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Lezioni di Metodologia dell’indagine storico-musicale

La costruzione delle fonti:


Il lavoro dello storico si basa sulle fonti e il momento della
loro costruzione ovvero del loro reperimento e della loro
esegesi-interpretazione costituisce un momento cruciale di
questo lavoro.

La nozione di fonte e il suo ampliamento:


Il concetto di fonte oggi si è notevolmente ampliato
rispetto a quella che era la nozione normalmente utilizzata
nell'ambito della storiografia tradizionale, sviluppatasi nel
corso dell'Ottocento, soprattutto in ambito tedesco, sulla
scia del positivismo filosofico. Questo ampliamento è stato
determinato dall'influsso benefico che l'antropologia
culturale ha esercitato su tutte le discipline storiografiche a
partire dagli anni Trenta-Quaranta del XX secolo,
spostando l'attenzione dall'Histoire evenementielle (la
storia dei grandi eventi e delle grandi personalità) all'uomo
considerato nel suo contesto geografico-ambientale,
sociale-economico e culturale. Idee che sorte e poi
formalizzatesi nell'ambito della storiografia francese e della
celebre rivista degli Annales hanno dato vita a una vera e
propria rivoluzione storiografica, nota con l'espressione
francofona di Novelle Histoire. [Per un approfondimento
dell'argomento vedi Peter Burke, Una rivoluzione
storiografica].

Schema tipologico delle fonti di cui dispone oggi lo storico


della musica

1) Testimoni musicali: rappresentano per lo storico della


musica le fonti primarie e comprendono tutta la musica
pervenutaci dei secoli passati di qualsiasi genere essa sia e in
qualsiasi tipo di notazione (mensurale e non) e forma di
trasmissione. A seconda della forma di trasmissione i testimoni
musicali si suddividono essenzialmente nei seguenti due tipi:

a) musica a stampa. Costituisce, almeno per quel che concerne


la musica antica, il corpus più consistente. Per la musica dei
secoli XVI, XVII e XVIII fondamentali sono i seguenti repertori:
E. Vogel, Bibliografia della musica vocale profana a stampa dal
1500 al 1700; Howard Mayer Brown Instrumental music printed
before 1600 : a Bibliography / Howard Mayer Brown Cambridge, Harvard
University press, 1979; Claudio Sartori, Bibliografia della musica
strumentale stampata in italia dal 1500 al 1700, Firenze,
Olschki. Oggi vi sono anche diversi inventari on line, oltre
all'SBN che contiene le fonti musicali manoscritte, vanno
ricordati, per quel che concerne la musica sacra italiana e
europea il repertorio digitale printed sacred music (printed-
sacred-music.org), piattaforma avviata dalla Fondazione Giorgio
Cini e poi approdata in Svizzera all'Università di Fribourg e, per
quel che concerne la cantata profana italiana, il progetto Clori.

b) musica manoscritta. Costituisce, per quel che concerne i


secoli XVI-XVIII, un corpus meno copioso ma comunque
indispensabile per integrare il più consistente corpus di edizioni
a stampa. L’importanza delle fonti musicali manoscritte cresce,
tuttavia, a partire dalla seconda metà del Seicento, in
concomitanza con la progressiva decadenza dell’editoria
musicale italiana e veneziana in particolare. Va rilevato che
alcuni generi, centrali nella storia musicale dei secoli XVII e
XVIII, come l’opera in musica e la cantata, normalmente non
venivano stampati. Le partiture d’opera erano infatti materiali di
lavoro specifici che sottoposti a continue rielaborazioni, non
avrebbero avuto un mercato editoriale. Mentre la cantata era un
genere legato per lo più a committenze private che affidava la
sua veicolazione a uno o più patroni animatori di importanti
circoli o accademie musicali locali.
2) Testimoni verbali: comprendono le fonti documentarie (per
es. documentazione d'archivio relativa a capelle ecclesiastiche,
di corte ed altre istituzioni musicali), e le fonti letterarie
(cronache, diari, trattati, resoconti, ragguagli, opere letterarie in
prosa e in versi eccetera).
Tutte le seguenti fonti, anche quando non forniscono
informazioni di carattere specificatamente musicale, sono
essenziali per la ricostruzione del contesto di produzione il quale
costituisce un requisito fondamentale per una piena
comprensione del testo musicale. Struttura, forma e stile di un
testo musicale sono infatti profondamente determinati dalla
funzione cui sono destinati (per es. da chiesa o da camera), e
dal gusto del committente, nonché da altre variabili contestuali
quali il livello di potenzialità tecniche e d'organico dell'istituzione
committente, il luogo di esecuzione eccetera.

a) Documenti d'archivio:
Possono essere di qualità molto diversa. Alcuni come le spese
hanno un valore probatorio rilevante (sono cioè fonti
generalmente attendibili), ma sono caratterizzati da un taglio
piuttosto asciutto: sono cioé poveri di informazioni dettagliate
sull'evento musicale di cui registrano l'avvenimento. Altri come
le suppliche e il materiale propriamente epistolografico hanno
un carattere più vivace ed entrano talora in quei dettagli di
prassi esecutiva utile per la ricostruzione di un determinato
evento sonoro.
Esempi di tipi di fonti archivistiche:
- Registri contabili (Spese) e, in genere, di carattere
amministrativo (libri mastri, mandati, note contabili sparse,
ricevute, polize eccetera).
- Atti e deliberazioni prodotte da istituzioni musicali e non.
- Suppliche e memoriali eccetera,
- Polizze d'estimo e Condizioni di Decima
- Anagrafi parrocchiali (battesimi, matrimoni, morti e stati delle
anime)
- Documenti notarili (Testamenti e Atti)
- Documenti epistolografici (lettere, biglietti, avvisi eccetera)
- Avvisi

b) Fonti letterarie:
- Cronache
- Diarii e memoriali
- Trattati
- Opere letterarie (lettere, liriche, prosa eccetera).
Tutte queste fonti sono estremamente utili per la ricostruzione
dei contesti e per la presenza di notizie sparse su compositori,
esecuzioni musicali, organici eccetera. La diaristica, inoltre, è
fondamentale non solo per la ricostruzione dei contesti ma per
la storia della recezione-fruizione.

3) Testimonianze iconografiche (fonti visive):


Quest'ultime il cui studio ha dato adito, a partire dagli anni
Sessanta del secolo scorso, a una disciplina specifica e
autonoma, designata, Iconografia musicale, sono estremamente
utili per la ricostruzione della prassi e delle tecniche esecutive,
nonché come fonti indicative dello status e della ricezione di cui
godette un particolare genere musicale o un singolo esecutore
(nel caso, per esempio, della ritrattistica).

Per concludere ciò che distingue la storiografia critica dalle


tradizionali correnti di pensiero storiografico è il suo approccio
alle fonti. Un approccio qualitativamente e quantitativamente
più ampio che riconoscendo l'insufficienza dei soli testimoni
musicali, si distingue per il ricorso ampio e non pregiudizievole a
qualsiasi tipo di fonte disponibile sia essa di tipo verbale (le
predette fonti documentarie e letterarie) o visivo (le immagini di
interesse musicale rilevabili nei dipinti dei secoli passati),
purché esse siano utili alla definizione del contesto storico-
musicale che si intende ricostruire.

Il vantaggio di un tale approccio è duplice. La ricostruzione


del contesto, infatti, non solo è esiziale per una comprensione
più profonda del senso e della caratteristiche stilistico-strutturali
esibite da un testimone musicale, ma è altresi utile per la
ricostruzione e l'emersione di tutte quelle pratiche repertoriali di
cui per diverse motivazioni ci sono pervenute scarse o nulle
testimonianze scritte, o perché legate a una tradizione
d'assieme di tipo orale (la pratica strumentale per lo più
danzistica dei complessi di piffari e di violini di ascendenza
cinquecentesca) o di carattere improvvisatorio (la pratica
virtuosistica della viola bastarda) o, ancora, perché frutto di
pratiche musicali squisitamente professionali e interne (per
esempio il repertorio di musica da ballo di una corte) o speciali
(repertori solistici di carattere virtuosistico) le quali, pur
essendo di tradizione scritta, per motivazioni diverse non erano
spendibili nel mercato della musica a stampa, col risultato di
aver subito una rapida e pressoché totale dispersione.

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