Cardiologia – Lezione 09
Miocardiopatie e miocarditi
Le distinguiamo in:
1. Dilatative:
- caratterizzate sempre da una frazione d’eiezione depressa;
- usualmente sono miocardiopatie con severe disfunzioni ventricolari < 30%;
- presentano un diametro telediastolico ventricolare dilatato > 60 mm;
- presentano spessori diminuiti, assottigliati a causa della severa dilatazione;
- solitamente presentano insufficienza mitralica importante;
- la sintomatologia è caratterizzata da tutti i sintomi dell’insufficienza cardiaca (dispnea,
edemi declivi) e dalle aritmie ventricolari.
2. Restrittive:
- hanno un ampio range di frazione d’eiezione (dal 25 al 50%);
- solitamente il diametro telediastolico è <60 mm;
- gli spessori solitamente sono normali o aumentati;
- frequentemente sono presenti insufficienze mitraliche e tricuspidali;
- i sintomi sono quelli dovuti alla ritenzione di liquidi (si avrà, anche in questo caso,
l’intolleranza all’esercizio fisico);
- i sintomi predominanti sono le congestioni delle cavità destre.
3. Ipertrofiche:
- quasi sempre presentano una frazione d’ eiezione conservata;
- diametro quasi mai diminuito;
- forte incremento degli spessori parietali (spessori aumentati anche fino al 18-20 mm);
- all’inizio non si avranno tanti sintomi ma compariranno nella fase finale quando già si è in
una fase di scompenso e saranno caratterizzati da una ridotta tolleranza all’esercizio.
Nell’eziologia genetica delle miocardiopatie rientrano varie delezioni o alterazioni dei geni che
producono la miosina e la desmina, componenti del citoscheletro del muscolo cardiaco.
1. Miocardiopatia dilatativa
La miocardiopatia dilatativa è caratterizzata da dilatazione del Ventricolo sinistro con disfunzione
sistolica severa. La disfunzione sistolica è più marcata della disfunzione diastolica associata. Ha
eziologie multiple, familiari (30%), acquisita (per infezioni o tossine) , ecc.. La diagnosi e la terapia
sono in genere determinati dallo stadio dell’insufficienza cardiaca in cui si trova il paziente.
Questo è un esempio in cui si possono vedere le cavità destre (sotto gli atri e sopra i ventricoli). Si
può osservare un ventricolo che perde la sua
forma diventando quasi sferico con spessori
notevolmente assottigliati.
Queste sono le eziologie più frequenti nelle miocardiopatie dilatative.
(la prof ne cita qualcuna)
-infettive: solitamente virali (spesso sono i virus parainfluenzali anche se molte volte non si riesce a
trovare diagnosi ed eziologia delle miocarditi)
- non infettive: la più frequente è la sarcoidosi e le miocardiopatie dovute a poliomiositi e
dermatomiositi
- forme tossiche: dovute all’abuso di alcol (anche se questo tipo di miocardiopatia tende a
recuperare dopo la sospensione dell’ingestione di alcol), o dovute a farmaci ( come anfetamine) o
dovute a tutti i tipi di droghe
-metaboliche: dovute alle alterazioni nutrizionali o endocrinopatie
-forme familiari: come la miocardiopatia legata alla distrofia di Duchenne.
Presentazione clinica
Giovane adulto con progressiva astenia e dispnea insorte
dopo giorni o settimane da una recente sindrome simil-
influenzale con febbre e mialgie
Possibili dolore toracico atipico o simil-anginoso, dolore
pleurico, dolore toracico posizionale pericardico con gradi
variabili di sottostante miocardite
Possibile presentazione con tachiaritmie (valutare
sarcoidosi o miocardite a cellule giganti)
La presentazione con embolia polmonare o sistemica (da
trombi intracardiaci) è in genere associata a disfunzione
cardiaca cronica severa
Molti pazienti con IC dopo un’infezione virale possono in
realtà avere una miocardiopatia precedente acutamente
aggravata, ma non causata, dall’infezione
Una marcata dilatazione VS con aumento severo delle
pressioni di riempimento, ma senza edema polmonare acuto,
suggerisce una malattia cronica a lenta progressione
Nelle immagini A e B si vede la trabeculatura al livello del ventricolo sinistro e destro che è
caratterizzata da multipli recessi con aspetto spugnoso e proprio in questi recessi si possono
formare dei trombi che possono migrare e dare fenomeni di embolismo.
2. Miocardiopatia restrittiva
La miocardiopatia restrittiva è la forma meno comune delle tre miocardiopatie.
Ci sono diverse forme:
- infiltrativa di cui è caratteristica l’Amiloidosi;
- da disordini metabolici (la Malattia di Fabry è la più frequente fra queste, la Malattia di
Gaucher, la mucopolisaccaridosi, la glicogenosi di tipo III);
- fibrotica
- di origine endomiocardica (come la endocardite eosinofila di Loeffler).
Caratteristiche fisiopatologiche e cliniche
-È dovuta ad infiltrazione di sostanze anomale tra i miociti, depositi di metaboliti e degenerazione
fibrotica;
-Presenta una disfunzione diastolica dominante, spesso con lieve riduzione della contrattilità e della
FE;
-Si può avere una modesta dilatazione del ventricolo sinistro;
-in generale il primo sintomo che compare è l’intolleranza allo sforzo; successivamente compaiono
sintomi e segni di congestione e di scompenso destro( edema, tensione addominale per
epatomegalia ed ascite).
- Comune è la fibrillazione atriale.
2.1 Amiloidosi
L’amiloidosi è la causa principale di miocardiopatia restrittiva secondaria all’anomala produzione
di catene leggere delle immunoglobuline. È una forma molto più comune di quanto si pensi e viene
sospettata in presenza di un ispessimento delle pareti ventricolari molto particolari.
All’ecocardiogramma si ha un aumento dell’ecorifrangenza del setto. All’ECG dà bassi voltaggi. La
terapia è sintomatica con diuretici (la digossina va usata a bassi dosaggi per evitare tossicità) e
quello che si fa in questi pazienti è la scoagulazione perché si ha un elevato rischio di trombi
intracardiaci. La sopravvivenza, già quando compare un quadro di insufficienza cardiaca, purtroppo
è di circa un anno.
In questa immagine si vede l’amiloidosi cardiaca con l’iper-ecorifrangenza del setto.
3. Miocardiopatia ipertrofica
La miocardiopatia ipertrofica nota come
miocardiopatia ipertrofica ostruttiva, è la meglio
caratterizzata geneticamente dopo che sono stati
effettuati numerosi studi nei centri di Padova e
Pavia. L’80% sono dovuti a mutazioni a carico
delle catene pesanti della beta-miosina, proteina C,
troponina T.
È caratterizzata da una marcata ipertrofia
ventricolare sinistra senza cause apparenti (può
essere presente un’ipertensione arteriosa ma non si
tratta di ipertensioni arteriose con elevati livelli di
pressione). La FE è spesso supernormale con, nei casi più gravi un’obliterazione virtuale (quindi
ostruzione dell’efflusso) del ventricolo sinistro in sistole. Al livello microscopico c’è una totale
disorganizzazione delle fibre miocardiche che vengono intervallate da tralci di fibrosi. La portata
cardiaca è in genere normale ma al momento dello sforzo, proprio a causa dell’ostruzione
all’efflusso, si ha una riduzione del flusso di sangue e il sintomo principe in questi pazienti
solitamente è la sincope.
Questa è un’immagine istologica di una miocardiopatia ipertrofica.