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LA VIA CAMPANA
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI
1
Si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alle graziamento va a tutti coloro che nelle Soprintendenze di
ricerche sul campo, in particolare G. Ricci e A. De Tom- Ostia e Roma, a diverso titolo, hanno facilitato questo
masi, autori dello scavo, con i quali abbiamo condiviso lavoro.
l’analisi dei dati, E. Spagnoli per i reperti numismatici, 2
Cfr. Serlorenzi 2002, p. 359-364; Serlorenzi et alii
A. Carandini, F. Catalli, P. Fortini, A. Fraschetti, 2004.
M. Munzi, F. Senatore, L. Serlorenzi, J. Scheid e A. Sokol 3
In questa sede si commenteranno anche i «reperti
per aver letto il testo e discusso le interpretazioni pro- particolari» (conchiglia, osso umano, pomello in ferro e
poste. Inoltre la nostra gratitudine va a P. Catalano, borchietta in bronzo) non trattati in Serlorenzi et alii
F. Ceci, A. De Santis, R. Sebastiani, A. Delfino, I. De Luca, 2004; le prime interpretazioni dei contesti repubblicani si
A. Duranti e L. Spada (laboratorio di restauro della trovano in : Di Giuseppe-Serlorenzi 2008.
Soprintendenza di Ostia) che hanno fornito un utile sup- 4
Cfr. anche Morelli et alii in questo volume.
porto per l’identificazione di alcuni oggetti. Un ultimo rin- 5
Cfr. CD-Rom, scheda C. 19.
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574 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
Fig. 1 – Nel riquadro localizzazione dell’area di scavo, in dettaglio posizionamento dei saggi di scavo. 1 – struttura lineare
provvisoria, 2 – polla vicino ad una canaletta fittile che ne doveva convogliare l’acqua, 3-5 bonifica del terreno con ghiaia.
creare una depressione (fig. 3), entro la quale è accertata, tuttavia si può ipotizzare che ser-
stendere il sottofondo stradale costituito da un vissero come segnacoli, forse basi di miliari
compatto strato di schegge di tufo di piccole e stradali. La carreggiata, costituita anch’essa da
medie dimensioni; tale strato di preparazione elementi di tufo appena sbozzati e legati
è assente nella parte centrale, in cui infatti si insieme da limo argilloso, si presenta partico-
registra un cedimento della strada. larmente consunta dal prolungato passaggio
La strada vera e propria (US 149; fig. 4) è dei carri (fig. 5). Tale usura ha inoltre eroso
costituita da larghe crepidini laterali, realiz- quasi completamente il pavimentum origi-
zate con lo stesso materiale previsto nello nario che doveva essere costituito da un com-
strato di preparazione, la cui superficie è incli- patto strato di ghiaia. Il materiale ceramico
nata verso il centro della carreggiata. All’in- proveniente dagli strati di costruzione (US 55
terno d’entrambi i marciapiedi, sui lati opposti e 149) risulta essere di grande interesse per
della strada, si trovano due blocchi di tufo per- omogeneità cronologica e per composizione
fettamente squadrati delle dimensioni di circa ed è ascrivibile alla fine del IV-prima metà del
m 0,50 per lato. La loro specifica funzione non III secolo a.C.
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 575
L’originario manto stradale è interessato, 147), che a distanza di poco tempo viene col-
nell’area centrale dello scavo, da alcuni inter- mata (US 133). Più complessa è la situazione
venti costruttivi che seguono di poco l’allesti- dell’US 147, di dimensioni cospicue (larghezza
mento del percorso (fig. 6). L’ultimo di essi è m 2,60, lunghezza m 7,80, profondità m 0,30),
costituito da una piccola fossa (US 148) prati-
cata sulla superficie della massicciata (US
.
576 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
6
Serlorenzi et alii 2004, p. 60. 9
Cfr. Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44.
7
Serlorenzi et alii 2004, p. 60-66. 10
Lanciani 1868, p. 144-195; CIL XIV, 4285.
8
Tali argomenti sono stati già affrontati in Serlorenzi 11
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 46.
et alii 2004, p. 96-97.
.
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI
Fig. 7 – Pianta e sezione delle due fosse sovrapposte (US 157 e 148) riempite da US 147 e 133 (disegno di A. De Tommasi).
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI
Fig. 8 – Ricostruzione topografica dell’area e del percorso della via Campana. In grigio scuro (lettere A-E) le aree indagate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici
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di Ostia. 1. Tempio di Portunus. 2. Tratto della via Portuense visibile dalle fotografie aeree. 3. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto al km 19,700 nel 1973.
4. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto al km 17,500 nel 1996. 5. Impianto rustico di fine IV-II sec. a.C. 6. Sepolture e canaletta di età repubblicana. 7. Impian-
to rustico e sepolture di fine del IV-III sec. a.C. 8. Polla. 9. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto a via Sabadino nel 2001. 10. Tratto della via Portuense visibile
dalle fotografie aeree. 11. Ponte Galeria (disegno di A. De Tommasi).
580 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
rese12. La presenza delle saline viene inoltre ad alla porta Portese, per dividersi più avanti in
essere testimoniata da alcuni edifici che sem- località Pozzo Pantaleo distante circa due chi-
brano aver avuto la funzione di depositi del lometri dalle mura Aureliane. In questo punto
sale prima che fosse trasportato e commercia- la strada è ben conosciuta, grazie ai vari son-
lizzato altrove. Queste strutture, secondo gli daggi archeologici effettuati a partire dalla
autori, potrebbero aver avuto una funzione fine dell’Ottocento16.
mista, fungendo contemporaneamente anche Superato questo punto la via Campana pie-
da alloggi per coloro che lavoravano negli gava verso il fiume seguendo all’incirca il trac-
impianti13. ciato della via Magliana. Tra il quinto e il sesto
La connotazione specifica dell’area fu miglio, la strada incontrava il santuario della
quindi intrinsecamente legata allo sfrutta- Dea Dia e poco dopo l’altro tempio dedicato a
mento del sale, che diventa l’elemento condi- Fors Fortuna17 ; entrambi segnavano in que-
zionante dell’occupazione della stessa fino alla st’area il confine dell’ager Romanus antiquus.
costruzione del porto di Roma, mentre il polo Oltrepassati tali confini la via Campana,
catalizzatore del popolamento è rappresentato con molta probabilità continuando a costeg-
dalla via Campana, che vincola la localizza- giare il Tevere, entrava in pieno suburbio. Da
zione degli insediamenti situati tra Ponte qui fino a Ponte Galeria non sono stati ancora
Galeria e il mare. registrati resti archeologici, ad esclusione del
Per quanto riguarda il percorso della recente ritrovamento di due ponti stradali
strada, anche se le nuove ricerche hanno chia- d’età imperiale prospicienti il Tevere, non
rito molti dubbi, esistono ancora elementi di direttamente pertinenti alla via Campana ma
incertezza e vuoti di conoscenza per alcune con molta probabilità ad una viabilità ad essa
parti del tracciato, a partire dal suo punto di afferente18. Ugualmente sconosciuto è il punto
origine14. La strada, uscita dalla porta Trige- esatto in cui la strada superava il fosso
mina delle mura Serviane, raggiungeva il Galeria. Per una serie di considerazioni di
primo importante insediamento cultuale posto carattere toponomastico, legate più alla topo-
al primo miglio : il santuario di Fors Fortuna15. grafia dell’area in età medievale19, si è portati a
In età imperiale la via Campana e la via Por- credere che il ponte antico non doveva trovarsi
tuense condivideranno lo stesso percorso fino troppo lontano da quello attuale 20.
12
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44. Gli autori mettono in Brevi note sugli aggiornamenti di ogni campagna di scavo
relazione diretta con le saline alcune canalizzazioni rinve- si trovano in Broise-Scheid 1986, p. 399; 1987a, p. 500-
nute all’interno dell’area dell’aeroporto Leonardo da Vinci. 501; 1988, p. 527-528; 1989, p. 514-516.
13
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44-48. Completano il 18
Catalli 1993, p. 109-112.
quadro topografico relativo a questo periodo due impianti 19
Nei pressi del ponte attuale è presente un casale in
rustici databili alla fine del IV-III secolo a.C. : Petriaggi et un’area denominata la « Chiesuola », toponimo che
alii 1995, p. 363-368. potrebbe essere connesso con la domusculta realizzata da
14
Cfr. Scheid 2004a, p. 56-58; Coarelli 1992, p. 39-54. Adriano I a Ponte Galeria, L. P. I, p. 502 : posita in via Por-
15
Riguardo l’ubicazione di questo edificio cfr. Coarelli tuense, miliario ab urbe Roma plus minus duodecimo, cum
1992, p. 39-54. fundis et casalibus, vineis acquimolis [...] et lecticaria qui
16
L’area è quella compresa fra le vie Portuense, Majo- vocatur Asprula. Sull’identificazione della domusculta
rana, Magliana antica e la ferrovia Roma-Pisa : NSA, 1887, Galeria cfr. Tomassetti 1979, p. 413; De Francesco 2004,
p. 144; NSA, 1909, p. 44; da ultimo lo scavo di L. Cianfri- p. 263-267 con bibl. prec.
glia (1986-1987). Lo scavo ha interessato anche una por- 20
Nel tratto da noi scavato, la via Portuense vive senza
zione dell’estesa necropoli già individuata in precedenza soluzione di continuità dal III secolo a.C. fino al XVI
(NSA, 1886, p. 147; NSA, 1887, p. 21; in particolare Feletti secolo d.C. Va infine ricordato che nel 1905, in prossimità
Maj 1957, p. 336-358). del Casale di Ponte Galeria si rinvennero resti di sepolcri
17
Per il santuario della Dea Dia : Coarelli 1981, p. 211- in laterizio d’età romana : NSA, 1905, p. 101. Il ponte
213; Scheid-Broise 1978, p. 75-77; Iid. 1980, p. 215-284; romano era con molta probabilità ancora visibile nel 1548,
Iid. 1982, p. 197-213; Scheid 1987; 1990. Per il santuario di se il Boccamazza (1548, p. 73) indica la strada «che va al
Fors Fortuna : Scheid 1976, p. 642; Coarelli 1981, p. 212; ponte di pietra che è sopra il Galera». Si ringrazia Sergio
Scheid-Broise 1985, p. 542-544; Scheid 1987, p. 583-597. Mineo per la segnalazione di questa fonte.
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 581
Per quanto riguarda invece il percorso da direzione precedente per poi attraversare dia-
Ponte Galeria fino alle saline, dal momento gonalmente la pianura e tornare a costeggiare
che è stato rinvenuto un unico tratto di strada, il Tevere. Ciò è dimostrato dal fatto che, se si
è possibile tentare la ricostruzione del trac- prolunga l’orientamento verso N del tratto rin-
ciato basandosi sui dati relativi alla viabilità venuto, si arriva prima a via Sabbadino 22
d’età imperiale. Del resto, come già ampia- (fig. 8, n. 9) e da qui la strada prosegue in dire-
mente spiegato altrove 21, quando Claudio zione del casale del «Lattesano», come sem-
costruì il porto non ebbe la necessità di cam- brano indicare le tracce presenti sulle foto-
biare percorso alla via Campana, in quanto grafie aeree (fig. 9, foto aerea). Per questo
essa attraversava una piana alluvionale senza motivo bisogna ipotizzare che, ad un certo
ostacoli particolari, ma si limitò a compiere un punto, tra la fine della traccia presente nelle
totale restauro utilizzando l’antico tracciato foto (fig. 8, n. 10) e il casale, la strada piegasse
come massicciata della nuova viabilità. Allo per raggiungere il ponte sul fosso Galeria
stesso modo Traiano innalzerà la nuova strada (fig. 8, n. 11) 23.
costruendo dei muri laterali di contenimento Tornando all’area della nostra indagine,
ai lati dei tracciati precedenti. occorre sottolineare che in questo punto anche
Una volta superato Ponte Galeria (fig. 8, sulla via Campana dovevano trovarsi uno o più
n. 11) la strada, anziché piegare subito verso il ponti che superavano una zona acquitrinosa,
fiume, doveva continuare per un tratto sulla come è stato possibile osservare per la fase di
Fig. 9 – Foto aerea. Le frecce indicano le tracce maggiormente visibili, la linea nera l’orientamento della strada.
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582 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
età imperiale (fig. 2). Le ricerche hanno infatti le saline fossero localizzate a E e a S intorno
messo in luce alcune zone in cui, oltre ai ponti, allo stagno di Maccarese, la strada doveva pie-
furono realizzati altri apprestamenti per boni- gare sulla destra intorno al km 20 della via Por-
ficare questi terreni dal carattere paludoso tuense moderna : se avesse deviato prima, la
dovuto in massima parte a fenomeni di polle via Campana di fatto doveva essere rintrac-
sorgive, una delle quali è stata individuata poco ciata nell’area C dei nuovi scavi (fig. 8). Si deve
più a N della strada (fig. 2 e fig. 8, n. 8) 24. Una allora ipotizzare che gli impianti originali delle
conferma della presenza di un’area paludosa saline si trovassero nella parte S dello stagno di
vicino Ponte Galeria si ha ancora in una bolla Maccarese, ovvero poco più a N del futuro
di Benedetto VIII del 1 agosto del 1018 in cui si bacino esagonale del porto di Traiano, come
dice : [...] terminis limitibusque suis, terris, sembrerebbe indicare il percorso fin qui
casalib(us), sylvis atque pantanis, cum ponte et seguito dalla strada. Infatti se le saline fossero
ipsum vicum qui vocatur Galeria [...] 25. Del state nel lato E dello stagno, la via Campana
resto ancora nel 1660 esisteva, approssimativa- avrebbe avuto un tracciato inspiegabilmente
mente nello stesso punto, un piccolo stagno tortuoso discendendo prima verso il Tevere,
attraversato da una strada, come mostra una per poi risalire più o meno alla stessa altezza
pianta del Catasto Alessandrino nella cui dida- circa due chilometri dopo, quando invece
scalia relativa al numero XXVIII si legge : avrebbe potuto raggiungere quella posizione
« ponte rotto che segue passato ponte più direttamente con un percorso simile a
Galeria» 26. Purtroppo nel breve tratto scavato quello seguito dalla moderna autostrada
della via Campana (saggio C) non sono stati Roma-Fiumicino. Questa deviazione della via
riscontrati indizi strutturali legati alla presenza Campana verso il fiume deve essere giustificata
del ponte; la sua posizione andrebbe quindi da una diversa posizione delle saline primitive,
ricercata in un’area posta poco più a NE, in cor- da localizzarsi appunto a S dello stagno di
rispondenza forse dei viadotti di età traianea, Maccarese; molto probabilmente solo in epoca
in cui lo scavo si è arrestato ai livelli imperiali. successiva esse si ampliarono trovando nuovo
A S invece la strada traianea si dirigeva con spazio lungo il lato orientale dello stagno, per
lo stesso orientamento verso il Tevere, come cui si può immaginare che in questa fase ven-
dimostrano i segmenti rinvenuti a S della Por- nero probabilmente costruiti nuovi elementi
tuense moderna (fig. 8, n. 4); raggiunta l’antica stradali di collegamento fra i diversi impianti.
ansa del fiume, più arretrata dell’attuale 27, la Rimane un ultimo punto problematico da
strada doveva costeggiare il corso d’acqua fino prendere in considerazione, che riguarda il
a raggiungere l’altro tratto individuato al km percorso della via Campana delle origini, rea-
19,700 (fig. 8, n. 3) e da qui si avviava in città lizzata quando ancora la sponda destra del
passando a destra del tempio di Portumnus Tevere era controllata dagli Etruschi prima
(fig. 8, n. 2 e 1). che i Romani conquistassero Veio. L’unica
È evidente che la via Campana, non ipotesi che al momento è possibile avanzare,
dovendo raggiungere lo scalo commerciale non essendoci ritrovamenti archeologici in
bensì le saline, seguiva nell’ultimo tratto un un’area ormai consistentemente sondata, è che
percorso differente. Grazie alle indagini questa prima percorrenza si trovasse al di
recenti, pur con tutta la cautela necessaria, si sotto di tutte le altre strade. Lo scavo per alle-
possono esprimere nuove ipotesi circa la parte stire gli strati di preparazione della via Cam-
finale del tracciato 28. Ammettendo infatti che pana potrebbero aver eliminato le tracce del-
24
Serlorenzi et alii 2004, p. 53. L’attività di risorgive è 27
Arnoldus Huyzendveld 2004a, p. 98-99 fig. 36.
stata recentemente confermata dalle indagini archeolo- 28
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44-48 fig. 2, dove sono
giche condotte per la Fiera di Roma : Morelli et alii in riportate le nuove aree di scavo. In questa ricostruzione
questo volume; Tuccimei et alii 2007. non si è potuto tener conto delle successive indagini
25
Tomassetti 1979, p. 411. archeologiche della SBAO, ancora inedite, che potrebbero
26
Per la discussione di questa planimetria cfr. chiarire alcune problematiche qui evidenziate.
Petriaggi-Vittori-Vori 2001, p. 149-150 nota 20.
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 583
l’originale percorrenza che s’immagina via Campana non proviene materiale residuale
costruttivamente più semplice rispetto alla che possa darci quantomeno un indizio della
strada di età medio-repubblicana. Tuttavia va frequentazione dell’area in un periodo prece-
ricordato che dagli strati di costruzione della dente la fine del IV secolo a.C. 29.
M.S.
I contesti della via Campana e il rito di costru- I contesti che ci interessano riguardano
zione 30 l’originario piano di campagna (US 55) 32, il
manto stradale glareato (US 149) 33, un depo-
In questa sede si intende focalizzare l’atten- sito individuato in un punto in cui la strada si
zione sui contesti di materiali restituiti dalla via interrompe (US 147) 34 e il riempimento (US
Campana, presentati in via preliminare in altra 133) 35 di una piccola fossa (US 148), scavata
sede 31 e meritevoli ora di maggiore attenzione nell’US 147, tutti databili coerentemente entro
per gli spunti che hanno offerto circa alcuni il primo trentennio del III secolo a.C. 36.
aspetti ancora poco noti della viabilità antica. Un gruppo di materiali particolarmente
Oggetto dell’approfondimento sarà l’insieme interessante è quello rinvenuto nello strato
degli strati relativi al periodo 1 della strada (in (US 55) situato immediatamente al di sotto
cronologia assoluta fine del IV secolo a.C.- della massicciata della prima strada e che
epoca claudia) individuati all’interno del saggio potremmo definire di fondazione. Esso è com-
C; non verranno tuttavia tralasciati i reperti posto da frammenti relativi ad un piattello
residui rinvenuti nei due livelli stradali supe- Genucilia 37 (fig. 10, n. 1), due coppe di cera-
riori, di epoca claudia e traianea, laddove questi mica a vernice nera 38 (fig. 10, n. 2), un mor-
serviranno a far luce sulle azioni più antiche. taio 39 (fig. 10, n. 3) e due bacini 40 (fig. 10,
.
Fig. 10 – Reperti ceramici dalla via Campana. Salvo indicazione contraria la scala è 1: 3. US 55. 1. Piattello Genucilia in ceramica etrusca a fi-
gure rosse. 2. Coppa in ceramica a vernice nera. 3. Mortaio (1: 4); 4-5. Bacini (1: 4) in ceramica d’impasto sabbioso. 6-7. Anfore. 8. Piccola
coppa su piede (Thymiaterion?) in ceramica a vernice rossa. 9. Olla in Internal Slip Ware. 10. Coperchio in ceramica da cucina (disegni di
H. Di Giuseppe, elaborazione di A. De Tommasi).
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 585
n. 4-5) in ceramica d’impasto sabbioso e due non lievitate (libum, turunda), alla base del-
anfore greco-italiche 41 (fig. 10, n. 6-7), forme l’alimentazione degli antichi (Cato Agr., 75) e
nel complesso coeve. Ai reperti ceramici si tra le principali offerte votive 48. I bacini dal-
aggiunge un’unica conchiglia di mare apparte- l’ampio diametro dell’orlo, ugualmente in
nente alla famiglia dei Cardidi (Cerastoderma impasto sabbioso, potevano corredare i
glaucum), su cui torneremo più avanti. mortai, fornendo i supporti necessari per
Le coppe in ceramica a vernice nera appar- mescolare gli ingredienti, ma anche fungere da
tengono al tipo più standardizzato e diffuso contenitori per acqua, latte e materie prime.
del gruppo dell’atelier des petites estampilles 42. Le anfore greco-italiche, infine, rappresentano
La genericità della forma e la semplicità del- i principali contenitori da vino e, vista la loro
l’orlo le rende adatte al consumo di bevande e scarsa attestazione nei contesti coevi 49, dob-
di cibi liquidi e semiliquidi 43. Sulla funzione biamo considerare la loro presenza negli strati
dei piattelli Genucilia invece ancora si discute. della via Campana eccezionale.
Le ridotte dimensioni dell’orlo (diametro circa Nel soprastante strato glareato (US 149)
cm 14), le caratteristiche del bordo pendulo, la sono stati rinvenuti solo frammenti relativi ad
scarsa profondità della vasca e la presenza un’olla in internal slip ware 50 (fig. 10, n. 9), un
costante di decorazioni realizzate con la tec- coperchio in ceramica da cucina (fig. 10,
nica della ceramica a figure rosse o della n. 10), una coppetta miniaturistica in cera-
sovradipintura sono elementi che mal si adat- mica a vernice rossa, assimilabile verosimil-
tano ad un uso domestico 44. La specularità e mente ad un thymiaterion 51 (fig. 10, n. 8),
somiglianza inoltre dell’orlo e del fondo li un’anfora non identificabile e un osso umano,
rende particolarmente simili ai thymiateria, su cui torneremo più avanti.
altra categoria di oggetti dalla valenza simbo- Ancora più interessante e meglio caratteriz-
lica 45. Il frequente rinvenimento dei Genucilia zato sembra il contesto ceramico rinvenuto
in aree sacre e funerarie, comunque, contri- negli strati, che riempiono una lacuna del
buisce a conferire loro, almeno in quei con- piano stradale glareato (US 157 riempito da
testi, l’indubbia funzione di supporti per le 147) e una piccola fossa (US 148 riempito da
offerte o essi stessi offerte votive 46. 133). In questo contesto (US 147) particolar-
Il mortaio (mortarium) di ceramica d’im- mente significativa appare la compresenza di
pasto sabbioso rappresenta una delle forme frammenti di un unico skyphos in ceramica a
più diffuse di ceramica comune dall’epoca vernice nera sovradipinta (fig. 11, n. 11) verosi-
arcaica a quella medio-repubblicana 47 ; serviva milmente usato per una libagione rituale 52,
per triturare con l’ausilio del pilum gli ingre- delle due coppe in ceramica a vernice nera
dienti per preparare la mola salsa e focacce (fig. 11, nn. 12-13) utilizzabili sia per bere sia
41
Vandermersch 1994, p. 81-87. Sulle anfore greco-ita- 2004. La loro presenza nei contesti sacri viene collegata
liche cfr. da ultimo Olcese 2004, p. 173-192. alla preparazione delle offerte alimentari : Angelelli 2001,
42
Denominazione pertinente ad officine attive in molti p. 61-64.
centri urbani dell’area etrusco-laziale tra la fine del IV e il 49
Cfr. R. Volpe in questo volume.
III secolo a.C. Sull’argomento cfr. da ultimo Morel 1998, 50
Per la gamma di confronti cfr. Di Giuseppe 2004,
p. 19-22; Di Giuseppe 2003; 2005b; 2008a. p. 61 nota 53.
43
Bats 1988, p. 71. 51
Una forma simile in ceramica depurata dipinta è
44
Jolivet 1982, p. 118-119. documentata nel tempio Maggiore di Vignale a Falerii
45
Belelli Marchesini 2001, p. 25 scheda I.D.5; Fenelli Veteres : Comella 1986, p. 147, tav. 80, R111.
1989-1990, p. 501-502. 52
In area campana e relativamente all’epoca arcaica è
46
Per la loro destinazione, ad esempio, al culto di Per- stato osservato un uso differenziato dello skyphos nelle
sefone-Cerere : Castrèn 1999, p. 93-110; a quello di tombe femminili e delle kylix in quelle maschili : Pontran-
Ercole : Cristofani 2001, p. 305-309; a quello di Hera : dolfo 1995, p. 183. Non è al momento chiaro se questa
Gentili 2004, p. 309-339. distinzione possa essersi mantenuta anche in epoca elleni-
47
Feruglio 1982, p. 9-20; Massa Pairault 2000, fig. a stica. Per la scarsa presenza degli skyphoi in ceramica a
p. 254; Zifferero 2004. vernice nera sovradipinta rispetto a quelli in ceramica a
48
Ancillotti-Cerri 1996, p. 107-108, 156-158; Zifferero vernice nera cfr. Di Giuseppe-Bousquet – Zampini 2008.
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586 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
per consumare cibi e della coppetta miniaturi- che tali materiali siano finiti del tutto casual-
stica (?) (fig. 11, n. 14) ugualmente in ceramica mente nella terra usata per la realizzazione
a vernice nera. Le forme miniaturistiche della strada. Tuttavia vanno fatte alcune osser-
hanno una valenza simbolica e possono essere vazioni : lo scarso numero dei reperti, la qua-
utilizzate come corredi dei bambini in ambito lità degli stessi, l’estrema selezione dei vasi
funerario, come supporto di piccole offerte di rappresentati da un solo frammento (o quasi)
cibo o come doni votivi da parte degli strati per ogni categoria funzionale, a dispetto del
più umili del ceto sociale 53, ma possono anche fatto che negli strati di costruzione di qua-
trovarsi a chiusura dei depositi di abbandono lunque periodo siamo abituati a documentare
di carattere piaculare e in quelli di fonda- una gran quantità e varietà di classi ceramiche
zione 54. Tra la ceramica d’uso domestico si con ampia ripetizione di forme e tipi, la pre-
annoverano frammenti di un mortaio in cera- senza di più fosse (US 157 e 148) rendono
mica d’impasto sabbioso (assimilabile a verosimile l’idea che la loro deposizione sia il
fig. 10, n. 3) e di due olle di internal slip ware 55 frutto di un’azione intenzionale piuttosto che
(fig. 11, n. 17-18), piuttosto comuni negli inse- il risultato di perdite casuali di singoli pezzi
diamenti di IV e soprattutto fine IV-inizi del avvenute durante la percorrenza della strada. I
III secolo a.C., utilizzate per la bollitura di ali- vasi documentati sembrano far parte di due o
menti grassi e collosi 56. Completa questa sorta forse tre distinte deposizioni rappresentate da
di servizio lo strumentario da acqua e da vino contenitori per la preparazione (mortaio e
composto da frammenti di due brocche, una bacini) e cottura (olle e coperchi) del cibo. Nel
in ceramica depurata 57 (fig. 11, n. 15) e l’altra piattello Genucilia possiamo riconoscere il
in ceramica d’impasto sabbioso 58 (fig. 11, vaso dell’offerta, nelle coppe, nello skyphos,
n. 16), e di due anfore contenenti vino di pro- nelle brocche e nelle anfore lo strumentario
babile origine tirrenica 59 (fig. 11, n. 19) e per una libagione, nel thymiaterion un brucia
punica 60 (fig. 11, n. 20). essenze o una fiaccola per un rito forse legato
Le ragioni che possono aver determinato a divinità ctonie, nella coppa miniaturistica il
simili deposizioni apparentemente in tre supporto per un’offerta simbolica. Le azioni
distinti momenti, piuttosto ravvicinati tra loro rituali possono essere avvenute in occasione
– tra la fine del IV e il primo trentennio del III della purificazione del suolo prima della
secolo a.C. – vanno cercate nel contesto topo- costruzione della strada e durante la costru-
grafico e storico in cui si colloca la strada, zione stessa e sembrerebbero aver previsto la
oltre che nell’insieme di credenze che regola- frantumazione del servizio da offerta, di cui
vano i gesti degli uomini di epoca medio- andavano conservati solo pochi frammenti per
repubblicana. La spiegazione più semplice è vaso (pars pro toto) negli strati relativi 61. Pur-
53
Ad esempio Morel 1989-1990, p. 509; Torelli 1998, 58
Si tratta di una forma rimasta in uso, con poche
p. 123; Grasso 2004, p. 53-72, 78. varianti dell’orlo dall’epoca arcaica a quella medio-repub-
54
Ad esempio Cherubini 2004; D’Alessio-Di Giuseppe blicana. Ager Veientanus, Casale Pian Roseto : Murray
2005; Parra 2005, p. 66; Bailo Modesti et alii 2005, p. 57. Threypland-Torelli 1970, p. 105, fig. 20, F 2. La Giostra :
55
Si citano di seguito solo alcuni confronti. Roma : Moltesen-Brandt 1994, p. 118, fig. 77, 201 (fine IV-inizi III
Mercando 1963-1964, p. 62, tav. 9, 2 (seconda metà III secolo a.C.). Artena : Lambrechts 1989, p. 28, fig. 2, 24
secolo a.C.); Cherubini 2004, p. 2, fig. 3 (fine IV-III secolo (fine IV-inizi III secolo a.C.).
a.C.). Veio, Campetti : Comella-Stefani 1990, p. 161, tav. 59
Vandermersch 1994, tipo MGS V.
58, M192 e 195 (IV-III secolo a.C.). Antemnae : Buonfiglio- 60
Ramòn Torres 1995, T-7.1.2.1 (375-275 a.C.). L’anfora
D’Annibale 1994-1995, p. 268, fig. 101, 15 (V-III secolo è assimilabile ad un tipo rinvenuto in una fossa rituale del
a.C.). Cosa : Dyson 1976, CF25 (275-150 a.C.). Tarquinia : Palatino : Cherubini 2004, p. 4, fig. 16.
Cavagnaro Vanoni 1996, p. 349-354, fig. 123, 5 e 7 61
Sull’uso di tesaurizzare lo strumentario delle offerte,
(seconda metà III secolo a.C.). Lavinium : Guaitoli 1975, ad esempio, nelle Tavole Iguvine cfr. Baldinotti 1995,
p. 429-430, fig. 501, 73 (metà IV-II secolo a.C.). p. 174-175; Ancillotti-Cerri 1996, p. 141 e Cherubini 2004
56
Stanco 2001, p. 97-130. per un deposito di vasi da banchetto relativo allo strato di
57
Dyson 1976, CF72 (275/250-175/150); simile Olcese costruzione (fase medio-repubblicana) della domus Regis
2003a, p. 93, tav. XXIV, 3 (fine IV-inizi III secolo a.C.). Sacrorum sulle pendici settentrionali del Palatino.
.
Fig. 11 – Reperti ceramici dalla via Campana. US 147. 11. Skyphos in ceramica a vernice nera sovradipinta. 12-13. Coppe in ceramica a vernice nera.
14. Coppetta (miniaturistica?) in ceramica a vernice nera. 15-16 Brocche in ceramica depurata e in d’impasto sabbioso. 17-18. Olle in
Internal Slip Ware. 19-20. Anfore. US 133. 21. Coppa in ceramica a vernice nera (disegni di H. Di Giuseppe, elaborazione di A. De Tommasi).
588 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
62
Tra i residui, vale la pena ricordare frammenti di un coppe Morel 2784 : Di Giuseppe 2004, p. 78, tabella 3.
piattello Genucilia, una coppa Morel 2784 in ceramica a 63
Per le modalità di copertura dei depositi da preser-
vernice nera, una ciotola in ceramica comune dipinta, vare si vedano i confronti ad esempio in De Lucia Brolli
un’olla in internal slip ware e una in ceramica da cucina 1990a, p. 68; 1990b, p. 189-191; Colonna 1991-1992, p. 63-
rinvenuti entro una fossa che taglia l’US 133 ed è a sua 115; Edlund-Berry 1994, p. 16; Zeggio 1996, p. 97 nota 10
volta obliterata dalla massicciata di epoca claudia. La con bibl.; Bonifacio 2001, p. 207; Carosi 2002, p. 366.
fossa è denominata US 128=129 e il suo riempimento US 64
Cfr. il carro della tomba 15 di Castel di Decima in
126=130 : Di Giuseppe 2004, p. 70, tabella 2. Dagli strati Memorie dal sottosuolo 1996 e in Carri da guerra 1997,
traianei (US 65, 66, 68, 71, 75, 76, 108, 146) invece, scavati p. 96 fig. 1.
nello stesso punto, provengono frammenti di uno skyphos 65
Si ringrazia Francesca Ceci per gli utili suggerimenti
in ceramica a vernice nera sovradipinta, una coppetta forniti.
miniaturistica Morel 2783, una lekane Morel 4713 e varie
.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 589
H.D.G.
.
590 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
vento divino pro salute. È interessante ricor- attribuito alle monete è particolarmente inte-
dare a questo proposito quanto afferma Sve- ressante citare il caso della fonte di Anna
tonio 75 circa la fonte del Lacus Curtius, dove Perenna 80, dove il materiale numismatico è
ogni anno venivano buttate delle monete per la stato rinvenuto in connessione con tabellae
salute dell’imperatore. Purtroppo Svetonio defixionum e lucerne, che probabilmente veni-
omette di indicare a quale divinità venivano vano ritualmente gettate nella fonte. È possi-
tributate le monete, ma il collegamento tra il bile, visto lo stretto collegamento che c’è tra
lacus e il mondo degli inferi potrebbe far ipo- l’entrata agli inferi e l’acqua, che questo fosse
tizzare una dedica alle divinità ctonie. Negli una sorta d’incantesimo che serviva a discen-
altri casi si può supporre che le monete venis- dere nell’Ade e ad entrare in contatto con il
sero gettate in qualsiasi giorno dell’anno, mondo dei morti 81. Rimane un ultimo aspetto
escludendo un legame diretto con le ricor- significativo da citare che scaturisce dalla
renze legate al culto della divinità a cui era valenza oracolare data in alcuni casi alle
dedicato il santuario o la fonte d’acqua 76. Il tri- fonti : un esempio, noto anche dalla tradizione
buto di monete alle sorgenti è confermato, letteraria 82, è costituito dal santuario di Oropo
inoltre, da un passo di Plinio 77, in relazione in Beozia, dove Anfiarao sarebbe riemerso
alla fonte del Clitumno, di cui l’autore esalta la dagli inferi, una volta divinizzato, attraverso la
trasparenza e la purezza, che permettevano di fonte sacra che aveva proprietà oracolari.
contare le monete sul fondo. La pratica del- Passando ora ad analizzare i rinvenimenti
l’offerta monetale alle acque è così antica e monetali nei fiumi, va premesso che l’unica
radicata che essa continua e persiste anche nel fonte che riporta tale rituale è rappresentata
mondo moderno, come dimostra, per citare da un passo di Seneca 83, dal quale si apprende
uno degli esempi universalmente noti, il l’uso di offrire con rito pubblico, effettuato dal
rituale del lancio della moneta nella Fontana prefetto d’Egitto, monete e doni d’oro per pro-
di Trevi, che se pur reintrodotto a scopo ludico piziare la piena del Nilo. A livello archeologico
a metà dell’Ottocento conserva comunque il invece un caso straordinario è rappresentato
valore di tradizione 78. dai ritrovamenti monetali nel Garigliano 84. Sul
Da ultimo non va dimenticata, come recen- fiume esisteva un ponte di età romana che
temente ha messo in luce R. Le Pera, la consentiva il transito tra la Campania e il
valenza che assumeva la moneta già in virtù Lazio, nel territorio dell’antica Minturnae.
del metallo con cui era realizzata; la forma Come afferma N. Vismara, i Romani usavano
stessa produceva effetti apotropaici, poiché offrire «doni con una presenza monetale
era credenza comune che agli spiriti maligni sempre più marcata, alle divinità, non solo in
non fosse possibile penetrare gli oggetti ambito sacro, ma anche in occasione di pas-
rotondi; a ciò si aggiunga il valore magico e saggi angusti, quali ponti, valichi, ecc. ai quali
bene augurante, rivestito dalla moneta che riconoscevano una valenza sacrale. [...] Non è
veniva utilizzata anche come talismano e però chiaro se le offerte fossero lanciate al dio
come amuleto 79. A conferma del valore magico Terminus per la buona riuscita del transito
75
Svet. Aug. 57. 1. 79
Era in uso presso i romani donare la moneta come
76
Desnier 1987. F. Diez de Velasco (1997, p. 100-101) portafortuna. Inoltre nelle cosiddette lucerne del nuovo
vede nell’offerta della moneta un tributo e un mezzo per anno, in uso dal I secolo d.C., le monete sono rappresen-
onorare, comunque, le divinità delle acque. tate tra i simboli ben auguranti : Le Pera 1993, p. 349-351.
77
Plin. Ep. 8. 8. 1-2. 80
Piranomonte 2001, p. 60-61; Catalli 2001, p. 3-37.
78
L. Travaini (2000, p. 251-259) attribuisce a 81
La moneta serviva in ambito funerario, come paga-
W. Helbig, archeologo mondano per eccellenza, l’inven- mento a Caronte per non permettere al morto di tornare
zione della cerimonia d’addio dei visitatori tedeschi a indietro : Le Pera 1993, p. 349.
Roma che, per potervi tornare, buttano una moneta nella 82
Paus. 1. 34. 4 : da Facchinetti 2003, p. 17, 38.
Fontana di Trevi. Dietro tale divertissement si cela in realtà 83
Sen. Nat. 4a. 2. 7.
la citazione di un culto legato alle acque, svolto non solo 84
Per le monete repubblicane cfr. Catalli 1998,
nel mondo classico ma anche in area celtica, in Norvegia, p. 33-86.
Svezia e Danimarca.
.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 591
fisico in un luogo angusto, ovvero nel caso di pubblica, in occasione della costruzione del
presenza d’acqua, in onore della divinità o del- ponte stesso. Sul Garigliano, infatti, tale pra-
la ninfa del luogo, anche se i due aspetti cul- tica sarebbe testimoniata dai numerari che
tuali convivono» 85. S. D. Ruegg identifica come volontariamente
Tale forma di rituale è piuttosto diffusa e deposti per la fondazione dei piloni del
vari sono i casi in cui le monete vengono rinve- ponte 87. La stessa valenza potrebbe assumere
nute in prossimità di ponti come nei casi di la moneta collocata nel nostro deposito anche
Pavia, Faenza, Verona, nel territorio dell’an- se i suoi contenuti non si esauriscono in
tica Suasa e Roma 86. Il getto della moneta ad questa pratica, ma, come si vedrà di seguito,
ogni passaggio può essere letto come una sorta trovano ampi significati con i rituali connessi
di reiterazione del rituale originario, che alle acque sorgive.
doveva essere svolto probabilmente in forma
M.S.
Il sacrilegio della via Campana zione di ogni tempo in una credenza antica, in
base alla quale solo la morte rituale (morte
La spiegazione delle motivazioni che pos- violenta) sarebbe creatrice, perché interrom-
sano aver richiesto l’attuazione di questa ritua- perebbe una vita che non ha consumato tutte
lità inerente la costruzione della strada in le sue possibilità, scatenando forze in grado di
epoca medio-repubblicana richiede una rifles- assicurare la perennità della nuova creazione a
sione più generale. cui ha dato nascita 90. Non risulta paradossale
Innumerevoli sono le testimonianze, in questa prospettiva che un «corpo architetto-
archeologiche e letterarie, circa la necessità nico», sia esso tempio, mura, strada, casa etc.,
degli antichi di riparare con un atto espiatorio viva e duri nel tempo grazie all’anima della vit-
qualunque azione – costruzione, distruzione/ tima sacrificata, ritualmente seppellita nelle
abbandono, rifondazione – alterasse un’inte- fondamenta, che diventa l’anima stessa della
grità naturale (piacula operis faciundi) 88. Ogni nuova opera. Ugualmente A. Seppilli individua
costruzione/fondazione veniva considerata nell’anima del sacrificato o negli oggetti
una violenza nei confronti degli spiriti del deposti nelle fondamenta gli strumenti per
luogo, perché in modo vario sovvertiva un tenere lontani gli dei inferi disturbati dalle
ordine costituito e richiedeva per questo un nuove costruzioni e per dotare quindi la casa,
sacrificio che «neutralizzasse» la vendetta l’altare, la cinta muraria, le fortezze, le città e
degli dei e ne ottenesse il consenso 89. Un simile altro di uno spirito guardiano 91.
atteggiamento è stato riscontrato non solo nel- I rituali riparatori erano particolarmente
l’antichità, ma anche in tempi più recenti necessari quando le operazioni di costruzione
presso popolazioni di aree geografiche molto interferivano con l’acqua, elemento sacro per
distanti tra loro e di cui si è conservata eccellenza : nullus enim fons non sacer 92. Una
memoria nella tradizione folcloristica, nelle strada più di ogni altra infrastruttura, con la
favole e nelle leggende popolari. M. Eliade sua lunghezza e l’impegno costruttivo che
individua l’origine di tutti i rituali, delle super- richiedeva, risultava oltraggiosa rispetto ad un
stizioni e delle leggende legate ai riti di costru- territorio, ancor più se essa lungo il suo per-
.
592 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
corso gettava «un giogo sull’acqua» con l’au- ricordare la processione degli Argei che si con-
silio dei ponti 93, come accade nel caso dei tre cludeva sul ponte Sublicio – manufatto sacro,
ponti documentati nell’area di scavo in esame. interamente costruito in legno senza l’ausilio
Il ponte costituisce l’azione più sacrilega 94 di metalli e mantenuto tale a lungo – dal quale
nella fase di costruzione di una strada, in si gettavano fantocci di giunco 98. Il rituale,
quanto per sua natura deve incatenare l’acqua introdotto nella religione romana dal re Numa
con legno, ferro e bronzo, collegare due e inserito ancora in epoca medio-repubblicana
sponde naturalmente divise e interrompere un (III secolo a.C.) nei Libri dei Pontefici come
flusso naturale con la gettata dei piloni su cui sacra o sacrificia Argeorum, viene variamente
si impostano le sue arcate, interpretato già dagli autori antichi : Argei
intesi come Argivi o Achei, giunti a Roma con
[. . .] per tutti questi motivi [. . .] l’atto del Ercole e gettati in tarda età nel Tevere secondo
costruire era un’evidente trasgressione dell’or- una tradizione; rito della fertilità, inteso anche
dine naturale e costituiva un atto sacrilego nei
a garantire cibo e messi per la nuova annata;
confronti della sacralità dell’acqua, tanto più
perché il ponte appariva come un giogo inflessi-
cerimonia purificatrice, secondo un rito
bile empiamente imposto sul liquido e sacro imposto dalla religione di Hera a individui di
corpo dell’acqua, qualunque essa fosse (fluviale, sesso maschile 99 ; alcuni studiosi, inoltre, vi
marina o lacustre) 95. vedono il ricordo di un antichissimo atto di
fondazione/espiazione effettuato tramite sacri-
Gli autori antichi hanno lasciato ampie ficio umano per l’offesa arrecata al Tevere con
testimonianze sia sulla necessità di domare le la costruzione del ponte100.
acque impetuose dei fiumi con ponti e opere di I riti di purificazione per la costruzione dei
bonifica 96, sia sui conseguenti atti riparatori ponti potevano prevedere offerte, cerimonie
effettuati nei confronti delle acque locali per incruente e sacrifici da effettuarsi con vittime
queste forme di «offesa» 97. Tra i riti più antichi tanto animali quanto forse umane101. La sacra-
che interessano i ponti non possiamo non lità della costruzione dei ponti è del resto testi-
93
Le strade tuttavia non erano le sole infrastrutture a Plutarco (Luc. 24) a proposito di Lucullo che prima di
richiedere riti di fondazione/espiazione. Si vedano, ad attraversare l’Eufrate gli sacrifica un toro e una giovenca;
esempio, per le mura di Roma Brocato 1995, p. 153-156, Svetonio (Iul. 81) a proposito di Cesare che nell’attraver-
per i canali di bonifica nel metapontino Nava 2002, sare il Rubicone aveva consacrato al dio fiume un gruppo
p. 276; 2003. di cavalli poi lasciati vivere in libertà; Tacito (Ann. 6. 37.
94
Un lavoro fondamentale sull’argomento è quello di 2) a proposito del sacrificio di un porco, una pecora e un
Mircea Eliade (1990) ripreso e ampliato in seguito da toro da parte di Vitellio al fiume Eufrate in occasione della
Anita Seppilli (1990). costruzione di un ponte : da Galliazzo 1994, p. 266-267,
95
Galliazzo 1994, p. 593. note 288 e 293; Pausania (1. 41. 2) a proposito del tiranno
96
Possiamo citare Serse che «pone un giogo sulla cer- Teagene che erige un altare in onore del fiume Acheloo
vice del mare» (A. Pers. 71-72) come atto perpetrato nel per aver spostato le acque locali che scendevano dai monti
disprezzo delle leggi della natura e per questo in seguito nella regione della Rohus : Musti 1982, p. 219; gli agoni in
punito; il fiume Tifone in Siria, chiamato «libero e sel- onore di Acheloo a Metaponto, verosimilmente organiz-
vaggio», che viene in un secondo momento denominato zati come atto espiatorio/inauguratorio (?) delle opere di
Oronte perché «aggiogato e addomesticato» da un ponte bonifica effettuate nel territorio : Mussini 2002, p. 113-114.
costruito presso Antiochia nella prima età ellenistica (Str. Inoltre sulla colonna traiana viene riportata una ceri-
16. 2. 7); il fiume Volturno torbido e minaccioso, che monia riparatoria/inauguratoria del ponte sul Danubio in
secondo Stazio (Silv. 4. 76-80) fu domato e reso attraversa- onore del genio del fiume, effettuata tramite sacrificio di
bile a piedi per opera dell’imperatore Domiziano che vi un toro : Galliazzo 1994, p. 266.
costruì un ponte; il fiume Sangario in Asia Minore, la cui 98
Plu. Num. 9. 6.
violenza era stata interrotta dalle pile di un grandioso 99
Brelich 1967; Vian-Bloch 1976, p. 173; Seppilli 1990,
ponte per opera di Giustiniano : Galliazzo 1994, p. 593. p. 76-92; Coarelli 1993; 1999, p. 112; Carandini 2003, II,
97
A titolo di esempio citiamo l’Iliade (21. 130-32) a pro- p. 395-398; Cantarella 2005, p. 205-206.
posito del sacrificio di tori e cavalli vivi al fiume Sca- 100
Seppilli 1990, p. 65-69, nota 60; Galliazzo 1994,
mandro; Cicerone (Div. 2. 77) circa la necessità di tornare p. 57-58.
all’uso di prendere auspici nell’attraversare i fiumi; 101
Seppilli 1990, p. 256-273; Galliazzo 1994, p. 593.
.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 593
102
Seppilli 1990, p. 21-23; Evangelisti 1978. 235. Anche nella fonte dedicata alle Ninfe di Anna
103
Cfr. Galliazzo 1994, p. 166 e infra il paragrafo sulla Perenna, presso piazza Euclide sono state rinvenute con-
moneta. chiglie di crostacei : Polakowa-Rapinesi 2002, p. 49.
104
Larson 2001, p. 252; Saglio 1887, p. 1431. 106
Basso et alii 2004, p. 49. Per le funzioni rituali delle
105
Nella grotta dedicata alle Ninfe di Corinto, ad conchiglie sia in ambito funerario sia nelle offerte ai
esempio, tra le altre offerte sono state rinvenute 400 con- fiumi, alle sorgenti, agli alberi ecc. cfr. Eliade 1981,
chiglie di mare inclusi modellini delle stesse di bronzo e p. 113-134.
piombo, interpretabili come offerte : Larson 2001, p. 219, 107
Qui all’interno di un paleoalveo connesso a sorgenti
.
594 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
ponte-guado108 e in un altro tratto della stessa tare una spiegazione diversa dalla casualità,
via, nel punto in cui essa attraversava il fiume pur nella consapevolezza di non poterla dimo-
Grassaga109. strare. L’osso umano richiama inevitabilmente
Acquista, infine, un senso ancora più pre- l’attenzione sulla pratica dei sacrifici umani
gnante un elemento finora non sufficiente- nell’antichità, pratica che secondo un’ipotesi
mente valutato. Nello strato glareato (US 149), interpretativa, come abbiamo visto, forse ha
non lontano dalla fossa (US 157) è incastrato interessato anche la fondazione del ponte
tra due blocchi di tufo, è stato rinvenuto, come Sublicio e usanza comunque presente in molte
sopra anticipato, oltre al thymiaterion miniatu- culture di periodi differenti proprio in rela-
ristico, al coperchio e all’olla, anche un unico zione alla costruzione dei ponti111. Come gli
osso relativo ad una tibia umana, con epifisi autori antichi e la recente ricerca archeologica
incomplete, pertinente ad un individuo adulto, mostrano, i sacrifici umani erano praticati con
forse di sesso maschile110 (fig. 16). Se è vero diversa intensità ed eccezionalità a seconda
che un osso umano in uno strato di costru- del periodo e nonostante i divieti della legge.
zione di una strada è un indizio troppo labile Possiamo ricordare i sacrifici della coppia di
per dimostrare qualunque tesi, sembra tut- Galli e di Greci nel Foro Boario avvenuti nel
tavia opportuno non liquidarne troppo fretto- 228, 216 e 113 a.C. 112, quelli più antichi a
losamente la presenza : l’anomalia della sua Saturno, a Vulcano, a Caco e ai Lari e alla loro
posizione e l’unicità del rinvenimento, oltre a madre Mania o quelli ventilati nei Lupercalia e
tutto quanto finora esposto, spingono a ten- nei Thargelia113. Ne rimarrebbe traccia nei fan-
tocci di giunco del rito degli Argei, nei simu-
lacra rappresentati da palle e bambole offerte
ai Lari in occasione dei Compitalia, nei cerei,
nei pisciculi, nell’aes piscatorium, negli oscilla
e sigilla offerti agli dei come surrogati dei pri-
mitivi sacrifici umani – pro animis humanis114
– istituiti da Tarquinio il Superbo e aboliti da
Bruto115.
Dal punto di vista archeologico rinveni-
menti ipoteticamente collegati dagli autori
degli scavi a sacrifici umani o ad uccisioni
rituali, secondo la definizione di Brelich 116,
potrebbero essere quelli dei bambini trovati
sotto il muro perimetrale S della domus regia
Fig. 16 – US 149. Osso umano pertinente a tibia di probabile (750 a.C.) e nello strato di distruzione della
adulto (lungh. cm 27). (Servizio Fotografico SSBAR). regia stessa (730/725 a.C. circa) 117, dei due
.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 595
adulti, di un bambino e di un fanciullo sulla ciullo Callimele, le cui viscere sarebbero state
superficie della fondazione rasata del primo cucinate124 ; un sacrificio di fanciullo sarebbe
muro del Palatino e presso di essa (inizi VII stato compiuto anche nella fase iniziale della
secolo a.C.) 118 , del fanciullo, della ragazza congiura di Catilina per stringere un legame
down e dell’uomo del Foro Romano, presso il tra i congiurati (delitto comune)125. Si ricorda
cosiddetto equus Domitiani (750-730/725 inoltre l’emanazione di un senatoconsulto del
a.C.)119, del bambino sotto la fondazione del 97 a.C. che proibiva il sacrificio umano126, a
muro Palatino (inizi VII secolo a.C.)120, dei tre testimonianza che ancora in epoca tardo-
individui, di cui uno gobbo, nei pressi del repubblicana esso veniva praticato. Accuse di
muro di cinta del Campidoglio, nell’area del sacrifici umani erano rivolte ai Giudei127, ai
carcere mamertino121, dell’uomo e del bambino seguaci del culto di Bacco128 e ai primi cri-
sepolti sull’acropoli di Tarquinia (il bambino stiani129. In quest’ultimo caso le accuse, ampia-
sotto un muro)122. mente confutate dagli apologeti cristiani,
Può apparire strano, nel nostro caso, un sembra mirassero ad accostare il crimine alle
sacrificio umano ancora in epoca medio- pratiche note dalla tradizione pagana130.
repubblicana, abituati come siamo a riferirli a Se sacrificio umano c’è stato a proposito
riti molto antichi, sempre aberrati, repressi, della costruzione dei ponti lignei della via Cam-
attribuiti a barbari dalla cultura romana e, pana, come sopra detto non è dimostrabile
comunque, sostituiti in tempi recenti da riti sulla base dei nostri labili indizi, tuttavia
diversi che li ricordavano123. Tuttavia vari epi- appare forse proponibile, come invito a pre-
sodi, oltre quelli già citati, testimoniano che la stare maggiore attenzione ai rinvenimenti
prassi era ben diversa e che il ricorso al sacri- anche di una strada e alla luce di tutto quanto
ficio umano continuava ad essere perpetrato, abbiamo esposto, che quell’osso possa trovarsi
seppur in via eccezionale, sia in epoca repub- nel deposito non per caso, ma simbolicamente
blicana sia imperiale, in ambiente ellenico e a sostituire antichi sacrifici umani : «La rap-
romano in relazione a espiazioni, fondazioni e presentazione rituale che simula, o meglio, che
congiure politiche. La presa di potere di Apol- rende presente simbolicamente un avveni-
lodoro, tiranno di Cassandra nel 278 a.C., ad mento mitico, non annulla il beneficio che si
esempio, si accompagna al sacrificio del fan- attende da quella autentica, anzi la equivale»131.
H.D.G.
118
Gallone 2000; Gusberti 2000; Carandini 2003, I, tav. 130
Marasco 1981, p. 177; Grottanelli 2000, p. 284-285;
XIV-XVI. Seppilli 1990, p. 231-244.
119
Carafa 2006. 131
Seppilli 1990, p. 66 nota 64 ; M. Eliade (1990,
120
Brocato 1995, p. 147-148, 159-160. p. 47-48) cita una serie di luoghi in Asia e in Europa, in
121
Relazione di P. Fortini tenuta alla British School di cui si usa seppellire singole ossa o crani umani nelle fon-
Roma nel 2002. damenta delle strutture e ricorda sacrifici di animali avve-
122
Chiaramonte Treré 1989-1990, p. 695-704, in part. nuti anche in tempi relativamente recenti in occasione di
702. Per una discussione critica di questi ultimi casi e dei costruzioni. La spiegazione che viene data a questo atteg-
precedenti cfr. : Il Mostro e il Sacro c.s.; Sepolti tra i vivi giamento umano, che possiamo definire universale,
c.s. rispetto al momento del costruire è che gli edifici non pos-
123
Grottanelli 2000, p. 277-279, nota 4. sono durare se non vengono «animati» e la vita può essere
124
D. S. 22. 5. 1 : da Marasco 1981, p. 168. trasmessa «direttamente dai centri che l’hanno ricevuta a
125
Sal. Cat. 22; D.C. 37. 30. 3; Flor. Epit. 2. 12. 4; Plu. loro volta per partecipazione : ad esempio le ossa di
Cic. 10. 4; Johann. Antioch. Fr. 71, FHG, IV, p. 563; Tert. uomini o di animali [...] Queste ossa sono caricate di forza
Apol. 9. 9 : da Marasco 1981, p. 167, nota 1. cosicché possono animare a loro volta una costruzione e le
126
Plin. Nat. 30. 12. possono dare vita e durata». A questo proposito sembra
127
J. Ap. 2. 89 ss. altrettanto interessante sottolineare la complessità delle
128
Liv. 39. 13. 13. pratiche funerarie, in relazione alle quali si registrano
129
Plin. Ep. 10. 96. 7 sovente spostamenti di ossa e di crani, che diventano vero-
.
596 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 597
136
Arnaldi 2001, p. 15-27. monia serviva per scongiurare la siccità estiva. Nel mese
137
CIL IX, 5744; Arnaldi 2002, p. 246-247. di agosto inoltre ricorrevano le festività di Portunus, Vol-
138
Cfr. da ultimo Mancini 2005, p. 149-159. Nella stessa canus, Volturnus, i cui rituali si svolgevano sul Tevere :
Roma le acque sorgive furono considerate oracolari : Sep- Seppilli 1990, p. 57.
pilli 1990, p. 55-56. 141
L’epigrafe si data al 135 d.C. : Morelli-Olcese-Zevi
139
Arnaldi 2000, p. 47-61 e 2004, p. 1355 ha dimostrato 2004, p. 46.
come le attestazioni epigrafiche del loro culto siano molto 142
CIL XI, 1828. In Etruria del resto sembra che la pre-
più numerose di quelle relative a Neptunus, nella specifica senza numinosa collegata alle acque sorgive e sotterranee
valenza di deus qui fluminibus et fontibus praeest. rimanesse indeterminata : Maggiani 2003, p. 39.
140
Per le attestazioni epigrafiche Arnaldi 1997. La ceri-
.
598 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE
un’ultima considerazione relativa alla man- giungeva Roma alle saline145. Essa è invece
canza di riferimenti, da parte della letteratura posta dall’autore antico in agro Falisco, ele-
storica, a quel luogo paludoso interessato da mento che ci impedisce di identificare le sor-
fenomeni di risorgive così prossimo a Roma, genti citate con quelle rinvenute nell’area dello
alle saline e a Portus143. In realtà in un passo scavo; a meno che non si voglia ammettere che
abbastanza controverso, Vitruvio, elencando le Vitruvio abbia commesso un errore confon-
fonti d’acqua malsane e velenose, riporta dendo località diverse o che i tre luoghi citati
anche la menzione di una sorgente : Agro siano in realtà da intendersi come luoghi in sé
autem Falisco via Campana in campo Corneto separati e non pertinenti allo stesso comparto
est lucus in quo fons oritur; ibique avium et geografico. È evidente però che tali operazioni
lacertarum reliquarumque serpentium ossia risultano sempre assai rischiose, per cui è pre-
iacentia apparent144. Stupisce ovviamente la feribile lasciare aperto il problema, segna-
menzione della via Campana, che come è noto lando questa interessante coincidenza, senza
dovrebbe identificarsi con la strada che con- forzare il contenuto della fonte.
M.S.
143
Se si esclude quanto riferisce Silio Italico a propo- assai poco chiara : il campo corneto è conosciuto solo in
sito della vicina colonia di Fregene [...] obsessae campo questa fonte, inoltre noi troviamo qui l’unica menzione di
squalente [...] (8. 475), che si trovava più a N rispetto allo una via Campana attraversante l’Agro Falisco. Una via di
stagno di Maccarese. questo nome sembra esistere vicino Roma sulla riva destra
144
Vitr. VIII, 3, 17 : P. Gros (1997, p. 1173 nota 162) del Tevere ma in direzione del campo salino».
identifica questa fonte in area falisca con quella ricordata 145
E. A. Stanco (1999b, p. 195) ha proposto di identifi-
seconda la tradizione di Varrone da Plinio (Nat. 31. 27), care la via Campana citata da Vitruvio in agro Falisco, con
situata presso il Monte Soratte. Il commento del Callebat un tracciato che, staccatosi dalla via Flaminia, risaliva
(1973, p. 113) precisa : «Malgrado i tre elementi di localiz- l’alveo del Tevere fino ad Aqua Viva. Di diversa opinione
zazione che Vitruvio propone, in realtà questa fonte è Chellini 2002, p. 69.