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Capitolo 4

LA CATALOGAZIONE DESCRITTIVA
di Paola Arrigoni

Tipologia dei documenti


La biblioteca, storicamente, si presenta come il luogo di consultazione e conservazione di
documenti, rispondendo così agli obbiettivi di trasmissione e di fruizione del sapere.

Nei capitoli precedenti si è visto come esistano differenti tipi di biblioteche che, a seconda
del tipo di pubblico a cui si rivolgono, possono privilegiare un aspetto (la conservazione per la
trasmissione) o l'altro (la fruizione o uso), ma tutte hanno lo scopo di far conoscere il proprio
patrimonio al potenziale lettore.

Proprio il patrimonio nei secoli è cambiato e la biblioteca, oggi, non possiede solo libri, ma
una vasta tipologia di informazioni che possono essere registrate su supporti diversi da quello cartaceo
(analogico e digitale) e vengono indicati generalmente come "documenti".

Quindi nella definizione di documento rientrano:

- il libro manoscritto,

- il libro a stampa,

- le pubblicazioni seriali (riviste, giornali, collane e opere in continuazione),

- la musica stampata, ma anche le cassette, i dischi, le videocassette, le diapositive, i


microfilm;

- i CD-ROM e i DVD (o risorse elettroniche locali)

- i periodici elettronici,

- i testi virtuali, gli e-book, i siti e le pagine web (o risorse elettroniche remote).

Vi sono poi altri tipi di materiale che, per la loro natura diversa, hanno un trattamento a
parte, e vengono distinti in:

- "letteratura grigia", ossia documenti che testimoniano l'attività di organizzazioni


pubbliche o private, non disponibili nei normali canali di diffusione editoriali (tesi,
comunicazioni aziendali, rapporti scientifici e di congressi)

- "materiale minore", che comprende depliant illustrativi, locandine teatrali, programmi


di concerti, manifesti, opuscoli, fogli volanti, pieghevoli, almanacchi, pubblicazioni
anch'esse estranee al mondo dell'editoria.

La biblioteca, dunque, gestisce informazioni su supporti diversi che danno vita a documenti
diversi, ognuno dei quali deve essere trattato in base alla specifica natura e secondo norme precise di
cui la catalogazione deve tenere conto.

4.2 Scopo e definizione della catalogazione

II processo attraverso il quale la biblioteca ordina e rende disponibile il proprio patrimonio al


pubblico è la catalogazione e lo strumento deputato allo scopo è il catalogo.

Esistono vari tipi di catalogo che, nel tempo, hanno subito cambiamenti dovuti all'evoluzione
delle tecniche catalografiche, al progresso tecnologico, all'aumento della produzione libraria e della
tipologia del pubblico: dalla forma cartacea, prima a volumi poi a schede, si è infine passati al
catalogo automatizzato o in linea (vedi anche cap. 10).

I cataloghi che possono presenti in biblioteca sono:

II catalogo per autori

È il catalogo più usato: le schede sono ordinate alfabeticamente secondo gli autori, ossia
persone o enti che hanno la responsabilità intellettuale dell'opera. Infatti il catalogo, descrittivo o
algoritmico (Intuitivamente, un algoritmo si può definire come un procedimento che consente di
ottenere un risultato atteso eseguendo, in un determinato ordine, un insieme di passi semplici
corrispondenti ad azioni scelte solitamente da un insieme finito), è nato per rispondere alle seguenti
domande:
1)Cosa c'è di Giacomo Leopardi in biblioteca?
2)Esistono le Operette morali di Leopardi in biblioteca?
3)Quante e quali edizioni esistono delle Operette morali in biblioteca?

Per ogni libro vengono inserite tante schede quanti sono coloro che hanno responsabilità
intellettuale nell'opera (autore, curatore, illustratore, fotografo ecc.) attenendosi però alle
Regole italiane di catalogazione per autori o RIGA (v. § 4.6).
Il titolo viene usato come chiave di ricerca solo in determinati casi.
Catalogo alfabetico per soggetti
II catalogo privilegia la ricerca a partire dal contenuto del libro, espresso in una stringa di
termini formalizzati, il soggetto appunto. I soggetti sono ordinati alfabeticamente e riuniscono tutti i
documenti che parlano dello stesso argomento, facilitando e ampliando così la ricerca (vedi cap. 6).

Catalogo sistematico o per materia


La ricerca del libro parte sempre dal contenuto, ma anziché essere espresso a parole viene
sintetizzato in una notazione numerica o alfanumerica in base alla quale l'argomento viene
ricondotto a una determinata classe di un sistema di classificazione (vedi cap. 7).

Catalogo dizionario
Nasce dall'unione in un'unica sequenza alfabetica del catalogo per autori e di quello per
soggetti, con il vantaggio di poter cercare opere scritte da un autore, ma anche le opere che trattano di
quell'autore. È un catalogo ormai poco utilizzato. In parole più semplici unisce in ordine alfabetico
il catalogo per autori e quello per soggetti.

Catalogo alfabetico dei periodici


È un catalogo speciale dedicato ai periodici. L'accesso è costituito dal titolo ordinato
alfabeticamente, mentre l'ente o la persona a cui spetta la paternità intellettuale ha accesso
secondario.

Catalogo topografico
È un catalogo in cui i documenti sono ordinati a partire dalla loro segnatura, non disponibile
al pubblico, ma strumento di lavoro indispensabile per il personale bibliotecario.

Ci sono altri cataloghi che si definiscono:


• Cataloghi collettivi se riportano il posseduto di più biblioteche.
• Cataloghi generali se riguardano l'intero posseduto di una biblioteca.
• Cataloghi speciali quando riguardano particolari sezioni (ragazzi) o documenti (musica,
libri antichi).

Il catalogo ha origini molto antiche e le procedure di costruzione si sono evolute e raffinate nei
secoli. Inizialmente erano semplici liste di libri, redatte per titolo o per incipit (ossia le prime parole
del testo quando mancava il titolo vero e proprio, vedi §.1.1.2) con la sola indicazione dello scaffale
o armadio in cui erano riposti: le liste, poi, seguivano l'ordine d'arrivo dei libri ed erano raccolte in
grossi volumi, condizioni che non facilitavano la consultazione, per cui bisognava ricorrere alla
buona memoria del bibliotecario.
Tra il XVIII e il XIX secolo, per ovviare a tale rigidità e per adattarsi all'aumento del
numero di biblioteche e di pubblicazioni, si comincia a riportare le informazioni relative a ogni
singola opera su fogli separati, che potevano essere raccolti insieme secondo un preciso principio
organizzativo (titoli, autori o materia).

La scheda vera e propria (o notizia bibliografica) quella che ancora si trova nei cataloghi
cartacei, con un formato standard di 7,5x12,5 cm., viene introdotta in Italia nel XX secolo, con lo
scopo di rappresentare (descrivere) un documento. Da un lato quindi è necessaria una descrizione
precisa di quel documento, che lo identifichi in maniera inequivocabile; poi, dall'altro, per consentire
al lettore il recupero della descrizione, bisogna individuare gli elementi che ne costituiscono la via di
accesso e che ne permettono l'inserimento in strutture organizzate secondo criteri omogenei, i
cataloghi appunto. In parole più semplici la scheda deve da una parte fornire una descrizione precisa
del documento e, nello stesso tempo deve essere strutturata in modo tale da poter essere inserita
secondo precisi criteri nei cataloghi (strumento di accesso per il lettore), quindi deve riportare gli
elementi necessari che permettono al lettore di accedervi attraverso il catalogo.

Ma cosa viene descritto nella scheda? Vi sono riportati gli aspetti formali (titolo, autore,
luogo, editore, data, paginazione, formato ecc.) che caratterizzano e individuano ciascun
documento: questi elementi, ordinati secondo un principio logico in una successione precisa, danno
luogo alla descrizione bibliografica.

In alto a sinistra vengono indicati gli elementi necessari per ritrovare la notizia, ossia gli accessi
o intestazioni, a loro volta suddivisi in formali (autore o titolo) e semantici (soggetto, materia,
classe, vedi cap. 6 e 7), scelti in base al catalogo adottato e alle regole che lo governano. Ogni
biblioteca dovrebbe avere il catalogo per autori, poi a seconda delle esigenze può dotarsi di quello
per soggetto o di quello classificato.

N.B. Per acceso e/o intestazione si intende l’insieme degli elementi necessari per poter trovare e
individuare il documento.

Sempre in alto, ma a destra, viene riportata la segnatura di collocazione, ossia l'indicazione


del posto fisico occupato dal documento ed esplicitato nell'etichetta attaccata al documento.

A fine scheda viene indicato il numero di ingresso o inventario, un numero progressivo che
viene assegnato a ogni documento che entra a far parte del patrimonio bibliografico e ha valore
amministrativo.
Intestazione Montecchi, Giorgio [Segnatura di collocazione]

Manuale di biblioteconomia / Giorgio Montecchi, Fabio Venuda. - 2. ed. -


Tracciato Milano : Editrice bibliografica, 2000. - 272 p. ; 21 cm. - (Biblioteconomia e
bibliografia; 50). - ISBN 88-7075-540-1. [intestazione del titolo]
1. Biblioteconomia - Manuali [soggetto]
I. Venuda, Fabio [altra intestazione]
CDD 025

N.° ingresso o inventario 166418

Come si vede dalla scheda esemplificativa la descrizione bibliografica da sola non è


sufficiente per individuare il documento; è necessario stabilire l'accesso formale attraverso cui
recuperarlo. Il termine tracciato indica gli altri accessi secondari usati, a cui corrispondono altrettante
schede: il soggetto è individuato dal numero arabo (che nell’esempio è 1), mentre quello
romano introduce un'ulteriore responsabilità intellettuale (nell’esempio è I).
La classe è preceduta dalla sigla del sistema di classificazione utilizzato.

L'insieme di questi due processi (descrizione bibliografica e individuazione degli


accessi/intestazioni formali) interdipendenti, viene definito catalogazione descrittiva ed è regolata
da norme precise. Attualmente la descrizione bibliografica si basa su standard internazionali, mentre la
scelta degli accessi/intestazioni formali è regolata a livello nazionale da ciascun paese, fermo restando
alcune regole comuni.

4.3 La descrizione bibliografica


Ogni documento deve essere identificato in modo univoco e per far ciò sono state redatte
norme che consentono ai catalogatori di individuare gli elementi necessari, in quale parte del libro
trovarli, in quali ordine e forma riportarli.

4.4 Storia degli standard catalografici: ISBD(G)


Pur partendo dalla base comune dei principi di Parigi, che avevano il loro punto cardine nella
costruzione del catalogo cartaceo, ogni paese ha sviluppato nel tempo codici di descrizione differenti
che si sono poi rivelati di difficile lettura e scambio con l'avvento dell'automazione.
Da qui è nata la necessità di uniformare su scala internazionale la forma e il contenuto
della descrizione bibliografica, operazione di cui si è fatta promotrice l'IFLA (International
Federation of Library Associations and Institutions) dando vita, nella risoluzione del 1969 a
Copenaghen, all'International Standard Bibliographic Description (ISBD) ossia Descrizione
Bibliografica Standard Internazionale.
È un complesso di norme standard appunto per i criteri di descrizione.

II capostipite è I'ISBD(G), dove la “G” sta per “generale”, estendibile a tutti i tipi di
materiale, pubblicato nel 1977 negli USA. Da esso si sono poi via via sviluppati standard relativi alle
differenti categorie di materiali.
Nell'elenco si riporta la data di pubblicazione in Italia.
• ISBD(M) monografie (1988);
• ISBD(A) libri antichi (1984);
• ISBD(S) pubblicazioni in serie, ossia a tempo indeterminato come i periodici e le
collezioni (1990);
• ISBD(PM) partiture musicali (1993);
• ISBD(CM) materiale cartografico (1992);
• ISBD(NBM) materiale non librario (pubblicazioni su supporto non cartaceo)
microforme, dischi, (1989) da cui poi sono stati esclusi i computer file;
• ISBD(CF) computer file per il quale non è stata fatta la traduzione italiana e
sostituito da ISBD(ER) risorse elettroniche (1997);
• ISBD(CR) for serial and other continuing resources, pubblicato dall'IFLA nel 2002 in
sostituzione di ISBD(S), di cui a breve è prevista l'edizione italiana nella traduzione
Seriali e altre risorse in continuazione.

Gli standard sono sottoposti a revisione ogni 5 anni e hanno avuto più di un'edizione.
La descrizione viene articolata in aree costanti e consecutive. Per ogni area sono definiti gli
elementi di informazione, che sono contraddistinti da una punteggiatura prestabilita o
convenzionale. Tale struttura risulta particolarmente adatta al trattamento elettronico dei dati e
risponde così pienamente all'intento per cui è stata creata, ossia per la conversione in forma
elettronica che facilita lo scambio delle informazioni.

L'ISBD(G) si divide per es. in 8 aree consecutive:


1)Area del titolo e della responsabilità;
2)Area dell'edizione;
3)Area della peculiarità del materiale o del tipo di pubblicazione;
4)Area della pubblicazione, distribuzione ecc;
5)Area della descrizione fisica;
6)Area della serie;
7)Area delle note;
8)Area del numero standard (ISBN) e condizioni di disponibilità.

Infine, la novità dello standard consiste nell'affermare la centralità della descrizione e la


completezza del suo ruolo informativo rispetto agli accessi o intestazioni, come aveva sempre fatto la
prassi catalografica precedente, che aveva il suo fulcro nelle Regole italiane di catalogazione per
autori o RIGA (vedi § 4.6).

4.5 Un altro esempio: la descrizione delle monografie: ISBD(M)


Con il termine monografie si intendono non solo tutte quelle pubblicazioni dedicate a un
argomento specifico, ma anche enciclopedie, opere letterarie, miscellanee, saggi e tutte le
pubblicazioni a stampa moderne (quindi uscite dopo il 1831) che non afferiscono ad altri ISBD.
La prima edizione americana è del 1974, mentre la prima edizione italiana è del 1988. In
questo standard non viene usata l'area 3, quella del materiale.

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4.11 La catalogazione derivata e la catalogazione partecipata


La ricerca di standardizzazione dei codici di catalogazione e dei formati di scambio uniti,
chiaramente alla informatizzazione delle procedure di gestione di una biblioteca, avevano come
scopo la condivisione e l'esportazione/importazione dei dati, che si è realizzata attraverso i processi di
catalogazione partecipata e di catalogazione derivata.
La catalogazione partecipata nasce dalla volontà di più biblioteche di unirsi per formare un
sistema di gestione e condividerne le risorse umane, tecnologiche ed economiche. Ciò richiede una
struttura ben articolata che ruota attorno a una base di dati comune, localizzata su un computer
centrale, base di dati comune, a cui sono collegate in rete le basi locali delle singole biblioteche. Si
viene così a formare una rete più estesa (wide area network o WAN) dove le strutture lavorano in-
sieme utilizzando un software di gestione compatibile e medesime procedure: vengono infatti con-
divisi gli archivi bibliografici, ma non la gestione amministrativa che rimane separata e indipendente.
Anche le spese per l'acquisto e il mantenimento di hardware e software vengono suddivise.
La catalogaziene partecipata prevede che il documento sia descritto un'unica volta dalla biblioteca che
l'ha acquisito per prima e in un secondo tempo le strutture che ne vengono in possesso non perdono
tempo a ripetere l'operazione, ma si appropriano della notizia già catalogata (operazione definita
cattura), semplicemente inserendo i dati di possesso del loro esemplare (inventario e collocazione). Gli
indubbi vantaggi sono le procedure più snelle, che consentono al personale di investire tempo in altre
operazioni biblioteconomiche; la razionalizzazione delle acquisti per evitare di avere inutili doppioni e
l'offerta ai lettori di un catalogo unico dove la ricerca sia più semplice e immediata.
In questo modo ogni biblioteca, in base alla propria politica e alle proprie capacità
informative, concorre alla costruzione del catalogo: alcune si limitano a una catalogaziene con i
requisiti minimi (descrizione bibliografica basilare e accessi formali) mentre altre possono inserire
ulteriori dati a completamento della notizia (accessi semantici e analisi della descrizione più
approfondita).
Il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), nato nel 1984 da un'intesa tra il Ministero per i
beni culturali e ambientali (ora Ministero per i beni e le attività culturali) e tutte le regioni, è
l'esempio italiano di catalogazione partecipata: basi locali - biblioteche di ateneo, biblioteche di una
regione, per esempio - sono collegate con la base dati nazionale, chiamata Indice, che immagazzina
le notizie bibliografiche, con accessi formali e localizzazioni di tutte le biblioteche aderenti.
Le biblioteche, poi, partecipano in maniera differente alla completezza del catalogo: le nazionali
centrali di Roma e Firenze, per il loro compito istituzionale, quando possibile, catalogano in ma-
niera più accurata, a livello massimo, inserendo tutte le informazioni.

La catalogazione derivata si è sviluppata nell'ottica di sfruttare le possibilità offerte dallo


strumento informatico per la circolazione dei dati. È una procedura di catalogazione per cui la
biblioteca deriva la notizia bibliografica con accessi formali e semantici dai cataloghi - informatizzati
- di altre biblioteche. Già nel 1898 la Library of Congress distribuiva le proprie schede in "formato
standard" a tutte le biblioteche americane e a quelle europee che ne facessero richiesta. Attualmente le
maggiori biblioteche internazionali vendono, tramite i canali commerciali, i propri cataloghi in
formati di scambi internazionali su supporti magnetici (reti, CD-ROM, dischi e nastri). Chiaramente
è una procedura che viene attuata quando una biblioteca si trova a dover informatizzare una buona
parte del patrimonio; la differenza rispetto alla catalogazione partecipata, propria di un sistema
strettamente connesso, è che qui vengono usate notizie prodotte dalla catalogazione di biblioteche
non connesse tra loro, derivando quindi da fonti esterne la notizia, che entra poi a far parte del
catalogo di quella singola biblioteca.
A tale scopo esistono dei consorzi (per esempio l'americano OCLC, Online Computer Library
Centef) che offrono un vero e proprio servizio commerciale alle biblioteche, le quali si collegano con
la sua base dati e se la notizia è presente la importano, dietro pagamento di una tariffa. Bisogna però
tenere conto anche della compatibilita dei formati di scambio, come visto nel paragrafo precedente, e
che i dati importati devono poi essere ricontrollati, in base alle norme e alle liste di autorità che
variano da paese a paese. Un'altra forma alternativa di catalogazione derivata è l'acquisto di dati
tramite i CD-ROM, delle grandi biblioteche nazionali, come quello della Bibliografia Nazionale
Italiana (BNI), tenendo però conto che hanno un aggiornamento periodico, che può variare da pochi
mesi all'anno. Attualmente, per ovviare al problema dell'aggiornamento periodico è possibile gestire
numerosi CD-ROM installandoli su potenti hard disk in modo che siano condivisibili da più utenti
e in più luoghi contemporaneamente.
Altri tipi di materiale
Come detto a inizio capitolo, in biblioteca non entrano solo libri, ma materiali che per il
supporto o per la natura diversa si discostano dai libri e dal trattamento loro riservato e vengono
indicati con i termini:
- Letteratura grigia (o non convenzionale) = documenti che appartengono al settore
della ricerca scientifica e tecnica e definiti non convenzionali in quanto non in
commercio – spesso non è possibile rintracciarne l'editore o lo stampatore - ma diffusi
entro ambiti limitati. Con tale termine si indicano: comunicazioni aziendali,
comunicazioni e relazioni di congressi, rapporti scientifici, tesi, raccomandazioni,
traduzioni, ricerche di mercato, norme tecniche, documenti ufficiali, giornali aziendali.
- Materiale minore = raccolte di locandine teatrali, programmi di concerti, manifesti,
fogli volanti, depliant illustrativi, lettere, pieghevoli, ritagli, almanacchi, ossia quel
materiale pervenuto per diritto di stampa alla biblioteca ma generalmente estraneo
all'industria editoriale che può tuttavia avere un certo rilievo per la storia della cultura, ma
proprio per la sua natura è difficile da organizzare e da catalogare.

È una tipologia di materiale che ha una valenza storica nell'ottica della ricostruzione di un
passato recente, basti pensare alle biblioteche di interesse locale o alle biblioteche specializzate, la cui
gestione è, però, generalmente lasciata in uno stato di emarginazione, in quanto dipende dalla vo-
cazione e dalla disponibilità di personale, di spazi, di fondi e di risorse economiche da parte di
ciascuna biblioteca. I supporti sono spesso fragili, con la conseguenza di limitarne la consultazione per
la conservazione che, a sua volta, richiede materiali e luoghi idonei. Questi documenti devono infatti
essere collocati in contenitori strutturati e dotati di indici per argomento molto dettagliati e
analitici.
Non esiste una normativa uniforme. Gli ISBD fanno riferimento allo standard NBM (Non
hook materials). Le AACR2 prevedono delle sezioni per il loro trattamento; in Europa negli anni
Ottanta è stato avviato il System for International on Grey Literature in Europe (SIGLE) per la non
semplice indicizzazione della sola letteratura grigia.

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