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Cap.

Dopo la cacciata dei Pisistratidi ad Atene, alla fine del VI sec. si conclude l’ARCAISMO, con un evento che
sarà destinato a caratterizzare la Storia della Grecia: L’AVVENTO DELLA DEMOCRAZIA, nuova forma di potere
nata ad Atene e che verrà subito messa alla prova con le due guerre che attraverseranno il V sec, ossia le
Guerre Persiane e la Guerra del Peloponneso.

1. CLISTENE E L’AVVENTO DELLA DEMOCRAZIA AD ATENE

Gli Alcmeonidi, guidati da Clistene, appena riuscirono a rientrare ad Atene grazie all’aiuto di Sparta (508)
realizzarono subito una radicale riforma delle istituzioni politiche:
→ Clistene riprese la divisione tradizionale del territorio dell’attica in tre zone: città, costa, pianura
→ Divise ognuna di queste zone in 10 trittyes ciascuna per un totale di 30 trittyes (10 della città [asty],
10 della costa [paralia] e 10 della pianura [mesogaia]), che diventeranno la base della nuova
geometria dei rapporti politici.
→ Ciascuna Trittys venne divisa in vari demi , ossia le piccole comunità e i villaggi che erano dispersi
nel territorio dell’Attica, e che diventeranno ora le cellule della nuova vita politica ateniese.
→ Clistene infine divide tutti i cittadini ateniesi in 10 tribù territoriali che sostituiscono le quattro tribù
personali preesistenti; in questo modo i cittadini appartenevano ora ad una determinata tribù solo
in base alla propria residenza e non più in base a rapporti personali o familiari, e di conseguenza si
smantellarono i vecchi gruppi di potere che monopolizzavano da tempo la vita politica.

La caratteristica della riforma clistenica è che ciascuna delle 10 tribù territoriali è formata da una trittys
della città, una trittys della pianura e una trittys della costa, e soprattutto che l’unione delle 3 trittyes che
formavano ciascuna tribù nella maggior parte dei casi non creava continuità territoriale. Questo risponde ad
un preciso intento di “mescolare la popolazione”, al fine di disarticolare e smembrare gli interessi politici
che si erano con il tempo consolidati, rompere le antiche solidarietà familiari e ottenere una partecipazione
generale legata a principi astratti di equilibrio ed equità generali.
L'opera di Clistene ebbe infatti successo nel distruggere i vecchi gruppi politici che erano vere e proprie
fazioni, capeggiate da grandi famiglie (ghene) e che disposte sul territorio dell’Attica costituivano blocchi di
potere contrapposti e in lotta fra loro: i pediacii (uomini della pianura), i paralii ( uomini della costa) e i
diacrii ( uomini delle montagne).
Ora ogni tribù contiene di tutto, è eterogenea al suo interno, e gli organi magistratuali rispettano
proporzionalmente, e secondo una rotazione, la struttura di raccordo che è la tribù.

Nuove istituzioni:

• Consiglio dei Cinquecento (Boulé), formato da 50 membri sorteggiati per ogni tribù, ogni membro
prende il nome di prytanis («primo, principe»);
• La Prytaneía è al tempo stesso sia il nome di 1/10 della boulé, quindi 50 membri (i buleuti
appartenenti alla stessa tribù), e sia di 1/10 dell'anno (35/36 giorni), periodo in cui i 50 membri di
turno (dunque la pritania di turno, dunque la rappresentanza di 1 tribù), prepara l'ordine del giorno
(prógramma) e talora si occupa anche delle funzioni consiliari (probuleutiche): la tribù per un
tempo determinato può rappresentare la città;
• al calendario naturale, astronomico, si affianca il calendario politico scandito secondo il numero 10:
in ogni pritania (ogni 35/36 giorni) ci sono un’assemblea ordinaria (kyrìa) e tre straordinarie.
• Ekklesìa: assemblea popolare cui potevano partecipare tutti i cittadini al di sopra dei vent’anni di
età e che approvava o respingeva le decisioni della Boulè, sorteggiava i membri del tribunale ed
eleggeva strateghi e arconti.
Caratteristiche della nuova forma democratica:
→ Ad Atene, accanto al centro urbano, continua ad avere un ruolo essenziale la campagna, il territorio
con la sua autonomia locale, e infatti accanto ai demi continuano ad esistere le fratrie, con funzioni
di registri civili, e le naucrarie, ossia le vecchie strutture dello stato aristocratico con funzioni però
ridotte.
→ Non vengono abolite le Distinzioni Censitarie presenti nella costituzione di Solone; l’opera di
unificazione e redistribuzione clistenica era diretta contro le spinte corporative d'interessi locali,
espressi dall'aristocrazia regionale, non contro il principio dell'efficacia politica della condizione
economica e del censo, come parametri generali: permane la divisione in pentacosiomedimni,
cavalieri, zeugiti, teti; le massime cariche sono ancora eleggibili e non sorteggiabili (es. l’arcontato).
→ La Democrazia escogitata da Clistene è un sistema preventivo contro la tirannide, è costruita al fine
di impedire l’emergere di un uomo forte dall’interno stesso delle aristocrazie locali, è fatta in modo
tale da inibire le prevaricazioni dei gruppi nobiliari ed è rivolta all’uguaglianza dei diritti politici;
pertanto presenta al suo interno uno strumento, l’ostracismo, una procedura semplice e
democratica con cui si denunciava, in due tempi (nelle assemblee principali della 6° e 8° pritania), il
timore che qualcuno e poi semmai un determinato personaggio politico fosse un pericolo per la
democrazia (la prima volta sarà nel 487 contro Ipparco di Carmo, dei Pisistratidi). L’ostracismo nasce
quindi come rituale laico che la democrazia si dà in funzione antitirannica per rinforzare la coscienza
collettiva, poi nel corso del tempo diventa invece uno strumento per eliminare avversari politici.

Clistene doveva aver già elaborato gran parte della sua riforma costituzionale quando gli si oppose Isagora,
spalleggiato da Cleomene I, re di Sparta: il primo scontro fu vinto da Isagora, che ottenne l'arcontato per il
508/507, e 700 case di partigiani della democrazia (fra cui gli Alcmeonidi) furono bandite. Venne allora la
risposta popolare: Isagora e Cleomene, assediati sull’Acropoli s'arrendono, e Clistene rientra, e si ritiene
che abbia qui completato la sua opera.

Dal 506 le minacce si addensano, vecchi rivali si coalizzano contro Atene:

- I Beoti e i Calcidesi invadono l'Attica, ma respinti subiscono poi il contrattacco ateniese, con una
clamorosa sconfitta di Beoti ed Euboici;
- gli Spartani premono sulla Lega peloponnesiaca per un intervento contro Atene e per la
restaurazione della tirannide di Ippia, ma i Corinzi s'oppongono e, con successo, fanno riflettere gli
Spartani sui mali della tirannide: la democrazia adesso respira.

LE GUERRE PERSIANE

2. La Politica Espansionistica dell’Impero Persiano sotto DARIO

Con le conquiste di Ciro il Grande (559-529 a.C.)e del figlio Cambise (529-522 a.C.) l'impero persiano
raggiunge dimensioni vastissime: dalle coste occidentali dell’Asia Minore al Caucaso, al confine con
l'India, all'Egitto. L’avvento di Dario, nel 522 alla morte del padre Cambise, introdusse nuove forme
organizzative nella struttura dell'impero e un nuovo dinamismo nella politica verso l'esterno:

• Organizzazione amministrativa e fiscale in 20 satrapie, che consentono grandi introiti annui di


tasse;
• Spedizione contro gli Sciti (513) per consolidare i confini persiani che erano stati invasi in
precedenza dagli sciti: dall'Istro (Danubio) ad occidente, al Fasi (nel Caucaso) ad oriente. Dario
assoggetta la costa tracica fino al fiume Strimone, al di fuori di questi confini resta il mondo
scitico.
• Nulla fa pensare comunque che in questa fase i Persiani avessero progettato un attacco alla
Grecia Continentale, i Greci avevano infatti sempre goduto di un libero dominio sia della
penisola che delle isole dell’Egeo.

3. Dall’ INSURREZIONE IONICA alla BATTAGLIA DI MARATONA (500-490 a.C.)

Le origini del conflitto greco-persiano vanno ricercate nelle condizioni dei Greci della Ionia che erano privati
della loro libertà, nei loro rapporti con i dominatori persiani, cui dovevano versare ingenti tributi, e nei loro
malumori (Erodoto).

La rivolta degli Ioni d'Asia inizia con l'Episodio di NASSO (500): Aristagora, nuovo tiranno di MILETO
(dunque Greco, ma rappresentante della Persia in Ionia), propone ad Artaferne, satrapo di Sardi (Persiano),
una spedizione contro l'isola di Nasso, nelle Cicladi, col pretesto di lotte civili e con l'intento di ricondurvi gli
aristocratici scacciati. Dopo quattro mesi d'assedio la spedizione fallisce, e Aristagora, che teme le
conseguenze del fallimento di una spedizione contro i greci delle Cicladi da lui suggerita al satrapo Persiano,
dà inizio alla rivolta ionica (499) ( depone cioè la tirannide e passa a convincere i Greci a liberarsi
dell’occupazione Persiana, che fino a poco prima lui stesso rappresentava) ; il progetto di estendere il
dominio persiano sulle Cicladi era nato dunque dal suggerimento di un greco ed era nuovo rispetto alla
politica persiana nella zona, a Mileto tuttavia doveva esserci un sotterraneo fermento contro i Persiani se la
proposta di ribellione di Aristagora ebbe un successo immediato. Dunque le cause della rivolta ionica
contro la Persia sono due: l’insofferenza degli Ioni per lo sfruttamento economico (risultante dall'esazione
del tributo da parte persiana) e il desiderio di libertà.

Aristagora chiede aiuti prima a Sparta, ma Cleomene rifiuta (teme le dimensioni dell'impero persiano); poi
ad Atene che accoglie la richiesta e determina anche l’intervento dell’euboica Eretria (segno che
cominciano ad operare richiami di natura ideologica (regime antitirannico e popolare) e si rafforzano legami
culturali, come quello di origine ionica comune). I tiranni vengono abbattuti in tutte le città ioniche; Ioni,
Ateniesi ed Eretriesi attaccano quartieri periferici di Sardi: nel 498 anche Caria, Licia e Cipro si aggiungono
alla ribellione, Atene ed Eretria, però, dopo poco abbandonano il campo.

La brevità dell’impegno ateniese ed eretriese era dovuta alle condizioni e alla finalità della rivolta: una volta
ottenuta la liberazione dalla Persia, di più non si voleva né doveva fare; a consolidare il risultato adesso
dovevano provvedere gli Ioni stessi.

L’adesione di Cipro fu solo parziale (498-496): alcune città erano rimaste fedeli al re, e i ribelli furono battuti
da un esercito persiano, sbarcato nel 497. Il fallimento della rivolta di Cipro fu uno dei tanti fattori della fine
della rivolta ionica.

Aristagora abbandona Mileto allora Il Gran Re manda Istieo (nonno di Aristagora) in Ionia per convincere i
ribelli a cessare le ostilità, ma questi disubbidisce al Re e cerca invece rifugio a Chio, successivamente a
Lesbo e a Taso: tentativo di spostare il centro della rivolta in un'area più settentrionale, meno a portata dei
Persiani (Erodoto). Fu una flotta fenicia (alleata del Gran Re) ad attaccare Mileto nel 494: al suo apparire i
Greci di Rodi, Cnido e Alicarnasso (costa meridionale dell’Asia Minore) fanno pace col re, mentre gli Ioni
solidarizzano con Mileto, ma nello scontro presso l'isoletta di Lade vengono sconfitti (494), e Mileto è
conquistata. Nel giugno del 493 Istieo tenta di trasferire la guerra sul continente ma si scontra con
l’esercito persiano, comandato da Arpago: fu battuto, trasportato a Sardi e giustiziato. La flotta fenicia
torna in possesso di Chio, di Lesbo, dell'Ellesponto.

Nel 492 il re Dario invia suo genero Mardonio con esercito e flotta in Tracia e ottiene l’assoggettamento
della regione, e il riconoscimento dell'autorità formale della Persia da parte della Macedonia. Questa
spedizione fu la logica continuazione della reazione alla rivolta ionica, che aveva spostato il suo centro di
gravità verso l’area egea settentrionale e tracica, ma fu anche la prima vera spedizione contro la Grecità.

Il 491 fu l’anno dei preparativi per la spedizione punitiva contro Ateniesi ed Eretriesi. Nel 490 Artaferne,
nipote del re, conduce una flotta verso le Cicladi, poi verso l'Eubea e l'Attica: Nasso fu distrutta, le Cicladi
si sottomisero, Eretria data alle fiamme, e i suoi abitanti deportati a Susa. Da Eretria si verificò il passaggio
in Attica: a MARATONA sbarcò un esercito di 20.000 Persiani, e ad Atene si decise di uscire dalla cerchia
delle mura («decreto di Milziade») e di affrontare il nemico a Maratona, con l'affermazione della tattica
oplitica: 6.000-7.000 opliti ateniesi, al comando del polemarco Callimaco e dei dieci strateghi, fra cui
Milziade. Dopo uno scontro di alcuni giorni i Persiani, sconfitti furono messi in fuga.

I Persiani sulla strada del ritorno si aspettavano l'esito d'intese con una parte ateniese connivente, ma
l’esercito ateniese era schierato compatto sotto le mura, e i Persiani se ne andarono.

4. Dopo MARATONA

Dopo Maratona i Greci, e soprattutto Atene, dovettero elaborare quello che era accaduto (l’intrusione
Persiana nelle Cicladi) e Atene, guidata da Milziade II, ne approfittò per infiltrarsi nei territori che erano stati
lasciati vuoti dai Persiani. Milziade II, però, nel 489, incontrò la resistenza di Paro, rimasta fedele ai Persiani,
dovette allora desistere dalla sua idea di espansione, fu accusato di corruzione da Santippo, padre di Pericle
e morì poco dopo.

Nel 488 si apre invece per Atene il conflitto contro Egina: questo è la dimostrazione del tharreîn (prender
coraggio), che Aristotele attribuisce ad Atene dopo Maratona, Atene inizia ad acquisire una coscienza
diversa del proprio ruolo all’interno del mondo greco, capisce che non bisogna più solo difendersi dal
barbaro invasore, ma si può costruire anche una propria potenza.

La guerra contro Egina fu però un disastro e si verificò la ritirata; gli Egineti riprendono nuovamente il golfo
Saronico.

Con gli inizi della guerra contro Egina coincide una serie d'importanti innovazioni nella politica interna
ateniese, nella quale ormai si erano installate logiche nuove:

● prima applicazione dell'ostracismo, contro Ipparco, della famiglia dei Pisistratidi, ma non il
fratello di Ippia, che era già morto anni prima(488/487);
● adozione della procedura del sorteggio degli arconti (487/486);
● La lotta politica ad Atene si evolve e si allontana dal classico scontro fra fazioni filo e
anti-tiranniche e si lega sempre di più al dibattito riguardante il ruolo che si voleva affidare
alla nuova forma di governo: la democrazia. Emerge, in questo nuovo contesto Temistocle,
politico dai tratti innovatori.

5. La politica navale di Temistocle


Quando nel 482 vengono scoperti nuovi filoni argentiferi a Maronea (Laurio), a una proposta di stampo
democratico, ma tradizionale, di distribuire i 100 talenti di surplus in parti uguali tra i cittadini, Temistocle
ne oppone una di spirito imprenditoriale e di finalità difensiva/imperialistica: i 100 cittadini più ricchi
dovevano ricevere in prestito un talento ciascuno, con cui allestire una trireme, e restituire il denaro solo se
la città fosse stata insoddisfatta del lavoro compiuto con quel prestito: nasce così la prima flotta militare
Ateniese. La prima vittima politica dell'ascesa di Temistocle è Aristide, ostracizzato nel 482. La ragione del
conflitto fra i due risiede inizialmente nella politica navale di Temistocle. Secondo Musti è sbagliato vedere
nella lotta politica fra Aristide e Temistocle la contrapposizione fra due visioni di politica globali, ossia la
democrazia nautica-imperialistica di Temistocle, contro la democrazia oplitica-conservatrice di Aristide. Il
problema a questa altezza cronologica è semplicemente: Che uso fare delle eccedenze di entrate? Adottare
la vecchia logica delle liberalità aristocratiche e clientelari (Aristide) o introdurre una nuova logica
solidaristica, e faticosamente dinamica che vedeva i ricchi creare un bene, la flotta, che sarebbe stato uno
strumento di potenza che avrebbe poi giovato a tutta la massa democratica (Temistocle)? Vinse Temistocle
e da questa vittoria nascerà il germe della politica imperialistica ateniese, a cui poi anche lo stesso Aristide,
vedendo i successi contro i Persiani, aderirà entusiasticamente (Aristide sarà infatti proprio uno dei creatori
della Lega Navale Ateniese nel 478-477 e uno degli organizzatori del suo sistema di tributi).

6. Dall’ascesa di SERSE alla BATTAGLIA DI PLATEA (485-479 a.C.)

Nel 485 Dario morì mentre stava preparando una nuova spedizione punitiva che aveva intenzione di
condurre contro la Grecia interna, il figlio Serse salì sul trono e ne ereditò il disegno: l’obiettivo era quello di
far valere la grandezza militare dell’impero persiano, doveva perciò essere una grande spedizione di terra,
affiancata dalla flotta. Nel 481 le truppe di terra sono raccolte in Asia Minore, nel 480 varcano l'Ellesponto,
con Serse, e raggiungono la Macedonia.

Nel frattempo si era tenuto il congresso sull'Istmo degli Stati Greci decisi a resistere ai Persiani, nel quale
viene proclamata la pace generale fra i Greci e vengono richiamati in patria gli esuli politici (per es. Aristide).
Gli inviati di Serse al congresso, che chiedevano la sottomissione dei Greci alla Persia, dichiarando di voler
riservare la punizione solo agli Ateniesi e agli Spartani, vengono mandati indietro. Ma il Gran Re poteva
contare sulla solidarietà, nel Peloponneso, di Argo, nemica di Sparta; e inoltre altre città greche, come
Corcira non aderirono completamente alla Lega Greca Antipersiana.

Prima del passaggio dell'Ellesponto da parte persiana, Peloponnesiaci, Ateniesi e Beoti si stanziarono alle
pendici dell'Olimpo nella valle di Tempe, per bloccare l’avanzata di Serse, ma poi verificarono l’impossibilità
della difesa e l’aggirabilità dell'Olimpo: allora furono costretti ad arretrare alla strozzatura successiva (le
Termopili) e quindi ad abbandonare la Tessaglia, che dovette sottomettersi ai Persiani.

Le TERMOPILI erano uno stretto varco tra il mare (presidiato da una flotta greca) e le pendici dell'Eta, i cui
passaggi potevano essere ben controllati. A difendere il passo furono inviati 4'000 opliti peloponnesiaci,
guidati da Leonida, cui si congiunsero le forze dei popoli della Grecia centrale, Focesi, Locresi e Beoti; la
flotta greca si attestò presso il tempio di Artemide (Artemisio), sulla costa settentrionale dell'Eubea. Intanto
la flotta persiana, mentre Serse giungeva via terra alle Termopili (fine 480), muoveva da Terme, per
raggiungerlo, ma giunta al capo Artemisio, indebolita da una violenta tempesta, venne a scontrarsi con la
flotta greca, fu sconfitta e molte navi persiane finirono in mano ai Greci. Via terra invece i Persiani giunti alle
Termopili tentarono l’aggiramento del passo sulla sinistra grazie alla negligenza dei focesi che controllavano
la via Anopea (segnalata ai barbari da un disertore greco): fra i Greci si diffuse il panico, con fuga generale,
ma 300 opliti spartani, guidati da Leonida, sacrificarono la loro vita, con loro 700 Tespiesi (in tutto 4.000
greci morti). Ormai la flotta da sola non poteva più difendere l'Artemisio e fu costretta ad abbandonare
l’Eubea. Allo sfondamento della posizione delle Termopili seguì il dileguarsi dei Focesi, la resa dei Beoti e dei
Locresi Opunzi.

[La spedizione persiana mise in luce la diversità di comportamenti nel mondo greco e il formarsi di una
solidarietà forte solo tra i Greci delle regioni meridionali della penisola, in cui la forma cittadina aveva avuto
più sviluppo e il cui asse portante era Atene e, per il momento, Sparta].

Dopo aver sfondato le Termopili Serse scese nella Beozia e nell’Attica, ad Atene si decise di abbandonare la
città, trasferendo donne, bambini, suppellettili e animali a Salamina, ad Egina e soprattutto a Trezene, nel
Peloponneso: “decreto di Temistocle” (480). Atene venne abbandonata alle devastazioni dei Persiani e i
Greci ricevono l’ordine di disporsi in una linea difensiva sull’Istmo di Corinto. La flotta greca, guidata
ufficialmente dallo spartano Euribiade, però, sotto iniziativa di Temistocle (che aveva capito che se si fosse
diretto sull’Istmo avrebbe perso per sempre l’Attica) si concentra a SALAMINA (nello stretto canale di fronte
all’Attica); la flotta nemica, invece, dall'Eubea raggiunge il Falero. La flotta persiana, con contingenti fenici e
ionici, forza il canale, mentre le truppe persiane sbarcano a terra, nell'Attica e nell'isoletta di Psittalia, sita
nel canale. Lo scontro avvenne al mattino, sotto gli occhi del re: agilità, capacità di manovra, esperienza dei
luoghi giocarono in favore della flotta greca, che sospinse quella persiana verso la costa attica,
producendogli gravissime perdite; un corpo di opliti ateniesi, che si trovava a Salamina, sbarcava a Psittalia,
facendo strage della guarnigione persiana.

Tuttavia, essendo la Persia una potenza territoriale, la battaglia non fu decisiva e Serse pensava ancora di
giocare la sua migliore carta: con l’intenzione di tornare l’anno successivo, rientrò in Asia con la flotta,
mentre l'esercito veniva ricondotto negli accampamenti invernali in Tessaglia, affidato al comando di
Mardonio. I Greci intanto recuperarono posizione nelle Cicladi e in Tracia. Mardonio, dopo aver svernato in
Tessaglia, sollecita invano gli Ateniesi alla resa, anche servendosi degli uffici di Alessandro I re di Macedonia,
invade la Beozia e poi devasta Atene (giugno 479), evacuata di nuovo. Le forze peloponnesiache nel
frattempo si riuniscono all'Istmo, al comando dei reggenti Eurianatte e Pausania.

Un'avanguardia greca mette Megara in salvo dalla minaccia dei Persiani, costretti a ritirarsi in Beozia. Circa
50.000 Greci riuniti a Megara procedono verso la Beozia (12.000 opliti dal Peloponneso, 8.000 da Atene,
Megara e Platea e, per il resto, truppe leggere) contro forze doppie. E in Beozia si verifica la Battaglia di
PLATEA (479 a.C.): Inizialmente le forze si fronteggiano per giorni, poi grazie alle grandi abilità militari degli
Spartani i greci riescono ad accerchiare i Persiani, che dopo la caduta sul campo di Mardonio si lasciano
sconfiggere. Solo un luogotenente di Mardonio, Artabazo, si salva con circa 40.000 soldati.

7. DOPO PLATEA
🡺 Sul campo di battaglia fu eretto un altare a Zeus Eleutherios (“della libertà”), presso il quale ogni
anno si celebrava un sacrificio, e ogni quattro anni avevano luogo giochi panellenici che
continuarono fino ad epoca romana;
🡺 Parte del bottino fu dedicata a Delfi, ad Olimpia e al santuario di Poseidone sull’Istmo;
🡺 Tebe, che si era alleata con i Persiani, venne punita, costretta alla resa dopo un assedio di 20 giorni

Nel 479 la flotta greca, al comando del re spartano Leotichida, raggiunse Chio e Samo, chiamato dagli stessi
Ioni; i resti della flotta persiana, in sosta presso Samo, avevano infatti abbandonato l'isola per raggiungere il
continente. Le navi persiane vennero catturate e tratte in secco, non lontano dal promontorio di MICALE :
le fortificazioni persiane furono distrutte e le loro navi date alle fiamme.

Dopo gli eventi di Micale (che furono più che altro una distruzione totale e senza sforzo degli ultimi
rimasugli dell’esercito Persiano) si verificò la naturale conclusione di questa stagione di guerre contro i
Persiani :

→ ribellione di tutti i Greci di Asia Minore contro le dominazioni Persiane;


→ abbattimento delle tirannidi filopersiane rimaste;
→ inserimento delle isole di Samo, Lesbo e Chio nella Lega greca.

MA i fatti che si verificarono a Sesto furono la conseguenza più importante di tutte le guerre persiane e
quella a sua volta più gravida di conseguenze per gli andamenti di tutti gli anni a venire: sull'Ellesponto,
Abido e Sesto erano ancora nelle mani persiane: la flotta greca si diresse allora verso la zona degli stretti,
ottenendo la defezione di Abido; ma con l'autunno i Peloponnesiaci tornarono a casa, lasciando il campo
agli Ateniesi, che assediarono e presero per fame Sesto (primavera 478), con la cooperazione degli Ioni, che
già qui recuperarono quel rapporto privilegiato con Atene avuto agli inizi della rivolta del 499.
Nella primavera del 478 una forza navale peloponnesiaca comandata da Pausania torna ad operare, con
Ateniesi e Ioni, sulla costa caria, a Cipro; una parte della costa è sottratta ai persiani, e nell'area degli Stretti
viene conquistata anche Bisanzio.

Il rapporto degli Ioni con gli Spartani si deteriorò per il comportamento duro, quasi tirannico, tenuto da
Pausania, che, sospettato anche di filomedismo, venne richiamato in patria (477); si rafforzò invece, anche
per vincoli di sangue, il rapporto degli Ioni con Atene ed emerse ormai chiaramente che il vertice della Lega
Greca (che era stata protagonista delle guerre persiane) stava passando da Sparta ad Atene. Più congeniale
per Sparta era il compito di 'gendarme' dei doveri nazionali greci, che si assume con la spedizione punitiva
guidata da re Leotichida in Tessaglia (477): contro la famiglia regnante di Tebe (gli Alevadi di Larissa),
spedizione che però non ebbe significativi successi.

→ Dopo gli anni (481-477) in cui aveva esercitato un ruolo fondamentale nella storia nazionale greca,
Sparta, pur forte di grande prestigio, rientra in una dimensione politica quasi regionale; Atene
invece, in una lega di cui detiene ormai l’egemonia, procede per libero e autonomo consenso degli
alleati Ioni, ad un’organizzazione sistematica dei rapporti andatisi annodando intorno ad essa:
siamo all’alba della costruzione della Lega Navale Ateniese (478-477), che segnerà la nascita della
politica imperialistica ateniese e uno dei motivi della Guerra del Peloponneso.

[Aggiunta di appunti Vannicelli : NON E’ UN CASO che Erodoto abbia deciso di far finire le sue Storie con la
presa da parte dei Greci di Sesto,478, (roccaforte Persiana), perché anche se in realtà la guerra con i Persiani
finirà ufficialmente solo nel 449 con la Pace di Callia, la presa di Sesto indica un evento fondamentale, la
prima azione anti-persiana compiuta, sotto la guida di Atene, dalla Lega greca, che era nata nel 481, e che
fino a quel momento era stata a guida Spartana (nascita Lega Navale Ateniese). E NON E’ ANCORA UN
CASO che Tucidide, nei primi capitoli delle sue Storie (i capitoli della famosa Arcaiologhia, in cui riassume
tutti gli eventi che hanno preceduto l’inizio della guerra del peloponneso, visti come sue cause) parli proprio
del passaggio della Lega Antipersiana da guida Spartana a guida Ateniese, ossia sostanzialmente del 477,
quando a Sesto, estromessi gli Spartani dalla Lega, gli Ateniesi la trasformano nella Lega Navale Ateniese,
strumento che poi sapranno utilizzare per fondare la loro politica imperialistica].

8. Le città di MAGNA GRECIA e SICILIA fino alla tirannide dei Dinomenidi a Siracusa

Il VI secolo è il periodo di massima fioritura della Magna Grecia, a cui corrispondono spinte
espansionistiche, volte a modificare le delimitazioni areali originarie. Il periodo in cui la denominazione di
Megále Hellás è stata più calzante è proprio questo, in cui le città achee si impegnarono a costituire un’area
unitaria e a cancellare ogni traccia d'intrusione.

La guerra vinta dagli Achei contro i Siri (575), e quella perduta dai Crotoniati contro i Locresi (battaglia della
Sagra, 550), hanno ancora l’aspetto di comuni conflitti arcaici territoriali; mentre lo scontro tra Crotone e
Sibari (510), culminante nella distruzione di questa, si arricchisce di un motivo ideologico: a Sibari
l'aristocrazia era oppressa dalla tirannide di Telys , 500 aristocratici ottengono asilo a Crotone, Telys ne
chiede l’estradizione, ma da parte di Crotone concederla significava acquiescenza, negarla significava la
guerra. Pitagora, da anni gran consigliere dell'aristocrazia crotoniate, è il promotore del riarmo morale e
materiale della città, spinge e convince alla guerra. Sibari viene distrutta dopo un assedio di 70 giorni, e ciò
si ripercuote negativamente su Pitagora e i suoi: alla tesi degli estremisti (tendenza oligarchica o popolare)
della necessità di distribuire le terre strappate ai Sibariti, si contrappone la tesi pitagorica di gestione
comunitaria della terra (teoria della 'terra indivisa'): apparentemente Pitagora ha dalla sua la città, ma la sua
sede (synhédrion) viene incendiata e lui costretto a peregrinazioni, fino alla fuga a Metaponto, dove morirà.
Formalmente il motivo dei disordini antipitagorici sta nel sospetto che Pitagora e i suoi 300 mirassero a
instaurare una tirannide (che in tale periodo in Grecia equivale a un aspro conflitto con l’aristocrazia).

Le tirannidi di Sicilia si rivelano come la formula di governo più adatta alle prospettive di un incremento
territoriale di alcune città in epoca post-arcaica: così Cleandro governa tirannicamente Gela per 7 anni
(508/498), e per altri 7 gli succede il fratello Ippocrate (498/491), che tenta di costituire un territorio
ampio e continuo. Nelle tirannidi siceliote di V secolo i progetti espansionistici, le prospettive d'ordine
territoriale e militare prevalgono sulle scelte sociali antiaristocratiche (per esempio Gelone, successore
di Ipppocrate a Gela nel 491 e poi tiranno di Siracusa, aveva un rapporto positivo con i proprietari
terrieri). Quando il modello espansionistico viene assunto anche da Terone di Agrigento, in un'area
vicina al dominio di Cartagine, questa reagisce immediatamente: l’attivismo cartaginese è la risposta
all'atteggiamento ormai nuovo dei Greci verso il territorio. La nuova politica inoltre trova espressione
anche in alleanze matrimoniali.

Quando Terillo, tiranno di Imera, cacciato da Terone, si rivolse ai Punici, questi intervennero con un esercito
sbarcando a Panormo, e muovendo all’assedio di Imera, controllata da Terone; ma Gelone, divenuto
tiranno di Siracusa decide di aiutare il fratello Terone e annienta i Cartaginesi: lo scontro, secondo Erodoto,
è avvenuto nello stesso giorno della battaglia di Salamina (estate del 480). Gelone, pur interessato
all’espansione territoriale, concede la pace ai Cartaginesi in cambio del pagamento di 2.000 talenti. A
Gelone, morto nel 478, non può succedere il figlio impubere, e quindi sale al potere il fratello Ierone, con
cui si accentuano gli aspetti personali del potere: intorno a lui si costituisce una vera corte, a cui
partecipano i più grandi poeti greci come Simonide, Eschilo, Pindaro, ecc. Egli riprende la spinta
espansionistica, assoggetta Catania, e ne trasferisce gli abitanti a Leontini, ne sostituisce la popolazione con
nuovi abitanti (siracusani, mercenari peloponnesiaci) e la ridenomina Etna. Negli anni di Ierone, Messana è
ancora strettamente collegata a Reggio, ma al di là dello Stretto Ierone non manca di far sentire la sua voce,
ma con l'allontanarsi dall'area etnea, la politica di Ierone si presenta solo come intervento occasionale,
impegno militare circoscritto, manifestazione di presenza e ricerca di una posizione egemonica, non
annessione territoriale.

Nel 474 intervenne in favore di Cuma, sconfiggendo la flotta etrusca, ma semplicemente installò a Pitecussa
(Ischia) un presidio siracusano, presto rimosso per incessanti fenomeni tellurici; a Pitecussa sopraggiunse
poi il dominio di Neapolis.

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