Studi recenti sull’età che per il prestigio e la fama del suo protagonista è definita
d’insieme più accurata dei cinquanta anni che hanno preceduto la Guerra del
Filaidi e in particolare di Cimone, del culto di Apollo Oulios quale uno degli strumenti
all’affermazione della Lega di Delo. Tale culto fu in maniera assai efficace e funzionale
collegato al mito di Teseo che andava acquistando in questo periodo una rinnovata e
vivace risonanza. Nella prima metà del V sec.a.C. infatti si attuò, come si è anche
il suo culmine nel 473 a.C., quando venne dedicato il Theseion, in occasione del
recupero delle ossa del mitico re di Atene effettuato da Cimone e noto da numerose
fonti fornite di una certa autorevolezza 2; in questa sede ci interessa evidenziare alcuni
aspetti di questo uso del mito in epoca cimoniana, quando la sua applicazione costituì
fornito gruppo di intellettuali che vantava i nomi di Polignoto, il celebre pittore che nel
1
Cfr.D. Musti, Storia Greca, Bari-Roma 1990, p. 324-337 con bibl. prec.
2
Arist. F 611 Rose; cfr. Schol. Vat. Eur. Hipp. 11; Plut. Cim. 8; Plut. Thes. 36; cfr. A.M.Biraschi, Tradizioni epiche e
storiografia. Studi su Erodoto e Tucidide, Napoli 1989, pp 59 sgg. con bilbl. prec. e inoltre C.Ampolo, Plutarco, Le
Vite di Teseo e di Romolo, Milano 1993, pp XXIII-XXXII.
3
In genere sull’uso del mito come strumento “politico” v. già M.P.Nilsson, Cults, Myths Oracles and Politics in
Ancient Greece, Lund 1951 e, inoltre, AA.VV. I canali della propaganda nel mondo antico, a cura di Marta Sordi,
CISA IV, Milano 1946 W. Burkert., Mito e rituale in Grecia, tr. it. Roma-Bari 1987, pp. 37-48.
1
portico Pisianatteo immortalò le gesta dei Filaidi, il tragediografo Sofocle che vedeva in
quegli anni i suoi primi successi, lo storico Ione di Chio che diverrà la fonte principale
onore di Cimone, Bacchilide che, come è stato sottolineato, 4 contribuì non poco alla
interessa, Ferecide, l’autore delle “Genealogie” che sembra presentarsi più direttamente,
Apollo Oulios nel mito di Teseo. Tale entourage non esitò a celebrare le imprese del
proprio beniamino; tutto porta a credere infatti che questi autori, ciascuno nel suo
di Cimone e della famiglia. In tale vivace panorama dunque si inserisce anche il culto di
“Oulios” attribuite a Ferecide, storiografo attivo ad Atene nella prima metà del V
4):
2) FGrHist 3 F 149 (Macrob. Sat.I, 17, 21): Pherecydes refert Thesea, cum in Cretam ad
noto, due celebri personaggi del ciclo omerico; le interpretazioni usuali tendono ad
identificarlo con Aiace Telamonio, che era secondo il mito nato per intervento diretto di
avrebbe voluto colmare la lacuna interposta tra il periodo più propriamente mitico della
lettura appare però in questo contesto piuttosto affrettata perché mostra di non tenere
conto della notizia fornita da Plutarco nella Vita di Teseo (29,1) da cui apprendiamo
che Aiace è anche il nome di un figlio nato a Teseo da Peribea. In questo caso il
particolare attenzione riservata dalla famiglia al culto di Teseo. Dalla genealogia dei
Filaidi riportata da Ferecide sappiamo che uno dei dodici membri intermedi, il settimo,
risulta avere il nome ra, benché tutti i membri della sequenza genealogica
tracciata da Ferecide non siano per noi che semplici nomi 9, è interessante notare come
due di questi, Akestor ed Oulios, rimandino chiaramene ad epiclesi del dio Apollo 10.
Certamente per l’autore delle Genealogie e per i suoi committenti la nebbia che oscura
la nostra comprensione non era altrettanto fitta e il rapporto tra il livello mitico e quello
storico era di immediata comprensione. Dallo stesso frammento sappiamo inoltre che
le feste Panatenee sarebbero state istituite dal Filaide Ippoclide, arconte nel 566/5 a.C.,
laddove Plutarco (Vita Thes 24, 3) afferma che fu Teseo ad istituirle: tale apparente
dissonanza non è casuale e trova forse la sua ragion d’essere proprio nella propaganda
7
Cfr.K. Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia,tr.it. Milano 1989, pp 510-511. G.Huxley, op.cit. p. 138; F. Graf, Il
mito in Grecia, Roma-Bari 1988, p 98.
8
Tali ipotesi è accolta da Ampolo op. cit. pp. XXV-XXVI.
9
Un Epilico secondo Aristotele (Ath. 3,5). avrebbe ricostruito e risistemato la sede del polemarco ad Atene, per
questo detta Epilykeion.
10
Su Akestor come epiteto di Apollo cfr Eur. Andromaca 900: Su tali epiteti cfr W. Wernicke,
RE, II, I, (!895), s.v.Apollon, coll. 1-11.
4
Ferecide conosceva inoltre il nome Oanche quale epiteto di Apollo nella sua
Macrobio e sopra riportato11. E’ interessante in questa sede notare come tale culto fosse
associato a Teseo, eroe di cui in quegli anni, come abbiamo sopra sottolineato, veniva
recuperata assai vivacemente la memoria ad Atene proprio grazie alla famiglia dei
relazione tra i due frammenti, tanto più che queste sono le attestazioni più antiche da
noi possedute sia sul culto del dio che sulla terminologia che sembra direttamente a
questo collegata.
collocarsi in quella temperie culturale che, come abbiamo osservato, aveva visto il
recupero dei resti dell’eroe Teseo dall’isola di Sciro ad opera di Cimone, il quale con
tale iniziativa dava una parvenza legale all’occupazione dell’isola e si procurava allo
stesso tempo una enorme celebrità. E’ questo solo uno degli episodi che testimoniano
come in questi anni si verifichi una vera e propria sovrapposizione tra Teseo e Cimone,
tra Teseidi e Filaidi: non desta dunque meraviglia che Teseo-Cimone sacrifichi ad
Apollo qualificandolo con l’epiteto Quest'ultimo nome, che abbiamo visto
ricorrere nella genealogia sopra esaminata, è noto anche da un’ iscrizione attica di
13
Da Plutarco era noto il nome per uno dei figli di Cimone ma questa
11
Il sacrificio sarebbe avvenuto a Delo al ritorno da Creta in accordo con quanto afferma Plutarco senza tuttavia
specificare l’epiteto di Apollo in questione; Plut. Vita Thes. 21,2; cfr. C. Ampolo, op. cit. p. 227.
12
Biraschi, op. cit. pp. 41-85; e anche C. Ampolo, op. cit. pp.XXX-XXXII
13
IG II 5, 672 c, 16; IG II 1388, 81-2; 1400,66; 1447,16; 1451,16; cfr. Piccirilli, op.cit. p.255 nt. 16,3. M. Gigante,
Parmenide Uliade, in <<La Parola del Passato>> 1964, pp.450-2. Masson , op. cit. p. 175.
5
tradita dai manoscritti errata14. Il documento viene quindi ulteriormente a
nonchè con lo stesso epiteto dato ad Apollo nella sua qualità di medico-
guaritore. L’interesse cimoniano per l’Oulios risulta evidente alla luce di questi
Cimone intendeva ingraziarsi gli alleati ionici. Il culto di Apollo Oulios è infatti
sia per la prima volta attestato per il navarca samio che partecipò ad eventi
diffusione siano tutti situabili in ambito ionico dove il dio, qualche volta
luogo Strabone:
corrispondente all’epiteto divino, a Rodi e Cos: nel primo caso si tratta di una
dedica su una base quadrata di marmo nero rinvenuta nei pressi del teatro di
L’altra epigrafe, proveniente da Cos, riporta il testo mutilo di una legge sacra in
17
Od 24, 402.
18
Meandrio fu uno storiografo attivo a Mileto nel IV sec. a.C.; cfr. FGrHist 2 Meandrio
19
Da notare a proposito di Delo che il termine è presente nell’Inno omerico ad Apollo v.466 in cui compare lo
stesso verso dell’Odissea citato da Meandrio, ma con la variante in luogo dicfr. F.Cassola, Inni Omerici,
Milano 1991 p. 513; secondo l’autore sarebbe un vocativo, ma coordinato con l’imperativo sembrerebbe
equivalente a sta sano.
20
IG XII 854
21
G. Pugliese Carratelli, Epigrafi del demo coo di Istmo, PP XII, 1957, pp. 443-444. S. M. Sherwing-White, Ancient
Cos, Gottingen 1978, p. 302. In questo demo nacque Ippocrate stesso!
7
testimonianza risulta preziosa per il riferimento al divieto di portare il mantello
Non è azzardato a questo punto segnalare il fatto che tali località in cui è chiaramente
presente il culto di Apollo Oulios sono le stesse ad essere conosciute quali sedi
principali del magistero medico nel mondo greco, coerentemente al carattere salutare
documenti rimarcanti il carattere medico del dio, 24 che trova la sua massima anche se
non esclusiva diffusione nell’area ionica. Pur situandosi tali testimonianze in un’epoca
confermano una localizzazione prettamente ionica del culto dell’Apollo medico che
manterrà tale peculiare caratteristica fino alle iscrizioni eleati relative agli Ouliadi del I
sec. d.C.. E’ comunque interessante che proprio in età cimoniana l’Oulios sembra aver
anche nel Ditirambo XVIII di Bacchilide, ancora una volta in relazione a Teseo;
l’autore sembra aver scritto l’opera dopo la conquista di Sciro (476/7 a.C.), quando la
propaganda di Cimone che tendeva ad identificarlo con Teseo era al suo culmine 25; al v.
53 si dice che l’eroe indossa una clamide definita , termine che in questo caso
significa “di lana” e si presenta come un hapax che poteva facilmente rimandare alla
gens dei Filaidi per la quale tale termine aveva, come abbiamo visto, un significato
ricorrente; inoltre il fuoco lemnio che brilla negli occhi di Teseo e la sua capigliatura
rossa erano impliciti riferimenti alle campagne militari condotte da Cimone in quegli
anni a Eione e in Tracia, regione a cui la famiglia era fortemente legata 26. Come i nomi
22
G. Pugliese Carratelli, op.cit., con bibl. prec.
23
L.R. Farnell, The Cults of the Greek States, IV, Chicago 1896, p. 234.
24
Cfr.anche in proposito Suda s.v. .
25
.Piccirilli, op. cit. p. 226
26
D. Vivier,Historiographie et propagande politique au Véme siécle avant notre ére, RFIC, CXV, 1987; Biraschi,
op. cit. pp. 60-1.
8
dei figli, Lacedemonio e Oulio, così anche le vesti di Teseo in Bacchilide assurgono
al termine oulios: non ultimo il fatto che Apollo diviene in quegli anni la divinità
quale sede del tesoro federale e delle riunioni: l’isola da tempo memorabile, in forza
della sua posizione geografica al centro delle Cicladi, fungeva quasi naturalmente da
luogo di incontro delle popolazioni limitrofe, come testimonia l’Inno omerico III ad
Apollo che descrive in termini poetici una delle riunioni (vv 146-155). La gloria del
santuario era andata scemando nel corso del VI-V sec. a.C. a causa della sempre
maggiore fama del santuario delfico; sappiamo che nel 422 a.C. i Delii furono
addirittura espulsi dalla loro sede27. E’ comunque indubbio che Cimone abbia cercato di
recuperare la gloria di Delo e soprattutto di Apollo con alcune sue personali iniziative
che si inseriscono nella politica della lega delio-attica negli anni dal 477 alla battaglia
dell’Eurimedonte28. Dopo tale battaglia, che sanciva in modo definitivo la vittoria degli
Ateniesi sui Persiani, finalità dichiarata e a lungo perseguita dalla lega, Cimone dedicò
a Delfi una palma di bronzo sormontata da una statua d’oro di Atena 29. La palma è da
una parte di chiara tipologia orientale ed intende quindi celebrare la vittoria sul nemico
asiatico, dall’altra rimanda all’Apollo di Delo che, partorito da Latona sotto una palma,
aveva con la sua nascita consacrato l’isola 30. E’ immediato constatare che la statua di
fu il primo ad offrire come premio la palma nelle gare da lui stesso istituite a Delo 32. La
27
Cassola, op.cit., Milano 1991, pp 86-89.
28
Cfr. Thuc. I, 96-98.
29
Paus X 15,4.
30
Od. VI 162-3; Inno Ap. 115-117;
31
Cfr. Piccirilli, op.cit. p. 244-245.
32
Plut. Vita Thes. 21,3.
9
palma riconduce dunque alla propaganda teseica di Cimone e allo stesso tempo ad
Apollo, così come lo ha presentato Ferecide nel frammento esaminato (cfr. FGrHist 3 F
149): divinità propizia degli Ioni da questi soprattutto venerato insieme agli Ateniesi nel
Non possiamo inoltre fare a meno di notare come la radice dell’epiteto e i suoi derivati
occidentali dei Focei dei quali sembrerebbe aver seguito le peregrinazioni. Provengono
infatti da queste colonie ioniche d’occidente numerose attestazioni della radice oulios,
tra cui, per quel che ci interessa in particolare in questa sede, spiccano le epigrafi
tre dei quali portano un identico nome e sono definiti e ; il
una scuola medica di cui lo stesso filosofo viene evocato quale fondatore 34. L’iterazione
dei nomi Oulis-Ouliades appare infatti in diretta connessione con l’epiteto apollineo
nella sua accezione di nume sanatore e tanto diffuso, come abbiamo visto, in area
filosofo eleate con altri personaggi indicati esplicitamente quali medici e Pholarchoi, la
guardare con estrema cautela a questa suggestiva ipotesi35. In anni recenti però alcuni
33
Masson, op. cit. e G.Pugliese Carratelli, La scuola medica di Parmenide a Velia,in Tra Cadmo e Orfeo, Bologna
1990, pp. 269-280 con bibl. prec.
34
Pugliese Carratelli, op.cit.,pp.277-280.
35
Il dibattito tra gli studiosi si è prolungato per oltre vent’anni dalla prima pubblicazione ad opera di P.Ebner nel 1962
( L’errore di Alalia e la colonizzazione di Velia nel responso delfico, “Rassegna Storica Salernitana”, XXIII, 1962,
pp. 4-6, figg. 3-6) fino allo studio di Pugliese Carratelli , op.cit., in cui si dichiara tuttavia la disputa “sopita ma non
conclusa”, (p 277).
10
studi di Musitelli hanno aperto una nuova possibilità di lettura della figura di
alla medicina greca e riferibili all’area salernitana era presente l’attestazione di una
notizia relativa a Parmenide nella sua veste di medico, notizia desunta da scrittori arabi
Parmenide37. Questo dato diviene ulteriormente plausibile alla luce della esegesi
suo poema le prime due vie, della verità e dell’opinione, percorse durante i secoli dalla
ricerca filosofica, dalla terza via, quella delle apparenze plausibili che è lasciata alla
abbastanza chuiaramente, che alcuni frammenti dimostrano che il primo Eleate, pur
negando qualsiasi validità alla fallace opinione dei mortali, era tuttavia niente affatto
alieno dal concedere alle “apparenze” opportunamente intese una loro plausibilità e,
quindi, dal riconoscere qualche validità ai sensi. Se così è bisogna concludere, come
abbiamo già accennato, che Parmenide oltre alla Verità e alla Opinione fallace dei
dar conto dei fenomeni e delle apparenze senza andar contro il grande principio, senza
rimastici della seconda parte del poema è impossibile ricostruire nei suoi particolari la
36
S.Musitelli, Da Parmenide a Galeno, Tradizioni classiche e interpretazioni medievali nelle biografie dei grandi
medici antichi, “Memorie dell’Accademia dei Lincei”, Se.VIII, vol XXVIII fasc 4, 1985, p. 217-276. Cfr Pugliese
Carratelli, op. cit., pp. 272-279.
37
G. Pugliese Carratelli, Le scuole mediche, “Magna Grecia”, Milano, 1988, pp. 233-237. E’ possibile da tali
documenti inserire Parmenide nella lista degli otto principali medici antichi che eccelsero in qualche ambito della
medicina: il filosofo risulta essere il quarto. Sappiamo inoltre dalla fonte araba che Parmenide ha avuto tre discepoli,
dato che corrisponde perfettamente con quanto rivelano le epigrafi eleati: Pugliese Carratelli tende ad escludere che si
tratti di una coincidenza asserendo che nella serie di ritratti di Velia e nell’opera degli autori arabi, “si riflette una
tradizione precisa ed autorevole, che era entrata nella storia delle scuole mediche greche” cfr, p. 237.
38
cfr. G. Reale, Storia della filosofia antica, Milano 1995, vol. I p. 128, con bibl. prec.
11
trama della terza via parmenidea; tuttavia della sua esistenza accompagnata da ipotesi
esperti autorevoli40. La prospettiva dunque che si è aperta con questa nuova esegesi,
da notare il fatto che il nome Ouliades attribuito al filosofo, sia attestato in primis per il
navarca samio che contribuì alla costituzione della Lega di Delo e, come abbiamo
visto41, alle prime azioni di Cimone42. Va inoltre segnalato che ripetutamente il termine
è utilizzato dai filosofi eleati, in particolare dallo stesso Parmenide, per
indicare uno degli attributi dell’ “Essere”43. Tale considerazione assume particolare
ionica di V° sec a.C., epoca in cui il filosofo redasse il suo poema in esametri e, a detta
39
Reale, op.cit.,p.129,nt.20.
40
E.Zeller-R.Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte prima, vol. III: Eleati, a cura di G.
Reale, Firenze 1967, pp 195-201, in particolare sulla parmenidea cfr. nt.79.
41
cfr. pag,, 5 nt,17.
42
Plut. Arist.23. Cfr J.Benedum, RE Suppl. XIV (1974), s.v. Ouliades coll. 912-931, dove sono raccolte tutte le
attestazioni letterarie, epigrafiche e numismatiche del termine che rivelano la forte prevalenza in Asia Minore.
43
La questione è stata affrontata da M. Gigante, Velina gens, PP 1964, pp. 135-137, il quale, pur non escludendo a
priori una possibile relazione tra l’Ouliades dell’iscrizione e Apollo Oulios, preferiva pensare che
indicasse “piuttosto il filosofo naturalista che aveva concretamente affermato l’essere come
un tutto nella sua struttura, un tutto nella sua natura”, cfr.p. 136. Gigante dunque prospettava per l’ Ouliades
dell’iscrizione un’esegesi storico-filosofica collegando l’epiteto ad uno degli attributi dell’essere; cfr. Parmenide,
Diels-Kranz, 28 B 8, v. 4 , v. 38 Lo studioso nello stesso anno, (cfr. M. Gigante, Parmenide
Uliade, PP 1964, pp.150-152), ritornava in merito alla iscrizione mostandosi più favorevolealla
connessione quale epiteto di Apollo senza tuttavia invalidare quella quale
determinazione dell'Essere sostenendo che “le due ipotesi diversamente da come gli era apparso in un primo tempo,
si coordinano tra loro”. Infatti e sono in relazione come dice Macrobio, Sat"eundem deum
praestantem salubribus causis appellant; id est sanitatis auctorem ut ait Homerus:
”; cfr. op.cit. nt..22.(Per l'esegesi dei passi parmenidei cfr. Zeller-.Mondolfo, op.cit., pp
195-201.
12
di Platone, si recò insieme al discepolo Zenone ad Atene44: un contesto storico e
geografico, dunque, in cui è ben noto il culto di un dio sanatore definito appunto Oulios
44
Plato, Parm. 127 A sg., Theaet. 183 E, Soph. 217 C.
13