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Supplemento de “La Ciminiera, ieri, oggi e domani”

DISSEOil viaggio, la ricerca N. 3


collana a cura di Raoul Elia

Centro Studi Bruttium Editore


Supplemento de “La Ciminiera, ieri, oggi e domani”

EDITORIALE

DISSEO il viaggio, la ricerca


Odisseo - il viaggio, la ricerca Anno II (2013) n. 3
di Raoul Elia
GLI ABISSI DELLA NOTTE

Supplemento a La Ciminiera Anno XVIII (2013) Nume-


ro 3, collana curata da Raoul Elia
Indice Numero oversized, questo terzo di Odisseo, ampliato per poter
degnamente ospitare quattro interventi di una certa consistenza, non
La Ciminiera, mensile di cultura, informazione e pensiero solo numerica (leggi alla voce pagine) ma anche contenutistica. Quattro
del Centro Studi Bruttium, registrato presso il Tribunale di p. 3 Editoriale:
Gli abissi della notte di Raoul Elia sfaccettature del variegato mondo che studia “gli abissi della notte”, le
Catanzaro n. 50 del 24/07/1996
p. 5 Il doppio culto del sole e delle stelle antiche religioni e il rapporto che si instaura fra l’uomo, la morte, la vita
Direzione, redazione, grafica, impaginazione ed ammini- in Egitto durante l’Antico Regno di e l’immortalità.
strazione Roberto Murgano Quattro interventi, fra cui spicca quello dell’archeologo Roberto
Associazione di Volontariato culturale p. 33 Osservazioni sull’evoluzione del Murgano, originariamente proposto ad un’ampia platea durante il
CENTRO STUDI BRUTTIUM culto di Osiride e sulla concezione divi- convegno “l’Egitto durante l’età della Piramidi” tenutosi a Catanzaro
Iscr. Registro Regionale Volontariato n. 114 na della regalità fra la Va dinastia ed il
Iscr. Registro Regionale delle Associazioni culturali n. qualche tempo fa. L’articolo, ma sarebbe meglio dire il breve saggio,
Nuovo Regno di Stefano Francocci
7675 C.F.: 970229000795 p. 49 Italia Meridionale antica ed Egitto:
viste le dimensioni, di Murgano ci introduce nell’oscurità dei culti
una storia di “idee” di Fulvio De Salvia osiriadici alle origini della cultura egizia, con importantissime rivelazioni
Indirizzo: sulll’Egitto pre e proto-dinastico. Non da meno si dimostra l’intervento
p. 57 Un’analisi comparativa della
via Bellino 48/A, 88100 Catanzaro
simbolica dell’acqua nell’universo “Osservazioni sull’evoluzione del culto di Osiride e sulla concezione
email: info@centrostudibruttium.org
sito web: www.centrostudibruttium.org funerario del Meridione italiano e della divina della regalità fra la Va dinastia ed il Nuovo Regno" di Stefano
Città dei Morti del Cairo di Anna Tozzi Francocci, anch'esso presentato durante il convegno “l’Egitto durante
Presidente: Di Marco l’età della Piramidi”, articolo-saggio che amplia il discorso sulla funzione
Raoul Elia p. 77 Bibliografia della regalità e il rapporto fra sovrani egizi, Osiride ed Horus all'interno
del meccanismo di intronazione del faraone.
Direttore responsabile:
Pino Scianò Particolarmente interessante, poi, risultano, a parere del sottoscritto, gli
articoli che chiudono questo numero eccezionale di Odisseo, ovvero
Direttore editoriale: "Un’analisi comparativa della simbolica dell’acqua nell’universo
Pasquale Natali funerario del Meridione italiano e della Città dei Morti del Cairo”, di
Anna Tozzi Di Marco, e "Italia Meridionale antica ed Egitto: una storia
Redazione: DISCLAIMER:
Raoul Elia Le immagini riprodotte nella pubblicazione, se non di do-
di “idee”", di Fulvio De Salvia, che hanno il merito di ibridare la ricerca
Adriano Gaspani minio pubblico, riportano l’indicazione del detentore dei archeologica e i suoi risultati con esperienze altre, connesse a diverse
diritti di copyright. In tutti i casi in cui non è stato possi-
Roberto Murgano bile individuare il detentore dei diritti, si intende che il ©
branche del sapere e diversi strumenti metodologici: il primo, intrecciando
Maria Bianco è degli aventi diritto e che l’associazione è a disposizione i dati archeologici relativi all'Antico Egitto con le risultanze delle ricerche
Graziella Frangipane degli stessi per la definizione degli stessi.
nel campo dell'antropologia culturale della civiltà contadina italiana,
in copertina: il secondo ricostruendo, con apporti pluri-disciplinari, il simbolismo
Stampa: Gli occhi di Ra. Fotocomposizione di Ra-
pubblicato sul sito associativo: oul Elia con maschera funeraria di Tutan-
dell'acqua in relazione alla vita e alla morte nelle tradizioni egizia e
www.centrostudibruttium.org kamon, cartiglio con Osiride e l’occhio di
Horus. 3
contadina. Due articoli che, con le loro caratteristiche multidisciplinari,
raggiungerono con un sol colpo due risultati: Il doppio culto del sole e delle stelle
1) elaborare un interessantissimo incrocio fra competenze diverse in una
ricerca multidisciplinare, se non interdisciplinare; in Egitto durante l’Antico Regno *
2) proporre un modello di analisi ibrida che, speriamo, possa proseguire
il suo viaggio sulle pagine di questa rivista. Una rivista, vale la pena
di ricordarlo, che fa della ricerca multidisciplinare, dell'ibridazione e Roberto Murgano - archeologo
dello scambio di competenze, metodologie e non solo di risultati la sua
bandiera.
Se vi attira il tema, seguiteci e ricordate:
INTRODUZIONE
...non importa la meta, ma il viaggio...
E’ cosa nota presso gli egittologi che vi fosse, nel culto della rinascita
osiriaca, un legame con la caduta dei meteoriti visti come materia
degli dei celesti (ossia gli Enterj), che probabilmente esistesse un
culto meteoritico1 sin dal periodo protodinastico, tanto che, nei periodi
seguenti, molti oggetti rituali e cultuali contenuti presso le sepolture
erano costituiti da tale materiale. Pertanto, gli oggetti rituali dovevano
essere costituiti da questo materiale celeste. Inoltre, studi effettuati da
vari autori hanno dimostrato come le pietre ben-ben (che si trovavano
in cima alle piramidi ed oggi sono, in parte, conservate presso il Museo
del Cairo, in parte, ancora presenti in situ, presso le piramidi) traessero
origine da un meteorite rinvenuto in antichità e posto su un obelisco nel
santuario di Iwnw. Che gli egiziani conoscessero il ferro meteoritico
come materiale celeste e lo utilizzassero per motivi sacri è evidente da
una iscrizione ora al Museo di Storia Naturale di Londra, in cui si parla
di “ferro celeste” e “metallo del cielo” (bja); tra l’altro, c’è la conferma
di meteoriti avvolti nelle bende rinvenute in tombe egizie.
La conferma dell’impatto di meteoriti presso la piana di Giza viene da
una spedizione coordinata dal prof. Pawlikoswski, del Dipartimento
AGH, University of Science and Technology, il quale ha rinvenuto
tracce di meteoriti di ferro nei pressi di alcuni crateri scoperti tramite
i satelliti artificiali. Allo stato attuale, non si conosce l’esatta datazione
dell’impatto ma, dagli studi effettuati sulla caduta dei meteoriti nel

* Dal Convegno: “l’Egitto durante l’età della Piramidi”, Catanzaro.


1  Wainwright G. A. 1931; Ann. Serv., XXVIII, p.177. Murgano R., 2007.
4 5
passato fatto dai coniugi Tollmann dell’Istituto di Geologia di Vienna, ti hanno sollevato insieme, Hapy, Imsety, Duamutef e Kebhsenuf nomi tu
sappiamo che ci sono stati due grossi impatti sulla Terra, uno intorno hai fatto. Le tue lacrime sono asciugate. La tua bocca è stata spartita con
all’8000 a.C., uno intorno al 3450-3150 a.C.2. Il secondo impatto è le loro dita di ferro..” (pt 1983-1984).
avvenuto nel Mediterraneo, i frammenti del meteorite in questione sono Dai versi seguenti (fra i tanti) dei Testi delle Piramidi, è evidente come
associabili al luogo dell’impatto in Egitto (fra cui alcuni scoperti anche per gli egiziani i defunti diventassero stelle quanto che le loro ossa stesse
recentemente in Nubia). Per cui, abbiamo, da un punto di vista geologico- fossero fatte di ferro. Le anime dei loro trapassati erano stelle, cioè i
astronomico, la certezza dell’impatto in Egitto di un meteorite, il quale venerabili compagni del polo celeste o gli Enterj stessi, dunque le loro
trova riscontri, da un punto di vista religioso, in testi e rinvenimenti ossa erano di ferro (bja in egiziano). “Io sono puro, io prendo per me
archeologici. Ritengo che non sia una forzatura immaginare che gli le mie ossa di ferro, io distendo le mie membra imperiture che sono nel
Egizi avessero visto nella caduta del meteorite un evento cosmico legato grembo di Mut” (pt 530); “Le ossa del re sono di ferro e le sue membra
al linguaggio degli dei. Lo stesso avrebbe potuto creare quel culto sono le stelle imperiture” (pt2051); Eccomi, o Rē, io sono tuo figlio, sono
meteoritico alla base dell’origine del culto stellare di Osiride. Vorrei, a un’anima…una stella d’oro….5.
questo proposito, ricordare che già Wainwright aveva dimostrato come Uno dei personaggi fondamentali per il rituale dell’apertura della bocca
la figura aniconica del dio tebano Amun derivasse da un meteorite noto era l’Apritore delle vie. Conosciuto come Wepwat nell’Alto Egitto e
come Ka-mut-f 3. L’associazione del meteorite al culto stellare di Osiride, Upuaut o Horo soprattutto durante la IV dinastia, esso compiva l’atto
quanto alla figura di Orione visto come Sahu (cioè l’anima o per meglio di aprire la bocca con l’ascia sacra fatta di ferro meteoritico, il ferro
dire il concetto della mummificazione), è palesemente dimostrata sul ben meteoritico che abbiamo accennato essere sacro; con esso, erano costruiti
ben di Amenemhet III, oggi esposto al Museo del Cairo. Secondo il prof. amuleti deposti con il defunto ma, soprattutto, si costruivano gli oggetti
B. Scheel, specialista nel campo della lavorazione del metallo presso rituali relativi al rito dell’apertura della bocca, quali l’ascia e altri oggetti
l’Antico Egitto “Il ferro era un metallo di carattere mitico. Secondo una ancora non ben definiti, come la famose “dita di ferro”, con cui i figli di
leggenda, la struttura ossea dello scheletro di Seth ..era di ferro. Horo spartivano la bocca del re. Aprire e spartire voleva dire compiere
Il ferro era chiamato il metallo del cielo, perché per lungo tempo gli il rituale che consentiva al defunto di leggere i sacri geroglifici tramite
egiziani conobbero solo il ferro meteoritico, dotato di un alto contenuto il sacerdote preposto Sem. Le dita di ferro sono direttamente collegate
di nichel. In forza della sua supposta origine divina, il ferro meteoritico all’amuleto della scala, anch’esso di ferro. All’interno delle mummie,
era usato in particolare per la produzione di amuleti protettivi e strumenti sin dall’Antico Regno, erano conservati e preposti per il rito ambedue gli
magici necessari per il rituale detto apertura della bocca, una cerimonia amuleti. Secondo gli Egizi, il pavimento del cielo era fatto da una lastra
indispensabile per preparare la mummia del defunto alla vita dopo la di ferro da cui si dipartivano i quattro pilastri, ossia i punti cardinali, fatti
morte”4. anch’essi di ferro. Secondo i Testi delle Piramidi, Horo, che stava a capo
A sostegno di tale tesi è possibile citare alcuni versi dei Testi delle di uno dei pilastri (fisicamente espresso forse nel santuario di Khem, il
Piramidi relativi al rituale dell’apertura della bocca: “o re, sono venuto quale era astronomicamente rappresentato anche dalla stella Sirio Spd),
alla tua ricerca, perché io sono Horus; io ho colpito la tua bocca per te, aiutò Osiride a salire lungo la scala che portava al cielo. Ragion per cui,
perché io sono il tuo amato figlio; io ho spartito la tua bocca per te…con le dita servivano alla resurrezione di Osiride attraverso il rituale e la scala
l’ascia di Upuaut ..con l’ascia di ferro..” (pt 11-13); “i figli dei tuoi figli era il mezzo con il quale Osiride ritrovava Rē, ossia se stesso in cielo.
Sappiamo che, all’interno della città santuario di Khem, denominata “la
2  Kromer B., Becker B., 1990;. Tollmann E. e A, 1994. città del tuono”, erano contenuti gli strumenti in ferro meteoritico con
3  Wainwright G. A.,op.cit.
4  Scheel B., 1989. 5  Testi delle Piramidi, vv. 886-889.
6 7
cui Horus compiva il rituale dell’apertura della bocca; lo stesso Horus delle conoscenze egizie; il capo degli osservatori e grande architetto
era conosciuto come l’apritore delle vie, l’Horus di Khem. A sostegno durante la III dinastia era Imhotep8. Questo santuario era conosciuto
di tale ipotesi, giova forse ricordare che, all’interno del condotto nord come Eliopolis dai greci, cioè la On riportata nell’Antico Testamento in
della Camera della Regina, nella piramide di Khufu, nel 1872, furono relazione all’associazione di un culto solare in esso vigente. Per i sacerdoti
rinvenuti i pezzi che, forse, componevano l’ascia chiamata Pesh-en-Kef, egizi, il termine Iunu significa sorgente di luce, il tutto, moto alterno,
che serviva, appunto, per il rituale dell’apertura della bocca, oltre che l’universo. Il termine viene associato al potere vibratorio cosmico, legato
ad orientare ed allineare le piramidi con la stella polare6. Va detto che vi a Ptah, quindi al potere della scrittura il cui detentore era Thoth. Esso
erano due asce per il rituale, una assegnata ad Horo e l’altra ai quattro rappresentava, altresì, la dualità Duat (duplicità), esso è due archi del
figli, rappresentanti i quattro punti cardinali7 e i quattro centri di culto o cielo, l’emisfero celeste superiore e inferiore, le costellazioni. I sacerdoti
pilastri del cielo. “... egli mi raccomanda a questi quattro bambini che si egizi controllavano il movimento degli Enterj (gli dei), ossia le stelle,
siedono sul lato est del cielo…” (Pt 507). che appaiono e scompaiono all’orizzonte, nascono (Mat) per poi morire
Sappiamo che il santuario astronomico di Khem, l’odierna Ausim, (Mut), in un eterno ciclo; sono i venerabili compagni del polo celeste9,
esisteva di certo prima dell’Egitto dinastico, quando esisteva già un regno verso cui sono direzionati i pozzi e le gallerie sotterranee delle tombe.
del Basso Egitto, di cui Khem rappresentava il luogo cardine; addirittura Ma c’è di più: il ciclo cosmico è legato anche al percorso della fenice e ad
Giza era la necropoli di tale centro. Due tavolette, di cui una rinvenuta a un culto meteoritico10. Iunu era il luogo delle misurazioni astronomiche
Saqqara, nel complesso di Djoser, ne attestano l’esistenza e l’importanza degli antichi egizi. Ovviamente, lo studio del sole e delle sue relazioni con
come centro di culto. Il santuario è raffigurato sul pannello mediano dei i solstizi e gli equinozi era di fondamentale importanza come lo studio
sotterranei della Tomba Sud di Djoser. L’antica città-santuario (12 km delle stelle o della luna. Per cui il santuario era legato al sole quanto alle
NO del Cairo) faceva parte del secondo sepat del Basso Egitto e aveva stelle, cioè ad Atum- Rē quanto ad Osiride. Sappiamo che Iunu era la
come divinità principale un falco, con l’epiteto di “Primo o Signore di città della colonna di Osiride lo (Djed), ed è un dato incontestabile che il
Khem”, cioè Horus, citato anche nei Testi delle Piramidi (810.2078) e suo nome prenda vita proprio da questo sacro pilastro che rappresentava
nelle iscrizioni della tomba di Meten III-IV dinastia. Khem è stata scelta Osiride. Sappiamo che Imhotep era il capo degli osservatori ed aveva
come unica città del Basso Egitto citata nei bassorilievi di Djoser. Nel un mantello ricoperto di stelle, che tale attributo fu dato anche dopo la
rilievo, il sovrano porta la Corona Rossa del Basso Egitto ed il santuario è sua morte ai sacerdoti seguenti11; sappiamo che esisteva nel santuario la
raffigurato nella tipologia architettonica del “pr-nw”, ovvero il santuario colonna con all’apice probabilmente parte del meteorite caduto nei pressi
del Basso Egitto. Lo stesso potrebbe essere stato rappresentato tra i di Khem, i cui resti sono stati rinvenuti nei crateri presso Giza; dai testi
santuari di simile tipologia eretti sul lato ovest del cortile dell’heb-sed sappiamo che il pilastro Djed veniva eretto di notte12, in un chiaro rituale
del complesso di Djoser. A testimonianza dell’importanza di questa legato alle stelle e Orione; sappiamo che tutte le cognizioni astronomiche
tradizione architettonica si possono citare alcuni esempi più antichi di venivo apprese nel santuario, che il nome stesso del santuario è legato al
questa tipologia di santuario, come nel caso della Testa di Mazza del re Duat ed ai cicli astrali notturni. Francamente, credo che tanto basti per
Scorpione, dove la figura è frammentaria, e nella Paletta della Caccia
(British Museum e Louvre), dove la figura è ben visibile. 8  . Edwards I. E. S, 1981.
Il santuario laboratorio astronomico di Iwnw (Unnu o Iunu) era il centro 9  Klunius U., 1961; Frankfort H., 1991.
10  Rundle C., The legend of the Phoenix, part. I, University of Birmingham, 1949;.
6  Zäba Z.,1953. Wainwright G. A, in Ann. Serv., XXVIII, p.177; 1933, Murgano R., 2007, 2010.
7  Wainwright G. A, op. cit.; W. Budge E. A.1973, Sono state fatte varie interpretazioni 11  Edwards I. E. S., op. cit.
sull’argomento, soprattutto riguardo la funzione delle asce. 12  Libro per uscire al giorno capp. XVIII-XIX.
8 9
non negare che nella città il doppio culto sole-stelle, Rē-Osiride, abbia (3150-3055 a.C.), il quale ha rimesso in discussione anche la datazione
avuto il suo fulcro centrale, quanto che tale culto rappresentasse la doppia della I dinastia. Infatti, il documento di cui sopra è una placchetta in
vita del re, in vita ed in morte, visto, appunto, come re e come Osiride. avorio in cui compare per la prima volta il termine “anno” legato al
Confortano tra l’altro, a sostegno, anche le iscrizioni geroglifiche degli sorgere di Sirio appunto come inizio d’anno. Il periodo sothiaco è di 1460
antichi testi13. Iwnw era il santuario che assieme a Khem controllavano il anni per cui, oltre alle due date di cui sopra, è possibile far riferimento
culto. Per quanto riguarda Khem, esso era legato al luogo dove si erano anche al 4323 a.C., data troppo alta per alcuni egittologi ma se, in tale
manifestati gli dei con il meteorite, infatti, al suo interno erano contenuti data, fosse stato già in vigore il calendario sothiaco, si spiegherebbe la
gli strumenti sacri per il rito, era il luogo di Horus, ciò che è importante, placchetta databile fra il 3150 e il 3055 a.C., anni relativi al regno di Ger.
stabilito cosa fossero Iunu e Khem, riguarda altresì i modi e i tempi delle Resta il fatto che nel 2773 a.C., cioè durante la III dinastia, è accertato
conoscenze acquisite ad Innu e Khem e i loro legami con gli altri centri che gli Egizi conoscessero il sorgere eliaco di Sirio.
religiosi ed astronomici egiziani. Probabilmente, le osservazioni cominciarono molto prima, se, e i testi
Per prima cosa, bisogna capire come gli Egizi conoscessero il sorgere confermano questa ipotesi, Khem già esisteva come centro astronomico.
eliaco di Sirio e i movimenti delle stelle. L’esistenza appurata di due Appurata dai dati archeologici e filologici quest’acquisizione
santuari astronomici come Iunu e Khem ci facilita di gran lunga il astronomica, il successivo passo è capire come fecero ad acquisirla.
compito. Sono da rigettare completamente le teorie di alcuni egittologi Sicuramente l’osservazione e le misurazioni dovettero iniziare,
che non accettano determinate cognizioni astronomiche possedute dagli probabilmente calcolando il ciclo di Sirio, intorno al IV millennio a. C.. I
Egizi, se non altro per i dati archeologici e filologici che al contrario testi descrivono operazioni e luoghi atti a tali scopi, ma essi sono andati
dimostrano tali cognizioni. Sappiamo che l’anno, per gli antichi egiziani perduti15. Ulteriori ricerche sono in fase di studio da parte dell’autore.
cominciava con il sorgere di Sirio (levata eliaca), cioè il “cane”, disposta Tuttavia, uno degli aspetti che si può citare a sostegno del fatto che i
nella “costellazione della testa del cane Maggiore”, poco sotto Orione. sacerdoti egizi studiassero il cielo e i cicli precessionali in tempi lontani è
Questa, per gli Egizi, era la dea Spode. Inoltre, l’anno contava 365 giorni, la rappresentazione di Osiride come Apis, il toro. Sappiamo che, durante
raggruppati in tre stagioni di quattro mesi di trenta giorni ciascuno, ai la XVIII dinastia, il sole era nel periodo precessionale dell’Ariete, e Atum
quali poi aggiungevano cinque giorni. Ovviamente, per quanto ci è o Amon, il sole, era associato all’Ariete come il faraone. Il complesso di
dato sapere, non conoscevano il mese bisestile, per cui ogni 120 anni il Karnak con il viale delle sfingi dalla testa di ariete lo conferma. Facendo
calendario avrebbe aggiunto un mese sull’anno astronomico. Il divario fra un rapido calcolo a ritroso, sapendo che il periodo precessionale dura 2160
anno solare e anno calcolato sarebbe talmente aumentato da far rilevare anni, risulta che dal 4300 al 2150 a.C il sole era nel ciclo precessionale
su un papiro di età ramesside che: “L’inverno è giunto d’estate, i mesi del Toro; queste date trovano tra l’altro riscontro in quelle del ciclo
sono al rovescio, le ore in confusione”14. sothiaco per la datazione dell’inizio dell’anno. Pertanto, dal predinastico
Tornando al sorgere di Spode, sappiamo che, per gli Egizi, l’inizio al Regno Antico, il sole era sotto il segno del Toro. Di fatto, durante le
dell’anno wpw.rnpt (ascesa di Spode), sarebbe dovuto coincidere con il prime dinastie, il re, in quanto Osiride, si identificava appunto nel Toro
primo giorno del primo mese dell’inondazione. Sappiamo da Censorino
che la levata eliaca di Sirio coincise con il capodanno sia nel 1317 a.C. che 15  Tutti i testi scritti parlano esplicitamente di luoghi preposti per i rituali religiosi
legati alle stelle e al sole quanto allo studio del cielo. Tuttavia, l’unico dato archeologico
nel 2773 a. C.; quest’ultima sembra la data più probabile per la creazione
certo è il rinvenimento presso la necropoli di Helwan di una lente d’ingrandimento
del calendario sothiaco. Tra l’altro, esiste un documento del regno di Ger in cristallo di rocca rinvenuta nella tomba del re Semempses (o Semerkhet?), della
I dinastia. L’oggetto potrebbe rendere plausibile l’ipotesi di un eventuale uso per
13  Si discuterà ampiamente della problematica a proposito del culto duale. l’osservazione del cielo, anche alla luce del fatto che il defunto compare nelle liste reali
14  Gardiner A. H., 1997. come una figura sacerdotale.
10 11
Apis. Che Osiride e Apis fossero identificati l’un l’altro e con il re, lo sembrerebbero rappresentare, nella figura del bovide, la figura regale e
sappiamo con certezza, fra i tanti testi, anche dal Serapeum di Saqqara. divina relata al cielo o alle stelle o ancora alla Duat, pertanto la prima
Tra l’altro, vale la pena di citare, a sostegno delle cognizioni astronomiche divinità celeste che si conosca.
possedute dagli Egizi nel terzo millennio, la Formula LXIV del libro per Secondo gli antichi Egizi, la loro storia ha inizio con il regno di Osiride,
uscire al giorno, risalente alla I dinastia, la quale dice: “….io sono il quello che essi chiamavano il “Primo Tempo”. Prima di questo, c’erano
guardiano delle cose, lavorando nelle ore del giorno e aggiustando le stati tre stadi divini e, in seguito, il regno dei semidei. Pertanto, gli antichi
spalle della costellazione Sahu: sono ventiquattro(altri 12) che passano abitanti della città di Djedu, collocata nel Basso Egitto e ribattezzata in
tenendosi unite per la mano, una ad una, alla sesta che è nella Duat e seguito Abusir17, affidavano, nel lungo viaggio verso l’Aldilà, i loro morti
l’Ora notturna che rovescia i sebau mediante la giustificazione. Coloro ad Osiride. Di fatto, questi diventò il dio dei morti per eccellenza, dato
che devono attraversare la Duat sono come essa stessa”. Qui si evince che incarnava la speranza della sopravvivenza nell’Oltretomba dopo la
chiaramente come gli egizi durante la I dinastia conoscessero molto morte. Dio antropomorfo, era inizialmente adorato come dio della vita
bene il cielo e la costellazione associata alla divinità principale: Osiride- vegetale. Divinità molto complessa, simboleggiava il seme che permette
Orione. Inoltre, si dice chiaramente che tutti i defunti devono fare quel alla vita di germogliare, il Nilo che straripa ma anche il ciclo immutabile
percorso di notte16, nell’ora esatta, in un tempo senza passato che ci narra del sole e della luna. Prima re defunto e poi divinizzato, personificava
dell’unificazione storica dell’Egitto vista sotto il profilo astronomico. anche la stabilità, l’equilibrio, la personificazione del re18. La sua
Inoltre, si dice chiaramente l’ora in cui il cielo è pronto a raccogliere massima rappresentazione era lo Djed, ossia la spina dorsale (o le vertebre
Osiride per trasformarlo in Orione. Resta la sostanza, che, intorno al cervicali) di Osiride. Questo era un pilastro sacro adorato nei santuari a
3000 a.C., tali acquisizioni fossero uno stato di fatto. Tuttavia, possiamo lui consacrati di Iwnw e Djedu nel Basso Egitto il cui rituale si eseguiva
dare per certo che tali acquisizioni non sorsero dal nulla, ma ebbero un di notte. La conoscenza del rito e del culto dello Djed, che affonda le
lungo periodo di osservazioni del cielo che possiamo probabilmente sue radici nella preistoria d’Egitto, è indispensabile per capire il concetto
far risalire intorno al 4000 a.C., se non prima. Infatti, l’associazione del culto duale, che ha origine proprio con questo dio. Nell’aldilà, egli
di Osiride al Toro pone il ciclo delle osservazioni proprio in tale range presiedeva al tribunale che giudicava le azioni dei defunti; il suo verdetto
cronologico. Infatti, non esistono associazioni del re o di Osiride al di determinava il futuro del defunto, la salvezza o la dannazione eterna. Di
fuori di tale binomio, dal predinastico a circa il 2150 a. C., periodo in cui, fatto era il dio della rinascita e della resurrezione. I colori a lui associati
invece, si associa il re all’ariete, coerentemente con il ciclo precessionale erano il verde e il blu, cioè i colori della rigenerazione e della rinascita.
che porta il sole nello stesso segno zodiacale. Inoltre, la Tavolozza di Infatti, molti amuleti ritenuti sacri, fra cui quelli inseriti all’interno delle
Hathor (trovata in una tomba della necropoli di Gerza, datata Naqada mummie, erano di questi colori. Ci sono varie versioni del mito di Osiride,
IIc-d/Naqada III), con l’immagine di una testa di bovide circondata da 5 ma è possibile ricostruire una versione univoca che è la seguente: secondo
stelle, potrebbe rappresentare uno dei primi motivi astronomici riportati la scuola egizia di Iwnw, durante il Primo Tempo, Osiride prese come
nel protodinastico. Nella tavolozza sono contenuti tutti gli elementi che sposa Iside, sua sorella. Osiride era un sovrano giusto e buono, insegnò
l’agricoltura al suo popolo, la conoscenza e le antiche leggi, redatte da
Thoth, suo fratello. Esso incarnava il popolo d’Egitto, era il tramite con
16  Vignette del libro per uscire al giorno: cap. XVIII e XIX. Dove il rituale dell’erezione
del Djed aveva luogo di notte. L’erezione del Djed rappresentava la resurrezione e la
stabilità dell’Egitto sia in cielo quanto in terra. Risorgendo il re come Osiride-Orione 17  In Egiziano, Abusir era la “casa di Osiride”, essa era situata fra le necropoli di Giza
risorgeva anche tutto l’Egitto. Inoltre rappresentava l’unificazione storica delle due e Saqqara. Sin dal predinastico, era uno dei centri focali del culto osiriaco chiamata
terre anche da un punto di vista astrale. Si sottolinea che l’attribuzione alla I dinastia è anche Djedu, nei testi antichi.
un dato che non è in discussione, come riportato anche dal de Rachelwiltz. 18  Wallis Budge E. A., 1973; 1980.
12 13
gli dei. Ma Seth, suo fratello, invidioso, fece costruire un sarcofago, sono associabili al convito ed ai compagni di Seth. Il mito di Osiride è
affermando che lo avrebbe donato a chi lo avesse trovato adeguato stato codificato in tre modi differenti; tramite la scrittura sacra, che si
alla sua misura durante un convito. Non appena Osiride si distese nel espletava con il potere vibratorio dei testi antichi e la liturgia rituale,
sarcofago, vi fu chiuso dentro ermeticamente da Seth e dai suoi complici attraverso le strutture architettoniche, legate ai movimenti stellari19 e il
che lo gettarono nel Nilo. Iside, in seguito, cercò il feretro e, ritrovatolo, lo corredo funerario. Al culto di Osiride è associato anche il culto di Atum-
nascose. ma Seth lo rinvenne e smembrò il corpo di Osiride in quattordici Rē, il dio sole. Resta il fatto che, sin dalla I dinastia, compaiono tutte gli
pezzi, disperndoli per l’Egitto. Iside, disperata, chiese l’aiuto di Anubi, il elementi rituali che rappresentano un culto espressione di unità e identità
dio sciacallo, che ricompose il corpo con il rituale della mummificazione culturale, sia nell’Alto che nel Basso Egitto20. Il fulcro centrale di tale
e costruì per Iside un fallo sacro (unica parte non ritrovata dalla dea) con culto sono le due figure di Atum-Rē e Osiride; il culto era espresso dal
cui Iside e Osiride poterono unirsi e far nascere Horo. Da quel momento, rituale della mummificazione, dalle barche sacre, per il doppio viaggio
Osiride diventò il re dell’Oltretomba. I luoghi dove, secondo il mito, in vita ed in morte del re, dall’area sacra con le sue strutture e la tomba.
furono disperse le membra di Osiride divennero altrettante città sacre Questa codificazione è sempre stata presente, sin dagli albori. Essa è
a lui consacrate. In seguito, Horo, divenuto adulto, pretese il regno del la struttura portante della visione escatologica del culto di Rē-Osiride.
padre Osiride, da qui la lotta con lo zio Seth, il quale strappò un occhio Per quanto concerne le dinastie dei re dell’Egitto, esse sono ancora oggi
a Horo che fu ritrovato da Thoth. Dopo la lotta, il consiglio degli dei oggetto di discussione. Infatti, molte sono le controversie su chi regnò ma
proclamò Horo re d’Egitto e gli consegnò il regno del padre, relegando anche quando. Resta il fatto che gli egiziani non vedevano la successione
Seth in un’altra zona. Secondo taluni, questa storia mitica ci parlerebbe dei vari re secondo una distinzione netta, ma era un’unica linea genetica
di fatti realmente accaduti. Questo è ciò che scrisse J. Sellers, a proposito senza soluzione di continuità. Secondo le tradizioni egizie, dopo il
dell’argomento, nel suo The Death of Gods in Ancient Egypt: periodo degli dei visse il dio Osiride, da cui poi nacquero le casate dei
“Seth originariamente era connesso con le Iadi, la parte della nostra re, il cui capostipite fu Horo, figlio di Osiride. Pertanto, le suddivisioni
costellazione del Toro disegnata a v, come una testa. Come fratello dinastiche sono, di fatto, una distinzione arbitraria o di comodo operata
di Osiride, Seth aveva nel cielo una posizione adiacente a Orione.. dagli egittologi.
un’importante decisione del tribunale diede la funzione di Osiride a Sin dal protodinastico, sul lato occidentale del Delta, esistevano città
Horus (suo figlio dopo la sua morte per mano di Seth), e Seth fu bandito e santuari di grande importanza. Su una tavoletta di ‘Aha è raffigurato
a una posizione nei pressi della costellazione “meridionale” di Orione”. un tempio della dea Neith a Sais21; in un’altra tavoletta22, è menzionato
Quello che, nello specifico, ci interessa è confrontare il mito con i rituali un edificio su una delle due colline costituenti la città di Buto. Inoltre,
funerari e il culto. Come si può ben notare, nel mito compaiono tutti gli esiste una raffigurazione nella piramide di Djoser riguardante Khem che,
elementi del rituale funerario egizio: il sarcofago della mummia (come associata ad un’altra, evidenzia la grande quantità di bestiame catturato
il sarcofago in cui fu rinchiuso Osiride), la mummificazione (dopo lo e trasportato nel santuario. Potremmo poi citare il santuario di Mendes,
smembramento la ricomposizione da parte di Anubi), la costruzione che compare frequentemente nei testi religiosi. Questi sono solo alcuni
del fallo sacro (che come vedremo è l’erezione dello Djed), il viaggio dei casi che attestano l’esistenza di un forte regno del Basso Egitto, in cui
sul fiume Nilo (il percorso rituale con le barche sacre) e, infine, la
copulazione magica con Iside e la nascita di Horo, che rappresenta il
capostipite dei re. Ma la cosa più importante è la resurrezione tramite 19  Murgano R., 2003. 2007.
il rituale magico e la mummificazione. Inoltre, vanno considerate le 20  Kertzer, Riti e simboli del potere, Bari, 1989.
offerte e i nemici di Osiride, che sono presenti nei testi rituali, i quali 21  Petrie F., 1900-1901.
22  Schott S., 1950, Tav. 7, fig. 15.
14 15
vi erano dei centri di culto e necropoli23. IV Dinastia 2900
Inoltre, Pu faceva parte di uno dei due distretti con Depu, di Pa-Uadjt, V Dinastia 2750
VI Dinastia 2625
cioè a dire “la dimora di Uadjt”, capitale del XIX nomo del Basso Egitto,
il cui nome greco era Buto, la quale costituì il raggruppamento di una MEYER
delle federazioni unite in regno nell’Egitto protodinastico. Gli abitanti I Dinastia 3315
dei due distretti sono spesso riprodotti mentre partecipano alla cerimonia II Dinastia -
dell’ “erezione del Djed”, simulando una lotta rituale con i bastoni. I re III Dinastia 2895
IV Dinastia 2840
di questo distretto vennero chiamati le “anime di Pu”, i seguaci di Horo V Dinastia 2680
come sovrani del Basso Egitto, alla stregua delle “anime di Nekhen”, i
seguaci di Horo come sovrani dell’Alto Egitto24. Di fatto, anche i Testi VON BECKERATH
delle Piramidi citano i “re del Basso Egitto che sono a Pu (Buto)” -1488-. Periodo Predinastico circa 150 anni
Riguardo poi all’Alto Egitto, non vi sono dubbi sull’esistenza di un Dinastia 0
Periodo Protodinastico 3032-2707
regno già ben definito. Tuttavia, molti sono ancora i lati oscuri riguardo I Dinastia
alla formazione di uno stato unitario. Dalla dinastia “0” alla II dinastia, II Dinastia
probabilmente, vi furono momenti critici fra i due regni. Non è scopo del Antico Regno 2707-2170
presente lavoro soffermarsi su tali eventi, quello su cui si pone l’accento III Dinastia
è il dato incontestabile che, sin dalla I dinastia, compaiono all’interno IV Dinastia
V Dinastia
delle necropoli, quanto nelle specifiche sepolture, quelle componenti VI Dinastia
rituali e cultuali da mettere in relazione con il culto di Rē-Osiride. Se
tale relazione è da mettere in concomitanza anche con un’unificazione GRIMAL
politica dei due regni è ancora incerto, come incerto resta il rapporto Periodo Tinita 3150-2700
fra la rappresentazione istituzionale del monarca e quella religiosa nelle I Dinastia
II Dinastia
simbologie totemiche delle sepat25.

Il Doppio Culto di Rē-Osiride


Tavola cronologica
La concezione secondo la quale i defunti si tramutassero in stelle trae
BREASTED
I Dinastia 3400 origine dagli Akhu, gli spiriti trasfigurati (cioè le stelle circumpolari)26.
II Dinastia - Studi analitici sui Testi delle Piramidi e sul libro per uscire al giorno
III Dinastia 2980 hanno dimostrato come ci siano idee legate alle dottrine stellari di Orione
e Sirio27. Secondo il papiro Calsberg I, i sacerdoti egiziani conoscevano
23  A sostegno di quanto proposto si veda: Gardiner A. H., 1997. molto bene i movimenti di alcune stelle, soprattutto quelle circumpolari.
24  Tale affermazione si ricava da un papiro di epoca romana, contenente tradizioni
popolari risalenti forse alla IV dinasia: Two Hieroglyphic Papyri, (Egypt Exsploratin 26  Frankfort H.1991.
Fund) London, 1889, tav.9, framm.10. 27  Queste dottrine, sono legate a prototipi antichi che riguardano in modo particolare
25  Siamo certi che in modo univoco, fra Alto e Basso Egitto, durante la dinastia “0”, ci per quanto concerne il libro per uscire al giorno i capitoli XVII, XVIII, L, LXIV, LXVIII,
sia una netta distinzione sociale all’interno delle tombe. Si veda: Bard K., 1994, p. 40. LXXII, LXXVIII, CVIII.
16 17
Queste si levano nella parte sud orientale dell’orizzonte, dove si levano dove venerare Osiride, per quel processo di dualità che contraddistingue
anche Orione e Sirio. il pensiero religioso e quindi sociale egiziano. Il successivo passo, dei
Per levata eliaca di una stella s’intende quando essa si leva all’est, cioè al Testi delle Piramidi, ci narra del rapporto amoroso fra Iside e Osiride e
suo meridiano, in coincidenza con l’alba dopo il suo periodo d’ invisibilità, racconta della nascita di Horo. Il concetto religioso che qui assume la
che dura 70 giorni. Ecco il Testo del Papiro Calsber I: “…queste sono le forma del rituale liturgico è collegato espressamente ai cicli stellari; ecco
levate degli Dei. Queste…..Orione e Sothis (Sirio), che sono i primi fra il passo: “Tua sorella (moglie) Iside, viene a te traboccante di amore. Tu
gli Dei, vale a dire, essi trascorrono di solito settanta giorni nel Duat l’hai posta sul tuo fallo e il tuo seme scaturisce in lei, lei essendo pronta
(cielo) e si levano di nuovo …E’ nel sud est, che celebrano il loro primo come Sothis (Sirio) e Horus-Sopd è venuto da te come –Horus che è in
festino…”. Sothis- (pt 632).
Sempre secondo la cosmogonia egizia, dopo la morte, il re, nelle vesti E’ chiaro il riferimento al mito della copulazione fra Iside e Osiride che,
di Osiride, diventava Orione: “Guardate egli è diventato come Orione, in questo caso, è espresso ritualmente con i cicli stellari. I testi antichi
guardate Osiride è diventato come Orione …..la tua terza è sothis riportano come le piramidi della III-IV dinastia siano sempre riferite ad
(Sirio)”. (pt 820-822). una stella o ad elementi astronomici come ad Osiride. La piramide è il
“Il re è una stella ( pt 1583), Guardate il re sorge come questa grande stella luogo dell’ascensione verso il cielo, è vista anche come il seme ben ben
che si trova sul lato inferiore del cielo” (pt 347). Al British Museum, c’è il o un meteorite. Credo che soffermarci su tale argomento sia importante.
pezzo classificato n. 498. le cui iscrizioni sono datate alla XXV dinastia, Per ovviare ad interpretazioni arbitrarie, mi limiterò a citare alcuni versi
questa è chiamata pietra di Shabaka. Nell’introduzione è riportato come il contenuti nei Testi delle Piramidi in relazione alla piramide di Unas della
testo avesse origini risalenti alle prime dinastie. “Questo scritto fu copiato V dinastia, in cui il defunto è Osiride-Orione:
da capo da sua maestà nella casa di suo padre…perché sua maestà scoprì “Io sono puro, io prendo per me le mie ossa di ferro, io distendo le mie
che era un’opera degli antenati mangiata dai vermi”28. Il testo, nelle sue membra imperiture (stelle) che sono nel grembo di Mut”(Pt 530). “Le
parti essenziali, racconta dell’unificazione delle due terre e della lotta ossa del re sono di ferro e le sue membra sono le stelle imperiture”
mitica fra Horus e Seth per il dominio dell’Egitto. Ecco alcuni passaggi : (Pt 2051); “O re tu sei questa grande stella, il compagno di Orione…
“Egli fece Seth re dell’Alto Egitto…Horus del Basso Egitto fino al luogo il cielo ti ha ridato vita con Orione” (Pt 882-883); “Guardate egli è
dove suo padre (Osiride) era affogato, che si trova al confine delle Due diventato come Orione, guardate Osiride è diventato come Orione…la
Terre”…. Riguardo l’importanza dell’antica capitale egiziana di Menfi: tua terza è Sirio (Spd). (Pt 820-823); “Il re è una stella” (Pt 1583), e
“Questa è la terra…(della) sepoltura di Osiride nella casa di Sokar (la ancora: “ Guardate il re sorge come questa grande stella che si trova sul
necropoli menfita)”….e ancora .. “Iside e Nepthys parlano ad Osiride lato inferiore del cielo” (Pt 347); “O re, tu sei questa Grande Stella, il
veniamo e ti prendiamo…. Lo portarono sulla terra. Egli entrò per i compagno di Orione, che attraversa il cielo con Orione, che naviga il
portali nascosti nella gloria dei signori dell’eternità…così Osiride venne Duat con Osiride”(Pt 882).
nella terra alla fortezza regale, a nord della terra a cui era venuto…La Riguardo al re che risorge come Osiride: “Eccomi, o Rē, io sono tuo
fu costruita la fortezza regale” (Menfi). La teoria di alcuni egittologi, figlio, sono un’anima…una stella d’oro…” . (Pt 886-889). Va ricordato
che vogliono la sepoltura di Osiride ad Abydo, deve essere, per quanto che secondo il papiro Calsberg I: “Queste sono le levate degli Dei.
riportato nel precedente passo, rigettata con forza. Abydo è stato uno dei Queste…Orione e Sothis (Sirio), che sono i primi fra gli Dei…”. Gli dei
centri cultuali posteriori al mito, in cui era contenuta una della 14 parti in per i sacerdoti egizi di Iunu erano gli Enterj29, da cui tutto aveva avuto
cui era stato smembrato il dio. Forse si trattava di un cenotafio cultuale, origine.

28  Il testo risale almeno alla V dinastia. 29  Klunius U., op. cit.
18 19
Il passo seguente dimostra che nei Testi delle Piramidi, il doppio culto in avorio; la stessa necropoli di Tarkhan, che è da comprendere nell’area
solare-stellare era ben espresso. “O Rē-Atum, questo Re-Osiride viene a menfita, ha restituito reperti funerari da associare al culto di Osiride.
te, come uno spirito imperituro…tuo figlio viene a te”(Pt 152), e ancora, Riguardo al Medio Regno, Seti I ripropose l’Osireion riprendendo le
“..Osiride è …. Rē egli stesso..”(cap. XV libro per uscire al giorno). tecniche e le concezioni costruttive del protodinastico. Stesso discorso
Abbiamo visto che il re è visto come Osiride-Orione o come materiale vale per quanto riguarda il faraone Sesostri I. Infatti, l’obelisco da lui
proveniente dal cielo, ho affermato che questo rapporto è legato al costruito contiene incise delle iscrizioni che attestano l’esatta collocazione
significato di piramide; proseguiamo nella lettura dei Testi delle Piramidi. dello stesso nel punto esatto dove sorse il vecchio obelisco con la pietra
“Questa piramide del re è Osiride, questa sua costruzione è Osiride…” ben ben nel tempio astronomico della fenice a Iwnw. Studi compiuti
(Pt Dic.600). I nomi stessi dei re sono legati alle stelle: da R. Bouval e A. Gilbert hanno dimostrato come questo pilastro fosse
Djedefra:” la piramide è la stella Sehedu”, Nebka :“Nebka è una stella”, sulla stessa direttrice della piramide di Khufu, il quale ritengo sia anche
“Khufu è uno appartenente all’orizzonte”, o la piramide è “l’orizzonte di orientato con il santuario di Khem32.
Khufu”30. Il culto solare e stellare è rappresentato sia dalle strutture architettoniche
Riguardo a Snefru, iniziatore della IV dinastia: “Snefru appare in gloria”, religiose, sia dal percorso rituale con le barche sacre e dalla liturgia,
“Snefru dal sud appare in gloria”. resa manifesta attraverso il viaggio notturno di Osiride con il rituale
Da ciò si rivela come il re sia figlio del cielo e degli dei primordiali, dell’erezione del pilastro Djed (connesso alla mummificazione). Questo
di cui è il detentore filogenetico in terra. Questo concetto ci aiuterà a perché, secondo le credenze antiche, il re era, in vita, la rappresentazione
capire perché i nomi dei faraoni non sono mai riportati all’interno delle di Rē, il sole, da defunto invece di Osiride, il quale risorgeva sotto forma
piramidi della IV dinastia. Di fatto, in tutti i versi citati, mi sembra chiaro di una costellazione nel cielo, cioè Orione.
il riferimento a Orione come elemento centrale nel rituale del culto dei Le ragioni che spinsero i sacerdoti-astronomi egizi a partorire un tale culto
morti. Il re è assimilato ad Orione come stella, ed esso stesso diventerà, possono essere state molteplici. Si potrebbe spiegare come un fenomeno
dopo la morte, l’Osiride giustificato, il quale si posizionerà in una parte filosofico e religioso spinto dall’osservazione dei fenomeni celesti,
ben specifica del Duat, ossia la volta celeste. dalla conoscenza della quale la vita del popolo egizio dipendeva per la
Appurato che esistevano dei luoghi per le misurazioni astronomiche, sussistenza, o ancora come un’esigenza di tipo prettamente religioso,
che Khem fosse il luogo dove erano contenuti i sacri oggetti rituali come sostenuto da alcuni autori33.
per l’apertura della bocca, i quali erano direttamente collegati al culto Facendo una rapida esposizione del rito inerente le sepolture sin
meteoritico degli Akhu, della Fenice e del seme primordiale o uovo dalla I dinastia, è possibile identificare una struttura ben definita sia
cosmogonico ben ben nella città di Iwnw, cerchiamo ora di capire come nell’Alto quanto nel Basso Egitto. Ci si limiterà, per ovvie ragioni, a
fosse eseguito il culto duale di Rē-Osiride. costruire un quadro generale soprattutto per quanto riguarda la fase pre
L’esistenza del culto duale di Rē-Osiride si evince sia dai testi scritti, e protodinastica34. Per quanto riguarda gli elementi costituenti l’aspetto
sia dai dati archeologici relativi all’Egitto protodinastico e da quelli che rituale, sappiamo che già, nel protodinastico, esistono i modellini di
vanno dal Regno Antico al Regno Medio. Di fatto, rappresentazioni barche come funzione rituale o comunque vasi con rappresentazioni di
dell’erezione del pilastro Djed osiriaco sono presenti nei centri di Pu e barche e cortei, i quali, pur con tutte le riserve del caso, possono essere
Depu, quanto a Helwan31, luogo dove, tra le altre cose, in alcune tombe
della I dinastia sono stati rinvenuti, come oggetti cultuali, pilastri Djed 32  Murgano R., 2007.
33  Legon J. A. R., 1988.
30  Edwards I. E. S ., op. cit. 34  La problematica inerente gli aspetti rituali è troppo complessa per poterla esporre
31  Saad Z. Y., 1957;. Saad, Z. Y, Autry J . F., 1969. in modo esaustivo in questa comunicazione.
20 21
visti come rappresentazioni legate al culto funerario35. Inoltre, le barche viceversa, cioè la doppia funzione del re-dio in vita ed in morte, rito e
associate alle sepolture dalla III dinastia in poi, sappiamo essere disposte culto solare e stellare associati. Deposita l’uovo cosmogonico ben ben,
con la prua verso i punti cardinali per permettere al re di poter navigare rappresentato da un meteorite (che come abbiamo visto, da origine ad
nel Duat celeste e terrestre. Di fatto, sappiamo che vi era un’area ben un culto preistorico fondamentale in Egitto). La conferma che Osiride
definita sin dal protodinastico per la collocazione rituale-topografica sia il meteorite, la fenice e, quindi, Rē stesso e Orione, si evince dai
delle barche, in apposite fosse. Sin dalla I dinastia, oltre ai modellini testi antichi. Nel capitolo XVII del “libro per uscire al giorno” si dice:
di barca e alle suppellettili varie o cibi per il defunto, vi sono, come nel “Io sono Rē alla sua prima apparizione, governando ciò che ha fatto-…
caso di Helwan, pilastri Djed legati ad Osiride come amuleti o, in altri Chi è questo? (Replica).. E’il cominciare di Rē quando sorge in Het-
casi, dipinti con lotte rituali o ancora, nel caso di Djoser, vere e proprie nen-nesut come l’essere che si è dato forma…Io sono il dio grande che
rappresentazioni del dio nel suo regno (camera celeste). Il legame con ha dato generazione a se stesso e all’acqua e al Nu padre degli dei…
il dio Atum-Rē è espresso dalla mastaba, dalla barca solare ed in ultimo Chi è questo?E’ Rē creatore delle proprie membra che divengono gli
dalla rappresentazione del re con Horus sul serek. I contesti archeologici dei al seguito di Rē …Chi è questo? È Osiride…Chi è lui? Io sono
delle sepolture inerenti le prime due dinastie sono evidenti in tal senso. questo grande bennu che è in Iwnw ..chi è questo? Il bennu è Osiride in
Il contesto funerario è associato esclusivamente ad Osiride. Dopo questa Iwnw. L’inventario di ciò che è e di ciò che sarà è il suo corpo…(in una
breve disamina dei dati archeologici inerenti i contesti tombali del pre e variante) è l’eternità e la perpetuità. L’eternità è il giorno, la perpetuità è
protodinastico, soffermiamoci sui testi religiosi di epoca dinastica. Come la notte…Cosa è questo? Osiride entra in Djedu e ivi ha trovato l’anima
si evince da alcuni fra i tanti versi dei Testi delle Piramidi riportati di di Rē: le due anime si abbracciano reciprocamente divenendo le anime
seguito, durante la V e la VI dinastia, il culto del sole e quello delle stelle gemelle…sono le anime che si trovano in Djedu”.
coesistevano ed erano espressione di un unico culto: E’ chiaro che lo stesso Djedu rappresenta le due divinità che formano una
“Ho camminato sui tuoi raggi come su una rampa di luce per ascendere sola anima. D’altronde, spesso lo Djed viene rappresentato con il sole al
al cospetto di Rē …il cielo ha reso solidi i raggi del sole affinché possa suo vertice36; tale rappresentazione non fa altro che confermare l’ipotesi
elevarmi sino agli occhi di.. Rē.. hanno costruito una scala verso il cielo di lavoro di chi scrive. Giova ricordare, qualora ce ne fosse bisogno,
affinché io possa raggiungere il cielo per suo mezzo”(Pt). che l’amuleto della vita Ankh deposto nella mummia del defunto, nel
“O re tu sei questa grande stella, il compagno di Orione.. il cielo ti ha papiro Ani37 viene rappresentato mentre sorge dal Djed e le braccia che
ridato vita con Orione” (pt882-883) “Guardate egli è diventato come sporgono da esso sostengono il disco solare. Questa rappresentazione è
Orione, guardate Osiride è diventato come Orione .la tua terza è sothis”. l’archetipo del culto di Rē -Osiride. Infatti, lo Djed è Osiride, cioè il
(pt 820-822). “O re, tu sei questa Grande Stella, il compagno di Orione, pilastro che, secondo la tradizione, si erige di notte, ed è necessario
che attraversa il cielo con Orione, che naviga il Duat con Osiride..” (pt per la resurrezione del defunto; l’Ankh è il simbolo della vita, cioè la
882). rinascita, il sole sostenuto dalle braccia è Rē. Nei Testi delle Piramidi
“Questa piramide del re è Osiride, questa sua costruzione è Osiride”(pt versi 1416-17, si dice che Osiride è il seme ben ben, in versi successivi
600). 1469 e 152, si afferma che Osiride sia una stella ed uno spirito imperituro.
Elemento determinante per il culto era l’uccello sacro Bennu, ossia Ora, Osiride, nei Testi delle Piramidi ma anche nei testi successivi, libro
la fenice. Esso incarna Rē-Osiride nel lungo viaggio fra est-ovest e per uscire al giorno, testi dei sarcofagi ecc, viene associato ad Orione
ma, soprattutto, viene riconosciuto come Sahu, cioè l’anima di Orione
35  Le rappresentazione di barche sui vasi o su oggetti funerari si riscontra sia nell’Alto
quanto nel Basso Egitto. Si veda: Rice M., 2000. Riguardo alle rappresentazioni delle 36  Libro per uscire al giorno, si veda a proposito: de Rachewiltz B. 1986.
barche ad Helwan, alcuni esempi in: Rice M., 2000, fig. 68. 37  Seconda edizione, illustrazione 2.
22 23
che, come termine filologico, rappresenta anche la mummificazione. Di
fatto, è chiaro che Atum-Rē e Osiride sono legati come anime gemelle
attraverso l’uccello Bennu, simbolo del doppio culto, attraverso una serie
di riti facenti capo a due culti che esprimevano il concetto di dualità, vita/
morte-rigenerazione, rappresentati inoltre sia dal Djed quanto dal luogo
in cui veniva eretto lo Djed, cioè Djedu, che era il luogo fisico dove
veniva eretto il pilastro. Ora, nei testi si parla dell’erezione del Djed in
Djedu quasi che fosse legato ad un rituale fisico che non riguardi solo
il pilastro ma una serie di operazioni che possono essere anche viste
in senso di movimenti di determinate stelle o di legami astronomici
collegati a Djedu. Sappiamo che il concetto di akh e degli Akhu (spiriti
trasfigurati, ossia le stelle circumpolari) è antichissimo, lo ritroviamo
nelle iscrizioni della I dinastia, e i pozzi delle tombe del Regno Antico
sono rivolte a settentrione onde poter raggiungere i venerabili compagni
del polo celeste38. Di fatto, studi recenti hanno dimostrato che i condotti
all’interno della piramide di Khufu, definiti un tempo di “areazione”,
altro non sono che le uscite per il viaggio del faraone che raggiungeva
le stelle circumpolari, ma più precisamente la Costellazione di Orione
e la stella Sirio. Sappiamo, inoltre, che il processo di mummificazione
era identificato come Sahu (cioè l’anima di Osiride-Orione), che esso
è connesso a Osiride ed è necessario per la sua resurrezione39. Niente
di più facile che, a Djedu, il rito presupponesse, oltre all’erezione dello
Djed, anche il rituale della mummificazione, che, per essere completo,
necessitava di 70 giorni, i quali erano, a loro volta, i 70 giorni necessari
alla levata eliaca della stella presa in considerazione, che rappresentava
il rito legato al percorso astrale del re-Orione, il quale, sotto le spoglie di
Osiride, con il rituale dell’apertura della bocca e seguenti, si rigenerava.

38  Frankfort H., op. cit.. Foto 1. Barca solare da Karnak


39  Neugebauer O., Parker R.,1964.
24 25
elementi che compongono il rituale del culto, vale a dire sia l’erezione
Lasciamo parlare gli antichi testi. Si ripropone il testo del Papiro Calsber del Djed, sia le barche sacre, sia gli elementi legati al culto solare.
I: “…queste sono le levate degli Dei. Queste…..Orione e Sothis (Sirio), Pertanto, il rituale sacro, espletato con l’imbarcazione rituale per il viaggio
che sono i primi fra gli Dei, vale a dire, essi trascorrono di solito settanta in vita ed in morte del re, trova riscontri sin dalla I dinastia sia nell’Alto
giorni nel Duat (cielo) e si levano di nuovo …E’ nel sud est, che celebrano Egitto, ad Abydo, quanto nel Delta ad Helwan, Saqqara e Giza, quanto
il loro primo festino…”. successivamente ad Abu Roash41, oltre agli altri siti già menzionati. L’unica
Inoltre, i testi rivelano che il ciclo morte rinascita di una stella (levata variante cultuale nel tempo si ha con la forma della struttura tombale,
eliaca), è associato a quello degli uomini. Testo: “..le loro sepolture prima a mastaba, poi con la piramide a gradoni ed infine il passaggio
(stelle) si svolgono come quelle degli uomini..vale a dire, esse sono dalla piramide a gradoni alla piramide a pareti lisce. Di fatto, Imhotep,
l’immagine dei giorni di sepoltura che sono per gli uomini oggi..settanta l’architetto-astronomo di Djoser, creò il complesso monumentale di
giorni che trascorrono nella camera di imbalsamazione…La sua durata Saqqara, il quale conteneva un percorso rituale che si rifaceva in modo
si svolge in effetti nel Duat..E’ lo svolgimento della sua durata nel Duat. esoterico al culto di Osiride e all’heb sed (festa esoterica giubilare del re),
Ognuna delle stelle, vale a dire settanta giorni..questo è ciò che si fa attraverso vari passaggi in parte già menzionati ma esterni alla piramide,
con la morte. Costui che parte è colui che fa questo.. la stella fra di esse fulcro del culto solare-stellare. Tutti questi riferimenti a città sacre, riti o
che va al Duat..”. Credo che ogni commento sia superfluo. Che l’uccello culti relati anche ad alcuni movimenti astronomici che si ritrovano anche
Bennu, ossia la fenice, fosse direttamente collegato alla resurrezione del in periodi differenti possono voler dire solo una cosa: cioè che esiste un
defunto, quindi, alla rinascita di Osiride, è un dato di fatto. Ritornando legame fra le strutture religiose ed il culto.
alla problematica del culto, quello che è importante stabilire è se il rito
fosse sempre stato eseguito nel medesimo modo e nello stesso luogo
attraverso il tempo. Djedu, “la dimora di Osiride”, cioè Abusir, era
identificata con Duamutef, uno dei quattro figli di Horo che operavano la
mummificazione con Anubi durante il rituale liturgico, che rappresentava
anche uno dei quattro pilastri del cielo. Questo può significare che, nella
città, si operava non solo l’erezione del Djed, ma anche il processo di
mummificazione del defunto. Di certo, sappiamo che, ad Abusir, esisteva
un tempio in cui, secondo i testi, si erigeva appunto lo Djed, quindi il
rituale del culto stellare osiriaco. Inoltre, ci sono delle raffigurazioni
relative alla I dinastia in cui si erige lo Djed ed è presente una lotta rituale
con bastoni. Da ciò si rileva che, durante la I e la II dinastia, il culto
della rinascita osiriaca era ben vivo. Sappiamo che W. Emery, a Saqqara,
rinvenne barche sacre per il percorso del re quanto mastaba40; di fatto,
oltre a Saqqara, anche ad Abydo e Gebelein si rinvennero barche sacre
per il percorso del re, deposte in luoghi sacri ben definiti. Pertanto, è certo
che i rituali contenuti nei testi sono relativi quanto meno a questo periodo
storico, se non altro perché sono presenti contemporaneamente tutti gli 41  Giova ricordare, che oltre alle barche sacre rinvenute a Saqqara e Giza, anche nei
pressi della piramide di Djedefra nel 1955 furono rinvenute due barche sacre sotto un
40  Emery W., 1939. cumulo di pietre, in cui vi era inciso il nome del re.
26 27
Probabilmente, solo con la fine della II dinastia qualcosa cambiò; il
culto era forse duale già all’epoca, ma espresso in modo differente.
Come si evince dai testi antichi, ci sono versi che espongono in modo
inequivocabile sia i rituali compiuti negli antichi luoghi, sia i rapporti con
i cicli stellari e solari. Questi erano espressione del culto di Rē-Osiride.
Inoltre, si pone l’accento non solo sull’aspetto rituale e cultuale, ma,
altresì, sulle divinità ad esso preposte. E’ un dato incontestabile, alla luce
di quanto esposto, che esistesse, durante le prime due dinastie, il culto
di Rē-Osiride con tutti i suoi archetipi. I testi antichi, come anche anche
quelli più tardi, pur con interpolazioni e modifiche, contengono sempre
reminescenze risalenti alle prime dinastie. Laddove non vi sono riportate
per iscritto le origini del testo, è possibile distinguere i versi più antichi
grazie alla costruzione del rituale e dei personaggi che compongono la
formula. Inoltre, i testi, nello specifico quelli risalenti alla V dinastia,
oltre ad aver incorporato le formule più antiche, con l’edificazione della
prima piramide introducono i rituali relativi al completamento del culto
tramite la stessa. E’ evidente che la piramide compare nei testi come
fulcro del culto solo dalla III dinastia. Pertanto, è lecito supporre che
i testi abbiano avuto delle aggiunte rituali proprio con la nascita di
tale struttura. Il rituale liturgico espresso dalle formule acquista così
una valenza più completa. Con l’edificazione della prima piramide, si
costruisce un progetto unitario che incorpora anche il rituale liturgico
espresso, in seguito, con i Testi delle Piramidi.

La tomba come luogo dell’ascensione


La tomba era lo strumento per mezzo del quale si raggiungeva la
disintegrazione della persona umana; pertanto, essa era un luogo di
trasfigurazione, era sakh, termine applicato ai riti funebri che significa
trasformare il morto in un ankh, cioè uno spirito trasfigurato. Tale
concetto si espletava, sin dai primordi, con la mastaba. In egiziano, il tipo
Foto 2. Barca rituale da Abydo di tomba a piramide è chiamata m‛r che significa luogo dell’ascensione42.
Per quanto concerne la piramide di Khufu, la traduzione più appropriata
è quella proposta da E. J. Edwards, cioè “Khufu è uno appartenente

42  Edwards I .E. S., 1981,1982.


28 29
all’orizzonte”. Infatti, l’appartenenza all’orizzonte ne identifica una
posizione astrale, vedendo, nel re, la doppia figura di Atum-Rē come
elemento solare quanto stellare nella figura di Osiride-Orione. La piramide
compariva all’orizzonte sia di notte quanto di giorno e la sua posizione
topografica all’interno del Rostau, vale a dire il “regno di Osiride” in
terra, quanto all’interno della Duat in cielo, era ben definita. Ecco perché
la piramide è l’archetipo delle due divinità che si uniscono nel geroglifico
della piramide. I testi, infatti, fanno riferimento ad entrambe le divinità.
Di fatto, l’amuleto della gradinata, deposto vicino la mummia, quanto la
scala e le dita di ferro usate da Horo nella fase rituale per aiutare Osiride
ad ascendere al cielo lo confermano. Pertanto, sembrerebbe fondersi
nella struttura piramidale sia il concetto che la gradinata rappresenti la
rampa di luce, sia il concetto dell’ascesa al trono di Osiride. Infatti, il
r-swt era sotterraneo, per cui era la parte nascosta del regno di Osiride
ma, attraverso l’ascesa, si fondeva con Atum-Rē.
Con Djoser, il culto è espresso compiutamente nella figura del re attraverso
due percorsi: quello escatologico-religioso e quello architettonico,
espressione completa del culto. Nella solida architettura della piramide
quanto del recinto, che erano le parti in elevato, si espletava la figura del
re da vivo, mentre il regno sotterraneo lo rappresentava da defunto. Tutto
si fondeva con l’ascesa nella piramide come con i rituali. Va detto che la
rampa, la quale conduceva dal tempio alle piramidi sin dalla IV dinastia,
pur essendo orientata verso est, cioè nella visione solare, permetteva di
accedere alla parete orientale delle piramidi, vale a dire al portale che Foto 3. La piramide di Djoser vista da dentro l’area sacra
conduceva nel regno dell’Osiride stellare, ossia Orione.
In conclusione, è possibile ipotizzare che, durante la III dinastia, sotto
Djoser, si cercò di strutturare il culto duale all’interno dell’area sacra,
sostituendo così il culto - ma soprattutto un rituale molto antico che
in passato era forse strutturato secondo dei percorsi molto complessi,
all’interno dello spazio-tempo legato all’area di Saqqara - secondo un
progetto unitario. Quello stesso progetto che fu ripreso, forse in continuità,
durante la IV dinastia con Snefru, il quale ebbe il suo compimento finale
nella piramide di Khufu a Giza.

30 31
Osservazioni sull’evoluzione del
culto di Osiride e sulla concezione
divina della regalità fra la Va
dinastia ed il Nuovo Regno*

Stefano Francocci- Museo Civico di Nepi

Come esaurientemente esposto dallo studio del Gwin Griffiths1, le prime


chiare evidenze relative al culto del dio Osiride possono essere collocate
alla Va dinastia, quando la divinità appare nei testi funerari presenti
all’interno delle tombe reali e delle sepolture di privati2.
Dobbiamo, quindi, rivolgerci ai cosiddetti Testi delle Piramidi (fig. 1)
per trovare i primi riferimenti al mito osiriaco ed allo stretto rapporto che
unisce il destino del faraone defunto a quello del dio Osiride. I Testi delle
Piramidi sono composti da formule che riportano il rituale funerario
regale e che, grazie alla loro funzione magica3, dovevano assicurare la
Foto 4. La piramide di Kufhu con il museo della barca
sopravvivenza nell’Aldilà, secondo quanto previsto per un re-dio, al
faraone. La loro eterogeneità dimostra come essi appartengano in larga
parte ad un patrimonio letterario più antico e vasto, cui il “redattore”
ha attinto secondo l’indirizzo dato dall’allora preminente teologia
eliopolitana4.
Elenco foto:
Foto 1,3,4 by: Roberto Murgano * Dal convegno “l’Egitto durante l’età della Piramidi”, Catanzaro.
Foto 2 by: Richard Pierce New York University
richard.pierce@nyu.edu 1  Griffiths. J. G, 1980.
2  In più casi è stata proposta la possibile esistenza del culto e dello stesso dio Osiride
durante le prime dinastie, ma i documenti archeologici ed epigrafici relativi permettono
di formulare solo delle ipotesi a riguardo. Ibidem, pp. 41-44.
3  Circa la funzione magica dei testi funerari all’interno delle sepolture reali e di privati
fra la Va e la VIa dinastia si veda Lacau P., 1926.
4  Bresciani E., 1999, p. 5; Donadoni S., 1987, p. 39.
32 33
Fig. 2
Scena del giudizio tratta dal capitolo 125 del Libro dei Morti dello scriba reale Hunefer
(da D.P. Silverman (a cura di), Antico Egitto, Milano, 1998, p. 137).

Fig. 1.
Saqqara. Piramide di Pepi I: passaggio fra l’anticamera e la camera funeraria decorato
con i Testi delle Piramidi(da J. Leclant, À la piramide de Pépi I, la paroi nord du passage
A-F, in RdE, 27 (1975), p. 138, fig. 1).

34 35
Fig. 3
Valle delle Regine. Tomba
della regina Nefertari: Ra
e Osiride uniti in un’unica
figura mummiforme dalla
testa di ariete. Ai lati Iside
e Nefti( da C. Leblanc
– A. Siliotti, Nefertari
e la Valle delle Regine,
Firenze, 1997, p. 135).

Fig. 4
Pianta dell’Osireion di Abido (da E. Naville, Le grand réservoir d’Abydos et la tombe
d’Osiris in ZAS, 52 (1914), tav. IX).

36 37
Fig. 6
Valle dei Re. Tomba di TutankhAmon: il faraone TutankhAmon accompagnato dal Ka
abbraccia Osiride.

Fig. 5
Osireion di Abido: Horus offre il segno ankh a Osiride (da M.A. Murray, The Osireion
at Abydos, London, 1904, tav. IX.

38 39
In più passi l’opera di Horus risulta indispensabile per il completamento
É a Ra, infatti, che sono riferite od indirizzate molte delle formule, nella del rituale di “resurrezione”7 e, per quanto vogliamo evidenziare, per la
sua forma di Atum, capo dell’Enneade, dio creatore e sole notturno: “protezione” che egli fornisce ad Osiride.
La formula con la quale “il re diviene uno spirito” può illuminarci sul
“…O mio padre nell’oscurità! O mio padre Atum nell’oscurità! Portami parallelismo che l’atto magico vuole instaurare:
al tuo fianco, così che possa accendere una fiamma per te e possa
proteggerti, come Nu ha protetto queste quattro dee nel giorno che esse “…Il figlio ha protetto suo padre, Horus ha protetto Osiride, Horus ha
protessero il trono: Isis, Nephthys, Neith e Selket-hetu” (pyr. 362). protetto questo [re] dai suoi nemici. Possa tu sorgere, o [re], protetto
e fornito come un dio, equipaggiato con la forma di Osiride sul trono
Il re defunto è a volte identificato direttamente con Osiride; in altri casi, del Primo degli Occidentali… possa tuo figlio succedere sul tuo trono
appare seguire il cammino del dio sino a giungere a salire sul suo trono: equipaggiato con la tua forma…”(pyr. 758-760).

“O [re], tu non sei partito morto, tu sei partito vivo; siedi sul trono di Il testo si conclude con:
Osiris, il tuo scettro nella tua mano, possa tu dare ordini ai vivi; il tuo
scettro a bocciolo di loto nella tua mano, possa tu dare ordini a quelli le “possa il tuo nome vivere sulla terra, possa il tuo nome durare sulla
cui sedi sono nascoste…” (pyr. 213) 5. terra, perché tu non perirai, ne sarai distrutto per l’eternità” (pyr. 764).

Che Osiride sia, esso stesso, un re defunto o, piuttosto, la personificazione Può forse apparire una forzatura collegare la parte finale di questa lunga
della “dead kingship”6 è un argomento che non ci interessa affrontare formula al concetto della “successione regale”, ma, di fatto, quest’ultimo
in questa sede. Quello che ci preme, invece, sottolineare è il molteplice è inserito all’interno di una sequenza che si apre con la salita del re defunto
rapporto che unisce la figura di questo dio a quella del dio Horus. Le al cielo, dove troverà ad attenderlo Ra che lo guiderà, collocandolo, poi,
due divinità appaiono strettamente connesse, sia per quanto concerne le sul trono di Osiride. Ciò che accade al re in Cielo ha la sua conclusione
vicende del mito osiriaco, in particolare la lotta fra Horus e Seth, sia in sulla Terra, dove il nome del re continua a vivere. In questo processo sta,
relazione alle cerimonie svolte all’interno del rituale funebre. secondo questa parte del rituale, l’azione di Horus, che succede al suo
predecessore.
La prima parte dei Testi delle Piramidi contiene il “rituale dell’apertura Va ricordato che il ruolo del faraone non terminava con la sua morte, ma
della bocca”, secondo una formulazione che rimarrà pressoché immutata che egli continuava a contribuire all’ordine ed al conseguente benessere
nei secoli, nel quale, per magia simpatica, l’atto compiuto da Horus, del paese anche dall’Oltretomba. Tutte le complesse pratiche funerarie,
impersonato nel rito dal re successore, è ripetuto sul sovrano defunto: comprendenti la procedura d’imbalsamazione, avevano lo scopo sia di
garantire la sopravvivenza del defunto, sia di renderne incorruttibile il
“O [re], io sono venuto in cerca di te, perché io sono Horus; io ho colpito corpo fisico e di assicurare una sorta di “punto di contatto” con il mondo
la tua bocca per te, perché io sono il tuo amato figlio; io ho dischiuso la terreno.
tua bocca per te…” (pyr. 11). Accanto alla tomba piramidale, si sviluppa, infatti, un insieme di strutture,
non meno importanti della stessa piramide da questo punto di vista, che
5  Per la traduzione del testo si fa riferimento all’edizione del Faulkner: Faulkner R.
O., 1969. 7  Si vedano, ad esempio, la formula della “presentazione dei sandali” (pyr. 69-71) o il
6  Griffiths J. G, op. cit., p. 4. “saluto al sacro unguento” (pyr. 742).
40 41
ha il suo esempio più significativo nel complesso della piramide di Zoser Periodo Intermedio. Una delle formule, ritrovata su alcuni sarcofagi di
a Saqqara. Gli elementi associati alla piramide di Zoser comprendono un El-Bersha ed intitolata “Tutti gli uomini furono creati uguali”11, può
tempio funerario, le costruzioni, più o meno, direttamente collegate allo essere ricordata per il suo breve ma significativo contenuto che manifesta
svolgimento della festa sed e quelle connesse alla celebrazione del culto l’affermarsi di queste concezioni democratiche e l’impegno speculativo
solare. nella ricerca di una ragione agli eventi caotici di quest’epoca che
Con l’avvento della IV dinastia, i complessi piramidali vengono ad sembrano minare l’ordine divino.
articolarsi in una struttura più semplificata, composta dalla piramide con Osiride diviene il dio dei morti per eccellenza durante il Medio
adiacente tempio funerario, dalla via cerimoniale e dal tempio a valle. Regno. A partire dalla XII dinastia, il suo nome compare regolarmente
Le cerimonie officiate all’interno del tempio funerario erano in parte all’interno del tempio di Abido, importante luogo di sepoltura sin dall’età
riservate al culto giornaliero del sovrano defunto, ma consistevano anche protodinastica, finendo per assimilare il culto reso a Khentiamentiu,
nella celebrazione di rituali del calendario liturgico8. Ciò ripropone l’idea divinità funeraria locale.
dell’ininterrotto rapporto del morto con il mondo dei vivi. L’importanza L’evoluzione del culto di Osiride coincide, o meglio ha come conseguenza,
della successione regale è insita nella stessa teologia eliopolitana ed il mito la trasformazione di Abido nel principale centro religioso-popolare del
di Osiride, nella parte relativa alla lotta fra Horus e Seth9, può essere letto paese. Il luogo diviene, infatti, meta di pellegrinaggi, in particolare in
come una restaurazione dell’ordine terreno dopo l’evento “disturbante” occasione dell’annuale celebrazione dei “misteri di Osiride”, e località
dell’uccisione del re-dio. Il “significato” della vicenda, quindi, non va dove, idealmente, tutti gli egiziani aspirano ad essere presenti dopo la
ricercato solo nell’atto dell’uccisione e della resurrezione di Osiride, morte, sepolti o ricordati da un piccolo cenotafio od una stele.
ma nell’insieme che vede come capitolo conclusivo il ristabilimento Il testo funebre che accompagna il defunto a partire dal Nuovo Regno,
dell’ordine nel paese di cui il faraone regnante è il garante. Chiaramente, il cosiddetto Libro dei Morti12, trae origine dai precedenti formulari ma
con l’avvento del Primo Periodo Intermedio e con l’estendersi della si arricchisce di nuove ed importanti implicazioni morali. Nei Testi dei
pratica del rituale funebre ad un numero sempre più vasto di soggetti, della Sarcofagi si affermava il concetto dell’esistenza di un giudizio divino
vicenda osiriaca finisce per prevalere ai nostri occhi l’aspetto legato alla dopo la morte. Questo giudizio, che era stato solamente ventilato
sopravvivenza dopo la morte. Si ha la “democratizzazione dell’aldilà”, all’interno dei Testi delle Piramidi13, è destinato ora ad assumere un peso
com’è stata da alcuni definita10, cioè il destino dopo la morte diviene determinante per la sopravvivenza dell’individuo nell’aldilà. La scena
gradualmente un fatto privato. La resurrezione di Osiride, come lo era della pesatura del cuore (fig. 2), nota anche come psicostasia, costituisce,
stato per il solo faraone, assurge a evento fondante di una sopravvivenza infatti, uno dei momenti fondamentali del percorso del defunto, il quale,
raggiungibile attraverso la valenza magica dei riti funerari. di fronte ad Osiride e di fronte al tribunale composto dai 42 giudici,
Che ciò sia il riflesso della complessa trasformazione sociale, che vede declama la sua innocenza, o meglio la sua “non colpevolezza”.
l’indebolimento dell’autorità centrale a favore del fiorire di singole
autonomie locali, è ben conosciuto. Di questo cambiamento si trovano 11  Ibidem, p. 60.
chiare prove nei Testi dei Sarcofagi redatti, appunto, a partire dal Primo 12  Il titolo egiziano della raccolta era “Formule per uscire al giorno”, espressione
completata da alcuni testi della XVIII dinastia in: “per uscire al giorno e fare ritorno
alla tomba di notte”. Mentre di notte il defunto riceveva la luce da Ra che attraversava
8  Verner M., 2002, p. 60. il mondo dei morti, di giorno egli, per evitare di rimanere nel buio del sepolcro, poteva,
9  Seth non sempre è identificato come uccisore di Osiride all’interno dei Testi delle grazie all’aiuto del formulario, uscire e godere della luce del mondo terrestre. Questa
Piramidi, il suo ruolo è più complesso. In alcune formule il dio appare cooperare per il “uscita al giorno” equivale per il morto ad una rinascita quotidiana ad immagine del
bene del re defunto o dello stesso Osiride. Sole. Barguet P., 1967, p. 14 e nota 26.
10  Donadoni S., op. cit., pp. 190-191; Bresciani E., op. cit., p. 59. 13  Pyr. 317.
42 43
Come è stato giustamente notato, la sopravvivenza è determinata non più Ne sono testimonianza le composizioni del Nuovo Regno che illustrano
dal puro e semplice agire delle formule, ma da un rivestimento mitologico il viaggio notturno del Sole e decorano le pareti delle tombe regali
di una esigenza morale di virtù e di giustizia14. E’ il comportamento della Valle dei Re. Lo stesso Libro dei Morti, nel suo titolo originale19,
tenuto dall’uomo durante l’esistenza, in conformità al concetto di Maat, sottolinea il rapporto fra il defunto, l’Osiride, ed il Sole. Conosciuto
a determinare la sua salvezza o la sua distruzione. Osiride, da “re dei soprattutto attraverso copie su papiro provenienti da tombe di privati, il
morti”, assume, quindi, anche il ruolo di giudice15. Che questo giudizio formulario contiene alcune parti che troviamo incise anche all’interno di
possa interessare anche il faraone defunto, lui stesso un dio, è cosa che tombe regali20.
può essere intuita da qualche velato accenno presente già nei Testi delle Fra queste, il capitolo 17, che apre la sezione del testo dedicata alla
Piramidi16. In queste allusioni, sembra esservi una sorta di imbarazzo nel rigenerazione del defunto. Il capitolo presenta vari punti interessanti
trattare un tema che può in qualche modo sminuire od oscurare la figura fra i quali, in primo luogo, la descrizione dell’unione dell’anima (ba) di
del re. In realtà, questa riluttanza trova un fondamento magico che ha Osiride con quella di Ra:
come obiettivo la protezione del defunto. Un esempio eclatante di questo
apparente “pudore” può essere riscontrato nella stessa celebrazione dei “Io sono Colui di cui le Due Anime risiedono nei suoi Due Pulcini. Chi è
“Misteri di Osiride”, così come riportato nella celebre stele di Ikhernofret, egli? E’ Osiride quando entra a Mendes, ha trovato l’anima di Ra ; allora
risalente al regno di Sesostri III. l’uno abbraccia l’altro, e così ne risulta Colui dalle Due Anime…”.
Durante questa festività, si svolgeva una processione che vedeva la statua
di Osiride trasportata sulla barca Neshemet. La barca era simbolicamente Questa concezione è chiaramente illustrata da un rilievo della tomba di
attaccata dai nemici di Osiride che, contrariamente a quanto riportato Nefertari (fig. 3) in cui è raffigurata una mummia con testa di ariete21
nel mito, venivano sconfitti. Del dio, quindi, non era rappresentata che le didascalie identificano con “Ra quando riposa in Osiride e Osiride
l’uccisione, ma la parte successiva della celebrazione, illogicamente, quando riposa in Ra”.
proseguiva con il trasporto di Osiride alla sua tomba17. L’unione fra i due avviene ogni giorno, quando il sole, discendendo nel
L’uccisione di Osiride è un evento “caotico” che non può essere riproposto, regno dei morti, si unisce ad Osiride. Così, allo stesso modo, il defunto,
perché le cerimonie hanno una valenza magica, il cui obiettivo è sostenere appellato “l’Osiride”, auspica la sua unione con il Sole. Il destino che
il ricorrente ed ordinato ciclo solare, con le tutte sue implicazioni sul
piano terreno18. 19  Vedi nota 12.
La speculazione religiosa, infatti, affida progressivamente un 20  Fra le tombe di regine e di principi, la più nota è quella della regina Nefertari che
reca incisi brani dei capitoli 17, 94, 144, 146 e 148. Nelle tombe dei re, brani tratti dal
importantissimo ruolo alla figura osiriaca in rapporto al ciclo solare. Libro dei Morti dovevano, inizialmente, ornare solo oggetti del corredo funebre. Alla
fine della XVIII dinastia, Aje fu il primo che fece incidere sulle pareti della tomba
14  Donadoni S., op. cit., p. 259. alcuni testi e motivi tratti da questo formulario. Con Ramesse II il Libro dei Morti entra
a far parte dei temi decorativi delle tombe reali più ampiamente. Compare la scena
15  La formula con cui si apre la dichiarazione di innocenza contenuta nel capitolo
del giudizio ed il testo del capitolo 125, poi ripreso nelle tombe successive. Hornung
125, cita “il giorno della valutazione delle qualità alla presenza di Onnofri” (traduzione
E., 2004, pp. 102-103. I temi decorativi, accompagnati dai testi seguono una precisa
secondo Bresciani E., op. cit., p. 225.), espressione ripresa dalla formula 45 dei Testi
disposizione che collega l’architettura della tomba al “viaggio” rituale del defunto verso
dei Sarcofagi(CT I, 192). Faulkner R. O., 1973, I, p. 38; Donadoni S., op. cit., p. 206.
la sua trasfigurazione e successiva unione con Ra. Leblanc Ch., 1989, pp. 245-247.
16  Vedi nota 13.
21  Piankoff A.,1954, I, pp. 34-35 ; Hornung E., 1992, p. 85. A riguardo si può citare
17  Hart G.,1994, p. 57. anche un’altra composizione, la Litania di Ra, dove l’unione fra Ra e Osiride è, invece,
18  Per Frankfort la processione rifletterebbe il funerale di un re e non la passione di un rappresentata da una figura mummiforme indossante la corona dell’Alto Egitto. Piankoff
dio, la cui morte non viene mai menzionata. Frankfort H., 1955, pp. 204-205. A., 1964, p. 11 e fig. B.
44 45
attende l’astro è però diverso da quello dei mortali. Ra diventa Osiride, regalità terrestre e regalità celeste27. Perché quest’effettivo passaggio di
il sole notturno, e, dopo aver attraversato le varie divisioni della notte, potere divino si compia sulla terra è necessario che siano compiuti gli
abbandona il suo corpo mummificato per rinascere all’orizzonte22. adeguati riti. Il re, infatti, è destinato al governo ma non è divino dalla
Sezioni del capitolo 17 e di altri capitoli del Libro dei Morti sono presenti nascita; acquisisce la sua divinità attraverso i rituali della salita al trono28.
anche sulle pareti dell’Osireion di Abido (fig. 4). Sul muro occidentale Nel complesso cerimoniale che si sviluppa già dal tempo dei Testi delle
della grande sala che precede la simbolica tomba di Osiride troviamo Piramidi, il faraone è incoronato con le corone Bianca e Rossa ed assume
un rilievo con scena di “vivificazione”23. Horus offre il segno ankh ad le insegne del potere29. In questa parte dei riti egli è proclamato “figlio di
Osiride assiso in trono (fig. 5); ai lati della scena parte del capitolo 173 Atum”:
che, nella versione completa, si conclude con:
“O Atum, innalza questo (re) a te, circondalo all’interno del tuo abbraccio,
“Formula per far discendere nella Duat lo šnw, il primo giorno della (ri-) perché egli è tuo figlio del tuo corpo per sempre.” (pyr. 213).
nascita di Horus…”24.
Come già ricordato, l’incoronazione del nuovo re era preceduta dalle
Il primo giorno della nascita o rinascita, va inteso come il primo giorno dei cerimonie funebri per il sovrano defunto30. In questo caso si ripete la
funerali del sovrano defunto, i quali sono accompagnati dalla celebrazione scena dell’abbraccio ma ad “abbracciarsi” sono Osiride ed Horus (fig. 6).
dell’incoronazione del successore, il nuovo Horus. Ritorniamo al tema Questo gesto implica una mistica comunione che consente il trasferimento
che si era sottolineato all’inizio, vale a dire quello della relazione fra del potere regale31. Così, come espresso nei Testi dei Sarcofagi32 e poi dal
Osiride e Horus. cap. 17 del Libro dei Morti: “ Ieri è Osiride, domani è Ra”. Horus è così
Il brano del capitolo 173 è preceduto, sulla stessa parete, da una figlio di Ra-Atum e figlio di Osiride, tutti e due parte di un continuum in
sezione dedicata al “conoscere i nomi di Osiride” (capitolo 142) e da cui Horus assume il ruolo di “elemento di giunzione”.
una scena di offerta da parte del faraone MerenPtah. Le didascalie che
accompagnano quest’ultimo rilievo qualificano il sovrano come “figlio
di Osiride” e descrivono la scena come “offrire incenso a tutti i padri, gli
dei.”25. I passaggi dell’Osireion, inoltre, sono decorati con alcune delle
più importanti composizioni del Nuovo Regno illustranti il viaggio del
Sole nell’Oltretomba: il Libro delle Porte, l’Am-Duat ed il Libro delle
Caverne. E’ stato proposto che questi testi, aldilà delle loro implicazioni
27  Barguet P., op. cit., p. 35.
cosmologiche, siano in relazione con il rituale funebre del sovrano e con
28  Hornung E., op. cit., p. 125.
la trasmissione del potere regale al suo successore26. Il Libro delle Porte,
29  pyr. 194-213.
in particolare, rappresenterebbe “l’interregno della morte”, dove prende
30  Frankfort H., op. cit., pp. 101-104.
forma l’Horus-Ra che riunisce in sé i due rappresentanti della regalità,
31  Nella cerimonia l’abbraccio era simbolicamente effettuato attraverso l’utilizzo di
22  Jequier G., 1894, pp. 133-134 ; Hornung E., op. cit., p. 86. un feticcio che il nuovo sovrano agitava sul petto e sulla schiena. Frankfort H.,op. cit.,
p. 133. A differenza di quanto avviene fra Ra ed Osiride nell’oltretomba, dove è il
23  Murray M.A., 1904, p. 10 e tav. VIII.
loro Ba ad unirsi, fra il sovrano ed il suo successore ad “agire” è il Ka. Una immagine
24  Barguet P., op. cit., p. 259. significativa a riguardo può essere quella che decora la sala del sarcofago della tomba
25  Murray M.A., op. cit., p. 20 e tav. X. di TutankhAmon (vedi fig. 6).
26  Barguet P., 1972, pp. 7-11 ; 1975, pp. 30-36. 32  Cfr. CT IV 192-193.
46 47
Italia Meridionale antica ed Egitto:
una storia di “idee”
Fulvio De Salvia- Egittologo

Gli Egiziani, invero considerati dai Greci “diversi” (Erodoto,


II, 35, 2 ss.), nondimeno fra le genti del Mediterraneo preellenistico
goderono d’un prestigio immenso per il loro benessere materiale e per la
loro sapienza. L’uno e l’altra costruiti grazie ad un solido Stato che utilizzò
razionalmente l’ingente risorsa del Nilo, promosse la professionalità
individuale e seppe ottenere, attraverso l’armonia sociale (simboleggiata
dalla Maat), il consenso della popolazione. I frutti del “miracolo egizio”
vennero posti a disposizione degli altri popoli: l’Egitto forniva derrate
alimentari (come il prezioso grano), materiali indispensabili (quale il
papiro), prodotti artistici raffinati e saperi varii. Inoltre, il rispetto e la
cura degli Egizi per le donne ed i bambini, impensabile altrove, favorì
l’irradiamento di messaggi magici e religiosi nilotici a favore di tali
categorie (come gli Ægyptiaca* ed il culto d’Iside alessandrina) in
ambito mediterraneo. All’Egitto cercarono aiuto tanto civiltà in crescita,
bisognose d’arricchire i propri valori fondanti (Ebrei, Fenici etc.), quanto
quelle in crisi d’identità, desiderose di nuovi riferimenti (Greci ellenistici,
Romani tardo-repubblicani). Tali richieste furono condizionate da
peculiari “idee” dell’Egitto, ovvero dalla rappresentazione di quest’ultimo
propria di ciascuna di tali civiltà. Quanto all’Italia Meridionale antica,
beneficiò anch’essa, per tutta la sua storia, dei rapporti con la Valle del
Nilo, sebbene attraverso l’intermediazione culturale dapprima semitica,
poi ellenica ed infine romana.

*Sugli Aegyptiaca, vedi Odisseo n. 0. NdC.

48 49
1. Periodo dell’ “Idea Semitica” (X - IV sec. a.C.) “ionica”, che raggiungeva il terrritorio della Sibaritide pre-greca. L’uno
e l’altro percorso vennero prodotti dalla biforcazione, all’altezza dello
Il periodo più antico, iniziato prima della colonizzazione greca e terminato Stretto di Messina, del grande canale commerciale semitico includente
con l’avvio della conquista del Sud da parte dei Romani, fu caratterizzato pure tali amuleti (“Via mediterranea degli Aegyptiaca”) che partiva da
da un’importazione culturale di matrice nilotica filtrata dall’ “Idea Menfi. La costa siciliana meridionale era toccata da un terzo itinerario
Semitica” (interpretatio phœnicia) della civiltà faraonica. Essa si espresse diretto all’Occidente maghrebino (Cartagine) ed iberico.
attraverso i piccoli manufatti di tipo egizio che in notevole quantità Con l’inizio della colonizzazione greca, nella prima metà del sec.
naviganti-mercanti fenici, ciprioti e cartaginesi diffondevano lungo le VIII a.C., si ampliò la presenza degli Aegyptiaca. Gli importatori
coste meridionali. Tali oggetti, o Aegyptiaca, includevano sia prodotti fenici di tali oggetti, grazie al ruolo divulgatore delle loro donne
autentici egizi sia imitazioni egittizzanti realizzate in botteghe semitiche che li accompagnavano, godenti fama di esperte maghe (Euripide,
(Asia Anteriore, Cipro, Rodi, Cartagine etc.). Si trattò prevalentemente ‘Andromaca’, 159 s., 205 s.), potevano diffonderne la conoscenza fra
di scarabei e di statuine-amuleto effigianti importanti divinità del quelle indigene e greche dell’Italia Meridionale. Come a Pithekoussai
pantheon egizio, antropomorfe come la Sacra Famiglia di Menfi (Ptah- (Ischia), ove sin dall’inizio era presente una piccola comunità mercantile
Pateco, Sekhmet e Nefertum), Anubi, Bes e così via, o zoomorfe, quale ed artigianale semitica. In tutto il mondo ellenico, tuttavia, i tabù anti-
il Falco-Horo. Tali oggetti esprimevano una cultura medico-magico- barbari dovevano circoscrivere l’uso di questi esotici amuleti magici
religiosa popolare del Delta (Bubastis, Tanis etc.) ed in particolare di alla superstizione privata della popolazione femminile ed infantile,
Menfi, frequentata ed abitata dai Fenici sin dal Nuovo Regno. Le donne consentendone la donazione votiva nei templi ai soli ospiti semitici delle
di questi ultimi avevano ricevuto da quelle egizie tale “scienza” degli poleis. Allorquando, verso la fine del VI secolo, il conflitto greco-persiano
amuleti, destinati in prevalenza alla protezione della fecondità femminile e quello siceliota-cartaginese compromisero la presenza di questi ultimi
e della salute infantile. Lo conferma il rinvenimento di siffatti oggetti, (nutrenti ovvie simpatie filoachemenidi e filopuniche), insieme con
fuori dell’Egitto, sempre in tombe di donne e bambini, nonché in santuari essi scomparvero da tutta l’area ellenica ed indigena ellenizzata, Italia
di divinità curotrofe. Già nell’Egeo pre-greco (‘Odissea’, IV, 231 s.), Meridionale inclusa, pure gli Aegyptiaca. Al contrario, i centri fenicio-
quanto in Asia (‘Viaggio di Unamon’, 2.30 ss.), era ben nota e richiesta punici della Sicilia occidentale (Lilibeo, Palermo etc.), a differenza di
la sapienza terapeutica faraonica, di natura religiosa e magica, implicante quelli ellenici dell’Est dell’isola, conservarono l’uso degli amuleti di tipo
pure l’invio di sacerdoti-medici e di statue guaritrici fuori dell’Egitto. egizio sino alla conquista romana.
Inevitabilmente, però, gli amuleti egizi si adattarono alla cultura ed alle In merito alle genti indigene (Osci, Lucani, Bruzii, Siculi, Elimi etc.),
esigenze pragmatiche dei loro acquirenti semitici (Ptah-Pateco = Pateco le loro donne forse dovevano adoperare gli Aegyptiaca senza tabù
fenicio; Sekhmet = Astarte; Bes = Melqart etc.). culturali, provvedendo anche a dedicarli nei templi locali come sostituti
La diffusione di manufatti magici egizi ed egittizzanti nella regione sud- magici della propria persona presso la divinità (Athenaion di Sibari,
italiana seguì le strade del commercio e della colonizzazione fenicia, Persephoneion di Locri etc.). Le antiche Dee-Madri locali assunsero
anticipante quella ellenica, con una prima presenza, nel sec. X a.C., nella l’identità delle dèe venerate dai colonizzatori sia semitici sia greci;
necropoli indigena di Torre Galli (Vibo Valentia). La grande “Via tirrenica come al santuario elimo di Erice, ove alla dea indigena si sovrapposero
degli Aegyptiaca” coincideva con il percorso marittimo fenicio e cipriota l’Astarte fenicia, l’Afrodite cipriota ed infine l’Iside semitica. Agli occhi
diretto all’acquisizione dei metalli dell’Etruria, toccante pure altri siti delle genti indigene le tipologie di alcuni di questi manufatti di tipo egizio
costieri quali Pontecagnano, Cuma pre-ellenica, Capua, Tarquinia. avevano un carattere familiare, in quanto corrispondenti a preesistenti
Parallela ad essa, anche se aperta almeno un secolo dopo, era la via figure protettive locali. È il caso dello scarabeo-amuleto, alla cui fortuna

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contribuirono credenze preistoriche sui coleotteri siciliani, come quella anch’esso frequentato da Italici e Greci dell’Italia Meridionale (da
relativa al grande scarabeo dell’Etna (Aristofane, ‘La Pace’, 73); nonché Cuma, Napoli, Elea, Metaponto, Taranto, Petelia, Siracusa), permise la
della Ciprea-amuleto, adoperata insieme con Cipree naturali nel sito osco conversione di parte di questi ultimi alla religione egizio-alessandrina.
di S. Maria delle Grazie (Castellammare di Stabia; 600-550 a.C.). Ne conseguì il suo arrivo a Puteoli, al più tardi agli inizi del sec. II a.C.,
come attesta il rinvenimento locale della Lex parieti faciendo (105 a.C.)
prescrivente l’allargamento del Serapeo. Non molto dopo (ca. 150 a.C.)
2. Periodo dell’ “Idea Greca” (sec. III - 30 a.C.) sorse in Pompei l’Iseo, addirittura nel centro stesso della città per la
pronta disponibilità mostrata dalle autorità locali.
A partire dal sec. III a.C. cominciò una nuova fase dell’influenza egizia I culti di Serapide e di Iside avevano offerto all’Uomo Greco, in crisi
nell’Italia meridionale che sarebbe durata sino al 30 a.C. A differenza della d’identità per la perdita della libertà, una religione salvifica e personalizzata
precedente, tale importazione espresse valori di livello non solo popolare, che lo difendeva dalle minacce del Destino imperscrutabile (Eimarmene)
ma anche colto. Essa fu caratterizzata dall’ “Idea Greca” (interpretatio e della Sorte cieca (Tyche). Iside alessandrina, in particolare, costituiva
graeca) della civiltà faraonica che si formò nella ricca e raffinata città di la Sorte preveggente e benevola (I.-Agathe Tyche; divenuta in Italia I.-
Alessandria, grazie all’opera culturale avviata da Tolomeo I Sotere (304- Fortuna). Ella veniva effigiata in forme ellenizzate quale giovane ed
284 a.C.), fondatore della dinastia. elegante donna stante, nell’atto di reggere, con la sinistra, la cornucopia
Dalla fine del sec. III a.C., l’intero Meridione d’Italia costituiva parte dell’Abbondanza e, con la destra, il timone; quest’ultimo, emblema sia
dello Stato romano e quindi esso favorì le relazioni mercantili e culturali del suo patrocinio sulla navigazione (I. Faria / Pelagia / Euploia) sia del
di quest’ultimo con l’Egitto grazie ai porti commerciali di Puteoli/ suo controllo sul Destino. Analogamente, in Italia si rivolgevano alla dea
Pozzuoli e di Siracusa, la quale godeva di stretti legami con Alessandria (la Madre, il cui ruolo provvidenziale sarebbe stato ereditato da Maria)
(si considerino le presenze di Archimede e Teocrito nella metropoli quanti risentivano degli effetti rovinosi della crisi politica, sociale ed
nilotica). economica d’età tardo-repubblicana.
Tolomeo I e suo figlio, Tolomeo II Filadelfo, riutilizzarono, a livello Qui la figura di Iside, fuori Puteoli, sin dall’inizio prevalse su quella di
religioso ed artistico, aspetti importanti della cultura faraonica per Serapide, giovandosi del prestigio goduto dalle Dee-Madri locali alle
facilitare la coabitazione fra dominatori greci e sudditi egizi. A tal quali ella venne assimilata (I.-Venere a Pompei, I.-Giunone a Locri etc.).
fine, essi promossero un’iniziativa di sincretismo religioso, cioè la A ciò contribuirono le donne, sensibili alle rivendicazioni femministe
religione egizio-alessandrina, invero rifiutata dai secondi, ma accolta della dea egizia che proclamava, nel solco della tradizione faraonica,
entusiasticamente dai primi. Importanti divinità nilotiche vennero la parità dei sessi (‘Papiro d’Ossirinco 1380’, X, 215). Un particolare
adattate al gusto artistico ed alla mentalità dei Greci: Iside (la Madre), successo nella superstizione privata riscosse Arpocrate quale benefico
Horo/Arpocrate (il Figlio), Anubi (la Guida); quanto ad Osiride (Sposo genietto domestico (Ercolano, Pompei, Solunto etc.), accostante
e Padre), accostato al dio-toro Api di Menfi (ipostasi di Ptah), venne all’identità “alessandrina” quella “egea”; quest’ultima prodotta da un
trasformato in Serapide. Quest’ultimo (Serapide-Agathos Daimon-Shaï), antico sincretismo fra Horo ed Apollo (Erodoto, II, 144, 2 etc.), attestato,
insieme con Iside (I.-Agathe Tyche-Thermuthis), divenne protettore in ambito popolare, già a Delo.
di Alessandria e, con la sposa divina, esercitò un potere protettivo e L’irradiamento dei culti egizio-alessandrini nell’Italia Meridionale,
salvifico sui suoi commercianti e naviganti che ne diffusero il culto in promosso dal ceto mercantile, dové privilegiare le aree economicamente
tutto il Mediterraneo. più floride ed aperte agli scambi con l’esterno, quali, appunto, la
La presenza di tali mercanti nel grande emporio internazionale di Delo, Campania (Puteoli), la Puglia (Brindisi) e la Sicilia orientale (Siracusa).

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Quanto all’area occidentale di quest’ultima, la religione di Serapide e di Egittofobia della classe dirigente romana cedé il posto, da Caligola in
Iside sembra aver avuto scarsa fortuna; ciò può essere attribuito non solo poi, ad una diffusa Egittofilia sconfinante nell’Egittomania. All’Uomo
alla stagnazione economica di tale zona, ma anche alla tenace persistenza Romano, ormai suddito d’un potere dispotico ed in cerca di evasione,
della tradizione culturale fenicio-punica locale, fedele all’interpretatio l’Egitto, terra di misteriosa ed antica civiltà, offriva rifugio spirituale e
phœnicia della religione egizia. Nel sacrario rupestre neo-punico di stabilità di valori. Ne conseguì una moda “faraonizzante”, estesa alla
Grotta Regina (Palermo) i marinai veneravano un’Iside Semitica, patrona sfera politica, religiosa e culturale, che in Italia coinvolse anche i culti di
della navigazione; prerogativa, questa, assunta dalla dea faraonica (ed Iside e di Serapide, alterandone l’originaria fisionomia ellenizzata. I loro
ereditata dall’Iside Alessandrina) grazie al sincretismo con l’asiatica templi ospitarono antichi manufatti faraonici, fatti sottrarre in Egitto ai
Astarte, Signora del porto fluviale di Menfi (Peru-nefer) raggiunto dalle santuari locali dagli stessi sacerdoti isiaci per conferire un’atmosfera di
navi commerciali fenicie. remota antichità e di mistero ai riti.
Ai piedi della scala conducente al naos dell’Iseo pompeiano era stata
esposta ai fedeli un’ampia stele con geroglifici (inizi età macedone),
3. Periodo dell’ “Idea Romana” (dal 30 a.C. in poi). che doveva essere collocata nel tempio del dio criocefalo Harsaphes,
ubicato ad Herakleopolis Magna (Medio Egitto): essa riportava la
Con la conquista romana dell’Egitto ad opera di Ottaviano, nel 30 a.C., romanzata biografia d’un sapiente medico egizio, Samtoue-tefnakhte,
seguita alla sconfitta di Cleopatra VII e di Marco Antonio, prese l’avvio al servizio dell’ultimo re persiano, ossia Dario III. Dalla tomba
una nuova fase di rapporti fra l’Italia e la Valle del Nilo. Fino a Traiano, dell’Asasîf dell’importante funzionario tebano Petamenofi (sec. VII a.C.)
un ampio flusso di uomini, animali e merci di provenienza nilotica provenivano due statue che lo rappresentano nelle vesti di scriba: l’una fu
privilegiò il porto di Puteoli, ospitante una potente comunità di mercanti portata a Siracusa e l’altra a Sorrento, con collocazione in ambito sacrale
alessandrini (ve n’era una anche in Napoli) che venerava le proprie isiaco. Inoltre, una statua di stile egizio effigiante Domiziano-faraone,
divinità pure nelle sue botteghe del Macellum, da una delle quali proviene collocata nell’Iseo di Benevento, evidenzia l’adozione da parte del potere
una pregevole statua assisa di Serapide col kalathos sul capo e Cerbero imperiale del dogma faraonico del re-dio, che aveva già sedotto i Tolomei.
tricefalo alla destra. Qui (Strabone, XVII, I, 7; Stazio, ‘Selve’, III, 2, 22) L’esotismo che avvolse la venerazione degli dèi egizio-alessandrini è
attraccavano le grandi navi alessandrine cariche di preziose mercanzie ravvisabile in una nota pittura di Ercolano, forse dall’Iseo, che effigia
(come il grano destinato a sfamare la plebe dell’Urbe); e, al loro arrivo una suggestiva cerimonia di culto (cfr. Apuleio, ‘Metam.’, XI, 9 ss.): il
(Seneca, ‘Epistole’, 77, 1-3), la popolazione accorreva in massa al porto tempio circondato da palme, due sfingi egizie all’ingresso della cella,
per ammirarle. Provenienti da Alessandria, considerata l’Atene del tempo, preti di pelle scura, gli ibis sacri etc.
vi sbarcavano professionisti di valore (medici, filosofi, artisti etc.); sui Alla mediazione d’un sacerdote isiaco potrebbe riferirsi la presenza a
moli del porto erano posti in vendita schiavi nilotici di varia etnia (greco- Crotone [come dallo scrivente per primo segnalato in uno scritto del
alessandrini, egizi, negri) e di consumata abilità (Stazio, ‘Selve’, II, 1, 73 1988], in contesto non accertato (domestico o sacrale) d’età imperiale,
ss.; V, 5, 66 ss.). La metropoli nilotica trasmetteva all’Italia romana pure d’una rara steletta apotropaica di “Horo sui coccodrilli” d’epoca tardo-
raffinati modelli artistici; attestati a Pompei, ad esempio, tanto dal I Stile faraonica, effigiante Horo/Arpocrate che domina gli animali nocivi
parietale quanto dalle pitture e dai mosaici “nilotici”. (serpenti, scorpioni, coccodrilli etc.). Un analogo manufatto magico,
Tale fase fu contraddistinta dall’ “Idea Romana” (interpretatio romana) presumibilmente introdotto in Pompei, dové influenzare l’opera d’un
dell’Egitto, che, a differenza di quella “Greca”, mirò ad un più diretto locale pittore parietale. Questi, in un affresco di caupona, rielaborò in
ed appassionato confronto con la civiltà faraonica. La tradizionale modi naturalistici “pompeiani”, accanto ad Iside-Fortuna, l’iconografia

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del giovane dio egizio; il quale, a causa d’una estranea e fuorviante
maledizione (CACATOR / CAVE MALV(M)) scribacchiata in un
Un’analisi comparativa della
secondo momento sul dipinto, è stato erroneamente [come sostenuto, nel
1997 e nel 1999, dal medesimo] ed a lungo identificato con l’incivile
simbolica dell’acqua nell’universo
destinatario dell’iscrizione.
funerario del Meridione italiano e
della Città dei Morti del Cairo.

Anna Tozzi Di Marco- antropologa culturale (Centro Ricerche e


Documentazione in Tanatologia Culturale) www.lacittadeimorti.com

Introduzione
1. Usi e funzioni dell’acqua durante il rituale funebre nell’Italia
meridionale e nella Città dei Morti cairota.
2. Analisi del simbolismo dell’acqua nell’universo funerario con
riferimenti all’Egitto e alla Grecia nell’antichità.

Introduzione
Tale studio rappresenta un’ipotesi di lettura comparativa tra l’universo
funerario del Meridione d’Italia e quello di Al Qarafa, la Città dei Morti
cairota, con riferimento all’Egitto faraonico e alla Grecia classica. In tale
contesto, si tenta una decostruzione dell’apparato simbolico dell’acqua e
della sua operatività nei rituali funebri. Alla base di tale lavoro vi è una
pluriennale ricerca sul campo nel cimitero musulmano egiziano1 e lo
studio di un’ampia bibliografia sulla civiltà del sud dell’Italia, nonché,
essendo d’origine napoletana, il vissuto personale e familiare.

1  I risultati della ricerca sul campo sono confluiti in due monografie: Tozzi Di Marco
A. 2008; Tozzi Di Marco A. 2010.

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Sebbene i mondi citati appartengano a culture diverse sviluppatesi in evidente è la loro corrispondenza nel mondo antico euro-mediterraneo
età storiche molto distanti tra loro, essi presentano un’ibridazione che ha fatto presupporre un’origine comune ed una loro diffusione nel
culturale di cui alcuni studiosi in passato hanno sottolineato, in un’ottica Mediterraneo, “il grande lago” come lo denominavano gli antichi.
eurocentrica, la matrice mediterranea arcaica. Tra la fine del XIX secolo Un esempio di uno degli elementi maggiormente rilevanti, ricorrente
e quello successivo molti demologi hanno svolto studi comparativi tra il nel cerimoniale funebre degli ambiti culturali succitati, è senza dubbio
patrimonio folclorico regionale italiano e quello dell’area mediterranea, l’istituto delle prefiche. Le reputatrici in dialetto siculo-calabrese e
ricollegandolo all’ambito indoeuropeo. Invece studiosi contemporanei, naddabeh in lingua arabo-egiziana, erano donne prezzolate dalla famiglia
più recentemente, in un’ottica ribaltata, cd. afrocentrista, hanno teorizzato del defunto che attraverso le lamentazioni, le scene di disordine, il
una matrice originaria delle culture umane in Africa. Sia gli uni che gli parossismo psico-fisico, stereotipie modulate secondo canoni trasmessi
altri hanno così essenzializzato una determinata civiltà, relazionandola dalla tradizione orale, ne rappresentavano il dolore della perdita. Lo
esclusivamente con alcuni mondi culturali ed escludendone altri, storico delle religioni Ernesto de Martino ha magistralmente analizzato
ponendola in tal modo come una realtà essente. Personalmente utilizzo nella civiltà contadina meridionale l’intero complesso, rintracciandone
l’approccio comparativo come metodologia di lettura per sottolineare i le radici nel mondo mediterraneo antico. Interessa qui però analizzare
processi d’interrelazione e plasmazione culturale tra tali mondi, piuttosto soltanto l’aspetto riguardante la simbolica dell’acqua. Tale elemento
che ricercarne la loro origine primigenia. In questa circostanza, mi liquido, quale risorsa naturale indispensabile al dispiegarsi della vita, ha
limiterò ad evidenziare solo l’ambito equoreo del rito funebre del mondo sempre avuto una finalità sacralizzante, universale nelle culture umane,
antico egizio, indicandone la successiva stratificazione storica in quello non solo riguardo al mondo funebre bensì a tutta la sfera magico-religiosa
greco, e in ultimo le ibridazioni attuate dalle due religioni monoteistiche, e cosmogonica. In particolare, il suo differente uso e le sue funzioni
il Cristianesimo e l’Islam. Nel considerare l’attuale configurazione durante il rituale funerario svelano il quadro di riferimento ideologico
tralascio temporaneamente l’esistenza di altri apporti culturali, remoti sottostante ma afferiscono anche alla più generale rappresentazione del
e contemporanei, poiché non inerenti alla specifica tematica in oggetto mondo. Nella decostruzione dei riti funebri l’acqua interviene nei tre
del convegno. differenti stadi pertinenti, schematizzati dall’antropologo Arnold Van
Sia il Meridione italiano che la Città dei Morti cairota sono stati presi Gennep: fase di separazione, di liminalità, e di incorporazione. Una
in considerazione soprattutto come apparivano fino a qualche decennio loro descrizione riguardo l’uso di tale sostanza, servirà da struttura
fa, prima del processo di disgregazione del tessuto sociale tradizionale base per evidenziarne i processi simbolici comuni ai due culti specifici
in territorio nostrano e prima del forte impulso all’irregimentazione nella posti in relazione all’eredità culturale faraonica e greca antica. Inoltre in
società egiziana, specie in contesto urbano. Denominatore comune ad uno sforzo speculativo conclusivo si evidenzierà attraverso il processo
entrambi è il riferimento all’universo agro-pastorale per ciò che pertiene di simbolizzazione, come l’acqua per la sua multidimensionalità
all’ideologia della morte propria di tale mondo ed in generale delle ambivalente, operi da categoria universalizzante nelle svariate culture,
classi subalterne, in contrapposizione dialettica ad una cultura egemone, seppure manifestando una semeiotica particolare e diversa di volta in
intreccio tra potere politico e religione ufficiale. Lo scenario funerario volta, con somiglianze e differenze che palesano nel corso della storia
del meridione italiano, ben scandagliato dall’antropologia culturale connessioni, deconnessioni e riconnessioni tra loro.
italiana degli anni ‘60-’80, nonostante le varianti locali, mostra alcune
costanti mitico-rituali sedimentatesi nel tempo, rinvenibili in una realtà
assai differente per habitat, civiltà, religione e storia, come quella della
necropoli musulmana della capitale egiziana. Inoltre ciò che risulta

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1. Usi e funzioni dell’acqua durante il rituale funebre nell’Italia moribondo riuscisse a liberarsi più velocemente del corpo, a “scasari”. A
meridionale e nella Città dei morti cairota. Bovalino, riferiscono gli studiosi Piero Leone e Carmelita Audino, se ne
introduceva un cucchiaio nella bocca dell’agonizzante5. Gettare l’acqua
Durante la fase di separazione del defunto dal mondo dei vivi che significava anche “allontanare la corruzione e il pericolo di umori
si conclude con la sepoltura, l’acqua veniva utilizzata con diverse pestilenziali”6, separando i vivi dai morti ed agendo sulla memoria e
finalità. quindi sul senso d’appartenenza storica del defunto.
Nelle zone periferiche del Sud Italia, fino a qualche decennio Un’altra credenza, pressoché generale, è il leitmotiv della sete dei morti.
fa, dopo aver lavato e vestito il cadavere, si ponevano del pane e Infatti, durante le visite ai deceduti, una brocca d’acqua era posta vicino
un boccale d’acqua vicino al letto del morto affinché potesse la bara, allo scopo di dissetarli. L’antropologo Francesco Faeta annota
intraprendere il viaggio nell’aldilà. l’usanza, a San Giovanni in Fiore, di possederne sempre in casa almeno
un orcio “perché i morti che potevano tornare per dissetarsi, se non ne
Il mondo ultraterreno, nell’immaginario popolare della civiltà contadina avessero trovata, sarebbero restati nella casa, infestandola”7.
meridionale, era percepito come speculare a quello terreno, e l’anima Nello stesso contesto culturale, l’antropologa Barbara Madia registra
come un’entità materiale e corporea, con le stesse esigenze che da il seguente frammento di racconto: “…più avanti ti trovi davanti ad
vivente. Il folclorista Vincenzo Dorsa riferisce, per la regione calabrese, una fontana di acqua ed una voce ti dice per tre volte ‘bevi acqua’,
l’usanza di collocare nella bara del pane e una borraccia d’acqua2. Una e tu dimentichi tutto, ti dimentichi della famiglia……quindi dopo aver
consuetudine, peraltro, attestata anche in Basilicata3, perché si credeva bevuto quell’acqua trovi il Signore”8. Con uguale finalità, il demologo
che i defunti nell’Oltretomba continuassero la loro vita con le stesse Giuseppe Pitrè riporta la costumanza siculo-albanese, nel giorno
abitudini. dell’evento luttuoso, di dare da bere ai poveri, considerati vicari dei
L’acqua assurgeva anche ad un’altra funzione, quella di mediatrice morti per analogicità di condizione9. Un ulteriore esempio, informa un
dell’anima. Il De Gubernatis, trattando degli usi funebri in Italia, altro demologo, Giovanni Bronzini, si riscontra in Basilicata, a Tricarico,
argomenta “…l’acqua funebre deve servire come di bagno all’anima, dove si sistemava un piatto colmo d’acqua con delle molliche di pane
attraversando quell’acqua l’anima arriva più presto al regno dei beati”4. dentro per verificare dai segni lasciati, ossia acqua mossa e moscerini, la
Si pensava, infatti, che l’anima vi albergasse. visita al defunto10.
A tal proposito, in Lucania, de Martino riporta la tradizione di gettare Un addizionale ruolo dell’elemento liquido è suffragato dal concetto,
per strada l’ “acqua morta”, ovvero quella contagiata in casa al momento diffuso in tutto il Meridione italiano, del “rifresco” per il morto. A
dell’evento. Al contrario, in Calabria, a Castrovillari, si riteneva che lo Belmonte Calabro, nella stanza del decesso, si collocava, oltre al bacile
spirito rimanesse imbrigliato nei recipienti pieni, sicché si svuotavano
affinché l’anima potesse partire subito per l’Aldilà. L’acqua era impiegata 5  Saggio su usi e costumi del bovalinese ed in genere dei paesi della Locride di P.
perfino durante l’agonia, come rimedio popolare perché lo spirito del Leone e C. Audino “Il ciclo della vita” .
6  De Gubernatis A., op.cit. pag. 48.
2  Dorsa V., “La tradizione greco-latina negli usi e e nelle credenze popolari della 7  Faeta  F. “Questioni italiane”  pag. 225.
Calabria citeriore” pp. 92-93. 8  Madia, B., S. Inglese “Ideologia della morte, tecniche rituali e immaginario collettivo
3  Tradizione riportata da G.B.Bronzini a Tursi in “Vita tradizionale in Basilicata” a San Giovanni in Fiore: un’osservazione sul campo” Daedalus gennaio-giugno 1989
Matera Montemurro 1964 pag. 231. pag. 120.
4  De Gubernatis A. ,“Storia comparata degli usi funebri in Italia e presso gli altri 9  Pitrè G. “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano” vol. II pag. 229.
popoli indoeuropei” pag. 53. 10  Bronzini G.B., op.cit. pag. 232.
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d’acqua, del sapone ed un asciugamano perché si pensava che l’anima Sempre sul piano simbolico, un nesso alquanto significativo concerne
del trapassato dovesse lavarsi e rinfrescarsi11. Nel cimitero napoletano la relazione tra morti ed acqua piovana che, in quanto unione tra cielo e
delle Fontanelle il cranio delle “anime pezzentelle” adottate si rifresca terra, ha potere fecondante.
durante le visite periodiche12. Durante il corteo funebre, a Sambuca, in Sicilia, riferisce il Pitrè, se
All’acqua è connesso anche l’atto rituale del piangere il morto. Nelle pioveva si credeva dovesse continuare per altri nove giorni17. Anche
lacrime copiose versate sul cadavere si può intravedere un’estensione nella Città dei Morti, la valenza magico-religiosa dell’acqua piovana,
del suo simbolismo funerario. Durante la veglia e il corteo funebre, il in connessione con i defunti, era testimoniata dalle performance rituali
pianto affettato, u’ riepitu, delle prefiche agiva da orizzonte risolutorio operate per la sua invocazione dallo sheikh. Nei periodi di siccità, si
di fronte al possibile pianto convulsivo autolesionistico, in linguaggio andava a pregare nel cimitero affinché piovesse o per supplicare la piena
demartiniano il “planctus irrelativo”, dei familiari che traduceva la crisi del Nilo. Constateremo successivamente come nell’Egitto antico la
dell’individuo con rischio di smarrimento del sé (“perdita della presenza pioggia fosse considerata inondazione dal cielo in connessione con la
storica in comportamenti alienati”). Il lamento funebre, documentato piena del fiume ed entrambi con il mondo sovrannaturale.
in tutto il folclore euro-mediterraneo, “attenua nella destorificazione L’antropologa Anita Seppilli accenna ad un rito simile nella Roma antica
del simbolo il gesto dannoso o addirittura il suicidio” e al tempo stesso riguardo la processione dell’aquaelicium, destinata appunto ad ottenere
l’anabasi e la ripresa, cioè “la reintegrazione e il ridischiudersi verso la pioggia18. In tempi moderni invece riferisce Francesco Faeta, a San
il mondo dei valori”13. Sicché le lacrime dei vivi versate per la morte Giovanni in Fiore quando la siccità incombe s’invoca il santo paesano,
arrecavano, per contrasto, la vita ai defunti che potevano così lavarsi, San Giovanni, portandolo in processione nel punto più alto del paese. Al
bere e rinfrescarsi. L’antropologo Alberto Maria Cirese, nel suo saggio suo termine il santo accaldato ed assetato è così spronato a provocare la
sulle nenie funebri del mondo classico, cita, in una nota, tra i quattro pioggia19.
costumi pagani considerati ineliminabili da Maometto, il pianto funebre, Trasferendoci nell’Egitto contemporaneo, il cerimoniale funebre islamico
sebbene negli ahadith14 se ne proibiscano le esternazioni eccessive15. segue la prassi liturgica, sebbene riveli un sincretismo con credenze
Altro impiego dell’acqua è rappresentato dalle lustrazioni accompagnate arcaiche del mondo arabo ed egiziano pre-islamico, e forti analogie con
da scongiuri che in Sicilia si facevano prima che il feretro fosse calato il culto copto. Nella prima fase di separazione, l’acqua viene utilizzata
nel sepolcro, come riporta il folclorista Salomone Marino a fine secolo a scopo soprattutto purificatorio. La lavanda totale del cadavere, tra i
XIX16. Le lustrazioni servivano ad allontanare definitivamente il deceduto diritti del defunto musulmano, viene molto enfatizzata attraverso precise
dal mondo dei vivi, quindi a scagionare un suo ritorno non protetto e norme prescrittive.
controllato, “irrelativo”. In generale, nella sfera del sacro di segno islamico, le abluzioni rituali
rappresentano un regola costante ed obbligatoria. Alla lavanda segue
11  Lombardi Satriani L., Meligrana M.,“Il ponte di San Giacomo” pag. 240.
12  Culto delle anime del Purgatorio in S.De Matteis, M.Niola “Antropologia delle
17  Pitrè G., op.cit., vol.II, pag. 225. Anche il Dorsa documenta per la Calabria la
anime in pena” pag. 19.
stessa credenza op.cit. pag. 69.
13  de Martino E., op.cit. pag. 186, pag. 84.
18  Seppilli A., “La sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti”. Nella calura estiva i
14  Raccolta di detti e fatti riguardanti il profeta Maometto. pontifices invocavano Jupiter Pluvius a mandare la pioggia. I manalis di lapis, pietre
15  Cirese A.M., “Nenie e prefiche del mondo antico” in Lares XVII 1951 pag. 39 nota cilindriche, venivano fatte rotolare dal tempio di Marte nel Campo Martius attraverso
60. Porta Capena al Capitolium. I magistrates camminavano in processione senza le loro
16  Salomone Marino “Le reputatici in Sicilia” Palermo 1886 rist. Il Vespro 1979 insignia e le matrone seguivano a piedi nudi.
pag. 21. 19  Faeta F., op.cit. pag. 216.
62 63
l’aspersione della salma con acqua addizionata di acqua di rose, un Modica, osserva Pitrè, veniva anche lasciato un posto a tavola per il
tempo invece aromatizzata alla canfora o con foglie di loto. Dopo la trapassato e il cibo veniva poi dato ad un povero23. Il mendicante era
si avvolge in un sudario che, quando disponibile, viene spruzzato, a ritenuto latore di doni e messaggi ai defunti, asserisce il Dorsa24. In realtà,
scopo benedittorio, con acqua proveniente dal pozzo di Zem Zem, considera de Martino, “il bere o mangiare il morto, come designazione
ritenuta ad alta valenza sacra20. Durante il corteo funebre, riporta lo del banchetto funebre…, rappresenta la reintegrazione culturale”25.
storico Edward William Lane, anche gli astanti venivano spruzzati con In ambito islamico, il 40° giorno dopo il decesso chiude il periodo di
acqua di rosa, contenuta in un recipiente di argento o bronzo, portato da lutto. Si visita l’estinto trascorrendo al cimitero l’intera giornata ed
uno degli accoliti21. Chiusa la tomba, prima di uscire dal cimitero, gli operando una simbolica seconda sepoltura. Nel cimitero cairota, in
uomini fanno (attualmente non sempre) le abluzioni per liberarsi dalle tale occorrenza, ho verificato la consuetudine d’innaffiare il terreno di
impurità. Conclusa la fase del distacco dal mondo terreno, inizia quella copertura della sepoltura, senza un nesso tangibile reale, poiché il cortile
di transizione, o liminalità, tra il vecchio e il nuovo status, sia del defunto funerario è prevalentemente desertico.
che dei condolenti. Nell’ultimo stadio di reincorporazione, in cui il defunto entra a far
La condizione liminale è rappresentata dalla durata del lutto in cui sia il parte della famiglia degli antenati e i condolenti vengono reintegrati
morto che i parenti sono sospesi tra i due mondi e termina con la “seconda nella collettività, le commemorazioni ufficiali e gli anniversari privati
sepoltura”, di tipo simbolico o realistico. Il lutto, con la sospensione assumono particolare importanza, come strategie della memoria a
dalle attività vitali quotidiane, rappresenta una morte metaforica per i supporto dell’identità individuale e comunitaria, e ripristino del rapporto
superstiti che si rendono simili al deceduto, anche a scopo apotropaico. interrotto dalla morte. Il 2 novembre, festa di rievocazione dei defunti,
In tale frangente, l’acqua, in quanto simbolo di vita, viene respinta in molti paesi meridionali, si usava porre fuori la finestra acqua e cibo
totalmente. L’usanza di non lavarsi costituisce, appunto, una negazione per gli avi, di cui avrebbero usufruito i poveri. L’immagine della schiera
della vita. In alcune zone calabresi, anche gli uomini non si lavavano per notturna dei morti che uscivano dai sepolcri per andare in processione
trenta giorni, oltre a non radersi e cambiarsi di vestito, come segno di a trovare i propri parenti ed amici, era credenza diffusa in tutta l’area
cordoglio22. euromediterranea26.
Un’altra tradizione attestata universalmente è il banchetto funebre, il
‘cunsulu’ o ‘riconsuolo’ in dialetto, denominato anche come “bere il
morto”, oltre a “mangiare il morto”, ottemperato tuttoggi. Alcune teorie “A mezzanotte - scrive, per la Basilicata, il Bronzini - bisognava trovarsi
antropologiche lo fanno risalire alla necrofagia rituale. Approntato dai alla finestra con un bacile d’acqua e tre anelli dentro…guardando fisso
vicini o dai familiari più lontani per i condolenti, il pasto era consumato nell’acqua… avrebbe veduto sfilare la schiera mesta, silenziosa e rigida
in onore del defunto con esplicita funzione consolatoria. In Sicilia, a dei morti…”27. Nel Messinese, invece, Pitrè ci informa che “le mamme
consigliano ai bambini di lasciare un bicchiere d’acqua sul tavolino
perché i morti hanno sete, l’indomani se il bicchiere è vuoto vuol dire
20  Il pozzo risale alla storia di Abramo, la sua schiava Agar e il loro figlio Ismaele
presente nell’Antico Testamento. Il racconto ripreso dalla tradizione musulmana, narra
che i morti sono venuti e hanno lasciato i regali per i bambini che devono
del vagabondaggio dei due, che in seguito alla cacciata di Abramo, nei pressi della
23  Pitrè G., op.cit. vol.II pag. 230.
Mecca scoprono una fonte d’acqua ristoratrice, la fonte di Zem Zem, già luogo di un
culto preislamico. 24  Dorsa V., op.cit. pag. 96.
21  Lane E.W., “An account of Manners and Customs of the Modern Egyptians” pag. 25  de Martino E., op.cit. pag. 206.
519. 26  Frazer J.G., “Il Ramo d’oro” pp. 357-62.
22  Dorsa V., op.cit. pag. 88. 27  Bronzini G.B., op.cit. pag. 244.
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cercare dove li hanno nascosti. Se il bicchiere è pieno i bambini sono alcuni tratti rituali rimandano al culto della dea greca Hera, il cui
stati irrequieti e disobbedienti ”28. simulacro veniva immerso nel fiume per il bagno rituale annuale30.
In questa prospettiva finale reintegrativa, nella necropoli musulmana
cairota, durante le visite periodiche, l’acqua è una componente del pasto Al Cairo, nell’area sepolcrale di Sayyeda Nafisa31, nei dintorni della
funebre, consumato sulla tomba, con la funzione di dissetare i morti, moschea dove questa è sepolta, di sabato, giorno fissato dalla tradizione
documentata ed interpretata anche dall’etnologo egiziano Mohammed per la venerazione, una vecchietta si aggira con una ghirba colma d’acqua
Galal29. A sostegno di tale tradizione vi è l’idea che nel mondo ultraterreno ed una singolare tazza in ottone. Dietro un modesto compenso, ne offre
musulmano si soffra soprattutto la sete, in special modo nell’Inferno, un sorso ai devoti. L’acqua riceve potere taumaturgico dai versi coranici,
luogo di fiamme ed intenso calore. incisi all’interno della tazza32 e dalla vicinanza del santo sepolcro. Tale
Non sarà un caso se la topografia di Al Qarafa prevede grandi giare singolare personaggio lo si rincontra di martedì all’uscita della moschea
d’acqua, liberamente fruibili per dissetarsi ai passanti e visitatori, e dov’è sepolto Abu Seoud33, rinomato per i suoi poteri miracolosi riguardo
fontane come opere di carità, in onore dei defunti. Nonostante, quindi, l’infertilità femminile. La vecchietta attinge l’acqua da un pozzo
la sua ampia disponibilità, emblematica è ancora oggi la figura tipica annesso al luogo di culto, che così consacrata dispensa la benedizione.
del venditore ambulante d’acqua leggermente aromatizzata, il sakkà, che La connessione tra vecchiaia, defunti, funzione generativa della donna
si aggira tra i sepolcri durante i festival religiosi o nei giorni di visita e sacralità dell’acqua viene chiarita dal processo di nascita, morte e
al camposanto. Ai poveri viene distribuita gratuitamente come atto rinascita relativo al regno naturale di cui l’essere umano è parte. Per il
caritatevole. Anche il Pitrè annota un simile personaggio in ambiente mondo occidentale, tale nesso è ben illustrato, a titolo esemplificativo,
siciliano durante le feste religiose con analoghe funzioni. dalla Seppilli a proposito del rito propiziatorio degli Argei nell’antica
Un’ulteriore peculiarità riscontrata sul campo al Cairo, è l’usanza di Roma34. Sulla stessa tematica, Lombardi Satriani riporta: “L’acqua
porre dei contenitori con acqua sulle tombe per abbeverare gli uccelli, costituisce la dimora di una personificazione folklorica della morte, la
corroborata, probabilmente, dall’idea che i volatili incarnino l’anima ‘proneta’, che assumendo le sembianze di una vecchia o di una giovinetta,
dei defunti. Un simbolismo che va approfondito, anche in funzione del attira i vivi nel mondo dei morti”35. Tali consuetudini testimoniano la
regime di comunicazione attraverso i vari elementi di mediazione tra i bidimensionalità semantica dell’acqua nella sua ambivalenza. Di fatti,
due mondi nel culto funerario. diffusa era la convinzione che, attorno alle sorgenti e alle fontane fuori
paese, si radunassero i deceduti, in special modo gli spiriti inquieti, ossia

In ultima analisi, sia in ambito cristiano che musulmano, va


30  Seppilli A., op.cit. pag. 69.
evidenziato il ruolo sacrale dell’acqua nella devozione presso le
31  Nafisa era pronipote del profeta Maometto, ed è una delle tre patrone sante del
tombe dei santi. In questa circostanza, essa si trasforma in strumento
Cairo.
di benedizione a scopo protettivo dalle forze malefiche e in dispositivo
32  Lo studio di tali tazze magico-terapeutiche, tasat el khadda, è stato affrontato in
tradizionale di guarigione. Per l’ambito cristiano, Anita Seppilli cita linea generale per l’area egiziana- dall’islamologo Giovanni Canova in “Tasat al ism”
l’esempio della Madonna del Granato a Capaccio Vecchio (Salerno), Quaderni Studi Arabi 13, 1995.
vicino la foce del Sele. Durante la festa della Vergine, il 15 agosto, 33  Abou Seoud è vissuto nel secolo XVII d.C.
34  Gli Argei erano fantocci di giunco gettati il 14 maggio nel Tevere dalle Vestali per
28  Pitrè G., op.cit .vol.IV pag. 62. la purificazione della comunità dalle forze del male accumulatesi durante l’anno e con
29  Galal M., “Essaye d’observation sur les rites funeraires en Egypte” Revue des intenti espiatori di fecondità. A. Seppilli op.cit .pag. 58.
etudes Islamiques XI 1937 pag. 198. 35  Lombardi Satriani L. M., Meligrana M., op.cit pag. 101.
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quelli che avevano subito una mala morte. Era quindi ritenuto pericoloso di morte, interviene nella genesi, nella trasformazione e per la
recarvisi di notte, pena la pazzia per invasamento da spirito36. L’acqua conservazione della vita. Sul piano etico, funge da purificazione
era considerata anche il tramite con cui avveniva la catabasi, in quanto nell’eliminare la sporcizia dell’anima, mentre, sul piano rituale,
luogo simbolico di comunicazione tra la Terra e il mondo ctonio, quindi la sua capacità lustrale si manifesta nelle modalità di abluzione
in diretta corrispondenza con il mondo dei morti, una concezione ben e di aspersione. Dall’esame delle cerimonie funerarie descritte,
attestata nelle più svariate culture. Nel mondo classico, ad esempio, nei si evidenzia infatti la complessità della sua multidimensionalità
pressi di Napoli, il lago d’Averno di origine vulcanica, evocato sia da simbolica: un simbolismo polisemico atto a singolarizzare gli usi
Omero37 che da Virgilio38, rappresentava, per le sue esalazioni mefitiche, funebri attraverso tre principali finalità. L’acqua viene impiegata,
la soglia d’entrata al regno dell’Oltretomba, avente funzioni anche di volta in volta, in azioni metaforiche di separazione, purificazione,
oracolari39. e rigenerazione, rivolte sia ai superstiti che ai defunti. Pertanto, è
In conclusione, le genti del Mediterraneo, il cui equilibrio un elemento che esercita il ruolo duplice sia di contenente che di
produttivo dipendeva, fino ad un recente passato, dall’alternarsi di periodi contenuto.
di siccità e di piogge torrenziali, hanno elaborato un culto ed una ritualità
dell’acqua con tratti simili che palesano la loro ampia interconnessione Il fine di espulsione del morto, palese in tutti quegli atti simbolici
culturale. compiuti durante la prima fase rituale, tende a placare l’anima,
favorendone l’entrata nel mondo ultraterreno, e a conferire al morto
2. Analisi del simbolismo dell’acqua nell’universo funerario con una nuova identità. Inoltre, cela il timore che l’ambiguità dell’assenza/
riferimenti all’Egitto e alla Grecia nell’antichità. presenza40 del defunto possa arrecare danno ai vivi. Ancora oggi, nella
Grecia rurale, da uno studio sul terreno dell’antropologa Danforth si
Nelle varie civiltà, l’acqua s’inserisce nel triplice orizzonte apprende che il prete ortodosso getta sul cadavere, mentre la bara viene
religioso delle teogonie, dell’antropogonie e delle cosmogonie. Il calata nell’avello, l’acqua della lampada rimasta accesa durante la veglia
polimorfismo della sua natura fisica, stato liquido, gassoso e solido, funebre41.
genera una semantica pluralista che spazia dalle manifestazioni I rituali di purificazione provvedono invece ad eliminare le impurità che
ierofaniche alla fenomenologia rituale. Nell’immaginario collettivo il contagio del contatto con i morti comporta. Come nel mondo pagano,
universale, la sua trasparenza e limpidità evoca purezza mentre la il corpo viene nettato dalla putrescenza della carne attraverso varie
sua freschezza e lo scorrere il rinnovamento e la rigenerazione. tecniche di diverso grado di conservazione (come, ad esempio, anche
Inoltre, rappresenta un tramite di passaggio verso il mondo la lavanda) così nelle religioni monoteistiche l’anima viene liberata dai
sovrannaturale. In quanto sostanza ambivalente, di vita ma anche peccati attraverso la benedizione, e i condolenti si lustrano dal pericolo
di influenze malefiche attraverso modalità di un sincretismo magico-
36  Faeta F., op.cit. pp. 218-9. religioso. Il defunto è percepito, in tal caso, come pericolo, in quanto
37  Nell’ XI libro dell’Odissea, Omero spedisce Ulisse nell’ Ade attraverso il lago, per
potenza numinosa vagante e negativa, mentre, successivamente, nella
consultare lo spirito di Tiresia. fase finale del rito, muta in spirito trasfigurato, ossia in antenato benefico
38  Nel Libro VI dell’Eneide la Sibilla Cumana conduce Enea nell’aldilà attraverso un e protettore, garante della continuazione della vita cosmica.
antro presso il lago per incontrare il padre Anchise.
39  Il lago Averno era consacrato alle divinità infernali, Demetra e Persefone, tra i 40  Assenza in quanto la persona non c’è più interrompendo il suo rapporto con la
Romani Cerere e Proserpina. Vi abitava nei pressi anche un oracolo dei morti che i famiglia e la collettività ma è ancora presente con il cadavere che incute terrore e paure.
pellegrini consultavano dopo preghiere e sacrifici alle due dee. 41  Danforth “The death rituals of rural Greece” pag. 42.
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Quest’ultima funzione è ben esemplificata dal ruolo dell’acqua come Nella cultura egizia, il testo religioso “Le lamentazioni delle dee Iside e
ri-generatrice di vita. Il trapassato, attraverso tali pratiche funebri, era Nepthis”, per il compianto Osiride, ritualmente reiterate nel 25° giorno
reinserito nella concezione circolare dell’esperienza esistenziale, che del quarto mese d’inondazione, quale periodo di semina, esercitarono
contempla il ciclo vitale di nascita, morte e rinascita della natura, cui da modello rituale per le morti comuni. Il loro carattere corale di
le civiltà cerealicole erano intimamente legate per la loro sussistenza. partecipazione pubblica è certificato dalla documentazione storica46 e
La vicenda del morire vegetale e il nesso mitico-rituale nell’operazione dalle raffigurazioni tombali. Tuttavia, attestazioni di lamenti funebri per
di destorificazione della scomparsa del bene ceralicolo costituirono il il dio che muore e risorge sono presenti nella maggior parte delle culture
riferimento per la plasmazione di altre sfere del morire, come quella arcaiche. L’istituto culturale del lamento funebre venne tramandato nel
umana. Chiosando de Martino, si stabilì così un organico rapporto tra mondo greco antico, di cui la civiltà contadina meridionale è ereditaria.
rituali funerari e rituali agrari42. Infatti ancora oggi nel Sud Italia contadino Omero, nella sua epica, ne fa addirittura un diritto del defunto. Su un
come riferisce Faeta, alcune operazioni agricole, come la semina vaso greco del IV-III secolo a.C.47, proveniente dall’alta Lucania, vi è
del grano, si svolgono proprio nel giorno dei morti, il 2 novembre.Se dipinto, in una scena di corteo funebre, un gruppo di prefiche, una delle
studiamo i rituali funerari con particolare riguardo all’acqua nell’Egitto quali trasporta in testa un askos ed un’altra un setaccio per la lustrazione
faraonico, ad Osiride (il dio dei morti e al contempo della vegetazione) del cadavere. Singolare è la corrispondenza dello stesso attrezzo nelle
veniva offerta acqua fresca al fine di rivitalizzarlo. La vita, la morte e la pratiche lustrali faraoniche48.
rinascita della divinità egizia corrispondevano alle tre stagioni del ciclo
agrario della valle nilotica. Allo stesso modo, nel periodo tolemaico e Passando dal piano della prassi liturgica a quello mitologico,
fino alla fine della dominazione romana, sulla stele funeraria appariva la la valenza simbolica dell’acqua rimanda alla rappresentazione
formula: “Osiride ti offrirà acqua fresca”43. Nell’assorbire il fluido vitale cosmogonica, scenario mitico entro cui il rito agisce, con potere
osiridiano, il defunto poteva condividere l’immortatlità con il dio44, con generativo ma anche di distruzione del mondo. Il diluvio, le tempeste
cui si identificava. e le inondazioni devastanti ne ritraggono l’aspetto mortifero. La
Infatti, le lamentazioni funebri delle prefiche furono rivolte, in primis, al raffigurazione del cosmo è così proiettata anche nell’architettura
nume della vegetazione che, annualmente, scompariva per poi rinascere funebre e nell’immagine spaziale di Al Qarafa. Peraltro
a primavera, come il bene alimentare, e, per assimilazione, al deceduto45. generalmente il cimitero è il riflesso speculare della città dei
vivi, rivelando quindi la natura dei rapporti individuo-società

42  de Martino E., op.cit. pag. 263. d’appartenenza e tra gli stessi individui.49

43  Diana Delia, “The refreshing water of Osiris”, Journal of ARCE 1992 pp. 181-2.
44  Diana Delia, art. cit. pag.183. Si veda anche l’articolo di M.Costanza Centrone,
pp. 356-57 in Atti del I Convegno Internazionale dei Giovani Egittologi “L’acqua
46  Erodoto narra nelle sue “Storie” che piangenti furibonde correvano per le vie
nell’Antico Egitto” 2003.
della città con le vesti succinte e il petto scoperto, seguite dai parenti, mentre gli uomini
45  Il momento critico del raccolto poneva l’uomo contadino del mondo antico, apparivano lamentarsi separati dalle donne. Citazione di A.M.Cinese, op.cit. pag. 33.
procuratore di morte della pianta coltivata, di fronte ad un vuoto vegetale stagionale.
47  Bronzini G.B., op.cit. pag. 233-4.
L’incertezza del ritorno del bene soppresso, dovuto a forze naturali avverse
incontrollabili, esigeva oltre la riparazione all’offesa arrecata al nume tramite tecniche 48  Il setaccio come simbolo catartico è anche presente nel rito sardo terapeutico della
riparatorie come il sacrificio inizialmente umano poi animale, anche la propiziazione “s’imbrusciadura”, analizzato dall’antropologa Clara Gallini.
del bene alimentare. Tale esperienza di morte della religiosità agraria, dischiusa alla 49  Tozzi Di Marco A., “Funeral rituals in Cairo’s City of the Dead: the sacred and
possibilità di ripresa, rappresenta l’orizzonte mitico-rituale di riferimento per la morte the profane, considerations from the field”. Cairo Papers in Social Science vol.31 n.1.
umana. E. de Martino, op.cit. cap.VI. American University of Cairo Press 2012.
70 71
L’acqua, quindi, nella sua funzione mitopoietica, presente universalmente culti e feste solenni, eredita i caratteri delle acque primordiali.
in tutte le creazioni cosmiche delle antiche civiltà, rappresentata nelle In tal modo, l’acqua, oltre a fondare l’universo, agendo da sfondo
sue configurazioni marine, lacustri, fluviali e sorgive, deriva da un lato mitologico, è presente nella rappresentazione popolare topografica
dal divino e dall’altro è il divino a dipendere da essa. Nelle cosmogonie dell’Aldilà di entrambi i contesti d’indagine osservati.
è solitamente associata all’oceano primordiale, il caos da cui prendono Nella tradizione greco-latina, il regno dell’Oltretomba era costituito
forma tutte le cose. da fiumi, paludi e laghi pieni di pericoli che l’anima doveva superare
Nell’antico Egitto, le acque primigenie erano rappresentate dal dio per raggiungere i Campi Elisi o il Tartaro. Sul fiume-limite Acheronte,
Nun, padre di tutti gli dei, a cui si faceva risalire anche il Nilo50. La che circondava l’Ade, Caronte (successivamente San Pietro nel
divinità poteva riaffiorare dal Duat sulla Terra sotto forma d’inondazione Cristianesimo) con la sua barca traghettava le anime dei trapassati.
periodica del Nilo, fertilizzando i campi e quindi concedendo la vita, ma Nell’antico Egitto il traghettatore trasportava solo i giusti nel mondo
anche attraverso la pioggia, che gli Egizi denominavano “inondazione soprannaturale, permeato dalle acque, percorse dal defunto sulla barca
dal cielo”. Parimenti, i morti nel mondo sotterraneo per il contatto con solare. L’Inferno nel Libro dei Morti è raffigurato come un lago infuocato.
Nun, le acque delle origini e quindi pure per eccellenza, ricevevano la Ugualmente, nella religione islamica, la geografia infera è caratterizzata
rigenerazione. Sia nei testi delle Piramidi che in quelli dei Sarcofagi51 sia da acqua bollente che da uno specchio d’acqua che lo divide dal
il dio Nun viene spesso menzionato in relazione al nutrimento dei Paradiso, connotato al contrario da fresche acque di ruscelli55.
defunti.52 In una scena dei graffiti dipinti nella tomba di Thutmosi III In tale scenario trascendentale s’inserisce il tema della sete
è rappresentata la decima ora del Duat, in cui Horo, davanti all’oceano dei morti, cui rimandano molte pratiche funebri succitate, ampiamente
primordiale, in cui vi sono dodici defunti, attraverso parole magiche diffuso nell’immaginario folclorico delle varie culture.
dona loro la vita53. Nel mondo greco, il Lete era il fiume dell’oblio: chi beveva o vi si
Nun era anche rappresentato dal lago sacro presente nei templi, usato immergeva, perdeva la memoria della sua vita passata. “Abbeverarsi
dai preti per le abluzioni rituali.54 L’immagine orizzontale e convessa del all’acqua del fiume è un compito ineludibile per i morti - cita lo storico
cosmo, in cui l’elemento liquido era situato attorno alla Terra, si trasmise Paolo Fedeli - perché siano integrati nella loro nuova condizione;
alla civiltà minoico-micenea-greca, combinandosi in modo sincretico altrimenti patirebbero un tormento incredibile”56. In un’altra versione,
con apporti locali, nella raffigurazione verticale in cui era percepita il Lete era sostituito da due fontane, quella dell’Oblio e quella della
invece sotto terra. Memoria, fonte d’immortalità. Mnemosine era addirittura una dea. Una
Sicchè, nella Grecia classica, il dio delle acque sorgive, Poseidon, laminetta orfica57, rinvenuta in una tomba della Calabria magnogreca,
corrispondente al dio romano del mare, Nettuno, a cui erano tributati riporta la seguente iscrizione:

50  Il Nilo terrestre era il prototipo di quello celeste nel mondo sovrannaturale. “Di Mnemosine è questa tomba.( Per l’iniziato ) quando sarà sul punto
51  Testi della letteratura funeraria egizia. di morire. Andrai alle case ben salde di Ade; vi è a destra una fonte;
52  Holger Rotsch, “The primeval ocean Nun and the terminology of water in Ancient
Egypt”, pag. 230 in Atti del I Convegno Internazionale dei Giovani Egittologi “L’acqua 55  Corano sura 55.
nell’Antico Egitto”, Italia 2003. 56  Fedele P., “Acanthis e la sete dei morti”, in “Rappresentazioni della morte”, a
53  Tomba di Thutmosi III nella Valle dei re (KV34). Fornari A., Tosi M., “Nella Sede cura di Renato Raffaelli.
della Verità”, pag. 84. 57  Laminetta d’oro che fungeva da passaporto per l’Aldilà, posta nelle mani del
54  Laborinho M. , “Nun, the primeval water according to the Coffin Texts” pag. 226 defunto, iniziato al culto orfico, al fine d’ istruirlo nel suo viaggio nell’altro mondo per
in Atti cit. sottrarsi al ciclo vita/morte ed accedere così all’immortaltà.
72 73
presso di essa si erge un bianco cipresso. Là discendono le anime dei naturale da parte delle varie culture, fattore che le distingue l’una
morti e trovano refrigerio. A questa fonte non avvicinarti affatto. Più dall’altra, l’acqua, da elemento naturale, viene trasmutato in strumento
avanti troverai la fresca acqua che scorre dal lago di Menmosine; vi culturale, instaurando, nell’universo funerario, il regime della vita.
stanno dinanzi custodi che ti chiederanno con mente saggia che cosa Inoltre, fungendo quindi da medium simbolico in tale opposizione -
tu vada cercando attraverso la tenebra di Ade caliginoso. Di’: “Sono vita/morte - altrimenti inconciliabile, essa ribadisce come, nell’eterno
figlio della Terra e del Cielo Stellato, sono arso di sete e muoio; ma moto circolare dell’esistenza cosmica, la morte finisca per coincidere
datemi presto da bere la fresca acqua che scorre dal lago di Mnemosine. con la vita. E, in tal modo, l’essere umano, biologicamente determinato,
Ed essi lo riferiranno al re di sotterra, e ti daranno da bere dal lago di attraverso l’elaborazione culturale, nella fattispecie nella simbolizzazione
Mnemosine. E tu, dopo aver bevuto, andrai sulla sacra via che anche del rituale funebre, riesce a superare l’angoscia dell’evento naturale della
altri iniziati e consacrati percorrono gloriosi”58. sua ineluttabile finitudine.
Tale tematica appare anche nella letteratura funeraria egizia.
Nel Libro dei Morti59, la dea del Sicomoro versa “l’acqua della necropoli”
affinché il defunto possa dissetarsi60. In ogni caso, sia le procedure di
lustrazione per immersione nel Nilo, sia le libagioni d’acqua, sia gli atti
di rigenerazione continuarono per tutto il periodo tolemaico, greco e
romano.
Riassumo, infine, questo volo comparativo tra gli ambienti culturali
analizzati, con le parole dello storico delle religioni Mircea Eliade: “l’uso
funebre dell’acqua si spiega con lo stesso complesso che rende valida
la sua funzione cosmogonica, magica e terapeutica; le acque placano
la sete del morto…lo rendono solidale con le semenze;…nei diversi
concetti della morte il defunto non muore definitivamente… In attesa del
ritorno nel circuito cosmico o della liberazione definitiva, l’anima del
morto soffre e questa sofferenza per solito è espressa dalla sete”61.
In conclusione, la complessa simbologia dell’acqua soggiacente
a tutto il cerimoniale funebre, interviene in qualità di potente
metafora d’immortalità, rafforzando il potere della vita nei confronti
dell’annientamento biologico dell’individuo, con l’intento di
trascenderlo. Nel processo di differente culturalizzazione del mondo

58  Necropoli di Turi sec. IV-III a.C.


59  Compendio di formule magiche che servivano al defunto per districarsi nell’Aldilà.
Capitolo 59.
60  Sabina Sportellini, “L’acqua, essenza purificatrice e rigenerante”, pag. 342 in Atti
cit.
61  Eliade M., “Trattato di storia delle religioni”, Boringhieri Torino 1976, pp. 204-
205.
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