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L’aquila come elemento figurativo costituisce poi un altro dei soggetti preferiti
da questo scultore, tanto che viene ritenuto autore di alcuni registri (cioè parti
scolpite) del candelabro pasquale della Cappella Palatina di Palermo proprio a
partire da queste figurazioni “rapaci”. In ogni caso, è lecito supporre, anche in
virtù delle vicende costruttive cefaludesi che hanno incrociato quelle di
Monreale, che il “maestro dei putti” abbia lavorato al chiostro e all’arredo
interno fino al 1160 per poi spostarsi qualche tempo dopo a Palermo da dove, circa
un decennio dopo, farà tappa a Monreale.