Se ho una curva piana, essa la posso riferire ad una coppia di assi; posso mettere un punto scelto

arbitrariamente su quella curva come origine dell’ ascissa curvilinea e posso considerare ogni punto come
caratterizzato da un raggio vettore e un’anomalia o alternativamente da un’ascissa curvilinea. Esiste un
teorema nella geometria differenziale che ci dice che la derivata del raggio vettore rispetto all’ascissa
curvilinea è un versore cioè un vettore t di ampiezza unitaria tangente alla curva nella direzione dell’ascissa
curvilinea crescente (1). Ovviamente la direzione del versore cambierà da punto a punto, l’ampiezza no.

La derivata del versore t rispetto all’ascissa curvilinea (2) è un vettore N che è perpendicolare a t, ma non è
un vettore unitario ma un vettore che diciamo “vettore normale”. Il modulo di N si chiama curvatura e il
versore n che associo al vettore normale si chiama normale principale; i due vettori t e N sono complanari, si
trovano entrambi nel piano della curva. Posso fare il prodotto vettoriale dei due versori t e n ed ottengo un
vettore che è normale al piano e che chiamiamo binormale (3).

b è importante perché se ho una curva che non è piana il raggio vettore avrà lungo b una componente e quella
componente riportato a una distanza unitaria la chiamo torsione della curva, che mi dice quanto rapidamente
la curva si allontana dal piano di riferimento. Esempio: pensa ad un ‘elica cilindrica a passo piccolissimo (ha
una torsione molto bassa ) e una a passo molto forte la quale ha una forte torsione perché si allontana molto
rapidamente dal piano di riferimento.

Noi siamo interessati a studiare delle superfici e non dei piani, ma ovviamente un qualsiasi punto della
superfice avrà nel riferimento cartesiano che mie è più comodo impiegare delle coordinate x, y, z per cui
nessuno mi impedisce di esprimere un punto della superfice attraverso il suo raggio vettore R pari alla (4);
ma quello che si fa abitualmente è introdurre delle curve coordinate, cioè delle curve a u = cost e delle curve
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