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Umberto Saba (1883-1857)

Vita
1883: Nasce a Trieste (Impero Austro-Ungarico, Italiana dal 1918 – crocevia tra cultura ebrea, italiana e
slava)
- Infanzia inquieta: abbandono del padre, periodi con la balia e con la madre
- Studi irregolari e formazione culturale arretrata dovuta al fatto che la città di Trieste restò estranea alle
tendenze d’avanguardia del momento  fedeltà a forme letterarie e lessico appartenenti alla cultura di tutti
(Petrarca, Leopardi, Pascoli e D’Annunzio)
20 anni: si presenta la nevrosi che lo accompagnerà per tutta la vita
1905-‘6: Vive a Firenze, difficili rapporti con l’ambiente vociano
1907-‘9: Servizio militare “Versi militari”
1929-’31: Terapia psicanalitica
1932–’43: Leggi razziali (madre ebrea), vive clandestino a Firenze
1957: Muore a Gorizia in una clinica

Il canzoniere
- Raccoglie poesie scritte fra il 1900 e il 1954
1921: prima edizione
1945: seconda edizione quasi definitiva
1961: edizione definitiva, postuma
1948: Storia e cronistoria del Canzoniere: opera di autoanalisi, terza persona, cerca di chiarire presupposti e
significati delle proprie poesie
- Progetto ambizioso: “Il canzoniere nella storia della letteratura è l’enorme e faticoso tentativo di unificare
il mondo in un’unica opera. Il poeta che fa il canzoniere vuole un mondo senza ferita” (D. Rondoni)
- Tre volumi divisi in sezioni  la struttura ne fa un’opera unitaria e non una somma di sequenze
indipendenti
- Per il canzoniere si parla di “tendenza narrativa” in quanto racconto della ricerca sul senso della vita:
racconto di un’autoanalisi (= Svevo)

 La poetica
- Quello che resta da fare ai poeti, 1911 (rifiutato da “La Voce”)
Manzoni ha anche accettato di scrivere versi non straordinari, sempre fedele a se stesso, “rara cura” di non
scrivere una parola che non si rispecchi nella sua esperienza ≠ D’Annunzio è sempre scoppiettante,
artificio sostanziale
- Il percorso di ricerca di verità dell’io non può compierlo chi segue la religione dell’arte (= Gautier)
- “La poesia italiana ha preso delle autostrade, io ho preferito i viottoli di campagna” (U. Saba)

 Amai [Mediterranee]
- “Amai la verità che giace al fondo” ≠ Ungaretti e Montale: la verità si coglie in qualche barbaglio
illuminativo che rompe la monotonia del reale
- Nietzsche: “vogliamo essere i poeti della nostra vita, e innanzitutto nelle più piccole cose”: è proprio dalle
piccole cose che Saba parte per osservare la vita, è da esse che nascono le sue poesie

 L’ossimoro è la figura retorica per eccellenza del poeta, perché è quella che meglio rappresenta anche
formalmente la realtà che le parole devono cogliere: totale adesione alla vita nonostante la consapevolezza
dell’inevitabile compresenza di gioia e dolore che essa comporta ≠ atteggiamento pessimista o rassegnato
di suoi contemporanei e predecessori
 Quello che colpisce è come Saba riscopra ogni volta questo amore negli aspetti più umili del reale
 La malinconia amorosa [Trieste e una donna]
- Il sentimento della malinconia amorosa è il filtro che permette a Saba di andare al di là delle apparenze e di
trovare la verità assoluta nel mondo finito
- Ogni strofa si apre con un'invocazione alla malinconia amorosa: all'inizio "del nostro cuore", dunque in
relazione al genere umano di cui Saba si mostra innamorato, alla fine "della mia vita", dunque in relazione
all'autore stesso.
- La malinconia amorosa è capace di mettere in relazione "un dolce pensiero" ad "un'amara rimembranza": fa
sì che per un attimo qualcosa brilli, persino nella noia e nella sofferenza.
- Si tratta di un sentimento profondamente privato: "cura secreta", "fervore solitario", "sempre intima e cara"
- Essa è presente nel giovane commesso che, da dietro il bancone della bottega in cui lavora, guarda le
signore scegliere le stoffe, oppure manifestarsi come "tormento oscuro" nel sognatore assetato di bellezza
che non si rovina.
- Il sognatore infatti sa guardare oltre, verso le stelle e al di là delle apparenze: consapevole che la vita è una
realtà ossimorica impregnata di "amore" e "strazio", una realtà che sfonda gli equilibri, "vicino alla follia".
- È dunque un cammino difficoltoso, metaforicamente "lunga erta sassosa", pieno di "luoghi oscuri", in cui
giungono bagliori di luce dalle fonti più impreviste che solo l'uomo che "ama" e "va", guarda e "adora", sa
cogliere

 Città vecchia [Trieste e una donna]


- La scelta della poesia delle “piccole cose” coincide con la volontà da parte di Saba di fare della poesia lo
strumento per esprimere onestamente la verità che sta al fondo delle cose: questa verità sta al fondo perché
è oltre le apparenze e le brutture della storia e perché si trova nel mondo finito e umile, che alberga dentro
di sé l'infinito e il sublime.

 Ulisse [Mediterranee]
- Saba ci esorta ad aderire con slancio alla vita e ad abbracciare la bellezza che non si rovina: la Bellezza che
illumina gli occhi di Saba nella poesia Ulisse, simbolo della volontà umana di esplorare l'ignoto, anche a
costo di esporsi a pericoli: "isolotti / a fior d'onda emergevano".
- Per Dante nel XXVI canto dell'Inferno il desiderio di conoscenza deve essere sorretto dalla Grazia divina,
altrimenti si trasforma in un atto di superbia destinato al fallimento e il naufragio di Ulisse non è quindi una
punizione, ma l'affermazione dei limiti che l'uomo non può oltrepassare con le sue sole forze
- Per Saba, Ulisse diventa un eroe esemplare: sa cogliere la Bellezza nel mondo e questa Bellezza niente e
nessuno può portargliela via o deturparla, anche Saba ha imparato a coglierla facendo propria la malinconia
amorosa come scandaglio del reale; dunque, né l'infanzia rubata, né gli amori tormentati, né le due guerre
mondiali possono affievolire questo amore per la vita che ormai l'ha pervaso: “me al largo / sospinge
ancora il non domato spirito, / e della vita il doloroso amore”
- Il “doloroso amore” rende la Bellezza ancora più piena e desiderata
- Lo slancio di Saba verso la bellezza si fa via via più sincero, perché è come una patria che ha imparato a
frequentare ogni giorno, nel silenzio.
- Questa patria non è necessariamente un luogo fisico determinato, "oggi il mio regno/è quella terra di
nessuno"1, ma piuttosto è la Bellezza inaspettata che gli fa visita nel bel mezzo della routine quotidiana e
ovunque la vita ordinaria riesca a sorprenderlo.

1 U. Saba, “Ulisse”, da Mediterranee

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