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IL REALISMO MAGICO.

“Per il mondo tu puoi essere solo una persona,


ma per una persona tu puoi essere il mondo.”
Gabriel. G. Màrquez.

C’è sempre un momento di svolta, un punto di rottura in cui un determinato movimento artistico
rivendica per sé nome e caratteristiche; questo di solito avviene con il presentare al pubblico una
grande opera, qualcosa che si stacchi dalla tradizione.
I presupposti per lo sviluppo dell’arte del ‘900 risentono della crisi che aveva coinvolto, tra la fine
del XIX e gli inizi del XX secolo, gli intellettuali europei: da una parte, la fiducia nel
progresso scientifico, dall’altra la consapevolezza che la felicità derivata dalle nuove tecnologie era
solo apparente.
Contemporaneamente dall’altra parte del mondo, più precisamente in America Latina, andava
nascendo un movimento artistico che cercava di re-inventare la realtà: il realismo magico.

È un viaggio tra due mondi opposti: quello europeo in cui la rivoluzione tecnologica e scientifica
avanza senza freni e quello latino-americano in cui il mitologico, l’esoterico e l’onirico si
inseriscono in un continuo gioco di forze quotidiano ed essenziale che ha sempre fatto parte di una
cultura a noi distante e che abbiamo abbandonato per eliminare i caratteri irrazionali che hanno
sempre contraddistinto l’essere umano dall’alba dei tempi.

Questo blob di idee ha influenzato ogni ambito artistico: dalla pittura al cinema, ma è soprattutto
nella letteratura che si è inserito come elemento più prolifico e determinante.
Il termine oggi è legato soprattutto a quest’ultimo campo, ed è spesso associato con l’esplosione
letteraria dell’America Latina del XX secolo grazie alla pubblicazione del romanzo Cent’anni di
solitudine di Gabriel G. Màrquez.
 Gli aspetti comuni dei romanzi appartenenti al Realismo magico spaziano dalla presenza di un
elemento magico o sovrannaturale – intuìto e mai spiegato –, la ricchezza di dettagli sensoriali,
distorsioni temporali, inversione di causa ed effetto, mescolanza di leggenda e folklore.

Il Realismo magico descrive una realtà cui qualcuno crede, in cui una volta credeva, o in cui
potrebbe credere.
CENT’ANNI DI SOLITUDINE – GABRIEL G. MÀRQUEZ

Considerato tra le opere più significative della letteratura del Novecento, narra le vicende di sette
generazioni della famiglia Buendía, il cui capostipite, José Arcadio, fonda alla fine del XIX
secolo la città di Macondo.
Interpretazione metaforica della storia colombiana, dalla fondazione allo Stato contemporaneo, il
romanzo riporta diversi miti e leggende locali attraverso la storia della famiglia Buendía, le cui
diverse generazioni si inseriscono nella vita del paese e permettono di raccontare, seppure con lo
specchio deformante della maschera linguistica, gli eventi storici della Colombia moderna.

STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA – J. L. BORGES


Borges accosta una sequenza di destini tenebrosi come esercizi di prosa narrativa. Il tono è quello di
chi intende «raccontare con lo stesso scrupolo le esistenze degli uomini, siano stati divini, mediocri
o criminali», e ritrovarle tutte in una pura «superficie di immagini». Ispiratore occulto è qui Marcel
Schwob, che nelle sue "Vite immaginarie" inventava le biografie di uomini «che erano realmente
esistiti ma di cui non si sapeva pressoché nulla».

IL DESERTO DEI TARTARI – DINO BUZZATI

Dino Buzzati insieme ad Italo Calvino è considerato uno dei maggiori esponenti della letteratura
fantastica del Novecento italiano.

«... dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo
l'idea che quel tran-tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così
inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto
se incasellati nell'esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo
militare fantastico è stata per me quasi istintiva.»

Giovanni Drogo, un sottotenente, viene mandato in una lontana fortezza. A nord della fortezza c'è il
deserto da cui si attende un'invasione dei tartari. Ma l'invasione, sempre annunciata, non avviene e
l'addestramento, i turni di guardia, l'organizzazione militare, appaiono cerimoniali senza senso.
Quando Drogo torna in città per una promozione, si accorge di aver perso ogni contatto con il
mondo e che ormai la sua unica ragione di vita è l'inutile attesa del nemico. Tema centrale del
romanzo è quello della fuga del tempo

IL CASTELLO DEI DESTINI INCROCIATI – ITALO CALVINO

Un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si
ritrovano in un castello. L'unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di
tarocchi.
Il significato d'ogni singola carta dipende dal posto che essa ha nella successione di carte che la
precedono e la seguono, poggiando sul tavolo le varie carte in sequenza si ottengono diverse
narrazioni per diverse disposizioni. Tutti i racconti sono legati gli uni agli altri dalle stesse carte già
posate sul tavolo e s'intrecciano narrando eventi, luoghi e storie completamente distinti.
«Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è
chiaro».

IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE – L. SEPÙLVEDA

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore è un Rromanzo dello scrittore cileno Luis Sepùlveda
pubblicato nel 1989.
Antonio José Bolívar Proaño, il vecchio che vive ad El Idilio, un piccolo villaggio del Sud America,
è costretto a dare la caccia e ad uccidere una femmina di tigrillo, un felino feroce che sta uccidendo
gli uomini perché distrutto dal dolore dell'assassinio dei suoi cuccioli. In una digressione si racconta
del passato del vecchio e di come è diventato un esperto della foresta. Antonio José Bolívar ricorda
tutto ciò che gli è capitato prima di giungere a El Idilio; si era sposato e i due coniugi si erano
trasferiti ad El Idilio. Arrivano nella foresta ma dopo due anni la donna muore, consumata dalle
febbri malariche.

AMARCORD - FEDERICO FELLINI

ITA, 1973, 123 min.

Anche la settima arte è stata profondamente influenzata da questa corrente artistica.


Amarcord è un film del 1973 diretto da Federico Fellini, è uno dei film più noti del regista riminese,
al punto che lo stesso titolo Amarcord, tratto dalla frase romagnola"a m'arcord" ("io mi ricordo") è
diventato un neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave
nostalgica.
La vicenda narra la vita che si svolge nell'antico borgo di Rimini da una primavera all'altra, nei
primi anni Trenta. Un anno esatto di storia, dove si assiste ai miti, ai valori e al quotidiano di quel
tempo attraverso gli abitanti della provinciale cittadina: la provocante parrucchiera Gradisca, la
lussuriosa Volpina, una tabaccaia formosa, un ampolloso avvocato dalla facile retorica, un emiro
dalle cento mogli, il matto Giudizio e un motociclista esibizionista.

LA MONTAGNA SACRA – A. JODOROWSKY


MEX/USA, 1973, 114 min.

Un ladro, molto somigliante alla figura di Gesù Cristo, dopo molte disavventure con persone
pseudo-religiose, fugge in cima ad una torre che si rivelerà poi un laboratorio di un misterioso
alchimista. Dopo aver preso parte a vari riti iniziatici, l'alchimista gli presenta sette persone, le più
potenti della Terra, che incarnano nel particolare le industrie del benessere, bellica, artistica, ludica,
la polizia, l’edilizia ed il potere economico, che, insieme a loro, rappresentano le nove concezioni di
vita indicate dall’Enneagramma della personalità, simbolo geometrico utilizzato in ambito
psicologico ed esoterico.
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