame. In particolare le richieste la- stressor e concorrere all’attivazione di un processo che conduce
vorative vengono definite dagli autori come quegli aspetti del lavoro al prosciugamento delle energie individuali nel momento in cui il
di ordine fisico, psicologico, sociale e organizzativo che richiedono lavoratore, per venire incontro a tali richieste, debba produrre sforzi
una mobilitazione di energie in termini di profusione di sforzi o di molti elevati. I costi legati al dispendio di energie sul breve termine
impiego di abilità (che possono coinvolgere per esempio la sfera possono essere arginati da strategie individuali (es. una focalizzazio-

54 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 55


ne dell’attenzione sugli aspetti più critici del compito piuttosto che (n=186.440) che hanno utilizzato il modello JD-R, viene riscontrata
una ridefinizione del compito), ma sul lungo periodo le strategie di per esempio una relazione positiva diretta tra richieste lavorative in
tipo compensatorio, se lo stimolo stressogeno permane, non sono condizioni precarie dal punto di vista della sicurezza e la complessi-
sufficienti a proteggere l’individuo dall’esperienza di strain e da un tà del lavoro ed elevati livelli di burnout. Non trova invece conferma
eventuale crollo psicologico. Le risorse lavorative non giocano in- il ruolo predittivo delle richieste fisiche rispetto agli effetti negativi
vece un ruolo unicamente nell’interazione con le domande, come sulla salute psicologica. Analogamente sul versante delle risorse la
postula per esempio Karasek, ma sono alla base di un processo di presenza di una cultura orientata alla sicurezza da parte della dire-
natura motivazionale e, se presenti, possono produrre un effetto zione, l’autonomia e il supporto sociale paiono essere gli elementi
diretto sulla salute individuale, sul piano delle caratteristiche lavo- maggiormente predittivi di atteggiamenti di impegno e dedizione al
rative e su quello sociale e organizzativo (Hackman, Oldman 1980). lavoro (job engagement).
Tale processo, secondo Bakker e Demerouti (2006), trova conferme In aggiunta all’ipotesi relativa agli effetti diretti delle richieste e
nella teoria della conservazione delle risorse (COR – Hobfoll 1989) delle risorse lavorative, gli autori del modello JD-R postulano anche
che asserisce che una delle principali spinte motivazionali alla base la presenza di un effetto di interazione tra questi due elementi. In
del comportamento individuale sia quella diretta al mantenimento particolare viene assunto che le risorse, qualora presenti, costitui-
e all’accumulo delle risorse. In tale senso le risorse rappresentano scano fattori di protezione (buffering hypothesis) dai rischi di strain
a un livello più generale gli elementi del lavoro che soddisfano bi- e del burnout (Bakker et al. 2003). Tale assunzione era già presente
sogni umani di base quali il bisogno di autonomia, di autoefficacia, nel modello di Karasek (1979, 1998) anche se la riflessione era cir-
di relazione (Deci, Ryan 1985). Dall’altra rivestono anche un ruo- coscritta ai temi dell’autonomia lavorativa e del supporto sociale.
lo legato alla loro natura estrinseca e rappresentano gli strumenti, Secondo il JD-R tutti i fattori ascrivibili nella macro-categoria delle
presenti nel contesto lavorativo, che consentono il raggiungimento risorse possono invece incidere moderando gli effetti negativi de-
degli obiettivi. Secondo Schaufeli (2002) mentre le richieste lavo- gli stressor sulla salute individuale. A riguardo esistono numerose
rative avrebbero un effetto diretto nel favorire l’insorgenza del bur- evidenze empiriche. Per esempio, Billings et al. (2000) riscontrano
nout, le risorse lavorative avrebbero un effetto diretto nel sostenere in una popolazione di caregivers che la presenza di un elevato sup-
la condizione di impegno e coinvolgimento nel lavoro, il job enga- porto sociale modera l’effetto negativo delle domande fisiche sul
gement.8 vissuto di esaurimento emotivo, e che l’autonomia modera l’impat-
Rispetto agli effetti diretti delle domande e delle risorse lavo- to dell’aggressività dell’utenza sullo sviluppo di atteggiamenti cinici
rative sulla salute individuale, sono state prodotte nel corso degli degli operatori. Hakanen et al. (2005) hanno infine rilevato come
anni numerose evidenze empiriche a conferma di tali ipotesi. In una la presenza di risorse possa mitigare la disaffezione nei confronti
recente meta-analisi (Nahrgang et al. 2011) effettuata su 203 studi del proprio lavoro di quanti lavorano in ambito ospedaliero e sono
esposti a elevate richieste (sovraccarico di lavoro, inadeguatezza
8. Secondo Maslach et al. (1997) burnout e job engagement si trovano agli estremi opposti
di un continuum e il processo che conduce al primo viene interpretato come erosione
degli ambienti di lavoro dal punto di vista strutturale).
dell’impegno verso il lavoro, come conversione dell’energia in esaurimento, come scivo- Una proposta in parte simile a quella di Demerouti e colleghi
lamento del coinvolgimento in cinismo e dell’efficacia in inefficacia. Il job engagement, di
converso, si caratterizza per energia, coinvolgimento ed efficacia professionale, cioè come
(2001) è quella del Demand Induced Strain Compensation (DISC) di
il prodotto simmetrico delle tre dimensioni o sotto-scale del burnout. Secondo Schaufeli De Jonge e Dormann (2003). Anche in questo caso il focus è posto
(2002) il job engagement non costituisce invece l’opposto del burnout e non è, come sulla dicotomia tra richieste (job demands) e risorse (job resouces)
tale, caratterizzato da fattori simmetrici (energia, coinvolgimento ed efficacia versus esau-
rimento, cinismo e mancanza di efficacia personale), ma si configura come una dimen- lavorative e si propone, similmente al JD-R, come una risposta alla
sione autonoma se pur fortemente correlata (ma non sovrapposta) al burnout. Secondo debolezze via via evidenziate dalla letteratura di tali modelli tradi-
Schaufeli le dimensioni identificate per definire l’impegno sarebbero anch’esse tre. Il vigore
inteso come elevato livello energetico, elasticità mentale e perseveranza; la dedizione vista zionali. In particolare il modello DISC si sviluppa a partire dai risultati
come un insieme di sentimenti di entusiasmo, ispirazione, orgoglio e sfida, segnalati da un contrastanti ottenuti dalle ricerche disponibili in letteratura basate
coinvolgimento affettivo oltre che cognitivo e l’assorbimento, descritto come uno stato di
piena concentrazione e lucidità mentale: «Quel fluire in cui si perde il senso del tempo»
sul modello JDC di Karasek circa il ruolo di moderazione delle ri-
capace di dare vita a una profonda soddisfazione interiore. sorse nella relazione tra richieste e effetti sulla salute dei lavorato-

56 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 57


ri. Secondo gli autori tale stato di cose non è da ricondurre all’in- colleghi, ma anche formale laddove l’azienda garantisca il supporto
consistenza dell’ipotesi della moderazione, bensì al fatto che i due o la consulenza professionale all’individuo o al gruppo rispetto a tali
macroblocchi delle risorse e delle richieste vengano trattati come tematiche. Infine nel modello DISC le richieste lavorative riconduci-
costrutti monodimensionali con la conseguenza di ignorare così bili alla sfera fisica si focalizzano su quei contenuti del lavoro che ri-
l’impatto specifico che ciascuna sottodimensione gioca nell’eziolo- mandano alla necessità di effettuare movimenti, come per esempio
gia del disagio (Hobfoll, Shirom 2000). In un recente studio De Jon- lo spostamento dei pazienti, che possono avere ricadute sul sistema
ge et al. (2010) scompongono così le richieste lavorative presenti muscolo-scheletrico. Un ambiente lavorativo progettato secondo
nel modello JDC in cognitive, emotive e fisiche, e osservano come principi ergonomici, piuttosto che la presenza di strumenti di tipo
l’autonomia moderi l’impatto delle richieste emotive e cognitive, meccanico (gli ausili) che consentano di alleviare il peso del carico
ma non di quelle fisiche nello sviluppo di stress e burnout. Secondo da movimentare, rappresentano esempi di risorse adeguate a com-
gli autori, l’autonomia decisionale potrebbe non essere una risorsa pensare le richieste di tipo fisico (De Jonge, Dormann 2003).
appropriata a compensare gli effetti negativi delle richieste fisiche,
mentre potrebbero esserlo le risorse riconducibili allo stesso domi-
nio, ossia di tipo fisico (De Jonge, Dormann 2003).
Elevate Elevate
Sulla base di tali considerazioni, la formulazione del modello richieste risorse Apprendimento,
DISC propone una struttura multidimensionale in cui le macroca- fisiche emotive motivazione
tegorie delle richieste e delle risorse sono specularmente suddivi-
Elevate Elevate
se ciascuna in tre sottodimensioni che richiamano differenti aspetti richieste risorse
dell’attività lavorativa: la sfera cognitiva, quella emotiva e infine fisi- cognitive cognitive

ca. Sul versante del dominio cognitivo le richieste richiamano i pro- Elevate Elevate Elevate Basse
richieste risorse Strain, disturbi
cessi mentali coinvolti nelle attività che richiedono al lavoratore di richieste risorse
fisiche emotive psicosomatici
emotive cognitive
processare informazioni (es. dover prendere decisioni complesse e
in condizioni di incertezza, rispetto a un paziente). Le risorse invece Elevate Basse
richieste risorse
riguardano quegli aspetti presenti nel contesto lavorativo che sono cognitive cognitive
funzionali a sostenere il lavoratore nell’adempiere alle richieste di
Elevate Basse
tipo cognitivo (come la possibilità di ricevere sostegno da parte dei richieste risorse
colleghi o dei superiori durante il processo decisionale, piuttosto emotive cognitive

che la presenza di tecnologie che consentono di contribuire all’ac-


curatezza del processo diagnostico). Rispetto alla sfera emotiva si
annoverano due tipologie di richieste: la prima si riferisce allo sforzo Fig. 2.5. Il modello «Demand Induced Strain Compensation» [adattato da De Jonge,
che l’individuo deve sostenere al fine di gestire le emozioni speri- Dormann 2003]

mentate nel corso dello svolgimento del proprio lavoro (es. lavorare
a contatto con pazienti terminali, Van de Tooren, De Jonge 2008); la
seconda si riferisce allo sforzo legato alla possibilità di manifestare le A fondamento del modello DISC gli autori postulano l’esistenza
proprie emozioni (es. la necessità di controllare le proprie emozioni di tre principi che regolano le relazioni tra richieste, risorse lavo-
nell’interazione con l’utenza che protesta per il servizio erogato, De rative ed effetti a carico della salute dei lavoratori: il principio della
Jonge et al. 2008). Per contro le risorse sono quegli aspetti presenti tripla equivalenza (triple match principle), il principio della compen-
nel contesto lavorativo che rappresentano uno strumento funziona- sazione (compensation principle) e infine il principio dell’equilibrio
le alla gestione dell’emotività da parte del lavoratore che è, si pensi (balance principle).
agli ospedali, spesso connaturata alla tipologia del servizio erogato. Secondo il principio di equivalenza tripla, la probabilità massi-
Esse possono essere di carattere informale, come il supporto dei ma di osservare un effetto di interazione tra richieste e risorse si

58 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 59


riscontra quando c’è equivalenza di contenuto tra richieste, risorse sono stati sviluppati importanti iniziative finalizzate alla diffusione
ed effetti di salute. Per tanto, secondo tale assunto, domande di della cultura della gestione di tali rischi (Guida al contesto europeo
un certo tipo (es. cognitive: sovraccarico di lavoro) è più probabile per la gestione del rischio psicosociale – PRIMA-EF9 2008, 2009,
che producano effetti sull’individuo appartenenti allo stesso domi- <www.prima-ef.org>).
nio di esperienza (quindi di tipo cognitivo: es. stanchezza mentale, La valutazione dei rischi psicosociali costituisce in questa pro-
difficoltà di concentrazione). Ma non solo. Secondo tale assunto, spettiva una tappa fondamentale del processo di gestione del ri-
saranno più efficaci risorse di tipo cognitivo piuttosto che di altro schio in quanto fornisce informazioni circa la natura e la gravità dei
tipo (emotive o fisiche) nell’attenuare gli effetti di tale domande sulla problemi legati ai rischi psicosociali e sul modo in cui essi possono
sintomatologia a carico del lavoratore. incidere sulla salute di coloro che vi sono esposti. Il processo di
Se il principio di equivalenza tripla rappresenta un tema per certi gestione dei rischi deve essere sostenuto da strategie sistematiche
versi innovativo nella letteratura riguardante il benessere nei conte- di raccolta e monitoraggio di evidenze empiriche che descrivano
sti lavorativi, i principi di compensazione e di equilibrio riguardano in modo attendibile lo «stato di salute» della popolazione lavora-
aspetti già ampiamente presenti sia nel modello di Karasek sia in tiva in oggetto. Ma ciò significa che la valutazione dei rischi non
quello di Demerouti e colleghi. Similmente a Demerouti e Bakker, rappresenta né l’unica azione da intraprendere né un’attività fine a
De Jonge e Dormann riprendono la teoria della Conservazione del- se stessa, ma fa parte di un più ampio quadro di azioni e processi
le risorse (COR) di Hobfoll (1989): gli individui al fine di contrastare attivati dall’organizzazione nella convinzione che considerare il ri-
gli effetti negativi delle elevate richieste lavorative attingerebbero schio psicosociale in tutte le sue espressioni possa determinare sia
alle risorse disponibili e accumulate in precedenza al fine di conte- un aumento dei livelli di benessere organizzativo  sia una migliore
nere gli effetti negativi sul proprio benessere. Il principio di equilibrio performance e dunque maggiori benefici economici e sociali per le
è invece legato ai bisogni di crescita e si sostanzia nell’ipotesi che aziende.
l’equilibrio tra domande e richieste lavorative promuova uno stato di
benessere e di elevata performance nei lavoratori. Come già aveva
intuito Karasek (1979) quindi, la combinazione di richieste lavorative
sfidanti e risorse elevate rappresenta una situazione che consen-
te agli individui di investire pienamente sullo sviluppo completo del
proprio potenziale inteso in termini di crescita personale e di au-
mento delle proprie competenze e di beneficiare delle conseguenti
ricadute positive sul benessere individuale.

2.3. IL PROCESSO DI GESTIONE


DEI RISCHI PSICOSOCIALI E LE DIVERSE
PROSPETTIVE DELLA VALUTAZIONE
La gestione dei rischi psicosociali, così come è richiamata dalla nor- 9. PRIMA-EF, acronimo di «Psychosocial Risk MAnagement-European Framework», è un
progetto finalizzato a creare un modello europeo per la gestione dei rischi psicosocia-
mativa italiana ed europea, può essere definita come quell’insieme li. Tale progetto, coordinato dall’Institute of Work and Health Organization – University
di azioni preventive o di interventi diretti primariamente alla sorgen- of Nottingham (I-WHO), è stato realizzato, con il supporto dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità e dell’International Labour Organization (ILO), da un consorzio internazionale
te del rischio sul posto di lavoro e al livello organizzativo. In lettera- costituito da istituti partners europei: il Federal Institute for Occupational Safety and Health
tura è ormai noto e condiviso l’assunto secondo il quale la gestione (BAuA) per la Germania, l’Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro (ISPESL)
per l’Italia, il Netherlands Organisation for Applied Scientific Research (TNO) per l’Olanda,
del rischio di stress occupazionale costituisca una leva organizzativa il Central Institute for Labour Protection (CIOP) per la Polonia, il Finnish Institute of Occu-
di benessere e di efficacia (Leka, Cox 2010), mentre a livello europeo pational Health (FIOH) per la Finlandia.

60 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 61


Pericoli Indici di salute miglioramento finalizzate alla riduzione dei rischi, una fase di «ridu-
organizzativi organizzativa zione del rischio», quella attuativa per antonomasia e da definire in

Valutazione dei rischi


e psicosociali e individuale
Associazione statistica relazione ai risultati della prima fase – al centro del cap. 3 di questo
testo – e, infine, uno step dedicato al monitoraggio e alla valuta-
zione del cambiamento. La gestione dei rischi psicosociali per pro-
Probabilità muovere davvero un miglioramento rispetto alle condizioni della
di rischio
associata ai fattori qualità della vita lavorativa, deve essere intesa come «processuale»
e «continua», articolarsi cioè nella pratica quotidiana dell’organiz-
Stima dei rischi zazione sviluppando sinergie con gli obiettivi che essa persegue a
residuali un piano più generale. Lo sviluppo di tali pratiche, infatti, se accol-
te dalle organizzazioni nel loro significato più autentico e meno
Restituzione dei risultati emersi «adempitivo» rappresentano un’occasione per ripensare i processi
dalla valutazione e raccomandazioni per l’azione
sociali e culturali che animano le organizzazioni di lavoro e pro-
muovono sviluppo e qualità anche dal punto di vista dell’efficacia
Identificazione
dell’azione organizzativa.
Traduzione

delle «patologie
organizzative» Imput del gruppo In generale è possibile riconoscere differenti prospettive e mo-
e identificazione diretto
degli interventi dalità di intendere gli interventi volti alla promozione della salute e
+
Conoscenza del benessere all’interno delle organizzazioni. In questo senso, in
della letteratura
Progettazione scientifica
materia di stress e di promozione della salute e benessere è nota
degli interventi di riferimento la distinzione tra due principali prospettive (Parkers, Sparkers 1998;
riduzione dei
Interventi/

+
Avallone, Paplomatas 2005). La prima è definita «socio-tecnica»
rischi

Conoscenza
Implementazione, del contesto e identifica quale principale livello di azione gli aspetti oggettivi e
monitoraggio organizzativo
e gestione strutturali dell’ambiente di lavoro che hanno implicazioni sullo stress
degli interventi e sulla salute dei lavoratori. La seconda invece, definita «psicosocia-
le», si ispira ai principi della Partecipatory Action Research e assume
Valutazione degli interventi al fine di orientare quale livello centrale di intervento le percezioni dei lavoratori e gli
Valutazione

le valutazioni dei rischi future


aspetti culturali dell’organizzazione e per certi versi si pone come un
superamento della prima prospettiva.
Valutazione dei risultati al fine di orientare
le valutazioni dei rischi future
A livello operativo Avallone e Paplomatas (2005) mettono in evi-
denza alcune principali differenze tra i due approcci. La prima ri-
guarda il piano degli obiettivi e la concezione di rischio adottata.
Fig. 2.6. Modello di gestione dei rischi per i pericoli psicosociali [adattato da Cox, Griffiths,
Randall 2003] La prospettiva socio-tecnica tende a focalizzarsi su quegli aspetti
del lavoro e dell’organizzazione maggiormente concreti che pos-
sono essere più facilmente manipolati (es. turni, job design ecc.),
In tal senso lo scopo della valutazione del rischio è quello di aderendo così a una prospettiva parcellizzata che include aspetti
ispirare, guidare e quindi sostenere gli interventi che seguiranno per lo più di tipo «oggettivabile». La prospettiva psicosociale con-
e che sono finalizzati alla riduzione del rischio e alla promozione cepisce invece la salute del lavoratore in una prospettiva più ampia
del benessere. L’EU-OSHA (2002) individua infatti quattro fasi del che comprende anche gli aspetti di tipo psicologico e sociale che
percorso di gestione del rischio; la valutazione costituisce solo il intervengono nella quotidianità lavorativa. In altre parole, mentre
primo step a cui deve seguire una fase di «traduzione» destinata a la prima concepisce il cambiamento organizzativo come l’esito di
condividere, «traducendo» tra i diversi attori le possibili attività di un’azione attuata meramente sul piano strutturale, la seconda as-

62 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 63


sume una prospettiva secondo cui qualsiasi tipo intervento anche dove il termine «salute» è da intendersi in primo luogo come si-
di ordine strutturale per essere efficace deve essere accompagnato nonimo di sviluppo, crescita e apprendimento personale, sociale
dal relativo cambiamento culturale. e organizzativo.10 L’agenzia PRIMA-EF (2008), in accordo per altro
Una seconda differenza si rintraccia nella differente enfasi che con la letteratura e le evidenze empiriche a sostegno della validi-
viene posta sulla dimensione politico-negoziale e sul differente tà del modello della ricerca-azione (Lewin 1975), evidenzia inoltre
ruolo che viene conferito alla figura dell’esperto nel processo di ri- come l’adozione di un approccio partecipativo aumenti le proba-
cerca-intervento. Mentre nel caso della ricerca socio-tecnica le fasi bilità di successo del percorso, da un lato perché riduce gli ostacoli
di valutazione e, ancor più, di pianificazione degli interventi sono al cambiamento e dall’altro perché esso stesso, ancora prima degli
affidate tendenzialmente a «esperti» interni o esterni all’organizza- interventi che emergeranno necessari in seguito alla valutazione, si
zione e sono pressoché assenti momenti che prevedano la con- qualifica quale strumento di prevenzione del disagio e di promozio-
sultazione e la partecipazione dei dipendenti, il fine di un processo ne del benessere.
di valutazione e gestione dei rischi attuato secondo una prospet- L’adozione di una prospettiva partecipativa è altresì sostenuta
tiva psicosociale è quello di favorire la conoscenza/cambiamento dalla stessa comunicazione della Comunità europea, Adattarsi alle
dell’organizzazione interessata; essa ha cioè come scopo quello di trasformazioni del lavoro e della società: una nuova strategia co-
far emergere i problemi e le relative soluzioni, nel contesto dell’or- munitaria per la salute e per la sicurezza (2002-2006) le cui indica-
ganizzazione attraverso modalità partecipative e coinvolgenti tutti zioni sono state recepite dalla normativa italiana in seguito all’ac-
i soggetti interessati in tutte le fasi della realizzazione della ricerca cordo europeo sullo stress dell’8 ottobre 2007. In essa viene infatti
(Alastra 2007). Inscrivere la valutazione dei rischi psicosociali in tale richiamata l’importanza del «dialogo sociale» al fine di «occuparsi
prospettiva assume così il significato di attivare un processo diagno- in modo utile di tali nuovi rischi, in particolare dello stress, il cui
stico circolare e partecipato finalizzato alla comprensione e alla so- aspetto multiforme, proprio per le numerose patologie che posso-
luzione dei problemi, alla costruzione di «sapere» e alla promozione no essergli attribuite, giustifica pienamente una iniziativa di questo
di cambiamento sociale (Amerio, De Piccoli, Miglietta 2000). genere che coinvolge le parti sociali».
Mentre così l’adozione di una prospettiva socio-tecnica tende a Anche le più recenti linee guida per il contesto italiano (2012) in
conferire agli «esperti» un ruolo centrale nell’identificazione e nella materia di stress lavoro correlato vanno in questa direzione:
progettazione degli interventi che riguardano i rischi psicosociali,
nel caso della prospettiva psicosociale viene posta particolare enfasi I lavoratori rappresentano gli osservatori privilegiati dell’organizza-
zione del lavoro in quanto ne sono parte e la vivono direttamente […]
sul lavoratore che è considerato egli stesso «esperto» per quan-
pertanto non vi può essere altro modo di valutare i fattori di contesto
to concerne le tematiche che riguardano il suo lavoro (Cox et al.
e di contenuto se non coinvolgendo i lavoratori […]. La partecipazio-
2000a). In tale frangente l’esperto svolge più che altro una funzio- ne dei lavoratori deve essere assicurata sia in fase preliminare che
ne di supporto. Inoltre può rivelarsi utile il prevedere che all’interno approfondita seppure con modalità diverse (Linee guida11, 2012: 15).
dell’organizzazione venga costituito un gruppo di coordinamento
composto dai rappresentanti delle parti sociali dell’organizzazio-
ne. Il contributo di tale gruppo più che legato a un ruolo di guida 10. Nel panorama legislativo italiano, tale logica è già in realtà contenuta nella Legge 626,
dove ai lavoratori, per la prima volta viene riconosciuto un ruolo attivo nella promozione
rispetto agli obiettivi del progetto dovrebbe essere principalmen- della sicurezza, e cessano di essere considerati soggetti passivi da «tutelare». Infatti nelle
te orientato allo sviluppo di reti di connessione tra gli attori socia- intenzioni del legislatore, «informazione – formazione – istruzione – addestramento, che
fondano le [loro] radici in una cultura di tipo partecipativo» sono finalizzate a promuovere
li interessati (ricercatori, direzione, lavoratori, stakeholders ecc.) e un coinvolgimento diretto del lavoratore alle decisioni che riguardano l’organizzazione del
all’attivazione di occasioni di scambio e confronto (tra parti sociali sistema della prevenzione aziendale oltre che a diffondere la consapevolezza che la lotta
e tra «esperti» e parti sociali). In tal senso l’adozione di una logica al rischio deve essere condotta attraverso la collaborazione di tutte le parti interessate.

partecipativa sottende un’azione che va oltre il «contenimento del 11. Documento stress lavoro correlato: indicazioni per la corretta gestione del rischio e
per l’attività di vigilanza alla luce della lettera circolare del 18 novembre 2010 del Ministero
disagio» tout court e anche oltre la sola «promozione della salute». del Lavoro e delle Politiche sociali curato dal Coordinamento tecnico interregionale della
Essa è piuttosto un’azione orientata alla «costruzione della salute», prevenzione nei luoghi di lavoro.

64 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 65


Un’ulteriore differenza tra prospettiva socio-tecnica e psicoso- cui appartiene. In tal senso la partecipazione dei lavoratori non si
ciale riguarda, in sede di progettazione dell’attività diagnostica, il esaurisce nel loro coinvolgimento in occasione della raccolta dati
differente rilievo conferito alle tecniche di misurazione «soggettiva» in cui viene chiesto di esprimere la loro opinione circa i rischi per
e «oggettiva», entrambi utili a costruire la mappatura dei rischi psi- la loro salute, ma riguarda tutte le fasi del processo di gestione e
cosociali all’interno dell’organizzazione. In questa sede per tecniche quindi in primo luogo la riflessione sulle risultanze emerse e la pro-
di misurazione «oggettiva» (vedi par. 2.4) intendiamo tutte quelle gettazione successiva degli interventi.
che consentono di raccogliere dati e informazioni che possono in
modo diretto o indiretto fornire indicazioni circa il loro stato di salu-
te e i rischi psicosociali a cui sono essi sono esposti «indipendente- 2.4. LA VALUTAZIONE «OGGETTIVA»
mente dalle elaborazioni cognitive ed emotive dei singoli lavoratori DEI RISCHI PSICOSOCIALI
e dalle loro percezioni o personali reazioni all’ambiente di lavoro»
(Romano 2009: 254). Tali tecniche sono valorizzate all’interno delle Rispetto agli approcci di natura «oggettiva», Romano et al. (2009),
ricerche che si pongono in una prospettiva socio-tecnica perché, al identificano almeno tre tecniche di misurazione che rientrano in
di là delle questioni che riguardano la validità e l’attendibilità dei dati questa categoria sviluppate in ambiti scientifico-disciplinari diffe-
che permettono di raccogliere, consentono di acquisire informa- renti e non necessariamente alternative l’una all’altra:
zioni senza mettere in atto una consultazione diretta dei lavoratori. › Misure di situazione, esse consistono nell’utilizzo di metodi
L’assunto implicito di tale prospettiva è che lo stress sia un fenome- «osservativi», tra cui la job analysis, basati sulla rilevazione,
no sostanzialmente oggettivabile e quantificabile per quanto con- mediante griglie di osservazione, degli aspetti lavorativi e del
cerne sia le cause (carichi di lavoro) sia gli effetti. In questo senso le contesto entro cui il lavoro viene svolto che possono risultare
elaborazioni cognitive ed emotive che pure entrano in gioco nella critici (Greiner 1998);
definizione del fenomeno, piuttosto che essere concepite come › Misure degli effetti fisiologici dello stress, rientrano in questa
aspetti cruciali per la comprensione del processo, sono viste come categoria in particolare le «misure fisiologiche» che attraver-
elementi da «isolare» in quanto potenziale causa di distorsione del- so la rilevazione di parametri quali per esempio la frequenza
le informazioni raccolte. Le tecniche di raccolta dati sviluppate se- cardiaca, la pressione arteriosa, il dosaggio delle catecolamine
condo un approccio soggettivo riguardano invece l’indagine delle e del cortisolo nel sangue, possono fornire indicazioni circa i
percezioni e dei vissuti dei lavoratori. Così le esperienze soggettive livelli di stress raggiunti dagli individui e popolazione lavorativa
riguardo il rapporto con il proprio lavoro e l’organizzazione, le dina- in esame;
miche relazionali nonché i vissuti legati alla propria salute psicolo- › Misure epidemiologiche e monitoraggio di indicatori «og-
gica ma anche fisica, assumono una rilevanza centrale nel processo gettivi» di salute organizzativa, nelle organizzazioni le prime
di valutazione e, in seguito, di gestione dei rischi psicosociali. Sul possono essere raccolte tramite l’attività di sorveglianza sa-
piano della prospettiva teorica l’adozione di un approccio sogget- nitaria eseguita dalla Medicina del lavoro e possono essere
tivo è guidato dall’assunzione più o meno esplicita che lo stress sia utili e individuare nella popolazione lavorativa presa in esame
un fenomeno primariamente soggettivo in cui giocano, nel deter- o in parti di essa, patologie e alterazioni di cui si riconosce
minare la salute psicologica e fisica dei lavoratori, un ruolo di primo una natura in qualche modo psicosomatica. I secondi consi-
piano sia le elaborazioni cognitive individuali sia quelle condivise sul stono in una serie di dati, reperibili normalmente dagli archivi
piano gruppale e collettivo. Tale approccio incontra gli obiettivi del- organizzativi, che se raccolti in modo ricorsivo lungo un arco
la ricerca attuata in una prospettiva psicosociale nella misura in cui di tempo ragionevolmente lungo (es. lungo un quinquennio
conferisce al lavoratore un ruolo attivo nel processo di costruzione confrontando il dato su base annuale o semestrale) consento-
e riflessione circa i significati che stanno alla base della convivenza no di registrare eventuali cambiamenti nel comportamento e
organizzativa, e che sono di rilievo per la progettazione di azioni per nello stato di salute degli individui e dell’intera organizzazione.
la promozione della salute all’interno del contesto organizzativo a Esempi di tali indicatori sono il turnover o l’assenteismo.

66 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 67


I primi due approcci hanno avuto poco seguito e si espongono a tecniche di misurazione oggettive dello stress lavorativo si osserva
numerose critiche. Sono infatti rari gli esempi di metodologie di va- una tendenza alla sottostima di queste stesse relazioni. Inoltre stan-
lutazione dei rischi sviluppate nel contesto nazionale e internazio- te la componente soggettiva «intrinseca» di tali fenomeni, centrale
nale che prevedono il loro utilizzo tout court. Rispetto, per esempio, rispetto all’eziologia e allo sviluppo di effetti a carico della salute del
alla tecnica osservativa, come notano Argentero et al. (2009), essa lavoratore, il solo utilizzo di tecniche oggettive potrebbe esporre al
può sicuramente costituire un metodo di valutazione efficace se rischio di ricostruire un quadro semplificato e incompleto che non
condotta attraverso strumenti di rilevazione standardizzati utilizzati tenga in considerazione le imprescindibili valutazioni emotive e co-
da esperti; può tuttavia presentare difficoltà d’impiego legate al fat- gnitive dei lavoratori circa il contesto.
to che potrebbe risultare estremamente complesso e dispendioso
riuscire a conciliare le esigenze produttive e di svolgimento dell’at-
tività lavorativa con quelle della ricerca finalizzata alla valutazione 2.5. LA VALUTAZIONE «SOGGETTIVA»
dei rischi. Lo stesso discorso vale per la misurazione degli effetti DEI RISCHI PSICOSOCIALI
fisiologici dello stress. Su questo versante vanno inoltre annoverati
i limiti legati all’incertezza dei risultati prodotti da tali misurazioni, Rispetto all’approccio soggettivo è possibile annoverare due ma-
soprattutto nel caso in cui non vengano associate alla valutazione cro-tipologie di strumenti di rilevazione: l’intervista – individuale e
soggettiva dell’esperienza lavorativa. Indicatori quali i tassi emati- di gruppo – e il questionario. In linea generale la loro finalità di im-
ci del cortisolo e delle catecolamine o la pressione arteriosa sono piego riguarda la raccolta di due tipi di informazioni: i fatti e le opi-
inoltre legati a ritmi circadiani e rendono difficile elaborare un’inter- nioni (Denscombe 2000). Le informazioni fattuali riguardano i dati
pretazione univoca circa i livelli di stress di un individuo o di intera di natura oggettiva e solitamente le caratteristiche socio-anagrafi-
una popolazione lavorativa (Favretto 1994). che dell’intervistato o le informazioni relative alla sua posizione la-
Per quanto riguarda il terzo gruppo, diverse proposte metodolo- vorativa. Le opinioni invece si riferiscono alle informazioni, mediate
giche e linee guida per la valutazione dello stress e dei rischi psico- dalla soggettività del rispondente, che riguardano gli atteggiamenti,
sociali sostengono la validità di modelli di valutazione che preveda- i sentimenti, le credenze, le percezioni, le preferenze, le intenzioni,
no l’utilizzo di tali indicatori quali strumenti principali per effettuare le aspettative e le conoscenze.
una mappatura volta a evidenziare eventuali situazioni di criticità per L’intervista, nella forma più diffusa, può essere definita come
i lavoratori rispetto al tema dello stress. Essi però possono difficil- una modalità di raccolta di informazioni di tipo qualitativo che pre-
mente, da soli, aiutare a costruire una lettura «univoca» dei fenome- vede la comunicazione verbale tra ricercatore e rispondente. Tale
ni di disagio e di benessere in un contesto complesso come quello tecnica può essere organizzata con modalità di formalizzazione
delle organizzazioni di lavoro. Essi rappresentano piuttosto sintomi, più o meno rigide, lungo un continuum ai cui estremi troviamo
indizi (vedi cap. 6) che, se inseriti in un quadro più articolato in cui si la tipologia non strutturata da una parte e quella completamente
prevede l’utilizzo di altri fonti di dati, quali la percezione soggettiva strutturata dall’altra. Rispetto alle ricerche volte a valutare i rischi
del lavoratore, possono anche contribuire a evidenziare elementi di psicosociali alcuni autori, tra i quali Fraccaroli e Balducci (2011),
fondamentale importanza per completare il quadro di informazioni suggeriscono come modalità più adatta allo scopo le interviste
globalmente emerso. semi-strutturate. Tale soluzione offre infatti il vantaggio da una
In generale, a dispetto del fascino che esercitano le tecniche di parte di prevedere l’utilizzo di «griglie», messe a punto preceden-
misura «oggettive», è necessario sottolineare che esse non sono temente, da seguire durante lo svolgimento dell’intervista, dall’al-
esenti da critiche che evidenziano, al pari di quanto accade per le tra lascia un adeguato spazio al lavoratore per poter mettere in
tecniche soggettive, il rischio di incorrere in distorsioni se non veri evidenza, attraverso una discussione più aperta e libera, eventua-
e propri errori di misurazione. Frese e Zapf (1988) sostengono per li problematiche o aspetti per lui importanti e urgenti rispetto al
esempio che mentre negli approcci soggettivi tendono a essere tema dello stress e che riguardano la sua quotidianità lavorativa.
enfatizzate le relazioni tra variabili indipendenti e outcomes, nelle Gli autori citando in particolare Cox et al. (2000a) elencano alcuni

68 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 69


aspetti principali che dovrebbero essere contenuti nella griglia di gruppo può costituire un primo passo nella direzione del cambia-
intervista: mento. L’utilizzo di tale tecnica ha inoltre quale vantaggio quello di
› descrizione dei contenuti del lavoro; raggiungere una elevata profondità nel livello di esplorazione delle
› aspetti negativi del lavoro che, secondo l’intervistato, sono ri- tematiche in esame e di essere particolarmente indicata per favorire
conducibili a stress e, per contro, gli aspetti positivi che sono l’emergere di aspetti legati ai significati, alle credenze e ai valori che
invece fonte di soddisfazione e benessere; definiscono la cultura dell’organizzazione in cui si sviluppano i fe-
› opinioni circa i modi attraverso cui i fattori precedentemente nomeni legati alla salute dei lavoratori. Tale livello di focalizzazione
analizzati influenzano la salute dei lavoratori; può essere di aiuto soprattutto in sede di progettazione delle misu-
› suggerimenti su come intervenire, su come gestire i fattori di re finalizzate a «prevenire, eliminare o ridurre lo stress da lavoro»,
rischio emersi e come promuove il benessere nel contesto or- favorendone l’integrazione nei processi organizzativi preesistenti e
ganizzativo di riferimento. aumentando la probabilità di successo delle stesse. Tra gli svantaggi
L’intervista può coinvolgere un singolo oppure un gruppo di lavo- si annovera il basso livello di standardizzazione dello strumento che
ratori. In questo secondo caso, una tecnica molto utilizzata nell’am- non consente di raccogliere dati generalizzabili e comparabili con
bito delle ricerche psicosociali è quella del focus group. Essa è so- altre popolazioni di riferimento. L’intervista, soprattutto nei contesti
stanzialmente un’intervista basata sulla discussione di un gruppo di organizzativi a elevata numerosità, potrebbe risultare uno strumen-
persone a partire da stimoli forniti dal conduttore che produce un to eccessivamente dispersivo sia dal punto di vista delle risorse che
particolare tipo di dati qualitativi (Millward 1995). L’elemento distin- del tempo, sopratutto qualora si ritenga necessario raggiungere tutti
tivo del focus group è rappresentato dalla possibilità di ricreare una i lavoratori. Al contrario, può essere utilizzata quale strumento siste-
situazione simile al processo naturale di formazione delle opinioni, matico di raccolta dati (sia nella variante individuale che di gruppo)
attraverso la sollecitazione trasmessa ai partecipanti di esprimersi nelle realtà organizzative molto circoscritte, con numeri ridotti di
secondo la formula consueta della discussione tra pari. I soggetti lavoratori.12 Nelle realtà più ampie le interviste individuali possono
coinvolti definiscono così la propria posizione sul tema, dialogica- essere utili nella fase di identificazione delle aree del rischio, da va-
mente, confrontandosi con altre persone, mentre il moderatore è lutare in una fase successiva per esempio attraverso questionari. I
tenuto a ridurre al minimo la propria influenza e non permettere focus group possono invece rivelarsi, come si è detto, un efficace
i processi di polarizzazione delle opinioni. La dinamica del grup- strumento di discussione, approfondimento e identificazione delle
po rappresenta una condizione proficua ai fini della ricerca sia nella misure di contenimento insieme ai lavoratori, una volta effettuata
fase esplorativa, sia in una fase conclusiva come verifica e confron- la valutazione utilizzando come stimolo alla discussione proprio gli
to rispetto ai dati raccolti. Nella logica dell’action research citata in esiti dell’indagine svolta.
precedenza il focus group può anche rappresentare un momen- Il questionario si configura invece come uno strumento compo-
to intermedio del processo, dove il confronto e la discussione nel sto da un elenco di domande (item) che prevedono un ordine e una
gruppo consentono di raccogliere ulteriori informazioni e di avviare modalità di risposta prefissata che il rispondente è tenuto a utilizzare
per mezzo della discussione un primo processo di cambiamento fra per esprimere i propri pensieri (Cortese 2005). Gli item di norma
i partecipanti (Converso 2008). L’intervista individuale o di gruppo sono raggruppati in scale che rappresentano un dispositivo volto a
rappresenta in sintesi uno strumento molto versatile in quanto è uti- indagare le diverse sfaccettature di un medesimo fenomeno (come
lizzabile per una gamma pressoché illimitata di obiettivi e campi di un certo aspetto della salute dei lavoratori, piuttosto che l’esposi-
indagine ed è spesso utile in integrazione e affiancamento ad altre zione a un certo fattore di rischio). A differenza dell’intervista si con-
tecniche di indagine. Anche grazie a queste caratteristiche, nelle sue figura come uno strumento altamente standardizzato, finalizzato a
varianti, può essere applicata in varie fasi del processo di valutazio- raccogliere informazioni quantificabili e, per questo, consente una
ne dei rischi: da quelle iniziali di identificazione delle aree di rischio
12. Così suggerisce per esempio il documento La valutazione del rischio stress lavoro cor-
rilevanti, alla messa a punto degli strumenti, a quelle di raccolta si- relato. Linee operative per le piccole imprese del 2011 a proposito delle aziende con meno
stematica dei dati, alla fase di restituzione in cui la discussione in di trenta addetti.

70 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 71


elevata comparabilità delle risposte. Prevede inoltre un livello di inte-
razione minima tra intervistato e rispondente in quanto consente di BOX 2.2. Strumenti soggettivi per la valutazione dei rischi psicosociali
essere autosomministrato (self-report). Le scale, e in generale i que-
stionari, devono per poter efficacemente contribuire alla raccolta La letteratura sullo stress e sul disagio legato ai contesti di lavoro offre una
vasta gamma di strumenti che possono essere utilizzati al fine di valutare i ri-
delle informazioni avere due principali caratteristiche che attengono schi psicosociali. Il più noto di questi è sicuramente il Job Content Question-
alla validità e all’attendibilità. La prima condizione è soddisfatta se naire (JCQ) di Karasek et al. (1998), utilizzabile in Italia grazie alla versione di
49 items adattata da Baldasseroni et al. (2001). Il JCQ indaga le dimensioni di
lo strumento misura effettivamente ciò che si propone di misurare,
carico lavorativo e controllo e il supporto sociale. Altrettanto noto è l’Effort
mentre la seconda riguarda la precisione e l’affidabilità della misura- Reward Imbalance (ERI) di Siegrest et al. (2004), composto da 23 items. Le
zione nel tempo. Nella letteratura sullo stress sono disponibili molte tre principali scale di cui è composto indagano rispettivamente la dimensione
della ricompensa, dello sforzo e dell’impegno eccessivo profuso dal lavora-
batterie e questionari già validati volti a indagare i fattori di rischio tore. Come già sottolineato in occasione della presentazione dei modelli di
psicosociale e la salute dei lavoratori nei diversi settori occupazionali stress (par. 2.2) una critica spesso mossa a questi strumenti è che essi ten-
(vedi box 2.2), in larga misura ancorati ai modelli presentati all’inizio dono a restituire un quadro un po’ troppo «semplificato» del contesto lavo-
rativo. Inoltre non sono previste dimensioni che indagano gli effetti a carico
di questo capitolo. Essi sono definiti questionari ready-made, ossia della salute individuale. Per questa ragione, in occasione della valutazione dei
«pronti all’uso» e solitamente danno elevate garanzie in termini di rischi, potrebbe essere utile accostare a tali strumenti altre scale, in particolar
validità e attendibilità, oltre a consentire, laddove esistano punteggi modo, volte a misurare gli effetti a carico del lavoratore.
Rispetto a questi si ricorda il Maslach Burnout Inventory (MBI) di cui è
normativi, la comparazione tra i risultati ottenuti all’interno dell’or- disponibile in italiano sia nella versione originale (22 items, Maslach, Jackson
ganizzazione con quelli del campione normativo. Alternativamente 1981, trad. it., Siriratti, Stefanile 1996) specifica per le professioni di aiuto sia
è possibile costruire questionari ad hoc, «su misura» (taylor-made) la versione General Survey (16 items, Maslach, Leiter, Jackson 1996, trad. it.,
Borgogni et al. 2005) adatta invece per qualsiasi contesto lavorativo.
delle caratteristiche proprie e delle esigenze specifiche del contesto Un altro effetto che può essere utile misurare in occasione di una va-
organizzativo in cui ci si accinge a effettuare la valutazione dei rischi. lutazione dei rischi è la soddisfazione lavorativa. La scala più nota è la Job
In questo caso è necessario prevedere almeno una somministrazio- satisfaction Scale (JSS) di Warr (1979) composta da 15 items raggruppati in
un’unica scala (per la versione italiana si veda Magnavita et al. 2007).
ne pilota al fine di verificare la tenuta delle scale costruite e risulta Esempi di questionari che valutano in modo più diffuso le varie sfaccet-
più difficile effettuare comparazioni con altre popolazioni. tature della vita organizzativa e del vissuto individuale sono invece l’Organi-
zational Check-up System (OCS) (Maslach, Leiter 2000, trad. it., Borgogni et
A prescindere dalla strada che si intende intraprendere, un que-
al. 2005) e l’Occupational Stress Indicator (OSI) di Cooper, Sloan e Williams
stionario volto alla valutazione dei rischi psicosociali dovrebbe con- (1988), adattato in Italia da Sirigatti e Stefanile (2002). Il primo è composto
tenere scale e item che permettano di raccogliere almeno le se- da 68 items suddivisi in quattro sezioni che contengono rispettivamente: la
scala MBI General Survey; sei aree della vita lavorativa che rappresentano le
guenti informazioni (si veda Fraccaroli, Balducci 2011): principali discrepanze tra uomo e lavoro (il carico di lavoro, il controllo, le ri-
› caratteristiche socio-anagrafiche e professionali (es. genere, età, compense, il senso di comunità, l’equità, i valori); una scala volta a indagare la
ruolo ricoperto in organizzazione, tipologia contrattuale ecc.); percezione del cambiamento in azienda; infine la percezione dei dipendenti
rispetto alla gestione manageriale dell’azienda. Più articolato dell’OCS è l’OSI
› fattori di rischio e di protezione, a questo livello è possibile che è invece composto da 167 items e si suddivide in sette parti che con-
prevedere scale che indaghino il livello macro, che descrive le tengono varie sottoscale volte a indagare gli effetti sulla salute (fisica e psi-
politiche organizzative (es. equità percepita dai lavoratori); il li- cologica), la soddisfazione individuale, le fonti di pressione del lavoro (fattori
intrinseci al lavoro, ruolo manageriale, relazione con altre persone, carriera e
vello delle relazioni sociali (supporto dei superiori, dei colleghi, riuscita, clima e struttura organizzativa, interfaccia casa-lavoro) e infine le ca-
relazione con l’utenza ove presente); il livello micro legato alla ratteristiche personali (tra cui le strategie di coping e la personalità di tipo A).
propria mansione lavorativa (es. autonomia decisionale); In seguito all’emanazione del decreto 81/08, in Italia, tra i questionari costru-
iti appositamente per la valutazione dei rischi, quello che forse ha avuto la
› indicatori di salute psicologica e fisica, ossia scale volte a va- diffusione maggiore è lo Stress Indicator Tool messo a punto nell’ambito del
lutare i livelli di stress e di disagio legato al lavoro, ma anche progetto HSE (Health and Safety Executive) da Edwards et al. (2008) in Gran
Bretagna e successivamente tradotto e validato in Italia a cura dell’ISPESL.
di benessere al fine di comprendere non solo l’eziologia del
Il questionario indaga i cosiddetti «Management Standards» che rappresen-
rischio ma anche il ruolo dei fattori di protezione nel sostene- tano le caratteristiche, o la cultura, di un’organizzazione dove i rischi dello
re gli aspetti positivi che legano l’individui, i gruppi e l’organiz- stress lavoro correlato sono effettivamente gestiti e controllati (<http://www.
zazione.

72 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 73


darsi unicamente a misure di tipo soggettivo possa mettere al riparo
hse.gov.uk/stress/standards/>). Il questionario che valuta la distanza tra la si- da problemi di attendibilità, ciò non vale per la questione della vali-
tuazione ideale definita dai Management Standard e la situazione presente
nell’organizzazione oggetto di valutazione è composto da 35 items. Le sei
dità. In primo luogo, le risposte possono essere soggette a distor-
principali dimensioni a cui è possibile ricondurre gli items indagano rispet- sioni sia consapevoli (sulla base della desiderabilità sociale, che può
tivamente le domande lavorative a cui il lavoratore è tenuto a rispondere; il spingere le persone a rispondere nel modo che pare più appropriato
grado di controllo dei lavoratori sulle modalità di svolgimento della propria
attività lavorativa; il supporto che si riferisce alla presenza di risorse fornite
dagli intervistatori, dai colleghi, dal contesto sociale di appartenenza)
dall’azienda a sostegno dell’attività del lavoratore; le relazioni che riguardano sia inconsapevoli (es. chi è caratterizzato dalla cosiddetta affettività
la qualità del clima e la presenza di conflitti tra colleghi e superiori; il rapporto negativa tende a leggere in chiave più negativa la propria salute, gli
che l’individuo intrattiene con il proprio ruolo; infine il cambiamento, che
valuta in che misura i cambiamenti organizzativi vengono gestiti e comuni-
accadimenti quotidiani ecc. ) da parte degli intervistati. Per esem-
cati ai lavoratori. Tra i punti deboli di questo strumento si sottolinea, anche pio è stato dimostrato che l’affettività negativa spiega la varianza di
in questo caso, la mancanza di scale volte a valutare la salute dei lavoratori. molte dimensioni legate alla salute rilevate attraverso metodologie
Tra le proposte italiane più recenti troviamo invece il questionario Qu-
BO (Questionario del Benessere Organizzativo) di De Carlo, Falco, Capozza
soggettive, inclusi lo stress lavorativo e i disturbi di natura somati-
(2008), l’Organizational and Pshycosocial Risk Assessment (OPRA) di Man- ca (Parkes 1990). In particolare, Watson e Clark (1984) documentano
cini, Magnani e Majer (2008) e il questionario Valutazione dei Rischi Psico- che l’introduzione dell’affettività negativa determina un marcato ri-
sociali (Va.R.P.) di Dentiger, Nardella e Aiello (2011). Il Qu-BO, con i suoi 200
items rappresenta un esempio di strumento funzionale a condurre una analisi
dimensionamento delle relazioni tra stressors e strain e sulla base di
approfondita rispetto ai temi del benessere e del disagio organizzativo. Le in- ciò avanzano dubbi sulla validità degli studi condotti tramite un ap-
numerevoli dimensioni in esso presenti restituiscono un quadro ricco e multi proccio soggettivo. Altri, come Spector (2006), evidenziano poi una
sfaccettato circa i fattori di rischio legati all’organizzazione (es. gestione della
sicurezza, partecipazione), al lavoro (es. autonomia, conflitto di ruolo), alle
debolezza metodologica di fondo nelle ricerche volte a identificare
relazioni interpersonali (conflitto colleghi e superiori). Vengono inoltre inda- le relazioni tra variabili indipendenti e outcomes che si avvalgono
gati gli effetti a carico della salute del lavoratore (es. strain psicologico e fi- unicamente di metodi soggettivi, piuttosto che valutare uno dei due
siologico, burnout) e alcuni aspetti legati all’individuo (es. affettività negativa).
Un’altra delle proposte tra le più recenti sviluppate in Italia, con l’intento
o entrambi in modo oggettivo. In tali studi è insita una potenziale
specifico di rispondere alle richieste della normativa, è poi il VaRP. Esso si distorsione che rende opinabili le associazioni emerse. Kasl (1993) in
compone di 192 items e in modo simile al Qu-BO (anche se ovviamente le di- questo senso parla di «metodologia accettabile», basata su un insie-
mensioni non sono sovrapponibili) indaga sia i fattori di rischio organizzativi,
lavorativi, sociali e individuali sia gli effetti a carico del lavoratore.
me di studi retrospettivi trasversali talmente vasto da aver creato un
Una proposta più contenuta dal punto di vista della quantità di dimen- proprio standard, e di «trappola della banalità» riferendosi al fatto che
sioni indagate è infine l’OPRA (2008). Il questionario, composto da 86 items, la validità dei metodi soggettivi è consensualmente data per assodata
si suddivide in tre sezioni. La prima è composta da 5 indicatori che indagano
il disagio (scarsa identificazione con il gruppo o l’organizzazione di appar-
semplicemente sulla base di evidenze empiriche generate da studi
tenenza, bassa soddisfazione lavorativa, scarsa fiducia nell’organizzazione e in cui «le dichiarazioni soggettive che definiscono sia le variabili in-
considerazione di voler lasciare il proprio posto di lavoro); la seconda indaga dipendenti, che quelle di risultato e di intervento correlano tra loro».
la salute psicofisica del lavoratore; nella terza infine si trovano le nove fonti
di rischio psicosociale individuate dagli autori (ambiente e sicurezza, orario
Esistono altresì evidenze empiriche che invece sostengono la
di lavoro, carico di lavoro, ruolo, sviluppo di carriera, relazioni interpersonali, validità delle misure soggettive (Bosma et al. 1997; Di Nuovo, Rispo-
cultura organizzativa, autonomia, interfaccia casa-lavoro). li, Genta 2000). In particolare, Kompier (2005) ritiene che l’utilizzo
delle misure soggettive si basi sull’assunzione implicita che le infor-
mazioni possono essere trattate alle stregua di informazioni ogget-
Nelle indagini volte a valutare i rischi psicosociali nei contesti di tive e che in questo senso esistono studi che lo dimostrano. Fried
lavoro il questionario rappresenta lo strumento che, per le sue ca- e Ferries (1987) concludono in seguito a uno studio meta-analitico
ratteristiche di elevata standardizzazione e versatilità, ha avuto la più che le problematiche potenzialmente associate ai metodi soggettivi
ampia diffusione di utilizzo. Secondo Karasek e Theorell (1990) esso siano meno serie di quanto comunemente si crede, avendo trovato
rappresenta lo strumento più adeguato per rilevare le caratteristiche una sostanziale convergenza tra i dati provenienti da misurazioni
del lavoro in rapporto al tema dello stress. Esso non è tuttavia esente di natura soggettiva e quelli ottenuti per mezzo di procedimenti di
da limiti. In particolare Cox et al. (2010) evidenzia che sebbene affi- natura oggettiva.

74 VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI 75


In conclusione, al fine di tutelarsi dai bias a cui l’approccio sog- CAPITOLO 3
gettivo espone e ottenere un quadro più completo, non si può che
convenire con quanto suggerito da Cox et al. (2010) e adottare il
cosiddetto principio della triangolazione dei metodi, il quale consi-
SOSTENERE IL BENESSERE,
ste nell’affiancare alla raccolta dei dati effettuata attraverso il que- GESTIRE I RISCHI
stionario anche quella di altri dati provenienti da altre fonti. Così la
possibilità di valutare le informazioni acquisite attraverso altri vertici
PSICOSOCIALI:
di osservazione – attraverso cioè l’impiego di altre tecniche di tipo LA PREVENZIONE
soggettivo come le interviste e i focus – permette di verificare la
congruenza dei dati raccolti. L’utilizzo di dati di tipo oggettivo, come
E I LIVELLI DI INTERVENTO
per esempio quelli inerenti gli indicatori di salute organizzativa (es.
turnover) oppure i dati legati alle patologie ricorrenti provenienti
dall’attività della sorveglianza sanitaria e in particolare del medico
competente, consentono invece di verificare relazioni di associa- Alla maturità che contraddistingue la tradizione e i metodi di ricerca
zione o dipendenza tra i dati soggettivi e quelli di tipo oggettivo (es. nel campo del disagio e del benessere nelle organizzazioni corri-
valutando come la percezione di certi aspetti della vita organizzativa sponde uno sviluppo ancora contenuto delle pratiche di intervento
correli con alcuni disturbi fisici su specifiche popolazioni rilevati in che conseguono al processo di valutazione (Randall, Nielsen 2010).
sede di sorveglianza sanitaria). Il contrasto del malessere, la gestione dei rischi psicosociali e la
promozione del benessere nei luoghi di lavoro richiedono tuttavia
l’attivazione di processi permanenti non solo di valutazione, ma di
monitoraggio e intervento (Avallone e Paplomatas 2005), lo svilup-
po di pratiche volte a intervenire in una logica multilivello che coin-
volgano differenti piani di azione.
A valle di un processo di valutazione la scelta del tipo di interven-
to da intraprendere deriva da un insieme di fattori che riguardano
le variabili identificate come più rilevanti – in termini di rischio o di
protezione – nel determinare certi effetti di salute, il contesto orga-
nizzativo specifico e la natura del lavoro, ma anche dall’adozione da
parte di ricercatori e consulenti di un certo orientamento teorico.
L’adesione, per esempio, alla prospettiva indicata da Karasek e dal
modello JDC (vedi cap. 2) potrebbe suggerire l’adozione di un inter-
vento di sostegno alla skill dei lavoratori per migliorarne le condizio-
ni di sviluppo, mentre un intervento condotto secondo il principio
del bilanciamento tra sforzi e ricompense/remunerazione (Siegrist
1996) potrebbe suggerire un intervento volto alla valorizzazione dei
singoli oppure al sostegno dell’autostima. Al di là della difficoltà di
individuare una relazione precisa e univoca tra fattore di rischio e
conseguenze per la salute, si è rimarcata già in precedenza la ne-
cessità di operare, stante la complessità dei fenomeni, adottando
strategie di intervento altrettanto complesse che comprendano di-
versi livelli (il singolo, i gruppi di lavoro, interi settori di un’organizza-

76 77
zione), diverse prospettive temporali (breve, medio, lungo periodo) se è necessario prestare attenzione a tutte e tre livelli di intervento,
e diverse collocazioni rispetto alle problematiche emerse (a monte quello primario deve comunque costituire l’obiettivo principale del
di esse in una logica preventiva, a fianco e/o a valle di queste in una processo.
logica riparativa). Avallone e Paplomatas (2005) mettono in evidenza i parallelismi
Individuare pertanto i livelli dell’intervento (anche in conseguen- che intercorrono tra questi due modi di categorizzare. In questo
za di una prospettiva teorica adottata) nell’intreccio con gli obietti- senso, gli interventi organizzativi sono quelli che più propriamente si
vi di cambiamento stabiliti e la tipologia preventiva individuata può muovono in una logica di prevenzione primaria. Infatti prevedendo
quindi rappresentare un primo passo per legare valutazione e inter- forme di riprogettazione del lavoro e dell’organizzazione, mirano a
vento (Randall, Nielsen 2010). ridurre le fonti di rischio presenti nel contesto lavorativo. Gli inter-
Le tassonomie che classificano i diversi interventi possibili man- venti interfaccia individuo-organizzazione invece, come le attività
tengono in parte distinti i livelli e le logiche di prevenzione. De Frank formative (il cui approfondimento è al centro del cap. 4, curato da
e Cooper (1987) hanno proposto, per esempio, una categorizzazio- Vincenzo Alastra), mirano ad arginare gli effetti degli agenti stresso-
ne tra le più note che riconduce le azioni di contrasto del disagio geni andando così a collocarsi su un livello di prevenzione di tipo
e di promozione di benessere nei luoghi di lavoro su tre differen- secondario. Infine, gli interventi a livello individuale possono collo-
ti piani tra loro interdipendenti: quello individuale, dell’interfaccia carsi sia sul piano della prevenzione secondaria sia su quello della
individuo-organizzazione e dell’organizzazione. Individuale, dove il prevenzione terziaria. Si collocano infatti al secondo livello nel caso
focus è posto sul sostegno del disagio individuale in una logica pre- in cui vengano progettati per essere proposti in una fase in cui il
ventiva e di contenimento. Di interfaccia individuo-organizzazione rischio di stress è elevato ma non si sono ancora registrati «danni»
che identifica le azioni di monitoraggio e intervento che mirano a sulla salute individuale. Rientrano in questa categoria anche quegli
migliorare l’adattamento tra persona e l’ambiente di lavoro. Orga- interventi rivolti a individui che prensentano un qualche tipo di sin-
nizzativo, dove il focus è posto sull’individuazione dei fattori lavora- tomo ma in fase di esordio. Si collocano invece a livello della pre-
tivi che causano stress e sull’attivazione di interventi che promuo- venzione terziaria qualora siano rivolti a individui che mostrano un
vano il cambiamento della struttura e delle pratiche organizzative e quadro sintomatologico in stadio avanzato. In questo caso mirano
degli ambienti fisici. propriamente a «riparare», «curare», ridurre, i danni le cui conse-
Altre modalità di categorizzazione degli interventi vengono sug- guenze sono già chiaramente evidenti.
gerite da autori come Cox (1993), Cooper e Cartwright (1997), Giga,
Cooper e Faraher (2004) che hanno invece posto il focus sul tema
della prevenzione e quindi ripreso i tre piani su cui questa si articola. Strategie
preventive
La prevenzione di tipo primario, di natura proattiva, è orientata ad
Livello organizzativo
agire sulle fonti di rischio. A tale livello il bersaglio dell’intervento
che consegue la valutazione è l’organizzazione, e la prevenzione
riguarda principalmente la riprogettazione e la modificazione di
Livello interfaccia
quegli elementi del lavoro e dell’organizzazione potenzialmente individuo-organizzativo
dannosi per i lavoratori. Quella secondaria mira invece a ridurre le
conseguenze già presenti. L’intervento è rivolto in questo caso al la-
voratore (aiutandolo per esempio a migliorare le proprie strategie di Livello individuo
gestione dello stress). Infine, le strategie di intervento che riguarda- Strategie
no la prevenzione terziaria sono rivolti a ridurre e a curare danni già riparative

avvenuti, proponendo per esempio una modificazione delle con-


dizioni di lavoro (es. trasferimento) oppure fornendo programmi di Fig. 3.1. Intreccio tra livelli di prevenzione e livelli di intervento [adattato da Avallone
assistenza, trattamento o riabilitazione. Secondo Cox (1993), anche e Paplomatas 2005]

SOSTENERE IL BENESSERE, GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:


78 LA PREVENZIONE E I LIVELLI DI INTERVENTO 79
Sulla base di ricerche condotte in anni precedenti (Germani, Ve- venti che si sviluppano a partire da una preliminare valuta-
tromile, Viotti 2007) volte a censire le iniziative di intervento svilup- zione dello stato di salute organizzativa.
pate nel sistema sanitario piemontese, è stato possibile declinare 3. Attività che sostengono l’intervento a livello organizzativo, com-
empiricamente, nello specifico in rapporto alle aziende sanitarie, in prendono tutti quegli interventi diretti al cambiamento possibile
ulteriori sottocategorie i tre livelli dell’intervento e le logiche di pre- di strutture e pratiche organizzative con l’obiettivo di migliorare
venzione già citati, sulla base dei quali è possibile comprendere le il benessere e la sicurezza dei lavoratori:
azioni e i processi descritti in altri capitoli di questo testo:13 3.1. Processi e pratiche organizzative, una categoria che com-
1. Attività dirette all’intervento sul piano individuale, rientrano all’in- prende l’adozione di procedure o processi che definiscono
terno di questa categoria tutti quegli interventi che mirano da un aspetti centrali dell’organizzazione del lavoro (job design,
lato all’accrescimento delle risorse personali utili per fronteggia- definizione di politiche, assetti organizzativi, assegnazione
re possibili situazioni a rischio per il proprio benessere lavorativo, di risorse o di vincoli a livello generale, regolamenti, sistemi
dall'altro a supportare e sostenere forme di disagio conclamato: di valutazione ecc.);
1.1. Focus individuo, rientrano in questa sotto-categoria spe- 3.2. Strutture per la conciliazione, in questa categoria vengo-
cifiche iniziative e attività formative intraprese allo scopo no riportate le modifiche a livello strutturale e organizzati-
di supportare o dotare il singolo operatore di strumenti e vo (es. allestimento di asili nido aziendali o in convenzione,
risorse per fronteggiare individualmente possibili eventi servizi per il pagamento di bollette) volte a supportare tutti
stressanti; gli operatori per meglio conciliare la vita lavorativa con la
1.2. Focus individuo/utenza, rientrano in questa area gli inter- vita familiare;
venti incentrati sulla specifica relazione tra operatore, pa- 3.3. Struttura-organizzazione, ricadono qui quegli interventi
ziente e familiari al fine di garantire all’operatore strumenti che presentano cambiamenti di carattere fisico-ambientale
e competenze per gestire e affrontare adeguatamente rela- e strutturale all’organizzazione (es. costruzione di parcheg-
zioni problematiche. gi dedicati).
2. Attività che si collocano sul piano dell’interfaccia individuo/
organizzazione, gli interventi inseriti in questa macroarea sono
quelli volti a migliorare l’adattamento della persona al proprio 3.1. GLI INTERVENTI CONDOTTI A LIVELLO
contesto lavorativo e le relazioni con i colleghi, con i superiori e INDIVIDUALE
con i collaboratori:
2.1. Focus formazione, rientrano in questa area tutte le attività Il gruppo degli interventi individuali, a differenza di quelli riconduci-
intraprese per sostenere l’area delle competenze relazio- bili alle altre due categorie della classificazione di De Frank e Coo-
nali necessarie per il lavoro in équipe e fornire al gruppo per (1987), si focalizzano principalmente sulle dinamiche e i processi
informazioni e strumenti, seppure teorici, per riconoscere e intra-individuali che intervengono nell’insorgenza e nello sviluppo
eventualmente fronteggiare situazioni a rischio di malesse- dello stress. Queste tipologie di intervento non hanno a oggi in Italia
re lavorativo o alimentare condizioni di sviluppo personale una diffusione molto ampia. Una tradizione più consolidata è pre-
e professionale e di benessere; sente invece nei paesi anglosassoni, in cui molte aziende stipulano
2.2. Focus Interventi e ricerche, all’interno di questa sotto-ca- convenzioni con società che erogano i cosiddetti Programmi di as-
tegoria si possono ricondurre le attività, i progetti, gli inter- sistenza ai lavoratori (EAPs). Tali programmi contengono solitamen-
te un portfolio variegato di servizi rivolti al singolo con l’obiettivo di
13. Gli spazi di ascolto organizzativo descritti nel cap. 8 di Viotti e Converso esemplificano
il livello degli interventi individuali. Al secondo livello, dell’interfaccia individuo/organizza- fornire strumenti di gestione dello stress o un sostegno su specifiche
zione, corrisponde da un lato la scelta di un percorso di ricerca-intervento come descritta problematiche che possono ripercuotersi negativamente sul lavo-
nel cap. 7, e dall’altro lo sviluppo di interventi formativi ispirati alla prospettiva indicata da
Alastra nel cap. 4 e intrapresi nelle aziende sanitarie piemontesi così come descritto da
ro o sulla salute individuale. Buon e Taylor (2007) sulla base di uno
Hindrichs, Alastra e Menegon nel cap. 9. studio condotto su 102 aziende nel Regno Unito, hanno prodotto

SOSTENERE IL BENESSERE, GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:


80 LA PREVENZIONE E I LIVELLI DI INTERVENTO 81
una tassonomia delle offerte che più frequentemente fanno parte di questa tecnica è che il benessere psico-fisico e la tensione mu-
degli EAPs. Le macrocategorie individuate dagli autori sono quattro: scolare rappresentano stati incompatibili e che la riduzione dei livelli
i programmi di stress management, il counselling, il debriefing e, in- di tensione produca un effetto indiretto sui livelli di ansia e stress
fine, il coaching. Il primo gruppo di tecniche rientra nell’alveo della (Jacobson 1938). Esse si focalizzano sull’apprendimento di strategie
psicologia a matrice cognitivo-comportamentale e si focalizza prin- che consentono all’individuo di riconoscere anche piccoli accumuli
cipalmente sui processi cognitivi, emotivi e somatici che intervengo- di tensione in specifici gruppi muscolari, e di alleviare tale tensione
no nella reazione di stress. Le altre tre si qualificano come tecniche attraverso l’esecuzione di esercizi fisici che conducono a uno sta-
di tipo psicosociale in quanto, seppur focalizzandosi anch’esse sul to di rilassamento profondo della muscolatura. Tali tecniche sono
piano dell’intervento a livello individuale, prendono in analisi il fun- solitamente applicate in sessioni terapiche individuali o di gruppo.
zionamento del soggetto in relazione al contesto lavorativo, sociale Simile al PMR, è la tecnica del biofeedback, incentrata sull’apprendi-
e organizzativo in cui le problematiche e i vissuti sono sperimentati. mento di strategie volte al controllo volontario di un vasto spettro di
I programmi di stress management si configurano come inter- funzioni biologiche che includono oltre alla tensione muscolare, la
venti finalizzati all’educazione del riconoscimento dei sintomi del- frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, le contrazioni gastriche
lo stress e all’apprendimento di tecniche specifiche che mettano e la muscolatura cranica (Birk 1973).
l’individuo nella condizione di controllare e gestire le emozioni e i Sul versante delle strategie problem-focused, le più diffuse sono
vissuti associati agli eventi stressogeni (Murphy 2003). Tali tipolo- le terapie cognitivo-comportamentali che mettono a disposizione
gie di interventi, in linea generale, mirano all'azione su un livello di un vasto assortimento di tecniche il cui obiettivo è quello di aiutare il
prevenzione secondaria avendo come obiettivo quello di ridurre la lavoratore a modificare processi cognitivi appresi che contribuisco-
severità della sintomatologia stressogena prima che raggiunga livelli no a determinare l’insorgenza di vissuti stressogeni. Esse prevedo-
di criticità tali da compromettere seriamente la salute individuale. no inoltre l’apprendimento di tecniche cognitive che aiutano nella
Esse vengono definite aspecifiche nel senso che la loro applicazio- gestione dello stress. Esistono differenti varianti di queste tecniche
ne non prende in esame le motivazioni che portano l’individuo all’a- ma secondo Murphy (2003) è possibile identificare alcuni elementi
desione del programma e le fonti di stress non sono considerate comuni tra esse su cui si concentrano e mirano a intervenire:
a nessun livello dell’intervento. Possono inoltre essere suddivise in › l’analisi delle strutture di pensiero e dei meccanismi cognitivi
due tipologie sulla falsariga della dicotomia proposta dal Folkman che si attivano automaticamente nell’individuo in occasione di
e Lazarus (1986) per individuare le strategie di coping. Le prime un evento stressogeno (es. strategie di coping);
sono dette emotion-focused e intervengono sulla sintomatologia › la modifica e controllo delle componenti irrealistiche del pen-
che coinvolge principalmente le dimensioni somatiche ed emotive siero (es: «Devo necessariamente piacere a tutti»);
dell’esperienza di stress e rappresentano strumenti utili a mantenere › lo sviluppo di rappresentazioni del Sé positive;
entro parametri accettabili i livelli di arousal (pressione sanguigna, › lo sviluppo di strategie di coping funzionali alla gestione dello
palpitazione, attivazione muscolare ecc.) che si sperimentano in stress, di abilità di problem-solving e forme di pensiero flessi-
occasione di episodi stressogeni. Una volta apprese, nella maggior bili nell’approccio alla quotidianità.
parte dei casi, possono essere messe in pratica in autonomia dai Per quanto riguarda gli interventi di tipo psicosociale, al pari degli
lavoratori e contribuiscono a favorire il mantenimento di uno stato interventi di stress management, si attestano a un livello di preven-
psico-fisico di rilassatezza e benessere. Le seconde invece, dette zione secondaria. In alcuni casi però possono essere mirati alla pre-
problem-focused, si incentrano sulla componente cognitiva dello venzione terziaria e agire in una logica riabilitativa e di cura rispetto
stress e comprendono quelle tecniche che mirano ad agire sulle a disagi che possono già essere sfociati in patologie conclamate di
strutture di pensiero e sulle modalità cognitive apprese e utilizzate tipo psicosociale a carico del lavoratore. Un esempio in questo sen-
dall’individuo per far fronte a un evento stressogeno. so sono i programmi di counselling che nella loro forma più gene-
Un esempio di interventi emotion-focused sono le tecniche di rale sono consulenze specialistiche di tipo psicologico erogate nella
Rilassamento Muscolare Progressivo (PMR). L’idea che sta alla base forma di cicli di sedute a breve termine. Il counselling può essere

SOSTENERE IL BENESSERE, GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:


82 LA PREVENZIONE E I LIVELLI DI INTERVENTO 83
solitamente definito come una tecnica di tipo reattivo perché mira a una rete di iniziative in grado di rispondere alle varie problematiche
intervenire, a prescindere dal livello preventivo su cui intende atte- del lavoratore. Un esempio può essere rappresentato dalla presen-
starsi, su specifici aspetti problematici che connotano l’esperienza za, all’interno dell’azienda, di iniziative formative volte al potenzia-
del lavoratore (Meyer 2003). A differenza degli interventi di stress mento sulle competenze relazionali. È però importante prevedere
management in questa tipologia di interventi, l’analisi dei vissuti del anche la possibilità di effettuare invii a strutture in grado di prendere
lavoratore riferiti al contesto lavorativo in cui è inserito rappresen- in carico, qualora si rivelasse necessario, soggetti con problemati-
tano uno strumento centrale nell’approccio alla problematica. Esse che clinicamente rilevanti e che possano rendere necessaria l’attiva-
possono riguardare i molteplici aspetti del contesto lavorativo, so- zione di percorsi ad hoc, per esempio di tipo psicoterapico. In Italia
ciale e organizzativo che entrano in conflitto con la dimensione in- programmi di couselling sono spesso stati istituiti per far fronte al
dividuale (in termini di comportamenti, esigenze, aspettative ecc.) e fenomeno del mobbing. Il richiamo a tale fenomeno particolarmen-
che possono perciò ingenerare stress.14 I temi possono essere i più te delicato esemplifica bene come l’intervento sia insufficiente, da
vari e spaziare dalle relazioni con colleghi e superiori ai contenuti solo, ad affrontare le problematiche a esso associate. In tali casi è
della propria mansione lavorativa. Il fine è quello di aiutare il lavora- infatti più che mai necessario che il programma di sostegno psico-
tore a ridefinire le problematiche che sta vivendo in una chiave più logico venga inserito in una rete molto articolata di iniziative volte
appropriata, ad acquisire maggiore consapevolezza e individuare a sostenere il lavoratore sia in una logica individuale (prevedendo
possibili strategie che a livello individuale possono essere funzionali per esempio l’offerta di consulenze che affrontino i risvolti di tipo
alla gestione delle stesse. Fulcheri, Lo Iacono e Norvara (2008) cita- giuridico), sia attraverso azioni mirate a intervenire sul contesto or-
no due modalità attraverso cui un ciclo di counselling può evolvere. ganizzativo e relazionale in cui l’individuo è inserito.
La prima è quella che si attesta a un livello «base» e agisce sull’ela- Un’altra forma di sostegno all’individuo che si annovera tra gli
borazione iniziale della situazione stressante. L’intervento in questi interventi di tipo psicosociale sono le tecniche di debriefing. Esse
casi si attesta su un livello di prevenzione secondaria e il ruolo del sono rivolte a lavoratori esposti a eventi traumatici quali aggressioni
counsellor è quello di fornire supporto affettivo, disponibilità all’a- o rapine (Converso et al. 2009; Schilleci et al. 2010). È dimostrato
scolto, alla comprensione e all’analisi della situazione problematica. infatti come tali tipi di eventi generino nell’individuo coinvolto rea-
Nei casi in cui il lavoratore manifesti problematiche più gravi e a zioni di tipo post-traumatico che possono esporlo al rischio di in-
uno stadio di sviluppo già avanzato (le ragioni possono essere le- correre nella sindrome da disturbo post-traumatico da stress e nelle
gate a caratteristiche di personalità piuttosto che alla presenza di patologie a questo correlate (Kessler et al. 1995).
una situazione particolarmente delicata) le sedute devono, invece, Le tecniche di debriefing possono in generale essere definite
assumere un setting più «strutturato» e l’intervento potrebbe entra- come interventi di tipo preventivo mirate a mitigare l’impatto dell’e-
re nell’ambito della prevenzione terziaria. In questi casi al counsellor vento traumatico e a favorire il processo di recupero (Campfield,
sono richieste competenze e una formazione specifica. Hills 2001). Esse si attestano a un livello di prevenzione secondaria
I programmi di counselling possono anche essere intesi come il in quanto cercano di impedire alla reazione traumatica allo stress –
primo stadio di un intervento, che non esclude attività di tipo dia- che rappresenta immediatamente dopo l’evento traumatico «una
gnostico e valutativo, che abbia come obiettivo quello di definire gli reazione normale a un evento abnorme» (Mitchell 1988) – di sta-
step successivi che possono prevedere l’indirizzamento del lavora- bilizzarsi determinando l’evoluzione di un quadro sintomatologico
tore a iniziative più mirate rispetto al disagio esperito. Ciò evidenzia più severo. In tali interventi lo specialista accompagna le persone
l’importanza che tali programmi, per essere efficaci, siano inseriti in nella ricostruzione dell’esperienza traumatica, nel riconoscimento
e nella metabolizzazione delle emozioni a esso associate e, infine,
14. Il raggio di azione di questi interventi può anche essere esteso a problematiche legate nell’identificazione di strategie di coping funzionali a favorire il de-
alla vita extralavorativa o a comportamenti che rappresentano un pericolo per la salute corso fisiologico della reazione al trauma aiutando così a prevenir-
fisica e mentale del lavoratore. Per esempio, sono diffusi soprattutto nei paesi anglosas-
soni programmi specifici rivolti ai lavoratori che affrontano problematiche quali l’abuso di
ne, a lungo termine, la cronicizzazione. Uno degli aspetti più im-
alcool e di sostanze psicoattive. portanti per aumentare l’efficacia in un logica preventiva riguarda la

SOSTENERE IL BENESSERE, GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:


84 LA PREVENZIONE E I LIVELLI DI INTERVENTO 85
tempestività l’intervento: la letteratura indica che dovrebbe essere ora inespresso, nuovi modi di sentire, pensare e agire la quotidianità
effettuato entro le 48 ore dall’evento traumatico di modo che le lavorativa» (Meyer 2003: 581).
emozioni, i pensieri e i vissuti non siano ancora sedimentati negli Alcune considerazioni sull’efficacia e sui limiti degli interventi a
individui e l’intervento svolga una funzione di «disinnesco» della re- sostegno dell’individuo sono necessarie.
azione attivata dall’evento traumatico (Campfield, Hills 2001). Il de- Gli studi volti a testare tale efficacia evidenziano come tali pro-
briefing, a differenza del counselling, è una tecnica che può essere grammi si dimostrino particolarmente efficaci nel contrasto dello
rivolta sia a un singolo individuo che a un gruppo. Questa ultima stress individuale (Var der Klink et al. 2003; Harris et al. 2002), nel
opzione è da privilegiare nel caso in cui vi sia più di un lavoratore supporto della motivazione, della soddisfazione lavorativa e della
coinvolto nello stesso evento traumatico. Secondo gli studi di Everly percezione della qualità della relazione dei colleghi. Più contrastanti
e Mitchell (1997), infatti, il contesto gruppale rappresenterebbe una gli studi che invece si sono concentrati sulla valutazione degli effet-
fonte di sostegno ulteriore per il singolo e sarebbe associata a una ti di tali interventi sull’organizzazione. Alcuni di questi però hanno
remissione più celere della sintomatologia. evidenziato come l’adozione di programmi di supporto all’individuo
L’ultimo degli interventi psicosociali a livello individuale qui con- da parte delle aziende siano associati a una diminuzione dei tassi
siderato è il coaching, il quale in modo simile al counselling può di assenteismo, a un miglioramento delle performance lavorative
essere definito come una forma di consulenza di tipo psicologico e a livelli elevati di soddisfazione dei clienti (Guppy, Marsden 1997;
offerta al lavoratore. I programmi di coaching non si focalizzano Robson, Cook 2002).
come nel caso del counselling su problematiche specifiche già Una delle criticità spesso evidenziate rispetto a tali programmi
esistenti, ma sono piuttosto mirati a una logica autenticamente riguarda il fatto che la loro efficacia sia circoscritta a un arco tem-
preventiva, e al potenziamento dell’efficacia dell’individuo in rife- porale breve. Come nota infatti Mcleod (2010) a distanza di tempo
rimento al contesto lavorativo. In tal senso è ricondotto alla tipo- dall’erogazione dell’intervento gli effetti sia sui livelli di benessere
logia di interventi proattivi in quanto mira a promuovere, attraverso individuale sia sugli indicatori di salute dell’organizzazione tendono
lo sviluppo delle risorse individuali, l’aumento dei livelli di benessere a svanire. Un’altra criticità è insita poi nella loro stessa natura qua-
lavorativo dell’individuo. Esso viene definito proattivo anche in ri- lificandosi come interventi orientati ad agire in una logica preva-
ferimento alla relazione che si instaura tra consulente e lavoratore. lentemente di prevenzione secondaria. Essi, come già evidenziato,
L’asimmetria presente nel counselling in cui il lavoratore in qualche non intervengono in alcun modo sulle fonti di stress presenti nel
modo si qualifica come un soggetto bisognoso di aiuto» (DOVE SI contesto lavorativo ma operano unicamente sulla leva del potenzia-
APRONO?), nel coaching è più sfumata e il lavoratore tende a essere mento delle risorse individuali. In questo senso non possono essere
considerato come un soggetto pienamente in grado di gestire la considerati la strategia di intervento di elezione, soprattutto in con-
propria vita e il proprio ambito lavorativo. In questo senso il compito testi organizzativi in cui la valutazione dei rischi abbia evidenziato la
del consulente è di far in modo che le soluzioni e le strategie da presenza di fonti di rischio legate all’organizzazione, quali le condi-
seguire emergano dal cliente stesso (Schein 2001). zioni di lavoro o le politiche di gestione del personale. In questi casi
Secondo Meyer (2003) il coaching si configura come un pro- è possibile immaginare che se tali interventi rappresentano l’unica
cesso il cui risultato è di rendere empowered il lavoratore, come un risposta organizzativa a tali problematiche l’effetto possa addirittura
«processo di ampliamento (attraverso il miglior uso delle proprie ri- essere controproducente e generare vissuti e atteggiamenti cinici
sorse attuali e potenziali acquisibili) delle potenzialità che il soggetto nei lavoratori nei confronti dell’organizzazione.
può praticare e rendere operative e tra le quali può quindi scegliere» In generale, gli interventi di supporto all’individuo possono es-
(Buscaglioni 1994: 124). Nel percorso di coaching il consulente af- sere considerati un’importante leva di benessere per i lavoratori, se
fianca il lavoratore nell’analisi delle rappresentazioni circa il suo agi- inseriti in una articolata rete di interventi individuati sulla base delle
re lavorativo, le relazioni sociali in cui è inserito, i processi culturali effettive fonti di rischio presenti in organizzazione e orientati ad agi-
che attraversano l’organizzazione, «al fine di individuare, all’interno re su più livelli preventivi (primario, secondario e terziario).
del raggio di influenza del lavoratore margini di potenziale fino ad

SOSTENERE IL BENESSERE, GESTIRE I RISCHI PSICOSOCIALI:


86 LA PREVENZIONE E I LIVELLI DI INTERVENTO 87
CAPITOLO 4

LA FORMAZIONE COME
PROCESSO ORGANIZZATIVO
A SUPPORTO DEL BENESSERE

La prospettiva della salute occupazionale ha consolidato l’assun-


to secondo il quale agire in una logica preventiva nei confronti del
disagio e dello stress lavoro correlato costituisca una leva organiz-
zativa di benessere e di efficacia. In altre parole, considerare il ri-
schio psicosociale in tutte le sue espressioni può determinare sia
un aumento dei livelli di benessere organizzativo sia una migliore
performance con conseguenti benefici economici e sociali per le
aziende. La proposta che qui viene formulata è quella di concepi-
re – coerentemente con l’idea di benessere evidenziata altrove nel
testo e sostantivamente nelle esperienze descritte più avanti – la
formazione-intervento come metodologia principe per un’azione
che si configura al tempo stesso sia come intervento di prevenzione
secondaria per ciò che concerne le situazioni di disagio sia come
prevenzione primaria per attivare e diffondere la cultura del benes-
sere in un contesto organizzativo complesso.
Parlando di benessere organizzativo ci si trova infatti di fronte a
problematiche non facili da definirsi, delle quali ciascun attore or-
ganizzativo ha una propria rappresentazione e rispetto alle quali si
pone con interessi molte volte contrapposti e confliggenti, spesso
con scarsa assunzione di responsabilità rispetto ai problemi. Per tali
motivi sembra opportuno – come già indicato altrove (Alastra 2007)
– pensare all’adozione di una metodologia ispirata ai principi della
ricerca-intervento (Lewin 1972, 1980) non solo nelle azioni di rac-
colta, analisi di dati e informazioni, ma anche nella progettazione e
realizzazione dei percorsi formativi atti a sviluppare e consolidare
una cultura diffusa del benessere organizzativo all’interno di un’a-
zienda sanitaria. La formazione-intervento, così come la ricerca-
intervento, persegue come finalità il favorire conoscenza e cam-
biamento all’interno dell’organizzazione interessata: fa emergere
eventuali problemi e relative soluzioni nel contesto dell’organizza-

89
zione, con modalità partecipative e coinvolgenti i soggetti interes- intervento si propone come prospettiva d’elezione, utile per «inter-
sati nella realizzazione della formazione stessa (la partecipazione cettare un problema difficilmente prendibile, affrontabile, addirittura
può sostanziarsi nella progettazione, nelle prese di decisione in cor- difficilmente definibile» (Kaneklin, Bruno 2003: 55).
so d’opera, nella socializzazione degli esiti individuali e di apprendi- Chi opera in tema di benessere organizzativo secondo cornici
mento organizzativo ecc.). Il fatto che utilizzando il paradigma della metodologiche proprie della formazione-intervento deve avere ben
ricerca-intervento non si possa evitare di coinvolgere le persone, chiaro di essere chiamato a esprimere un sapere prassico (Schön
non deve però indurci a considerare questo l’obiettivo da persegui- 1993; Mortari 2003) che, per sua natura:
re. Si possono coinvolgere le persone sottendendo obiettivi più o › fa fronte a problematiche «aperte», che si conoscono solo
meno consapevoli e differenti, ma la ricerca-intervento è proposta intervenendo in esse e, uniche, non riconducibili a categorie
essenzialmente come metodologia atta a produrre conoscenza. precostituite, che richiedono soluzioni che non derivano da
Un’azienda sanitaria che, attraverso iniziative e progetti di for- protocolli validati «a monte» del tipo: «Dato A se vuoi B fai C»,
mazione-ricerca-intervento, intenda promuovere consapevolezza ma da una ricerca fatta con «saggezza»;
e proattività rispetto al tema del benessere organizzativo, deve co- › si presenta come un sapere probabilistico, instabile (continua-
munque aver piena consapevolezza di voler mettere in campo pra- mente rivedibile);
tiche professionali che si collocano, necessariamente, all’interno di › richiede un essere pensosamente presenti, un saper esami-
relazioni con storia, di dinamiche e giochi relazionali che permeano nare il caso che ci si pone dinanzi, conducendo indagini e
l’organizzazione. prendendo decisioni continue, recuperando spazi e tempi per
Compete, soprattutto ma non in esclusiva, agli operatori di un «pensare a ciò che si fa», all’esperienza che si sta vivendo, svi-
servizio formazione gestire tali relazioni. In tutti questi casi, una o luppando le competenze discorsive necessarie a mettere in
più unità operative, un gruppo comunque di professionisti, si de- parola gli esiti di questa disciplina riflessiva.
dica, attraverso azioni di varia natura (cognitivo-riflessive, sociali, Se complessità dei fenomeni e incertezza del contesto entro cui
politiche) a operatori di determinati ambiti operativi, affinché questi essi si sviluppano (Bocchi, Ceruti 1985) fanno sì che la ricerca-azio-
costruiscano significati e mettano in opera visioni e azioni utili per la ne sia la metodologia da scegliere in tema di ricerca e formazione
promozione di una buona qualità della vita lavorativa nel contesto sul benessere organizzativo, un’ulteriore motivazione che indirizza
organizzativo di riferimento. ancora verso la prospettiva della ricerca-azione deriva dall’incer-
Gli operatori della formazione, spesso insieme a colleghi prove- tezza dei confini organizzativi dell’organizzazione sanitaria. Questo
nienti da altre unità operative (e quindi con un’ulteriore problema- tipo di organizzazione è infatti emblematica riguardo alla fragilità
tica derivante dalla necessità-opportunità di mettere in campo una dei confini e alla «debolezza del legame» (Weick 1997) tra le sue
relazione di alleanza che non è mai banale, che non può essere data parti. La metodologia della ricerca-intervento rappresenta allo-
per scontata anche quando deriva da mandati direzionali forti, che ra anche un’occasione per facilitare la costruzione di capacità di
va cioè sempre negoziata e costruita con i diversi interlocutori) sono «navigazione» e di apprendimento organizzativo, di ricostruzione
in questi casi chiamati a confrontarsi con forti dosi di incertezza, di senso, entro un network non sempre facilmente identificabile
ad assumere continuamente valutazioni probabilistiche, sprovvisti di (Kaneklin, Bruno 2003).
soluzioni precostituite e messe in atto unilateralmente. Sono situa- La ricerca-azione è, come sostengono Amerio, De Piccoli e
zioni che ci pongono di fronte interrogativi e questioni non risolte, Miglietta (2000) «epistemologicamente scandalosa», da «maneg-
rispetto alle quali ci si trova (quando va bene, quando cioè si è già giare con cura». È necessario ricordare che sia gli strumenti e la
in grado di assumere una prospettiva di complessità) sprovvisti di (e metodologia, sia la prospettiva di conoscenza e cambiamento che
non interessati a) protocolli messi a punto da altri, in altri contesti, essa sostiene rischiano, quando calati nei concreti contesti orga-
tempi e luoghi, da applicare pedissequamente. nizzativi in forma di formazione-intervento in tema di benessere,
Di fronte a problemi per i quali non vi sono indirizzi operativi di risultare fortemente perturbativi rispetto alla realtà sulla quale
pre-costituiti e chiari allora la cornice metodologica della ricerca- insistono.

LA FORMAZIONE COME PROCESSO ORGANIZZATIVO


90 A SUPPORTO DEL BENESSERE 91
In questi casi – in considerazione della complessità della te- 4.1. UN APPROCCIO PARTECIPATO
matica in questione e delle peculiarità di metodologie, strumenti e ED ECOLOGICO PER UNA COERENZA
contesti – occorre sostanziare, fin dalle fasi preliminari e per tutto FINI/MEZZI
lo sviluppo di un progetto di formazione-intervento, una costante
e approfondita azione di verifica e monitoraggio della qualità degli Nella progettazione ed erogazione della formazione, e ancora di più
obiettivi perseguiti, dei risultati via via emergenti e del loro grado nella formazione-intervento, i sistemi sociali, le organizzazioni nelle
di condivisione e apprezzamento ai vari livelli e per i diversi attori quali e per le quali si interviene apprendono e deutero-apprendono
dell’organizzazione oggetto-soggetto dell’intervento. i fini e i valori impliciti nei mezzi e negli strumenti formativi utilizzati,
Va seguito, allora, un approccio ecologico volto a garantire, nel- nelle modalità che si mettono in atto nel momento in cui avviamo e
le diverse fasi di sviluppo di un progetto, congruenza ed efficacia realizziamo un progetto di formazione-intervento.
delle metodologie e strumenti impiegati con le finalità e gli obiet- Con il nostro agire quali progettisti, formatori e ricercatori in
tivi perseguiti e raggiunti (di valorizzazione delle risorse umane, di tema di benessere organizzativo, come magistralmente messo in
mobilitazione di energie e creatività, di accrescimento del senso di luce da Bateson (1976), seminiamo «abitudini appercettive» quali:
appartenenza e soddisfazione degli operatori per la propria organiz- l’intraprendenza, la fiducia nell’organizzazione di appartenenza, il
zazione, di individuazione di problemi e soluzioni ecc.). senso di responsabilità, l’autostima, la disponibilità a mettersi in di-
In altre parole, realizzare progetti di formazione-intervento si- scussione, la dipendenza ecc. Mezzi e fini (come operiamo e dove
gnifica, in un certo senso, «prendersi cura» non solo degli aspetti vogliamo arrivare) devono porsi in rapporto ecologico o coerente
logistico-organizzativi e di quelli strategici, ma anche di quelli ine- fra loro, non possono cioè essere considerati in maniera disgiunta.
renti le dinamiche relazionali e i processi di senso e significato di Per comprendere l’importanza della massima coerenza possibile
tutti gli attori organizzativi coinvolti. che deve accompagnare sia i fini sia i mezzi di una formazione-in-
In un contesto in cui si intenda formare al fine di migliorare la tervento-partecipata, possiamo parafrasare una nota affermazione
qualità della vita lavorativa, è più che mai necessario adoperarsi in di Bateson (1976: 200): non possiamo ignorare che gli «strumenti»
vario modo per rinforzare nei destinatari di tali progetti, un certo in gioco nei contesti di prevenzione del disagio psicosociale non
sentimento di autoefficacia, un sentirsi sicuri circa il fatto di poter sono martelli e cacciaviti ma «persone, e le persone apprendono e
disporre delle risorse necessarie per effettivamente poter pensare, acquisiscono abitudini più sottili e penetranti dei trucchi che il piani-
ove necessario, al cambiamento. ficatore insegna loro». Su questa base, se vogliamo davvero favorire
Chi intendesse impegnarsi in tal senso, deve poterlo fare senza il cambiamento e, soprattutto accrescere le competenze evolutive
garanzie di risultati immediati. La conduzione di progetti di ricerca- dei sistemi con i quali/nei quali operiamo, è allora comprensibile
formazione-intervento si sostanzia in relazioni uniche e irripetibili, coltivare flessibilità e sentimento ecologico a partire da noi stessi
senza procedure precodificate, che richiedono di formulare con- e dal nostro modo di operare che si deve caratterizzare per la di-
tinuamente ipotesi d’azione da sottoporre a revisioni sulla base dei sponibilità/capacità di metterci continuamente in gioco, di ridefinire
feedback di volta in volta emergenti, dell’evolvere della relazione obiettivi e strumenti, di sostenere dialogo e confronto interno ed
intrattenuta con e dai nostri interlocutori. Essa non può quindi es- esterno.
sere configurata nei termini di una pratica di ingegneria sociale, di Il rischio che si corre, ed è bene esserne il più possibile consa-
manipolazione degli operatori allo scopo di costruire un organismo pevoli per vigilare attentamente, è quello di assimilare la formazio-
sociale programmato a priori. ne-intervento in tema di benessere organizzativo a una pratica di
ingegneria socio-organizzativa. Con la stessa enfasi va infine evi-
denziato che la flessibilità qui sostenuta va di pari passo con un’ipo-
tizzazione dettagliata ed esplicita, che deve accompagnare, come
più volte sottolineato in questo scritto, il piano di ricerca fin dalla sua
prima formulazione.

LA FORMAZIONE COME PROCESSO ORGANIZZATIVO


92 A SUPPORTO DEL BENESSERE 93
Più un’ipotesi è nitida più è possibile cambiarla con cognizione 4.2. L’IMPORTANZA DELLA VALORIZZAZIONE
di causa! Ipotizzare in maniera precisa i nostri piani di formazione- DEL PROCESSO A FRONTE
intervento, tradurre detti piani in descrizioni sensorialmente basate DELLA COMPLESSITÀ
e non astratte, non può che rivelarsi utile e produttivo a condizione
che tali visioni siano considerate esclusivamente delle utili visioni, Gli obiettivi, le modalità di conduzione delle azioni, i tempi, l’og-
rappresentazioni capaci di indirizzare l’azione iniziale rimanendo getto stesso della formazione-intervento in tema di benessere, non
contemporaneamente modificabili e aperte ai processi di aggiu- vanno posti in maniera rigida e possono essere definiti e ridefini-
stamento e calibrazione continui che, necessariamente, saranno ti in corso d’opera, in virtù dei dati e delle informazioni emergen-
richiesti dalla realtà nella quale operiamo; formulazioni provvisorie, ti nella relazione committenza-formatori-soggetti interessati. A tal
che possono facilitare la messa in rete, l’interfacciarsi, di più soggetti riguardo Normann (1992) preferisce parlare di «visioni» più che di
e sistemi operativi appartenenti a culture diverse, dotati di linguaggi obiettivi, proprio per sottolineare l’importanza di valutare il processo
non sempre fra loro compatibili. anziché gli scopi prefissati.
La realizzazione di iniziative formative in tema di benessere non Operare rispetto ai temi del benessere organizzativo, condurre
può, quindi, essere decisa unilateralmente e calata dall’alto, per vo- formazione-intervento all’interno di una azienda sanitaria o altra or-
lere di una parte gerarchicamente sovra-ordinata sulle altre. È ne- ganizzazione pubblica, richiede una consapevolezza il più possibile
cessario assumere e mantenere una prospettiva mentale e un ap- diffusa circa i possibili impatti delle azioni qui considerate.
proccio operativo che definirei partecipato ed ecologico. Un ap- È bene tenere presente che implementare azioni di formazione-
proccio partecipato è quello che orienta al confronto e alla messa a intervento che consolidino la consapevolezza e la pro-attività ri-
punto condivisa del progetto fra i diversi interlocutori aziendali. Ciò spetto a un fenomeno relativo al benessere organizzativo quale, per
significa che i progetti orientati alla creazione, consolidamento e esempio il burnout, rappresenta all’interno di grandi organizzazioni
diffusione di pratiche e cultura del benessere organizzativo devono una scelta onerosa e impegnativa che – se operata – va sostenuta
permettere ai soggetti interessati di trovarsi nella posizione di attori fino al compimento dell’intero processo, il cui esito non è – come
protagonisti. Il coinvolgimento attivo dei «destinatari» dell’interven- a volte alcuni auspicano – la semplice trasmissione di conoscen-
to deve essere promosso da subito, fin dalle prime fasi di ideazione ze dichiarative rispetto al problema burnout, ma l’identificazione e
e progettazione il contesto relazionale deve dimostrarsi pronto ad l’avvio del cambiamento, del contenimento e della prevenzione del
accogliere e stimolare la libera espressione di tutti, e ci si deve im- disagio rilevato.
pegnare solo in attività scelte congiuntamente. È quindi sempre auspicabile perseguire «politiche» bilanciate di
Chi intenda progettare e realizzare iniziative in tema di benessere intervento, sostenibili in relazione alle risorse e alle caratteristiche
organizzativo, deve dunque mettere in atto modalità relazionali im- di contesto, avendo ben chiaro che tutte le attività concernenti la
prontate a una presenza attiva non-direttiva, capace di riconoscere, costruzione della salute organizzativa qui prospettate si presentano
accogliere e spronare autentiche traiettorie di partecipazione. L’as- di per sé come altamente complesse, se non altro in relazione ai
sunzione di una prospettiva «ecologica» viene qui intesa, in primo mutamenti continui registrabili nelle attribuzioni di senso intorno al
luogo, come puntuale conoscenza e attenzione rispetto al conte- valore «salute» e alla scarsa dimestichezza delle nostre organizza-
sto organizzativo nel quale viene a inscriversi l’azione trasformativa zioni con dimensioni di progetto e di formazione in termini di inter-
promossa dal progetto, sia delle sue caratteristiche più oggettive vento e cambiamento.
(vincoli e risorse presenti e quei dati non psicologici che Lewin ri- Le aziende sanitarie e le altre organizzazioni che si occupano di
teneva di necessaria preliminare analisi come ecologia psicologica) salute hanno, paradossalmente, ancora molto da imparare rispetto
sia di quegli aspetti più propriamente soggettivi (il modo in cui gli al monitoraggio e alla «manutenzione» della loro salute. Quando
operatori lo abitano e lo percepiscono). si lavora per progetti all’interno di organizzazioni ancora poco at-
trezzate in tal senso, quando attività innovative come queste si ac-
compagnano e si intersecano con una cultura del mantenimento

LA FORMAZIONE COME PROCESSO ORGANIZZATIVO


94 A SUPPORTO DEL BENESSERE 95
di routine istituzionali, possono verificarsi perturbazioni, disfunzioni, colazione organizzativa definita o che intendesse alimentare in tal
problematiche e dinamiche relazionali che vanno affrontate e ge- senso la cultura organizzativa nell’intera azienda, deve allora cer-
stite con competenza. Problemi possono verificarsi, per esempio, care di vivere, a partire da sé, dal proprio interno, logiche di fun-
quando uffici o servizi, che si considerano (a ragione o torto poco zionamento in qualche misura isomorfe e sovrapponibili a quelle
importa) competenti su temi vicini a quelli oggetto dell’azione di proposte, deve cioè «incarnare» valori e relazioni congrue con la
formazione-intervento, non vengono (o non si sentono) adeguata- missione del progetto.
mente coinvolti nel team di progettazione formativa o di formazio- Questi contesti relazionali e operativi devono quindi essere im-
ne ed entrano con questi in conflitto sabotando i lavori. Per gover- prontati all’ascolto, al confronto, alla narrazione delle problematiche
nare e tenere nel debito conto questa complessità organizzativa e concrete affrontate dagli operatori nella quotidianità lavorativa, alla
gestionale potrebbe allora essere preferibile e opportuno procedere condivisione di pratiche e strumenti, al coinvolgimento autentico
per piccoli passi, secondo principi di sostenibilità, con gradualità, e libero di tutti gli attori e stakeholder ecc. Tale sforzo, si configura
interessando, in prima istanza, solo alcune strutture o articolazio- quindi come una sfida di tipo etico che mette in crisi ogni concezio-
ni aziendali, assumendo una prospettiva temporale medio-lunga, ne istruttiva dell’intervento formativo, ogni visione di superiorità e di
seminando con continuità gli impegni, verificando costantemente, alterità/oggettività del formatore. La prospettiva etica deve accom-
con umiltà intellettuale, il proprio operato, cosa si fa e come lo si fa. pagnare sempre la nostra azione, deve arricchire la nostra saggezza
tecnica, deve innescare interrogativi e un pensare aporetico intorno
ai valori che ispirano il nostro intervenire con i sistemi sociali.
4.3. IL MODELLO DELLA FORMAZIONE- Sappiamo che qualsiasi iniziativa formativa, promuove, nel bene
INTERVENTO. UNA SFIDA IMPRONTATA o nel male, mutamenti, perturbazioni che vanno oltre le intenzioni
ALL’AUTOSOMIGLIANZA e la razionalità tecnica degli operatori. Il solo fatto di esplicitare e
E ALLA COERENZA ETICA parlare di un fenomeno sociale, delle dinamiche relazionali e orga-
nizzative legate al benessere organizzativo, fa sì che questo cam-
Lo sguardo ecologico, imprescindibile per una formazione-inter- bi. La formazione-intervento, per l’esplicita intenzionalità con cui si
vento in tema di benessere organizzativo, può essere opportuna- cerca di innescare il cambiamento nelle-delle organizzazioni, rende
mente coltivato solo se si è pervasi da una piena e autentica co- ancora più ineludibile la necessità di prestare attenzione ai principi
scienza di essere parte di un sistema più ampio, convinti comunque etici e valoriali posti a fondamento del nostro agire come progettisti
di poter contribuire, attraverso l’osservazione diretta dei diversi con- e formatori su questi temi.
testi relazionali, alla progettazione e messa in campo di interventi Si tratta, in sintesi, di attivare più direttamente, e in forma allarga-
sostenibili e alla valutazione attenta degli esiti degli stessi, al suo ta e condivisa, una riflessione sui fini che la nostra azione persegue,
armonico sviluppo. sui deutero-apprendimenti che promuove.
Questa visione ecologica intende orientare tutti al rispetto e alla Siamo, in tal senso, chiamati a potenziare lo sguardo sulle cose
valorizzazione delle creatività, delle diversità, delle emozioni e sog- che facciamo, sugli impliciti che riempiono le pieghe del nostro
gettività dei differenti interlocutori, in una continua, necessaria e im- operare, mettendoci in discussione, superando ogni possibile ten-
prescindibile ricerca di coerenza o autosomiglianza. tazione di sentirsi «bastanti», autosufficienti rispetto al nostro con-
Il principio dell’autosomiglianza indica una certa somiglianza ri- testo organizzativo,15 cercando invece di promuovere un’alleanza
corsiva fra il team di progetto, i suoi processi operativi, il suo modo
di condurre gli interventi e costruire significato, e le finalità perse- 15. Mortari (2002: 182), a questo proposito, parla di ontologia della relazionalità: l’esistenza
non è mai individuale ma sempre compartecipata. L’essere singolare è sempre plurale,
guite con il progetto di formazione-intervento in tema di benessere. emersione di una pluralità di relazioni: è l’essere-con che struttura l’essere singolare. La
Porre l’accento sui processi significa allora coltivare coerenze relazionalità, lo scambio, il dialogo, l’ascolto è all’origine della possibilità di esistere. Non
c’è possibilità di senso nell’isolamento. Il confronto è fermentativo quando basato su un
di metodologie, strumenti, fini, valori e culture ai vari livelli. Il team reale ascolto e tutto ciò è condizione per l’affermarsi del nostro pensare e quindi della
di progetto che intendesse prendersi cura del benessere di un’arti- nostra esistenza (Mortari 2008: 38).

LA FORMAZIONE COME PROCESSO ORGANIZZATIVO


96 A SUPPORTO DEL BENESSERE 97
con gli altri attori-articolazioni organizzative coinvolte, relazioni di
ascolto autentico, attraverso le quali sia possibile sentire che qual-
cosa che ha a che fare con il nostro essere accade in noi.16
Occorre allora che tutti noi ci si pre-occupi di aver cura della
qualità dei contesti relazionali nei quali siamo immersi e dei quali,
volenti o nolenti, siamo co-costruttori. Perché è in questi contesti
che si possono sviluppare competenze cognitive di qualità, si può
apprendere a pensare, a sviluppare pratiche riflessive. Competen-
ze queste che, in tema di formazione-intervento per il benessere
organizzativo, sono assolutamente vitali in quanto alla base della
capacità di azione del singolo attore o della struttura-articolazione
organizzativa all’interno dell’azienda.

II PARTE

16. Come evidenziato da Noddings (1986: 20) e ripreso da Mortari (2002: 37), quando si
costruisce una relazione centrata sull’ascolto, chi-riceve-ascolto così come chi-presta-
ascolto non vede o sente qualcosa che gli viene dato o che dà, ma sente che qualcosa
accade in lui o lei. Questo accadere, pone in evidenza Mortari, trascende il paradigma
positivistico centrato sul problema di individuare strumenti per misurare, ha a che fare
con l’essere. Qualcosa che non si può misurare ma essenzialmente capire (paradigma
ermeneutico).

98
CAPITOLO 5

LA CURA DEL BENESSERE


ORGANIZZATIVO
NELLE AZIENDE SANITARIE:
L’ESPERIENZA DELLA REGIONE
PIEMONTE

In molte ASL e ospedali della Regione Piemonte sono state condot-


te nell’ultimo decennio diverse iniziative volte alla valutazione e alla
promozione della salute organizzativa (ricerche, progetti formativi,
interventi individuali; Germani, Vetromile, Viotti 2007). Tuttavia si è
trattato spesso di eventi episodici e poco sostenibili, azioni alle quali
non sempre è stato possibile dare continuità né attribuire un co-
ordinamento adeguato. Tale limite, in parte, può essere ricondotto
all’assenza nelle aziende sanitarie di una cultura diffusa sulla salute
e sicurezza negli ambienti di lavoro, debolezza sulla quale ha pesato
in modo rilevante il recente processo di ristrutturazione organizza-
tiva che le ha coinvolte nella loro totalità.
Da queste premesse è scaturita l’esperienza dell’Assessorato
alla Sanità della Regione Piemonte che qui viene descritta e che ha
preso corso nel 2006, quando un gruppo composto da psicologi e
medici del lavoro, responsabili dei servizi di prevenzione e protezio-
ne – accomunato dall’aver partecipato ad alcune esperienze-pilota
entro diverse aziende sanitarie regionali in materia di prevenzione e
contrasto del disagio psicosociale e di sostegno al benessere degli
operatori – ha sviluppato un progetto mirato allo sviluppo di ini-
ziative entro la sanità piemontese su queste tematiche. Nel 2007 è
stata istituzionalizzata (per mezzo di una delibera della giunta regio-
nale) la costituzione del gruppo di lavoro misto Università-Regione
Piemonte dedicato a La tutela del benessere organizzativo nelle
aziende sanitarie, con l’intento di fornire a tutti i soggetti interessati
strumenti, condivisi e validati dal punto di vista tecnico-scientifico,
per identificare le situazioni di rischio, valutarne l’entità e le possi-
bili conseguenze in termini di malessere o di patologie, identificare

101
strategie di intervento, di controllo e di riduzione del rischio appli- sia esclusivamente riconducibile (e quindi contenibile) alla di-
cabili alle realtà organizzative indagate. mensione gruppale e organizzativa;
In questa prospettiva le finalità del gruppo sono state identifi- › promuovere, attraverso interventi di formazione e di sviluppo
cate nel sostegno di linee di indirizzo regionali e di documenti di organizzativo, quelle condizioni che possono favorire le con-
riferimento generale atti a promuovere, nei diversi contesti azien- dizioni di benessere degli operatori entro le organizzazioni sa-
dali, la ricerca e la sperimentazione di prassi e strumenti affidabili e nitarie.
condivisi finalizzati alla rilevazione dei fenomeni di benessere e ma- Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 il gruppo ha registrato, nel
lessere organizzativo, allo sviluppo di successivi interventi di pre- corso delle attività intraprese, l’emergere di criticità legate al proces-
venzione e contenimento del disagio, al miglioramento della qua- so di riordino e di riassetto dell’intero sistema sanitario regionale av-
lità della vita organizzativa. Da questi presupposti, e sulla base delle viato con l’approvazione del piano socio-sanitario 2006-2010, che
indicazioni rintracciate nella letteratura internazionale e nazionale ha determinato l’accorpamento di diverse ASL a livello provinciale o
in tema di salute entro le organizzazioni, ha preso consistenza una sub-provinciale, e la ridefinizione delle funzioni e delle aree di inter-
visione strategica sulla promozione del benessere organizzativo vento delle aziende sanitarie ospedaliere e universitarie.17 Tra le al-
che ha in concreto avviato un processo di dialogo, di integrazione tre criticità, particolare interesse hanno rappresentato per il gruppo,
e di coordinamento di quelle strutture aziendali che per mandato a fronte del mandato ricevuto, le profonde divergenze riscontrate
istituzionale si occupano del personale (es. ufficio personale, Or- sulla modalità di trattamento dei temi del disagio, del benessere e
ganizzazione e Sviluppo della Risorse Umane, Medicina del lavoro, della sorveglianza sanitaria da parte dei soggetti chiamati a occu-
Servizio prevenzione e protezione, Salute mentale). Nel contempo parsi di questi temi all’interno delle «nuove» aziende unificate.
in alcune aziende sono state raccolte e sistematizzate le diverse Dopo un primo biennio speso nell’opera di raccolta dei dati sulle
iniziative condotte allo scopo di sviluppare il benessere e conso- esperienze esistenti e nel sostegno di alcune, mirate, esperienze, nel
lidare una cultura volta a promuovere salute e, più in particolare, corso del 2009 è stato quindi avviato l’intervento illustrato nelle pa-
gestire il rischio psicosociale in accordo con la normativa entrata gine che seguono, nato proprio dalla volontà di favorire il confronto
in vigore negli ultimi anni inerente la salute e la sicurezza negli am- non solo tra i diversi professionisti interessati ai temi del disagio e del
bienti di lavoro. benessere, ma dalla necessità di favorire l’integrazione organizzativa
Il gruppo di lavoro regionale ha così avviato nel biennio suc- nelle nuove ASR.
cessivo una serie di azioni volte a sostenere l’adozione di pratiche Il percorso di formazione-intervento, che come si vedrà ha dato
condivise e comparabili di valutazione del disagio psicosociale e so- vita a esperienze, gruppi di lavoro e dispositivi organizzativi oggi
stegno/promozione del benessere, anche grazie al «volano» di una stabilizzati entro un certo numero di aziende sanitarie della Regio-
direttiva emanata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, diparti- ne Piemonte, è stato denominato La promozione del benessere
mento della Funzione pubblica, nell’aprile del 2004 – Misure finaliz- organizzativo nelle organizzazioni sanitarie ed è stato sviluppato
zate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche con il sostegno dell’ASL di Biella e del dipartimento di Psicologia
amministrazioni – e del D.lgs 81/08 e s.m.i. che, in sintesi, hanno dell’Università di Torino. Nel percorso è stato coinvolto il personale
avuto lo scopo di: dei servizi organizzazione e Sviluppo delle Risorse umane, servizi
› orientare, ove riscontrata la presenza del disagio organizzati- personale, servizi di prevenzione e protezione, Medicina del lavoro/
vo, adeguati approfondimenti sulle determinanti del fenome- medico competente, servizi Comunicazione e relazione col pubbli-
no stesso e definire-realizzare idonei piani operativi e progetti
di miglioramento; 17. Tale processo non solo non si è ancora completamente compiuto, ma negli anni
seguenti, con la nuova Giunta regionale nel frattempo eletta, è stato proposto e in parte
› definire funzionali protocolli operativi (in accordo con i servizi realizzato un ulteriore accorpamento che ha modificato l’assetto delle ASR che qui
di Psicologia e i dipartimenti di Salute mentale presenti nelle vengono via via presentate in relazione al loro coinvolgimento nel progetto «Benessere».
In allegato al testo si trovano le schede relative a ciascuna azienda e ai relativi gruppi di
ASR) dedicati anche al trattamento individuale (ascolto, so- lavoro secondo l’assetto in vigore fino al gennaio 2010. A fianco delle aziende che sono
stegno, eventuali terapie) là dove il disagio psicosociale non state nel frattempo riorganizzate e accorpate è indicata la nuova denominazione.

LA CURA DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO NELLE AZIENDE SANITARIE:


102 L’ESPERIENZA DELLA REGIONE PIEMONTE 103
co, direzioni sanitarie di presidio, servizi qualità, servizi di Psicologia, consenso e dalla possibilità di costruire alleanze con le direzioni ge-
di tutte le ASR piemontesi, a cui si sono affiancate una struttura sani- nerali e sanitarie, delle risorse disponibili ecc.), su cui sviluppare i
taria privata accreditata e l’Arpa Piemonte, per un totale di 23 gruppi propri progetti e, entro questi, la specificità dei temi, degli strumenti
di lavoro. e della metodologia da adottare.
Il progetto è stato quindi avviato con il triplice obiettivo di : Sulla base degli elaborati prodotti e/o dalle riflessioni condivise
› fornire alle singole aziende sanitarie regionali occasioni for- in aula dai 23 gruppi, sono stati individuati quattro filoni tematici
mative (soprattutto di formazione-intervento e di learning on (l’istituzione di osservatori permanenti su agio e disagio nelle ASR;
the job) per sviluppare conoscenze, competenze e strategie la valutazione dei rischi psicosociali; l’attivazione di spazi di ascolto
condivise al fine di individuare criticità in tema di benessere e/o sportelli di supporto psicologico; la formazione sul tema del
organizzativo; approfondire le cause dei problemi, costruire benessere)18, contenitori che corrispondono a diversi livelli e cam-
soluzioni mirate, ma anche valorizzare il potenziale inatteso, pi di intervento per favorire il contrasto del disagio psicosociale e
le buone pratiche e i progetti aziendali favorenti il benesse- promuovere la cultura del benessere, adottati tenendo conto delle
re organizzativo stesso. In altre parole formare i destinatari, in esigenze e delle specificità culturali della propria realtà aziendale. I
merito ai fattori che promuovono, mantengono e migliorano gruppi così costituiti hanno elaborato i loro piani d’azione all’interno
il benessere organizzativo e attivare all’interno di tutte le ASR delle singole ASR con il supporto di un tutor (ruolo svolto da borsisti
interventi finalizzati a incrementare una cultura organizzativa selezionati ad hoc dal dipartimento di Psicologia) supervisionato dal
così orientata; gruppo regionale stesso.
› favorire l’intreccio e l’integrazione tra i diversi attori presenti La ricomposizione dei gruppi è avvenuta nel corso dell’anno in
nelle ASR in merito alle azioni di sostegno al benessere e alle relazione ai diversi filoni e, nel dicembre 2009, è stato presentato
attività di valutazione e gestione del rischio, così come indivi- nell’ambito di un convegno regionale curato dall’assessorato alla
duate dalla normativa sulla salute e sicurezza sui luoghi lavoro Sanità, lo stato dell’arte all’interno delle diverse ASR.19
(D.lgs 81/08);
› fornire strumenti, condivisi e validati dal punto di vista tecni-
I QUATTRO FILONI TEMATICI
co-scientifico, per identificare le situazioni di rischio, valutarne
l’entità e le possibili conseguenze in termini di malessere e per Il filone tematico rappresenta l’etichetta di un contenitore ampio e
ottenere dati confrontabili tra loro a livello regionale. flessibile che ha consentito a ogni gruppo di dare forma al proprio
progetto tenendo conto delle esigenze e delle specificità cultura-
li della propria realtà aziendale. I quattro percorsi – che saranno
5.1. IL PERCORSO DI FORMAZIONE-INTERVENTO più precisamente descritti nei capitoli successivi – individuati dai 23
gruppi di lavoro sono:
La gestione del progetto formativo è stata affidata alle ASL BI con
18. Nella prima fase del percorso è stato avviato anche un quinto filone tematico,
il supporto tecnico scientifico dell’Università degli Studi di Torino, denominato Sistema premiante, a cui ha aderito la ASL NO. Il filone, che non ha tuttavia
dipartimento di Psicologia e del gruppo di lavoro regionale. dato corso al progetto iniziale e non viene quindi qui riportato con il medesimo dettaglio
degli altri quattro, si è posto come obiettivo quello di agire sui sistemi premianti, in quanto
Il percorso di formazione-intervento progettato è stato proposto leve organizzative in grado di agire per il benessere organizzativo aziendale. L’azione in
alle figure di riferimento in tema di benessere organizzativo nelle questo senso è stata portata avanti attraverso: la costituzione di un gruppo di lavoro con
il mandato di individuare criteri di regolazione del sistema premiante in grado di favorire
singole aziende sanitarie, come alternanza tra iniziative formative il benessere (equità, trasparenza); la progettazione di interventi formativi destinati alle
d’aula – propedeutiche alle azioni di formazione-intervento sul figure con funzioni di valutazione. Questo tipo di intervento costituisce l’esemplificazione
campo – ed elaborazione e conduzione di singoli progetti-inter- del livello di intervento descritto nella categorizzazione, presentata nel cap. 3 di questo
testo, come organizzativo da De Frank e Cooper (1987) e, all’interno di questo, relativo alle
vento a cura dei professionisti delle aziende partecipanti secondo pratiche e alle procedure organizzative (Germani, Vetromile, Viotti 2007).
il tema e il livello di intervento più adeguato per ogni contesto (a 19. In allegato vengono indicate più precisamente le tappe del progetto e le caratteristiche
partire dalle esperienze già maturate in precedenza, dal livello di di tutti i gruppi di progetto delle aziende sanitarie coinvolte nel percorso.

LA CURA DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO NELLE AZIENDE SANITARIE:


104 L’ESPERIENZA DELLA REGIONE PIEMONTE 105
1. Osservatorio sul Benessere Organizzativo. Il filone si è posto tivo la progettazione di una ricerca-intervento mirata a map-
come obiettivo quello di monitorare in modo stabile e ricor- pare l’azienda dal punto di vista dei rischi psicosociali, al fine
sivo alcuni fenomeni all’interno dell’azienda (es. assenteismo, sia di individuare le aree critiche su cui intervenire successi-
turnover, maternità, infortuni ecc.) che possono rappresentare vamente sia di adempiere agli obblighi imposti dalla Legge
indicatori oggettivi diretti e indiretti del benessere e del disagio 81/08. I gruppi di progetto hanno così avviato la sperimen-
in chiave organizzativa. Il soggetto deputato a tale monitorag- tazione di metodologie di valutazione dei rischi fondate su
gio è stato individuato in un osservatorio, un gruppo di perso- «processi diagnostici circolari e partecipati» (Amerio, De Pic-
ne provenienti da servizi diversi e capace di integrare, nell’a- coli, Miglietta 2000), volte sì a rispondere agli obblighi norma-
zione di monitoraggio, più servizi aziendali, quali la Medicina tivi (D.lgs 626/94 e D.lgs 81/08), ma secondo una prospettiva
del lavoro, l’Organizzazione e Sviluppo delle Risorse Umane, il tesa a valorizzare e sostenere il benessere più che occuparsi
Servizio formazione, il Servizio prevenzione e protezione ecc. riduttivamente del malessere. Tutti i progetti sono stati artico-
Le aziende coinvolte hanno avviato la raccolta sistematica di lati su tre principali step: il primo, definito di consultazione, in
dati relativi ad alcuni indicatori condivisi di disagio e benessere cui è stato proposto a tutti i dipendenti delle unità coinvolte un
(quali: assenze brevi e di lungo periodo, infortuni, richieste di questionario finalizzato a valutare i fattori di rischio e gli ele-
trasferimento, contenziosi con utenza, richieste di visite stra- menti che sostengono il benessere dei lavoratori; il secondo
ordinarie al medico competente, attività formative offerte e di restituzione delle risultanze emerse a tutti i partecipanti alla
frequenza alle stesse ecc.). Gli indicatori del benessere o di- ricerca; il terzo, infine, di individuazione di interventi di gestio-
sagio organizzativo non costituiscono qui tanto una misura ne del rischio e di promozione del benessere. Nella logica di
di relazioni causa-effetto, ma sulla scorta di quanto suggerito individuare e costruire in itinere strumenti e pratiche di ge-
dalla letteratura sulla gestione dei rischi psicosociali e dai pro- stione del rischio, tutti i gruppi di progetto, pur nella previ-
getti di NIOSH e PRIMA-EF (Leka, Cox 2008; Dollard, Skinner, sione di estendere l’iniziativa all’intera popolazione aziendale,
Tuckey, Bailey 2007), indizi o sintomi che possono aiutare a hanno preferito in una prima fase utilizzare come terreno di
individuare aree critiche o virtuose. Le aziende che hanno av- prova unità circoscritte composte da circa 150/200 lavoratori.
viato il progetto hanno effettuato in precedenza attività di va- In particolare, in cinque casi sono stati coinvolti un numero
lutazione/mappatura dei rischi psicosociali attraverso la som- ristretto di reparti bilanciati dal punto di vista dell’appartenen-
ministrazione di questionari autocompilati, e presentavano, za ad area medica o ad area chirurgica, in un caso sono stati
al momento di avvio del percorso formativo, un’esperienza coinvolti gli operatori di front-office, in un altro un intero pre-
consolidata di collaborazione tra attori diversi (medici, psico- sidio ospedaliero e infine nell’ultimo caso tutti gli uffici ammi-
logi, RSPP ecc.). Nel caso di tre aziende, l’osservatorio è stato nistrativi dell’azienda sanitaria.
riconosciuto da uno specifico atto aziendale. Tra i cinque fi- 3. Sportello psicologico. Il filone mirava a individuare percorsi di
loni, quella degli osservatori rappresenta l’esperienza forse più sostegno individuale al lavoratore in caso di disagio legato al
originale dell’intero percorso, nonché quella che in modo più lavoro, espresso e denunciato in prima persona o segnalato
definito è stata stabilizzata e ha proseguito nel percorso e nel dal medico competente, attraverso una consulenza psicolo-
confronto di rete tra le aziende, includendone via via anche di gica specialistica di primo livello (ascolto, prima assistenza ed
appartenenti ai filoni «formazione» e «valutazione del rischio eventuale indirizzo verso percorsi terapeutici specifici). Due
psicosociale». Gli operatori delle aziende sanitarie partecipanti aziende hanno intrapreso la strada dell’attivazione di iniziative
a tale percorso hanno infatti deciso di proseguire il percorso di sostenute da una rete di collaborazione interaziendale mul-
formazione-intervento con il supporto e tutoraggio del dipar- tiprofessionale (medici competenti, psicologi, responsabili di
timento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. struttura), orientate da una parte a intercettare il disagio lavo-
2. La valutazione soggettiva dei rischi psicosociali. All’interno di rativo individuale e dall’altra a proporre iniziative di migliora-
questo percorso i partecipanti hanno individuato come obiet- mento del benessere e della qualità della vita del lavoratore.

LA CURA DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO NELLE AZIENDE SANITARIE:


106 L’ESPERIENZA DELLA REGIONE PIEMONTE 107
Le aziende che hanno sostenuto tale percorso hanno quindi valorizzando le esperienze locali, cercando al tempo stesso di fa-
inaugurato uno «sportello di ascolto psicologico» integrato vorire lo scambio e la crescita dei gruppi verso una comune pratica
con il servizio di Medicina del lavoro al fine di individuare il di ricerca e intervento su questi temi. Il secondo step, avviato nel
percorso o l’intervento più adatto al disagio manifestato (es. 2010 e ancora oggi in corso in una parte di queste aziende, riguar-
attivazione di un percorso di counselling, oppure in collabora- da l’integrazione e la messa in comune delle esperienze, al fine di
zione con i responsabili delle strutture operative, individuazio- implementare un sistema complessivo di valutazione e gestione dei
ne di strategie orientate a intervenire sull’ambiente lavorativo). rischi psicosociali e sostegno al benessere organizzativo condiviso
In un caso, il gruppo ha proposto un progetto che prevede la a livello regionale (accento sulla dimensione interorganizzativa). Nel
realizzazione di una rete di iniziative complementari allo spor- complesso l’esperienza avviata ha evidenziato le potenzialità di un
tello di ascolto, quali l’allestimento di uno spazio all’interno intervento che, pur a partire da vertici osservativi e tematici diversi,
dell’intranet aziendale dedicato al dialogo online sui temi dello permette lo sviluppo di gruppi multiprofessionali che operino nella
stress e del burnout tra lavoratori e psicologi e l’attivazione consapevolezza di un comune oggetto di lavoro (Orsenigo 1999): il
di corsi, ad accesso libero, volti alla sperimentazione e all’ap- benessere congiunto di «produttori» e destinatari dei servizi.
prendimento di tecniche di rilassamento.
4. Formazione e benessere. Un gruppo di aziende coinvolte nel
percorso ha individuato nel processo formativo l’asse di inter-
vento fondamentale per sviluppare il benessere. Le ASR rag-
gruppate nel filone «formazione» sono accomunate da pre-
cedenti esperienze di ricerca/mappatura del benessere e, per
lo più, del disagio, esperienze che all’interno di ogni contesto
hanno rappresentato il punto di partenza per la progettazio-
ne di interventi di «form-azione». Sei gruppi aziendali hanno
scelto – a partire da una prospettiva che intende la formazio-
ne come processo che sostiene sviluppo individuale e orga-
nizzativo e salute dell’organizzazione stessa (Piccardo 2003;
Alastra 2007) – di ridefinire e condividere la progettazione dei
percorsi formativi dedicati al benessere all’interno di ciascuna
ASR: il superamento di una logica settoriale e dispersiva per cui
ogni attore (OSRU, formazione, qualità, Servizio prevenzione e
protezione, medico competente, comitato pari opportunità,
rischio clinico ecc.) tende a promuovere percorsi formativi au-
toreferenziali e dedicati a vario titolo a contrasto del disagio e
promozione del benessere (Germani, Vetromile, Viotti 2007) è
stato qui intentato a partire dalla gestione collegiale dei gruppi
multiprofessionali di tutti i percorsi dedicati a tali temi.
Come detto in precedenza, alcuni di questi progetti sono oggi
stabilizzati e molti dei gruppi multi professionali costituiti nelle sin-
gole aziende sono stati riconosciuti da specifici atti aziendali che
hanno loro attribuito la competenza in materia di benessere e con-
trasto del disagio. Questa prima fase del percorso ha posto partico-
lare attenzione alla dimensione intraorganizzativa, promuovendo e

LA CURA DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO NELLE AZIENDE SANITARIE:


108 L’ESPERIENZA DELLA REGIONE PIEMONTE 109
CAPITOLO 6

RISCHI PSICOSOCIALI
E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:
GLI OSSERVATORI AZIENDALI

Con il filone tematico «Osservatorio indicatori di benessere/ma-


lessere» è stato proposto un percorso che contribuisse al coor-
dinamento delle diverse iniziative presenti all’interno delle aziende
coinvolte, in grado di favorire il monitoraggio ricorsivo delle aree
critiche e virtuose attraverso la costruzione di osservatori perma-
nenti di indicatori oggettivi diretti e indiretti del benessere e del
malessere in chiave organizzativa. Un processo agile e finalizzato
a ottenere nel tempo un profilo di salute aggiornato, generale e
trasversale alle diverse strutture di cui è costituita un’azienda sani-
taria e, proprio in virtù di queste caratteristiche, in grado di fornire
una base dati da cui attivare approfondimenti quantitativi riguar-
danti i livelli di benessere e malessere, a un certo momento rintrac-
ciabili nel contesto di riferimento. Per questi motivi, e pur con la
prudenza con la quale è bene condurre una tale sperimentazione,
l’osservatorio può essere considerato una valida opportunità sia di
promozione attiva della salute organizzativa intesa come bene da
costruire, ricostruire e sostenere nel tempo, sia di gestione di quei
fattori, di contenuto e di contesto, dai quali può svilupparsi il ma-
lessere all’interno dei gruppi di lavoro. Come indicato altrove (vedi
cap. 2), inoltre, la raccolta di dati oggettivi per mezzo di misure non
intrusive e osservabili contribuisce al processo di triangolazione dei
dati stessi, auspicato da tutti gli addetti ai lavori nell’ambito della
valutazione dei rischi psico-sociali, in particolare nell’ambito della
valutazione dello stress lavoro correlato ex art. 28 del D.lgs 81/08.
Il contemporaneo sviluppo, nell’arco di tempo in cui il filone «Os-
servatorio» si è costituito e consolidato, di diverse griglie di valuta-
zione connesse alle linee guida emanate da ISPESL prima e INAIL
poi su questo tema, ha incentivato le attività dei gruppi coinvolti
anche nell’ottica di verificare praticamente e sperimentare in prima
persona potenzialità e limiti di una valutazione dello stress effet-
tuata su queste basi. Alla proposta hanno risposto inizialmente sei

111
gruppi di progetto tra tutti quelli che si sono costituiti nel corso del dai progetti legati all’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute
processo formativo propedeutico.20 Attualmente il progetto coin- sul Lavoro (EU-OSHA; Cox, Griffiths, Rial-González 2000b) come
volge cinque ASL, che solo in parte coincidono con quelle origi- il Progetto PRIMA-EF (Leka, Cox 2008) o il modello Management
narie.21 Inoltre, a partire dalla prima esperienza e dai primi risultati Standards (HSE – Health and Safety Executive), in una logica di mo-
ottenuti, alcuni gruppi hanno condiviso e maturato al loro interno nitoraggio si possono considerare tanto gli indicatori indiretti «og-
l’esigenza di compiere una revisione dei ruoli e delle competenze gettivi» (es. turnover, assenze, infortuni) quanto gli indicatori sog-
sia per ottimizzare il processo in via di sviluppo sia per assicurarne la gettivi (es. questionari, interviste o osservazioni qualitative).
continuità. Al termine della prima sperimentazione, conclusa nel di- A partire da un lavoro preliminare di sistematizzazione delle pre-
cembre 2009, i gruppi hanno infatti continuato a incontrarsi, dando cedenti esperienze condotte nelle aziende coinvolte in tema di sa-
seguito al progetto intrapreso con un nuovo percorso formalizza- lute organizzativa, la scelta dei gruppi è stata quella di dare avvio a
to dall’istituzione regionale piemontese e, nella maggior parte dei una sperimentazione comune attraverso la raccolta ed elaborazio-
casi, nuovamente riconosciuto e sostenuto a livello delle singole ne di dati aziendali potenzialmente in grado di rappresentare indica-
direzioni aziendali. Di fatto per gli anni 2010 e 2011 è stato così av- tori «oggettivi» di benessere e malessere organizzativo.
viato un secondo percorso di formazione-intervento dedicato allo Nella progettazione di un osservatorio che processa continua-
sviluppo del progetto «Osservatorio» (patrocinato da: ASL di Biella e mente questa tipologia di indicatori vi sono alcuni presupposti da
dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino) con tenere in considerazione. In primo luogo, al fine di identificare ten-
l’obiettivo di presentare i modelli internazionali in tema di analisi e denze, è importante che la raccolta degli indicatori sia ricorsiva: sia
misurazione del benessere organizzativo, di individuare strumenti e perché a oggi non esistono standard di riferimento sui quali basare
metodologie validate e potenzialmente trasferibili alla realtà delle la lettura del dato ottenuto, sia in quanto esaminare un dato discreto
aziende sanitarie piemontesi. e temporalmente isolato non permette l’individuazione dei livelli di
Dunque un ricco quanto vivace processo trasformativo in corso salute organizzativa, né la possibilità di confrontare l’andamento del
che dà conto del valore della metodologia della formazione-inter- valore dell’indicatore tanto all’interno dell’azienda quanto tra i diver-
vento intesa come opportunità partecipata di apprendimento dall’e- si enti coinvolti nel progetto. Per esempio non ha di per sé signifi-
sperienza, di cambiamento, di sviluppo e di attribuzione di significa- cato la lettura del tasso di assenza di una struttura aziendale senza
to ai contesti organizzativi in sanità in grado di rinnovarsi nel tempo. compiere un confronto con lo stesso dato elaborato in periodi o in
strutture differenti, intra o extra aziendali.
Inoltre la rilevazione assume significato attraverso la compara-
6.1. GLI INDICATORI zione-combinazione di più indicatori e non nella singola considera-
zione di ciascuno di essi: solo l’emergere di una significativa conver-
È necessario chiarire da subito che gli indicatori del benessere o genza di indizi può infatti determinare la successiva e più accurata
del disagio organizzativo non sono qui intesi come una misura di osservazione di specifiche aree organizzative. Così, per esempio,
relazione causa-effetto, quanto piuttosto come indizi o sintomi che conoscere soltanto il tasso di turnover in un certo servizio o all’in-
possono aiutare a individuare condizioni di maggiore o minore «sa- terno di un certo gruppo professionale ci dice relativamente poco
lubrità» entro macro e micro-strutture aziendali. se non confrontato con altri indicatori per quel servizio o quel grup-
Come suggerito dalla letteratura sulla gestione dei rischi psi- po professionale.
cosociali22 (Dollard, Skinner, Tuckey, Bailey 2007) e, in particolare, Infine gli indicatori non dovrebbero diventare strumenti né di va-
lutazione né di controllo del comportamento individuale e colletti-
20. ASL Biella; ASL Cuneo 1; ASL Vercelli; ASO Cuneo; ASOU S. Giovanni Battista; Arpa. vo, ma costituire una risorsa utile per rintracciare le aree di benes-
21. ASL. Biella, ASL Cuneo 1; ASL Vercelli; ASOU S. Giovanni Battista, Arpa e l’ospedale sere quali buoni esempi di vita organizzativa, come pure per identi-
Gradenigo di Torino (ASL TO2). ficare le aree di sofferenza che richiedono necessariamente l’avvio
22. Si veda il cap. 2. di progetti di miglioramento.

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


112 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 113
Un osservatorio è cioè da intendersi come parte integrante di 6.3. LA DEFINIZIONE DEL METODO
un processo circolare più complesso di valutazione, gestione e E DEGLI INDICATORI
promozione del benessere organizzativo (HSE – Health and Safety
Executive; <http://www.hse.gov.uk/stress/standards/>). Solo così è La prima serie di incontri Osservare il benessere organizzativo in Sa-
possibile assicurare alle organizzazioni il mantenimento e la ricom- nità. Elementi metodologici ha fornito ai partecipanti di ogni azien-
posizione efficace dei livelli di salute oltreché prestazionali. da un’introduzione alla tematica del benessere organizzativo nelle
aziende sanitarie e una rassegna dei criteri e degli strumenti di mi-
surazione e analisi. Nel corso di questi incontri si è inoltre proceduto
6.2. IL PROCESSO DI COSTRUZIONE alla presentazione, confronto e discussione delle azioni realizzate
DEGLI OSSERVATORI in tema di analisi e misurazione del benessere organizzativo in ogni
singola azienda, ove ve ne fossero di già attivate.
Il lavoro con i gruppi si è sviluppato inizialmente in due fasi: la prima Infine gli operatori delle singole aziende, supportati dai tutor del
tesa alla realizzazione concreta di un osservatorio nelle rispettive dipartimento di Psicologia, hanno dato il via a un confronto che ha
realtà, la seconda orientata all’avvio di un percorso comune teso portato alla definizione della prima serie di indicatori oggettivi con-
a consolidare un modello di osservatorio condiviso ed esempio di divisi per un modello comune di osservatorio aziendale per il be-
buona pratica. nessere organizzativo, riguardanti l’assenteismo, la mobilità e il turn
L’implementazione di un osservatorio aziendale, poiché rappre- over del personale, la diminuzione/aumento dell’orario di lavoro, il
senta una novità tra le iniziative realizzabili nei contesti socio-sani- tempo lavoro in esubero o straordinario, il malcontento/malessere
tari, implica in primo luogo la costruzione di alleanze intra organiz- del personale in termini di contenziosi e la soddisfazione o insoddi-
zative in molteplici direzioni. È importante che il gruppo e il proprio sfazione dell’utenza.
progetto ottenga la legittimazione (formale e sostanziale) da parte Il progetto operativo ha preso avvio dalla messa in comune di
della dirigenza. A partire da questo riconoscimento è possibile coin- alcuni indicatori scelti sulla base tanto della letteratura internazio-
volgere altre strutture e professionalità con le quali è fondamentale nale (Steers, Rhodes 1978; Brooke 1986; Mitra, Jenkins, Gupta 1992;
collaborare per accedere ai dati aziendali che si vogliono osservare. Camerino, Conway, van der Heijden, Estryn-Béhar, Costa, Hassel-
È altresì necessario curare l’informazione e la comunicazione della horn 2008; Steel, Lounsbury 2009; Davey et al. 2009; Finkman et al.
finalità e dello sviluppo del progetto tra la popolazione organizzativa 2010; Studio Next, <http://www.next.uni-wuppertal.de/EN/index.
affinché non si sviluppino fantasie di controllo o di persecuzione. php>), quanto della loro accessibilità in azienda. La sperimentazio-
Al termine della prima fase del processo di formazione-inter- ne ha compreso la raccolta e l’elaborazione annuale di indicatori
vento, in aula e sul campo, dagli stessi gruppi è nato il desiderio di indiretti e comuni ai gruppi (si veda la tab. 6.1), in parte abbandonati
mantenere costante il confronto e la condivisione delle esperien- dopo la prima fase di sperimentazione. Al termine della prima serie
ze. Questa istanza ha portato alla seconda fase, la trasformazione di incontri, il gruppo ha poi lavorato alla creazione delle schede de-
di un’esperienza formativa in un progetto interaziendale comune e scrittive degli indicatori oggettivi pubblicate in allegato al testo.
permanente, fondato sulla formulazione di una definizione condivi- Le schede riportano per ogni indicatore: il razionale, il riferimento
sa di ciò che si intende per «osservatorio», e cioè una funzione stra- del responsabile aziendale dell’indicatore, il tipo di misura (se indi-
tegica e al tempo stesso un processo organizzativo che consente catore diretto o, come nella maggior parte dei casi, se si tratta di un
di raccogliere in modo ricorsivo una serie di dati organizzativi utili indicatore proxy23), il tipo di calcolo, la direzione del miglioramen-
per la identificazione di mappe di salute organizzativa. Le mappe to, l’atteso (cioè il valore di soglia o standard a cui fare riferimento,
rappresentano a loro volta il punto di avvio del percorso di appro- quando presente), la frequenza di rappresentazione dell’indicatore
fondimento e, di conseguenza, di progettazione di interventi ad hoc (all’inizio quadrimestrale poi semestrale), quali grandezze costitui-
a favore del benessere organizzativo.
23. Indicatori che, non essendo possibile individuare una misura diretta del fenomeno che
si vuole considerare, lo misurano in modo approssimato (o indiretto).

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


114 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 115
scono il numeratore e quali dati inserirvi, quali grandezze costitu- A seguito della prima definizione delle schede degli indicatori, il
iscono il denominatore e quali dati inserirvi, la fonte dei dati per il gruppo di lavoro ha maturato la necessità di confrontare il lavoro fin
numeratore e il denominatore, i livelli di analisi e aggregazione per lì portato avanti con le metodologie e i lavori portati avanti a livello
cui calcolare l’indicatore (es. per ogni struttura aziendale, per tipo di nazionale e internazionale. Durante la seconda serie di incontri Os-
qualifica, per anzianità di servizio, per età ecc.), le modalità di rap- servare il benessere organizzativo in sanità. Confronto sui modelli,
presentazione dell’indicatore e i riferimenti bibliografici in letteratura. gli esperti del dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di
La frequenza di raccolta dati e calcolo degli indicatori è stata Torino hanno presentato i modelli internazionali in tema di analisi e
dapprima definita dal gruppo di lavoro con un cadenza quadrime- misurazione del benessere organizzativo e si è proceduto a un con-
strale e successivamente – realizzate le difficoltà di una periodicità fronto tra gli indicatori oggettivi messi a punto dal gruppo di lavoro
troppo serrata e non compatibile con i tempi necessari a raccogliere e quanto proposto dai modelli internazionali.
tutta la mole di dati da fonti organizzative diverse – semestrale. Purtroppo, anche a livello internazionale, i contributi specifici in
tema di valutazione e misurazione tramite indicatori oggettivi del
benessere/malessere organizzativo nelle organizzazioni sanita-
TAB. 6.1. GLI INDICATORI DELL’OSSERVATORIO PER IL BENESSERE rie non sono molti e, il più delle volte, sono modelli che vengono
ORGANIZZATIVO IN SANITÀ proposti ma che non sono correlati da una raccolta dati continua
ed estesa a più organizzazioni di tipo sanitario. Per tale motivo per
nessuno degli indicatori è stato possibile definire un valore atteso di
Indicatore
soglia o standard di riferimento specifico per il contesto dell’orga-
IOB.1. Richiesta di trasferimento interno del personale del comparto nizzazione sanitaria.24
IOB.2. Trasferimenti avvenuti del personale del comparto
Tra la seconda serie di incontri e la terza, i referenti delle singole
aziende hanno iniziato a raccogliere i dati e a calcolare gli indicatori,
IOB.3. Richiesta di trasferimento esterno del personale (indicatore eliminato)
in modo da poter disporre di una prima base di dati numerici prove-
IOB.4. Assenze dal lavoro nienti da aziende diverse su cui confrontarsi per:
IOB.4.1. Assenze per malattia › capire se i livelli di analisi e aggregazione proposti funzionas-
sero effettivamente e fossero sostenibili in termini di raccolta
IOB.5.1. Incidenza infortuni riconosciuti inail
dati e di calcolo;
IOB.5.2. Frequenza infortuni riconosciuti inail › definire una precisa e condivisa modalità di analisi degli indi-
IOB.5.3. Incidenza infortuni «estesa» catori per insieme di strutture aziendali e macroqualifiche;
› definire quali indicatori mantenere nell’osservatorio, quali eli-
IOB.5.4. Frequenza infortuni «estesa»
minare perché poco significativi, quali modificare e come.
IOB.6. Ore di lavoro in esubero La terza serie di incontri Osservare il benessere organizzativo in
IOB.7.1. Richieste diminuzione orario di lavoro del comparto sanità. Significatività degli indicatori ha avuto come obiettivo pro-
(indicatore temporaneamente «congelato»)
prio quello di ragionare sui primi dati raccolti e di far fronte ad al-
IOB.7.2. Richieste aumento orario di lavoro del comparto
(indicatore temporaneamente «congelato»)
cune criticità emerse. Purtroppo solo tre aziende tra quelle parte-
cipanti sono state in grado di raccogliere dati per la maggior parte
IOB.8. Dimissioni volontarie (indicatore eliminato)

IOB.9.1. Insoddisfazione dell’utenza 24. Per l’indicatore IOB.4.1. sulle assenze per malattia è possibile qualche comparazione a
livello nazionale con i dati INPS (campione WHIP 2003 – lavoratori dipendenti del settore
IOB.9.2. Soddisfazione dell’utenza privato) e nazionali INAIL (rapporto annuale 2008, infortuni avvenuti nel periodo 2001–08
per ramo di attività. Indici di incidenza infortuni denunciati per 1000 occupati ISTAT) e
IOB.10. Visite su richiesta del lavoratore nazionale/internazionale con i dati dell’indagine Fondazione di Dublino (EWCS 2010) sui
lavoratori dipendenti italiani (settore privato e pubblico).

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


116 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 117
degli indicatori, mentre le altre hanno avuto maggiori difficoltà nel aumentare subito il valore del relativo indicatore. Per tale motivo si
reperirli e nel lavoro di calcolo degli indicatori. è deciso di mantenere il calcolo degli indicatori per singola struttu-
Con i dati raccolti dalle tre aziende è stato comunque possibile ra perché questo potrebbe costituire un dato significativo per ogni
definire insieme livelli di analisi dei dati condivisi e comuni, soprattut- singola azienda al suo interno, ma di procedere al confronto ag-
to al fine di «maneggiare» la complessità organizzativa dell’azienda gregando le strutture in modo da disporre di una popolazione più
sanitaria. L’alta complessità, eterogeneità e specificità delle funzioni ampia.
che l’organizzazione sanitaria è chiamata a realizzare, fanno sì che Il gruppo di lavoro ha pertanto deciso di categorizzare le strut-
sia alto anche il numero di articolazioni organizzative diverse che ture dell’organizzazione sanitaria e di calcolare gli indicatori per tale
la compongono. Le aziende sanitarie partecipanti al percorso sono livello di analisi, come segue:
tutte organizzazioni di grandi dimensioni (da un minimo di circa › strutture ospedaliere (es. chirurgie, medicine ecc.);
2000 dipendenti, fino a più di 4000). Generalmente sono strutturate › strutture di prevenzione (es. servizio igiene e sanità pubblica);
in macrostrutture dipartimentali (dipartimenti ospedalieri quali, per › strutture territoriali (es. SerT, servizi di cure primarie ecc.);
esempio, quelli di Medicina o di Chirurgia; distretti che gestiscono › strutture amministrativo-gestionali (tra cui vengono compre-
ed erogano i servizi sanitari territoriali; dipartimenti di prevenzione, se anche quelle che, pur avendo sede in ospedale, svolgono
di salute mentale ecc.) composti a loro volta da una serie di strut- funzioni di coordinamento e di gestione, come per esempio la
ture complesse e semplici (che complessivamente possono arrivare direzione medica ospedaliera).
anche a 100). A fianco dei dipartimenti è sempre presente una serie Per quanto concerne la categorizzazione delle qualifiche, il grup-
di strutture di tipo gestionale-amministrativo in staff alla direzione po di lavoro si è avvalso di una formula che permettesse da un lato
generale o a coordinamento di alcune determinate funzioni (es. la di creare gruppi abbastanza numerosi per l’analisi (esistono infatti
direzione medica dei presidi ospedalieri o il coordinamento/direzio- nelle aziende sanitarie qualifiche molto specialistiche, rappresentate
ne delle professioni infermieristiche e sanitarie). da poche unità di dipendenti) e, dall’altro, di mantenere la possibilità
Oltre alla complessità delle articolazioni organizzative, le aziende di distinguere nell’analisi comparto e dirigenza, ma anche ruoli di
sanitarie presentano anche una certa numerosità ed eterogeneità coordinamento e quadri, così come di distinguere le qualifiche in
di qualifiche del personale. Le qualifiche diverse possono arrivare sanitarie, tecnico-professionali e amministrative.
anche a più di 150, suddivise in dirigenza (dirigenti di secondo livello La categorizzazione finale è la seguente:
come i direttori e responsabili delle strutture, ma anche tutti i medici › dirigenti II livello ruolo sanitario (direttori struttura complessa);
e gli altri dirigenti sanitari di primo livello come gli psicologi, i farma- › dirigenti I livello ruolo sanitario (medici, psicologi, biologi, far-
cisti, i biologi ecc.) e comparto. Inoltre possono essere suddivise per macisti ecc.);
tipo in sanitarie, tecnico-professionali (tecnici informatici, geometri, › direttori o dirigenti amministrativi;
ingegneri ecc.) e amministrative. Di fronte a una tale complessità, il › direttori o dirigenti tecnico professionali;
gruppo di lavoro ha dovuto operare per arrivare a definire una serie › coordinatori infermieristici, responsabili infermieristici di di-
di categorizzazioni sia delle strutture aziendali sia delle qualifiche partimento e posizioni organizzative del ruolo sanitario;
applicabili, condivise da tutte le aziende e confrontabili. › coordinatori tecnici professionali (categoria DS e posizioni or-
Per quanto riguarda l’articolazione delle aziende sanitarie in ganizzative);
strutture, ci si è accorti che, benché la maggior parte delle strutture › coordinatori amministrativi (categoria DS e posizioni organiz-
siano presenti in ogni azienda con nomi e funzioni simili, alcune zative);
presentano un numero esiguo di dipendenti (anche inferiore a dieci › infermieri (o tutte le qualifiche riconducibili a tale funzionane,
unità). Questo fa sì che, per esempio, quando si calcolano gli indi- esclusi i coordinatori infermieristici e le posizioni organizzative);
catori a livello di strutture diverse, i valori di alcuni indicatori risulti- › operatori socio-sanitari (e tutte le qualifiche riconducibili a
no particolarmente alti per le strutture con poche unità, in quanto tale funzione di supporto);
bastano una richiesta di trasferimento o un infortunio in più per far › personale amministrativo del comparto;

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


118 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 119
› personale tecnico professionale del comparto (es. operatori esterno nel momento in cui il dipendente la propone a un ente
tecnici, geometri ecc.); esterno o a un’altra azienda. Essa viene registrata solo nel momen-
› altro personale ruolo sanitario del comparto (es. tecnici di la- to in cui l’ente esterno accoglie la richiesta perché ha disponibilità
boratorio, fisioterapisti, logopedisti, tecnici di radiologia, oste- di posti per quella qualifica.
triche ecc.). Il secondo indicatore che il gruppo di lavoro ha deciso di esclu-
Nell’aggregazione e nella seguente analisi dei dati per settore sa- dere è stato l’indicatore IOB.8: dimissioni volontarie. Anche in que-
nitario, tecnico-professionale e amministrativo, gli operatori socio- sto caso è risultato evidente, dopo l’analisi dei primi dati raccolti, che
sanitari sono stati inseriti nel settore sanitario, anche se hanno un il dato dimissioni volontarie è poco significativo al fine di indicare
contratto di tipo tecnico. Tale scelta è stata giustificata dal fatto che una eventuale «fuga» da un ambiente di lavoro sia perché il numero
il tipo di compiti e di contesti lavorativi in cui più frequentemente di dimissioni volontarie è veramente esiguo (soprattutto in pubblica
troviamo tale mansione (i reparti ospedalieri o i servizi territoriali) amministrazione), sia perché spesso tali dimissioni (soprattutto per
siano di fatto più avvicinabili, in relazione alle dimensioni del benes- la dirigenza sanitaria) sono di fatto un modo per accelerare un tra-
sere organizzativo, a compiti e contesti di tipo sanitario. sferimento verso un’altra azienda per un avanzamento di carriera.
Da sottolineare che sia per l’analisi a livello di struttura, sia per La prima raccolta e analisi dei dati ha anche permesso di valutare
quella a livello di qualifiche, e per qualsiasi altro tipo di analisi, i dati come la significatività di alcuni indicatori fosse maggiore solo per
considerati per gli indicatori dell’osservatorio sono solo quelli relativi alcuni gruppi di popolazione, soprattutto per il comparto.
ai dipendenti dell’azienda e non quelli relativi ai lavoratori interinali, Per l’indicatore IOB.1. è risultato evidente che il dato sulla richie-
ai collaboratori a progetto o occasionali. Per tali categorie di lavora- sta di trasferimento interno è significativo, al fine di indicare una
tori, i dati necessari per calcolare gli indicatori il più delle volte non eventuale «fuga» da un ambiente di lavoro, soprattutto per il per-
vengono registrati nei data base aziendali, non essendo questi lavo- sonale del comparto. Le richieste di trasferimento per la dirigenza
ratori formalmente dipendenti dell’azienda, pur svolgendo la propria sono infatti minime (es. 1 su circa 2000 dipendenti a semestre) e,
attività lavorativa fianco a fianco dei dipendenti e, quindi, parteci- comunque, probabilmente legate ad altre opportunità e motivazio-
pando alle dinamiche relazionali e sociali dell’ambiente di lavoro e ni. La dirigenza medica è inoltre più legata a specialità disciplina-
del benessere organizzativo. ri che limitano le possibilità di trasferimento interno in una stessa
La prima analisi dei dati portati dalle aziende ha anche permesso azienda.
al gruppo di lavoro di individuare alcuni indicatori che, alla luce dei I dirigenti medici sono invece più propensi del comparto al tra-
dati raccolti, si sono rivelati poco o non significativi e, quindi, da sferimento, anche lontano da domicilio, sia perché i costi di spo-
eliminare dal modello dell’osservatorio. Anche per non dover aggra- stamento incidono meno su uno stipendio più alto, sia perché le
vare ulteriormente il già complesso e faticoso lavoro di raccolta dati opportunità di trasferimento esterno per i dirigenti sono maggiori
dei referenti aziendali. rispetto a quelle di trasferimento interno. Tali trasferimenti esterni
Il primo indicatore che si è deciso di escludere è stato l’IOB.3: della dirigenza avvengono però per motivi che probabilmente sono
richiesta di trasferimento esterno del personale. Il primo motivo è legati molto indirettamente a cause di malessere lavorativo.
stato il numero veramente esiguo di casi di trasferimento effettuati Anche guardando inoltre i primi risultati dell’indicatore IOB.2. sui
verso un’altra azienda o altri enti. Inoltre l’impossibilità di correla- trasferimenti avvenuti, è risultato evidente che il dato è significativo
re tali trasferimenti con una situazione di malessere lavorativo, e al fine di indicare una eventuale «fuga» da un ambiente di lavoro
visto l’impossibilità di discriminare trasferimenti relativi a motiva- soprattutto per il personale del comparto e meno per il personale
zioni altre (ricongiungimento famigliare, possibilità di avanzamento appartenente alla dirigenza. I trasferimenti avvenuti della dirigenza
di carriera ecc.), il gruppo di lavoro ha ritenuto l’indicatore meno sono infatti minimi (es. 10 su circa 2000 dipendenti a semestre,
significativo di quello IOB.1: richiesta di trasferimento interno del nulli per l’alta dirigenza) e, comunque, probabilmente legati ad altre
personale. A ciò si aggiunge il fatto che per i dipendenti del com- opportunità e motivazioni. Le prime analisi hanno inoltre mostrato
parto sanitario non è possibile rilevare la richiesta di trasferimento che i trasferimenti avvenuti (IOB.2.) sono sempre più alti delle ri-

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


120 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 121
chieste di trasferimento (IOB.1.), mettendo in evidenza come, forse, 6.4. REALIZZARE UN OSSERVATORIO
tale dato potrebbe essere significativo, non tanto della volontà dei PER IL BENESSERE ORGANIZZATIVO
lavoratori, ma della mobilità d’ufficio che segue a decisioni di rior- ACCORGIMENTI E CRITICITÀ
ganizzazioni dell’azienda.
Per i motivi sopra citati, il gruppo di lavoro ha deciso che l’indi- Il cammino svolto dalle aziende sanitarie impegnate nella realizza-
catore IOB.1., sulla richiesta di trasferimento, e l’indicatore IOB.2., zione di un modello condiviso di osservatorio per il benessere or-
sui trasferimenti avvenuti, vengano calcolati tenendo come popo- ganizzativo in sanità ha messo in luce un insieme di elementi critici
lazione di riferimento per ogni tipo di analisi solo il personale del che possono rendere arduo all’interno di un’organizzazione sani-
comparto. taria l’implementazione di un sistema di raccolta e analisi dati del
Un indicatore per cui è invece necessaria una particolare atten- genere, ma anche una serie di accorgimenti che possono aiutare a
zione nella lettura dei risultati è l’IOB.6.: ore di lavoro in esubero. Il superare tali criticità.
dato sulle ore in esubero è molto più alto per la dirigenza e ancora Dall’esperienza delle aziende sanitarie coinvolte nel progetto è
più alto per l’alta dirigenza (direttori strutture complesse). In questo emerso con assoluta evidenza come il benessere organizzativo sia
caso è quindi indispensabile calcolare l’indicatore differenziandolo un concetto complesso e poliedrico che può essere «maneggia-
per qualifica per poter apprezzare tale differenza. Le ore di esubero to» e soprattutto valutato all’interno di un’organizzazione, solo se
della dirigenza, come forse in parte quelle del comparto (soprat- si raccolgono dati e informazioni da punti di vista diversi da cui os-
tutto per chi ricopre una posizione di coordinamento), potrebbero servare la qualità della vita in azienda. A tale scopo, quindi, è indi-
inoltre essere interpretate non solo come carico di lavoro in più, spensabile creare una rete di alleanze all’interno dell’organizzazione
ma anche come fattore di attaccamento e passione per il proprio che comprenda tutte le strutture che svolgono funzioni e compiti
ruolo. istituzionali decisivi al fine dell’analisi e del consolidamento del be-
Infine l’indicatore IOB.7.1 e 7.2. su aumento e diminuzione nessere organizzativo e/o siano fonte di dati significativi in tal senso.
dell’orario di lavoro è stato un indicatore dell’osservatorio che ha Le strutture che, all’interno dell’organizzazione sanitaria, rappre-
mostrato una significatività relativa e, dai pochi dati raccolti, forse sentano le maggiori fonti di dati per gli indicatori sono risultate:
non sufficiente. Ciò ha portato il gruppo di lavoro a congelarlo e a › politiche e amministrazione del personale;
sospendere il giudizio. Per questo indicatore i dati continueranno a › direzione delle professioni sanitarie;
essere raccolti e i risultati calcolati, proprio per avere più elementi › programmazione e controllo;
per capire se escluderlo o meno. › Medicina del lavoro;
Per tale indicatore è infatti emerso che le richieste di aumento di › servizio prevenzione e protezione – sicurezza ambientale e
orario sono molto poche e le richieste di diminuzione orario sono individuale;
praticamente a zero, in quanto le politiche di amministrazione del › formazione e comunicazione o l’OSRU.
personale delle aziende sanitarie si sono fatte più restrittive e ten- Costruire tale rete di alleanze può non essere semplice in un’or-
dono a non concedere tale diminuzione (blocco della concessione ganizzazione estesa, complessa e altamente burocratizzata come
di part-time). Inoltre un cambiamento nella normativa nazionale quella sanitaria pubblica, nella quale convivono inoltre diverse cul-
(decreto «Brunetta») prevede dal 2011 che tale richieste abbiamo ture professionali e, a volte, possono esserci visioni non integrate,
l’autorizzazione del responsabile che, in situazioni diffuse di caren- se non addirittura conflittuali. Per tale motivo è necessario disporre
za di organico e risorse come quelle delle aziende sanitarie, tende a fin da subito di una forte legittimazione da parte della direzione
non dare tale autorizzazione. Se l’autorizzazione non viene data la strategica dell’azienda, la quale deve investire con atto formale una
richiesta non arriva neanche all’ufficio personale e non viene quindi o più strutture, o un gruppo di lavoro, del compito di costruire e
registrata. Per tali motivi si è deciso di lasciare per ora in «stand-by» attivare la rete. Alcune aziende partecipanti al percorso non dispo-
tale indicatore. nevano di tale legittimazione formale e il gruppo di operatori che
ha tentato di dare il via alla raccolta dati e all’osservatorio si è tro-

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


122 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 123
vato nell’impossibilità di ottenerli, in quanto rappresentava un at- di struttura, qualifica e per gli altri livelli di aggregazione di volta in
tore organizzativo non formalmente legittimato e riconosciuto ad volta necessari. Come già illustrato in precedenza, l’organizzazione
avanzare tali richieste. sanitaria pubblica è estesa e complessa e i dati relativi al personale
Deve infine esistere un accordo formale e sostanziale sulla pos- e alla vita organizzativa sono archiviati in luoghi diversi. La maggior
sibilità di realizzare un osservatorio aziendale per il benessere orga- parte viene registrata dalla struttura che si occupa delle politiche e
nizzativo anche da parte delle organizzazioni sindacali, in quanto dell’amministrazione personale, ma dati importanti per l’osservato-
gli indicatori oggettivi vengono calcolati utilizzando dati che riguar- rio sono raccolti anche dalla struttura che coordina le professioni
dano da vicino la vita lavorativa e i comportamenti (assenteismo, infermieristiche e sanitarie, dalla Medicina del lavoro, dal servizio
mobilità, dimissioni ecc.) dei singoli lavoratori. Le organizzazioni prevenzione e protezione, dall’U.R.P. ecc. Spesso all’interno delle
sindacali e i dipendenti dell’azienda devono essere rassicurate sul organizzazioni i data base di dati vengono creati ad hoc per il sin-
fatto che i componenti del gruppo di lavoro accedano alle informa- golo servizio o struttura al fine di rispondere a esigenze specifiche
zioni in una modalità che tuteli la privacy e i diritti dei lavoratori, così di archiviazione e ricerca. Quasi mai vengono progettati per essere
come del fatto che i risultati dell’elaborazione dei dati siano diffusi compatibili e confrontabili tra loro, seguendo una visione integra-
sempre in modalità aggregata. Per tali motivi sarebbe bene poter ta dell’intera organizzazione. Dove si è palesata, tale incoerenza ha
ricevere qualsiasi tipo di dato in formato anonimo o con un codice costretto il gruppo di lavoro aziendale – che si occupa della raccol-
sostitutivo della matricola del singolo dipendente. ta dei dati, dell’elaborazione ed analisi degli indicatori – a un lungo
Oltre alla legittimazione da parte della direzione e l’accordo delle lavoro di ricodifica dei file di dati per renderli confrontabili e com-
OO.SS. di tipo formale, al fine della creazione della rete di alleanze patibili tra loro.
all’interno dell’azienda, è inoltre indispensabile che il gruppo di la-
voro sia in grado di trasmettere il senso e il significato sostanziali
della costruzione dell’osservatorio, non solo ai direttori o respon-
sabili delle strutture che rappresentano la fonte dei dati, ma anche
agli operatori che estraggono materialmente i dati dai vari database
e li trasmettono al gruppo di lavoro. Per raggiungere tale obiettivo è
quindi necessario organizzare non solo una presentazione del pro-
getto ai direttori/responsabili, ma anche una serie di incontri con
ogni operatore «detentore» e gestore materiale del dato, con i quali
definire anche la forma più adatta per la trasmissione del dato al
gruppo di lavoro. Forma che deve rispondere a esigenze di analisi
del dato, garantendo che per ognuno quale, per esempio, la singola
richiesta di trasferimento interno, siano associate anche una serie di
informazioni indispensabili per le successive analisi, quali la struttura
di appartenenza di chi avanza la richiesta, la qualifica, l’anzianità di
servizio, il sesso, l’età.
A queste azioni preparatorie vanno comunque affiancati inter-
venti continui di «manutenzione e cura» di questa rete di alleanze,
attraverso azioni di richiamo del senso e della necessità dell’osserva-
torio, fatte soprattutto in occasione delle richieste periodiche di dati.
Un’ulteriore criticità che i gruppi di lavoro hanno dovuto affron-
tare è stata quella del reperimento dei dati in una forma utilizza-
bile per il calcolo degli indicatori e per l’analisi degli stessi a livello

RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «OGGETTIVA»:


124 GLI OSSERVATORI AZIENDALI 125
CAPITOLO 7

RISCHI PSICOSOCIALI
E VALUTAZIONE
«SOGGETTIVA»

Al filone «La valutazione soggettiva dei rischi psicosociali» hanno


aderito sette aziende sanitarie.25 In generale, l’obiettivo su cui si è
concentrato il filone ha riguardato la progettazione e l’attivazione
di ricerche-intervento mirate a sperimentare all’interno delle pro-
prie organizzazioni forme e metodologie di valutazione del rischio,
funzionali a mappare «soggettivamente» l’azienda o alcune parti di
essa. Il fine ultimo era legato all’individuazione delle aree critiche su
cui intervenire nella logica del miglioramento della qualità della vita
in organizzazione.
Di seguito si esplicitano alcuni degli «aspetti salienti» che hanno
caratterizzato la prospettiva di riferimento proposta durante le gior-
nate formative plenarie (descritte in appendice) e che hanno orien-
tato i gruppi di lavoro nella progettazione dell’iniziativa all’interno
delle rispettive realtà sanitarie:
› Il focus sull’approccio soggettivo in luogo a quella oggettivo.
Tale scelta richiama la «volontà» di sperimentare prassi e mo-
dalità di valutazione e gestione del rischio tese a valorizzare la
centralità del contributo dei lavoratori nel definire le misure e
gli interventi che riguardano la loro salute e il miglioramento
della qualità della vita in organizzazione.
› Il coinvolgimento in particolare dei lavoratori, così come di
tutte le parti sociali, intende richiamare propriamente i principi
fondativi della ricerca-intervento che si qualifica quale proces-

25. Si tratta dell’ospedale Mauriziano, dell’ospedale Gradenigo, delle ASL di Alessandria,


Asti, ASO di Alessandria, Torino 3 e ASO di Novara. Nello specifico, le prime cinque aziende,
al momento della stesura del presente testo, hanno attivato e concluso il percorso di valu-
tazione. Nel caso delle ultime due, i gruppi di progetto, in accordo con la direzione azien-
dale, dopo gli incontri preliminari, hanno ritenuto che non vi fossero presenti le condizioni
per attivare il tipo di percorso proposto. Pertanto, nelle pagine successive, le descrizioni
delle esperienze si riferiscono in particolare ai gruppi afferenti all’ospedale Mauriziano,
ospedale Gradenigo, ASL di Alessandria, ASL di Asti, ASO di Alessandria.

127
so in cui i membri delle organizzazioni «collaborano all’analisi, svolto in ciascuna delle realtà, alcuni dei risultati emersi dall’indagi-
alla comprensione e alla soluzione dei problemi ed è pertanto ne effettuata presso una delle realtà coinvolte, l’ASL di Asti.26 La de-
da intendersi come un processo sociale in cui la competenza scrizione delle esperienze, nel complesso, intende proporsi come
professionale, la conoscenza locale, gli assunti metodologici e un’ulteriore occasione di riflessione in merito allo sviluppo e la ge-
i valori democratici collaborano all’analisi, alla comprensione stione di un processo di valutazione dei rischi che sia finalizzato
e alla soluzione dei problemi, costituiscono le basi per costru- all’identificazione delle successive azioni migliorative. La presenta-
ire “sapere” e promuovere il cambiamento sociale» (Amerio, zione dei risultati intende inoltre fornire un esempio tra quelli pos-
De Piccoli, Miglietta 2000: 281). sibili di trattamento e utilizzo dei dati provenienti dalla valutazione
› Il focus sull’obiettivo del «cambiamento sociale» in luogo che soggettiva.
su quello dell’«adempimento normativo» – nonostante l’ade-
sione al filone sia stata dettata per molte delle aziende coinvol-
te proprio dalla necessità di rispondere agli obblighi normativi 7.1. LE TAPPE SALIENTI DEL PERCORSO
individuati dal D.lgs 81/08 – richiama l’interesse per una pro-
spettiva tesa a investire in modo prioritario sui temi del benes-
sere piuttosto che aderire a una concezione esclusivamente IL CONSOLIDAMENTO DEL GRUPPO DI PROGETTO
E LA COSTITUZIONE DELLE ALLEANZE IN AZIENDA
incentrata all’analisi dello stress lavoro correlato e all’intercet-
tazione delle carenze riguardo la salute dei lavoratori. Gli incontri preliminari organizzati da ogni gruppo aziendale sono
› L’adesione a una prospettiva che tenga conto delle peculiarità stati prevalentemente incentrati sulla stesura di una sorta di bilancio
dei contesti di cura, con particolare riferimento al tema dell’in- delle competenze al proprio interno al fine di valutare la presenza di
terdipendenza esistente tra il benessere degli operatori e degli tutte le figure aziendali necessarie per l’implementazione del pro-
utenti. Nella sanità esiste infatti la possibilità di sperimentare cesso o piuttosto l’esigenza di operare una ridefinizione e il coinvol-
forme di malessere legate al rapporto di dipendenza dell’uten- gimento di altri attori organizzativi. La valutazione dei rischi è infatti
te verso l’operatore, del confronto continuo con la sofferenza un processo che richiede di integrare insieme più prospettive al fine
e la morte ecc., così come – al contrario – la realizzazione di contenere la complessità del fenomeno della salute in organizza-
personale e la motivazione degli operatori possono alimentar- zione. In tal senso il gruppo di progetto, per costituire uno strumen-
si più che in altre organizzazioni proprio dalla ricchezza che il to di lavoro efficace, dovrebbe essere contraddistinto da una forte
lavoro di cura contiene in sé. connotazione multidisciplinare. Tale consapevolezza ha condotto i
Dal punto di vista operativo, la possibilità – da parte dei gruppi gruppi a porre come condicio sine qua non che, al proprio interno,
afferenti al filone – di condurre in «parallelo» e con il coordinamen- qualora non vi fossero già rappresentanti, dovessero essere presenti
to del dipartimento di Psicologia la fase di attivazione e progetta- almeno un membro afferente al servizio di Medicina del lavoro, il
zione dell’esperienza ha rappresentato una preziosa occasione di responsabile della prevenzione e della protezione e uno psicologo.
confronto che ha avuto come esito la messa a punto di una sorta di Rispetto alle prime due figure, al di là delle competenze che esse
«articolazione di massima» condivisa delle tappe che hanno scan- possono mettere in campo in riferimento ai temi della salute e si-
dito il processo in ogni realtà. L’attività di tutoraggio curata dalle curezza dei lavoratori, il coinvolgimento è parso imprescindibile in
ricercatrici del dipartimento di Psicologia è stata prevalentemente quanto il loro ruolo di primo piano nel processo di valutazione dei
orientata a sostenere i gruppi di progetto nel lavoro di contestualiz- rischi è richiamato dalla stessa normativa di riferimento (D.lgs 626/94
zazione e adattamento di tale proposta metodologica alle specifici-
tà delle diverse aziende. 26. La scelta di riportare i risultati dell’esperienza dell’ASL di Asti è da ricondurre al fatto che
Nel paragrafo che segue si riportano le principali tappe che han- tali dati più di altri (per numerosità, ampiezza, omogeneità delle sottopopolazioni ecc.) si
prestano a essere oggetto delle analisi e dei raffronti statistici che rispondono alle esigen-
no caratterizzato i percorsi delle aziende coinvolte. In quello suc- ze della presente rassegna che, come già sottolineato, ha finalità di carattere puramente
cessivo (7.2) si riportano invece, a titolo esemplificativo del lavoro esemplificativo.

128 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 129


e 81/08). La partecipazione attiva all’implementazione del progetto il coinvolgimento di membri della direzione aziendale, dei rappre-
da parte di tali figure risulta poi fondamentale per garantire che esso sentanti sindacali e dei rappresentanti dei lavoratori assume proprio
venga sviluppato in integrazione con quello già esistente in azienda il significato di garantire che tutte le parti sociali dell’organizzazio-
relativo alla valutazione e alla gestione dei rischi tradizionali. Inoltre ne condividano le finalità del progetto e possano offrire, in base al
la figura del medico competente, attraverso l’attività di sorveglian- ruolo ricoperto, un contributo alla costruzione e allo sviluppo dello
za sanitaria, può contribuire a chiarificare e arricchire il quadro che stesso.
emerge dalla valutazione attraverso dati riguardanti la salute fisica Al fine di creare tali alleanze strategiche, i gruppi hanno condotto
del lavoratore. La presenza dello psicologo – pur non obbligatoria27 una serie di riunioni volte a presentare il progetto e a definire quali
secondo la normativa – gioca invece un ruolo importante nel so- forme di coinvolgimento prevedere per ogni attore sulla base delle
stenere il gruppo nell’analisi dei processi psicologici implicati nella condizioni contestuali di ogni realtà organizzativa. In alcune aziende
relazione tra individuo e contesto lavorativo, sociale e organizzativo; sanitarie tale fase interlocutoria ha portato all’inclusione di alcuni di
le competenze messe in campo da questa figura possono facilitare questi attori nel gruppo di progetto. In altri casi la formula prescelta
la realizzazione delle diverse fasi del progetto sia in sede diagnostica è stata invece quella di mantenere un rapporto di interlocuzione
sia di progettazione degli interventi di gestione e riduzione dei rischi senza però prevedere un coinvolgimento diretto nelle attività ope-
di natura psicosociale. Nella maggior parte dei gruppi di progetto rative sviluppate (è stato previsto, per esempio, il coinvolgimento di
è stata anche prevista la presenza di membri afferenti alle strutture attori «altri» rispetto al gruppo in quelle riunioni cruciali per la de-
deputate alla gestione delle risorse umane. Le ragioni di tale coinvol- finizione degli obiettivi e l’individuazione delle modalità di sviluppo
gimento sono legate sia alle competenze gestionali e organizzative del progetto, così garantire la condivisione più ampia delle scelte).
di cui è portatrice questa figura, sia alle opportunità che il canale
della formazione può offrire al fine di favorire la partecipazione dei
lavoratori alle varie fasi del processo di valutazione dei rischi. Infine
LA PROGETTAZIONE DELLA RICERCA:
IL COINVOLGIMENTO DELLE STRUTTURE
per alcuni gruppi tale coinvolgimento ha consentito un accesso fa-
cilitato ai dati di natura «oggettiva» che descrivono la popolazione Le prime mosse sul piano della progettazione della ricerca sono
organizzativa (turnover, assenteismo ecc.) e ha garantito la possibili- state orientate a identificare la/e struttura/e all’interno delle singole
tà nelle fase successive di attivare una valutazione oggettiva parallela organizzazioni in cui effettuare la valutazione. Nella logica di indi-
(si veda, a questo proposito, il cap. 6, a cura di Mottura, Hindrichs, viduare e costruire in itinere strumenti e pratiche di gestione del
Alastra, Menegon). Un ultimo servizio che in qualche caso è stato rischio, tutti i gruppi di progetto, pur nella previsione di estendere
coinvolto è, infine, l’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico). Ciò ha l’iniziativa a tutti i dipendenti dell’azienda, hanno preferito in una pri-
consentito di mantenere, dove presenti, una prospettiva più ampia ma fase utilizzare come terreno di prova unità aziendali circoscritte.
ed estesa alle interdipendenze tra disagio e benessere degli operatori In alcuni casi il coinvolgimento è avvenuto a partire dalla raccolta
e soddisfazione dell’utenza. delle manifestazioni di interesse pervenute dalle strutture stesse, in
Oltre alla questione delle competenze esiste anche un altro pia- altri casi invece la scelta delle strutture a cui formulare la proposta
no su cui è parso necessario investire in questa fase preliminare al è partita dal gruppo. La scelta è stata sostenuta in questi ultimi casi
fine di garantire l’efficacia delle iniziative di cui il gruppo intendeva dall’analisi di alcuni dati messi a disposizione dal servizio di Medi-
farsi promotore. Esso riguarda la costruzione delle alleanze all’in- cina del lavoro concernenti, per esempio, le visite su richiesta (art.
terno dell’organizzazione con i rappresentanti di tutti quei soggetti 17 D.lgs 626/94, comma 1.i) e le richieste di trasferimento. Alcu-
aziendali che a vario titolo, possono assumere una valenza strate- ni gruppi, avendo al loro interno anche personale dell’URP, hanno
gica nel determinare la buona riuscita del progetto. In questo senso avuto l’opportunità di arricchire l’analisi di dati relativi ai «reclami» e
agli «elogi» presentati dall’utenza riferiti alle varie strutture aziendali.
27. Il testo definitivo del D.lgs 81/08 non prevede la presenza degli psicologi in seno al si-
stema di sorveglianza. Presenza indicata invece nelle bozze circolate prima della definitiva
Ciò ha consentito di effettuare una sorta di «mappatura» orientativa
approvazione. a partire dalla quale effettuare alcune considerazioni sulla qualità

130 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 131


della vita nelle differenti realtà organizzative, secondo la prospet- TAB. 7.1. LE REALTÀ OGGETTO DI INDAGINE INDIVIDUATE
tiva che interpreta tali dati quali indizi della presenza di disagio o di DAI GRUPPI DI PROGETTO IN OGNI AS
benessere nelle organizzazioni (Dollard et al. 2007; Cox, Griffiths,
Rial-González 2000a; Leka, Cox 2008). Per esempio, la presenza di Le realtà coinvolte
un numero consistente di richieste di trasferimento piuttosto che di ASL AL Dipartimento di Salute mentale
frequenti richieste di visite straordinarie concentrate in una singola ASL AT Dipartimento materno-infantile e dipartimento dei servizi
struttura, possono essere interpretati come indizi di un qualche tipo Gradenigo Servizi di urologia, pronto soccorso, CUP, centralino,
oncologia, riabilitazione e recupero funzionale, sistemi
di disagio esperito dai lavoratori a essa afferenti. In tal senso un’ana-
informativi
lisi più approfondita, effettuata tramite tecniche di tipo soggettivo,
ASO AL Personale di front-office
può aiutare a ricostruire la fisionomia e le ragioni di tale disagio. Allo
stesso modo anche frequenti reclami o al contrario la loro assenza Mauriziano Servizi amministrativi: economico finanziario, personale,
OSRU e controllo gestione
possono rappresentare una fonte di informazione utile a formulare
ipotesi che focalizzano i temi dello stress e del disagio a partire dalle
dinamiche che si ingenerano nel rapporto con l’utenza. Nella logica
di non concentrarsi unicamente sull’intercettazione del disagio, ma
LA PROGETTAZIONE DELLA RICERCA:
di aderire a una prospettiva che valorizzi anche gli aspetti che ge-
LA DEFINIZIONE DEGLI ASPETTI METODOLOGICI
nerano benessere per i lavoratori, i gruppi di progetto hanno deciso
di coinvolgere anche quelle strutture di cui sono stati colti segnali Tutti i gruppi coinvolti hanno deciso di avvalersi dello strumento
positivi circa lo stato di salute dei lavoratori. del questionario al fine di coinvolgere il maggior numero di lavo-
In seguito alla raccolta delle adesioni da parte delle strutture ratori e di valorizzare una prospettiva soggettiva della valutazione.
che intendevano partecipare all’iniziativa, i gruppi si sono occupa- Il questionario, come già evidenziato nel capitolo dedicato alla va-
ti di coinvolgere i coordinatori delle strutture oggetto di indagine lutazione dei rischi psicosociali, è lo strumento che più risponde
mantenendoli informati degli sviluppi e condividendo con loro gli all’esigenza di raggiungere, con costi e tempi relativamente conte-
obiettivi e le finalità del progetto. Il consolidamento delle alleanze a nuti, un gran numero di lavoratori e ha inoltre il pregio di consentire,
tale livello rappresenta un passaggio nodale, in quanto lo sviluppo dato l’elevata standardizzazione delle domande in esso contenute,
di rapporti di collaborazione con i coordinatori può facilitare la co- la comparazione dei punteggi ottenuti tra i rispondenti. In questo
municazione e la progettazione delle fasi successive, in virtù della senso al fine di garantire la possibilità di effettuare comparazioni a
connessione diretta che tale figura aiuta a mantenere tra le strutture livello interaziendale oltre che a livello intra-aziendale, tutti i grup-
coinvolte e il gruppo di progetto. In alcuni casi i gruppi, in seguito a pi hanno deciso di utilizzare il medesimo questionario, ovvero uno
questa fase, hanno vissuto un’ulteriore ridefinizione al loro interno strumento sviluppato dalle ricercatrici del dipartimento di Psicologia
in quanto alcuni referenti delle strutture hanno richiesto di entrare per condurre la valutazione soggettiva dei rischi psicosociali nel ri-
a far parte a pieno titolo del gruppo promotore dell’iniziativa. Nella spetto, ma non limitatamente a questo, della normativa recente in
tabella 7.1. sono riportate per ogni azienda le strutture individuate materia di salute nei luoghi di lavoro.28 Esso si presenta come uno
dai gruppi di progetto per il coinvolgimento nell’indagine. strumento particolarmente ricco composto di scale validate a livello
internazionale e adatto ad analizzare il complesso intreccio delle
dimensioni che caratterizzano la quotidianità della vita organizzati-
va. Dal punto di vista dell’articolazione, il questionario si configura

28. Il questionario in oggetto è stato somministrato, secondo versioni adeguate, a lavo-


ratori appartenenti a diversi settori produttivi e si compone di sottoscale validate e di altre
costruite ad hoc. Può essere richiesto, con un supporto per la somministrazione e la suc-
cessiva elaborazione, inviando una mail a daniela.converso@unito.it.

132 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 133


come uno strumento costituito da due sezioni. La prima contiene derazione sia gli sviluppi positivi legati per esempio al benes-
domande volte a raccogliere informazioni socio-anagrafiche, rela- sere e alla soddisfazione, sia quelli negativi che richiamano i
tive all’inquadramento professionale e al contesto lavorativo in cui fenomeni dello strain, del burnout piuttosto che del turnover
è impiegata la persona intervistata. La seconda sezione contiene in- intention (ossia l’intenzione di allontanarsi dall’attuale posizio-
vece una serie di batterie volte a esplorare percezioni e vissuti dei ne lavorativa).
lavoratori rispetto a una vasta gamma di dimensioni inerenti i diversi
aspetti del lavoro e in generale dell’organizzazione. In particolare,
è possibile individuare quattro macro-categorie, tra loro profonda-
mente interconnesse, a cui è possibile ricondurre le differenti scale TAB. 7.2. PRINCIPALI DIMENSIONI INDAGATE NEL QUESTIONARIO
proposte nel questionario, riportate nel dettaglio nella tabella 7.2:
› Il livello dell’organizzazione. Le dimensioni a esso riconducibili Livello Fattore Item esemplificativi N. Adattato da:
restituiscono un quadro circa le percezioni e le valutazioni che item
i lavoratori esprimono rispetto alla qualità del funzionamen- Equità «le risorse necessarie 5 OCS (Maslach,
sono attribuite Leiter 2000)
to dell’organizzazione e dei processi che la attraversano. Un in modo equo»
esempio in questo senso sono le dimensioni che indagano la Ricompensa «la mia attuale 4 ERI (Siegrest et al.
qualità dei processi comunicativi aziendali, piuttosto che il li- posizione di lavoro 2004)
riflette adeguatamente
vello di equità con cui le risorse vengono distribuite tra le varie la mia professionalità»
realtà di cui è composta. Supporto «la mia azienda 4 JCQ 2.0 <http://
› Il livello delle relazioni sociali. A tale livello, si identificano due organizzativo si occupa veramente www.jcqcenter.org/
del mio benessere» JCQ%20version%20
sottocategorie di indagine. Rispetto alla prima, il focus è sul-

Fattori organizzativi
2.0.htm>
la qualità delle relazioni sociali all’interno del servizio in cui il Chiarezza «gli obiettivi 4 MOHQ (Avallone,
lavoratore è inserito. Particolare attenzione è conferita all’in- degli obiettivi dell’organizzazione Pamplomatas 2005)
dagine delle percezioni circa il grado di sostegno provenien- sono chiari
e ben definiti»
te dai pari e dai coordinatori del servizio. La seconda invece
Qualità «è facile avere 4 MOHQ (Avallone,
riguarda gli aspetti che connotano la relazione con l’utenza. dei processi le informazioni Pamplomatas 2005)
Essi, in particolare riferimento ai contesti socio-sanitari dove comunicativi di cui si ha bisogno»
le peculiarità dalle caratteristiche della tipologia di utenza che Partecipazione «ho influenza 3 JCQ (Karasek et al.
nelle decisioni prese 1998)
vi accede rimandano ai temi della sofferenza e della malattia, nel mio reparto»
rivestono un ruolo centrale nella ricostruzione delle dinami- Rapporto «non ho energie 9 SWING (Geurst et
che e dei processi che intervengono nel determinare la qualità lavoro-vita privata per dedicarmi al. 2005)
ad attività del tempo
della vita in organizzazione. libero a causa
› Il livello dell’attività lavorativa. A questo livello vengono inda- del lavoro»
gate le caratteristiche che descrivono la mansione lavorativa Supporto «tra le persone 4 JCQ (Karasek et al.
e in generale i vissuti che il lavoratore associa allo suo svol- dei colleghi con cui lavoro 1998)

relazionali
(gruppo)
c’è un clima di reciproca

Fattori
gimento. Esempi di dimensioni contenute nel questionario in collaborazione»
questo senso, sono il livello di autonomia concesso al lavora- Supporto «i miei superiori 6 JCQ (Karasek et al.
tore e le opportunità di apprendimento e crescita personale dei superiori prestano attenzione 1998)
a quanto dico»
che esso offre.
› Il livello degli effetti sulla salute individuale dei lavoratori. Tale
sotto-gruppo comprende aspetti relativi alla salute fisica e psi-
cologica del lavoratore. In particolare, vengono presi in consi-

134 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 135


Aspettative «i miei utenti mi 8 CSS (Dormann, IL CONFRONTO CON I LAVORATORI
sproporzionate richiedono di fare cose Zapf 2004) E LA RACCOLTA DEI DATI

relazionali
(utenza)
che potrebbero

Fattori
fare da soli» Una volta identificata la popolazione da coinvolgere nell’iniziativa e
Aggressività «i miei utenti 4 CSS (Dormann, gli strumenti di cui avvalersi per effettuare la consultazione, i gruppi
mi attaccano Zapf 2004)
verbalmente» di ogni realtà si sono dedicati alla progettazione e alla definizione
Richieste «il mio lavoro 3 Da JCQ 2.0 <http:// dei tempi e delle modalità operative relative alla condivisione dell’i-
emotive è coinvolgente www.jcqcenter.org/ niziativa con i lavoratori e alla somministrazione del questionario.
dal punto di vista JCQ%20version%20
emotivo» 2.0.htm>
In riferimento al primo aspetto, l’attività di tutoraggio dell’Università
Richieste «il mio lavoro 4 JCQ (Karasek et al. è stata indirizzata alla riflessione sulla centralità della fase del con-
cognitive è frenetico» 1998) fronto coi lavoratori, che rappresenta il momento in cui gli obiet-
Richieste «devo spostare 4 JCQ (Baldasseroni tivi, il significato e le finalità vengono comunicate e condivise con
Fattori lavorativi

fisiche o sollevare carichi et al. 2001)


i principali destinatari dell’intervento valutativo. In questo modo, il
pesanti»
Autonomia «il mio lavoro 6 JCQ (Karasek et al.
momento di confronto con i lavoratori è stato progettato con parti-
decisionale mi permette 1998) colare cura da parte dei gruppi nella consapevolezza che da questo
di prendere decisioni potesse dipendere il livello e la qualità della partecipazione alla fase
in autonomia»
di consultazione vera e propria. Rispetto invece alla fase di sommi-
Sviluppo «questo lavoro 3 JCQ (Karasek et al.
competenze mi permette 1998) nistrazione, al di là delle specifiche procedure e modalità individua-
di sviluppare te, tutti i gruppi sono giunti alla conclusione che la progettazione di
le mie abilità» tale fase dovesse essere costruita intorno a tre aspetti fondamentali:
Significato «penso che il mio 5 COPSOQ
del lavoro lavoro sia costruttivo (Kristensen et al.
in primo luogo che tutta la popolazione individuata avesse l’accesso
e pieno di significato» 2005) alla compilazione del questionario, che la compilazione del que-
Esaurimento «mi sento 9 MBI (Maslach, stionario avvenisse su base volontaria e infine che fosse tutelato l’a-
emotivo emotivamente sfinito Jackson 1981) nonimato dei rispondenti.
dal mio lavoro»
Ogni gruppo ha individuato modalità proprie di gestione di tali
Depersonalizzazione «temo 5 MBI (Maslach,
che questo lavoro Jackson 1981) attività legate sia alle peculiarità dei vari contesti organizzativi sia
mi possa indurire alle differenti composizioni professionali che caratterizzano i sette
emotivamente»
gruppi di progetto. Nelle esperienze di alcune aziende il coinvol-
Effetti sulla salute dei lavoratori

Realizzazione «ho realizzato cose 8 MBI (Maslach,


professionale di valore Jackson 1981)
gimento dei lavoratori e il momento della compilazione del que-
nel mio lavoro» stionario sono stati progettati come momenti distinti. In questi casi
Soddisfazione «sono soddisfatto 7 JSS (Warr 1979) il dispositivo utilizzato per promuovere l’iniziativa e comunicare ai
rispetto alle mie lavoratori le modalità attraverso cui sarebbero stati coinvolti nel-
prospettive di sviluppo»
la consultazione è stato quello della riunione periodica di reparto.
Strain «negli ultimi sei mesi 7 COPSOQ
psicofisico ho avuto difficoltà (Kristensen et al. L’alleanza con i coordinatori delle varie strutture destinatarie dell’in-
a concentrami» 2005) tervento valutativo si è rivelata in queste circostanze particolarmen-
Disaffezione «vedo che c’è poca 5 Organizzational te utile e ha facilitato l’organizzazione degli incontri e la diffusione
organizzativa corrispondenza tra ciò Cynism (Brandes,
che l’azienda fa e dice» Dharwadkar, Dean dell’informativa tra il personale. Nell’esperienza di altri gruppi invece
1998) non essendoci stata la possibilità di predisporre incontri preliminari
Turnover «negli ultimi 4 Sviluppata ad hoc con i lavoratori la strada individuata è stata quella di allegare una co-
intention sei mesi ho pensato municazione al cedolino dello stipendio che descrivesse per sommi
di cercare un lavoro
simile in un’altra capi il senso e le modalità di coinvolgimento dei lavoratori all’inizia-
organizzazione» tiva. Questa opzione è di minore impatto rispetto alla precedente e

136 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 137


può rendere più complessa la fase della somministrazione, in quan- riferiti alla popolazione generale e ai vari sottogruppi ottenuti disag-
to l’impossibilità di avere un confronto diretto con i lavoratori può gregando per qualifica, reparto di afferenza, dislocazione territoriale
portare a generare incomprensioni rispetto all’iniziativa. ecc. Laddove consentito dalla numerosità dei gruppi è stato anche
In tutti i casi i membri del gruppo di progetto (o una parte di esso) possibile analizzare i dati in una logica di causa-effetto (attraverso
hanno deciso di occuparsi personalmente della somministrazione la tecnica della regressione lineare). Ciò ha permesso di verificare e
dei questionari. In ragione di ciò, una parte del tempo dedicato agli «pesare» l’impatto esercitato dai fattori organizzativi, sociali e legati
incontri nell’ambito dell’attività di tutoraggio è stata dedicata alla al lavoro sulla salute psicologica dei lavoratori.
formazione dei soggetti incaricati e in particolare a fornire indica-
zioni e suggerimenti in merito alla gestione dell’attività di sommini-
LA RESTITUZIONE DEI DATI RACCOLTI
strazione dei questionari.
Nelle esperienze di altre aziende, il confronto con i lavoratori e il Dopo la stesura del report con ogni gruppo di progetto è stato
momento della compilazione del questionario sono avvenute con- concordato un incontro in cui le ricercatrici del dipartimento han-
testualmente. In tali realtà i gruppi di progetto che hanno potuto no supportato la lettura dei dati emersi dalla consultazione. In ge-
contare sull’appoggio della struttura deputata alla gestione delle ri- nerale sono stati individuati due principali momenti di restituzione.
sorse umane si sono avvalsi del dispositivo della formazione ECM. Il primo rivolto ai vertici delle aziende sanitarie e ai coordinatori
Sono stati così organizzati una serie di eventi formativi in cui i lavo- delle strutture coinvolte. Il secondo dedicato invece ai lavoratori.
ratori, a «turni» (per garantire la continuità dell’erogazione dei servi- L’incontro con i vertici ha assunto in questa fase una forte valenza
zi all’interno dei reparti), sono stati invitati a partecipare all’iniziativa. strategica per molteplici ragioni. Innanzitutto il condividere i risul-
Tale scelta si è rilevata particolarmente efficace per molteplici ra- tati con coloro che detengono il potere decisionale in organizza-
gioni. Ciò infatti ha consentito di dedicare una parte del momento zione è un’azione che può rivelarsi funzionale a creare le basi per
formativo, oltre che alla condivisione delle finalità del progetto, an- sviluppare consapevolezza tra il management circa le ricadute che
che alla sensibilizzazione dei lavoratori ai temi del benessere e dei le politiche aziendali formulate hanno sulla salute dei lavoratori.
rischi psicosociali legati al lavoro. Riguardo alla compilazione del Inoltre, nella logica di sviluppare un percorso mirato a identificare
questionario il setting dell’aula si è rivelato un contesto particolar- gli interventi di miglioramento laddove emergano criticità, il coin-
mente adatto a fornire condizioni di compilazione ottimali (privacy, volgimento di tali attori risulta fondamentale per comprendere su
spazi adeguati ecc.). La presenza dei membri del gruppo di progetto quali ipotesi e progetti sia possibile investire (si pensi al tema delle
durante la compilazione ha inoltre rappresentato per i partecipan- risorse economiche). Questo passaggio è altresì fondamentale al
ti una fonte di sostegno per quanto concerne la chiarificazione di fine di definire la progettazione del momento di restituzione rivolto
eventuali dubbi e incomprensioni emersi durante la compilazione. ai lavoratori. In tale sede, per non alimentare aspettative impos-
Nell’insieme tale tipo di strategia è parso foriero di positive ricadute sibili da soddisfare, è infatti utile che accanto all’esposizione dei
sulla qualità del dato raccolto oltre che sui tassi di adesione all’ini- risultati venga evidenziato il limite (in qualche modo definiti anche
ziativa della popolazione coinvolta. nell’incontro con le figure apicali) all’interno del quale è possibile
muoversi per identificare e progettare gli interventi migliorativi. La
restituzione rivolta ai lavoratori rappresenta, infatti, un momento
L’ELABORAZIONE DEI DATI E LA COSTRUZIONE
cruciale nella definizione delle azioni successive. Soprattutto se ci
DEL REPORT
si pone nella logica della ricerca-intervento, tale momento assume
Una volta esaurita la fase della raccolta dati, i gruppi hanno proce- il significato – al di là dell’«atto formale» di rendere partecipi i lavo-
duto all’inserimento degli stessi in un apposito database che è stato ratori rispetto a quanto emerso dalla ricerca – di offrire un’occasio-
consegnato alle ricercatrici del dipartimento di Psicologia. L’elabo- ne in cui sia possibile per loro esprimere e formulare proposte circa
razione dei dati ha consentito la costruzione di un report conte- gli interventi di miglioramento della loro condizione lavorativa. Nei
nente i punteggi sulle varie dimensioni analizzate dal questionario box 7.1. e 7.2. si riportano due esperienze selezionate tra quelle ef-

138 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 139


fettuate che rappresentano due possibili alternative di modalità di
restituzione dei dati ai lavoratori. BOX 7.2. L’esperienza del Gradenigo: L’utilizzo dei focus group
come strumento di ricerca, restituzione e intervento

In seguito all’analisi dei dati, il gruppo di progetto, d’intesa con i vertici azien-
BOX 7.1. L’esperienza dell’ASL AL Il percorso formativo: dali, ha valutato che i risultati emersi durante questa prima consultazione
Benessere organizzativo nel DSM. Dai risultati dell’indagine necessitassero di ulteriori approfondimenti al fine di intercettare più chiara-
all’individuazione delle soluzioni con gli operatori mente i processi e gli aspetti che stavano alla base, in particolare, delle cri-
ticità evidenziate. Perciò in collaborazione con il dipartimento di Psicologia
sono stati allestiti una serie di focus group, dedicati a ciascuna delle strutture
Il gruppo di progetto dell’ASL di Alessandria ha identificato, in base alle pro- coinvolte nella indagine effettuata con i questionari. In particolare, nelle in-
fessionalità e le risorse economiche disponibili, quale «contenitore» più tenzioni del gruppo di progetto, l’esecuzione dei focus intendeva rispondere
adatto a condividere i risultati e favorire un confronto circa le problematiche ai seguenti obiettivi:
emerse con gli operatori del dipartimento di Salute mentale (struttura in cui › restituire in ogni realtà i dati riferiti al proprio contesto evidenziando even-
è stata effettuata la raccolta dati) quello della formazione ECM. In particolare, tuali similarità e differenze con le altre strutture coinvolte in questa prima
sono state progettate quattro giornate d’aula, ciascuna dedicata a una della fase;
quattro strutture dislocate sul territorio che compongono il servizio (Alessan- › approfondire, in particolare per quanto riguarda le criticità emerse, il dato
dria, Tortona, Casale Monferrato e Novi Ligure). La scelta di mantenere divisi «freddo» raccolto tramite i questionari, con quello più «caldo» proveniente
questi quattro sottogruppi naturali è da ricondurre al fatto che le finalità del dall’intervista di gruppo effettuata durante i focus;
corso non erano solo legate alla comunicazione dei risultati. L’idea era quella › favorire l’emersione degli ulteriori aspetti specifici delle singole realtà (criti-
di allestire, a partire dalle risultanze emerse un momento di confronto e di- cità ma anche i punti di forza) che non avevano trovato modalità di espres-
scussione coi lavoratori che fosse funzionale all’emersione di proposte che sione nell’indagine precedente ma che potevano comunque rappresentare
aiutassero a identificare gli interventi migliorativi da attuare in ognuna delle questioni rilevanti per gli operatori;
quattro sotto-unità coinvolte. Tali proposte sono poi state raccolte dal grup- › raccogliere proposte a partire dal quale formulare la progettazione degli in-
po di lavoro per essere presentate in forma aggregata ai vertici dell’azienda e terventi di miglioramento nelle specifiche strutture coinvolte.
ai coordinatori del servizio. Per garantire ai lavoratori uno spazio in cui fosse possibile esprimere li-
In particolare, ognuna delle giornate è stata articolata in due sessioni. La beramente e in condizioni di anonimato i propri vissuti, i focus sono stati
prima ha previsto: diretti dalle psicologhe afferenti al dipartimento di Psicologia. In seguito all’e-
› l’esplicazione dell’intero percorso di indagine sviluppato all’interno dell’a- secuzione di tutti i focus, le psicologhe hanno steso un report che è stato
zienda (a cura di uno dei membri di progetto); nuovamente presentato al gruppo di progetto che attualmente sta studiando
› l’illustrazione della normativa vigente in materia di rischi psicosociali sul luo- le modalità di presentazione dei risultati ai referenti delle strutture coinvolte
go di lavoro e un’introduzione sul tema dello stress (a cura del medico del e alla direzione dell’ospedale.
lavoro aziendale);
› la presentazione dei principali costrutti inerenti il tema del benessere nelle
organizzazioni (a cura dello psicologo aziendale afferente al gruppo di pro-
getto);
› la restituzione delle risultanze (a cura della ricercatrice del dipartimento di
Psicologia che aveva seguito l’intero percorso del gruppo).
7.2. I RISULTATI DELL’INDAGINE SVOLTA
La seconda sessione è invece stata articolata in tre principali momenti: PRESSO LA ASL DI ASTI
› la discussione in plenaria dei risultati presentati;
› il lavoro in gruppi (creati sulla base delle differenti appartenenze professio-
nali dei partecipanti) dedicato alla rilettura dei risultati e alla formulazione di LE CARATTERISTICHE DEI RISPONDENTI
ipotesi di intereventi funzionali alla promozione del benessere nel proprio
contesto lavorativo; Nell’indagine presso l’ASL di Asti la distribuzione dei questionari ha
› la condivisione in plenaria di quanto emerso durante i lavori di gruppo che riguardato l’intera popolazione lavorativa afferente ai dipartimen-
ha consentito la raccolta da parte del gruppo di progetto delle proposte tidei servizi e materno-infantile che erano composti, al momento
emerse.
della somministrazione, rispettivamente da 220 e 165 unità (per un
complessivo di 385). La percentuale di adesione all’iniziativa ha rag-
giunto nel dipartimento dei servizi il 71% (n=156) mentre in quello
materno-infantile il 77,5% (n=128).
Complessivamente i due dipartimenti si configurano come realtà
relativamente eterogenee, essendo articolati al loro interno in una

140 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 141


serie di reparti e sottostrutture di diversa grandezza. Nella tabella di 43,2 anni (ds=9,8). Rispetto al genere, si riscontra una differenza
7.3, è riportato il dettaglio della composizione del gruppo di intervi- nella composizione dei due dipartimenti il test χ2(χ2=8,4 p=0,04) se-
stati rispetto alla struttura di afferenza. gnala che le donne sono significativamente più rappresentate nel di-
partimento materno-infantile che in quello dei servizi (Fmat-inf=87,3%
Mmat-inf=13%; Fservizi=60% Mservizi=40%). Rispetto alla vita familiare, il
TAB. 7.3. I REPARTI COINVOLTI NELL’INDAGINE 64,2% degli intervistati ha figli e per il 16% è compreso tra i compiti
da svolgere durante il tempo non lavorativo quello di prendersi cura
Dipartimento materno-infantile (100%) Dipartimento dei servizi (100%) di familiari anziani o non autosufficienti.
Pediatria (32%) Laboratorio analisi (35%)
Ostetricia degenza (14%) Radiologia (23%)
Nucleo ostetrico (14%) Radioterapia (13%)
ALCUNI RISULTATI
Le pagine che seguono sono dedicate alla presentazione di alcuni
Ambulatorio ostetrico-ginecologico (10%) Centro Trasfusionale (12%)
dei risultati emersi dalle analisi. In particolare, sono illustrati i pun-
Ginecologia (9%) Anatomia patologica (7%)
teggi ottenuti dal presidio astigiano sulle scale contenute nel que-
Ginecologia degenza (9%) Radio-diagnostica dirigenti (5%)
stionario presentate nella tabella 7.2, nel paragrafo precedente.30 Per
Consultorio (7%) Farmacia ospedaliera (4%) questioni legate all’economia dello spazio, nel testo non si riportano
Neuropsichiatria infantile (5%) Fisica sanitaria (1%) i punteggi riferiti alle singole sotto-unità organizzative e alle varie
qualifiche che compongono il presidio. Si intende però sottolineare
Dal punto di vista della qualifica il gruppo complessivamente l’importanza di tali dati (tanto più in contesti molto estesi e dispersi
considerato è composto al 21% da personale medico, al 19% da in- sul territorio come nel caso delle aziende sanitarie pubbliche) al fine
fermieri, al 12% da tecnici radiologi, al 10% da personale ostetrico, al di individuare in modo accurato le fonti di rischio specifiche riferite a
13% da tecnici di laboratorio, al 9% da personale di supporto sanita- ogni realtà. In questa sede, a titolo di esempio, ci si limita a riportare
rio e, infine, al 5% da personale amministrativo.29 i punteggi relativi ai due dipartimenti che compongono il presidio.
Nel gruppo l’anzianità media di impiego all’interno del contesto I punteggi emersi sono stati anche accostasti a quelli ottenuti da
sanitario si attesta a 17,6 anni (ds.=9,6), mentre quella all’interno del una popolazione più ampia di 1094 soggetti appartenenti a presidi
reparto di afferenza a 12,2 anni (ds.=10,1). Un altro dato interessante, e strutture ospedaliere pubbliche presenti sul territorio piemonte-
è quello relativo all’organizzazione dell’orario di lavoro: il 57,6% è se. Ciò ha consentito di cogliere gli scostamenti significativi sia in
sottoposto a un regime lavorativo che prevede la presenza di orario positivo che in negativo del nostro gruppo di intervistati rispetto a
notturno essendo articolato sui tre turni. Per quanto riguarda invece una popolazione più ampia. L’utilizzo della tecnica di analisi dei dati
la media delle ore lavorate il dato complessivo è di 38 (ds.=6,8). In dell’Analisi della Varianza (ANOVA) ha consentito di mettere in luce
questo caso la disaggregazione per qualifica professionale ci segna- le differenze che dal punto di vista statistico connotano le valutazio-
la la presenza di differenze in particolare tra i medici per i quali le ore ni dei soggetti appartenenti ai vari sottogruppi.
medie lavorate in settimana si attestano a 44, 87 (ds.=5,6) e il resto Oltre alla comparazione dei punteggi ottenuti può infine essere
del personale del comparto (infermieri, personale ostetrico, tecnici interessante, specie al fine di orientare la progettazione delle misure
e personale di supporto) che invece riportano un complessivo me- e degli interventi migliorativi, comprendere quali aspetti, tra quelli
dio di 36 ore a settimana (ds.=4,8). analizzati, rappresentino fattori di rischio e quali invece di protezio-
Dal punto di vista delle caratteristiche socio-anagrafiche il 73,1% ne per la salute dei lavoratori. In questo senso, l’utilizzo della tecnica
è costituito da donne e il 26,9% da uomini, mentre l’età media è statistica della regressione lineare multipla consente di identificare

30. In tale sede, senza entrare nel dettaglio delle caratteristiche delle singole scale, ci limi-
29. Il restante 13% riguarda i casi in cui non è stata indicata la professione oppure tipologie tiamo a precisare che esse riportano valori dell’α di Cronbach (che consentono di valutare
professionali minoritarie (es. biologi, educatori ecc.) il grado di consistenza interna della scala) tutti superiori a 0,70.

142 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 143


l’impatto dei fattori organizzativi, sociali e lavorativi (che nel nostro Analizzando invece la figura che riporta le medie disaggrega-
caso rappresentano i potenziali fattori di rischio psicosociale) su te per i due dipartimenti è possibile fare emergere alcuni aspetti
ciascuno degli indicatori relativi agli effetti sul lavoratore. interessanti che il dato complessivo non consente di apprezzare.
Rispetto alla dimensione della partecipazione, come per altro evi-
denzia il test ANOVA (F=9,9; sing=0,002), i dati relativi ai due dipar-
FATTORI ORGANIZZATIVI timenti si discostano fortemente. In particolare è possibile rilevare
Osservando la figura sottostante, è possibile notare che il dato com- un forte segnale di sofferenza su questo aspetto nel dipartimento
plessivo che riguarda il punteggio medio ricavato dalla sommatoria materno-infantile e al contrario una situazione nettamente meno
delle dimensioni che compongono tale sotto-gruppo di fattori sulla critica se accostata al dato regionale nel dipartimento dei servizi.
scala da 1 a 4 si colloca appena al di sotto del punto medio della Tra i due, l’ANOVA evidenzia anche un’altra differenza significati-
scala utilizzata (2,4). Gli aspetti che si discostano in positivo da que- va relativa alla dimensione riguardante la conciliazione casa-lavoro
sto valore, collocandosi decisamente al di sopra del punto medio (F=6,4; sign=0,012). Anche qui il dipartimento dei servizi riporta una
della scala utilizzata, riguardano le opportunità di conciliare la vita migliore condizione, un equilibrio migliore tra la sfera lavorativa e
privata con quella lavorativa, seguita dalla percezione di sentirsi ri- privata.
compensati per il lavoro svolto e dalla percezione della presenza di
buoni processi comunicativi all’interno dell’azienda. Tra gli aspetti cri-
1 1,75 2,5 3,25 4
tici, in quanto ampiamente al di sotto del punto medio della scala,
2,32
si evidenzia invece quello relativo alla dimensione della partecipa- Equità
2,29
zione. I punteggi ottenuti sulle singole dimensioni risultano in linea Ricompensa
2,56
2,64
con il dato regionale. Rispetto a quest’ultimo, in particolare, ANO- Supporto organizzativo
2,48
2,49
VA31 evidenzia un’unica differenza significativa, a sfavore del presidio 2,51
Dipartimento
Chiarezza degli obiettivi materno infantile
astigiano, legata dimensione chiarezza obiettivi (F=4,935; p=0,27). 2,45
Qualità dei processi comunicativi 2,58 Dipartimento
2,59 dei servizi
Partecipazione 1,53
1 1,75 2,5 3,25 4 1,76
2,97
Conciliazione casa-lavoro 3,19
Equità 2,3
2,3 2,4
2,6 Fattori organizzativi
Ricompensa 2,5
2,57
Supporto organizzativo 2,49
2,5 Complessivo Fig. 7.2. Fattori organizzativi: punteggi medi riferiti ai dipartimenti
Chiarezza degli obiettivi 2,48 ASL AT
2,58
Qualità dei processi comunicativi 2,59
2,6 Campione SSR
Partecipazione 1,64 FATTORI LEGATI AL LAVORO
1,63
Conciliazione casa-lavoro 3,07
3,1 Sul versante dei fattori che descrivono le richieste lavorative, il grup-
Fattori organizzativi 2,4
2,4
po degli intervistati complessivamente considerato riporta elevati
punteggi sia su quelle emotive che su quelle cognitive. Al contrario i
Fig. 7.1. Fattori organizzativi: punteggi medi riferiti alla popolazione complessiva
punteggi sulle richieste fisiche risultano abbastanza contenuti. Inol-
tre se tali dati vengono messi a confronto con quelli relativi al cam-
pione regionale, essi risultano in tutti e tre i casi significativamen-
31. Si precisa, in riferimento a tutti i risultati dell’ANOVA qui riportati, che il test di Levene
te più basse (richieste cognitive: F=15,5; p=0,00; emotive: F=23,4;
non evidenzia violazioni dell’assunto dell’omogeneità della varianza (p>0,05). p=0,00; fisiche: F= 52,7; p=0,00).

144 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 145


1 1,75 2,5 3,25 4 1 1,75 2,5 3,25 4
3 Richieste emotive 3,26
Richieste emotive 2,67
2,2
2,56 Complessivo ASL AT 3,01 Dipartimento
Richieste cognitive Richieste cognitive materno infantile
2,64 2,93
Campione SSR
2,07 2,07
Richieste fisiche Richieste fisiche Dipartimento
2,51 1,88
dei servizi
2,7 2,8
Fattori richieste lavorative 2,97 Fattori richieste lavorative
2,4

Fig. 7.3. Richieste lavorative: punteggi medi riferiti alla popolazione complessiva Fig. 7.4. Richieste lavorative: punteggi medi riferiti ai dipartimenti

Osservando le differenze tra i due dipartimenti sottoposti a indagi- Nella figura 7.5. sono riportate le tre sottodimensioni che riguar-
ne, riscontriamo che mentre sul versante delle richieste cognitive le dano, in contrapposizione con quelle precedentemente analizza-
due realtà risultano sottoposte a richieste similari, i servizi materno- te, le «risorse» ossia le fonti di sostegno non solo allo svolgimen-
infantili sul versante delle richieste emotive (F=51,7 p=0,00) e fisiche to dell’attività lavorativa ma anche alla motivazione e alla crescita
(F=11,9 p=0,001) riportano punteggi significativamente più elevati. personale del lavoratore (capitolo sulla valutazione dei rischi psico-
La spiegazione di tali dati sono probabilmente da ricercare nelle pro- sociali, in particolare la descrizione del Modello Job Demand Re-
fonde differenze legate alla tipologia di utenza che accede ai due source di Demerouti et al. 2001). L’autonomia decisionale è quella
servizi e alle modalità attraverso cui gli operatori vengono a contatto che ottiene i punteggi più bassi se comparati a quelli relativi alle
con essa. Nel dipartimento materno-infantile il contatto con l’utenza altre due dimensioni e questo in qualche modo conferma quanto
non solo è diretto, ma presenta anche una certa continuità. In que- emerso attraverso l’analisi della dimensione della partecipazione sul
sto senso, il dato emerso sembra in qualche modo confermare le piano dell’organizzazione, suggerendo però che a livello lavorati-
forti implicazioni emotive e relazionali che caratterizzano i compiti vo la percezione di poter incidere sui processi decisionali è meno
di assistenza e di cura espletatati da questi operatori. Il contatto con compromessa (mautonomia=2,64 vs. mpartecipazione=1,64). Il dato relativo
l’utenza implica in questo caso anche il coinvolgimento della com- allo sviluppo delle competenze sembra indicare che gli operatori
ponente fisica del lavoratore che è legato in particolar modo alla si rappresentano il proprio lavoro come uno strumento di cresci-
movimentazione manuale dei pazienti. Completamente differente ta personale e professionale. L’elevato punteggio sulla dimensio-
è invece la situazione nel dipartimento dei servizi nel quale, trattan- ne relativa al significato del lavoro richiama invece una percezione
dosi di un blocco prevalentemente orientato a espletare attività di positiva circa ricadute sulla propria azione professionale in termini
tipo diagnostico, i contatti con l’utenza sono tendenzialmente meno di crescita collettiva e utilità sociale. Dal punto di vista statistico, si
intensi perché non continuativi o addirittura assenti. Due esempi in segnalano differenze significative sul versante dell’autonomia deci-
questo senso sono rappresentati dalle radiologie, in cui il contatto sionale (F=12,7; p=0,00) e dello sviluppo delle competenze (F=3,9;
con l’utenza si limita al momento dell’effettuazione dell’esame, e dal p=0,046) nella comparazione con il dato regionale a sfavore del
laboratorio analisi dove il contatto con l’utenza è pressoché assente nostro gruppo di intervistati.
(in qualche modo l’unico contatto avviene attraverso il campione
biologico da analizzare). In questo caso il dato emerso sembra se-
gnalare che contatti brevi o assenti implicano un minor carico sul
piano emotivo (oltre che su quello fisico relativo, come si diceva, alla
parte che riguarda la movimentazione dei pazienti).

146 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 147


Per quanto riguarda invece il supporto proveniente dai superiori,
1 1,75 2,5 3,25 4
si segnala la differenza significativa tra il gruppo complessivo de-
Autorità decisionale 2,64
2,73 gli operatori astigiani e il campione di riferimento regionale (F=5,4
Sviluppo delle competenze
3,22
3,4
Complessivo
ASL AT
p=0,020).
3,27 Campione SSR
Significato del lavoro 3,35
3
Fattori risorse lavorative 3,16 1 1,75 2,5 3,25 4

Supporto dei colleghi 3,05 Complessivo


3,08
ASL AT
Fig. 7.5. Risorse lavorative: punteggi medi alla popolazione complessiva Supporto dei superiori 2,52
2,65 Campione
2,3 SSR
Fattori aziendali – gruppo di lavoro
2,9
La fig. 7.6. relativa ai punteggi ottenuti dai due dipartimenti ci
segnala, anche se il test statistico ANOVA non evidenzia differenze
significative, che a fronte di richieste più intense gli operatori del Fig. 7.7. Fattori relazionali – gruppo: punteggi medi popolazione complessiva

servizio materno-infantile godono di livelli di autonomia minori ri-


spetto ai colleghi del dipartimento dei servizi. Percepiscono invece
il proprio lavoro come più pregnante sul piano della crescita perso- Analizzando invece i punteggi medi riferiti alle due realtà che
nale e sulle ricadute che esso ha sulla comunità. compongono il presidio astigiano rispetto alla dimensione relativa
al supporto da parte dei colleghi, si riscontra un’inversione di ten-
denza. Infatti, in questo caso è il dipartimento materno-infantile a
1 1,75 2,5 3,25 4 ottenere un punteggio più positivo.
Autorità decisionale 2,61
2,66
3,26 Dipartimento
Sviluppo delle competenze 3,18 1 1,75 2,5 3,25 4
materno infantile
3,31 2,99
Significato del lavoro Dipartimento Supporto dei colleghi 3,12
3,23 Dipartimento
dei servizi
2,58 materno infantile
Fattori richieste lavorative 3,06 Supporto dei superiori
3 2,65
Dipartimento
2,8
Fattori aziendali – gruppo di lavoro 2,8 dei servizi

Fig. 7.6. Risorse lavorative: Punteggi medi riferiti ai Dipartimenti

Fig. 7.8. Fattori relazionali – gruppo: punteggi medi riferiti ai dipartimenti

FATTORI RELAZIONALI

Rispetto al supporto proveniente dai colleghi, gli operatori dell’o- Sul versante del rapporto con l’utenza il confronto del dato
spedale astigiano riportano una percezione complessivamente si- dell’ASL di Asti con il dato regionale evidenzia differenze significative
mile al campione più esteso della sanità piemontese. In realtà la su entrambe le dimensioni a favore dei primi, che sembrano quindi
disaggregazione per dipartimento ci segnala una percezione più percepire la loro utenza «meno richiedente» (aspettative spropor-
positiva tra gli operatori di quello dei servizi che riportano un pun- zionate: F=4,5; p=0,034) e «meno aggressiva» (F=9,1; p=0,03) ri-
teggio più elevato sia rispetto al dato regionale che a quello relativo spetto ai secondi.
a quello materno-infantile (non si segnalano però in questo senso
differenze significative dal punto di vista statistico).

148 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 149


dipartimento materno-infantile in cui gli operatori riferiscono sin-
1 1,75 2,5 3,25 4 tomi più intensi di strain psico-fisico e una intenzione più forte di
Aspettative sproporzionate 2,3 allontanarsi dall’attuale posto di lavoro.
da parte dell’utenza 2,41
Aggressività Complessivo
1,7 ASL AT
da parte dell’utenza 1,9
Campione SSR 1 1,75 2,5 3,25 4
Fattori relazionali – utenza 2
2,1
2,62
Soddisfazione 2,66
2,63
2,66 Dipartimento
Fig. 7.9. Fattori relazionali – utenza: punteggi medi riferiti alla popolazione complessiva materno infantile
1,86
Strain psicofisico 1,78 Dipartimento
1,82 dei servizi
1,76
Complessivo ASL AT
Disaffezione 2,6
In realtà la disaggregazione per dipartimenti permette di eviden- 2,59 Campione SSR
all’organizzazione 2,6
ziare come il dato riferito al dipartimento materno-infantile sia so- 2,59
stanzialmente in linea con quello regionale, mentre quello relativo al 1,8
1,6
dipartimento dei servizi su entrambe le dimensioni risulti significa- Turnover intention
1,7
1,7
tivamente più basso (aspettative sproporzionatedip: F=11,3; p=0,01;
aggressivitàdip: F=13,6; p=0,00). Anche in questo caso valgono le ri-
flessioni svolte sul tema della tipologia dell’utenza in riferimento alle Fig. 7.11. Effetti sulla salute del lavoratore: punteggi medi
richieste emotive.

La figura 7.12. prende infine in considerazione le tre sottodimen-


1 1,75 2,5 3,25 4 sioni che compongono il costrutto relativo alla sindrome del bur-
Aspettati sproporzionate
da parte dell’utenza
2,42 nout. ANOVA, evidenzia una differenza statisticamente significativa
2,16 Dipartimento
materno infantile tra il dato regionale e il presidio sanitario (F=5,25; p=0,025) indican-
Aggressività da parte 1,85
dell’utenza 1,52 do una situazione di esaurimento emotivo più intenso nella realtà
Dipartimento
dei servizi astigiana. Il dato disaggregato consente di evidenziare anche il pun-
Fattori relazionali – utenza 2,1
1,84 teggio significativamente più elevato sulla dimensione dell’esauri-
mento (F=5,4; p=0,020) nel dipartimento materno-infantile rispetto
Fig. 7.10. Fattori relazionali – utenza: punteggi medi riferiti ai dipartimenti a quello dei servizi il quale invece risulta in linea con il dato regionale.
Rispetto alla depersonalizzazione, la figura evidenzia un piccolo sco-
stamento sulla dimensione della depersonalizzazione a sfavore del
EFFETTI SULLA SALUTE DEI LAVORATORI dipartimento materno-infantile. Il confronto del dato complessivo
con quello regionale evidenzia a questo livello che il presidio astigia-
La figura 7.11, che accosta tutti e quattro i punteggi medi presi in no riporta punteggi significativamente più bassi rispetto alla media
considerazione in queste analisi, permette di evidenziare come in regionale (F=14,1; p= 0,0). Tali lavoratori, rispetto al complesso dei
particolare la dimensione della soddisfazione e della disaffezione servizi che compongono le strutture piemontesi, sembrano meno
organizzativa non rappresentino fattori di discrimine rispetto alle propensi a porre una distanza tra sé e il paziente. Anche questa volta
quattro popolazioni prese in esame. Anche le altre due dimensioni le tipologie di utenza (si pensi in particolare al caso del materno-
non evidenziano differenze significative, anche se emergono leggeri infantile in cui raramente si ha a che fare con un utenza «malata») e
scostamenti tra le due strutture del presidio astigiano a sfavore del le caratteristiche del lavoro che determinano le modalità di contatto

150 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 151


con l’utenza (nel caso del dipartimento dei servizi) aiutano a com- TAB. 7.4. I PREDITTORI DELL’ESAURIMENTO EMOTIVO
prendere i punteggi ottenuti. I risultati riferiti alla realizzazione pro- NEI DIPARTIMENTI MATERNO-INFANTILE E DEI SERVIZI
fessionale evidenziano una percezione più positiva tra gli operatori
del dipartimento materno-infantile anche se non si trova conferma Esaurimento emotivo
di ciò attraverso il test ANOVA. Si apprezza invece una differenza sta-
tisticamente significativa a favore del presidio ospedaliero (F=33,8; Dipartimento Predittore β p R2

p=0,00) se posto in comparazione con il dato regionale.


Materno-infantile Conciliazione casa-lavoro -0,49 0,00 0,59

Aspettative sproporzionate utenza 0,255 0,009


0 0,75 1,5 2,25 3 3,75 4,5 5,25 6

Ricompensa -0,25 0,014


2,5 Dipartimento
Esaurimento emotivo 2,06
materno infantile
2,31 Servizi Conciliazione casa-lavoro -0,67 0,00 0,56
Dipartimento
2,06 dei servizi
0,95
Autonomia decisionale -0,28 0,002
Complessivo ASL AT
Depersonalizzazione 0,87
0,92 Campione SSR
1,28

4,6
4,35
TAB. 7.5. I PREDITTORI DELLA DISAFFEZIONE ORGANIZZATIVA
Realizzazione professionale
4,49 NEI DIPARTIMENTI MATERNO-INFANTILE E DEI SERVIZI
3,96

Disaffezione organizzativa
Fig. 7.12. Burnout: punteggi medi
Dipartimento Predittore β p R2

LE DETERMINANTI DEL BENESSERE E DEL DISAGIO Materno-infantile Equità -0,62 0,00 0,45

Domande emotive 0,25 0,009


A titolo esemplificativo, si riportano di seguito i risultati delle regres-
sioni lineari multiple, effettuate tramite il metodo stepwise progres- Servizi Chiarezza degli obiettivi -0,48 0,00 0,58
sivo32 su entrambi i dipartimenti in tal modo è stato possibile iden-
tificare tra tutti i fattori organizzativi, sociali e lavorativi quelli mag- Equità -0,26 0,027
giormente predittivi dell’esaurimento emotivo e della disaffezione
Significato del lavoro -0,18 0,041
organizzativa nelle due differenti realtà prese insieme.
Le dimensioni dell’esaurimento emotivo e della disaffezione,
come abbiamo visto si comportano in modo differente nelle due La due tabelle riportano i quattro modelli riferiti ai predittori
realtà analizzate. Nel caso dell’esaurimento emotivo è stata osser- emersi grazie alla regressione contenenti rispettivamente dell'esau-
vata una differenza significativa a sfavore del dipartimento materno- rimento emotivo e della disaffezione. In entrambe le realtà, il fattore
infantile (mmat-inf=2,5 vs. mservizi=2,06), mentre nel caso della disaffe- che spiega maggiormente i livelli di esaurimento emotivo è quello
zione i due dipartimenti riportano punteggi similari (mmat-inf=2,6 vs. che riguarda il tema della conciliazione tra domini di vita. Il valore
mservizi=2,59). negativo del β indica che la relazione tra le due variabili è inver-
sa e suggerisce quindi che una maggiore attenzione da parte delle
32. Tale tecnica prevede che i predittori vengano inseriti uno alla volta nel modello. Nello
specifico, il criterio di inserimento nel modello finale (che è quello presentato nelle tabelle) politiche aziendali sui temi della conciliazione potrebbe migliorare
è legato al contributo che ciascun predittore offre nello spiegare la variabilità della variabile
dipendente (nel nostro caso le dimensioni che descrivono la salute del lavoratore).
la condizione di disagio dei lavoratori. Nel caso del dipartimento

152 RISCHI PSICOSOCIALI E VALUTAZIONE «SOGGETTIVA» 153


materno-infantile, il secondo predittore evidenzia quale fonte di
CAPITOLO 8
esaurimento emotivo la percezione di essere oggetto di «richieste
eccessive» da parte dell’utenza. Il valore positivo sul β della dimen-
sione del ricompensa segnala questa volta che esso rappresenta un
GLI INTERVENTI A FAVORE
fattore di protezione rispetto allo sviluppo di effetti negativi sulla DELL’INDIVIDUO: GLI SPAZI
salute psicologia del lavoratore.
Rispetto ai fattori di rischio predittivi della disaffezione organiz-
DI ASCOLTO ORGANIZZATIVO
zativa, troviamo anche in questo caso che le due realtà condividono
un aspetto comune che è rappresentato dall’equità. Nel dipartimen-
to materno-infantile l’altro fattore di rischio è rappresentato dalle
richieste emotive. Questo dato conferma in qualche modo quelli Lo sviluppo di spazi di ascolto organizzativo (vedi cap. 3) può rap-
osservati sia nei paragrafi precedenti sia nella precedente regressio- presentare una leva di azione di promozione del benessere che,
ne, che nell’insieme in qualche modo segnalano una «emergenza» partendo da una logica di sostegno individuale si propone di avere
sul piano della dimensione emotiva per questi operatori. Differente ricadute sull’intera organizzazione attraverso:
invece la situazione nel dipartimento dei servizi dove, quali predit- › l’offerta di uno spazio organizzativo in cui i lavoratori si sen-
tori della disaffezione, troviamo i fattori che riguardano la chiarezza tano ascoltati e possano soffermarsi a riflettere sulla propria
degli obiettivi e il significato attribuito al proprio lavoro. esperienza lavorativa, esprimere i vissuti problematici a essa
Anche in questo caso, mantenere un doppio livello di analisi legati e rileggerli secondo modalità più adeguate;
(contesto macro-sotto realtà organizzative) può essere utile, in sede › l’identificazione di un’azione di supporto sul singolo individuo
di individuazione delle misure, per calibrare meglio gli interventi mi- che manifesti una situazione di disagio lavorativo;
gliorativi sulla base delle specificità contestuali.33 Per esempio, nel › la valorizzazione dei lavoratori offrendo loro la possibilità di
nostro caso specifico le due realtà dipartimentali condividono sì contribuire, attraverso suggerimenti e il racconto della propria
l’appartenenza a un medesimo macro-contesto definito dall’azien- esperienza, alla definizione delle misure di contrasto del disa-
da sanitaria, ma rappresentano anche realtà a sé stanti (a cominciare gio e di promozione del benessere.
dal servizio erogato) e quindi possono essere attraversate da pro- Per ciò che concerne le esperienze avviate nell’ambito della sa-
cessi micro sociali e organizzativi anche molto differenti tra loro che nità della Regione Piemonte, due gruppi di progetto afferenti all’ASL
tali analisi possono aiutare a mettere in evidenza. Torino 4 (TO4) e all’ASL del Verbano Cusio-Ossola (VCO) hanno
aderito a questo filone di intervento.34
I progetti sviluppati all’interno delle due aziende sanitarie pie-
montesi si sono proposti di contribuire a tradurre in pratica le indi-
cazioni dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro
(EU-OSHA 2002) che richiamano, al fine di mettere a punto azio-
ni efficaci di gestione del rischio, la necessità di attivare processi e
azioni che siano «continui», diventando parte integrante del funzio-
namento operativo normale dell’organizzazione e che siano soste-
nuti da strategie sistematiche di raccolta e monitoraggio di evidenze
empiriche che descrivano in modo attendibile lo «stato di salute»
della popolazione lavorativa.
34. In una prima fase ha aderito anche l’ASO CTO che ha poi abbandonato il progetto
33. Per ragioni di spazio, in questa sede, si sono ripartate solo le risultanze riferite alle realtà complessivo senza portare a compimento l’ipotesi iniziale legata all’apertura di spazi di
dipartimentali. ascolto interaziendali.

154 155
Gestire i rischi psicosociali significa infatti mettere in atto azioni
preventive o interventi diretti alla sorgente del rischio sul posto di a) Il medico competente accoglie la richiesta di disagio del lavoratore e consiglia
un colloquio di aiuto con lo psicologo dedicato allo sportello di ascolto
lavoro e al livello organizzativo, che siano sostenute però anche da b) Il lavoratore ha anche la possibilità di accesso diretto allo sportello di ascolto
azioni dirette sui singoli lavoratori volte alla prevenzione e al soste- nel caso ne avverta la necessità

gno del disagio (PRIMA-EF 2008).


I due gruppi hanno sviluppato un percorso, volto ad attivare una
serie di iniziative nell’ambito della gestione dei rischi psicosociali, Sedute di counselling (primo sostegno e assessment):
Il lavoratore accede allo sportello di ascolto in orario di servizio
con il proposito di contribuire all’individuazione alla sperimentazio-
ne di «buone pratiche» di gestione del rischio che integrassero for-
me di sostegno individuale a strategie di raccolta e monitoraggio di Confronto e discussione tra psicologo e medico competente ed eventualmente
evidenze empiriche. In questo senso, una delle principali iniziative con i responsabili della struttura operativa all’interno della quale opera
il soggetto che sperimenta una situazione di disagio per discutere
ha riguardato l’inaugurazione di uno «Sportello di ascolto» gestito dei possibili interventi da effettuare
da psicologi inserito nel servizio di Medicina del lavoro.
Tale tipo di intervento, come sintetizzato nella figura 8.1, si quali-
fica nello specifico come una misura volta a intervenire sul piano del Al termine del percorso psicodiagnostico, se lo psicologo evidenzia una situazione
di rilievo clinico, suggerisce il supporto psicoterapico da svolgersi presso
disagio individuale in una logica preventiva e di sostegno al disagio il dipartimento di Salute mentale all’interno dell'azienda sanitaria
attraverso:
› l’offerta di uno spazio di ascolto oppure, qualora fosse neces-
Fig. 8.1. Il percorso previsto nell’ambito dell’iniziativa dello sportello psicologico
sario, di percorsi strutturati di counselling mirati, per esempio,
allo sviluppo di strategie individuali funzionali alla gestione e al
superamento di specifiche problematiche esperite dai lavora- Accanto alla funzione di ascolto-sostegno, un ulteriore obiettivo
tori; di tali progetti ha riguardato la sperimentazione di pratiche di mo-
› lo sviluppo di forme di collaborazione tra medici e psicolo- nitoraggio dei rischi psicosociali in integrazione con le procedure
gi del lavoro, funzionali all’identificazione di azioni specifiche già esistenti ed espletate tramite l’attività di sorveglianza sanitaria sui
rivolte al singolo lavoratore che manifesti una situazione di rischi tradizionali. L’idea progettuale era quella di attivare processi di
disagio lavorativo, da adottarsi sul piano squisitamente indi- raccolta sistematica di evidenze empiriche da integrarsi nel funzio-
viduale (es. l’attivazione di una richiesta di presa in carico da namento operativo normale dell’organizzazione e che fossero fun-
parte dei servizi di psicologia, interni alla struttura sanitaria) o a zionali a intercettare il disagio individuale prima del raggiungimento
livello di interfaccia individuo-lavoro (es. cambio temporaneo di livelli critici. Come è noto, in seguito all’emanazione D.lgs n. 81
o definitivo del regime orario, della mansione, del reparto ecc.) del 9 aprile 2008 il medico del lavoro, che l’articolo 41 identifica
come figura chiave del processo di gestione dei rischi, è chiamato a
monitorare, tramite l’attività di sorveglianza sanitaria, accanto ai ri-
schi tradizionali legati alla sfera fisica anche quelli di natura psichica
e sociale. Però questo, che è competente a monitorare i rischi legati
alla sfera fisica, raramente dispone delle conoscenze psicologiche
e del bagaglio strumentale necessario a occuparsi del rischio psico-
sociale nelle sue espressioni individuali e collettive (Buselli, Cristau-
do 2009). Dal punto di vista operativo, il fine è quello di identificare
un modello di monitoraggio dei rischi «biopsicosociali» che renda
possibile la lettura combinata di dati di natura obiettiva (provenien-
ti dall’anamnesi medica, dagli esami clinici) raccolti attraverso l’at-

GLI INTERVENTI A FAVORE DELL’INDIVIDUO:


GLI SPAZI DI ASCOLTO ORGANIZZATIVO 157
tività di sorveglianza sanitaria «tradizionale» effettuata dal medico L’ESPERIENZA DELL’ASL VCO:
del lavoro e dati di tipo soggettivo-percettivo raccolti attraverso «RIMETTITI IN GIOCO»
gli strumenti propri della Psicologia della salute occupazionale. Un
canale di intercettazione del disagio come quello richiamato è da
Lo scopo di questa proposta progettuale è quello di offrire ai
intendersi come complementare e non alternativo ad altre inizia-
datori di lavoro e ai lavoratori un’opportunità che consente di
tive valutative come quelle presentate nei capitoli relativi alla «va-
individuare/prevenire/gestire i problemi di stress lavoro correla-
lutazione oggettiva» e la «valutazione soggettiva» in questo stesso
to. In altre parole, la finalità è dunque quella di fornire strumen-
testo. Si intende inoltre sottolineare che a tale stadio dei progetti
ti condivisi e validati dal punto di vista tecnico scientifico per
qui richiamati, il monitoraggio rappresenta più che altro una spe-
identificare le situazioni di rischio, valutarne l’entità e le possibili
rimentazione, limitata a chi accede volontariamente allo sportello
conseguenze in termini di malessere o di patologie, identifica-
e funzionale a verificare l’applicabilità di tale modello di gestione
re strategie d’intervento, di controllo e di riduzione del rischio
del rischio all’interno dell’azienda. Esso può però contribuire a fare
applicabili nelle realtà organizzative aziendali e favorire le con-
emergere sacche di disagio legate a sottopopolazioni con carat-
dizioni di benessere nelle strutture organizzative aziendali. Uno
teristiche particolari o a specifiche situazioni in cui la componente
sportello di ascolto psicologico è infatti una misura di preven-
individuale risulta preponderante e che, per questo, non possono
zione e protezione finalizzata alla promozione del benessere or-
trovare spazio nei processi valutativi che coinvolgono l’intera collet-
ganizzativo. Il differente ambito di applicazione dello sportello
tività e che inevitabilmente colgono in una logica «macroscopica»
psicologico rispetto ad altre tipologie di intervento, diversamen-
le fonti di rischio e di disagio psicosociale. Nel caso in cui l’attività di
te definite dalla contrattazione collettiva, sottolinea l’importanza
monitoraggio sistematico dei fattori psicosociali all’interno dell’at-
e l’attenzione verso le risorse umane, verso la persona. E verso la
tività di sorveglianza sanitaria entrasse però a regime per tutte le
persona mirano gli obiettivi di riferimento:
popolazioni a rischio psicosociale (previamente individuate tramite
1. Discernere casi di fisiologico malessere occupaziona-
la valutazione oggettiva e soggettiva), come già avviene per i rischi
le (legato a fattori organizzativi come tali non contenibili
tradizionali e come per altro richiede la normativa, esso potrebbe
e/o modificabili) da situazioni nelle quali il disagio si ma-
rappresentare un canale prezioso di monitoraggio sistematico delle
nifesti come clinicamente significativo. Nel primo caso si
sottopopolazioni da attenzionare. Inoltre gli attori della prevenzione
procede alla presa in carico del lavoratore (con un piano
aziendale potrebbero disporre di un quadro organico sulla condi-
individuale di assistenza, sostegno e ascolto specialistico
zione bio-psico-sociale del singolo e di gruppi di lavoratori a partire
con il counseling psicologico); nel secondo caso la proce-
dal quale identificare a livello individuale e collettivo le misure di
dura prevede l’invio dello stesso presso servizi specialisti-
contrasto del disagio e di promozione del benessere fisico, psichico
ci interni competenti quali in primis il servizio del medico
e sociale.
competente che attuerà quanto necessario (prevenzione
Inoltre, nell’ASL TO4, il gruppo ha promosso un progetto che ha
secondaria/terziaria).
previsto la realizzazione di una rete di iniziative complementari allo
2. Consentire la raccolta di indicatori di malessere organiz-
sportello di ascolto psicologico. La prima si qualifica come una ini-
zativo la cui analisi in forma aggregata possa indirizzare
ziativa di sensibilizzazione dei lavoratori circa i temi dello stress e del
possibili futuri interventi di gestione del rischio stress la-
burnout e riguarda l’allestimento di uno spazio all’interno dell’intra-
vorocorrelato utili alla rivalutazione e alla prevenzione del
net azienda volto a offrire opportunità di confronto con personale
rischio psicosociale.
specializzato (psicologi) circa tali tematiche (vedi iniziativa «dialogo
3. Identificare gli aspetti positivi in grado di compensare le
on line»). La seconda prevede l’attivazione di corsi volti all’apprendi-
«aree critiche».
mento di tecniche di rilassamento.
4. Stimolare nelle organizzazioni direttive l’ascolto delle esi-
genze poste dal basso.

GLI INTERVENTI A FAVORE DELL’INDIVIDUO:


158 GLI SPAZI DI ASCOLTO ORGANIZZATIVO 159
CAPITOLO 9
L’ESPERIENZA DELL’ASL TO4:
«LA REALIZZAZIONE DI ATTIVITÀ RIVOLTE
A SOSTENERE IL LAVORATORE» LE AZIENDE SANITARIE
PIEMONTESI IMPEGNATE
Il progetto si propone quali finalità quello di offire al lavoratore
che sperimenti disagio una serie articolata di canali e struttu- NEL PERCORSO
re che lo stengano e lo accompagnino nella risoluzione delle
problematiche. In particolare sono state attivate tre iniziative a
«FORMAZIONE»
riguardo. La principale è stata l’apertura di uno sportello gesti-
to da psicologi e psicoterapeuti, volto a offrire un serivizio di
counselling psicologico al lavoratore. L’inserimento di tale strut-
tura all’interno del servizio di Medicina richiama quale obiettivo
I gruppi di progetto che hanno partecipato al filone «Formazione in
quello di creare le precondizioni per permettere la realizzazione
tema di benessere» sono stati sei,35 molto specifici per le rispettive
di interventi di interfaccia individuo-organizzazione quali, per
realtà aziendali e disegnati sulla base delle necessità formative dei
esempio, trasferimenti temporanei o definitivi. Per gli individui
loro particolari contesti organizzativi. Ciò nonostante, attraverso il
che invece evidenzino situazioni di rilievo clinico, è prevista la
filo conduttore proprio della situazionalità dei progetti, è possibile
possibilità di aderire a un ciclo di psicoterapia breve.
ripercorrere il loro percorso secondo una serie di punti processuali
La seconda iniziativa concerne l’allestimento di uno spazio
comuni, che derivano da un modello condiviso di formazione e in-
denominato «angolo del rilassamento», ad accesso libero per
tervento, e dalla relazione – anch’essa condivisa – tra formazione
tutti i lavoratori al di fuori dell’orario di servizio. In tale spazio,
e benessere precedentemente illustrata (cap. 2, a cura di Vincenzo
personale specializzato organizza corsi finalizzati a fare speri-
Alastra):
mentare le tecniche che facilitano la consapevolezza, il rilassa-
› avvio dei gruppi di progetto;
mento, la visualizzazione creativa, l’espressione corporea.
› creazione di alleanze e legittimazione dei progetti all'interno
L’ultima iniziativa è stata la realizzazione, all’interno dell’intra-
delle aziende
net aziendale, di uno spazio che permetta il dialogo online tra i
› restituzione delle risultanze all’interno delle aziende e conti-
lavoratori e gli psicologi dedicati allo sportello di ascolto. Esso è
nuità dei progetti.
stato inteso come uno spazio «libero» in cui i lavoratori posso-
Tre gruppi di lavoro hanno fondato la loro progettualità sull’in-
no rivolgersi a personale specializzato al fine di risolvere dubbi
dividuazione di problematicità specifiche emerse da analisi ante-
e domande rispetto ai temi dello stress o richiedere consigli o
cedenti, o ad hoc, delle loro realtà aziendali in tema di benessere
informazioni a riguardo (es. elenchi di strutture a cui rivolgersi
organizzativo.
per servizi di tipo psicologico).
Il gruppo di progetto dell’ASL TO2, considerando le diverse ini-
ziative in tema di benessere già avviate nella loro azienda, ha osser-
vato non tanto una carenza di attività e proposte formative, quanto

35. Si tratta delle: ASL TO1 con il progetto Migliorare il migliorabile attraverso la rappre-
sentazione; ASL TO2 con il progetto Benessere in formazione; ASL TO5 con il progetto
Benessere della persona e dell’organizzazione – l’azienda come laboratorio del benessere
organizzativo; ASO San Luigi con il progetto Non è tutto oro quello che luccica; ASL CN2
con il progetto Una mela al giorno… benessere organizzativo: fattori di protezione e buone
prassi; ASO S. Anna – Oirm con il progetto Il benessere corporeo. Al termine del capitolo
vengono presentate le schede riassuntive dei quattro progetti che sono stati completati
prima della pubblicazione del testo.

160 161
la poca organicità nella strutturazione delle stesse. Pertanto, si è po- Per rendere concreto un progetto ideale in un contesto azienda-
sto l’obiettivo di ottimizzare i flussi informativi inerenti la formazione le reale è necessario, come si è detto, costruire alleanze a 360 gradi.
sul benessere organizzativo a livello aziendale. Mentre, come detto, i progetti delle ASL TO5 e CN2 sono scaturiti
Il gruppo dell’ASO San Luigi ha sviluppato il proprio progetto in da un mandato aziendale, gli altri tre gruppi hanno invece lavorato
base a una precedente ricerca sui fattori di rischio psicosociale al la- in prima battuta al fine di ottenere un riconoscimento. Tutti i e tre
voro, la quale evidenziava particolari condizioni di malessere dei co- sono riusciti in questo intento, convincendo le proprie direzioni con
ordinatori delle professioni sanitarie. Per questa ragione, ha deciso i propositi dei loro progetti e ottenendo mandati aziendali ufficiali
di proporre un’iniziativa formativa e partecipativa proprio a questo che hanno loro permesso l’avviamento del lavoro pianificato.
gruppo professionale, ampliando l’iniziativa in un secondo momen- In secondo luogo, oltre alla multi-professionalità e alla presenza
to all’area amministrativa e tecnica. di rappresentanti di strutture strategiche già inerenti i gruppi di pro-
L’idea di fondo del progetto dell’ASL TO1 scaturisce dalle rifles- getto, grazie ai mandati aziendali è stato possibile coinvolgere altre
sioni e dall’analisi situazionale del gruppo stesso basato su una serie strutture e professionalità presenti in azienda, ritenuti necessari per
di inevitabili disagi e criticità inerenti i processi di integrazione in atto la realizzazione dei progetti specifici.
in azienda (recente accorpamento di due ASL differenti). Per que- Infine, approfittando di vari momenti e strumenti a disposizio-
sta ragione, il gruppo ha deciso di sviluppare il proprio progetto in ne (comunicazioni scritte, intranet, giornata della salute, convegni,
due fasi: una prima fase di ricerca sullo stato di benessere/malessere incontri e riunioni ad hoc), i gruppi si sono impegnati nella diffu-
degli operatori all’interno dei loro gruppi di lavoro; una seconda di sione dei loro progetti, informando tutta la popolazione aziendale
sperimentazione di formazione sul campo. al riguardo. In questo modo è stato anche possibile coinvolgere i
Per gli altri due gruppi, il mandato per l’intervento formativo è partecipanti alle iniziative formative senza che questi percepissero la
partito direttamente dalle loro direzioni aziendali. In questo caso partecipazione come obbligo o «punizione», come avviene a volte
dunque la presenza di mandati formali e sostanziali ha permesso nei contesti pubblici in cui la formazione è resa «obbligatoria». Per
l’integrazione di un gran numero di partecipanti nelle iniziative for- diffondere la cultura del benessere organizzativo, come si è detto, è
mative. necessario condividere i risultati delle iniziative formative con tutta
Il progetto dell’ASL TO5 si è costituito come seguito di un corso la popolazione aziendale, in modo che non restino esperienze iso-
di formazione manageriale che ha coinvolto più di 150 dirigenti e at- late per chi vi ha partecipato e si possa lavorare verso una continuità
traverso il quale si era giunti a un’analisi circa le situazioni di males- della progettualità.
sere o le criticità vissute quotidianamente sul luogo di lavoro. Que- In base a questo criterio, tutti i gruppi di progetto coinvolti nel
sta analisi ha fatto convergere parte della stessa direzione aziendale filone hanno sviluppato strategie di restituzione delle attività svol-
nel gruppo di progetto, che si è dato il compito di progettare in te e dei progetti realizzati. Generalmente la diffusione si è svolta
differenti laboratori aziendali interventi per migliorare il benesse- in due tappe: una restituzione al gruppo di partecipanti (o da parte
re organizzativo. I membri dello stesso gruppo hanno potuto così dello stesso gruppo di partecipanti) e alla dirigenza aziendale; una
svolgere un ruolo di collegamento tra il laboratorio e la struttura di restituzione di più ampio raggio a tutta la popolazione in occasione
appartenenza, agevolando il processo di realizzazione/applicazione di momenti specificamente creati o eventi aziendali già pianificati.
di quanto progettato. Inoltre, si è di nuovo fatto uso di strumenti comunicativi a disposi-
Il gruppo dell’ASL CN2 ha invece trovato nel filone uno spazio zione (intranet, pubblicazioni intra ed extra-aziendali).
per valutare un progetto aziendale avviato da diversi anni, nato a Questa condivisione dei risultati ha reso possibile la legittimazio-
partire dal mandato della direzione generale e della direzione sa- ne tanto da parte della dirigenza quanto da parte della popolazio-
nitaria dell’azienda volto all’intervento di promozione della salute ne aziendale, di una continuità delle iniziative formative sviluppate
nell’ambiente di lavoro. La direzione ha sostenuto l’implementazio- durante il percorso del progetto regionale. In alcuni casi gli stessi
ne del progetto, favorendo la sua prosecuzione in continuità e l’av- modelli sono stati successivamente proposti a nuovi partecipanti, in
vio di altre attività finalizzate alla salute organizzativa. altri casi è stata ampliata la proposta formativa con nuovi strumenti

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


162 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 163
e forme, e, infine, alcuni gruppi sono riusciti a istituzionalizzare e › determinanti predisponenti, conoscenze in materia legisla-
formalizzare le proposte emerse dai percorsi realizzati. Le schede tiva, cultura delle organizzazioni sugli effetti dei rischi tra-
che seguono presentano più dettagliatamente tali percorsi. sversali sui lavoratori nelle attività sanitarie, riconoscimento
dei fattori protettivi, stimolo a implementare nuove soluzioni
individuali e di gruppo (autoefficacia);
ASL CN2: VALUTAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO › determinanti abilitanti, normativa sulla sicurezza al lavoro,
SUL BENESSERE ORGANIZZATIVO disponibilità di risorse aziendali atte a favorire sviluppo del
benessere organizzativo, impegno delle unità operative, au-
Il progetto. In particolare, all’interno del progetto regionale, il mento delle life skills.
gruppo di progetto ha svolto una meta-analisi del percorso for- › determinanti rinforzanti, prosecuzione dell’esperienza inseri-
mativo «Una mela al giorno… benessere organizzativo: fattori di ta nel progetto per la salute organizzativa, costruzione di una
rete aziendale, diffusione dal gruppo di lavoro all’unità orga-
protezione e buone prassi». Questo corso di formazione, realiz-
nizzativa, disponibilità dell’azienda sanitaria, progetto attuato
zato dal 2006, è stato e sarà rivolto gradualmente nel tempo, a
su entrambe le sedi di Alba e Bra.
un campione rappresentativo del personale dipendente sanita-
L’obiettivo generale del progetto concerne la promozione della
rio, amministrativo e tecnico dell’azienda.
Il percorso organizzato dall’azienda si è focalizzato sull’indivi- salute al lavoro attraverso la prevenzione del burnout e il miglio-
duazione e valorizzazione delle buone prassi e dei fattori pro- ramento del benessere organizzativo. Questi gli obiettivi specifici:
tettivi interni all’organizzazione sanitaria e trasversali alle singole › individuazione dei fattori di protezione nell’organizzazione;
culture organizzative, al fine di facilitare la promozione della sa- › costruzione di un «ricettario organizzativo-relazionale»;
lute negli ambienti di lavoro. La finalità del corso è rappresentata › diffusione delle ricette;
dall’elaborazione di ricette organizzative-relazionali: con l’aiuto › incremento dello sviluppo del benessere organizzativo inter-
della metafora della cucina i partecipanti, al termine del percor- no all’azienda.
so svolto, hanno «cucinato» una ricetta da loro ideata i cui in- La diagnosi amministrativa e politica ha permesso di individuare
gredienti sono rappresentati dalle risorse e dai fattori protettivi risorse e vincoli del progetto:
individuati e rappresentativi di ciascun gruppo. La valutazione › risorse, disponibilità di risorse umane fra il personale struttu-
realizzata nell’ambito del progetto regionale ha costituito un rato e consulente, budget sufficiente per acquisto materia-
momento di riflessione sul processo di formazione, avvenuto le, luogo idoneo alla realizzazione del progetto nella sede di
e in itinere, e di presa di consapevolezza sui punti di forza e di Alba, disponibilità personale di cucina per preparazione buffet;
debolezza dell’attività da diversi punti di vista, utili per la sua ri- › vincoli, difficoltà a conciliare tempi del progetto e di dispo-
progettazione. nibilità dei partecipanti (turni e impegni lavorativi), necessità
L’analisi è stata avviata attraverso l’utilizzo di un adattamento del
di realizzare intervento in tempi brevi, luogo non del tutto
modello Precede-Proceed di Green (1991) che ha previsto un
idoneo nella sede di Bra.
piano di valutazione di processo con l’individuazione di indicatori
Valutazione. La valutazione di processo:
pertinenti al programma di attività del progetto e un piano di valu-
tazione di risultato attraverso il quale misurare i cambiamenti at- › presenze al percorso formativo, frequenza costante di
tesi. Essa ha compreso due aree principali: diagnosi e valutazione. 168/180 operatori;
Diagnosi. L’analisi diagnostica sociale ha inquadrato il percorso › rilevazione verbale non strutturata in itinere, da parte dei
dal punto di vista normativo, della letteratura scientifica e dei conduttori, del gradimento rispetto al percorso, buon livello
dati epidemiologici sul tema a livello regionale. Per quanto ri- di soddisfazione.
guarda la diagnosi educativa e organizzativa, sono stati indivi- La valutazione di impatto:
duati le determinanti che hanno promosso e permesso l’avvio › analisi dei dati dei questionari di gradimento su rilevanza,
del progetto: qualità ed efficacia percepite; rilevanza degli argomenti – 16%

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


164 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 165
abbastanza rilevante, 51% rilevante, 48% molto rilevante; qua- Durante la Giornata della salute, il progetto è stato presentato
lità educativa – 11% soddisfacente, 54% buona, 50% eccel- sia nel corso del convegno tenutosi per l’occasione sia median-
lente; efficacia per la formazione – 1% parzialmente efficace, te l’allestimento di uno stand. Questa ha rappresentato con-
24% abbastanza efficace, 47% efficace, 43% molto efficace. testualmente il lancio dell’iniziativa, il momento di diffusione
La valutazione dei risultati, a partire dagli obiettivi specifici posti: dell’informazione sul progetto e l’avvio dell’indagine, che è poi
› individuare i fattori di protezione insiti nell’organizzazione, stata pubblicata e pubblicizzata sull’intranet aziendale.
conseguito al 100%; Servizi, livelli organizzativi e attori coinvolti:
› costruire un ricettario organizzativo-relazionale, conseguito 1. Direzione generale – sanitaria – amministrativa. Riconosci-
al 100%, ogni gruppo ha creato la propria ricetta; mento formale e attribuzione di responsabilità in ordine alla
› diffondere le ricette all’interno dell’azienda, conseguito (gen- realizzazione del progetto, ovvero mandato formale da parte
naio 2007: giornata di condivisione e presentazione delle ri- del Direttore Generale con ratifica del mandato regionale.
cette all’azienda, dal 2007 sono proseguiti gli interventi fina- 2. Collegio di Direzione. Presentazione dei presupposti e con-
lizzati alla tutela e promozione del benessere organizzativo), divisione del progetto di massima.
› incrementare lo sviluppo del benessere organizzativo interno 3. Giornata della Salute. Presentazione del progetto di massima.
all’azienda, la valutazione dei cambiamenti organizzativi ef- 4. Comitati di dipartimenti/macroarticolazioni. Organizzare fo-
fettuata assume una prospettiva di valutazione processuale e cus-group all’interno di tali macrostrutture.
di lungo termine. Attori coinvolti: personale dell’area amministrativa e sanitaria
Per maggiori informazioni è possibile contattare: appartenente alle strutture che saranno individuate al termine
ASL CN2 Alba-Bra – S.O.C. Psicologia: tel. 0173.316075, email del processo di ricognizione.
psicologia@aslcn2.it. Il progetto. L’accorpamento delle due aziende, ciascuna con ca-
ratteristiche peculiari, ha aperto un periodo di transizione e di
revisione dei processi. In fase di integrazione tra le diverse realtà,
riprendendo l’analisi delle criticità preesistenti, si sono utilizzati
ASL TO1: MIGLIORARE IL MIGLIORABILE
i risultati di esperienze formative già svolte e di precedenti pro-
ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE.
getti (vedi in relazione al Progetto WHP e PSL), così come gli esiti
NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA
di indagini già effettuate sul tema.
L’idea è partita dalle riflessioni e dalle analisi che il gruppo stes-
Le preoccupazioni e le modalità con cui il gruppo ha delineato so, costituito da più soggetti con professionalità rappresentative
gli obiettivi del progetto e, a grandi linee, le modalità e le fasi di delle varie realtà aziendali e in qualche modo tra loro comple-
sviluppo, sono state condivise e avvallate dalla direzione azien- mentari, ha preliminarmente dibattuto al suo interno e che ha
dale, che per il resto ha lasciato al gruppo stesso ampia autono- portato alla conclusione che un intervento più diretto o più mi-
mia nella gestione delle fasi operative. rato a indagare il clima aziendale avrebbe presumibilmente fatto
Il progetto si è integrato con preesistenti progetti già attivati in acuire la consapevolezza di tutta una serie di inevitabili disagi e
azienda e si è collocato come ramo di promozione del benes- criticità che hanno accompagnato, e ancora accompagnano, i
sere-psicosociale, accanto a quello di promozione del benes- processi di integrazione in atto in azienda a seguito degli accor-
sere-psicofisico, tra le finalità dell’obiettivo Guadagnare salute pamenti.
lavorando in relazione al quale si è svolta in azienda, in data 28 Il progetto si propone alcuni obiettivi convergenti:
maggio 2009, la IV Giornata della salute, promossa nell’ambito › gettare semi per introdurre in azienda la consapevolezza
del più generale Progetto della Comunità Europea WHP – PSL dell’importanza di incrementare una cultura organizzativa
(Workplace Health Promotion – Promozione della Salute nei orientata al benessere;
luoghi di Lavoro). › promuovere una riflessione sul concetto di «lavorare bene

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


166 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 167
insieme» e sulla necessità/opportunità di prendersi cura del A lungo termine:
team di lavoro, quale occasione di crescita sia per l’individuo › sviluppo futuro di una più radicata cultura organizzativa sen-
sia per l’organizzazione; sibile al tema del benessere.
› affrontare il tema del benessere organizzativo in modo indi-
retto e anche un po’ innovativo, preordinando un percorso
che mira ad «andare verso il benessere a piccoli passi» e pro-
ponendo: ASL TO2: BENESSERE IN FORMAZIONE
come prima fase una raccolta di informazioni su come gli
operatori dell’ASL si trovano, si sentono, si percepiscono Il progetto. È originato da una valutazione preliminare di quanto
all’interno del gruppo di lavoro di cui fanno parte, utiliz- era già stato fatto in azienda sul tema del benessere. In partico-
zando una rappresentazione mediante immagini; lare all’inizio della progettazione erano già presenti alcuni ele-
come seconda fase la sperimentazione di interventi- menti ben sviluppati sui cui si è deciso pertanto di non lavorare
azione di formazione sul campo basati su metodologie riassumibili in:
innovative di rappresentazione del Sé e della propria realtà › analisi del burn-out sul posto di lavoro negli anni
lavorativa. 2006/2007/2008 con restituzione degli stessi agli operatori
Ipotesi di sviluppo. Nel breve: dei dati emergenti;
› individuazione con la direzione generale e in sede di collegio › sportello di ascolto/circoli dell’ascolto organizzativo (finaliz-
di direzione, sulla base dei dati raccolti nell’indagine, delle zati a rilevare situazioni di malessere/disagio organizzativo
strutture nelle quali sarebbe auspicabile svolgere gli inter- individuando anche attraverso un’analisi di contesto soluzio-
venti-azione di formazione; ni risolutive);
› diffusione delle risultanze della prima fase del progetto su più › valutazione del rischio stress e fattori psicosociali da parte
versanti (incontri con dirigenti e coordinatori, incontri con la del servizio prevenzione e protezione.
rete dei referenti aziendali per la formazione); Si è pensato pertanto di lavorare sul filone della formazione, con
› restituzione a tutto il personale, tramite l’intranet aziendale, l’obiettivo di ottimizzare i flussi informativi inerenti la formazione
dei macro-risultati dell’indagine; sul benessere organizzativo a livello aziendale, per dare maggio-
› azioni di interazione con i direttori e coordinatori per sti- re organicità nella strutturazione delle stesse.
molare l’interesse a collaborare all’iniziativa e a promuovere Primo step. La sensibilizzazione dei lavoratori:
presso le strutture individuate un’auspicabile adesione vo- › diffusione a tutti i responsabili di struttura dell’informativa
lontaria da parte del maggior numero di partecipanti; relativa alla costituzione del «gruppo benessere aziendale»
› progettazione e attuazione dei percorsi formativi previsti con l’obiettivo di lavorare sul tema benessere in formazione
(due settori per l’area sanitaria e due settori per l’area ammi- in modo da garantire organicità e coerenza tra le varie inizia-
nistrativa). tive formative sul tema;
Nel medio termine: › costruzione di un link sul sito aziendale, accessibile a tutti, in
› prosecuzione dell’interazione con altri progetti previsti modo da rendere visibile il gruppo di lavoro sul benessere e la
nell’ambito della promozione della salute sui luoghi di lavoro trasmissione di tutte le informazioni relative ai corsi formativi
(cucina sana, feet walking); sul benessere organizzativo;
› supporto alla progettazione e attuazione di nuove iniziative › attivazione di un sito specifico su intranet con un logo appo-
orientate al benessere individuale rivolte al personale dipen- sitamente creato, sito nel quale sono presenti i collegamenti
dente; si sta pensando di strutturare delle iniziative in tal sen- a tutte le iniziative intraprese sul tema del benessere e in cui
so in collaborazione con la Scuola di Naturopatia, con cui saranno anche inseriti a cura del gruppo di progetto articoli
l’ASL ha una convenzione per l’espletamento dei tirocini. interessanti e link utili.

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


168 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 169
Secondo step. La restituzione dei «risultati»: ti, Psichiatria, ufficio comunicazione, dipartimento di Prevenzio-
› predisposizione di uno strumento per la rilevazione dell’ef- ne, struttura di Approvvigionamento e logistica.
ficacia dei corsi di formazione sul benessere comprese le Il progetto. Il progetto è partito dalla volontà della direzione di
ricadute organizzative; con questo strumento è possibile in- investire nella promozione del benessere organizzativo e a se-
dividuare quali dimensioni del benessere sviluppa il corso e guito di un corso di formazione manageriale, che ha messo in
come si inserisce nei contesti organizzativi; aula più di 150 dirigenti, nel quale erano state trattate, da un
› costruzione di una griglia di valutazione da applicare a tutti i punto di vista filosofico e organizzativo, le tematiche del benes-
corsi inerenti il benessere allo scopo di stimarne la ricaduta; sere organizzativo. Da questo primo percorso è nato un proget-
lo strumento permette la rilevazione di informazioni relative to formativo, presentato poi in Regione, come progetto legato
ai corsi come l’accessibilità (intesa come modalità di accesso agli obiettivi del piano socio-sanitario regionale 2007-2010, ai
al corso) il gradimento, la diffusibilità (intesa come messa in sensi della Dgr 22-7777 del 17/12/2007. L’obiettivo è stato la co-
comune presso le strutture di appartenenza delle conoscen- stituzione dei laboratori del benessere.
ze/competenze acquisite), l’applicabilità, la trasferibilità dei I laboratori sono stati intesi come vere e proprie «officine», dove
contenuti ecc. gruppi di operatori all’interno di una struttura ben specifica o
Ipotesi di sviluppo futuro. La prospettiva per il proseguimento ri- a livello trasversale, sono impegnati nella produzione di misu-
guarda un intervento formativo pratico, ossia la messa a disposi- re organizzative, ambientali, relazionali, economiche ecc., sot-
zione di spazi e consulenze tecniche, all’interno dell’azienda e a to forma di proposte finalizzate a tracciare il «percorso-tipo»
favore di tutti gli operatori dell’ASL, per l’acquisizione di tecniche che l’organizzazione deve intraprendere per migliorare il clima
per il raggiungimento dell’equilibrio psico-fisico in ambito lavo- aziendale e il benessere nei contesti di lavoro.
rativo e la costituzione di un pool di formatori interni che garan- Quindi è nata l’esigenza di formare innanzitutto persone in gra-
tiscano la formazione in tema di benessere secondo la tecnica do di creare e condurre i laboratori: i facilitatori (28 persone, tra
della peer education. Verrà inoltre focalizzata l’attenzione sulla le quali i componenti del gruppo di progetto), intesi come figure
promozione degli stili di vita salutari attraverso campagne infor- orientate a coordinare in modo nutritivo i gruppi che lavorano
mative e corsi di formazione. nei laboratori. I facilitatori sono stati reclutati mediante lette-
ra di invito inviata a tutti i direttori di dipartimento, di struttura
complessa e semplice, in piena libertà e in base all’attenzione
dimostrata ai temi in oggetto. Tutti sono quindi stati quindi le-
ASL TO5: BENESSERE DELLA PERSONA
gittimati sia dalla direzione generale, sia dai diretti superiori. I
E DELL’ORGANIZZAZIONE – L’AZIENDA
partecipanti ai laboratori (120-130) sono stati individuati diretta-
COME LABORATORIO DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO
mente dal gruppo dei facilitatori sulla base dell’interesse e della
disponibilità personale a partecipare in aggiunta ai normali im-
Il progetto è stato legittimato dalla determinazione del direttore pegni lavorativi.
generale n. 614 del 19/05/2009, «Progetto regionale sul benes- Gli argomenti dei sette laboratori del benessere, che sono stati
sere organizzativo: costituzione del gruppo di lavoro e approva- attivati durante il percorso formativo, sono scaturiti da un’analisi
zione del percorso aziendale». fatta dai partecipanti al primo modulo, circa le situazioni di ma-
Le strutture di provenienza dei partecipanti direttamente coin- lessere o le criticità vissute quotidianamente sul luogo di lavoro:
volte sono: dipartimento delle Dipendenze, dipartimento di Me- › Laboratori su progetti trasversali (riguardanti tutta l’azienda).
dicina, dipartimento di Recupero e Rieducazione funzionale, Teatro d’azienda, indagini sul benessere, miglioramento dei
Neuropsichiatria infantile, dipartimento dei servizi, Anestesia e processi di comunicazione interna, lavoro di gruppo e spirito
Rianimazione, direzioni sanitarie di presidio, direzioni dei distret- di squadra.

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


170 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 171
› Laboratori su progetti per dipartimenti. Dipartimento di Pre- A.O.U. SAN LUIGI GONZAGA DI ORBASSANO:
venzione (comunicazione interna, lavoro di gruppo e spiri- NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA
to di squadra), dipartimento Post-acuzie (lavoro di gruppo
e spirito di squadra, lavoro per obiettivi), dipartimento Area
medica (comunicazione interna, lavoro di gruppo, discussio- Il progetto. Si è posto l’obiettivo di promuovere interventi mirati
ne casi clinici). al contenimento del disagio, finalizzati al miglioramento della
I partecipanti ai laboratori hanno il compito/mandato di pro- qualità del clima lavorativo aziendale, in particolare:
gettare interventi per migliorare il benessere nelle strutture di › rilevare, attraverso tecniche di indagine di gruppo, gli ele-
riferimento o per tutta l’azienda. Essi svolgono un ruolo di col- menti che possono determinare situazioni di disagio/males-
legamento tra il laboratorio e la struttura di appartenenza, age- sere lavorativo per i coordinatori/collaboratori («connector»
volando il processo di realizzazione/applicazione di quanto pro- tra i diversi livelli organizzativi) e che incidono sui processi di
gettato. Tali operatori hanno poi il compito di mantenere viva gestione del sistema organizzativo;
l’attenzione, anche attraverso segnalazioni o proposte al di fuori › individuare le situazioni critiche da affrontare sulla base di un
del laboratorio, sulla tematica del benessere organizzativo. criterio di priorità e di fattibilità di intervento;
Il percorso formativo è stato strutturato in base a due modu- › predisporre interventi migliorativi.
li realizzati in alternanza tra loro: I modulo, per facilitatori dei I principali passaggi sono stati:
laboratori del benessere, della durata di dieci mezze giornate, › Contesto. Il progetto ha le sue radici nella percezione di uno
che ha coinvolto 26 persone; gli obiettivi erano inquadrare e stato di malessere evidenziato dai risultati di un sondaggio
approfondire il concetto di benessere organizzativo e i sistemi effettuato nel corso del 2008, oltre il 50% del personale inte-
per il suo sviluppo, professionalizzare sui metodi di conduzione ressato dichiarava tensione nei rapporti interpersonali e oltre
e facilitazione dei gruppi di lavoro, fornire un supporto forma- il 60% non riteneva valorizzata la propria professionalità.
tivo-consulenziale che segue con cadenza periodica il lavoro › Presupposti. La risorsa umana ha un ruolo centrale nel fun-
dei facilitatori durante i laboratori; II modulo, per il personale zionamento delle organizzazioni e la motivazione dovrebbe
che ha partecipato attivamente ai laboratori, della durata di due essere supportata e fondata sulla possibilità di fornire ai di-
giornate, che ha coinvolto circa 120 dipendenti; gli obiettivi pendenti strumenti di lavoro per incentivare un clima di col-
erano inquadrare e approfondire il concetto di benessere or- laborazione.
ganizzativo e i sistemi per il suo sviluppo, orientare e motivare › Reclutamento. È stata selezionata una fascia contrattuale
al lavoro di gruppo e all’etica di squadra, supportare l’interpre- omogenea per i tre profili professionali presenti all’interno
tazione del ruolo di collegamento tra quanto progettato nel dell’azienda ospedaliera (sanitaria, tecnica e amministrati-
laboratorio e la struttura organizzativa di appartenenza. va); sono state presentate le finalità del progetto in diversi
La restituzione dei risultati è avvenuta nel dicembre 2010 alla contesti; la partecipazione è stata esclusivamente su base
presenza della direzione generale, dei partecipanti direttamente volontaria.
coinvolti e di tutti gli operatori aziendali interessati. › Conduzione del progetto. Con il supporto di professionisti nel
Ipotesi di sviluppo futuro. Sicuramente continuerà, con altre ruolo di facilitatori e per la gestione degli aspetti emozionali,
modalità, il percorso formativo, nell’ottica di valorizzare le risorse sono stati condotti focus group per quattro aree individuate
umane e accrescere il senso di appartenenza e di soddisfazione (medica, chirurgica, servizi diagnostico/ambulatoriali, tecnico
dei lavoratori. amministrativa). Durante gli incontri erano presenti 2/3 mem-
L’intenzione è quella di continuare a far lavorare i laboratori bri del gruppo di progetto per la gestione logistica, l’osserva-
in modo che i loro progetti presentati abbiano la possibilità di zione e la verbalizzazione ai fini dell’analisi dei dati emersi e la
diventare attuativi e trasformarsi in obiettivi raggiunti. produzione dei relativi report per gli incontri successivi.

LE AZIENDE SANITARIE PIEMONTESI


172 IMPEGNATE NEL PERCORSO «FORMAZIONE» 173
I focus group hanno previsto 3/4 incontri per area:
1. Elenco libero delle criticità/problemi organizzativi e/o clinici
percepiti (a eccezione di problemi derivanti da carenza di
personale o di ordine economico)
2. Dal report prodotto dal gruppo di progetto, riportante la ca-
tegorizzazione dei problemi emersi, sono state definite le
priorità di importanza per ogni voce; sulle prime tre voci di
alta priorità è stata definita la fattibilità di intervento
3. Dal report prodotto riportante la graduazione dei problemi
sulla base di priorità e fattibilità, sono state individuate azioni
o interventi migliorativi da proporre.
Risultanze emerse e ipotesi di sviluppo. Le principali situazioni
critiche emerse dai focus group riguardano:
› relazione e coinvolgimento, relazioni carenti con le direzioni,
scarso coinvolgimento nei processi decisionali, scarso rico-
noscimento del ruolo propositivo;
› comunicazione, carente comunicazione e collaborazione

APPENDICI
interna, mancanza di conoscenza del «grande» obiettivo, as-
senza o incoerenza di obiettivi condivisi;
› riconoscimento/valorizzazione: scarsa valorizzazione del di-
pendente come risorsa, gestione dei conflitti di gruppo.
Da una prima analisi è risultata più sensibile alle proposte for-
mulate dal gruppo di progetto la componente sanitaria, questo
è probabilmente dovuto alla formazione specifica e al percorso
professionale. A seguito dei primi risultati, condivisi con la dire-
zione, sono stati proposti i seguenti interventi:
› riunioni periodiche calendarizzate con la direzione ai diversi
livelli;
› implementazioni di metodologie di comunicazione;
› seminario residenziale «Comunicazione e interazione nell’e-
quipe», rivolto ai coordinatori sanitari e coordinatori/colla-
boratori tecnici e amministrativi (svolto a Pra Catinat il 4 e 5
marzo 2010).
Ipotesi di sviluppo futuro. Percorso di formazione per chi non ha
potuto aderire alla prima iniziativa (ovviando magari ai problemi
connessi alla residenzialità), monitoraggio da parte del gruppo
di progetto rispetto allo svolgimento delle riunioni periodiche
con la direzione a diversi livelli, valutare come riprendere gli esiti
dei focus group con la componente amministrativa e individua-
re possibili spunti quali, per esempio, la partecipazione alle riu-
nioni semestrali con la direzione aziendale al fine di migliorare
la comunicazione.

174
APPENDICE 1

LE TAPPE DEL PROGETTO

Il progetto «La cura del benessere organizzativo nelle ASR» si è svi-


luppato dal 2008 a oggi (2012) in due fasi principali. Di seguito ven-
gono dettagliate le iniziative realizzate per ognuna delle due fasi del
progetto.
Prima fase novembre 2008 – dicembre 2009:
1. Seminario introduttivo (26 novembre 2008) alla presenza
dell’assessore regionale e delle direzioni generali e sanitarie
delle aziende sanitarie della Regione Piemonte, durante i quali
sono stati presentati i temi, le modalità formative, i destinatari
del progetto formativo e la strutturazione del progetto in filoni
tematici
2. Formazione d’aula, La promozione del benessere organizza-
tivo nelle aziende sanitarie, corso introduttivo sulle tematiche
del benessere organizzativo in sanità, svoltosi tra gennaio e
febbraio 2009
3. Incontro in plenaria di tutti i filoni tematici per pianificare le
attività dei filoni e il tutoraggio (10 febbraio 2009)
4. Prima fase del tutoraggio e affiancamento dei professionisti
presso le aziende da parte dei tutor dell’Università degli Studi
di Torino per avviare e monitorare i progetti dei filoni (aprile-
maggio 2009). Circa 40 incontri di 4 ore per un totale di 20
giornate di tutoraggio
5. Incontri di filone (due il 28/09/2009, due il 12/10/2009 e uno
il 13/11/2009 per un totale di cinque giornate
6. Seconda fase del tutoraggio in sede o a distanza (ottobre
2009) circa venti incontri di 4 ore per un totale di dieci gior-
nate di tutoraggio
7. Seminario conclusivo (3 dicembre 2009) alla presenza dell’as-
sessore regionale e delle direzioni generali e sanitarie delle
aziende sanitarie della Regione Piemonte, durante il quale è
stato presentato il lavoro svolto da ogni filone tematico in ter-
mini di lavoro e progettazione di azioni e strumenti comuni, e
proposti gli sviluppi del progetto.

176 177
I progetti avviati nelle singole aziende sanitarie regionali durante Modulo A:
il 2009 e presentati durante il seminario conclusivo sono stati i se- 1. Gli scenari delineati dall’art. 28 del D.lgs 81/08, vincoli e op-
guenti: portunità della normativa, dr.ssa Cinzia Frascheri, giuslavorista,
› ASL TO4 – Sportello di ascolto psicologico, realizzazione di responsabile nazionale salute e sicurezza sul lavoro – CISL,
attività rivolte a sostenere il lavoratore; membro della Commissione Consultiva Permanente per la Si-
› ASL VCO – Rimettiti in gioco, progetto per la realizzazione di curezza sul Lavoro di Lussemburgo – Comunità Europea;
uno sportello di ascolto psicologico; 2. Il ruolo del medico competente nella valutazione e nella ge-
› ASL NO – Sistema premiante, revisione del sistema di valuta- stione dei rischi psicosociali, prof. Giovanni Costa, medico del
zione, con l’obiettivo di migliorare il benessere e la sicurezza lavoro, clinica del lavoro «Luigi Devoto», Milano.
dei lavoratori; 3. Le basi neuroendocrinologiche dello stress, dr.ssa Silvia Grot-
› ASL TO1 – Migliorare il migliorabile attraverso la rappresenta- toli, neuroendocrinologa, SCDU Endocrinologia, Diabetologia
zione, corso di formazione in tema di benessere organizzativo; e metabolismo, ASO San Giovanni Battista, Torino;
› ASL TO2 – Benessere in formazione, corso di formazione in 4. Gli aspetti psicopatologici da sovraesposizione allo stress e
tema di benessere organizzativo; conseguenti a eventi traumatici, prof. Franco Freilone, psichia-
› ASL TO5 – Benessere della persona e dell’organizzazione – tra e psicoterapeuta, Università degli Studi di Torino, facoltà di
l’azienda come laboratorio del benessere organizzativo, corso Psicologia;
di formazione in tema di benessere organizzativo; 4. Lo stress lavoro correlato: prospettive teoriche e di valutazio-
› ASO San Luigi – Non è tutto oro quello che luccica, corso di ne, dr.ssa Patrizia Deitinger, psicologa delle organizzazioni e
formazione in tema di benessere organizzativo; del lavoro, ISPESL, Roma.
› ASL CN2 – Una mela al giorno… benessere organizzativo: fat- 6. Soggettività e obiettività della valutazione; vincoli normativi e
tori di protezione e buone prassi, corso di formazione in tema prospettive di intervento.
di benessere organizzativo; Tavola rotonda con i cinque relatori della giornata.
› ASO S. Anna OIRM – Il Benessere corporeo, corso di forma- Modulo B:
zione in tema di benessere organizzativo; 7. Rischi psicosociali e stress lavoro correlato. Discussione di cri-
› ASOU S. Giovanni Battista – Osservatorio sulla salute organiz- ticità e opzioni nella valutazione e gestione dei rischi psico-
zativa; sociali all’interno di sottogruppi professionali, prof.ssa Daniela
› Arpa Piemonte – Vivere e lavorare consapevolmente in Arpa Converso, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, Univer-
Piemonte; sità degli Studi di Torino, facoltà di Psicologia;
› ASL BI – Osservatorio aziendale per il benessere organizzativo; 8. Presentazione e discussione di un modello per la valutazione
› ASL CN1 – Costituzione di osservatorio permanente indicatori e la gestione dei rischi psicosociali. Discussione su esempi di
disagio e benessere organizzativo; caso di valutazione e gestione dei rischi psicosociali, prof.ssa
› ASO CN – Elaborazione di strumenti di indagine da sommi- Daniela Converso; dr.ssa Barbara Loera – psicologa e meto-
nistrare all’alta dirigenza per individuare le azioni conseguenti dologa, Università degli Studi di Torino, dipartimento di Scien-
agli esiti dell’Indagine di Clima svoltasi nell’anno 2008; ze sociali.
› ASL VC – Promozione del benessere organizzativo nell’azien- › Rispetto ai 5 filoni avviati nella prima fase, «l’Osservatorio sul
da sanitaria di Vercelli. benessere organizzativo» è stato quello che ha proseguito nel
Seconda fase marzo 2010 – gennaio 2012: percorso e nel confronto di rete tra le aziende e a cui hanno
› Formazione d’aula. Corso rischi psicosociali e stress lavoro via via aderito anche aziende appartenenti ai filoni «Forma-
correlato nelle organizzazioni sanitarie. Valutazione, gestione zione e Valutazione del Rischio Psicosociale». Il percorso di
e intervento (due moduli, Marzo 2010). formazione-intervento è stato denominato «Osservare il be-

178 LE TAPPE DEL PROGETTO 179


nessere organizzativo in sanità» e ha assunto come obiettivo APPENDICE 2
la definizione di un modello condiviso di osservatorio. A tal
scopo gli incontri di formazione-intervento sono stati rag-
gruppati in aree tematiche: LE AZIENDE SANITARIE36
1. Elementi metodologici (dott.ssa Imke Hindrichs); 23 aprile e
26 maggio 2010.
E I GRUPPI DI PROGETTO
2. Confronto sui modelli (dott.ssa Imke Hindrichs, prof.ssa Da-
niela Converso); 16 settembre e 21 ottobre 2010.
3. Significatività degli indicatori (dott.ssa Sara Viotti, dott. Angelo
d’Errico); 24 marzo, 21 aprile, 8 giugno 2011.
4. Ricadute organizzative e prospettive di sviluppo (dott.ssa AGENZIA REGIONALE DI PROTEZIONE
Sara Viotti, prof.ssa Daniela Converso); settembre 2011-gen- AMBIENTALE DEL PIEMONTE (ARPA):
naio 2012. FILONE TEMATICO «OSSERVATORIO»

Descrizione dell’Azienda. Arpa Piemonte esercita attività di con-


trollo, di supporto e di consulenza tecnico scientifica e altre atti-
vità utili alla Regione, alle province, ai comuni singoli e associati,
nonché alle aziende sanitarie del Piemonte per lo svolgimento
dei compiti loro attribuiti dalla legge nel campo della prevenzio-
ne e tutela ambientale <www.arpa.piemonte.it>:
› controllo della normativa ambientale;
› monitoraggio dello stato dell’ambiente;
› laboratori di analisi di matrici ambientali;
› previsione e prevenzione dei rischi antropici e naturali;
› attività amministrativa e di supporto trasversale.
Articolazione e sedi:
› 8 dipartimenti provinciali, articolati in strutture di vigilanza,
di produzione e di laboratorio;
› strutture specialistiche a valenza regionale;

36. Le ASR coinvolte nel progetto vengono presentate secondo l’assetto in vigore fino al
2012. Il piano sanitario 2012-2015 (in corso di approvazione da parte della Giunta regionale
piemontese mentre questo testo è in corso di stampa) prevede tuttavia alcuni cambiamenti
in via di definizione rispetto all’assetto delle aziende sanitarie qui descritte. In particolare «la
conferma dell’accorpamento in un’unica azienda ospedaliero-universitaria di San Giovanni
Battista, Cto e Regina Margherita-Sant’Anna; l’istituzione di sei organismi, temporanea-
mente denominati «federazioni sanitarie», che svolgeranno funzioni interaziendali e che
avranno i compiti di programmazione della rete ospedaliera e della rete distrettuale del
territorio, gestione dei contratti del personale, supporto tecnico-amministrativo (acquisti,
logistica, gestione magazzini, reti informative ecc.). Le sei federazioni proposte sono: la
FS1 Torino Sud Est (ASL TO1 e TO5, nuova AOU San Giovanni Battista), la FS2 Torino Nord
(ASL TO2 e TO4), la FS3 Torino Ovest (ASL TO3, AOU San Luigi di Orbassano, AO ordine
Mauriziano), la FS4 Piemonte Nord Est (ASL VC, BI, NO, VCO, AOU Maggiore della Carità di
Novara), la FS5 Piemonte Sud Ovest (ASL CN1 e CN2, AO Santa Croce e Carle di Cuneo),
FS6 Piemonte Sud Est (ASL AT e AL; AO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria)».

180 181
› strutture centrali di supporto amministrativo. › Michela Coppi (I.P.A.F.D. del D.S.M. Casale Monferrato),
Il gruppo di progetto. La strategia del gruppo di progetto è quella › Fabio Foti (medico psichiatra),
di arrivare alla costruzione dell’osservatorio attraverso la relazio- › Giuseppe Guazzo (medico competente),
ne operativa tra soggetti che hanno all’interno dell’organizzazio- › Giuseppe Daniele Lucchese (psicologo),
ne ruoli, competenze e livelli diversi di responsabilità. Da qui la › Carla Repetto (responsabile formazione SITRO).
scelta di cooptare nel gruppo rappresentanti dell’amministrazio-
ne, dei comitati paritetici (pari opportunità, mobbing, formazio-
ne), di settori organizzativi cruciali come formazione, gestione
delle risorse umane, servizio prevenzione e protezione, sistema ASL AT: FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE
qualità, delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e degli Rls: SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI»
› Anna Gaffodio (direzione generale),
› Claudia Carrozzo (formazione), VALUTAZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI –
› Daniela Checchinato (formazione), STRESS LAVORO CORRELATO IN OTTEMPERANZA
› Daniela Alfiero (risorse umane), AL DLGS. 81/08
› Roberta Miragli (risorse umane),
› Francesco Crescimanno (sistema qualità),
Descrizione dell’azienda. L’ASL AT, nata dall’unione delle USSL 68
› Giacomo Archetti (Rls),
di Asti e 69 di Nizza, è stata costituita ai sensi della Legge regionale
› Giuseppe Acquafresca (servizio prevenzione protezione),
22/09/94 N. 39 con decreto del Presidente della giunta regionale
› Renata Pelosini (comitato paritetico formazione),
29 dicembre 1994 n. 5553, e opera dal 1/01/1995. Presenta un
› Rosa Mottola (comitato paritetico pari opportunità),
bacino di utenza formato da circa 200.000 abitanti, interessando
› Salvatore Tonti (comitato paritetico mobbing),
una area geografica di 1.378 Kmq che comprende 108 comu-
› Federica Aglietta (RSU),
ni. L’azienda conta due presidi ospedalieri rispettivamente di 600
› Claudio Antonucci (RSU).
posti letto (ospedale Cardinal Massaia) e 80 posti letto (ospedale
Santo Spirito di Nizza Monferrato); conta inoltre numerose sedi
distrettuali articolate nelle strutture Asti Nord, Asti Centro e Asti
ASL AL: FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE Sud, per un totale di circa 2.300 operatori dipendenti e 800 ope-
SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI» ratori esterni (frequentatori, volontari ecc.).
Il gruppo di progetto. L’azienda dal novembre 2009 ha attivato un
percorso, accedendo al progetto regionale, che inizialmente ha
LA VALUTAZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO
visto coinvolte alcune figure aziendali che hanno partecipato al
NEI DSM (DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE)
corso inerente il benessere organizzativo, presso la sede della Re-
gione Piemonte nel gennaio/febbraio 2009. Ogni operatore rap-
Descrizione dell’azienda. L’ASL AL è l’azienda sanitaria sorta presentava un servizio pertinente, coinvolto nell’intento di creare
dall’accorpamento delle precedenti tre aziende sanitarie della un gruppo motivato ed esperto affinché l’obiettivo fosse più facil-
provincia di Alessandria (ASL 20, 21, 22). Il territorio geografico mente raggiungibile. Il gruppo iniziale è stato strutturato da:
coperto è molto vasto e comprende i territori di 192 comuni, › Milena Sacco (assistente sanitaria presso l’ufficio medico
con una popolazione di circa 500.000 abitanti. competente e servizio di prevenzione e protezione),
Il gruppo di progetto. È stato costituito dalla direzione generale › Musto Domenico (SOS rischi psicosociali),
aziendale a seguito di atto deliberativo ed è costituito dalle se- › Elio Genevro (Rls),
guenti professionalità: › Clara Chiaranda (formatrice, ufficio formazione).

182 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 183


Tale composizione è stata ampliata, facendo confluire altre pro- › dr.ssa Albina Rispoli (psichiatra, dirigente medico, SS Medi-
fessionalità ritenute indispensabili alla costruzione del progetto cina del lavoro),
definito durante gli incontri in Regione. Sono stati quindi coin- Fin dal 2007 e su preciso mandato aziendale, il gruppo di lavoro
volti due psicologi di cui uno strutturato nella SOC Psicologia ha lavorato per creare alleanze all’interno dell’azienda che com-
(dott. Maurizio Mellana, che dopo pochi mesi ha lasciato il grup- prendessero tutte le strutture che svolgono funzioni e compiti
po per avvenuto trasferimento), una psicologa volontaria (dr.ssa istituzionali ai fini dell’analisi e del consolidamento del benessere
Valeria Mensi), il medico competente (dott. Dario Schilleci) un organizzativo. La rete di alleanze o gruppo di lavoro allargato è
funzionario dell’ufficio personale (dott. Mario Raviola), un com- oggi composto dalle seguenti strutture aziendali: formazione e
ponente della commissione pari opportunità (dr.ssa Gabriella comunicazione (coordinamento della rete), Medicina del lavoro,
Mura) e il responsabile del servizio prevenzione e protezione servizio prevenzione e protezione, politiche e amministrazione
(dott. Carlo Bosca). del personale, direzione delle professioni sanitarie.

ASL BI: OSSERVARE IL CAMBIAMENTO ASL CN1: FILONE TEMATICO «OSSERVATORIO»


PER CONSOLIDARE IL BENESSERE
LA PROMOZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO
Descrizione dell’azienda. Negli ultimi anni l’ASL di Biella ha de-
clinato gli indirizzi programmatori in un nuovo modello orga-
Descrizione dell’azienda. L’ASL CN1 è stata costituita a far data
nizzativo oggi composto di 8 dipartimenti che comprendono
dal 01/01/2008 (D.P.G.R. n. 84 del 17 dicembre 2007) dall’unifi-
complessivamente circa 50 strutture complesse e 30 strutture
cazione delle tre precedenti ASL 15-Cuneo, 16-Mondovì e Ceva,
semplici, per un totale di circa 1970 dipendenti (18% dirigenti e
17-Savigliano, Saluzzo e Fossano. L’ASL CN1 fornisce le risposte
82% comparto).
ai bisogni sanitari dei cittadini attraverso 6 distretti e 6 presidi
Il gruppo di progetto. Nel 2007, in concomitanza con la parte-
cipazione all’istituzione del gruppo di lavoro regionale «Benes- ospedalieri che comprendono attualmente circa 4200 dipen-
sere organizzativo in sanità», si è costituito un gruppo di lavoro denti (20% dirigenti, 80% comparto).
permanente che ha dato corso negli anni successivi a numerose Il gruppo di progetto. In occasione del progetto formativo re-
azioni sul fronte sia formativo che dell’analisi e dell’intervento in gionale, la direzione generale dell’ASL CN1 ha istituito il grup-
tema di benessere organizzativo, quali la realizzazione dell’os- po partecipante al filone tematico dell’osservatorio indicatori di
servatorio aziendale del quale esso stesso rappresenta il gruppo benessere e malessere. Si riporta in seguito l’elenco dei com-
di progetto. ponenti inizialmente individuati dal direttore generale con, in
› dott. Vincenzo Alastra (psicologo e direttore della SC for- corsivo, le integrazioni di ruolo/competenze e le sostituzioni
mazione e comunicazione) – coordinamento generale dei avvenute successivamente in quello che ora può essere definito
lavori e gestione delle risorse, come «gruppo di lavoro aziendale».
› dr.ssa Maria Ruggieri (responsabile della SS Medicina del la- › Grazia Della Terza (responsabile – dirigente amministrativo,
voro), comunicazione e bilancio sociale),
› ing. Maurizio Zettel (responsabile del servizio prevenzione e › Maria Luisa Busso (collaboratore amministrativo) Cri-
protezione), stina America (coadiutore amministrativo) Organizzazione
› dott.sa Francesca Menegon (sociologa, SC formazione e Sviluppo Risorse Umane – OSRU,
comunicazione), › Giuseppina Comba (dirigente medico, Medicina – Saluzzo),

184 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 185


› Daniela Macagno (assistente sanitario) Caterina Rinaudo ASL CN2: FILONE TEMATICO «FORMAZIONE»
(collaboratore professionale sanitario infermiere) Medicina
del lavoro, VALUTAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO
› Bianca Mottura (dirigente psicologo, Medicina del lavoro, SUL BENESSERE ORGANIZZATIVO
coordinatrice gruppo aziendale), «UNA MELA AL GIORNO»
› Todaro M. Assunta (dirigente medico, Medicina del lavoro),
› Maria Teresa Eandi (collaboratore amministrativo esperto,
personale), Descrizione dell’azienda. L’ASL CN2 si trova nella zona sud-
› Luigi Salvatico (direttore di struttura complessa) Acqua- ovest del Piemonte e gestisce i servizi sanitari sul territorio del
rone Franca (responsabile - dirigente psicologo area adulti) comprensorio di Alba e Bra che comprende 76 comuni. L’azien-
Psicologia, da ha l’obiettivo di promuovere e tutelare la salute e contrastare
› Carlotto Piera (collaboratore professionale sanitario esperto la malattia.
infermiere, Dipartimento Professioni Sanitarie - DiPSa), I servizi aziendali sono articolati in un presidio ospedaliero su
› Damiana Beraudo (assistente amministrativo) Fabrizio due sedi (Alba e Bra) e varie strutture territoriali. È in costruzione
Frandino (collaboratore tecnico professionale) servizio in- il nuovo ospedale che sarà unico su tutto il territorio e costituirà
formatica e telecomunicazioni, un momento di riorganizzazione e razionalizzazione della rete
› Paolo Clemente (tecnico della prevenzione), Servizio Pre- ospedaliera.
venzione Protezione – SPP Denise Favole (collaboratore Il Gruppo di progetto. All’interno dell’azienda il progetto regio-
professionale sanitario esperto infermiere), nale sul benessere organizzativo è stato portato avanti da un
› Miriam Di Vita (responsabile-dirigente psicologo, consulto- gruppo di lavoro multidisciplinare composto da:
rio familiare Mondovì/Savigliano), › Giuseppina Intravaia (psicologa psicoterapeuta, SOC Psico-
› Laila Melli (responsabile-dirigente medico centro salute logia),
mentale Savigliano-Fossano). › Ileana Agnelli (psicologa del lavoro, SOC Psicologia),
Come si può vedere, l’elenco conta le principali figure che in › Eugenia Baldi (assistente sanitaria, SOC Psicologia),
azienda si occupano delle risorse umane. L’ampliamento del › Vilma Giachelli (assistente sanitaria, SOC Servizio preven-
gruppo di lavoro a un più vasto numero di referenti rappresenta zione e sicurezza ambienti di lavoro),
l’espressione del lavoro attivo svolto dal gruppo originario nel › Bartolomeo Persico (medico, assistenza sanitaria territoriale).
definire importanti legami organizzativi, tali da rafforzarne l’esi- Il progetto si è realizzato, con il sostegno della direzione gene-
stenza e sostenerne il processo intrapreso. rale, in collaborazione con la S.O.S. OSRU, e si è inserito all’in-
terno di un ampio progetto per lo sviluppo della salute organiz-
zativa condotto all’interno dell’ASL CN2 Alba-Bra, dal 2006 ad
oggi; questa prevede diverse azioni integrate fra loro che mirano
a favorire il benessere organizzativo e sviluppare interventi co-
erenti con la mission aziendale di «creare salute» e «prendersi
cura dei cittadini».

186 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 187


ASL NO: FILONE TEMATICO di Epidemiologia e della dr.ssa Lucia Pomella, collaboratore am-
«SISTEMA PREMIANTE» ministrativo SS OSRU.

IL SISTEMA PREMIANTE
ASL TO1: FILONE TEMATICO «FORMAZIONE»
Descrizione dell’azienda. L’ASL NO è un’azienda pubblica di ser-
vizi sanitari che opera su un territorio in gran parte coincidente «MIGLIORARE IL MIGLIORABILE ATTRAVERSO
con quello della Provincia di Novara (non sono compresi i co- LA RAPPRESENTAZIONE»
muni di Ameno, Armeno, Grignasco, Miasino, Orta, Pella, Pet-
tenasco, Prato Sesia, Romagnano Sesia, S. Maurizio d’Opaglio,
Descrizione dell’azienda. L’ASL TO1 è stata costituita con D.P.G.R.
Vinzaglio). Il territorio ha un’estensione di circa 1200 kmq. Fan-
17/12/2007 n. 80 dal 01/01/2008, come risultato della fusione di
no parte dell’ASL di Novara complessivamente 77 comuni, per
una popolazione residente al 31/12/2007 di 339.524 abitanti. due aziende sanitarie preesistenti, l’ASL 1 e l’ASL 2. La pregressa
L’ASL NO è articolata in 8 dipartimenti strutturali e 44 strutture ASL 1 si connotava maggiormente per la sua vocazione terri-
complesse, gestisce direttamente 2 presidi ospedalieri (Arona, toriale, pur avendo due piccoli presidi ospedalieri (il P.O. Evan-
Borgomanero). Con deliberazione n. 535/2009 ha aderito al gelico Valdese e il P.O. Oftalmico), mentre la pregressa ASL 2
progetto regionale «Benessere organizzativo: la promozione del risultava decisamente più «ospedale-centrica» (con riferimento
benessere organizzativo nelle aziende sanitarie» individuando, al P.O. Martini).
sulla base delle indicazioni regionali, i componenti dello speci- Il gruppo di progetto. Il gruppo di lavoro multi-professionale
fico gruppo di lavoro. individuato dalla direzione generale dell’ASL TO1 è così com-
Le azioni intraprese dal gruppo di lavoro sono finalizzate alla posto:
promozione, attraverso interventi di formazione e di sviluppo › Ajmo Anna Maria (responsabile servizio infermieristico ex
organizzativo, delle condizioni che possano favorire il benes- ASL 2), coordinamento personale professioni sanitarie in
sere degli operatori nelle organizzazioni sanitarie. Il gruppo di raccordo con il medico competente, allocazione risorse e
lavoro ha deciso di agire, rispetto ai piani di intervento proposti, gestione criticità, trasversalità con i servizi personale, for-
sul piano organizzativo, attraverso la revisione del sistema di va- mazione, sviluppo risorse umane;
lutazione, con l’obiettivo di migliorare il benessere e la sicurezza › Cassinelli Ornella (direttore SC formazione e sviluppo pro-
dei lavoratori. fessionale), competenze professionali da sottoporre a for-
Il gruppo di progetto. È stato creato con deliberazione n. 535 mazione, vissuto dei processi formativi precedenti, trasver-
del 16/06/2009 e sono stati individuati i seguenti componenti: salità e raccordo con la direzione generale;
› Biagio Calò (direttore medico, dipartimento di Prevenzione), › Damilano Silvana (direttore SC amministrazione del perso-
› Gianluca Corona (collaboratore amministrativo professio- nale), trasversalità aziendale su dotazione e distribuzione
nale esperto, risorse umane), del personale, sui fenomeni della mobilità, dell’assenteismo,
› Daniela Costa (tecnico di laboratorio – CPSE, ufficio qualità), sulle situazioni conflittuali, raccordo con la direzione gene-
› Marisa Frattini (collaboratore amministrativo professionale rale e con il medico competente;
esperto, risorse umane), › Mosso Antonio (medico competente), competenze legisla-
› Rosanna Fortuna (medico competente, Medicina del lavoro), tive, competenze sulla salute psico-fisica, competenze sui
› Grazia Nuvolone (psicologa, servizio di Psicologia). rischi ambientali;
Le attività sono inoltre state realizzate con il supporto tecnico › Musci Maria Pia (psicologo dirigente), competenze sul be-
della dr.ssa Daniela Sarasino, dirigente medico SS servizio locale nessere psichico e chiavi di lettura di fenomeni psicologici e

188 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 189


organizzativi, competenza sui gruppi, competenza formati- › Alessandra D’Alfonso (dirigente medico responsabile SC
va e organizzativa; promozione della salute),
› Pagano Simonetta (direttore SC risorse multi-professionali), › Giuseppina Viola (collaboratore amministrativo esperto re-
trasversalità sulle risorse umane sia dipendenti sia conven- sponsabile umanizzazione dei percorso sanitari),
zionate, valutazione, verifiche, sistema premiante, relazioni › Daniela Ballardini (responsabili servizi delle professioni sani-
sindacali; tarie),
› Tempesta Valeria (dipartimento di Prevenzione), competen- › Ivana Finiguerra (responsabili servizi delle professioni sani-
ze amministrative in area centrale, destinata a svolgere atti- tarie).
vità di supporto a un’area in corso di riorganizzazione. Si tratta pertanto di un gruppo multiprofessionale con compe-
tenze sia clinico/assistenziali che gestionali. Dopo l’avvio del
progetto il gruppo ha ricercato una ufficializzazione attraverso
atto deliberativo formale e ha contestualmente avviato allean-
ASL TO2: FILONE TEMATICO «FORMAZIONE» ze e incontri per spiegare le finalità del progetto a tutte le altre
figure che in azienda da sempre si occupano di formazione (co-
BENESSERE IN FORMAZIONE mitato scientifico aziendale, comitato pari opportunità, medici
competenti, servizio prevenzione e protezione). Ha definito una
periodicità negli incontri in modo da lavorare con continuità e
Descrizione dell’azienda. Il 1° gennaio 2008, dall’unione delle ex
dinamicità, esplorando la realtà contestuale, cogliendo le op-
ASL 3 e ASL 4, è nata ufficialmente l’ASL TO2 – Torino Nord.
portunità e i vincoli presenti.
L’ASL TO2 gestisce le attività di prevenzione, cura e riabilitazio-
ne necessarie al fine di tutelare la salute dei cittadini presenti
nel suo territorio di competenza. A essa fanno capo: 3 presidi
ospedalieri (l’Ospedale Maria Vittoria, Comprensorio Amedeo di ASL TO3: FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE
Savoia e Birago di Vische, l’ospedale S. Giovanni Bosco); 4 Di- SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI»
stretti; rete dei servizi per le patologie da dipendenza; rete dei
servizi per la salute mentale; rete dei servizi per la tutela materno
RICERCA-INTERVENTO PER LA VALUTAZIONE
infantile; rete dei servizi per i disabili; rete dei servizi per la tutela
DEI RISCHI PSICO-SOCIALI
della salute degli anziani.
Il gruppo di progetto e altri attori e strutture coinvolti. Il gruppo era
stato individuato prima dell’avvio del progetto dalla stessa direzio- Descrizione dell’azienda. L’ASL TO3 nasce nel 2008 dall’accor-
ne generale, nell’ambito di quelle professionalità che già si erano pamento di due aziende sanitarie locali in cui sono presenti 8
occupate del tema o che per ruolo istituzionale erano portatri- ospedali distribuiti su di un territorio assai esteso, in larga misura
ci di interessi «particolari» in materia di benessere organizzativo. montano e pedemontano.
Esso è così costituito da: Il gruppo di progetto. È costituito da professionisti afferenti
› Maria Teresa Vaschetto (dirigente amministrativo responsa- all’ospedale di Rivoli e alle strutture di Collegno:
bile amministrazione del personale), › Pierangelo Argentero (dirigente medico direzione sanitaria –
› Maurizia Ghiotti (dirigente amministrativo responsabile or- medico competente),
ganizzazione e politiche del personale), › Mirella Giorello (dirigente servizio infermieristico ospedaliero),
› Teresa Emanuele (dirigente medico direzione sanitaria di › Giorgio Olivero (dirigente servizio infermieristico ospedaliero),
presidio ospedaliero responsabile della SOS benessere or- › Bruno Tiranti (responsabile servizio di Psicologia),
ganizzativo e sicurezza lavoratori), › Marilena Vettori (dirigente servizio infermieristico territoriale),

190 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 191


› Ornella Vota (dirigente medico direzione sanitaria), › Marina Rossetto (coordinatore infermieristico – SS Medici-
› Serena Zucchi (psicologa). na d’urgenza A).

ASL TO4: FILONE TEMATICO ASL TO5: FILONE TEMATICO «FORMAZIONE»


SPORTELLO DI ASCOLTO»
BENESSERE DELLA PERSONA E DELL’ORGANIZZAZIONE.
L’AZIENDA COME LABORATORIO DEL BENESSERE
REALIZZAZIONE DI ATTIVITÀ RIVOLTE A SOSTENERE ORGANIZZATIVO
IL LAVORATORE

Descrizione dell’azienda. L’ASL TO5 ha sede legale a Chie-


Descrizione dell'azienda. L’ASL TO4 di Ciriè, Chivasso e Ivrea è
ri (To) in via San Domenico, 21. Attualmente, l’azienda è così
stata costituita a partire dal 1° gennaio 2008 dall’unione delle ex
caratterizzata: 794,670 kmq di superficie, 306.000 abitanti (al
ASL 6 di Ciriè, 7 di Chivasso e 9 di Ivrea, nell’ambito del processo
31/12/2008), 2.197 dipendenti, 262 tra medici di famiglia e pe-
di riorganizzazione del servizio sanitario regionale avviato con la
diatri, 74 farmacie, 4 distretti sanitari (Chieri, Moncalieri, Nicheli-
legge regionale 18/2007.
no, Carmagnola), 3 presidi ospedalieri: ospedale Santa Croce di
L’ASL TO4, che si estende dalla cintura torinese verso la Valle
d’Aosta nella zona a nord e verso la Francia nella zona a ovest, Moncalieri, ospedale Maggiore di Chieri, ospedale San Lorenzo
comprende 177 comuni ai quali si aggiunge la frazione Rivodora di Carmagnola (posti letto ordinari: 434 – day hospital: 56).
del comune di Baldissero Torinese, suddivisi in 6 distretti sanitari: Il gruppo di progetto e altri attori e strutture coinvolti. Esso è
distretto 1 Ciriè, distretto 2 Chivasso, distretto 3 Settimo Torine- composto da:
se, distretto 4 San Mauro, distretto 5 Ivrea, distretto 6 Cuorgnè. › Francesca Casassa (coordinatrice gruppo di progetto, dire-
La nuova azienda risponde ai bisogni di salute di circa 516.000 zione sanitaria d’azienda),
residenti, conta quasi 4.600 dipendenti e dispone di circa 80 › Gerardantonio Coppola (direttore di struttura, OSRU),
strutture, tra le quali sono compresi: 6 ospedali riuniti in 3 presi- › Aida Pironti (psicologa, SC Psicologia),
di; 6 sedi principali di distretto; 3 sedi principali del dipartimento › Antonella Cappellini (medico, distretto Chieri),
di prevenzione; 11 Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) a ge- › Pierino Panarisi (medico direttore sanitario di presidio, dire-
stione diretta; 3 hospice. zione sanitaria Carmagnola Moncalieri),
Il gruppo di progetto: › Francesco Torta (medico direttore dipartimento medico,
› Marisa Audi Grivetta (avvocato – SC legale), servizio Pneumologia),
› Laura Benedetto (assistente sanitario – SSD Servizio Pre- › Lucia Albano (medico, SS educazione sanitaria e promozio-
venzione e Protezione), ne della salute),
› Sandro Franchi (collaboratore amministrativo professionale › Maurizio Presutti (infermiere, SC anestesia rianimazione
esperto – S.C. provveditorato), Chieri),
› Tiziana Guidetto (collaboratore amministrativo professio- › Maria Grazia Cifaldi (medico competente, SS medico com-
nale esperto – ufficio comunicazione), petente).
› Elio Lanzone (collaboratore amministrativo professionale – Il progetto è stato legittimato dalla determinazione del direttore
S.C. formazione), generale n. 614 del 19/05/2009: Progetto regionale sul benes-
› Daniela Lingua (assistente sanitario – SC medico compe- sere organizzativo: costituzione del gruppo di lavoro e appro-
tente), vazione del percorso aziendale. Le strutture di provenienza dei

192 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 193


partecipanti direttamente coinvolte sono: dipartimento delle ASL VERCELLI: FILONE TEMATICO
Dipendenze, dipartimento di Medicina, dipartimento di Recupe- «OSSERVATORIO»
ro e Rieducazione funzionale, Neuropsichiatria infantile, dipar-
timento dei servizi, anestesia e rianimazione, direzioni sanitarie «LA PROMOZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO»
di presidio, direzioni dei distretti, Psichiatria, ufficio comunica-
zione, dipartimento di Prevenzione, struttura di approvvigiona-
mento e logistica. Il gruppo di progetto. È stato individuato dalla direzione genera-
le un gruppo costituito da:
› Giovanna Terzi (direttore SC qualità e appropriatezza pre-
scrittiva, in qualità di project manager),
ASL VERBANO CUSIO OSSOLA: FILONE › Roberto Devecchi (direttore area di laboratorio),
TEMATICO «SPORTELLO DI ASCOLTO» › Francesca Vajo (responsabile servizio prevenzione prote-
zione),
RIMETTITI IN GIOCO › Perucca (collaboratore professionale sanitario esperto SC
ufficio relazioni con il pubblico),
› Daniela Bervignoli (collaboratore professionale sanitario in-
Descrizione dell’azienda. La mission dell’ASL del Verbano Cu- fermiere SC).
sio Ossola, come testualmente è espresso nell’atto aziendale Nel 2009, il gruppo di progetto ha provveduto alla stesura del
approvato con la deliberazione del direttore generale (D.D.G.n. progetto triennale denominato «Promozione del benessere or-
490 del 30/06/2008; n. 710 del 07/10/2008), consiste nel «ri- ganizzativo nell’azienda sanitaria di Vercelli», approvato con de-
spondere ai bisogni e alle aspettative di salute dei cittadini ge- libera del direttore generale, dopo presentazione al collegio di
stendo con efficienza le risorse disponibili». Tra i valori dichiarati direzione e alle organizzazioni sindacali del personale dipenden-
dell’azienda rientra «la sicurezza delle attività e degli ambienti di te. I componenti del gruppo hanno ritenuto opportuno avvalersi
lavoro garantita da un sistema di tecnologie, regole, procedure di altre figure professionali, già operative all’interno dell’azienda
e comportamenti finalizzati a garantire la massima tutela non su tematiche inerenti il disagio/benessere organizzativo: Patrizia
solo per le persone che fruiscono i servizi ma anche degli stessi Colombari (direttore SC Psicologia), Giovanni Cotevino (medico
operatori». La gestione del rischio stress rientra tra i valori e gli competente), Paola Zarino (coordinatore professionale sanitario
obblighi dei datori di lavoro di valutare e gestire i rischi per la esperto SC qualità e appropriatezza prescrittiva).
salute dei lavoratori.
Il gruppo di progetto. Esso, di natura multidisciplinare, è com-
posto da:
› Paolo Riboni (Responsabile SPP), Alessandro Brusco, Elena ASO CTO-MARIA ADELAIDE DI TORINO:
Barberis (prevenzione e protezione); FILONE TEMATICO «SPORTELLO DI ASCOLTO»
› Giorgio Gambarotto (medico, responsabile Medicina del
lavoro); «PARLIAMONE INSIEME»
› Luigi Petrone (medico, responsabile attività supporto dire-
zionale);
› Francesco Lembo (medico, responsabile SPRESAL); Il gruppo di progetto:
› Antonio Filiberti (psicologo, servizio di Psicologia); › Fabrizio Meliga (direttore SC medicina del lavoro e preven-
› Orietta Ossola (medico, referente direzione sanitaria zione infezioni),
ospedaliera). › Giuliana Centini (collaboratore sanitario esperto, OSRU),

194 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 195


› Ida Priotti (sociologa, direzione sanitaria dei presidi), AO SANT’ANNA/OIRM DI TORINO:
› Wilma Priotti (dirigente OSRU), FILONE TEMATICO «FORMAZIONE»
› Maria Zagni (medico, direzione sanitaria dei presidi).
IL BENESSERE CORPOREO

AOU MAGGIORE DELLA CARITÀ DI NOVARA: Il gruppo di progetto:


FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE › Clarici Laura (SS RRUFFI),
SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI» › Tangolo Domenico (SS qualità e comunicazione),
› Duretto Alessandra (SS RRUFFI),
VALUTAZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI › Pavanelli Pierluigi (SS medicina del Lavoro),
› Costamagna Graziella (SS servizio assistenza e PTS),
› Francese Paola (SS SPP),
Il gruppo di progetto:
› Sacco Paola (SS Psicologia clinica).
› Paola Dalla Piazza (gestione delle risorse umane),
› Daniela Leurini (Medicina del lavoro),
› Teresa Marchetti (RSPP),
› Loretta Massone (CPSE direzione sanitaria), AOU SAN GIOVANNI BATTISTA DI TORINO:
› Claudia Sodano (ufficio relazione esterne), FILONE TEMATICO «OSSERVATORIO»
› Giuliana Ziliotto (Psicologia clinica),
Sono inoltre stati coinvolti i rappresentanti del lavoratori.
OSSERVATORIO SULLA SALUTE ORGANIZZATIVA

AO ORDINE MAURIZIANO DI TORINO: Descrizione dell’azienda. L’AOU S. Giovanni Battista di Torino è


FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE un ospedale multispecialistico di rilevanza nazionale e integrato
SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI» con l’università; ha funzioni di assistenza, insegnamento e ri-
cerca. È la struttura ospedaliera più grande del Piemonte e si
estende su un territorio di 142.000 metri quadrati sulla spon-
VALUTAZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI
da sinistra del fiume Po. I presidi ospedalieri in cui è articolato
sono: Molinette-S.Lazzaro, S. Giovanni Antica Sede (SGAS), San
Il gruppo di progetto: Vito, Istituto di Riposo e Vecchiaia (IRV). A questi vanno aggiunti
› Silvano Bontempi (medico competente), il centro «Dental School» (Lingotto), le strutture dedicate alla
› Alberto Magnetti (responsabile servizio di prevenzione formazione (con sede in via Rosmini) e alcune strutture ammi-
e protezione), nistrative (con sede in via Nizza). I posti letto mediamente attivi
› Graziella Costamagna (direttore SOC SITRO), sono attualmente: circa 1710.
› Cristina Favero Fra ( CPSEI, SITRO), Il gruppo di progetto. Esso è rappresentato da 11 persone affe-
› Paola Malvasio (direttore sanitario), renti ai servizi aziendali che si occupano di benessere organizza-
› Marcello Negro (dirigente psicologo), tivo. Su richiesta del direttore generale, i direttori delle strutture
› Laura Sandrone (ASPP, psicologo della Salute, SPP), complesse interessate hanno individuato e segnalato i soggetti
› Alessandra Salto (OSRU). sulla base dell’interesse personale e della partecipazione a espe-
rienze simili avvenute in passato:

196 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 197


› Ornella Baldan (infermiera dirigente, SC SITRA), 10 (presidio ospedaliero, sede legale); Torino, c.so Unione So-
› Paola Borelli (dirigente biologo, SC QRMA), vietica 612/3 (corso di laurea in Infermieristica).
› Rosanna Cerri (infermiera dirigente – responsabile qualità Il gruppo di progetto e altri attori e strutture coinvolti. Il gruppo,
percepita e partecipata, SC CRP), denominato «gruppo per la promozione del benessere organiz-
› Rosanna Dell’Olio (infermiera psicologa – referente forma- zativo» è stato riconosciuto con deliberazione del direttore ge-
zione: Nefrologia), nerale n. 310 del 29/04/2009 ed è composto da:
› Carolina Devardo (infermiera dirigente, SC SITRA), › Donatella Baravalle (dirigente responsabile SS coordina-
› Paola Giorgione (collaboratore amministrativo, S.C. ammi- mento attività amministrative di direzione sanitaria),
nistrazione del personale), › Fulvia Bertolo (collaboratore amministrativo professionale
› Loretta Guerrizio (direttore SC SAI/SPP), esperto, SC OSRU),
› Guido Picco (infermiere dirigente, SC OSRU), › Marzia Brunetto (collaboratore tecnico professionale esper-
› Angela Ragaccio (infermiera pedagogista, SC OSRU), to, SS comunicazione informazione),
› Simonetta Soldi (collaboratore amministrativo – sociologa, › Rosalba Chianese (assistente amministrativo, SC OSRU),
SC QRMA), › Anna Rita De Luigi (collaboratore professionale sanitario
› Antonella Spigo (medico competente, SC Medicina del La- esperto infermiere, SC SITRPO),
voro). › Mara Maniero (dirigente SC SITRPO),
Il gruppo ha un referente che mantiene i contatti con l’esterno e › Patrizia Melchionne (collaboratore amministrativo profes-
permette la circolazione interna delle informazioni. Il passaggio sionale esperto, SS coordinamento attività amministrative
e la condivisione delle informazioni sono garantiti da un sito, di direzione sanitaria).
con accesso riservato ai componenti del gruppo, in cui sono Il gruppo ha ritenuto indispensabile partire dal proprio ricono-
presenti i verbali e il materiale bibliografico utilizzato, che rap- scimento formale da parte della direzione aziendale. In seguito
presenta una sorta di «diario» comune su cui scambiarsi idee e si sono costruite alleanze con le professionalità mancanti, ma
opinioni. necessarie al raggiungimento dell’obiettivo progettuale:
› Luca Ostacoli (dirigente medico, SS Psicosomatica Psicon-
cologia),
› Monica Agnesone (dirigente psicologo, SCDU Psichiatria),
AOU SAN LUIGI GONZAGA DI ORBASSANO: › Egle Montini Garlando (psicomotricista),
FILONE TEMATICO «FORMAZIONE» › Antonella Rinaudo (dirigente responsabile SC OSRU).
I destinatari e attori del progetto formativo sono stati i coordi-
NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA natori e collaboratori delle professioni sanitarie, tecniche e am-
ministrative.

Descrizione dell’azienda. L’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassa-


no è multispecialistica nonché di rilevanza nazionale, con fun-
zione di assistenza, insegnamento e ricerca e 412 posti letto. Il
numero dei dipendenti al 31/03/2010 è di 1395 ospedalieri e 66
universitari convenzionati. L’azienda ha adottato, come model-
lo di gestione operativa, un’organizzazione dipartimentale ar-
ticolata in strutture complesse, anche a direzione universitaria,
strutture semplici a valenza dipartimentale, strutture semplici.
L’operatività si svolge in due sedi: Orbassano, Regione Gonzole

198 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 199


ASO SANTA CROCE E CARLE DI CUNEO: ASO SANTI ANTONIO E BIAGIO E CESARE
FILONE TEMATICO «OSSERVATORIO» ARRIGO DI ALESSANDRIA: FILONE TEMATICO
«LA VALUTAZIONE SOGGETTIVA
«ELABORAZIONE DI STRUMENTI DI INDAGINE DEI RISCHI PSICOSOCIALI»
DA SOMMINISTRARE ALL’ALTA DIRIGENZA
PER INDIVIDUARE LE AZIONI CONSEGUENTI AGLI ESITI
DELL’INDAGINE DI CLIMA SVOLTASI NELL’ANNO 2008» IL BENESSERE ORGANIZZATIVO PER IL PERSONALE
DI FRONT-OFFICE
Il gruppo di progetto. È stato costituito in seguito al primo in-
contro svoltosi nel mese di novembre 2008 durante la presen- Descrizione dell’azienda. Santi Antonio e Biagio e Cesare Arri-
tazione del progetto «Promozione del benessere organizzativo go di Alessandria è azienda ospedaliera di rilevanza nazionale. È
nelle aziende sanitarie». È composto da: composta da tre presidi ospedalieri, tutti ubicati sul territorio del
› Cristina Chiapello (infermiere, SS medico competente – Comune di Alessandria: il presidio Santi Antonio e Biagio (ospe-
conoscenza dei protocolli sanitari in uso al medico com- dale Civile, via Venezia 16) è un presidio per acuti in età adulta,
petente), dotato di dipartimento di emergenza DEA di II livello e di tutte le
› Gianattilia Coda (coordinatore infermieristico, SC organiz- branche specialistiche comprese quelle di III livello, posti letto
zazione e sviluppo e risorse umane – valutazione del per- 505 ordinari, 86 day hospital; presidio Cesare Arrigo (ospedale
sonale e tutoraggio formativo), infantile, Spalto Marengo 46), è riservato all’età pediatrica dotato
› Ettore Ferrero (tecnico della prevenzione, SS servizio pre- delle specialità di base e in grado di fornire assistenza di terapia
venzione e protezione – valutazione dei rischi e formatore intensiva neonatale e pediatrica, posti letto 83 ordinari, 11 day
aziendale), hospital; presidio T. Borsalino (centro riabilitativo polifunzionale,
› Cinzia A. Giaccone (collaboratore amministrativo, SC or- via Forlanini 2), è un presidio di recente attivazione, dotato di
ganizzazione e sviluppo e risorse umane – valutazione del posti letto per riabilitazione di III livello e di II livello nel campo
personale e indagini di clima). cardiorespiratorio, ortopedico e neurologico, posti letto n. 80
Il gruppo di progetto è stato supportato, in merito all’impostazio- attivati di cui 4 day hospital, il totale sarà portato a 104 entro
ne e all’indirizzo del lavoro, dal gruppo di pilotaggio composto fine 2009; un presidio di tipo ambulatoriale, il Poliambulatorio I
dai responsabili delle strutture: Benedetto Violante (medico com- Gardella (via Don Gasparolo 2), ospita il centro prelievi, le attività
petente), Piergiorgio Benso (OSRU) e Maria Paola Manconi (SPP). di screening mammografico e numerosi ambulatori specialistici
afferenti ai reparti del presidio Santi Antonio e Biagio. L’azienda
ospedaliera, al 2010, conta 2321 dipendenti di cui: 414 medici,
53 dirigenti SPTA, 1854 dipendenti del comparto tra cui 1081
appartenenti al profilo sanitario di categoria D (infermieri, fisio-
terapisti, tecnici, ostetriche).
Il gruppo di progetto. Il gruppo che si è impegnato nella pro-
gettazione dell’intervento, nella conduzione dello stesso, nel
monitoraggio e revisione e nella redazione dei risultati conclusi-
vi verso la Regione, è composto da:
› Canepari Alessandro (medico competente),
› Chialvi Cristina (relazioni esterne),
› Grantini Loredana (SITRePO),

200 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 201


› Micheleutti Paolo (OSRU), Il gruppo di progetto e altri attori/strutture coinvolti. I membri
› Orsetti Loredana (coordinatrice infermieristica della Chirur- del gruppo di progetto, portatori di competenze e professio-
gia e dell’Ortopedia pediatrica), nalità specifiche, sono:
› Sterpone Rossella (servizio di Psicologia), › Barbara Mitola (direzione sanitaria, ruolo istituzionale della
› Straneo Silvia (ufficio personale). Direzione sanitaria, competenze organizzative e di pro-
Sono inoltre state coinvolte le seguenti strutture: direzione gettazione, interfaccia trasversale con gli operatori di tutti
aziendale (interviene nella progettazione dell’intervento, viene i settori),
costantemente informata sull’andamento, interviene per risol- › Antonella Antonelli (direzione infermieristica, ruolo istitu-
vere eventuali problematiche, analizza i risultati dell’intervento e zionale, competenze organizzative e di interfaccia con gli
decide eventuali azioni di miglioramento organizzativo); coordi- operatori del comparto),
natori e responsabili degli operatori di front-office (condividono › Giulia Calautti (Medicina del lavoro: ruolo istituzionale che
le finalità dell’intervento, facilitano l’effettuazione dell’indagine comporta in particolare adempimenti legislativi specifici),
di clima nelle fasi operative, partecipano ai focus group per la › Silvia Carniel (servizio prevenzione e protezione, in quali-
discussione dei risultati, propongono azioni di miglioramen- tà di consulente del datore di lavoro per la valutazione del
to); operatori di front office (costituiscono l’oggetto dell’analisi, rischio e la responsabilità legale, esperta in valutazione del
compilano il questionario e partecipano ai focus group). rischio, interfaccia trasversale nei confronti dell’azienda),
› Sara Mascheroni (formazione, in qualità di formatore azien-
dale e come contributo a livello personale),
› Patrizia Cappellari (ufficio personale, per ciò che riguarda la
PRESIDIO SANITARIO GRADENIGO DI TORINO: propria competenza riguardo i dati aziendali e per il rappor-
FILONE TEMATICO «LA VALUTAZIONE to con gli operatori dell’azienda),
SOGGETTIVA DEI RISCHI PSICOSOCIALI» › Giacomo Pasquero (psicologo, per l’attenzione alle con-
dizioni che possono favorire nei soggetti sottoposti a in-
RILEVAZIONE E VALUTAZIONE DEI RISCHI dagine una partecipazione motivata e collaborante, e per
PSICOSOCIALI. PROGETTAZIONE DI POSSIBILI contributi di competenza nei confronti dell’iniziativa).
INTERVENTI Sono inoltre stati coinvolti: RLS (in virtù del loro ruolo di rap-
presentanza, condivisione del progetto e facilitazione della sua
applicazione);
Descrizione dell’azienda. Il presidio sanitario Gradenigo è una
direzione aziendale (condivisione progetto, supporto alla rea-
struttura sanitaria ubicata all’interno del territorio della ASL TO2
lizzazione, in particolare nella fase di comunicazione all’interno
ed è di proprietà della Congregazione delle figlie della carità di
dell’Azienda); direttori/responsabili e coordinatori delle strutture
san Vincenzo De Paoli. È stato riconosciuto come presidio ex
coinvolte nel progetto (in virtù del loro ruolo di preposti, per
art. 43 legge 833/78 nel 1985. È una struttura polispecialistica
ciò che concerne la condivisione progetto e le sue modalità
dotata di 208 posti letto (tra ordinari e day hospital) ed è sede di
operative, il supporto e la facilitazione allo svolgimento del pro-
un pronto soccorso 24h24 (più di 40000 passaggi/anno). Sono
getto, partecipazione all’indagine); operatori strutture coinvolte
presenti reparti e servizi clinici afferenti a tre aree: medica (Me-
nell’indagine (partecipazione all’indagine stessa).
dicina, Gastroenterologia con endoscopia digestiva, RRF, Onco-
logia, Neurologia, Cardiologia); chirurgica (Anestesia, Chirurgia,
Oculistica, Otorinolaringoiatria, Ortopedia, Urologia) e diagno-
stica (Diagnostica per immagini, Anatomia patologia, Laborato-
rio analisi).

202 LE AZIENDE SANITARIE E I GRUPPI DI PROGETTO 203


APPENDICE 3

GLI INDICATORI OGGETTIVI37

LE SCHEDE ANALITICHE DEGLI INDICATORI


Nome IOB.1. Richiesta di trasferimento interno del personale del
dell’indicatore comparto

Razionale Per trasferimento di personale si intende il passaggio


di un dipendente da una «unità funzionale» interna
all’azienda a un’altra. Tale tipo di trasferimento di solito
è teso a coniugare le esigenze personali dei dipendenti
con quelle delle unità funzionali (ISPESL 2010: 40).
Un’elevata richiesta di trasferimento interno da parte
del personale, in seno a una struttura o caratterizzante
una determinata qualifica, può indicare la presenza
di situazioni di malessere organizzativo o di stress lavoro
correlato. Non solo come indicatore della «fuga»
dalla situazione di malessere, ma anche come presagio
di una possibile situazione di sofferenza futura: a livello
di singola unità operativa, un elevato turnover ha effetti
negativi sul morale e sulla produttività degli operatori
che restano stabilmente a far parte dell’organico
e che si trovano continuamente impegnati a riorganizzare
il lavoro e a orientare e addestrare i nuovi arrivati.
Questo secondo aspetto viene rilevato con l’indicatore
relativo al numero di trasferimenti effettuati IOB.2.
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy).
Tipo di calcolo Numero di richieste di trasferimento interno/numero
di dipendenti x 100.
Frequenza di Annuale (minimo).
rappresentazione Semestrale.
dell’indicatore
(trend)
Numeratore Numero di richieste di mobilità/trasferimenti interni
ottenuto sommando i dati relativi alle richieste provenienti
dal SC Politiche e amministrazione del personale
per i dipendenti che non appartengono al comparto
sanitario e per i dirigenti, e i dati sulle richieste provenienti
dalla direzione professioni sanitarie o servizio infermieristico
per i dipendenti che appartengono al comparto sanitario.

37. Si veda cap. 6.

205
Popolazione Tutte le richieste di trasferimento interne del personale Aree di cura in Tutte.
inclusa nel dipendente. cui l’indicatore è
numeratore applicabile
Popolazione Escluse le richieste degli operatori Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
esclusa dal che non hanno un rapporto di dipendenza con la struttura rappresentazione
numeratore (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, interinali, dell’indicatore
collaboratori ecc.). Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi
per il numeratore per i dipendenti che non appartengono al comparto di lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato.
sanitario e per i dirigenti. Proposta Metodologica, ISPESL.
Direzione professioni sanitarie o servizio infermieristico › Shields M.A., Ward M 2001, Improving nurse retention
per i dipendenti che appartengono al comparto sanitario. in the National Health Service in England: the impact
Denominatore N. dei dipendenti per struttura. of job satisfaction on intentions to quit, «J Health Econ.»,
N. dei dipendenti per qualifica. Sep, 20(5): 677-701.
› Yin J.C., Yang K.P. 2002, Nursing turnover in Taiwan:
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda.
a meta-analysis of related factors, «Int. J. Nurs. Stud.»,
inclusa nel
39(6): 573-81.
denominatore
› Tai T.W., Bame S.I., Robinson C.D. 1998, Review
Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza of nursing turnover research, 1977-1996, «Soc. Sci. Med.»,
esclusa nel con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, 47(12): 1905-24.
denominatore interinali, collaboratori ecc.).
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.
per il denominatore
Informazioni Per ogni richiesta di trasferimento:
necessarie – › codice operatore che ha avanzato la richiesta
Numeratore (n. matricola o sostitutivo),
› sesso,
› età,
› anzianità di servizio nell’azienda,
› qualifica,
› struttura di assegnazione al momento dell’inoltro
della domanda,
› data della richiesta di trasferimento.
Se possibile (facoltativo):
› motivo della richiesta di trasferimento,
› struttura cui è indirizzata la richiesta (prima opzione
di preferenza indicata nella domanda).
Informazioni N. dipendenti per struttura.
necessarie – N. dipendenti per qualifica.
Denominatore
Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
dell’andamento › per struttura,
dell’indicatore › per qualifica (ma solo le macroqualifiche del comparto,
escluse le qualifiche della dirigenza),
› dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
› dipendenti del comparto/dirigenza,
› dipendenti per area sanitaria, area tecnica, area
amministrativa,
› dipendenti di sesso maschile/femminile,
› dipendenti per anzianità di servizio
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
› dipendenti per fasce di età
(<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).

206 GLI INDICATORI OGGETTIVI 207


Nome IOB.2. Trasferimenti avvenuti del personale del comparto Denominatore N. dei dipendenti per struttura.
dell’indicatore N. dei dipendenti per qualifica.
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda.
Razionale Per trasferimento di personale si intende il passaggio
inclusa nel
di un dipendente da una «unità funzionale» interna
denominatore
all’azienda a un’altra. Tale tipo di trasferimento di solito
è teso a coniugare le esigenze personali dei dipendenti Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza
con quelle delle unità funzionali (ISPESL 2010: 40). A livello esclusa nel con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori,
di singola unità operativa, un elevato turnover ha effetti denominatore interinali, collaboratori ecc.).
negativi sul morale e sulla produttività degli operatori Fonte informative SC Politiche ed amministrazione del personale.
(sanitari, tecnici o amministrativi) che restano stabilmente per il denominatore
a far parte dell’organico e che si trovano continuamente Informazioni Per ogni trasferimento avvenuto:
impegnati a riorganizzare il lavoro e a orientare e addestrare necessarie – › codice operatore che si è trasferito (n. matricola o
i nuovi arrivati. Il turnover effettivo può essere anche Numeratore sostitutivo),
un indicatore della «fuga» dalla situazione di malessere, › sesso,
ma in questo caso un indicatore più significativo è quello › età,
che rileva l’intenzione del dipendenti di trasferirsi › anzianità di servizio nell’azienda,
da una determinata struttura e cioè le richieste › qualifica,
di trasferimento interno (vedi IOB.1.). L’indicatore IOB.2. › struttura di provenienza,
relativo ai trasferimenti avvenuti può essere invece › data del trasferimento,
più indicativo sia della situazione di possibile sofferenza Se possibile (facoltativo):
organizzativa lasciata nella struttura e, forse, anche › motivo del trasferimento,
delle strutture che più di altre sono oggetto dei desiderata › struttura di arrivo o altro ente in cui il dipendente si è
dei dipendenti e, quindi, in questo caso, esso potrebbe trasferito.
fungere anche come indicatore di contesti di benessere. Informazioni N. dipendenti per struttura.
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy). necessarie – N. dipendenti per qualifica.
Tipo di calcolo N. trasferimenti (interni ed esterni) avvenuti /n. totali Denominatore
lavoratori x 100. Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
Nel caso del calcolo sono necessari anche alcuni dati dell’andamento › per struttura,
provenienti dall’indicatore IOB.3 (trasferimenti esterni dell’indicatore › per qualifica (ma solo le macroqualifiche del comparto,
avvenuti da sommare con i trasferimenti interi avvenuti). escluse le qualifiche della dirigenza),
Frequenza di Annuale (minimo). › dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
rappresentazione Semestrale. › dipendenti del comparto/dirigenza,
dell’indicatore › dipendenti per area sanitaria, area tecnica, area
(trend) amministrativa,
Numeratore Numero di trasferimenti avvenuti (interni ed esterni) ottenuto › dipendenti di sesso maschile/femminile,
sommando i dati dei trasferimenti provenienti dal SC › dipendenti per anzianità di servizio
Politiche e amministrazione del personale per i dipendenti (fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
che non appartengono al comparto sanitario e per i dirigenti › dipendenti per fasce di età
e i dati provenienti dalla direzione professioni sanitarie (<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).
o servizio infermieristico per i dipendenti che appartengono Aree di cura in Tutte.
al comparto sanitario. cui l’indicatore è
Popolazione Tutti i trasferimenti interni ed esterni avvenuti relativi applicabile
inclusa nel al personale dipendente. Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
numeratore rappresentazione
Popolazione Esclusi i trasferimenti degli operatori dell’indicatore
esclusa dal che non hanno un rapporto di dipendenza con la struttura
numeratore (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, interinali,
collaboratori ecc.)
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale
per il numeratore per i dipendenti che non appartengono al comparto
sanitario e per i dirigenti.
Direzione professioni sanitarie o servizio infermieristico
per i dipendenti che appartengono al comparto sanitario.

208 GLI INDICATORI OGGETTIVI 209


Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale Nome IOB.4. Assenze dal lavoro
bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi dell’indicatore
di lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato. Razionale In generale l’assenteismo può essere indicativo di uno stato
Proposta Metodologica, ISPESL. di disagio dovuto a numerose possibili cause: instaurarsi
› Shields M.A., Ward M 2001, Improving nurse retention di un clima relazionale negativo o conflittuale
in the National Health Service in England: the impact of tra i componenti del gruppo di lavoro, incompatibilità,
job satisfaction on intentions to quit, «J Health Econ.», demotivazione, stress lavoro correlato oppure carenza
Sep, 20(5): 677-701. di leadership (Snaidero 1999), così come dal determinarsi
› Yin J.C., Yang K.P. 2002, Nursing turnover in Taiwan: di situazioni lavorative di malessere dovute
a meta-analysis of related factors, «Int. J. Nurs. Stud.», all’organizzazione dei compiti, alla distribuzione
39(6): 573-81. di responsabilità o competenze, alla poca chiarezza
› Tai T.W., Bame S.I., Robinson C.D. 1998, Review of nursing degli obiettivi, del senso del lavoro o della propria identità
turnover research, 1977-1996, «Soc. Sci. Med.», 47(12): professionale. Le assenze di lunga durata, inoltre, possono
1905-24. avere un impatto negativo sulla percezione
del benessere dell’operatore che vede aumentato il proprio
carico di lavoro nel caso non sia possibile effettuare
la sostituzione del personale assente, mettendo così
la struttura di appartenenza in una situazione
di «sofferenza» organizzativa.
L’assenza per malattia, soprattutto per patologie
che presentano un’alta probabilità di essere stress correlate,
rappresenta inoltre un indicatore diretto della condizione
di malessere lavorativo in quanto la patologia stessa
è il prodotto della situazione di malessere. In questo caso
è stato definito un indicatore specifico a parte, IOB.4.1.
L’ISPESL (2010: 40) comprende nel calcolo
per la percentuale di assenze dal lavoro:
› permessi retribuiti,
› permessi per malattia,
› periodi di aspettativa per motivi personali,
› assenze ingiustificate,
› mancato rispetto dell’orario minimo di lavoro
(ritardi, uscite anticipate ecc.).
L’ISPESL non considera assenza la non presenza legata
ad agitazione di carattere sindacale quali scioperi
e assemblee autorizzate. Formula di calcolo ISPESL:
[n. ore lavorative perse/n. ore lavoro potenziali lavorabili
da contratto] x 100. Il calcolo proposto dall’ISPESL utilizza
come unità di misura le ore, mentre numerosi permessi
vengono gestiti in giorni (che a seconda di tempo pieno
o part-time cambiano per numero di ore a giornata).
In questo caso si propone di trasformare, quando
è possibile, i permessi in giorni in ore, utilizzando
un valore standard di 7 ore per ogni giornata. Nella realtà
di un’organizzazione sanitaria pubblica di circa 2000
o più dipendenti, con numerose tipologie di qualifiche
e contratto potrebbe essere difficoltoso calcolare di volta
in volta il monte ore lavorative perse e lavorabili.
Inoltre va tenuto conto che in un’organizzazione sanitaria
in cui è attiva la banca delle ore, difficilmente ci sono ore
di assenza ingiustificate o mancato rispetto dell’orario
di lavoro (sono ore recuperate).
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy).

210 GLI INDICATORI OGGETTIVI 211


Tipo di calcolo Calcolo ISPESL: [n. ore lavorative perse dai dipendenti/n. Informazioni › Codice operatore che ha fatto l’assenza (n. matricola
ore lavoro potenziali lavorabili da contratto] x 100. necessarie – o sostitutivo),
Frequenza di Annuale (minimo). Numeratore › sesso,
rappresentazione Semestrale. › età,
dell’indicatore › qualifica,
(trend) › anzianità di servizio,
› SC/SS di appartenenza (= quella in cui il soggetto risulta
Numeratore › codice operatore che ha perso le ore lavorative
operante al momento dell’assenza),
(n. matricola o sostitutivo),
› periodo di riferimento delle assenze (es. I semestre 2010
› sesso,
cioè dal 01/01/2010 al 30/06/2010),
› età,
› n. ore di assenza,
› anzianità di servizio nell’azienda,
› motivo assenza (codice del permesso o dell’assenza).
› qualifica,
› struttura di appartenenza. Informazioni N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per struttura.
Numero di ore lavorative perse per le seguenti tipologie necessarie – N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per qualifica.
di permesso: Denominatore N. dipendenti per struttura.
› permessi retribuiti (esclusi ferie e festività, permessi N. dipendenti per qualifica.
sindacali, scioperi), Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
› permessi per malattia, dell’andamento vper struttura,
› periodi di aspettativa per motivi personali dell’indicatore › per qualifica,
(anche di studio), › dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
› assenze ingiustificate, › dipendenti del comparto/dirigenza,
› mancato rispetto dell’orario minimo di lavoro › dipendenti per area sanitaria, area tecnica, area
(ritardi, uscite anticipate ecc.). amministrativa,
Popolazione Tutte le assenze degli operatori. › dipendenti di sesso maschile/femminile,
inclusa nel › dipendenti per anzianità di servizio
numeratore (fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
Popolazione Assenze per ferie e festività, permessi sindacali, scioperi › dipendenti per fasce di età
esclusa dal e assemblee autorizzate. (<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).
numeratore Aree di cura in Tutte.
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale. cui l’indicatore è
per il numeratore applicabile
Denominatore N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per struttura. Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per qualifica. rappresentazione
N. dipendenti per struttura. dell’indicatore
N. dipendenti per qualifica. Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda. bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi
inclusa nel di lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato.
denominatore Proposta Metodologica, ISPESL.
Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza › Karasek R. 1979, Job demands, job decision latitude
esclusa nel con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, and mental strain: Implications for job redesign,
denominatore interinali, collaboratori ecc.). «Administrative Science Quarterly», 24: 285-308.
› Karasek R., Brisson C., Kawakami N., Houtman I., Bongers
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.
P., Amick B. 1998, The Job Content Questionnaire (JCQ):
per il denominatore
an instrument for internationally comparative assessments
of psychosocial job characteristics,
«J. Occup. Health Psychol.», 3(4): 322-55.
› Test di valutazione Q-Bo in riferimento al D.lgs 81/08,
Testo Unico e alla Direttiva Ministeriale 24 marzo 2004.

212 GLI INDICATORI OGGETTIVI 213


Nome IOB.4.1. Assenze per malattia Informazioni › Codice operatore protagonista l’assenza (n. matricola
dell’indicatore necessarie – o sostitutivo),
Razionale L’assenza per malattia, soprattutto per patologie Numeratore › sesso,
che presentano un’alta probabilità di essere stress correlate, › età,
rappresenta un indicatore diretto della condizione › qualifica,
di malessere lavorativo in quanto la patologia stessa › anzianità di servizio,
potrebbe essere il prodotto della situazione di malessere. › SC/SS di appartenenza (= quella in cui il soggetto risulta
Il calcolo proposto utilizza come unità di misura le ore, operante al momento dell’assenza),
mentre i permessi per malattia vengono gestiti in giorni › periodo di riferimento delle assenze (es. I semestre 2010
(che a seconda di tempo pieno o part-time cambiano cioè dal 01/01/2010 al 30/06/2010),
per numero di ore a giornata). In questo caso si propone › n. giorni ore di assenza per malattia.
di trasformare quando è possibile le assenze in giorni in ore, Informazioni N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per struttura.
utilizzando un valore standard di 7 ore per ogni giornata. necessarie - N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per qualifica.
Nella realtà di un’organizzazione sanitaria pubblica di circa Denominatore N. dipendenti per struttura.
2000 o più dipendenti con numerose tipologie di qualifiche N. dipendenti per qualifica.
e contratto potrebbe essere inoltre difficoltoso calcolare Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
di volta in volta il monte ore lavorative perse e lavorabili. dell’andamento › per malattie lunghe (> 10 giorni) e per malattie brevi
Sarebbe utile poter distinguere nell’analisi del tasso dell’indicatore (< o uguale a 10 giorni),
di assenze per malattie tra malattie lunghe e brevi › per struttura,
(minori o uguali a 10 giorni). › per qualifica,
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy) › dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
Tipo di calcolo Calcolo ISPESL: [n. ore lavorative perse per malattia/n. ore › dipendenti del comparto/dirigenza,
lavoro potenziali lavorabili da contratto] x 100. › dipendenti per area sanitaria, area tecnica, area
amministrativa,
Frequenza di Annuale (minimo).
› dipendenti di sesso maschile/femminile,
rappresentazione Semestrale.
› dipendenti per anzianità di servizio
dell’indicatore
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
(trend)
› dipendenti per fasce di età
Numeratore Numero di ore di assenza per malattia. (<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).
Popolazione Tutte le assenze per malattia degli operatori. Aree di cura in Tutte.
inclusa nel cui l’indicatore è
numeratore applicabile
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
per il numeratore rappresentazione
Denominatore N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per struttura. dell’indicatore
N. ore lavoro potenziali lavorabili da contratto per qualifica. Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale
N. dipendenti per struttura. bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi di
N. dipendenti per qualifica. lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato.
Proposta Metodologica, ISPESL.
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda. › Karasek R. 1979, Job demands, job decision latitude
inclusa nel and mental strain: Implications for job redesign,
denominatore «Administrative Science Quarterly», 24: 285-308.
Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza › Karasek R., Brisson C., Kawakami N., Houtman I., Bongers
esclusa nel con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori, P., Amick B. 1998, The Job Content Questionnaire (JCQ):
denominatore interinali, collaboratori ecc.). an instrument for internationally comparative assessments
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale of psychosocial job characteristics, «J. Occup. Health
per il denominatore Psychol.», 3(4): 322-55.
› Test di valutazione Q-Bo in riferimento al D.lgs 81/08,
Testo Unico e alla Direttiva Ministeriale 24 marzo 2004.

214 GLI INDICATORI OGGETTIVI 215


Nome IOB.5.1. Incidenza infortuni riconosciuti INAIL Frequenza di Annuale (minimo).
dell’indicatore IOB.5.2. Frequenza infortuni riconosciuti INAIL rappresentazione Semestrale.
IOB.5.3. Incidenza infortuni «estesa» dell’indicatore
IOB.5.4. Frequenza infortuni «estesa» (trend)
Razionale L’evento infortunio può essere in sé la conseguenza Numeratore Numero di infortuni (compresi quelli a 0 giorni di assenza
diretta di una situazione di malessere o di stress lavorativo e quelli in itinere).
che causa disattenzione dovuta a stanchezza, carico Popolazione Tutte gli infortuni degli operatori, anche infortuni in itinere
di lavoro eccessivo, clima relazionale teso o conflittuale ecc. inclusa nel e a 0 giorni di assenza.
L’infortunio, anche se non direttamente causato da stress numeratore
lavoro correlato, può essere indicatore di una situazione
Popolazione nessuna.
di malessere, in quanto il lavoratore potrebbe utilizzare
esclusa dal
l’occasione dell’infortunio per allontanarsi dal lavoro («fuga»
numeratore
dalla situazione di malessere*) o per comunicare, attraverso
la richiesta di infortunio, la propria situazione di insofferenza Fonte informativa Servizio prevenzione e protezione per gli infortuni
e malessere. In questo caso è utile quindi rilevare il numero per il numeratore denunciati.
di richieste di infortunio (di tutti i tipi, anche in itinere). Struttura che possiede i dati in questione per gli infortuni
Generalmente il fenomeno infortunistico occupazionale riconosciuti dall’INAIL (assistenza legale, politiche
è misurato secondo indicatori che ne valutano frequenza e amministrazione del personale?)
e gravità, nonché le forme di accadimento Denominatore N. dei dipendenti per struttura.
e quindi le possibili cause. Al fine di realizzare un indicatore N. dei dipendenti per qualifica.
per un osservatorio sul benessere organizzativo, sembra N. ore lavorate per struttura.
più significativo un indicatore di incidenza o frequenza, N. ore lavorate per qualifica.
piuttosto che di gravità o di forma di accadimento Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda.
(non si tratta infatti di una valutazione del rischio inclusa nel
infortunistico o al fine della sicurezza del luogo di lavoro). denominatore
Per garantire una confrontabilità con gli indici INAIL Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza
si propone quindi di calcolare l’indice di incidenza esclusa nel con la struttura (es. specializzando, borsisti, frequentatori,
e di frequenza con la stessa modalità dell’INAIL. Questo denominatore interinali, collaboratori ecc.).
calcolo potrebbe però presentare alcuni inconvenienti
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.
in quanto si basa sul numero di infortuni riconosciuti.
per il denominatore
Per apprezzare invece la percezione del fenomeno
infortunio nei lavoratori (percezione più legata Informazioni Per ogni richiesta di infortunio:
alla dimensione di benessere/malessere) si propone necessarie – › codice operatore che ha richiesto l’infortunio (n. matricola
di calcolare gli stessi indici in una forma «estesa», Numeratore o sostitutivo),
considerando al numeratore anche gli infortuni più lievi › sesso,
(<= a 3 gg), in itinere e non riconosciuti. › età,
› qualifica,
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy).
› anzianità di servizio,
Tipo di calcolo Calcolo IOB.5.1. Incidenza infortuni riconosciuti INAIL: › data dell’infortunio,
numero di infortuni riconosciuti (superiori ai 3 gg, esclusi › SC/SS di appartenenza (=quella in cui il soggetto risulta
quelli in itinere)/numero di dipendenti x 1.000. operante al momento dell’assegnazione).
Calcolo IOB.5.2. Frequenza infortuni riconosciuti INAIL(UNI Facoltativi:
7249): numero di infortuni riconosciuti (superiori ai 3 gg, › tipo di infortunio,
esclusi quelli in itinere)/numero ore lavorate x 1.000.000. › descrizione infortunio.
L’indice fornisce il numero di infortuni avvenuti ogni milione
Informazioni N. dei dipendenti per struttura.
di ore lavorate.
necessarie – N. dei dipendenti per qualifica.
Calcolo IOB.5.3. Incidenza infortuni «estesa»: numero
Denominatore N. ore lavorate per struttura.
di infortuni denunciati (inclusi quelli minori di 3 gg e a 0 gg
N. ore lavorate per qualifica.
e quelli in itinere)/numero di dipendenti x 1.000.
Calcolo IOB.5.4. Frequenza infortuni «estesa»: numero
di infortuni denunciati (inclusi quelli minori di 3 gg e a 0 gg
e quelli in itinere)/numero ore lavorate x 1.000.000.

216 GLI INDICATORI OGGETTIVI 217


Tipo di analisi Analisi dell’andamento per: Nome IOB.6. Ore di lavoro in esubero
dell’andamento › per struttura, dell’indicatore
dell’indicatore › per qualifica,
› dipendenti a tempo determinato/indeterminato, Razionale Il numero di ore di lavoro svolte in più rispetto al monte ore
› dipendenti del comparto/dirigenza, previsto in un anno può essere un indicatore indiretto
› dipendenti di sesso maschile/femminile, di una situazione potenzialmente stressante per i lavoratori,
› dipendenti per settore sanitario/amministrativo/tecnico, in quanto potrebbe indicare un carico di lavoro eccessivo,
› dipendenti per anzianità di servizio o un’organizzazione del lavoro e dei compiti/responsabilità
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30), non ottimale e, quindi, potenzialmente foriera di situazioni
› dipendenti per fasce di età di malessere lavorativo caratterizzante una struttura
(<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50). o una qualifica. L’ISPESL utilizza come indicatore
la percentuale di ferie non godute (ISPESL 2010: 40),
Aree di cura in Tutte.
ma per un’organizzazione pubblica sanitaria, tale indicatore
cui l’indicatore è
sembra meno significativo di quello basato sulle ore
applicabile
in esubero.
Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy)
rappresentazione
dell’indicatore Tipo di calcolo Numero di ore in esubero/numero di dipendenti
Riferimenti › ISPESL, Atlante Norma UNI, <http://www.ispesl.it/Atlante/ Frequenza di Annuale (minimo).
bibliografici UNI%20introduzione.htm>. rappresentazione Se possibile raccolta semestrale, pur tenendo conto
› Karasek R. 1979, Job demands, job decision latitude dell’indicatore che le ore in esubero vengono calcolate a fine anno,
and mental strain: Implications for job redesign, (trend) per cui i dati potrebbero essere parziali (le ore in esubero
«Administrative Science Quarterly», 24: 285-308. potrebbero essere recuperate nel semestre successivo).
› Karasek R., Brisson C., Kawakami N., Houtman I., Bongers Numeratore Numero di ore in esubero del personale dipendente.
P., Amick B. 1998, The Job Content Questionnaire (JCQ): Popolazione Le ore lavorate in esubero in un anno da tutti i dipendenti,
an instrument for internationally comparative assessments inclusa nel anche quelle in pronta reperibilità (tutte quelle che vengono
of psychosocial job characteristics, «J. Occup. Health numeratore retribuite).
Psychol.», 3(4): 322-55. Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza
› Test di valutazione Q-Bo in riferimento al Dlgs. 81/08, esclusa dal con la struttura (es. specializzandi, borsisti, frequentatori,
Testo Unico e alla Direttiva Ministeriale 24 marzo 2004. numeratore interinali, collaboratori ecc.).
› ISPESL, Atlante Norma UNI, http://www.ispesl.it/Atlante/
Fonte informativa SC Politiche e amministrazione del personale.
UNI%20introduzione.htm
per il numeratore
*(i giorni di assenza per infortunio sono già compresi Denominatore N. dei dipendenti per struttura.
nel calcolo dell’indicatore sull’assenteismo IOB.4.). N. dei dipendenti per qualifica.
Popolazione Tutta la popolazione.
inclusa nel
denominatore
Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza
esclusa nel con la struttura (es. specializzando, borsisti, frequentatori,
denominatore interinali, collaboratori ecc.).

Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.


per il denominatore
Informazioni › Codice operatore che ha effettuato le ore (n. matricola
necessarie – o sostitutivo),
Numeratore › numero di ore in esubero,
› sesso,
› età,
› qualifica,
› anzianità di servizio nell’azienda,
› struttura di appartenenza.

218 GLI INDICATORI OGGETTIVI 219


Informazioni N. dipendenti per struttura. Nome IOB.9.1. Insoddisfazione dell’utenza
necessarie – N. dipendenti per qualifica. dell’indicatore IOB.9.2. Soddisfazione dell’utenza
Denominatore Razionale Un indicatore indiretto della situazione di benessere/
Analisi Analisi dell’andamento per: malessere organizzativo all’interno di una determinata
dell’andamento › struttura, struttura può essere il numero di reclami, segnalazioni,
dell’indicatore › qualifica, elogi espressi dall’utenza e raccolti dall’URP,
› dipendenti a tempo determinato/indeterminato, tramite apposita scheda.
› dipendenti del comparto/dirigenza, La situazione di malessere dell’operatore può infatti riflettersi
› dipendenti x area sanitaria/tecnica/amministrativa, sulla sua disponibilità verso l’utenza.
› dipendenti di sesso maschile/femminile, L’aumento dei reclami e delle segnalazioni negative/positive
› dipendenti per anzianità di servizio non è però un indicatore che può essere interpretato
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30), da solo: esso va interpretato sempre insieme ad altri
› dipendenti per fasce di età indicatori, in quanto la sua validità di contenuto pare
(<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50). non essere molto significativa poiché sulla soddisfazione
Aree di cura in Tutte. dell’utente influiscono numerosi elementi.
cui l’indicatore è A fianco di tale indicatore, ogni azienda sanitaria
applicabile può avvalersi anche dei dati provenienti dal proprio sistema
aziendale di rilevamento della qualità e in particolare
Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
in riferimento a:
rappresentazione
› educazione e gentilezza del personale,
dell’indicatore
› disponibilità all’ascolto,
Riferimenti › ISPESL 2010, Gruppo di lavoro del network nazionale › disponibilità a fornire spiegazioni,
bibliografici per la prevenzione disagio psicosociale nei luoghi › professionalità.
di lavoro. La valutazione dello stress-lavoro correlato.
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy)
Proposta Metodologica, ISPESL.
Tipo di calcolo Numero di reclami, segnalazioni, elogi per struttura,
suddivisi in positivi e negativi.
Frequenza di Annuale (minimo).
rappresentazione Semestrale.
dell’indicatore
(trend)
Numeratore Numero dei reclami, segnalazioni, elogi per struttura.
Popolazione Tutti i reclami, suggerimenti, elogi raccolti dall’URP
inclusa nel dell’azienda.
numeratore
Fonte informativa URP.
per il numeratore
Informazioni SC/SS a cui si riferisce il reclamo, segnalazione o elogio.
necessarie
Numeratore Facoltativo: classificazione o tipologia.
Analisi Analisi dell’andamento per struttura.
dell’andamento
dell’indicatore
Aree di cura in Tutte
cui l’indicatore è
applicabile
Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
rappresentazione
dell’indicatore

220 GLI INDICATORI OGGETTIVI 221


Riferimenti › Reeves R., Seccombe D. 2009, Do patient surveys work? Nome IOB.10. Visite su richiesta del lavoratore
bibliografici The influence of a quality-improvement initiatives national dell’indicatore
survey programme on local, «Qual. Saf. Health Care», 17: Razionale La visita medica straordinaria di idoneità alla mansione
437-441. specifica o «su richiesta del lavoratore» è una delle modalità
› Davies HTO 2001, US health care providers improvement: possibili di sorveglianza sanitaria nelle organizzazioni
internal responses to external data by Public release aziendali ai sensi del Dlgs. 81/2008, art. 41 c.2 lett c.
of performance data and quality, «Qual. Health Care», 10: Essa è effettuata qualora sia ritenuta, dal medico competente,
104-110. correlata ai rischi professionali o a condizioni di salute
› Jenkinson C., Coulter A., Bruster S., Richards N., Chandola del lavoratore, suscettibili di peggioramento a causa
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of specific aspects of care, «Qual. Saf. Health Care». delle altre tipologie di visite mediche di idoneità
a cui il lavoratore è obbligato a sottoposi (visite preventive,
periodiche di controllo, di cessazione del rapporto di lavoro
per alcune categorie di rischi), la visita medica su richiesta
presenta la particolarità di scaturire da un’iniziativa
del lavoratore stesso, preoccupato per il suo stato di salute.
Dall’ esperienza dei medici del lavoro emerge come a volte,
le richieste di visita possono scaturire anche dalla necessità
di segnalare e/o confrontarsi su particolari situazioni
di disagio che possono scaturire dal lavoro quale fonte
di stress. Alla luce di questo aspetto, il numero di richieste
di visita può sembrare un indicatore da raccogliere
nell’ambito di un osservatorio per il benessere
organizzativo. Come altri indicatori, anche quest’ultimo,
va comunque interpretato alla luce degli altri. In questo
senso, quindi, il numero di richieste di visite straordinarie
per «disturbi da stress lavoro correlato» in una determinata
struttura o per una particolare qualifica può essere
un indicatore della percezione di benessere e di salute
(ISPESL 2010: 20, 29).
Tipo di misura Indicatore indiretto (indicatore di proxy).
Tipo di calcolo Numero di visite su richiesta del lavoratore/numero
dipendenti x 100.
Frequenza di Annuale (minimo).
rappresentazione Semestrale.
dell’indicatore
(trend)
Numeratore Numero di visite che i dipendenti richiedono alla Medicina
del lavoro.
Popolazione Tutte le richieste di visita che i dipendenti fanno pervenire
inclusa nel alla Medicina del lavoro. Le richieste non le visite
numeratore effettivamente svolte.
Popolazione Visite obbligatorie, preventive o di idoneità, di cessazione
esclusa dal rapporto di lavoro o periodiche di controllo.
numeratore
Fonte informativa Medicina del lavoro.
per il numeratore
Denominatore N. dei dipendenti per struttura.
N. dei dipendenti per qualifica.
Popolazione Tutti gli operatori dipendenti dell’azienda.
inclusa nel
denominatore

222 GLI INDICATORI OGGETTIVI 223


Popolazione Tutti gli operatori che non hanno un rapporto di dipendenza
esclusa nel con la struttura (es. specializzando, borsisti, frequentatori,
denominatore interinali, collaboratori ecc.).
Fonte informative SC Politiche e amministrazione del personale.
per il denominatore
Informazioni Per ogni richiesta di visita:
necessarie - › codice operatore che ha richiesto la visita
Numeratore (n. matricola o sostitutivo),
› sesso,
› età,
› qualifica,
› anzianità di servizio,
› data della visita,
› SC/SS di appartenenza (=quella in cui il soggetto risulta
operante al momento dell’assegnazione).
Informazioni N. dei dipendenti per struttura.
necessarie - N. dei dipendenti per qualifica.
Denominatore
Tipo di analisi Analisi dell’andamento per:
dell’andamento › per struttura,
dell’indicatore › per qualifica,
› dipendenti a tempo determinato/indeterminato,
› dipendenti del comparto/dirigenza,
› dipendenti di sesso maschile/femminile,
› dipendenti per settore sanitario/amministrativo/tecnico,
› dipendenti per anzianità di servizio
(fasce di anzianità: <1 aa, 1-5, 6-10, 11-20, 21-30, >30),
› dipendenti per fasce di età
(<20, 21-30, 31-40, 41-50, >50).
Aree di cura in Tutte.
cui l’indicatore è
applicabile
Modalità di Dettaglio tabellare e rappresentazione grafica.
rappresentazione
dell’indicatore
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