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IL MAESTRO DEI PUTTI, UNO SCULTORE PROVENZALE NELLA SICILIA NORMANNA PER

IMPREZIOSIRE TRE CHIESE

Salvatore Di MajoMaggio 20th, 2014Commenti disabilitatisu Il maestro dei putti, uno


scultore provenzale nella Sicilia normanna per impreziosire tre chiese comments
Di norma la maggior parte dei visitatori non considera molto l’ingente patrimonio
scultoreo-decorativo della Cattedrale, eminente e variegato all’interno del
complesso come all’esterno. Fra i tanti possibili testimoni di questo aspetto, ci
concentriamo in questa sede sui capitelli binati del chiostro canonicale, non fosse
altro per la riapertura alla pubblica fruizione di questo spazio per monaci dopo un
lungo restauro che ha messo fine a tanti guasti che ne avevano pregiudicato la
stessa esistenza. Gli studi condotti fin dallo scorso secolo – più precisamente:
Salvini R., il chiostro di Monreale e la scultura romanica in Sicilia, Palermo 1962
– hanno avanzato l’ipotesi circa la presenza di un artista dalla precisa identità
stilistica proveniente dalla Provenza, definito come il “maestro dei putti”,
impegnato nella fabbrica della cattedrale cefaludese dalla metà del XII secolo fino
al 1160 e successivamente a Palermo presso la Cappella Palatina e da lì, un
decennio dopo, al lavoro nel chiostro di Monreale.
Ma procediamo con ordine e fissiamo la nostra attenzione sugli elementi che,
secondo gli studiosi, supportano questa tesi.

PICT0325Alcuni capitelli del chiostro canonicale cefaludese presentano una


caratteristica che li accomuna: la parte iniziale dei due che formano la coppia è
sempre composta da un giro di foglie di acanto alternativamente alte e basse. Le
prime, allargandosi, vengono costrette in un motivo ad arco che, posto in sequenza,
forma una corona di sostegno per la risalita delle seconde. Queste ultime si aprono
improvvisamente verso l’esterno formando una sorta di angolo retto che funge da
piano di appoggio per la decorazione figurata. Il ripetersi costante di questa
caratteristica costruttiva in un certo numero di capitelli – non a caso solo
nell’attuale corsia sud del chiostro, quella adiacente alla navata settentrionale
– induce a considerali come opera di un singolo artista. I capitelli in oggetto
sono: la creazione di Adamo ed Eva, le 4 aquile, il diluvio universale, i 6
acrobati. Inoltre, al “maestro dei putti” vengono attribuiti anche il capitello in
cui sono raffigurati dominatori con galli attaccati alle cosce e dominati
prostrati (cfr. l’approfondimento il candelabro pasquale: struttura e funzione)
oltre all’aquila-leggio posta in origine sull’ambone a coronamento della loggia per
la proclamazione del Vangelo (cfr. iconologia dell’ambone della Cattedrale,
monumento alto, unico e orientato).

L’aquila come elemento figurativo costituisce poi un altro dei soggetti preferiti
da questo scultore, tanto che viene ritenuto autore di alcuni registri (cioè parti
scolpite) del candelabro pasquale della Cappella Palatina di Palermo proprio a
partire da queste figurazioni “rapaci”. In ogni caso, è lecito supporre, anche in
virtù delle vicende costruttive cefaludesi che hanno incrociato quelle di
Monreale, che il “maestro dei putti” abbia lavorato al chiostro e all’arredo
interno fino al 1160 per poi spostarsi qualche tempo dopo a Palermo da dove, circa
un decennio dopo, farà tappa a Monreale.

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