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MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

LA VIA CAMPANA
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI

Gli aspetti archeologici e topografici precisa all’età di Claudio e di Traiano, ovvero


ai momenti più importanti dell’edificazione
L’area delle indagini archeologiche è posta del porto di Roma 2.
a N della moderna via Portuense al Km 17,500, In questa sede inoltre si presenta un appro-
tra il Rio Galeria, il Tevere e l’antica area del fondimento dello studio dei reperti archeo-
porto di Roma. Lo scavo, svolto tra il luglio logi 3, che assumono ulteriori significati, oltre
2001 e il giugno 20021, ha messo in luce un quelli strettamente crono-tipologici, se visti
ampio tratto della via Portuense d’età impe- nell’insieme e relazionati ai dati topografici
riale (fig. 1). ricostruibili grazie alle emergenze dello
Per logiche di cantiere lo scavo è stato con- scavo 4. Si tratta cioè del riconoscimento di
dotto in tre saggi (A-C), ma solo in uno (C) è depositi dalla possibile valenza rituale all’in-
stato possibile l’approfondimento fino al ter- terno degli strati di costruzione della strada,
reno sterile. L’indagine ha reso possibile l’indi- localizzati in un tratto che precede un’area
viduazione di tre tracciati viari sovrapposti, acquitrinosa superata da ponti.
permettendo di aggiungere nuovi dati sulla
viabilità portuense a partire dalla fine del IV La costruzione della prima strada 5
secolo a.C. fino al XVI secolo d.C. (fig. 2).
Visto l’ambito cronologico trattato dal con- Per la costruzione del primo percorso stra-
vegno, si parlerà solo dell’asse stradale più dale non vennero effettuate opere di grande
antico, senza tralasciare di ricordare che le complessità : il piano antico di campagna (US
due fasi successive, grazie ai materiali rinve- 55), costituito da un terreno limoso, venne
nuti nello scavo, si possono datare in maniera opportunamente inciso e livellato, in modo da

1
Si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alle graziamento va a tutti coloro che nelle Soprintendenze di
ricerche sul campo, in particolare G. Ricci e A. De Tom- Ostia e Roma, a diverso titolo, hanno facilitato questo
masi, autori dello scavo, con i quali abbiamo condiviso lavoro.
l’analisi dei dati, E. Spagnoli per i reperti numismatici, 2
Cfr. Serlorenzi 2002, p. 359-364; Serlorenzi et alii
A. Carandini, F. Catalli, P. Fortini, A. Fraschetti, 2004.
M. Munzi, F. Senatore, L. Serlorenzi, J. Scheid e A. Sokol 3
In questa sede si commenteranno anche i «reperti
per aver letto il testo e discusso le interpretazioni pro- particolari» (conchiglia, osso umano, pomello in ferro e
poste. Inoltre la nostra gratitudine va a P. Catalano, borchietta in bronzo) non trattati in Serlorenzi et alii
F. Ceci, A. De Santis, R. Sebastiani, A. Delfino, I. De Luca, 2004; le prime interpretazioni dei contesti repubblicani si
A. Duranti e L. Spada (laboratorio di restauro della trovano in : Di Giuseppe-Serlorenzi 2008.
Soprintendenza di Ostia) che hanno fornito un utile sup- 4
Cfr. anche Morelli et alii in questo volume.
porto per l’identificazione di alcuni oggetti. Un ultimo rin- 5
Cfr. CD-Rom, scheda C. 19.

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Fig. 1 – Nel riquadro localizzazione dell’area di scavo, in dettaglio posizionamento dei saggi di scavo. 1 – struttura lineare
provvisoria, 2 – polla vicino ad una canaletta fittile che ne doveva convogliare l’acqua, 3-5 bonifica del terreno con ghiaia.

creare una depressione (fig. 3), entro la quale è accertata, tuttavia si può ipotizzare che ser-
stendere il sottofondo stradale costituito da un vissero come segnacoli, forse basi di miliari
compatto strato di schegge di tufo di piccole e stradali. La carreggiata, costituita anch’essa da
medie dimensioni; tale strato di preparazione elementi di tufo appena sbozzati e legati
è assente nella parte centrale, in cui infatti si insieme da limo argilloso, si presenta partico-
registra un cedimento della strada. larmente consunta dal prolungato passaggio
La strada vera e propria (US 149; fig. 4) è dei carri (fig. 5). Tale usura ha inoltre eroso
costituita da larghe crepidini laterali, realiz- quasi completamente il pavimentum origi-
zate con lo stesso materiale previsto nello nario che doveva essere costituito da un com-
strato di preparazione, la cui superficie è incli- patto strato di ghiaia. Il materiale ceramico
nata verso il centro della carreggiata. All’in- proveniente dagli strati di costruzione (US 55
terno d’entrambi i marciapiedi, sui lati opposti e 149) risulta essere di grande interesse per
della strada, si trovano due blocchi di tufo per- omogeneità cronologica e per composizione
fettamente squadrati delle dimensioni di circa ed è ascrivibile alla fine del IV-prima metà del
m 0,50 per lato. La loro specifica funzione non III secolo a.C.

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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 575

Fig. 2 – Sezione stratigrafica delle strade 1-3 (disegno di A. De Tommasi e G. Ricci).

L’originario manto stradale è interessato, 147), che a distanza di poco tempo viene col-
nell’area centrale dello scavo, da alcuni inter- mata (US 133). Più complessa è la situazione
venti costruttivi che seguono di poco l’allesti- dell’US 147, di dimensioni cospicue (larghezza
mento del percorso (fig. 6). L’ultimo di essi è m 2,60, lunghezza m 7,80, profondità m 0,30),
costituito da una piccola fossa (US 148) prati-
cata sulla superficie della massicciata (US

Fig. 4 – Foto generale della strada vista da nord-est.


Fig. 3 – Foto del substrato geologico Si noti in fondo a destra e al centro della foto a sinistra,
(disegno di A. De Tommasi). i due blocchi regolari nelle crepidini.

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La vita del percorso più antico fu molto


lunga : esso fu definitivamente obliterato con
la costruzione della via Portuense all’inizio del
I secolo d.C. Al momento della messa in luce,
la strada repubblicana, infatti, si presentava
quasi priva del pavimento in ghiaia, segno evi-
dente che nell’ultimo periodo della sua vita
venne privata di una regolare manutenzione
che costrinse il transito sul sottofondo stra-
dale.

L’identificazione della strada e il suo percorso


Fig. 5 – Foto generale della strada vista da sud-ovest. Si è già proposto in altra sede di identifi-
Si noti in alto la superficie depressa dell’US 147.
care il percorso viario fin qui descritto con
l’antica via Campana 8, per una serie di ragioni
che si ricorderanno brevemente. In primo
che ha lo scopo di risarcire una depressione luogo occorre valutare che su questa strada,
(in origine forse una fossa) all’interno della almeno nel tratto da noi indagato, vengono a
strada. Tali interventi sono stati interpretati in sovrapporsi prima la via Portuense di età
un primo momento come restauri della car- claudia e poi il nuovo rifacimento di età
reggiata stessa 6 ; occorre infatti ricordare che traianea (fig. 2); in seconda istanza bisogna
in questo punto non esiste lo strato di prepara- tenere presente che non sono mai stati indivi-
zione che si ritrova nelle altre parti del per- duati altri percorsi viari coevi o anteriori nelle
corso, bensì uno strato simile, costituito da aree indagate dalla Soprintendenza Archeolo-
frammenti di tufo di diverse dimensioni (US gica di Ostia (fig. 8); infine è necessario consi-
147), posto in opera in un momento costrutti- derare l’elemento più importante costituito
vamente successivo rispetto alla massicciata dalle fonti letterarie se pur non numerose,
della strada. Il ripetuto passaggio dei carri ha dalle quali apprendiamo che nell’area sin da
determinato sia l’erosione dell’originario depo- epoca arcaica si trovava la via Campana che da
sito, sia il trascinamento del materiale in esso Roma conduceva al Campus Salinarum Roma-
contenuto su di una superficie più ampia narum 9. La via Campana aveva un’importanza
costituita appunto dall’US 147. I limiti origi- straordinaria in quanto era legata al transito e
nari della probabile fossa sono quindi da ricer- al commercio del sale, uno dei prodotti più
carsi in un’area compresa tra la depressione preziosi nell’antichità perché utilizzato per la
più lieve e quella più accentuata dell’US 147 conservazione dei cibi. Di tali impianti produt-
(fig. 7). Lo studio dei reperti ha messo in evi- tivi era conosciuta finora unicamente un’epi-
denza che piuttosto che restauri nel senso grafe d’età imperiale. Si tratta di una base di
stretto del termine, gli interventi riconosciuti statua con iscrizione, nella quale è menzionato
rappresentavano azioni realizzate sulla strada un saccariorum salarium e il Campus Sali-
contestualmente alla sua costruzione. Fatto narum Romanarum 10 . Grazie alle nuove
quest’ultimo dimostrato anche dall’assoluta ricerche condotte nell’area sono emerse
coerenza cronologica dei materiali rinvenuti importanti fonti epigrafiche e archeologiche11,
in questi strati con quelli deposti all’interno che permettono di restringere l’area di localiz-
dell’asse viario, databili anch’essi entro il zazione delle saline nella fascia meridionale e
primo trentennio del III secolo a.C. 7. orientale dello stagno salmastro di Macca-

6
Serlorenzi et alii 2004, p. 60. 9
Cfr. Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44.
7
Serlorenzi et alii 2004, p. 60-66. 10
Lanciani 1868, p. 144-195; CIL XIV, 4285.
8
Tali argomenti sono stati già affrontati in Serlorenzi 11
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 46.
et alii 2004, p. 96-97.

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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI

Fig. 6 – Pianta composita della prima strada (disegno di A. De Tommasi).


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MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

Fig. 7 – Pianta e sezione delle due fosse sovrapposte (US 157 e 148) riempite da US 147 e 133 (disegno di A. De Tommasi).
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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI

Fig. 8 – Ricostruzione topografica dell’area e del percorso della via Campana. In grigio scuro (lettere A-E) le aree indagate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici
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di Ostia. 1. Tempio di Portunus. 2. Tratto della via Portuense visibile dalle fotografie aeree. 3. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto al km 19,700 nel 1973.
4. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto al km 17,500 nel 1996. 5. Impianto rustico di fine IV-II sec. a.C. 6. Sepolture e canaletta di età repubblicana. 7. Impian-
to rustico e sepolture di fine del IV-III sec. a.C. 8. Polla. 9. Tratto della via Portuense traianea rinvenuto a via Sabadino nel 2001. 10. Tratto della via Portuense visibile
dalle fotografie aeree. 11. Ponte Galeria (disegno di A. De Tommasi).
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rese12. La presenza delle saline viene inoltre ad alla porta Portese, per dividersi più avanti in
essere testimoniata da alcuni edifici che sem- località Pozzo Pantaleo distante circa due chi-
brano aver avuto la funzione di depositi del lometri dalle mura Aureliane. In questo punto
sale prima che fosse trasportato e commercia- la strada è ben conosciuta, grazie ai vari son-
lizzato altrove. Queste strutture, secondo gli daggi archeologici effettuati a partire dalla
autori, potrebbero aver avuto una funzione fine dell’Ottocento16.
mista, fungendo contemporaneamente anche Superato questo punto la via Campana pie-
da alloggi per coloro che lavoravano negli gava verso il fiume seguendo all’incirca il trac-
impianti13. ciato della via Magliana. Tra il quinto e il sesto
La connotazione specifica dell’area fu miglio, la strada incontrava il santuario della
quindi intrinsecamente legata allo sfrutta- Dea Dia e poco dopo l’altro tempio dedicato a
mento del sale, che diventa l’elemento condi- Fors Fortuna17 ; entrambi segnavano in que-
zionante dell’occupazione della stessa fino alla st’area il confine dell’ager Romanus antiquus.
costruzione del porto di Roma, mentre il polo Oltrepassati tali confini la via Campana,
catalizzatore del popolamento è rappresentato con molta probabilità continuando a costeg-
dalla via Campana, che vincola la localizza- giare il Tevere, entrava in pieno suburbio. Da
zione degli insediamenti situati tra Ponte qui fino a Ponte Galeria non sono stati ancora
Galeria e il mare. registrati resti archeologici, ad esclusione del
Per quanto riguarda il percorso della recente ritrovamento di due ponti stradali
strada, anche se le nuove ricerche hanno chia- d’età imperiale prospicienti il Tevere, non
rito molti dubbi, esistono ancora elementi di direttamente pertinenti alla via Campana ma
incertezza e vuoti di conoscenza per alcune con molta probabilità ad una viabilità ad essa
parti del tracciato, a partire dal suo punto di afferente18. Ugualmente sconosciuto è il punto
origine14. La strada, uscita dalla porta Trige- esatto in cui la strada superava il fosso
mina delle mura Serviane, raggiungeva il Galeria. Per una serie di considerazioni di
primo importante insediamento cultuale posto carattere toponomastico, legate più alla topo-
al primo miglio : il santuario di Fors Fortuna15. grafia dell’area in età medievale19, si è portati a
In età imperiale la via Campana e la via Por- credere che il ponte antico non doveva trovarsi
tuense condivideranno lo stesso percorso fino troppo lontano da quello attuale 20.

12
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44. Gli autori mettono in Brevi note sugli aggiornamenti di ogni campagna di scavo
relazione diretta con le saline alcune canalizzazioni rinve- si trovano in Broise-Scheid 1986, p. 399; 1987a, p. 500-
nute all’interno dell’area dell’aeroporto Leonardo da Vinci. 501; 1988, p. 527-528; 1989, p. 514-516.
13
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44-48. Completano il 18
Catalli 1993, p. 109-112.
quadro topografico relativo a questo periodo due impianti 19
Nei pressi del ponte attuale è presente un casale in
rustici databili alla fine del IV-III secolo a.C. : Petriaggi et un’area denominata la « Chiesuola », toponimo che
alii 1995, p. 363-368. potrebbe essere connesso con la domusculta realizzata da
14
Cfr. Scheid 2004a, p. 56-58; Coarelli 1992, p. 39-54. Adriano I a Ponte Galeria, L. P. I, p. 502 : posita in via Por-
15
Riguardo l’ubicazione di questo edificio cfr. Coarelli tuense, miliario ab urbe Roma plus minus duodecimo, cum
1992, p. 39-54. fundis et casalibus, vineis acquimolis [...] et lecticaria qui
16
L’area è quella compresa fra le vie Portuense, Majo- vocatur Asprula. Sull’identificazione della domusculta
rana, Magliana antica e la ferrovia Roma-Pisa : NSA, 1887, Galeria cfr. Tomassetti 1979, p. 413; De Francesco 2004,
p. 144; NSA, 1909, p. 44; da ultimo lo scavo di L. Cianfri- p. 263-267 con bibl. prec.
glia (1986-1987). Lo scavo ha interessato anche una por- 20
Nel tratto da noi scavato, la via Portuense vive senza
zione dell’estesa necropoli già individuata in precedenza soluzione di continuità dal III secolo a.C. fino al XVI
(NSA, 1886, p. 147; NSA, 1887, p. 21; in particolare Feletti secolo d.C. Va infine ricordato che nel 1905, in prossimità
Maj 1957, p. 336-358). del Casale di Ponte Galeria si rinvennero resti di sepolcri
17
Per il santuario della Dea Dia : Coarelli 1981, p. 211- in laterizio d’età romana : NSA, 1905, p. 101. Il ponte
213; Scheid-Broise 1978, p. 75-77; Iid. 1980, p. 215-284; romano era con molta probabilità ancora visibile nel 1548,
Iid. 1982, p. 197-213; Scheid 1987; 1990. Per il santuario di se il Boccamazza (1548, p. 73) indica la strada «che va al
Fors Fortuna : Scheid 1976, p. 642; Coarelli 1981, p. 212; ponte di pietra che è sopra il Galera». Si ringrazia Sergio
Scheid-Broise 1985, p. 542-544; Scheid 1987, p. 583-597. Mineo per la segnalazione di questa fonte.

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Per quanto riguarda invece il percorso da direzione precedente per poi attraversare dia-
Ponte Galeria fino alle saline, dal momento gonalmente la pianura e tornare a costeggiare
che è stato rinvenuto un unico tratto di strada, il Tevere. Ciò è dimostrato dal fatto che, se si
è possibile tentare la ricostruzione del trac- prolunga l’orientamento verso N del tratto rin-
ciato basandosi sui dati relativi alla viabilità venuto, si arriva prima a via Sabbadino 22
d’età imperiale. Del resto, come già ampia- (fig. 8, n. 9) e da qui la strada prosegue in dire-
mente spiegato altrove 21, quando Claudio zione del casale del «Lattesano», come sem-
costruì il porto non ebbe la necessità di cam- brano indicare le tracce presenti sulle foto-
biare percorso alla via Campana, in quanto grafie aeree (fig. 9, foto aerea). Per questo
essa attraversava una piana alluvionale senza motivo bisogna ipotizzare che, ad un certo
ostacoli particolari, ma si limitò a compiere un punto, tra la fine della traccia presente nelle
totale restauro utilizzando l’antico tracciato foto (fig. 8, n. 10) e il casale, la strada piegasse
come massicciata della nuova viabilità. Allo per raggiungere il ponte sul fosso Galeria
stesso modo Traiano innalzerà la nuova strada (fig. 8, n. 11) 23.
costruendo dei muri laterali di contenimento Tornando all’area della nostra indagine,
ai lati dei tracciati precedenti. occorre sottolineare che in questo punto anche
Una volta superato Ponte Galeria (fig. 8, sulla via Campana dovevano trovarsi uno o più
n. 11) la strada, anziché piegare subito verso il ponti che superavano una zona acquitrinosa,
fiume, doveva continuare per un tratto sulla come è stato possibile osservare per la fase di

Fig. 9 – Foto aerea. Le frecce indicano le tracce maggiormente visibili, la linea nera l’orientamento della strada.

Serlorenzi et alii 2004, p. 96-97.


21
riportato alla luce tra la nostra area di indagine e via
In un ristretto sondaggio, diretto da chi scrive, si è
22
C. Sabbadino. Cfr. Morelli et alii in questo volume.
rinvenuto un altro tratto della strada traianea. In seguito a 23
Non esistono ragioni apparenti per cui la strada
questo convegno, inoltre, in occasione del proseguimento abbia seguito questo tragitto anziché dirigersi con un
degli scavi effettuati dalla Soprintendenza di Ostia per la andamento meno obliquo, sicuramente più rapido, dal
Fiera di Roma, un altro tratto della via Campana è stato Galeria verso il fiume. Cfr. Serlorenzi et alii 2004, p. 78-83.

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età imperiale (fig. 2). Le ricerche hanno infatti le saline fossero localizzate a E e a S intorno
messo in luce alcune zone in cui, oltre ai ponti, allo stagno di Maccarese, la strada doveva pie-
furono realizzati altri apprestamenti per boni- gare sulla destra intorno al km 20 della via Por-
ficare questi terreni dal carattere paludoso tuense moderna : se avesse deviato prima, la
dovuto in massima parte a fenomeni di polle via Campana di fatto doveva essere rintrac-
sorgive, una delle quali è stata individuata poco ciata nell’area C dei nuovi scavi (fig. 8). Si deve
più a N della strada (fig. 2 e fig. 8, n. 8) 24. Una allora ipotizzare che gli impianti originali delle
conferma della presenza di un’area paludosa saline si trovassero nella parte S dello stagno di
vicino Ponte Galeria si ha ancora in una bolla Maccarese, ovvero poco più a N del futuro
di Benedetto VIII del 1 agosto del 1018 in cui si bacino esagonale del porto di Traiano, come
dice : [...] terminis limitibusque suis, terris, sembrerebbe indicare il percorso fin qui
casalib(us), sylvis atque pantanis, cum ponte et seguito dalla strada. Infatti se le saline fossero
ipsum vicum qui vocatur Galeria [...] 25. Del state nel lato E dello stagno, la via Campana
resto ancora nel 1660 esisteva, approssimativa- avrebbe avuto un tracciato inspiegabilmente
mente nello stesso punto, un piccolo stagno tortuoso discendendo prima verso il Tevere,
attraversato da una strada, come mostra una per poi risalire più o meno alla stessa altezza
pianta del Catasto Alessandrino nella cui dida- circa due chilometri dopo, quando invece
scalia relativa al numero XXVIII si legge : avrebbe potuto raggiungere quella posizione
« ponte rotto che segue passato ponte più direttamente con un percorso simile a
Galeria» 26. Purtroppo nel breve tratto scavato quello seguito dalla moderna autostrada
della via Campana (saggio C) non sono stati Roma-Fiumicino. Questa deviazione della via
riscontrati indizi strutturali legati alla presenza Campana verso il fiume deve essere giustificata
del ponte; la sua posizione andrebbe quindi da una diversa posizione delle saline primitive,
ricercata in un’area posta poco più a NE, in cor- da localizzarsi appunto a S dello stagno di
rispondenza forse dei viadotti di età traianea, Maccarese; molto probabilmente solo in epoca
in cui lo scavo si è arrestato ai livelli imperiali. successiva esse si ampliarono trovando nuovo
A S invece la strada traianea si dirigeva con spazio lungo il lato orientale dello stagno, per
lo stesso orientamento verso il Tevere, come cui si può immaginare che in questa fase ven-
dimostrano i segmenti rinvenuti a S della Por- nero probabilmente costruiti nuovi elementi
tuense moderna (fig. 8, n. 4); raggiunta l’antica stradali di collegamento fra i diversi impianti.
ansa del fiume, più arretrata dell’attuale 27, la Rimane un ultimo punto problematico da
strada doveva costeggiare il corso d’acqua fino prendere in considerazione, che riguarda il
a raggiungere l’altro tratto individuato al km percorso della via Campana delle origini, rea-
19,700 (fig. 8, n. 3) e da qui si avviava in città lizzata quando ancora la sponda destra del
passando a destra del tempio di Portumnus Tevere era controllata dagli Etruschi prima
(fig. 8, n. 2 e 1). che i Romani conquistassero Veio. L’unica
È evidente che la via Campana, non ipotesi che al momento è possibile avanzare,
dovendo raggiungere lo scalo commerciale non essendoci ritrovamenti archeologici in
bensì le saline, seguiva nell’ultimo tratto un un’area ormai consistentemente sondata, è che
percorso differente. Grazie alle indagini questa prima percorrenza si trovasse al di
recenti, pur con tutta la cautela necessaria, si sotto di tutte le altre strade. Lo scavo per alle-
possono esprimere nuove ipotesi circa la parte stire gli strati di preparazione della via Cam-
finale del tracciato 28. Ammettendo infatti che pana potrebbero aver eliminato le tracce del-

24
Serlorenzi et alii 2004, p. 53. L’attività di risorgive è 27
Arnoldus Huyzendveld 2004a, p. 98-99 fig. 36.
stata recentemente confermata dalle indagini archeolo- 28
Morelli-Olcese-Zevi 2004, p. 44-48 fig. 2, dove sono
giche condotte per la Fiera di Roma : Morelli et alii in riportate le nuove aree di scavo. In questa ricostruzione
questo volume; Tuccimei et alii 2007. non si è potuto tener conto delle successive indagini
25
Tomassetti 1979, p. 411. archeologiche della SBAO, ancora inedite, che potrebbero
26
Per la discussione di questa planimetria cfr. chiarire alcune problematiche qui evidenziate.
Petriaggi-Vittori-Vori 2001, p. 149-150 nota 20.

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ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 583

l’originale percorrenza che s’immagina via Campana non proviene materiale residuale
costruttivamente più semplice rispetto alla che possa darci quantomeno un indizio della
strada di età medio-repubblicana. Tuttavia va frequentazione dell’area in un periodo prece-
ricordato che dagli strati di costruzione della dente la fine del IV secolo a.C. 29.

M.S.

I contesti della via Campana e il rito di costru- I contesti che ci interessano riguardano
zione 30 l’originario piano di campagna (US 55) 32, il
manto stradale glareato (US 149) 33, un depo-
In questa sede si intende focalizzare l’atten- sito individuato in un punto in cui la strada si
zione sui contesti di materiali restituiti dalla via interrompe (US 147) 34 e il riempimento (US
Campana, presentati in via preliminare in altra 133) 35 di una piccola fossa (US 148), scavata
sede 31 e meritevoli ora di maggiore attenzione nell’US 147, tutti databili coerentemente entro
per gli spunti che hanno offerto circa alcuni il primo trentennio del III secolo a.C. 36.
aspetti ancora poco noti della viabilità antica. Un gruppo di materiali particolarmente
Oggetto dell’approfondimento sarà l’insieme interessante è quello rinvenuto nello strato
degli strati relativi al periodo 1 della strada (in (US 55) situato immediatamente al di sotto
cronologia assoluta fine del IV secolo a.C.- della massicciata della prima strada e che
epoca claudia) individuati all’interno del saggio potremmo definire di fondazione. Esso è com-
C; non verranno tuttavia tralasciati i reperti posto da frammenti relativi ad un piattello
residui rinvenuti nei due livelli stradali supe- Genucilia 37 (fig. 10, n. 1), due coppe di cera-
riori, di epoca claudia e traianea, laddove questi mica a vernice nera 38 (fig. 10, n. 2), un mor-
serviranno a far luce sulle azioni più antiche. taio 39 (fig. 10, n. 3) e due bacini 40 (fig. 10,

Serlorenzi et alii 2004, p. 65.


29
con l’allestimento della prima strada.
Il titolo è un richiamo nonché un omaggio all’impor-
30 35
Vi si rinvengono 26 frammenti, di cui 2 identificabili.
tante saggio sui riti del costruire di M. Eliade (1990). L’unico elemento datante è costituito da una coppa Morel
31
Serlorenzi et alii 2004, p. 61-63. 2784a (310-265 a.C.; fig. 11, n. 21).
32
Vi si rinvengono 116 frammenti di materiale, di cui 10 36
Per l’elenco dei materiali ceramici rinvenuti si
identificabili. Gli elementi datanti sono rappresentati da rimanda alla tabella 1 in Di Giuseppe 2004, p. 62.
un piattello Genucilia (fine IV-prima metà III secolo a.C.; 37
Per la bibliografia cfr. Ambrosini 2001, p. 81-82
fig. 10, n. 1), da due coppe di ceramica a vernice nera scheda I.F.7.3.
Morel 2784a (310-265 a.C.; fig. 10, n. 2) e due anfore 38
Morel 2784.
greco-italiche assimilabili al tipo Vandermersch 1994, 39
Si tratta di una forma rimasta in uso, con poche
MGS V (350-250 a.C., fig. 10, n. 6-7). varianti dell’orlo dall’epoca arcaica a quella medio-repub-
33
Vi si rinvengono 41 frammenti di materiale, di cui 5 blicana. Si citano di seguito alcuni confronti di epoca
identificabili. Gli elementi datanti sono rappresentati medio-repubblicana. Ostia : Carta 1978, p. 75 fig. 83
dalla parete di uno skyphos in ceramica a vernice nera n. 116 (250-200 a.C.). Artena : Lambrechts 1989, p. 201,
sovradipinta e gli orli di una piccola coppa, forse su piede fig. 53, 551 (fine IV-inizi III secolo a.C.). La Giostra : Mol-
(thymiaterion?) in ceramica a vernice rossa (fig. 10, n. 8) e tesen-Brandt 1994, fig. 78, 215 (fine IV-metà III secolo
di un’olla in internal slip ware (fig. 10, n. 9), databili tra la a.C.). Per una più ampia gamma di confronti cfr. Olcese
fine del IV e il III secolo a.C. 2003a, p. 101, tav. XXXV, 4; Di Giuseppe 2004, p. 62 nota
34
Vi si rinvengono 397 frammenti di materiale, di cui 54; Di Giuseppe 2006a (metà VI-III secolo a.C.).
12 identificabili. Gli elementi datanti sono costituiti da 40
Questi, semplicemente menzionati in Di Giuseppe
uno skyphos in ceramica a vernice nera sovradipinta 2004, p. 62, (tabella 1), vengono qui presentati anche grafi-
Morel 4331a (300-250 a.C.; fig. 11, n. 11), due coppe in camente. Si tratta di forme chiaramente derivate da proto-
ceramica a vernice nera Morel 2784a (310-265 a.C.; fig. 11, tipi di epoca arcaica e tardo-arcaica, presenti nel contesto
n. 12) e 2538b (300-280 a.C.; fig. 12, n. 13) e due anfore, medio-repubblicano in esame con orli fortemente atrofiz-
una greco-italica assimilabile al tipo Vandermersch 1994, zati e pareti rettilinee. Confronti in Guaitoli 1975, p. 434,
tipo MGS V (350-250 a.C.; fig. 12, n. 19) e l’altra punica fig. 503, 116 e 124 (V-III secolo a.C.) e tipo 1 di Olcese
assimilabile al tipo Ramòn Torres 1995, T-7.1.2.1 (375-275 2003a, p. 100-101, tav. XXXIV (IV-III secolo a.C.).
a.C.; fig. 12, n. 20), materiali cronologicamente coerenti

.
Fig. 10 – Reperti ceramici dalla via Campana. Salvo indicazione contraria la scala è 1: 3. US 55. 1. Piattello Genucilia in ceramica etrusca a fi-
gure rosse. 2. Coppa in ceramica a vernice nera. 3. Mortaio (1: 4); 4-5. Bacini (1: 4) in ceramica d’impasto sabbioso. 6-7. Anfore. 8. Piccola
coppa su piede (Thymiaterion?) in ceramica a vernice rossa. 9. Olla in Internal Slip Ware. 10. Coperchio in ceramica da cucina (disegni di
H. Di Giuseppe, elaborazione di A. De Tommasi).
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 585

n. 4-5) in ceramica d’impasto sabbioso e due non lievitate (libum, turunda), alla base del-
anfore greco-italiche 41 (fig. 10, n. 6-7), forme l’alimentazione degli antichi (Cato Agr., 75) e
nel complesso coeve. Ai reperti ceramici si tra le principali offerte votive 48. I bacini dal-
aggiunge un’unica conchiglia di mare apparte- l’ampio diametro dell’orlo, ugualmente in
nente alla famiglia dei Cardidi (Cerastoderma impasto sabbioso, potevano corredare i
glaucum), su cui torneremo più avanti. mortai, fornendo i supporti necessari per
Le coppe in ceramica a vernice nera appar- mescolare gli ingredienti, ma anche fungere da
tengono al tipo più standardizzato e diffuso contenitori per acqua, latte e materie prime.
del gruppo dell’atelier des petites estampilles 42. Le anfore greco-italiche, infine, rappresentano
La genericità della forma e la semplicità del- i principali contenitori da vino e, vista la loro
l’orlo le rende adatte al consumo di bevande e scarsa attestazione nei contesti coevi 49, dob-
di cibi liquidi e semiliquidi 43. Sulla funzione biamo considerare la loro presenza negli strati
dei piattelli Genucilia invece ancora si discute. della via Campana eccezionale.
Le ridotte dimensioni dell’orlo (diametro circa Nel soprastante strato glareato (US 149)
cm 14), le caratteristiche del bordo pendulo, la sono stati rinvenuti solo frammenti relativi ad
scarsa profondità della vasca e la presenza un’olla in internal slip ware 50 (fig. 10, n. 9), un
costante di decorazioni realizzate con la tec- coperchio in ceramica da cucina (fig. 10,
nica della ceramica a figure rosse o della n. 10), una coppetta miniaturistica in cera-
sovradipintura sono elementi che mal si adat- mica a vernice rossa, assimilabile verosimil-
tano ad un uso domestico 44. La specularità e mente ad un thymiaterion 51 (fig. 10, n. 8),
somiglianza inoltre dell’orlo e del fondo li un’anfora non identificabile e un osso umano,
rende particolarmente simili ai thymiateria, su cui torneremo più avanti.
altra categoria di oggetti dalla valenza simbo- Ancora più interessante e meglio caratteriz-
lica 45. Il frequente rinvenimento dei Genucilia zato sembra il contesto ceramico rinvenuto
in aree sacre e funerarie, comunque, contri- negli strati, che riempiono una lacuna del
buisce a conferire loro, almeno in quei con- piano stradale glareato (US 157 riempito da
testi, l’indubbia funzione di supporti per le 147) e una piccola fossa (US 148 riempito da
offerte o essi stessi offerte votive 46. 133). In questo contesto (US 147) particolar-
Il mortaio (mortarium) di ceramica d’im- mente significativa appare la compresenza di
pasto sabbioso rappresenta una delle forme frammenti di un unico skyphos in ceramica a
più diffuse di ceramica comune dall’epoca vernice nera sovradipinta (fig. 11, n. 11) verosi-
arcaica a quella medio-repubblicana 47 ; serviva milmente usato per una libagione rituale 52,
per triturare con l’ausilio del pilum gli ingre- delle due coppe in ceramica a vernice nera
dienti per preparare la mola salsa e focacce (fig. 11, nn. 12-13) utilizzabili sia per bere sia

41
Vandermersch 1994, p. 81-87. Sulle anfore greco-ita- 2004. La loro presenza nei contesti sacri viene collegata
liche cfr. da ultimo Olcese 2004, p. 173-192. alla preparazione delle offerte alimentari : Angelelli 2001,
42
Denominazione pertinente ad officine attive in molti p. 61-64.
centri urbani dell’area etrusco-laziale tra la fine del IV e il 49
Cfr. R. Volpe in questo volume.
III secolo a.C. Sull’argomento cfr. da ultimo Morel 1998, 50
Per la gamma di confronti cfr. Di Giuseppe 2004,
p. 19-22; Di Giuseppe 2003; 2005b; 2008a. p. 61 nota 53.
43
Bats 1988, p. 71. 51
Una forma simile in ceramica depurata dipinta è
44
Jolivet 1982, p. 118-119. documentata nel tempio Maggiore di Vignale a Falerii
45
Belelli Marchesini 2001, p. 25 scheda I.D.5; Fenelli Veteres : Comella 1986, p. 147, tav. 80, R111.
1989-1990, p. 501-502. 52
In area campana e relativamente all’epoca arcaica è
46
Per la loro destinazione, ad esempio, al culto di Per- stato osservato un uso differenziato dello skyphos nelle
sefone-Cerere : Castrèn 1999, p. 93-110; a quello di tombe femminili e delle kylix in quelle maschili : Pontran-
Ercole : Cristofani 2001, p. 305-309; a quello di Hera : dolfo 1995, p. 183. Non è al momento chiaro se questa
Gentili 2004, p. 309-339. distinzione possa essersi mantenuta anche in epoca elleni-
47
Feruglio 1982, p. 9-20; Massa Pairault 2000, fig. a stica. Per la scarsa presenza degli skyphoi in ceramica a
p. 254; Zifferero 2004. vernice nera sovradipinta rispetto a quelli in ceramica a
48
Ancillotti-Cerri 1996, p. 107-108, 156-158; Zifferero vernice nera cfr. Di Giuseppe-Bousquet – Zampini 2008.

.
586 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

per consumare cibi e della coppetta miniaturi- che tali materiali siano finiti del tutto casual-
stica (?) (fig. 11, n. 14) ugualmente in ceramica mente nella terra usata per la realizzazione
a vernice nera. Le forme miniaturistiche della strada. Tuttavia vanno fatte alcune osser-
hanno una valenza simbolica e possono essere vazioni : lo scarso numero dei reperti, la qua-
utilizzate come corredi dei bambini in ambito lità degli stessi, l’estrema selezione dei vasi
funerario, come supporto di piccole offerte di rappresentati da un solo frammento (o quasi)
cibo o come doni votivi da parte degli strati per ogni categoria funzionale, a dispetto del
più umili del ceto sociale 53, ma possono anche fatto che negli strati di costruzione di qua-
trovarsi a chiusura dei depositi di abbandono lunque periodo siamo abituati a documentare
di carattere piaculare e in quelli di fonda- una gran quantità e varietà di classi ceramiche
zione 54. Tra la ceramica d’uso domestico si con ampia ripetizione di forme e tipi, la pre-
annoverano frammenti di un mortaio in cera- senza di più fosse (US 157 e 148) rendono
mica d’impasto sabbioso (assimilabile a verosimile l’idea che la loro deposizione sia il
fig. 10, n. 3) e di due olle di internal slip ware 55 frutto di un’azione intenzionale piuttosto che
(fig. 11, n. 17-18), piuttosto comuni negli inse- il risultato di perdite casuali di singoli pezzi
diamenti di IV e soprattutto fine IV-inizi del avvenute durante la percorrenza della strada. I
III secolo a.C., utilizzate per la bollitura di ali- vasi documentati sembrano far parte di due o
menti grassi e collosi 56. Completa questa sorta forse tre distinte deposizioni rappresentate da
di servizio lo strumentario da acqua e da vino contenitori per la preparazione (mortaio e
composto da frammenti di due brocche, una bacini) e cottura (olle e coperchi) del cibo. Nel
in ceramica depurata 57 (fig. 11, n. 15) e l’altra piattello Genucilia possiamo riconoscere il
in ceramica d’impasto sabbioso 58 (fig. 11, vaso dell’offerta, nelle coppe, nello skyphos,
n. 16), e di due anfore contenenti vino di pro- nelle brocche e nelle anfore lo strumentario
babile origine tirrenica 59 (fig. 11, n. 19) e per una libagione, nel thymiaterion un brucia
punica 60 (fig. 11, n. 20). essenze o una fiaccola per un rito forse legato
Le ragioni che possono aver determinato a divinità ctonie, nella coppa miniaturistica il
simili deposizioni apparentemente in tre supporto per un’offerta simbolica. Le azioni
distinti momenti, piuttosto ravvicinati tra loro rituali possono essere avvenute in occasione
– tra la fine del IV e il primo trentennio del III della purificazione del suolo prima della
secolo a.C. – vanno cercate nel contesto topo- costruzione della strada e durante la costru-
grafico e storico in cui si colloca la strada, zione stessa e sembrerebbero aver previsto la
oltre che nell’insieme di credenze che regola- frantumazione del servizio da offerta, di cui
vano i gesti degli uomini di epoca medio- andavano conservati solo pochi frammenti per
repubblicana. La spiegazione più semplice è vaso (pars pro toto) negli strati relativi 61. Pur-

53
Ad esempio Morel 1989-1990, p. 509; Torelli 1998, 58
Si tratta di una forma rimasta in uso, con poche
p. 123; Grasso 2004, p. 53-72, 78. varianti dell’orlo dall’epoca arcaica a quella medio-repub-
54
Ad esempio Cherubini 2004; D’Alessio-Di Giuseppe blicana. Ager Veientanus, Casale Pian Roseto : Murray
2005; Parra 2005, p. 66; Bailo Modesti et alii 2005, p. 57. Threypland-Torelli 1970, p. 105, fig. 20, F 2. La Giostra :
55
Si citano di seguito solo alcuni confronti. Roma : Moltesen-Brandt 1994, p. 118, fig. 77, 201 (fine IV-inizi III
Mercando 1963-1964, p. 62, tav. 9, 2 (seconda metà III secolo a.C.). Artena : Lambrechts 1989, p. 28, fig. 2, 24
secolo a.C.); Cherubini 2004, p. 2, fig. 3 (fine IV-III secolo (fine IV-inizi III secolo a.C.).
a.C.). Veio, Campetti : Comella-Stefani 1990, p. 161, tav. 59
Vandermersch 1994, tipo MGS V.
58, M192 e 195 (IV-III secolo a.C.). Antemnae : Buonfiglio- 60
Ramòn Torres 1995, T-7.1.2.1 (375-275 a.C.). L’anfora
D’Annibale 1994-1995, p. 268, fig. 101, 15 (V-III secolo è assimilabile ad un tipo rinvenuto in una fossa rituale del
a.C.). Cosa : Dyson 1976, CF25 (275-150 a.C.). Tarquinia : Palatino : Cherubini 2004, p. 4, fig. 16.
Cavagnaro Vanoni 1996, p. 349-354, fig. 123, 5 e 7 61
Sull’uso di tesaurizzare lo strumentario delle offerte,
(seconda metà III secolo a.C.). Lavinium : Guaitoli 1975, ad esempio, nelle Tavole Iguvine cfr. Baldinotti 1995,
p. 429-430, fig. 501, 73 (metà IV-II secolo a.C.). p. 174-175; Ancillotti-Cerri 1996, p. 141 e Cherubini 2004
56
Stanco 2001, p. 97-130. per un deposito di vasi da banchetto relativo allo strato di
57
Dyson 1976, CF72 (275/250-175/150); simile Olcese costruzione (fase medio-repubblicana) della domus Regis
2003a, p. 93, tav. XXIV, 3 (fine IV-inizi III secolo a.C.). Sacrorum sulle pendici settentrionali del Palatino.

.
Fig. 11 – Reperti ceramici dalla via Campana. US 147. 11. Skyphos in ceramica a vernice nera sovradipinta. 12-13. Coppe in ceramica a vernice nera.
14. Coppetta (miniaturistica?) in ceramica a vernice nera. 15-16 Brocche in ceramica depurata e in d’impasto sabbioso. 17-18. Olle in
Internal Slip Ware. 19-20. Anfore. US 133. 21. Coppa in ceramica a vernice nera (disegni di H. Di Giuseppe, elaborazione di A. De Tommasi).
588 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

troppo, come sopra accennato, la continua


usura a cui la strada è stata sottoposta nel
corso della sua vita, non permette una rico-
struzione chiara dei gesti che hanno generato
le deposizioni. Il servizio vascolare, inoltre,
potrebbe essere integrato con i vasi di epoca
medio-repubblicana rinvenuti in giacitura
secondaria nei soprastanti strati claudii e
traianei ma provenienti probabilmente dai
livelli della via Campana 62. In mancanza di più
precise informazioni stratigrafiche, infine,
potremmo pensare che i frammenti di tegole
in impasto sabbioso, tipiche dell’epoca medio-
repubblicana, e gli scheggioni di tufo indivi-
duati nei contesti in esame del periodo 1 pos-
sano essere serviti per coprire il deposito,
creando contestualmente una superficie car-
reggiabile allo stesso livello della strada vera e
propria (US 149) 63. Fig. 12 – US 147. Pomello da tirelle in ferro pertinente a
Oltre ai reperti ceramici va segnalata, carro (lungh. cm 15; largh max. cm 10 ). (foto di G. San-
nell’US 147, la presenza di un pomello in ferro guinetti, Archivi Scientifici SBAO).
(fig. 12), una borchietta in bronzo (fig. 13) e
una moneta (fig. 14). Il pomello in ferro, pro-
babilmente pertinente ad un carro e verosimil-
mente perduto durante la percorrenza della
strada, doveva servire per rafforzare l’innesto
del timone con l’asse che univa le due ruote o
per permettere l’ancoraggio delle tirelle dei
cavalli laterali 64. La borchietta doveva, invece,
accompagnarsi ad un piccolo chiodo e poteva
appartenere in origine ad una scatola, a calzari
o ad oggetti in cuoio 65. Pur non volendo attri-
buire significati specifici a questi rinvenimenti
e non potendo escludere che la loro presenza
sia del tutto casuale, visto che si tratta di
un’asse viario, in cui molte dovevano essere le
cose che andavano perdute, vale la pena ricor- Fig. 13 – US 147. Borchietta in bronzo (diam max. mm. 3)
dare la combinazione ricorrente del chiodo- (foto di G. Sanguinetti, Archivi Scientifici SBAO).

62
Tra i residui, vale la pena ricordare frammenti di un coppe Morel 2784 : Di Giuseppe 2004, p. 78, tabella 3.
piattello Genucilia, una coppa Morel 2784 in ceramica a 63
Per le modalità di copertura dei depositi da preser-
vernice nera, una ciotola in ceramica comune dipinta, vare si vedano i confronti ad esempio in De Lucia Brolli
un’olla in internal slip ware e una in ceramica da cucina 1990a, p. 68; 1990b, p. 189-191; Colonna 1991-1992, p. 63-
rinvenuti entro una fossa che taglia l’US 133 ed è a sua 115; Edlund-Berry 1994, p. 16; Zeggio 1996, p. 97 nota 10
volta obliterata dalla massicciata di epoca claudia. La con bibl.; Bonifacio 2001, p. 207; Carosi 2002, p. 366.
fossa è denominata US 128=129 e il suo riempimento US 64
Cfr. il carro della tomba 15 di Castel di Decima in
126=130 : Di Giuseppe 2004, p. 70, tabella 2. Dagli strati Memorie dal sottosuolo 1996 e in Carri da guerra 1997,
traianei (US 65, 66, 68, 71, 75, 76, 108, 146) invece, scavati p. 96 fig. 1.
nello stesso punto, provengono frammenti di uno skyphos 65
Si ringrazia Francesca Ceci per gli utili suggerimenti
in ceramica a vernice nera sovradipinta, una coppetta forniti.
miniaturistica Morel 2783, una lekane Morel 4713 e varie

.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 589

quanto metallico e tondo, come elemento apo-


tropaico che preserva dagli spiriti maligni
attivi nel mondo dei morti 66. Inoltre i chiodi
ampiamente usati nella simbologia magico-
religiosa avevano una funzione apotropaica e
servivano a fissare al suolo gli spiriti mal-
vagi responsabili di calamità o malattie 67 .
Andrebbe verificato se in contesti che non
Fig. 14 – US 147. Moneta romano-campana
(foto di G. Sanguinetti, Archivi Scientifici SBAO).
siano quelli funerari si usava ugualmente
effettuare questa associazione e se essa poteva
comportare l’utilizzo dei soli chiodi o anche di
oggetti in ferro che ne evocassero la funzione.
moneta nei contesti funerari. Ivi la presenza Ma vediamo di seguito come e se è possibile
del chiodo viene interpretata come strumento attribuire un significato più specifico che non
per fissare l’anima del defunto nell’oltretomba sia quello della casualità, almeno alla presenza
affinché non torni tra i vivi e quella della della moneta, in un contesto come quello in
moneta, oggetto magico per eccellenza in esame.

H.D.G.

La moneta nel mondo romano, come dimostrano alcune


fonti letterarie 71 che chiariscono anche la diffe-
Si tratta di un bronzo romano-campano, renza fra culto delle acque in sé e la sacralità
attribuito alla serie RRC 16, proveniente dell’acqua in quanto liquido utilizzato per lo
dall’US 147 (fig. 14) 68. Alla luce dei dati emersi svolgimento di rituali 72. Ciò che interessa ai
dallo studio del restante materiale archeolo- fini di questo discorso è l’aspetto sacrale legato
gico è sembrato necessario riconsiderare alle sorgenti o ai santuari in prossimità di
anche il significato che la moneta assume in specchi d’acqua dove sembra ormai accertato
particolari contesti di carattere sacrale legati che l’utilizzo della moneta, e in particolare del
alle acque, visto che il nostro rinvenimento è bronzo romano-campano, avesse significati
prospiciente un’area sorgiva 69 attraversata da propri che oltrepassano il valore nominale ed
ponti stradali 70. Si analizzeranno quindi breve- economico 73. In simili contesti la moneta viene
mente i casi esemplificativi di offerte monetali frequentemente utilizzata in sostituzione dei
legate a sorgenti d’acqua o connesse a ponti. consueti ex voto sia come rendimento di grazia
Il culto delle acque universalmente diffuso ricevuta 74, sia per sancire un patto tra dei e
nelle società antiche trova particolari riscontri uomini in relazione alla richiesta dell’inter-

Ceci 2001, p. 89-90.


66
Caselvieri, Pertosa Bagni di Romagna e S. Pietro Monta-
Si ricordi, inoltre, la cerimonia romana del clavum
67
gnon. Cfr. Facchinetti 2003.
figendi che celebrava eventi ricorrenti, come la fondazione 70
Per i ritrovamenti di monete nei fiumi in prossimità
di un tempio, il passaggio del nuovo anno, l’entrata in di ponti cfr. infra.
carica dei magistrati : Bevilacqua 2001, p. 132-133. 71
Serv. A. 7. 83; Sen. Ep. 4. 41, 3; Plin. Nat. 31. 2. 4;
68
Si deve segnalare il rinvenimento di un altro bronzo August. Ep. 47. 3-4 : da Facchinetti 2003, p. 15-16.
romano campano sempre della serie RRC 16, variante A, 72
Capuis 1994, p. 137-149.
nello strato di costruzione della strada 3, ma con molta 73
Più di 1500 esemplari su un totale di 2000 unità, sono
probabilità proveniente dalla sottostante strada 1, tagliata stati messi in luce in aree sacre come quella di Vicarello, Car-
in parte per la messa in opera delle fondazioni superiori : soli e Nemi, per citare i contesti maggiormente consistenti.
Spagnoli 2004a-b, p. 63-64, 106. 74
In genere, i frequentatori di questi santuari sono pic-
69
Le sorgenti che hanno restituito monete di età repub- coli proprietari, contadini e soldati : Taliercio Mensitieri
blicana sono : Vicarello, Avigliano Umbro, Falerii Veteres, 1998, p. 79-80, 124.

.
590 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

vento divino pro salute. È interessante ricor- attribuito alle monete è particolarmente inte-
dare a questo proposito quanto afferma Sve- ressante citare il caso della fonte di Anna
tonio 75 circa la fonte del Lacus Curtius, dove Perenna 80, dove il materiale numismatico è
ogni anno venivano buttate delle monete per la stato rinvenuto in connessione con tabellae
salute dell’imperatore. Purtroppo Svetonio defixionum e lucerne, che probabilmente veni-
omette di indicare a quale divinità venivano vano ritualmente gettate nella fonte. È possi-
tributate le monete, ma il collegamento tra il bile, visto lo stretto collegamento che c’è tra
lacus e il mondo degli inferi potrebbe far ipo- l’entrata agli inferi e l’acqua, che questo fosse
tizzare una dedica alle divinità ctonie. Negli una sorta d’incantesimo che serviva a discen-
altri casi si può supporre che le monete venis- dere nell’Ade e ad entrare in contatto con il
sero gettate in qualsiasi giorno dell’anno, mondo dei morti 81. Rimane un ultimo aspetto
escludendo un legame diretto con le ricor- significativo da citare che scaturisce dalla
renze legate al culto della divinità a cui era valenza oracolare data in alcuni casi alle
dedicato il santuario o la fonte d’acqua 76. Il tri- fonti : un esempio, noto anche dalla tradizione
buto di monete alle sorgenti è confermato, letteraria 82, è costituito dal santuario di Oropo
inoltre, da un passo di Plinio 77, in relazione in Beozia, dove Anfiarao sarebbe riemerso
alla fonte del Clitumno, di cui l’autore esalta la dagli inferi, una volta divinizzato, attraverso la
trasparenza e la purezza, che permettevano di fonte sacra che aveva proprietà oracolari.
contare le monete sul fondo. La pratica del- Passando ora ad analizzare i rinvenimenti
l’offerta monetale alle acque è così antica e monetali nei fiumi, va premesso che l’unica
radicata che essa continua e persiste anche nel fonte che riporta tale rituale è rappresentata
mondo moderno, come dimostra, per citare da un passo di Seneca 83, dal quale si apprende
uno degli esempi universalmente noti, il l’uso di offrire con rito pubblico, effettuato dal
rituale del lancio della moneta nella Fontana prefetto d’Egitto, monete e doni d’oro per pro-
di Trevi, che se pur reintrodotto a scopo ludico piziare la piena del Nilo. A livello archeologico
a metà dell’Ottocento conserva comunque il invece un caso straordinario è rappresentato
valore di tradizione 78. dai ritrovamenti monetali nel Garigliano 84. Sul
Da ultimo non va dimenticata, come recen- fiume esisteva un ponte di età romana che
temente ha messo in luce R. Le Pera, la consentiva il transito tra la Campania e il
valenza che assumeva la moneta già in virtù Lazio, nel territorio dell’antica Minturnae.
del metallo con cui era realizzata; la forma Come afferma N. Vismara, i Romani usavano
stessa produceva effetti apotropaici, poiché offrire «doni con una presenza monetale
era credenza comune che agli spiriti maligni sempre più marcata, alle divinità, non solo in
non fosse possibile penetrare gli oggetti ambito sacro, ma anche in occasione di pas-
rotondi; a ciò si aggiunga il valore magico e saggi angusti, quali ponti, valichi, ecc. ai quali
bene augurante, rivestito dalla moneta che riconoscevano una valenza sacrale. [...] Non è
veniva utilizzata anche come talismano e però chiaro se le offerte fossero lanciate al dio
come amuleto 79. A conferma del valore magico Terminus per la buona riuscita del transito

75
Svet. Aug. 57. 1. 79
Era in uso presso i romani donare la moneta come
76
Desnier 1987. F. Diez de Velasco (1997, p. 100-101) portafortuna. Inoltre nelle cosiddette lucerne del nuovo
vede nell’offerta della moneta un tributo e un mezzo per anno, in uso dal I secolo d.C., le monete sono rappresen-
onorare, comunque, le divinità delle acque. tate tra i simboli ben auguranti : Le Pera 1993, p. 349-351.
77
Plin. Ep. 8. 8. 1-2. 80
Piranomonte 2001, p. 60-61; Catalli 2001, p. 3-37.
78
L. Travaini (2000, p. 251-259) attribuisce a 81
La moneta serviva in ambito funerario, come paga-
W. Helbig, archeologo mondano per eccellenza, l’inven- mento a Caronte per non permettere al morto di tornare
zione della cerimonia d’addio dei visitatori tedeschi a indietro : Le Pera 1993, p. 349.
Roma che, per potervi tornare, buttano una moneta nella 82
Paus. 1. 34. 4 : da Facchinetti 2003, p. 17, 38.
Fontana di Trevi. Dietro tale divertissement si cela in realtà 83
Sen. Nat. 4a. 2. 7.
la citazione di un culto legato alle acque, svolto non solo 84
Per le monete repubblicane cfr. Catalli 1998,
nel mondo classico ma anche in area celtica, in Norvegia, p. 33-86.
Svezia e Danimarca.

.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 591

fisico in un luogo angusto, ovvero nel caso di pubblica, in occasione della costruzione del
presenza d’acqua, in onore della divinità o del- ponte stesso. Sul Garigliano, infatti, tale pra-
la ninfa del luogo, anche se i due aspetti cul- tica sarebbe testimoniata dai numerari che
tuali convivono» 85. S. D. Ruegg identifica come volontariamente
Tale forma di rituale è piuttosto diffusa e deposti per la fondazione dei piloni del
vari sono i casi in cui le monete vengono rinve- ponte 87. La stessa valenza potrebbe assumere
nute in prossimità di ponti come nei casi di la moneta collocata nel nostro deposito anche
Pavia, Faenza, Verona, nel territorio dell’an- se i suoi contenuti non si esauriscono in
tica Suasa e Roma 86. Il getto della moneta ad questa pratica, ma, come si vedrà di seguito,
ogni passaggio può essere letto come una sorta trovano ampi significati con i rituali connessi
di reiterazione del rituale originario, che alle acque sorgive.
doveva essere svolto probabilmente in forma

M.S.

Il sacrilegio della via Campana zione di ogni tempo in una credenza antica, in
base alla quale solo la morte rituale (morte
La spiegazione delle motivazioni che pos- violenta) sarebbe creatrice, perché interrom-
sano aver richiesto l’attuazione di questa ritua- perebbe una vita che non ha consumato tutte
lità inerente la costruzione della strada in le sue possibilità, scatenando forze in grado di
epoca medio-repubblicana richiede una rifles- assicurare la perennità della nuova creazione a
sione più generale. cui ha dato nascita 90. Non risulta paradossale
Innumerevoli sono le testimonianze, in questa prospettiva che un «corpo architetto-
archeologiche e letterarie, circa la necessità nico», sia esso tempio, mura, strada, casa etc.,
degli antichi di riparare con un atto espiatorio viva e duri nel tempo grazie all’anima della vit-
qualunque azione – costruzione, distruzione/ tima sacrificata, ritualmente seppellita nelle
abbandono, rifondazione – alterasse un’inte- fondamenta, che diventa l’anima stessa della
grità naturale (piacula operis faciundi) 88. Ogni nuova opera. Ugualmente A. Seppilli individua
costruzione/fondazione veniva considerata nell’anima del sacrificato o negli oggetti
una violenza nei confronti degli spiriti del deposti nelle fondamenta gli strumenti per
luogo, perché in modo vario sovvertiva un tenere lontani gli dei inferi disturbati dalle
ordine costituito e richiedeva per questo un nuove costruzioni e per dotare quindi la casa,
sacrificio che «neutralizzasse» la vendetta l’altare, la cinta muraria, le fortezze, le città e
degli dei e ne ottenesse il consenso 89. Un simile altro di uno spirito guardiano 91.
atteggiamento è stato riscontrato non solo nel- I rituali riparatori erano particolarmente
l’antichità, ma anche in tempi più recenti necessari quando le operazioni di costruzione
presso popolazioni di aree geografiche molto interferivano con l’acqua, elemento sacro per
distanti tra loro e di cui si è conservata eccellenza : nullus enim fons non sacer 92. Una
memoria nella tradizione folcloristica, nelle strada più di ogni altra infrastruttura, con la
favole e nelle leggende popolari. M. Eliade sua lunghezza e l’impegno costruttivo che
individua l’origine di tutti i rituali, delle super- richiedeva, risultava oltraggiosa rispetto ad un
stizioni e delle leggende legate ai riti di costru- territorio, ancor più se essa lungo il suo per-

Vismara 1998, p. 10.


85
p. 123. Per i riti di fondazione cfr. Carafa 2006.
Per i singoli esempi cfr. Vismara 1998, p. 11 e Gal-
86 89
Carandini 2003, II, p. 410.
liazzo 1994, p. 166. Cfr. anche infra. 90
Eliade 1990, p. 21 e seguenti, 47-51, 71-84 (in part.
87
Ruegg 1995, p. 128. p. 76).
88
Per i piacula cfr. Toutain 1904, p. 454-455; Santa- 91
Seppilli 1990, p. 234-239.
lucia 1981, p. 40-41; Scheid 1983, p. 34-35; Santi 2004, 92
Serv. A. 7. 84.

.
592 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

corso gettava «un giogo sull’acqua» con l’au- ricordare la processione degli Argei che si con-
silio dei ponti 93, come accade nel caso dei tre cludeva sul ponte Sublicio – manufatto sacro,
ponti documentati nell’area di scavo in esame. interamente costruito in legno senza l’ausilio
Il ponte costituisce l’azione più sacrilega 94 di metalli e mantenuto tale a lungo – dal quale
nella fase di costruzione di una strada, in si gettavano fantocci di giunco 98. Il rituale,
quanto per sua natura deve incatenare l’acqua introdotto nella religione romana dal re Numa
con legno, ferro e bronzo, collegare due e inserito ancora in epoca medio-repubblicana
sponde naturalmente divise e interrompere un (III secolo a.C.) nei Libri dei Pontefici come
flusso naturale con la gettata dei piloni su cui sacra o sacrificia Argeorum, viene variamente
si impostano le sue arcate, interpretato già dagli autori antichi : Argei
intesi come Argivi o Achei, giunti a Roma con
[. . .] per tutti questi motivi [. . .] l’atto del Ercole e gettati in tarda età nel Tevere secondo
costruire era un’evidente trasgressione dell’or- una tradizione; rito della fertilità, inteso anche
dine naturale e costituiva un atto sacrilego nei
a garantire cibo e messi per la nuova annata;
confronti della sacralità dell’acqua, tanto più
perché il ponte appariva come un giogo inflessi-
cerimonia purificatrice, secondo un rito
bile empiamente imposto sul liquido e sacro imposto dalla religione di Hera a individui di
corpo dell’acqua, qualunque essa fosse (fluviale, sesso maschile 99 ; alcuni studiosi, inoltre, vi
marina o lacustre) 95. vedono il ricordo di un antichissimo atto di
fondazione/espiazione effettuato tramite sacri-
Gli autori antichi hanno lasciato ampie ficio umano per l’offesa arrecata al Tevere con
testimonianze sia sulla necessità di domare le la costruzione del ponte100.
acque impetuose dei fiumi con ponti e opere di I riti di purificazione per la costruzione dei
bonifica 96, sia sui conseguenti atti riparatori ponti potevano prevedere offerte, cerimonie
effettuati nei confronti delle acque locali per incruente e sacrifici da effettuarsi con vittime
queste forme di «offesa» 97. Tra i riti più antichi tanto animali quanto forse umane101. La sacra-
che interessano i ponti non possiamo non lità della costruzione dei ponti è del resto testi-

93
Le strade tuttavia non erano le sole infrastrutture a Plutarco (Luc. 24) a proposito di Lucullo che prima di
richiedere riti di fondazione/espiazione. Si vedano, ad attraversare l’Eufrate gli sacrifica un toro e una giovenca;
esempio, per le mura di Roma Brocato 1995, p. 153-156, Svetonio (Iul. 81) a proposito di Cesare che nell’attraver-
per i canali di bonifica nel metapontino Nava 2002, sare il Rubicone aveva consacrato al dio fiume un gruppo
p. 276; 2003. di cavalli poi lasciati vivere in libertà; Tacito (Ann. 6. 37.
94
Un lavoro fondamentale sull’argomento è quello di 2) a proposito del sacrificio di un porco, una pecora e un
Mircea Eliade (1990) ripreso e ampliato in seguito da toro da parte di Vitellio al fiume Eufrate in occasione della
Anita Seppilli (1990). costruzione di un ponte : da Galliazzo 1994, p. 266-267,
95
Galliazzo 1994, p. 593. note 288 e 293; Pausania (1. 41. 2) a proposito del tiranno
96
Possiamo citare Serse che «pone un giogo sulla cer- Teagene che erige un altare in onore del fiume Acheloo
vice del mare» (A. Pers. 71-72) come atto perpetrato nel per aver spostato le acque locali che scendevano dai monti
disprezzo delle leggi della natura e per questo in seguito nella regione della Rohus : Musti 1982, p. 219; gli agoni in
punito; il fiume Tifone in Siria, chiamato «libero e sel- onore di Acheloo a Metaponto, verosimilmente organiz-
vaggio», che viene in un secondo momento denominato zati come atto espiatorio/inauguratorio (?) delle opere di
Oronte perché «aggiogato e addomesticato» da un ponte bonifica effettuate nel territorio : Mussini 2002, p. 113-114.
costruito presso Antiochia nella prima età ellenistica (Str. Inoltre sulla colonna traiana viene riportata una ceri-
16. 2. 7); il fiume Volturno torbido e minaccioso, che monia riparatoria/inauguratoria del ponte sul Danubio in
secondo Stazio (Silv. 4. 76-80) fu domato e reso attraversa- onore del genio del fiume, effettuata tramite sacrificio di
bile a piedi per opera dell’imperatore Domiziano che vi un toro : Galliazzo 1994, p. 266.
costruì un ponte; il fiume Sangario in Asia Minore, la cui 98
Plu. Num. 9. 6.
violenza era stata interrotta dalle pile di un grandioso 99
Brelich 1967; Vian-Bloch 1976, p. 173; Seppilli 1990,
ponte per opera di Giustiniano : Galliazzo 1994, p. 593. p. 76-92; Coarelli 1993; 1999, p. 112; Carandini 2003, II,
97
A titolo di esempio citiamo l’Iliade (21. 130-32) a pro- p. 395-398; Cantarella 2005, p. 205-206.
posito del sacrificio di tori e cavalli vivi al fiume Sca- 100
Seppilli 1990, p. 65-69, nota 60; Galliazzo 1994,
mandro; Cicerone (Div. 2. 77) circa la necessità di tornare p. 57-58.
all’uso di prendere auspici nell’attraversare i fiumi; 101
Seppilli 1990, p. 256-273; Galliazzo 1994, p. 593.

.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 593

moniata dall’etimologia discussa di pontefice


che, come riportato da Varrone, sarebbe da
collegare alla funzione sacrale di pontem
facere, in relazione alla costruzione e alla
manutenzione del più antico ponte di Roma, il
pons Sublicius102. E quindi, come si dirà più
avanti, il sovrintendente a queste cerimonie
potrebbe essere il pontefice.
Sovente la messa in opera di un ponte si
accompagnava alla realizzazione sul ponte
stesso o nelle immediate vicinanze di are, nic-
chie, edicole e tempietti che fungevano da atti
espiatori/propiziatori per l’oltraggio arrecato
all’acqua aggiogata e continuamente attraver-
sata dagli esseri umani appunto tramite i
ponti. La stessa interpretazione si dà, come già
detto, alla presenza di monete rinvenute
abbondanti nei corsi d’acqua, soprattutto in
Fig. 15 – US 55. Conchiglia del genere Acanthocardia
prossimità di guadi103. (largh. max cm 3; lungh max. cm 2,9).
Risulta naturale pensare che i reperti rinve- (Servizio Fotografico SSBAR).
nuti nel saggio C vadano riferiti alle cerimonie
effettuate per riparare il «sacrilegio» della via
Campana nel punto in cui questa iniziava ad
attraversare l’acqua sorgiva o in prossimità di un attributo dall’età ellenistica in poi. Non è
ognuno dei ponti che la caratterizzavano, un caso che queste divinità delle acque pos-
verosimilmente reiterando il rito ad ogni sono essere rappresentate con un vaso a forma
nuova attività di ripristino della strada. Sulla di conchiglia tenuto tra le mani davanti
base della composizione del «servizio» medio- all’addome 104. In diversi luoghi deputati al
repubblicano documentato saremmo portati a culto delle Ninfe è stata rinvenuta una gran
pensare a sacrifici incruenti, fondati sull’of- quantità di conchiglie interpretate come
ferta di cibo e su libagioni. La presenza della offerte ad esse gradite 105 . Non mancano,
moneta potrebbe evocare l’offerta alle Ninfe inoltre, rinvenimenti abbondanti di gusci di
per l’attraversamento delle sorgenti da parte gasteropodi e valve di molluschi, ad esempio,
della strada, il pomello in ferro, se la sua pre- in strati di limo precedenti la costruzione di
senza non è casuale, potrebbe essere simboli- un ponte relativo al tratto nella Tenuta di Ca’
camente funzionale a fissare nel sottosuolo gli Tron della via Annia106.
spiriti ctoni o a scongiurare eventi naturali, La via Campana non è l’unica strada a resti-
come inondazioni. La conchiglia di mare tuire depositi di materiali in relazione alle
(fig. 15) potrebbe ugualmente rimandare ad acque e ai ponti. Situazioni analoghe potreb-
un’offerta alle Ninfe delle acque sorgive. Le bero essere individuate, ad esempio, presso il
conchiglie (conchae), infatti, sono legate oltre santuario settentrionale di Pontecagnano107, in
che a Venere anche alle Ninfe, di cui diventano un tratto della via Annia, prossimo ad un

102
Seppilli 1990, p. 21-23; Evangelisti 1978. 235. Anche nella fonte dedicata alle Ninfe di Anna
103
Cfr. Galliazzo 1994, p. 166 e infra il paragrafo sulla Perenna, presso piazza Euclide sono state rinvenute con-
moneta. chiglie di crostacei : Polakowa-Rapinesi 2002, p. 49.
104
Larson 2001, p. 252; Saglio 1887, p. 1431. 106
Basso et alii 2004, p. 49. Per le funzioni rituali delle
105
Nella grotta dedicata alle Ninfe di Corinto, ad conchiglie sia in ambito funerario sia nelle offerte ai
esempio, tra le altre offerte sono state rinvenute 400 con- fiumi, alle sorgenti, agli alberi ecc. cfr. Eliade 1981,
chiglie di mare inclusi modellini delle stesse di bronzo e p. 113-134.
piombo, interpretabili come offerte : Larson 2001, p. 219, 107
Qui all’interno di un paleoalveo connesso a sorgenti

.
594 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

ponte-guado108 e in un altro tratto della stessa tare una spiegazione diversa dalla casualità,
via, nel punto in cui essa attraversava il fiume pur nella consapevolezza di non poterla dimo-
Grassaga109. strare. L’osso umano richiama inevitabilmente
Acquista, infine, un senso ancora più pre- l’attenzione sulla pratica dei sacrifici umani
gnante un elemento finora non sufficiente- nell’antichità, pratica che secondo un’ipotesi
mente valutato. Nello strato glareato (US 149), interpretativa, come abbiamo visto, forse ha
non lontano dalla fossa (US 157) è incastrato interessato anche la fondazione del ponte
tra due blocchi di tufo, è stato rinvenuto, come Sublicio e usanza comunque presente in molte
sopra anticipato, oltre al thymiaterion miniatu- culture di periodi differenti proprio in rela-
ristico, al coperchio e all’olla, anche un unico zione alla costruzione dei ponti111. Come gli
osso relativo ad una tibia umana, con epifisi autori antichi e la recente ricerca archeologica
incomplete, pertinente ad un individuo adulto, mostrano, i sacrifici umani erano praticati con
forse di sesso maschile110 (fig. 16). Se è vero diversa intensità ed eccezionalità a seconda
che un osso umano in uno strato di costru- del periodo e nonostante i divieti della legge.
zione di una strada è un indizio troppo labile Possiamo ricordare i sacrifici della coppia di
per dimostrare qualunque tesi, sembra tut- Galli e di Greci nel Foro Boario avvenuti nel
tavia opportuno non liquidarne troppo fretto- 228, 216 e 113 a.C. 112, quelli più antichi a
losamente la presenza : l’anomalia della sua Saturno, a Vulcano, a Caco e ai Lari e alla loro
posizione e l’unicità del rinvenimento, oltre a madre Mania o quelli ventilati nei Lupercalia e
tutto quanto finora esposto, spingono a ten- nei Thargelia113. Ne rimarrebbe traccia nei fan-
tocci di giunco del rito degli Argei, nei simu-
lacra rappresentati da palle e bambole offerte
ai Lari in occasione dei Compitalia, nei cerei,
nei pisciculi, nell’aes piscatorium, negli oscilla
e sigilla offerti agli dei come surrogati dei pri-
mitivi sacrifici umani – pro animis humanis114
– istituiti da Tarquinio il Superbo e aboliti da
Bruto115.
Dal punto di vista archeologico rinveni-
menti ipoteticamente collegati dagli autori
degli scavi a sacrifici umani o ad uccisioni
rituali, secondo la definizione di Brelich 116,
potrebbero essere quelli dei bambini trovati
sotto il muro perimetrale S della domus regia
Fig. 16 – US 149. Osso umano pertinente a tibia di probabile (750 a.C.) e nello strato di distruzione della
adulto (lungh. cm 27). (Servizio Fotografico SSBAR). regia stessa (730/725 a.C. circa) 117, dei due

e delimitato da una strada sono state rinvenute due fosse 110


Per l’identificazione si ringrazia Paola Catalano.
riempite con materiali da banchetto, vasi miniaturistici, 111
Molte sono le leggende, le tradizioni e i canti popo-
oggetti in metallo, pesi da telaio, pedine, laterizi e ossa lari in Europa riguardanti i sacrifici umani praticati per
animali. I depositi formatisi intorno alla metà del IV consentire la tenuta nella costruzione di un ponte, tradi-
secolo a.C. vengono messi in relazione con la costruzione zioni riconducibili secondo A. Seppilli (1990, p. 256-273) a
della strada che prevede l’ampliamento del paleoalveo : pratiche antiche. Si veda anche Eliade 1990, p. 39-46.
Bailo Modesti et alii 2005, p. 42, 46. 112
Liv. 22. 5, 57. 2-6. Fraschetti 1981, p. 51-115; Grotta-
108
Qui sono stati rinvenuti assi in bronzo (89 a.C.) e nelli 2000, p. 281-282; Cantarella 2005, p. 203-205.
forme per versare e bere, databili all’età augustea : Basso 113
Ov. Fast. 5. 627.
et alii 2004, p. 76-78. 114
Fest. p. 275-276L.
109
Qui il materiale databile al III-II secolo a.C. è stato 115
Mastrocinque 1988; Carandini 2003, I, p. 133 nota
messo in relazione con la costruzione del ponte, anche se 26, II, p. 406-407.
ad esso non si attribuisce una valenza rituale : Croce Da 116
Brelich 1967, p. 6-14.
Villa-Gobbo-Pettenò 2004, p. 218-219. 117
Filippi 2004, p. 107-114.

.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 595

adulti, di un bambino e di un fanciullo sulla ciullo Callimele, le cui viscere sarebbero state
superficie della fondazione rasata del primo cucinate124 ; un sacrificio di fanciullo sarebbe
muro del Palatino e presso di essa (inizi VII stato compiuto anche nella fase iniziale della
secolo a.C.) 118 , del fanciullo, della ragazza congiura di Catilina per stringere un legame
down e dell’uomo del Foro Romano, presso il tra i congiurati (delitto comune)125. Si ricorda
cosiddetto equus Domitiani (750-730/725 inoltre l’emanazione di un senatoconsulto del
a.C.)119, del bambino sotto la fondazione del 97 a.C. che proibiva il sacrificio umano126, a
muro Palatino (inizi VII secolo a.C.)120, dei tre testimonianza che ancora in epoca tardo-
individui, di cui uno gobbo, nei pressi del repubblicana esso veniva praticato. Accuse di
muro di cinta del Campidoglio, nell’area del sacrifici umani erano rivolte ai Giudei127, ai
carcere mamertino121, dell’uomo e del bambino seguaci del culto di Bacco128 e ai primi cri-
sepolti sull’acropoli di Tarquinia (il bambino stiani129. In quest’ultimo caso le accuse, ampia-
sotto un muro)122. mente confutate dagli apologeti cristiani,
Può apparire strano, nel nostro caso, un sembra mirassero ad accostare il crimine alle
sacrificio umano ancora in epoca medio- pratiche note dalla tradizione pagana130.
repubblicana, abituati come siamo a riferirli a Se sacrificio umano c’è stato a proposito
riti molto antichi, sempre aberrati, repressi, della costruzione dei ponti lignei della via Cam-
attribuiti a barbari dalla cultura romana e, pana, come sopra detto non è dimostrabile
comunque, sostituiti in tempi recenti da riti sulla base dei nostri labili indizi, tuttavia
diversi che li ricordavano123. Tuttavia vari epi- appare forse proponibile, come invito a pre-
sodi, oltre quelli già citati, testimoniano che la stare maggiore attenzione ai rinvenimenti
prassi era ben diversa e che il ricorso al sacri- anche di una strada e alla luce di tutto quanto
ficio umano continuava ad essere perpetrato, abbiamo esposto, che quell’osso possa trovarsi
seppur in via eccezionale, sia in epoca repub- nel deposito non per caso, ma simbolicamente
blicana sia imperiale, in ambiente ellenico e a sostituire antichi sacrifici umani : «La rap-
romano in relazione a espiazioni, fondazioni e presentazione rituale che simula, o meglio, che
congiure politiche. La presa di potere di Apol- rende presente simbolicamente un avveni-
lodoro, tiranno di Cassandra nel 278 a.C., ad mento mitico, non annulla il beneficio che si
esempio, si accompagna al sacrificio del fan- attende da quella autentica, anzi la equivale»131.

H.D.G.

118
Gallone 2000; Gusberti 2000; Carandini 2003, I, tav. 130
Marasco 1981, p. 177; Grottanelli 2000, p. 284-285;
XIV-XVI. Seppilli 1990, p. 231-244.
119
Carafa 2006. 131
Seppilli 1990, p. 66 nota 64 ; M. Eliade (1990,
120
Brocato 1995, p. 147-148, 159-160. p. 47-48) cita una serie di luoghi in Asia e in Europa, in
121
Relazione di P. Fortini tenuta alla British School di cui si usa seppellire singole ossa o crani umani nelle fon-
Roma nel 2002. damenta delle strutture e ricorda sacrifici di animali avve-
122
Chiaramonte Treré 1989-1990, p. 695-704, in part. nuti anche in tempi relativamente recenti in occasione di
702. Per una discussione critica di questi ultimi casi e dei costruzioni. La spiegazione che viene data a questo atteg-
precedenti cfr. : Il Mostro e il Sacro c.s.; Sepolti tra i vivi giamento umano, che possiamo definire universale,
c.s. rispetto al momento del costruire è che gli edifici non pos-
123
Grottanelli 2000, p. 277-279, nota 4. sono durare se non vengono «animati» e la vita può essere
124
D. S. 22. 5. 1 : da Marasco 1981, p. 168. trasmessa «direttamente dai centri che l’hanno ricevuta a
125
Sal. Cat. 22; D.C. 37. 30. 3; Flor. Epit. 2. 12. 4; Plu. loro volta per partecipazione : ad esempio le ossa di
Cic. 10. 4; Johann. Antioch. Fr. 71, FHG, IV, p. 563; Tert. uomini o di animali [...] Queste ossa sono caricate di forza
Apol. 9. 9 : da Marasco 1981, p. 167, nota 1. cosicché possono animare a loro volta una costruzione e le
126
Plin. Nat. 30. 12. possono dare vita e durata». A questo proposito sembra
127
J. Ap. 2. 89 ss. altrettanto interessante sottolineare la complessità delle
128
Liv. 39. 13. 13. pratiche funerarie, in relazione alle quali si registrano
129
Plin. Ep. 10. 96. 7 sovente spostamenti di ossa e di crani, che diventano vero-

.
596 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

Considerazioni conclusive è stata sottolineata la vicinanza del deposito


ad un’area interessata da fenomeni di polle
Tutto ciò premesso bisogna ora cercare di sorgive, che dovettero essere superate dalla
focalizzare l’attenzione sulle divinità che si strada, attraverso ponti di legno, di cui non è
andavano ad offendere attraverso la costru- rimasta traccia, ma che potrebbero essere
zione di ponti e che si è proposto potessero indiziati dai ponti in muratura di epoca suc-
essere le Ninfe, divinità frequentemente vene- cessiva. Più volte inoltre è stata segnalata la
rate in connessione alle acque sorgive. L’in- particolare condizione sacrale che si crea ogni
sieme dei reperti e i contesti di rinvenimento qual volta si sovverte l’ordine naturale delle
sembrano riferibili, come abbiamo visto, cose e specialmente quando si tratta della
all’intenzione di compiere un rito di espia- costruzione di un ponte. Tale argomento è
zione, testimoniata dal particolare vasellame stato già ampiamente discusso nel paragrafo
rinvenuto, per riparare un’azione proibita nei precedente, ma l’incisività di alcune parole di
confronti delle acque, cui fanno riferimento in A. Seppilli meritano di essere comunque
particolar modo la conchiglia e la moneta. riportate :
Purtroppo la ricerca archeologica ha resti-
tuito soltanto una parte dello scenario in cui si È un’intromissione nell’ambiguo dominio
svolse l’intero cerimoniale, per cui è assai tellurico ed infero già il semplice guado dei
complesso interpretarne l’esatto svolgimento, fiumi. Esso si presenta come un atto pericoloso
visto che non si conosce per intero il contesto – sacro – che chiede perlomeno purità rituale.
rituale e che ognuno degli oggetti rinvenuti Guai a chi non si soffermi prima a riva per
purificarsi, lavando le mani, avverte Esiodo133.
può rivestire diversi significati. Ciò che si può
[...] Tanto più doveva essere intenso il terrore
ipoteticamente ricostruire è che durante la evocato dalla costruzione di un ponte, che non
messa in opera della strada e in prossimità del solo affonda i suoi piloni nel sottosuolo, ma
primo ponte, o di uno dei ponti dell’asse anche dissacra la corrente dei fiumi – delle
viario, sia stata lasciata un’ampia zona di acque, così cariche di valenze sacrali, e già esse
risparmio – non è perfettamente chiaro se si stesse in comunicazione con l’oceano infero,
tratti di una fossa – contestualmente riempita col mondo dei morti – le varca, le aggioga, e
con lo strumentario utilizzato per lo svolgi- persino penetra a volte nella profondità del loro
mento di uno specifico rituale, ovvero di mate- alveo»134.
riale deposto nell’area ancora non fondata (US
147). Ovviamente è difficile stabilire come e in Se quindi la pratica di espiazione rituale
quali tempi questo venisse effettuato, visto che doveva essere riproposta ad ogni passaggio sul
i pochi oggetti del rituale sono stati rinvenuti ponte, si può immaginare che la cerimonia per
anche all’interno della massicciata, ma sono la sua costruzione fosse officiata da una per-
noti altri cerimoniali che prevedono più azioni sona che rivestisse una carica pubblica parti-
strettamente, connesse tra loro, e lo scavo di colare : il pontefice. Egli aveva infatti il potere
più fosse affiancate o poste l’una sopra l’altra, di compiere pratiche riparatorie di errori ed
entro cui depositare gli attrezzi del rito132, esat- omissioni e di provvedere a quei culti privi di
tamente come si presentano i contesti qui ana- un proprio titolare135 ; da ciò si può dedurre
lizzati, dove abbiamo un deposito (US 147) che che anche il rituale effettuato lungo la via
riempie una lacuna (forse una prima fossa Campana per la costruzione dei ponti sia stato
US 157), intaccato da una seconda fossa (US realizzato in forma ufficiale alla presenza di
148) riempita da uno strato (US 133). Più volte un pontefice.

similmente oggetti rituali in quanto essi stessi già ritualiz- 133


Seppilli 1990, p. 231.
zati (ringrazio F. Ceci per questa lettura). 134
Seppilli 1990, p. 238-239.
132
Si veda ad esempio il caso presentato in Bailo 135
Cfr. nota 94.
Modesti et alii 2005.

.
ASPETTI TOPOGRAFICI E RITUALI 597

La necessità di espiazione di offese arre- tunalia, si svolgeva il 23 luglio140. A questo


cate alle divinità degli elementi naturali era proposito è di grande interesse l’epigrafe,
infatti ancora forte e presente in piena età menzionata all’inizio, con dedica a Nettuno
imperiale, come dimostra l’epigrafe consa- da parte di due conductores campi salinarum
crata alle Nymphae Geminae da un C. Fufius romanarum, rinvenuta in un’area non molto
Politicus, liberto di C. Fufius Geminus console distante dal luogo delle nostre indagini141.
del 29 d.C. L’iscrizione richiama la dedica Essa con molta probabilità è da mettere in
rupestre delle Nymphae aeternae di relazione ai numi tutelari delle saline e non
Casinum136, dove le intenzioni del dedicante alle acque sorgive, ma la vicinanza dei due
sono una sorta di atto riparatorio nei con- luoghi potrebbe aver causato alcune contami-
fronti delle Nymphae per espiare l’offesa nazioni dei culti. Per tutte queste ragioni,
recata loro dalla captazione della sorgente137. nonostante alcuni indizi possano far propen-
Nel nostro caso in particolare venne praticato dere per un rituale dedicato alle Ninfe e alle
il sacrilegio di interrompere l’attività sorgiva divinità ctonie, non ci sono elementi che pos-
delle polle nei punti in cui i ponti della via sano far escludere a priori le altre divinità.
Campana gettavano le loro fondazioni nella Del resto, anche agli antichi non era sempre
terra, andando quindi ad interferire con le chiara la divinità a cui erano dedicate le fonti,
divinità ctonie ed infere non solo perché si come dimostra la defixio rinvenuta sul fondo
era incisa la terra ma perché l’acqua della delle sorgenti ferruginose di Poggio Bagnoli,
palude costituiva essa stessa un passaggio nella quale l’ignaro richiedente si rivolge alle
diretto verso l’Ade. In questo contesto ideolo- Nymphae, sive quo alio nomine voltis appel-
gico la deposizione della moneta sembra lari142.
accentuare tutti i significati in essa conte- Per quanto riguarda il rinvenimento del-
nuti : il valore apotropaico, magico, nonché i l’osso umano, infine, è forte la tentazione di
legami col mondo infero e funerario. L’offerta collegarlo ad una sfera rituale e di attribuirgli
riparatoria nei confronti dei numi sotterranei un valore simbolico, in sostituzione dei sacri-
potrebbe essere segnalata anche dal thymiate- fici umani che potevano essere eseguiti in tali
rion. La presenza della conchiglia nel depo- circostanze, ma vista la mancanza di con-
sito richiamerebbe ancora il collegamento fronti archeologici e in attesa di altri riscontri
con le Ninfe a cui veniva conferito anche un è doverosa una certa cautela. Lo stesso vale
potere oracolare138. Nonostante la conchiglia, per il rinvenimento di un pomello da tirelle
tuttavia, e nonostante nell’ambito dell’Italia che potrebbe più facilmente essere caduto da
romana le Nymphae fossero più popolari delle un carro, anche se la valenza come elemento
altre divinità maschili legate alle acque139, è di ferro ben si adatterebbe alla natura del
difficile stabilire a quali di esse fosse real- contesto. La presenza comunque, dei suddetti
mente tributata l’offerta. È necessario, infatti, materiali, pur confermando e arricchendo di
considerare che, nel mondo romano, esisteva valori la natura del deposito, non è essenziale
un’altra divinità legata alle acque sorgive, per interpretare il tipo di rituale messo in
Fons, la cui festa ricorreva il 13 ottobre, oltre atto.
al già ricordato Nettuno la cui festa, Nep- Prima di concludere si vuole aggiungere

136
Arnaldi 2001, p. 15-27. monia serviva per scongiurare la siccità estiva. Nel mese
137
CIL IX, 5744; Arnaldi 2002, p. 246-247. di agosto inoltre ricorrevano le festività di Portunus, Vol-
138
Cfr. da ultimo Mancini 2005, p. 149-159. Nella stessa canus, Volturnus, i cui rituali si svolgevano sul Tevere :
Roma le acque sorgive furono considerate oracolari : Sep- Seppilli 1990, p. 57.
pilli 1990, p. 55-56. 141
L’epigrafe si data al 135 d.C. : Morelli-Olcese-Zevi
139
Arnaldi 2000, p. 47-61 e 2004, p. 1355 ha dimostrato 2004, p. 46.
come le attestazioni epigrafiche del loro culto siano molto 142
CIL XI, 1828. In Etruria del resto sembra che la pre-
più numerose di quelle relative a Neptunus, nella specifica senza numinosa collegata alle acque sorgive e sotterranee
valenza di deus qui fluminibus et fontibus praeest. rimanesse indeterminata : Maggiani 2003, p. 39.
140
Per le attestazioni epigrafiche Arnaldi 1997. La ceri-

.
598 MIRELLA SERLORENZI E HELGA DI GIUSEPPE

un’ultima considerazione relativa alla man- giungeva Roma alle saline145. Essa è invece
canza di riferimenti, da parte della letteratura posta dall’autore antico in agro Falisco, ele-
storica, a quel luogo paludoso interessato da mento che ci impedisce di identificare le sor-
fenomeni di risorgive così prossimo a Roma, genti citate con quelle rinvenute nell’area dello
alle saline e a Portus143. In realtà in un passo scavo; a meno che non si voglia ammettere che
abbastanza controverso, Vitruvio, elencando le Vitruvio abbia commesso un errore confon-
fonti d’acqua malsane e velenose, riporta dendo località diverse o che i tre luoghi citati
anche la menzione di una sorgente : Agro siano in realtà da intendersi come luoghi in sé
autem Falisco via Campana in campo Corneto separati e non pertinenti allo stesso comparto
est lucus in quo fons oritur; ibique avium et geografico. È evidente però che tali operazioni
lacertarum reliquarumque serpentium ossia risultano sempre assai rischiose, per cui è pre-
iacentia apparent144. Stupisce ovviamente la feribile lasciare aperto il problema, segna-
menzione della via Campana, che come è noto lando questa interessante coincidenza, senza
dovrebbe identificarsi con la strada che con- forzare il contenuto della fonte.

M.S.

143
Se si esclude quanto riferisce Silio Italico a propo- assai poco chiara : il campo corneto è conosciuto solo in
sito della vicina colonia di Fregene [...] obsessae campo questa fonte, inoltre noi troviamo qui l’unica menzione di
squalente [...] (8. 475), che si trovava più a N rispetto allo una via Campana attraversante l’Agro Falisco. Una via di
stagno di Maccarese. questo nome sembra esistere vicino Roma sulla riva destra
144
Vitr. VIII, 3, 17 : P. Gros (1997, p. 1173 nota 162) del Tevere ma in direzione del campo salino».
identifica questa fonte in area falisca con quella ricordata 145
E. A. Stanco (1999b, p. 195) ha proposto di identifi-
seconda la tradizione di Varrone da Plinio (Nat. 31. 27), care la via Campana citata da Vitruvio in agro Falisco, con
situata presso il Monte Soratte. Il commento del Callebat un tracciato che, staccatosi dalla via Flaminia, risaliva
(1973, p. 113) precisa : «Malgrado i tre elementi di localiz- l’alveo del Tevere fino ad Aqua Viva. Di diversa opinione
zazione che Vitruvio propone, in realtà questa fonte è Chellini 2002, p. 69.

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