Sei sulla pagina 1di 4

Per informazioni:

sito web: http://archivio.lastampa.it


email: archivio@lastampa.it

Elementare, Wittgenstein ''Chi ha fatto questo?'': in viaggio con


Umberto Eco tra i meandri del racconto poliziesco, un modello
ridotto della ricerca metafisica IL DETECTIVE INDAGA COME ARISTOTELE

Pubblicazione: [17-02-2007, TUTTOLIBRI, NAZIONALE, pag.1] - [17-02-2007, TUTTOLIBRI, TORINO, pag.1] -


Sezione: TUTTOLIBRI
Autore: ECO UMBERTO

Il cuore filosofico del racconto poliziesco e' esplorato in


<<Elementare, Wittgenstein!>>, un saggio di Renato Giovannoli che
esce per i tipi di Medusa (pp. 368, e29), con la prefazione di
Umberto Eco, che pubblichiamo qui in anteprima. Allievo di Eco,
Renato Giovannoli, di professione bibliotecario, si occupa di
semiotica della cultura. Il suo lavoro si articola in tre parti. La
prima, <<La catena e il filo. Logica dell'indagine>>, muove da
Holmes (<<Le ''deduzioni'' di Sherlock Holmes sono abduzioni?>>)
per approdare a Wittgenstein (<<Wittgenstein e la massima
pragmatica>>). La seconda sezione, <<L'impronta e la maschera.
Ontologia degli indizi>>, va dagli indizi artefatti alle <<prove
morali>>, dagli indizi <<vaghi>> al <<gotico razionalista>>. La
terza, <<La scacchiera e il labirinto. Geometria del mistero>>,
giunge a visitare <<il labirinto nel poliziesco moderno>> (dai
labirinti cinesi di van Gulik a <<labirinto e crittogramma>> nel
<<Nome della rosa>>, a <<un labirinto-crittogramma nella <<Citta'
di vetro>> di Paul Auster). UMBERTO ECO Renato Giovannoli e'
autore (tra l'altro, ma a parer mio anzitutto) di uno dei libri
<<scientifici>> piu' appassionanti, La scienza della fantascienza.
Chi ha letto questo libro sa che non e' una storia della
fantascienza, ne' una riflessione sull'attendibilita' scientifica
della fantascienza, bensi' un libro sulle principali idee
finzionalmente scientifiche che circolano nei principali romanzi e
racconti di fantascienza. Queste idee dimostrano una
insospettabile coerenza, come se costituissero un sistema, pari per
omogeneita' e consequenzialita' a quello della scienza. L'indagine
di Giovannoli e' stata possibile (e appare plausibile, nella sua
rigorosa trattazione delle leggi della robotica, della natura degli
alieni e dei mutanti, dell'iperspazio e della quarta dimensione,
dei viaggi nel tempo e dei paradossi temporali, degli universi
paralleli e via dicendo) per almeno tre ragioni: la prima, e la
piu' banale, e' che gli autori di fantascienza si leggevano e si
leggono tra loro, e quindi alcuni temi migrano da storia a storia,
e vengono ripresi e approfonditi, cosi' che si e' creato come un
sistema parallelo a quello della scienza ufficiale; la seconda e'
che i romanzieri di fantascienza avevano sottocchio i problemi
posti dalla scienza, e sviluppavano le loro finzioni non in

Copyright (C) Editrice La Stampa - quest'opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Non
commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. Clicca qui per saperne di più.
Per informazioni:
sito web: http://archivio.lastampa.it
email: archivio@lastampa.it

opposizione alle soluzioni della scienza, ma semplicemente


traendone le conseguenze piu' estreme, seguendo rigorosamente non
tanto una logica dell'inverosimile quanto una logica
dell'ipotetico; e la terza e' che alcune delle idee ventilate dalla
fantascienza (e basterebbe partire dai padri fondatori, o almeno
da Verne e dalle meraviglie del futuro descritte da Salgari o
Robida) di fatto sono poi diventate realta', come i viaggi spaziali,
o le applicazioni dell'intelligenza artificiale, tal che non si
puo' prescindere dal sospetto che per tanti aspetti la scienza
della fantascienza avesse non solo anticipato ma in un certo qual
modo ispirato la scienza della scienza. Coerentemente col suo
vecchio libro, Giovannoli avrebbe dovuto intitolare quest'ultimo
L'epistemologia dell'epistemologia poliziesca, o La logica
dell'indagine fittizia, perche' di fatto qui egli applica
all'arcipelago della letteratura poliziesca lo stesso metodo che
aveva applicato alla fantascienza: assume cioe' che i detectives
della narrativa abbiano ideato e applicato i loro metodi di
indagine in maniera affine ai filosofi e agli scienziati, per cui
di questi metodi va alla ricerca ricostruendoli come procedimenti
coerenti e suscettibili d'indagine logica. Salvo che c'e' una
differenza. I narratori di fantascienza presumevano che potessero
darsi (un giorno o in un universo parallelo) leggi affini a quelle
che regolano il nostro universo, ma con alcune interessanti
variazioni o estensioni, e pertanto resta legittimo il sospetto che
quello che avviene in un romanzo di fantascienza potrebbe non
accadere mai nella realta', e che le leggi della scienza
fantascientifica non possano mai coincidere con quelle della
scienza. Invece, per quanto riguarda la narrativa poliziesca, il
detective ragiona o si comporta come di solito ci comportiamo noi, o
i piu' acuti tra noi, nella vita reale, e certamente come si sono
comportati e si comportano filosofi o scienziati. Altrimenti il
romanzo poliziesco, se si riferisse non al nostro universo ma a un
Altro, non sarebbe interessante come di fatto e'. Dunque si
potrebbe concluderne che, mentre i narratori di fantascienza fanno
finta di essere scienziati di domani, i narratori polizieschi
descrivono il modo in cui si e' pensato ieri e si pensa oggi. La
differenza non e' da poco. Se La scienza della fantascienza poteva
essere il manuale un poco provocatorio di una scienza possibile,
questo libro rappresenta una indagine filosofica sul modo in cui
realmente si pensa. A questo titolo ci si puo' davvero chiedere,
come fa in fondo l'autore, se esso rappresenti una filosofia del
racconto poliziesco (il che secondo me sarebbe riduttivo) o un
manuale di filosofia che prende le mosse, anziche' da esempi
tratti dalla vita reale, da esempi di ragionamento tratti dalla
finzione. E pertanto non so se raccomandarlo a chi vuole capire il
romanzo poliziesco o a chi vuole capire la filosofia, e per

Copyright (C) Editrice La Stampa - quest'opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Non
commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. Clicca qui per saperne di più.
Per informazioni:
sito web: http://archivio.lastampa.it
email: archivio@lastampa.it

prudenza lo raccomando a entrambi. Uno degli aspetti piu'


appassionanti del libro non e' tanto la dimostrazione che alcuni
autori di polizieschi erano al corrente di problemi filosofici e
scientifici (si vedano per esempio gli appassionanti paragrafi
153-156 sui rapporti tra Dashiell Hammett e la teoria della
relativita', la topologia e altre questioni) perche' questo si
poteva agilmente immaginare, almeno per alcuni autori che mostrano
una notevole consapevolezza dei metodi di ragionamento, e
altrimenti non si spiegherebbe perche' Holmes poteva parlare di
deduzione. L'aspetto piu' stupefacente e' che alcuni pensatori non
avrebbero pensato (forse) come hanno pensato, se non avessero letto
romanzi polizieschi, e mi riferisco alle pagine che giustificano il
titolo del libro, in cui si vede quanto partito il secondo
Wittgenstein avesse tratto dalla lettura degli hard boiled novels.
Siamo onesti, probabilmente prima viene la filosofia e poi il
poliziesco, dato che non riuscirei a trovare fonti <<gialle>> al
pensiero di Aristotele, Ockham, Cartesio o Kant (ma chissa'... in
fondo anche Edipo re e' la storia, prima, della decrittazione di
un enigma e, poi, di una indagine poliziesca). Ma certamente, a
partire come minimo dai racconti di spettri della gothic novel e
da Sue o da Poe, il racconto poliziesco ha forse influenzato piu'
di quanto sappiamo i pensatori accademici i quali non tutti
avevano l'onesta' o la spregiudicatezza intellettuale di
Wittgenstein, e io so di miei maestri d'universita',
dall'insegnamento rigoroso e pensoso, che la sera a letto o
durante le vacanze leggevano con diletto e profitto i Gialli
Mondadori (ma non me lo dicevano). Se proprio qualcuno non avesse
ne' voglia ne' tempo di leggere questo libro, potrei indegnamente
sintetizzarlo (a che servono altrimenti le prefazioni?) dicendo
che il passaggio tra il poliziesco di detection a quello hard
boiled, ovvero il poliziesco di azione, e' affine al passaggio dal
Wittgenstein del Tractatus a quello delle Philosophische
Untersuchungen (che in inglese si traduce non a caso come
Philosophical Investigations) e, siccome e' difficile pensare che
bestioni maccartisti tutti stupore e ferocia come Spillane
avessero letto Wittgenstein, e' piuttosto pensabile (e documentato)
che Wittgenstein avesse letto i maestri dello hard boiled novel.
Il salto epistemologico di cui parlo e' quello da un paradigma
della deduzione (che prevede un mondo ordinato, una Grande Catena
dell'Essere spiegabile in termini di rapporti quasi obbligati tra
cause ed effetti e retta da una sorta di armonia prestabilita per
cui l'ordine e la connessione delle idee nella mente del detective
rispecchia l'ordine e la connessione vigente nella realta') a un
paradigma che in modo abbastanza geniale Giovannoli ascrive
all'eredita' del pragmatismo, in cui il detective, piu' che
risalire alle cause, provoca effetti. Ma i rapporti tra pensiero

Copyright (C) Editrice La Stampa - quest'opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Non
commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. Clicca qui per saperne di più.
Per informazioni:
sito web: http://archivio.lastampa.it
email: archivio@lastampa.it

filosofico e pensiero poliziesco non si arrestano qui. Mi


piacerebbe dilungarmi sui paragrafi in cui si discutono i rapporti
possibili tra Woolrich, Agatha Christie e Heidegger. Certamente
Giovannoli non ardisce individuare influenze documentabili tra
Dieci piccoli indiani, che e' del 1939, ed Essere e tempo, che e'
del 1927, e (direi io) per due buone ragioni, una che una dame
inglese non avrebbe ritenuto chic leggere un rozzo pensatore
tedesco, e l'altra che Heidegger (anche se cronologicamente avesse
potuto) non avrebbe mai letto un romanzo poliziesco inglese visto
che per lui si poteva filosofare solo in greco e in tedesco. Ma il
colpo di scena per cui si riconduce l'idea di una presenza
costante della morte e del suo essere-per-essa a una tradizione
medievale, certamente (se fa onore ad Agatha) getta un'ombra di
de'ja'-vu su Martin. Eh, le trame dello Zeitgeist! Io avevo
scritto tempo fa che un libro poliziesco e' un modello ridotto
della ricerca metafisica, visto che entrambi si risolvono nella
domanda <<Chi ha fatto questo?>> che e' poi la versione
filosofica del whodunit. Giovannoli mi ricorda che un problema
analogo si era posto Chesterton definendo il racconto poliziesco
un simbolo di misteri piu' alti, e che Deleuze aveva detto che un
libro di filosofia dovrebbe essere una specie di poliziesco. Che
cosa sono le cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio in San
Tommaso se non un modello d'indagine poliziesca? E per lo hard
boiled? Basta Pascal con la sua scommessa, via, proviamo a
scompigliare le carte, e poi vedremo che succede. Ultima
annotazione per chi non ritenesse utile leggere questo libro:
andatevi a vedere le pagine su Hammett e lo spazio in forma di
cavatappi.

Copyright (C) Editrice La Stampa - quest'opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Non
commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. Clicca qui per saperne di più.

Potrebbero piacerti anche