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LA CATALOGAZIONE DESCRITTIVA
di Paola Arrigoni
Nei capitoli precedenti si è visto come esistano differenti tipi di biblioteche che, a seconda
del tipo di pubblico a cui si rivolgono, possono privilegiare un aspetto (la conservazione per la
trasmissione) o l'altro (la fruizione o uso), ma tutte hanno lo scopo di far conoscere il proprio
patrimonio al potenziale lettore.
Proprio il patrimonio nei secoli è cambiato e la biblioteca, oggi, non possiede solo libri, ma
una vasta tipologia di informazioni che possono essere registrate su supporti diversi da quello cartaceo
(analogico e digitale) e vengono indicati generalmente come "documenti".
- il libro manoscritto,
- il libro a stampa,
- i periodici elettronici,
- i testi virtuali, gli e-book, i siti e le pagine web (o risorse elettroniche remote).
Vi sono poi altri tipi di materiale che, per la loro natura diversa, hanno un trattamento a
parte, e vengono distinti in:
La biblioteca, dunque, gestisce informazioni su supporti diversi che danno vita a documenti
diversi, ognuno dei quali deve essere trattato in base alla specifica natura e secondo norme precise di
cui la catalogazione deve tenere conto.
Esistono vari tipi di catalogo che, nel tempo, hanno subito cambiamenti dovuti all'evoluzione
delle tecniche catalografiche, al progresso tecnologico, all'aumento della produzione libraria e della
tipologia del pubblico: dalla forma cartacea, prima a volumi poi a schede, si è infine passati al
catalogo automatizzato o in linea (vedi anche cap. 10).
È il catalogo più usato: le schede sono ordinate alfabeticamente secondo gli autori, ossia
persone o enti che hanno la responsabilità intellettuale dell'opera. Infatti il catalogo, descrittivo o
algoritmico (Intuitivamente, un algoritmo si può definire come un procedimento che consente di
ottenere un risultato atteso eseguendo, in un determinato ordine, un insieme di passi semplici
corrispondenti ad azioni scelte solitamente da un insieme finito), è nato per rispondere alle seguenti
domande:
1)Cosa c'è di Giacomo Leopardi in biblioteca?
2)Esistono le Operette morali di Leopardi in biblioteca?
3)Quante e quali edizioni esistono delle Operette morali in biblioteca?
Per ogni libro vengono inserite tante schede quanti sono coloro che hanno responsabilità
intellettuale nell'opera (autore, curatore, illustratore, fotografo ecc.) attenendosi però alle
Regole italiane di catalogazione per autori o RIGA (v. § 4.6).
Il titolo viene usato come chiave di ricerca solo in determinati casi.
Catalogo alfabetico per soggetti
II catalogo privilegia la ricerca a partire dal contenuto del libro, espresso in una stringa di
termini formalizzati, il soggetto appunto. I soggetti sono ordinati alfabeticamente e riuniscono tutti i
documenti che parlano dello stesso argomento, facilitando e ampliando così la ricerca (vedi cap. 6).
Catalogo dizionario
Nasce dall'unione in un'unica sequenza alfabetica del catalogo per autori e di quello per
soggetti, con il vantaggio di poter cercare opere scritte da un autore, ma anche le opere che trattano di
quell'autore. È un catalogo ormai poco utilizzato. In parole più semplici unisce in ordine alfabetico
il catalogo per autori e quello per soggetti.
Catalogo topografico
È un catalogo in cui i documenti sono ordinati a partire dalla loro segnatura, non disponibile
al pubblico, ma strumento di lavoro indispensabile per il personale bibliotecario.
Il catalogo ha origini molto antiche e le procedure di costruzione si sono evolute e raffinate nei
secoli. Inizialmente erano semplici liste di libri, redatte per titolo o per incipit (ossia le prime parole
del testo quando mancava il titolo vero e proprio, vedi §.1.1.2) con la sola indicazione dello scaffale
o armadio in cui erano riposti: le liste, poi, seguivano l'ordine d'arrivo dei libri ed erano raccolte in
grossi volumi, condizioni che non facilitavano la consultazione, per cui bisognava ricorrere alla
buona memoria del bibliotecario.
Tra il XVIII e il XIX secolo, per ovviare a tale rigidità e per adattarsi all'aumento del
numero di biblioteche e di pubblicazioni, si comincia a riportare le informazioni relative a ogni
singola opera su fogli separati, che potevano essere raccolti insieme secondo un preciso principio
organizzativo (titoli, autori o materia).
La scheda vera e propria (o notizia bibliografica) quella che ancora si trova nei cataloghi
cartacei, con un formato standard di 7,5x12,5 cm., viene introdotta in Italia nel XX secolo, con lo
scopo di rappresentare (descrivere) un documento. Da un lato quindi è necessaria una descrizione
precisa di quel documento, che lo identifichi in maniera inequivocabile; poi, dall'altro, per consentire
al lettore il recupero della descrizione, bisogna individuare gli elementi che ne costituiscono la via di
accesso e che ne permettono l'inserimento in strutture organizzate secondo criteri omogenei, i
cataloghi appunto. In parole più semplici la scheda deve da una parte fornire una descrizione precisa
del documento e, nello stesso tempo deve essere strutturata in modo tale da poter essere inserita
secondo precisi criteri nei cataloghi (strumento di accesso per il lettore), quindi deve riportare gli
elementi necessari che permettono al lettore di accedervi attraverso il catalogo.
Ma cosa viene descritto nella scheda? Vi sono riportati gli aspetti formali (titolo, autore,
luogo, editore, data, paginazione, formato ecc.) che caratterizzano e individuano ciascun
documento: questi elementi, ordinati secondo un principio logico in una successione precisa, danno
luogo alla descrizione bibliografica.
In alto a sinistra vengono indicati gli elementi necessari per ritrovare la notizia, ossia gli accessi
o intestazioni, a loro volta suddivisi in formali (autore o titolo) e semantici (soggetto, materia,
classe, vedi cap. 6 e 7), scelti in base al catalogo adottato e alle regole che lo governano. Ogni
biblioteca dovrebbe avere il catalogo per autori, poi a seconda delle esigenze può dotarsi di quello
per soggetto o di quello classificato.
N.B. Per acceso e/o intestazione si intende l’insieme degli elementi necessari per poter trovare e
individuare il documento.
A fine scheda viene indicato il numero di ingresso o inventario, un numero progressivo che
viene assegnato a ogni documento che entra a far parte del patrimonio bibliografico e ha valore
amministrativo.
Intestazione Montecchi, Giorgio [Segnatura di collocazione]
II capostipite è I'ISBD(G), dove la “G” sta per “generale”, estendibile a tutti i tipi di
materiale, pubblicato nel 1977 negli USA. Da esso si sono poi via via sviluppati standard relativi alle
differenti categorie di materiali.
Nell'elenco si riporta la data di pubblicazione in Italia.
• ISBD(M) monografie (1988);
• ISBD(A) libri antichi (1984);
• ISBD(S) pubblicazioni in serie, ossia a tempo indeterminato come i periodici e le
collezioni (1990);
• ISBD(PM) partiture musicali (1993);
• ISBD(CM) materiale cartografico (1992);
• ISBD(NBM) materiale non librario (pubblicazioni su supporto non cartaceo)
microforme, dischi, (1989) da cui poi sono stati esclusi i computer file;
• ISBD(CF) computer file per il quale non è stata fatta la traduzione italiana e
sostituito da ISBD(ER) risorse elettroniche (1997);
• ISBD(CR) for serial and other continuing resources, pubblicato dall'IFLA nel 2002 in
sostituzione di ISBD(S), di cui a breve è prevista l'edizione italiana nella traduzione
Seriali e altre risorse in continuazione.
Gli standard sono sottoposti a revisione ogni 5 anni e hanno avuto più di un'edizione.
La descrizione viene articolata in aree costanti e consecutive. Per ogni area sono definiti gli
elementi di informazione, che sono contraddistinti da una punteggiatura prestabilita o
convenzionale. Tale struttura risulta particolarmente adatta al trattamento elettronico dei dati e
risponde così pienamente all'intento per cui è stata creata, ossia per la conversione in forma
elettronica che facilita lo scambio delle informazioni.
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È una tipologia di materiale che ha una valenza storica nell'ottica della ricostruzione di un
passato recente, basti pensare alle biblioteche di interesse locale o alle biblioteche specializzate, la cui
gestione è, però, generalmente lasciata in uno stato di emarginazione, in quanto dipende dalla vo-
cazione e dalla disponibilità di personale, di spazi, di fondi e di risorse economiche da parte di
ciascuna biblioteca. I supporti sono spesso fragili, con la conseguenza di limitarne la consultazione per
la conservazione che, a sua volta, richiede materiali e luoghi idonei. Questi documenti devono infatti
essere collocati in contenitori strutturati e dotati di indici per argomento molto dettagliati e
analitici.
Non esiste una normativa uniforme. Gli ISBD fanno riferimento allo standard NBM (Non
hook materials). Le AACR2 prevedono delle sezioni per il loro trattamento; in Europa negli anni
Ottanta è stato avviato il System for International on Grey Literature in Europe (SIGLE) per la non
semplice indicizzazione della sola letteratura grigia.