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“Adesso è giorno.” Tyrer si alzò con grande fatica. In piedi si sentiva un pò meglio.

E per favore invitatelo a fissare quanto prima un nuovo appuntamento.” Tyrer evitò i convenevoli. Il

governatore arrossì, si inchinò come di fronte a dei superiori, si scusò ancora e se ne andò disgustato che i gai-

jin fossero rimasti dov'erano: tutti i civilizzati che da Kanagawa a Edo avevano visto l'incendio erano

assolutamente convinti che i gai-jin sopravvissuti fossero occupati a leccarsi le bruciature e a imbarcarsi per

scomparire per sempre. Jamie prese le briglie della sua cavalla e gli porse un foglio mal stampato e pieno di

macchie sul quale campeggiava un titolo enorme: “Non posso venire, sir William, non posso farvi da

interprete. Sono... sono esausto, e oggi proprio non posso. Mi dispiace.” “Io rimango qui. Taira-sama, Yoshi ha

messo taglia su mia testa, neh? Prego, non parlare di cunicolo. La Bakufu e Yoshi mi vogliono morto. Se Taira-

sama parlerà presto sarò morto, non ho via di fuga.” Avvertita la sua irrequietezza la cavalla fece tintinnare

nervosamente le briglie e grattò il terreno con una zampa. La stanchezza gli faceva girare la testa. “Ieri notte

ho sentito che Phillip è morto. E' vero?” “Ottima idea. Fate un buon viaggio e tornate presto.” Sir William

sollevò il cappello e si allontanò con Seratard. Stanco morto Tyrer li seguì quasi senza accorgersi di Gornt.

L'incendiario potrebbe benissimo essere stato Nakama, se effettivamente l'incendio era doloso come dicono,

cosa di cui non sono molto convinto. In ogni caso i barili di olio esplodevano ovunque.” Sir William si

rammaricò per l'agitazione e il pallore di Tyrer. “Hai già fatto i bagagli?” “E' un satsuma, così ha detto la

mama-san.”

Jamie McFay sbucò dalle macerie di un edificio di cui non rimaneva che un mucchio di montanti di metano

piegati, resti di letti e mobili vari e legname annerito. Era grigio in volto per la stanchezza con i vestiti laceri e

bruciacchiati e i capelli arruffati. Quando la sala si fu calmata sir William aggiunse a bassa voce: “Non saranno

ammesse le eccezioni e quanto prima le richieste arriveranno sulla mia scrivania tanto prima verranno
approvate, firmate e inoltrate...”. Notando il generale movimento verso la porta con una voce

straordinariamente potente per un uomo tanto magro intimò: “Non ho finito, per Dio! Il punto seguente:

alcuni stupidi malinformati credono che la soluzione migliore sia quella di abbandonare l'avamposto di

Yokohama. Il governo di Sua Maestà non ha alcuna intenzione di partire. “E' proprio per questo che noi

andremo.” Sir William sorrise. “Per disorientarlo, capito? Siamo britannici, non un branco di vigliacchi.

“Signore?”   “Come minimo. George si unirà a noi. Suggerirei anche di assaggiare uno Cháteau Margaux del

'48, uno Cháteau Pichon-Longueville, e uno Cháteau-Yquem con il dolce.”   E per favore invitatelo a fissare

quanto prima un nuovo appuntamento.” Tyrer evitò i convenevoli. Il governatore arrossì, si inchinò come di

fronte a dei superiori, si scusò ancora e se ne andò disgustato che i gai-jin fossero rimasti dov'erano: tutti i

civilizzati che da Kanagawa a Edo avevano visto l'incendio erano assolutamente convinti che i gai-jin

sopravvissuti fossero occupati a leccarsi le bruciature e a imbarcarsi per scomparire per sempre. “Dunque la

risposta alla mia domanda è no, non è così?” Senza scomporsi Angélique continuò a farsi vento. “Perché?”

Era la risposta. “Dovrete tradurre voi” ripeté sir William senza più un barlume di buonumore. “Andrè Poncin

è morto.” Tyrer si sentì svenire. “Non può essere... Come è accaduto?” “Temo di sì. Ma guardate qui.”

“Adesso non ci aspetterà di sicuro” disse con un filo di voce. L'idea di dover essere l'interprete di una lunga

riunione dedicata ai cavilli sul trattato lo faceva star male. “Non ci aspetterà di sicuro!” L'incendiario potrebbe

benissimo essere stato Nakama, se effettivamente l'incendio era doloso come dicono, cosa di cui non sono

molto convinto. In ogni caso i barili di olio esplodevano ovunque.” Sir William si rammaricò per l'agitazione e il

pallore di Tyrer. “E un piacere, sir William. Com'è andato l'incontro?” Gornt le gettò uno sguardo sorpreso. “E'

la tua risposta alla mia domanda?” Angélique agitò il ventaglio. “Finisci di leggere.” “Spiacente, è probabile

che sia stato rovesciato dell'olio in una cucina” rispose con un umile inchino. “Soltanto nello Yoshiwara si
cucina di notte, noi non lo facciamo, vi prego di scusarmi, non so altro.”   Al di là del fossato, dove prima

sorgeva lo Yoshiwara, gruppi di donne, cuochi e inservienti si erano raccolti intorno ai miseri resti dell'unico

edificio ancora in piedi riparandosi dietro le pareti di carta. Qui e là i samurai spegnevano ancora dei fuochi. La

brezza portava gemiti e singhiozzi.

“Nettlesmith è laggiù.” Sotto una baracca l'editore, arruffato e sporco, azionava la pressa a mano mentre gli

stampatori riordinavano i caratteri e smuovevano la cenere per recuperare il possibile. “Amen” dissero molti,

felici di ritrovarsi vivi. “Leggi la seconda pagina.” Angélique prese dalla scatola il secondo foglio e aspettò

facendosi vento con grazia. Nei pressi della Città Ubriaca il fetore che saliva dalle case bruciate si fece più

intenso. Dopo che il vento era calato, intorno alle due del mattino, gli incendi si erano rapidamente spenti e il

fuoco non aveva più superato le barriere antincendio né era passato da una casa all'altra. Mercoledì, 14

gennaio L'incontro si era risolto esattamente come aveva previsto. Non aveva avuto luogo. Erano arrivati

all'ora stabilita e dopo aver aspettato mezz'ora avevano mandato a chiamare il governatore locale. Tyrer aveva

chiesto una spiegazione per l'incomprensibile assenza del principe Yoshi: “E' ammalato?”. “Per favore leggila.

Intendo spedirla a Hong Kong tramite Hoag in risposta alla sua.” Con una grafia curata Angélique scriveva:

Adesso ricordava con grande chiarezza. Era balzato fuori dal pozzo per tornare indietro, l'incendio era ancora

più forte, sapeva di andare incontro alla morte, ma doveva trovarla, accertarsi che davvero non ci fosse nulla

da fare, poi era stato sbattuto a terra, il dolore al collo lo accecava, aveva tentato di rialzarsi, il calore era

spaventoso e aveva visto una mano durissima scendere sul suo collo.

Raduna entro un'ora tutti i mercanti più importanti... No, non qui, è meglio al circolo. Vediamo, adesso sono

le sei e mezzo, radunali per le nove e mezzo, e per l'amor di Dio, sbrigati e usa quel fottuto cervello!” Idiota,

pensò riprendendo il trotto e un pò sollevato. “Cosa farai?” Riprese fiato e nella sua mente cominciò a
formarsi un caleidoscopio di immagini che si componevano e si dissolvevano: pareti in fiamme, Hiraga che lo

trascinava fuori dall'incendio, lui che correva, cadeva e veniva aiutato a rialzarsi, le case del tè che crollavano

tutt'intorno, gli arbusti che esplodevano davanti ai loro occhi, non riesco a respirare, ho il vomito, non riesco a

respirare, Hiraga che gridava: “Veloce, da questa parte... no, di qui, no, indietro, da questa parte la sensazione

di aver perso qualcosa ma di rialzarsi ancora, la fuga in mille direzioni diverse, l'essere guidato attraverso un

accerchiamento di pareti di fuoco, le grida delle donne, il fumo, la corsa verso il pozzo con il fuoco che li

inseguiva e quasi li raggiungeva, “Scendi, presto”, la discesa precipitosa, il calore dell'incendio, la piccola luce

giù in fondo come un pianeta nell'oscurità della notte, il volto di Saito, e poi come un fulmine... Fu interrotto

da una valanga di fischi e di grida: “Balle, io sono rovinato... Di cosa stai parlando per Dio... “Ve lo devo dire,

Phillip, siamo stati incredibilmente fortunati. “Un sonnellino prima della riunione, ti sveglierò con una tazza di

tè. Puoi riposare nel mio letto, Albert dice che possiamo tenere la stanza finché vogliamo, caccerò chiunque si

presenti.” Nonostante la stanchezza Jamie sorrise. “E tu dove andrai?” Lei lo abbracciò. “Sì.” Quel pomeriggio

il mare era calmo, il tempo instabile. La lancia della Struan tornava al suo molo di Yokohama dopo l'incontro

con Yoshi a Kanagawa. Sull'albero maestro sventolava l'insegna di sir William. In cabina sir William e Seratard

sonnecchiavano, Tyrer dormiva come un sasso. Il nostromo suonò il fischietto per chiedere alle lance che

affollavano la banchina di allontanarsi e ricevette in risposta una raffica di “Aspetta il tuo dannato turno”

accompagnata da una gamma di volgari precisazioni.

Non importa, lo prenderò con me quando tutto questo sarà della Rothwell-Gornt. Mise una mano nella tasca

per controllare che ci fosse tutto. “Sì” rispose sir William adagiandosi nella poltrona davanti alla sua. Sarà

un'altra trappola? “Nessuno. Vedete, io ...” “Non parlo giapponese, sir William, e Phillip Tyrer non c'è.”
L'esercito è intatto, anche la marina, solamente un membro della nostra comunità risulta disperso. Avete visto

qualcuno dei nostri allo Yoshiwara?” “Sì. Fujiko era morta, ne sei sicuro?”

“Sì” rispose lui. Angélique lo affascinava, era straordinaria, intelligente, coraggiosa... e pericolosa. Forse

troppo pericolosa. “. La cameriera uscì ciabattando e sbatté la porta dietro di sé. “Il vino, grazie, signora. “No,

signore, nessuno dei nostri, no.” Tyrer non riusciva a concentrarsi. “No, ma il signor Skye sostiene che se glielo

chiederà non potrà negare.” “In ogni caso sappiamo per certo che è morto e che è stato sorpreso in

circostanze sospette. Dobbiamo stare tutti molto all'erta perchè se si è trattato di un attentato, cosa di cui

personalmente non sono convinto, ve ne saranno altri. Se invece è stata la volontà di Dio, be', è un Suo

privilegio...” “Sì.” “Sì” rispose sir William adagiandosi nella poltrona davanti alla sua. Raduna entro un'ora

tutti i mercanti più importanti... No, non qui, è meglio al circolo. Vediamo, adesso sono le sei e mezzo, radunali

per le nove e mezzo, e per l'amor di Dio, sbrigati e usa quel fottuto cervello!” Idiota, pensò riprendendo il

trotto e un pò sollevato. Cara signora Struan, per ovvie ragioni questa parte della lettera va tenuta separata

perchè riguarda soltanto noi due e non sir William. Vi ringrazio ancora per la vostra generosità. Non posso

accettare la gentile offerta di altre mille ghinee nel caso che entro l'anno io mi risposi, o che mi sposi come

direste voi, perchè non intendo né risposarmi né sposarmi...

“E' cinese” precisò con bonomia sir William. “E cosa dite dello Yoshiwara e della casa della signora

Fortheringill?” Sir William sgranò gli occhi. Buon Dio, sto diventando vecchio, pensò. Non avevo considerato il

problema dello Yoshiwara, il fatto che quel quartiere rende il Giappone sopportabile e persino desiderabile a

gran parte di loro. “La casa della signora Fortheringill sarà coperta da un'assicurazione. Quanto allo... Daremo

da subito inizio a una raccolta di fondi. “Sì.” La cantina era fresca e piacevole. Su un buffet accanto alle

rastrelliere erano allineati alcuni bicchieri. “Prima devo fare un'ispezione. Grazie, Thomas. Pallidar, venite con
me.” Spronò il pony verso il declivio. “Ordinerete l'evacuazione questa mattina?” La mente di sir William

turbinava di mille dubbi e presentimenti. “E un piacere, sir William. Com'è andato l'incontro?” L'incontro si

era risolto esattamente come aveva previsto. Non aveva avuto luogo. Erano arrivati all'ora stabilita e dopo aver

aspettato mezz'ora avevano mandato a chiamare il governatore locale. Tyrer aveva chiesto una spiegazione

per l'incomprensibile assenza del principe Yoshi: “E' ammalato?”. “No, ma il signor Skye sostiene che se glielo

chiederà non potrà negare.” Seratard si stiracchiò con uno sbadiglio. “Un pranzo magnifico, William, il pesce

era ottimo” disse passando senza accorgersene al francese, “lo avrei preferito condito con una salsa di burro

all'aglio e prezzemolo, ma non importa, il vostro cuoco è inglese, non può essere perfetto.” “Ha perso la faccia

da qui a Timbuctù.”

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