Sei sulla pagina 1di 4

ERODOTO

Pagina 271 versione 217

Come d’abitudine, Erodoto distingue ciò che è frutto di autopsia e di opinione personale dalle informazioni ricevute
da altri, eventualmente arricchite con qualche particolare da lui stesso osservato. È ciò che avviene in questo passo,
dove sono ricordate le iniziative prese da Min (o Menes), considerato il primo re d’Egitto, nella sistemazione della
città di Menfi.

Fino a questo momento sono l’osservazione mia e il ragionamrtno e l’indagine che dicono questa cose: da questo
punto in avanti vado a dire/raccontare (

fFino a questo momento sono l’osservazione mia e il ragionamento e l’indagine che dicono queste cose: da questo
punto in avanti vado a dire/raccontare (vero ereon con valenza finale) gli egizi gli Egizi secondo quanto sentivo;
aggiungerò a queste cose qualcosa della mia osservazione. I sacerdoti raccontavano che Min, che aveva governato
per primo l’Egitto/quando per primo regnò l’Egitto, protesse Menfi con una diga. Tutto il fiume infattifiume, infatti,
scorreva lungo la montagna sabbiosa presso la Libia, dove Min a 100 stadi da Menfi, arginando l’ansa quella verso
mezzogiorno, prosciugò l’antico letto, e il fiume scorreva, convogliato tramite i canali, in mezzo ai monti.

Infatti (i sacerdoti dicono che) il fiume tutto quanto scorreva presso la montagna sabbiosa verso la Libia e in quel
punto Min, a circa 100 stadi da Menfi, arginò l’ansa, quella verso sud/mezzogiorno, e prosciugò l’antico letto,
incanalò il fiume al centro dei monti affichèaffiche scorresse.

Ancora oggi quest’ansa del Nilo affinchèaffinché scorra essendo arginato ogni anno; se infatti il fiume vorrà
straripare/rompere gli argini da questa parte qui c’è pericolo per tutta quanta Menfi di essere sommersa. Quando da
questo Min, che è stato il primo re, la terra arginata è stata predisposta, allora in questa porzione di terra fondò
questa cittàcittà, la quale che si chiama ora Menfi.

Perciò io vado da ciò chiedendo i discorsi egiziani che sentivano.

...

I sacerdoti raccontavano ciò: Min, primo re d’Egitto, arginò/protesse con una diga Menfi. Infatti il fiume scorreva a
fianco del monte sabbioso presso la Libia,

Pagina 272 versione 219

L’incontro tra Solone e Creso, avvenuto durante il viaggio del legislatore ateniese in Lidia, è l’occasione per una
riflessione sulla caducità di tutto ciò che è mondano, futile e fugace, in particolare a proposito della ricchezza e della
felicità.

Oh Creso, so che ogni dio è invidioso e confuso e mi interroghi sulle vicende degli uomini. Infatti, in un lungo tempo è
possibile vedere da una parte molte cose che nessuno vuole/desidera, dall’altra anche subirne molte. Così dunque,
oh Creso, ogni uomo è completamente in balia degli eventi. Mi sembra che tu abbia molte ricchezze e sia sovrano di
molti uomini. Prima che io mi sia reso conto che tu hai finito felicemente la vita, non ti dico questo che tu chiedi a
me. Infatti, la persona molto ricca non è in alcun modo più felice di quello che ha solo il necessario per sopravvivere,
se la sorte non lo sostenesse a finire bene pur avendo tutte le cose buone. Tra gli uomini, molti ricchissimi sono
infelici, mentre molti, pur avendo una vita misurata, sono felici.
Pagina 277 versione 226

Nella città di Sarsi si trovava a essere il re Serse da quel tempo,, qualora facesse queste cose, Dopo aver combinato (il
matrimonio) /messe a posto e fatte le offerte consuete partì per Susa; quando giunse la e condusse presso se stesso
la moglie a Dario, nello stesso luogo si allontano dalla donna di Masiste, egli, avendo cambiato parere si era
innamorato della donna di Dario, figlia di Masiste e la otteneva; il nome di questa donna era Artante.Pagina 275
versione 222

Mentre il re persiano Cambise è impegnato in una spedizione in Egitto, un'impostora della casta dei Magi, Smerdi,
organizza un colpo di Stato, ma di lì a poco viene ucciso dai nobili persiani riuniti in una congiura. Fra essi Otane,
Megabizo e Dario discutono sulla nuova organizzazione politica della Persia, pronunciando tre discorsi
rispettivamente a favore del governo democratico, aristocratico e monarchico. Primo a prendere la parola è Otane,
che polemizza contro il governo di uno solo, giudicato insolente, arrogante e invidioso.

Otane ordinava ai Persiani di rimettere il potere al centro dicendo queste cose: “Mi sembra che uno di noi non sia
più monarca., infatti non è né piacevole, né favorevole. Voi vedete infatti fin dove è arrivata l’arroganza di Cambise, e
avete partecipato alla prepotenza di Mago. Come potrebbe essere una cosa conveniente la monarchia per la quale è
possibile fare senza obiezioni le cose che vuole. E infatti potrebbe collocare colui che eventualmente è in questa il
migliore fra tutti gli uomini al di sopra delle leggi che sono abituali. Infatti deriva a lui l’arroganza dai beni presenti,
fin dall’antico l’invidia è connaturata all’uomo. Avendo queste due caratteristiche, ha la stoltezza/malvagità
completa. Da una parte, spinto dalla violenza, compie molte azioni sia indegne, e dall’altra (spinto) dall’invidia.
Pagina 275 versione 223

Nella seconda parte del suo discorso Otane mette in luce i lati positivi del governo del popolo: le magistrature sono
estratte a sorte, tutti i decreti vengono approvati dall’assemblea e regna l’isonomia, l’eguaglianza giuridica dei
cittadini.

Anche se sarebbe necessario che il tiranno fosse un uomo non invidioso, poiché ha tutti i beni.“Anche se sarebbe
necessario che il tiranno fosse un uomo non invidioso, perché ha tutti i beni, invece, è per natura l’opposto di questo
nei confronti dei cittadini: invidia i migliori che sono attorno e che vivono, si rallegra per i peggiori della città ed è il
migliore ad ammettere le calunnie. La cosa più inadatta fra tutte: qualora, infatti, lo lodi fuori misura, si stupisce per il
fatto che è lodato eccessivamente; qualora lo rimproveri eccessivamente, si sdegna per il fatto di essere
rimproverato. Vado a raccontare le cose più importanti: Rimuove le leggi dalla patria, fa violenza alle donne e uccide
senza processo. Il popolo per quanto abbia il potere ha per prima cosa il nome più bello di tutti, isonomia, ma in
secondo luogo il monarca non fa niente di tutto questo: riceve le cariche per sorteggio, ha un potere sottoposto a
rendiconto e porta le decisioni al popolo. Io ritengo che noi, abbandonata la monarchia, faremo accrescere il valore
del popolo; infatti stanno molte cose in questa moltitudine soltanto”. Otane quindi esprimeva questa proposta.

Pagina 275 versione 224

Pur condividendo la polemica di Otane contro il governo di uno solo, Megabizo critica duramente anche la
moltitudine del popolo, priva di intelligenza, insolente, buona a nulla.

Megabizo invece ordinava di affidarsi all’oligarchia, dicendo queste cose: “Le cose che Otane disse per far cessare la
tirannide, che queste cose siano dette anche da me (che dica anch’o queste cose), queste cose invitano a trasferire il
potere sul popolo, ha sbagliato nella sua valutazione migliore. Nulla, infatti, è più insensato né più insolente di una
massa inutile. Davvero è cosa assolutamente intollerabile che gli uomini, fuggendo la tracotanza di un tiranno,
cadano nella tracotanza di una massa senza freni. Infatti, mentre quello (il tiranno) se fa qualcosa, agisce
comprendendo/rendendosene conto, il popolo, invece, non ha neppure capacità di discernimento. Come infatti
potrebbe sapere chi non è stato istruito né ha visto nulla di bello né di personale, e sconvolge, precipitandovi sopra,
gli avvenimenti, senza discernimento, simile a un fiume impetuoso? Si servano quindi di un governo del popolo quelli
che vogliono male ai Persiani, noi invece, dopo aver scelto un gruppo di uomini tra i migliori, affidiamo il potere a
costoro; fra questi, infatti, saremo anche noi stessi; dagli uomini migliori infatti è naturale che derivino le decisioni
migliori”. Megabizo quindi esponeva questa opinione.

Pagina 276 versione 225

Dario approva l’attacco di Megabizo alla democrazia, ma critica anche il governo dei pochi, l’oligarchia, perché fonte
di inimicizie come il governo democratico. Esalta invece il re come una vera guida del popolo.

Per terzo Dario rivelò la sua opinione dicendo: “A me le cose che dice Megabizo riguardo il popolo sembra le abbia
dette correttamente, le cose all’oligarchia non correttamente. Essendoci tre forme di governo ed essendo tutte
eccellenti a parole, la democrazia e l’oligarchia e la monarchia, io dico che quest’ultima è preferibile di molto. Niente
potrebbe apparire migliore di un uomo solo eccellente, e valendosi di questa sua saggezza egli potrebbe governare
in modo perfetto il popolo, e così potrebbero essere tenute nascoste le decisioni contro gli uomini nemici in modo
eccellente. Nell’oligarchia ai molti che impiegano il valore per gli affari comuni di solito capitano (è abitudine di); ma
questo solo volendo ciascuno essere il primo e vincere con la (propria) opinione, giunse a grandi inimicizie tra loro,
da queste nascono discordie, dalle discordie stragi, e dalle stragi si arriva alla monarchia; e in questo si dimostra
quanto questi (regime) sia il migliore.”

Pagina 277 versione 226

Anche in amore Serse si dimostra ὑβριστής e, pur di soddisfare le sue “voglie”, non rispetta nemmeno i rapporti di
parentela. Invaghitosi della moglie di suo fratello Masiste, escogita un espediente per riuscire a conquistarla; ma il
suo volubile desiderio si rivolge presto verso la giovane moglie di suo figlio Dario.

Nella città di Sarsi si trovava a essere il re Serse da quel tempo, dopo che, poiché aveva subito una sconfitta in una
battaglia navale da parte degli Ateniesi, fuggendo, andò via. allora, mentre si trovava nella città di Sarsi, si innamorò
della moglie di Masiste, poiché anche lei si trovava lì. Non poteva essere conquistata da lui che mandava un
messaggio né esercitava violenza essendo preoccupato per il fratello Masiste (allo stesso modo capiva ciò, infatti ben
sapeva che non avrebbe subito violenza, e proteggeva la donna). Dunque, Serse, che si trovava lontano dalle altre
cose, organizza queste nozze del proprio figlio Dario con la figlia di questa donna e di Masiste, poiché pensava che,
qualora facesse queste cose, avrebbe avuto più gloria/più luce. Dopo aver combinato (il matrimonio) /messe a posto
e fatte le offerte consuete partì per Susa; quando giunse la e condusse presso se stesso la moglie a Dario, nello
stesso luogo si allontano dalla donna di Masiste, egli, avendo cambiato parere si era innamorato della donna di
Dario, figlia di Masiste e la otteneva; il nome di questa donna era Artante.

Pagina 278??? versione 228

Dal momento che gli altri persiani stavano in silenzio neon osavano dimostrare un parere contrario a quello che c’era
(a quello presentato), Artabano, che era zio di Serse e anche consigliere di Serse diceva ciò: “Tu, o re, sei sul punto di
fare una spedizione militare contro gli uomini, che si dice siano i migliori per terra e per mare. Ciò per loro è
pericoloso, e giusto che io dica a te. Tu dici che dopo ave aggiogato l’Ellesponto di guidare l’esercito attraverso
l’Europa verso la Grecia.

Pagina 281 versione 234

Dopo la disfatta di Salamina (480 a.C.), Serse, consapevole ormai del coraggio e della forza degli Ateniesi, ordina al
generale Mardonio, stanziato in Tessaglia, di tentare un accordo con Atene. Viene invitato come ambasciatore
Alessandro, un macedone imparentato con i Persiani e al tempo stesso noto agli Ateniesi come loro benefattore e
prosseno.

Agli ateniesi risposero così ad Alessandro: “Anche noi, perciò, sappiamo che l’esercito ai Medi è molte volte più
grande/numeroso rispetto che a noi/del nostro, così che (non c’è affatto bisogno di questo cioè di) non è necessario
che tu (ce) lo rinfacci. Ma ugualmente desiderando la libertà ci difenderemo così come eventualmente ci sia
possibile/si possa. A stringere un accordo con il barbaro né tu cerchi di convincere noi, né noi saremo convinti.
Dunque, riferisci a Mardonio come/quanto dicono gli Ateniesi, finché il sole c’è e percorre la stessa strada, noi non
stringeremo un accordo con Serse. Ma procediamo contro di lui difendendoci/combattendo fiduciosi negli dèi come
alleati e eroi, ai quali egli non avendo rispetto alcuno incendiò i templi e le statue/offerte votive. Tu ascoltando per il
futuro queste parole non mostrarti tale agli Ateniesi, e non, pur sembrando di rendere un buon aiuto agli Ateniesi,
comandare di compiere atti iniqui/empi; infatti non vogliamo che qualcuno (nessuno) privo di grazia per mano degli
Ateniesi soffra essendo/poiché è/anche sé è prosseno e anche amico.”

Potrebbero piacerti anche