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Logicamente tra le componenti di deformazione elastica e le componenti di sollecitazione sussisteranno le

equazioni di Navier (per la parte elastica). Per quel che riguarda la parte plastica della deformazione il modo
più corretto di procedere è usare la teoria per le piccole deformazioni elastoplastiche che ci porta però a
lavorare in campo differenziale. Comunque per una certa classe di problemi è sufficiente scrivere delle
equazioni del tutto corrispondenti a quelle di Navier che mi individuano il legame tra le componenti di
deformazione plastica e le componenti di tensione.

Guardando la (*) si osserva che al primo membro al posto di E e di G c’è Eplastica e Gplastica, chiamate anche E
tangenti perché io misuro sulla curva sigma-epsilon punto per punto l’inclinazione della tangente, per cui la
Eplastica risulta variabile e ciò conduce a un noioso processo di iterazione perché io risolvo rispetto a un certo
E e poi mi accorgo che sto in un altro punto e quindi cambio e rifaccio i calcoli con il nuovo valore della
tangenza, cioè la E è variabile. ν=0.5 in campo plastico perché la variazione di volume in campo plastico è
nulla (è isocoro), affinché il volume è pari all’invariante lineare di deformazione se io sollecito lungo x, lungo
y e z le deformazione devono valere 1/2 nella direzione di deformazione del carico e quindi → ν=0.5 e poichè
g= E/2(1+ν) allora g plastico =e plastico diviso 3.

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