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IL GABBIANO – (Cechov, 1896)


NINA:
Io sono un gabbiano

Perché dite che baciavate la terra su cui ho camminato?


Bisogna uccidermi. (Si piega sul tavolo).Ho sofferto tanto!
Potessi riposare... riposare! (Alza la testa).Io sono un
gabbiano... No, non c'entra. Io sono un'attrice. Ebbene, sì!
(Sentendo le risa dell'Arkadina e di Trigopin tende l'orecchio,
poi corre verso la porta di sinistra e guarda dal buco
della serratura).C'è anche lui (Ritornando da
Treplev).Ebbene, sì... Non fa nulla... Sì... Egli non credeva nel
teatro, non faceva che ridere dei miei sogni, e a poco a
poco anch'io ho smesso di credere e mi sono perduta
d'animo... E poi le pene d'amore, la gelosia, la paura
continua per il piccolo... Divenni meschina, una nullità,
recitavo assurdamente... Non sapevo che fare delle mani,
non sapevo stare sulla scena, non controllavo la voce. Non
potete capire la condizione di chi sente che sta recitando in
modo orrendo. Io sono un gabbiano. No, non c'entra...
Ricordate quando uccideste un gabbiano? Giunse per caso
un uomo, lo vide e per ingannare il tempo lo rovinò... Un
soggetto per un racconto breve... Non c'entra... (Si strofina la
fronte).Di che stavo parlando?... Parlavo della scena.
Adesso sono cambiata... Sono una vera attrice, recito con
soddisfazione, con entusiasmo, mi inebrio sulla scena e mi
sento meravigliosa. E adesso, da quando vivo qui, non
faccio che camminare, cammino sempre e penso, penso e
sento crescere di giorno in giorno le mie forze spirituali... Io

 
 

adesso so, capisco, Kostja, che nel nostro lavoro, e non


importa se recitiamo in teatro o scriviamo, la cosa più
importante non è la gloria, non è lo splendore, non è ciò che
io sognavo, bensì la capacità di sopportazione. Sappi
portare la tua croce e credi. Io credo, e il mio dolore si
placa, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura
della vita.

[TREPLEV (tristemente)
Avete trovato la vostra strada, voi sapete dove andate, io
invece vagolo ancora nel caos di chimere e immaginazioni,
senza sapere per che cosa e a chi questo sia necessario. Io
non ho fede, e non so quale sia la mia vocazione.]

(tendendo l'orecchio)
Sst... Io vado. Addio. Quando sarò una grande attrice, venite
a vedermi. Me lo promettete? E adesso... (Gli stringe la
mano).E già tardi. Mi reggo appena in piedi... sono sfinita, ho
fame...

[TREPLEV
Restate, vi porterò da mangiare...]

No, no... Non mi accompagnate, andrò da sola... I miei


cavalli non sono lontani... Quindi lei lo ha portato con sé?
Ebbene, che importa? Quando vedrete Trigorin, non ditegli
nulla... Io lo amo. Lo amo ancor più che prima... Un
soggetto per un racconto breve... Lo amo, lo amo con tutta
l'anima, fino alla disperazione. Si stava bene prima. Kostja!

 
 

Ricordate? Com'era luminosa, calda, felice, pura la vita, che


sentimenti, sentimenti simili a teneri, leggiadri fiori...
Ricordate? (Legge). "Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici, i
cervi dalle maestose corna, le oche, i ragni, i pesci silenziosi
abitatori dell'acqua, le stelle marine e tutti quegli esseri
invisibili a occhio nudo, in una parola, tutte le vite, tutte le
vite, tutte le vite, compiuto un malinconico ciclo, si spensero.
Sono migliaia di secoli che la terra non porta su di sé una
sola creatura vivente, e questa povera luna invano
accende il suo lampione. Sul prato non si svegliano più
gridando le gru, e i maggiolini non si sentono più nei boschi
di tigli ... ". (Abbraccia Treplev impetuosamente e corre
via attraverso la porta a vetri).

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