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Texto utilizado para esta edición digital:

Kyd, Thomas. La tragedia spagnola. Tradotto da Raffaello Piccoli. In: Drammi elisabettiani. Bari: Laterza, 1914, vol. 1, pp.
21-133.
Marcación digital para Artelope:

• Barreda Villafranca, Cristina (Artelope)

Introducción del editor digital


Trascrizione del testo pubblicato in Raffaello Piccoli, tra. Drammi elisabettiani, vol. 1 (Bari: Laterza,
1914).
Sono state fatte le seguenti modifiche per adeguare il testo all'edizione digitale della collana EMOTHE:
Sono state espanse le repliche di ogni battuta, ed è stata aggiunta la replica HIERONIMO en III.xiii.1.
Le "addizioni" provenienti dall'edizione in quarto del 1602 sono inquadrate dall'abbreviazione Q4 in
apice.
È stata inquadrata anche la didascalia "Trae la spada" (p. 45), che ha origine nell'edizione del 1602.

Dramatis personae

L’Ombra di Andrea, nobile spagnuolo


La Vendetta
IL RE DI SPAGNA
CIPRIANO, Duca di Castiglia, suo fratello
LORENZO, figlio del Duca
BELLIMPERIA, sorella di Lorenzo
IL VICERÉ DEL PORTOGALLO
BALTHAZAR, suo figlio
DON PEDRO, fratello del Vicerè
HIERONIMO, maresciallo di Spagna
ISABELLA, sua moglie
HORATIO, loro figliuolo
Un Generale spagnuolo
Un Deputato
DON BAZULTO, vecchio
Tre cittadini
L’Ambasciatore portoghese
ALEXANDRO, nobili portoghesi
VILLUPPO, nobili portoghesi
Due Portoghesi
PEDRINGANO, servo di Bellimperia
CHRISTOPHIL, custode di Bellimperia
Un paggio di Lorenzo
CERBERINO, servo di Balthazar
Un’ancella d’ Isabella
Un Messaggero
Il Boia
Tre Ro e tre cavalieri nel primo spettacolo muto
Hymen e due portatori di torce nel secondo
BAZARDO, pittore
PEDRO, servo di Hieronimo
JACQUES, servo di Hieronimo
L’exercito
Il Convito
I seguiti reali
Nobili
Alabardieri
Ufficiali
Tre guardie
Trombettieri
Servi
Atto I
[SCENA I: INTRODUZIONE].
Entra l’ Ombra di Andrea, e con lui la Vendetta.
OMBRA
Quando questa eterna sostanza della mia anima
viveva imprigionata nella mia carne lussuriosa,
ciascuna nella sua funzione servendo al bisogno dell’altra,
io era un cortigiano nella corte spagnuola:
5
il mio nome era don Andrea; il mio lignaggio,
benchè non ignobile, pure inferiore di molto
alle graziose fortune della mia tenera giovinezza.
Perchè là nel fiore e nell’orgoglio de’ miei anni,
fedelmente servendo e degnamente amando,
10
in segreto io possedeva una valorosa dama,
che si chiamava per nome la dolce Bellimperia.
Ma, nella mèsse delle mie gioie d’estate,
l’inverno della Morte gelò i fiori della mia felicità,
separando a forza il mio amore da me.
15
Perchè nell’ultimo conflitto col Portogallo
il mio valore mi trasse nella bocca del pericolo,
finchè la vita fe’ passaggio alla morte attraverso le mie ferite.
Quando io fui ucciso, la mia anima subito discese
a passare la corrente Riviera d’Acheronte;
20
ma il rustico Caronte, solo barcaioulo colà,
disse che, non essendo stati celebrati i miei riti funebri,
io non poteva sedere tra i suoi passeggeri.
Prima che il sole avesse dormito tre notti nel grembo di Teti,
e spento il suo carro fumante nel suo flutto,
25
da don Horatio, figliuolo del nostro cavaliere maresciallo,
i miei funerali e le mie esequie furono fatti.
Allora fu il traghettatore d'inferno contento
di passarmi sulla melmosa piagia,
che conduce alle brutte onde del truce Averno.
30
Quivi, soddisfatto Cervero con un melato discorso,
io passai i pericoli del primo atrio.
Non lontano di là, fra diecimila anime,
sedevano Minosse, Eaco e Radamanto,
ai quali non prima io cominciai ad avvicinarmi,
35
per chiedere un passaporto per la mia ombra errante
che Minosse, in foglie incise per trar le sorti,
trase fuori il modo della mia vita e della mia morte.
– Questo cavaliere, – egli disse, – visse e morì in amore;
e per il suo amore tentò la sorte delle guerre;
40
e per la sorte della guerra perdette in sieme amore e vita. –
– Dunque, – disse Eaco, – conducetelo di qua
a passeggiare con gli amanti nei nostri campi d'amore,
e a spendere il corso del tempo eterno
sotto verdi ombre di mirti e di cipressi. –
45
– No, no, – disse Radamanto, – non sarebbe bene,
con anime amanti porre un fedele di Marte:
egli morì in guerra, e gli conviene andare ai campi marziali,
dove, Ettore ferito vive in pereptuo dolore,
e i Mirmidoni d'Achille scorrazzano per la piana. –
50
Allora Minosse, ill più mite dei tre censori,
usò questo spediente per finire la disputa.
– Mandatelo, – disse, – al nostro re infernale,
che lo giudichi come sembra meglio alla sua maestà, –
A questo fine il mio passaporto subito fu steso.
55
Lungo la mia via alla corte di Plutone,
attraverso le orribili ombre d'una notte sempre-tenebrosa,
io vidi più spettacoli di quanti mille lingue possano dire,
o penne serivere, o cuori mortali pensare.
Tre vie erano quivi. quella a mano destra
60
era la via diretta ai campi detti innanzi,
dove vivono gli amanti e i sanguini fedeli di Marte;
solo questi e quelli conteneva ne' suoi limiti.
Il sentiero a mano sinistra, spaventosamente declinante,
era un pronto precipizio al più profondo Inferno,
65
dove le furie sanguigne crollano le loro sferze d'acciaio,
e il povero Issione gira una ruota infinita:
dove gli usurai sono soffocati con oro liquefatto,
e i lussuriosi sono abbracciati da brutte serpi,
e gli omicidi gemono per ferite che-mai-non-uccidono,
70
e la genìa degli spergiuri scottati con piombo bollente,
e tutti i sozzi peccati oppressi dai tormenti.
Tra queste due vie io battei il sentiero di mezzo,
che mi condusse al bel prato Elisio,
in mezzo al quale sorge una magnifica torre,
75
con mura di bronzo e porte di diamante:
quivi trovando Plutone con la sua Proserpina,
io mostrai il mio passoporto, umiliato su’ miei ginocchi;
al che la bella Proserpina cominciò a sorridere,
e chiese ch’ella sola potesse dare la mia sentenza:
80
piacque a Plutone e la suggellò con un bacio.
Subito, Vendetta, ella ti sussurrò all'orecchio
e ti comandò di condurmi attraverso le porte di corno,
donde i sogni passano nella silenziosa notte.
Non prima ella ebbe parlato, che noi fummo qui –
85
io non so come – in un batter d'occhio.
VENDETTA
Allora sappi, Andrea, che tu sei giunto
dove tu vedrai l'autore della tua morte,
don Balthazar, il principe del Portogallo,
privato della vita da Bellimperia.
90
Qui sediamoci per vedere il mistero,
e servor da Coro in questa tragedia.
[SCENA II. LA CORTE DI SPAGNA. ]
Entrano il Re di Spagna, un Generale, Castiglia, e Hieronimo.
RE
Ora di', signor Generale, come sta il nostro campo?
GENERALE
Tutti bene, mio sovrano signore, tranne alcuni pochi
che sono morti per la sorte della guerra
RE
95
Ma che cosa prenunzia la tua lieta cera,
e il correre alla nostra presenza così in fretta?
Parla, uomo, la fortuna ci ha dato la vittoria?
GENERALE
Vittoria, mio signore, e con piccola perdita.
RE
I nostri Portoghesi ci pagheranno dunque il tributo?
GENERALE
100
Il tributo e inoltre il consueto omaggio.
RE
Dunque benedetto sia il cielo e il reggitore dei cieli
dal cui propizio influsso tale giustizia procede.
CASTIGLIA
O multum dilecte Deo, tibi militat aether,
et conjuratae curvato poplite gentes
105
succumbunt: recti soror est victoria juris.
RE
Grazie al mio amoroso fratello di Castiglia.
Ma, Generale, spiega in breve discorso
la forma della battaglia e il successo della vostra guerra,
che, aggiungendo tutto il piacere delle tue notizie
110
all'altezza della precedente felicità,
con più ricco soldo e più grande dignità
noi possiamo rimunerare la tua felice cavalleria.
GENERALE
Dove la Spagna e il Portogallo insieme intrecciano
le loro frontiere, appoggiandosi l'una sui confini dell'altro,
115
quivi s'incontrarono i nostri eserciti in ordine magnifico:
l'uno e l'altro ben guerniti, l'uno e l'altro pieni di speranza e di timore,
l’uno e l’altro egualmente minacciando con gran mostre d’ardimento,
l’uno e l’altro gloriosi di diversi colori d’assise,
l’uno e l’altro allegramente suonando trombe, tamburi e cornamuse,
120
l’uno e l’altro levando orribili clamori al cielo,
che valli, colli e fiumi ripercuotevano,
e il cielo istesso era atterrito dal suono.
Le nostre schiere da ambo le parti erano ordinate in forma di squadra,
ogni angolo fortemente protetto da ali di tiratori;
125
ma prima che ci scontrassimo e venissimo al cozzo delle picche,
io condussi una squadra dei nostri più spediti tiratori
fuori dalla nostra retroguardia, per cominciare la battaglia:
essi condussero un’altr’ala per farsi fronte.
Intanto, la nostra artiglieria agiva da ambo i lati,
130
e i capitani si sforzavano di dar prova del loro valore.
Don Pedro, il principale colonnello della loro cavalleria,
con la sua cornetta audacemente tentò
di romperé l’ordine dei nostri ranghi di battaglia:
ma Don Rogero, valoroso uomo di guerra,
135
marciò innanzi contro di lui coi nostri moschettieri,
e arrestò la malizia del suo feroce approccio.
Mentre essi tengon calda la zuffa in ogni lato,
le due schiere si scontrano, e vengono a corpo a corpo,
la loro violenta fucileria somigliando alla furia dell’oceano,
140
quando, alto mugghiando, e con gonfia marea,
batte contro le balze di enorme scogli,
e s’apre per inghiottire le terre vicine.
Ora mentre Bellona infuria qua e colà,
spesse tempeste di palle cadono come grandine d’inverno,
145
e lance frantumate oscurano l‘aria turbata.
Pede pes et cuspide cuspis;
arma sonant armis, vir petiturque viro.
Da ogni lato cascano i capitani al suolo,
e i soldati, altri malamente mutilati, altri uccisi, d’un colpo.
150
Qui cade un corpo separato dalla sua testa,
là gambe e braccia giacciono sanguinanti sull’erba,
miste con armi e corsieri sventrati,
che coprono dispersi la pianura purpurea.
In tutto questo tumulto, tre lunghe ore e più,
155
la vittoria non inclinò nè da una parte nè dall’altra;
finchè Don Andrea, con i suoi prodi lancieri,
nella loro schiera principale fece una così grande breccia,
che, mezzo sgominata, la moltitudine si ritirò:
ma Balthazar, il giovine príncipe del Portogallo,
160
venne alla riscossa e li incoraggiò a resistire.
Indi la battaglia fu ardentemente rinnovata,
e in quel conflitto fu Andrea ucciso:
prode uomo nelle armi, ma debole contro Balthazar.
Pure mentre il príncipe, insultando su di lui,
165
pronunciava superbi vanti, che a noi suonavan rimprovero,
amicizia e ardito valore, congiunti in uno,
spronarono Horatio, il figliuolo del nostro cavaliere maresciallo,
a sfidare quel príncipe a singolar tenzone.
Non molto tra questi due la tenzone durò,
170
ma súbito il príncipe fu abbattuto di sul suo cavallo,
e costretto a darsi prigioniero al suo nemico.
Quando egli fu preso, tutti gli altri fuggirono
e le nostre carabine li inseguirono a morte,
finchè, ondeggiando Febo verso il mare occidentale,
175
i nostri trombettieri ebbero il comando di suonare la ritirata.
RE
Grazie, buon signor Generale, per queste buone notizie;
e per alcun argomento di più altro a venire,
prendi questa e portala per amore del tuo sovrano.
Gli dà la sua catena.
Ma dimmi ora, hai tu conclusa una pace?
GENERALE
180
Non altro, mio signore, che una pace condizionale,
che, se con l’omaggio sarà pagato il tributo,
la furia delle vostre forze sarà arrestata:
e a questa pace il loro vicerè sottoserisse,
Dà al Re una carta.
e fece voto solenne che, al suo vivente,
185
il suo tributo sarà fedelmente pagato alla Spagna.
RE
Queste parole, questi fatti, convengono bene alla tua persona.
Ma ora, cavaliere maresciallo, fa festa col tuo re,
perchè il tuo figliuolo riporta il premio di questa battaglia.
HIERONIMO
A lungo possa egli vivere per servire il mio sovrano signore,
190
e presto perire, s’egli non serve il mio signore.
RE
Nè tu nè lui morrete senza ricompensa.
Uno squillo lontano.
Che significa l’avvertimento di questo suono di tromba?
GENERALE
Questo mi dice che gli uomini di guerra della vostra grazia,
quali la sorte della guerra ha salvati da morte,
195
vengon marciando verso il vostro seggio regale,
per mostrarsi innanzi alla vostra maestà:
perchè così io disposi alla mia partenza.
Così per dimostrazione apparirà,
che tutti, tranne trecento o poco più,
200
sono tornati salvi, e fatti ricchi dai loro nemici.
L’esercito entra; Balthazar, fra Lorenzo ed Horatio, prigioniero.
RE
Una gioconda vista! Io ho gran voglia di vederli qui.
Entrano e passano oltre.
Era quello il bellicoso príncipe del Portogallo,
che dal nostro nipote era condotto in trionfo?
GENERALE
Egli era, mio signore, il príncipe del Portogallo.
RE
205
Ma chi era quegli che dall’altro lato
lo teneva per un braccio, come partecipe del premio?
HIERONIMO
Quegli era il mio figliuolo, mio grazioso sovrano;
del quale benchè dalla sua tenera infanzia
i miei amorosi pensieri non sperarono mai se non bene,
210
egli mai non piacque agli occhi di suo padre fin ora,
nè empì il mio cuore con soprasazianti gioie.
RE
Va, falli di nuovo marciare intorno a queste mura,
che, fermandoli, noi possiamo conferire e parlare
col nostro prode prigioniero e con la sua doppia guardia.
215
Hieronimo, questo assai ci piace,
che nella nostra vittoria tu abbia una parte,
per virtù dell’impresa del tuo valoroso figliuolo.
Entrano di nuovo.
Condúcete qui il giovine principe del Portogallo:
gli altri marcino innanzi; ma prima che sian licenziati,
220
noi vogliamo regalare ad ogni soldato
due ducati, e ad ogni capo dieci,
ch’essi sappiano che la nostra larghezza fa ad essi buona accoglienza.
Exeunt tutti meno Balthazar, Lorenzo ed Horatio.
Benvenuto, don Balthazar! benvenuto, nipote!
E tu, Horatio, tu pure sei il benvenuto.
225
Giovine príncipe, benchè le forti colpe di tuo padre,
in rifiutare il tributo ch’egli debe,
non meritono se non severi provvedimenti dalle nostre mani,
pure tu conoscerai che la Spagna è un paese d’onore.
BALTHAZAR
La trasgressione che mio padre fece in pace
230
è ora sanzionata dalla sorte delle guerre;
ed una volta date le carte, non giova chiedere perchè così.
I suoi uomini sono uccisi, un indebolimento per il suo reame;
i suoi colori perdurati, una macchia sul suo nome;
il suo figliuolo in triste stato, un corrosivo per il suo cuore:
235
questi castighi possano purgare la sua ultima offesa.
RE
Sì, Balthazar, se egli osservarà questa tregua,
la nostra pace si farà più forte per queste guerre.
Vivi tu intanto, benchè non in libertà,
pure libero dal portare qualsiasi giogo servile;
240
perchè, a quel che udimmo, i tuoi meriti furono grandi,
e tu stesso t’acquisti grazia alla nostra vista.
BALTHAZAR
Ed io mi studierò di meritare questa grazia.
RE
Ma dimmi – perchè il fatto che tutti e due ti tengono mi fa dubitare –
di quale di questi due sei tu prigioniero?
LORENZO
245
Mio, mio signore.
HORATIO
Mio, mio sovrano.
LORENZO
Questa mano prima prese il suo corsiero per le redini.
HORATIO
Ma prima la mia lancia lo scavalcò.
LORENZO
Io presi la sua spada, e primo l’ebbi in mio potere.
HORATIO
Ma primo io lo forzai a deporre le sue armi.
RE
250
Lasciate il suo braccio, sul nostro privilegio!
Essi lo lasciano
Di', valoroso principe, a quale dei due tu t'arrendesti?
BALTHAZAR
A lui in cortesia, a questo per forza:
egli mi parlò gentile, quest'altro mi diè percosse;
egli mi promise la vita, quest’altro mi minacciò di morte;
255
egli si guadagnò il mio amore, quest'altro si impossessò di me,
e per dire la verità, io m'arrendei all'uno e all'altro.
HIERONIMO
Se non ch'io conosco vostra grazia pero giusta e savia,
e potrei sembrar parziale in questa disputa,
forzata dalla natura e dalla legge delle armi,
260
la mia lingua diferenderebbe il diritto del giovine Horatio:
quegli cacciò bene, che uccise il leone,
non quegli che ne portò la pelle per vestito;
così le lepri possono tirare i leoni morti per la barba.
RE
Sta tranquillo, maresciallo, che non ti si farà torto;
265
e, per tuo amore, il tuo figliuolo avrà il suo diritto.
Vi rimettete tutti e due al mio giudizio?
LORENZO
Io non domando meglio di quel che vostra grazia aggiudica.
HORATIO
Anch'io, benchè io mi ritenga nel mio diritto.
RE
Allora, per mia sentenza, così la vostra contesa abbia fine:
270
tutti e due voi meritate, e tutti e due avrete una ricompensa.
Nipote, tu prendesti la sua spada e il suo cavallo:
le sue armi e il suo cavallo sono la tua ricompensa.
Horatio, tu primo lo forzasti ad arrendersi:
il suo riscatto è perciò il prezzo del tuo valore;
275
fissate la somma, come a voi due aggraderà.
Ma, nipote, tu avrai in guardia il principe,
perchè il tuo stato è piu adatto a un tale ospite:
la casa d'Horatio sarebbe piccola per tutto il suo seguito.
Pure, avuto riguardo che la tua sostanza è maggiore della sua,
280
e perchè giusto guiderdone tocchi al merito,
a lui noi concediano l'armatura del principe.
Come piace a don Balthazar questo spediente?
BALTHAZAR
Moltissimo, mio signore, se si ponesse questa clausola,
che don Horatio ci tenga compagnia,
285
cui io ammiro ed amo per la sua cavalleria.
RE
Horatio, non lo lasciare, poichè t'ama tanto. –
Ora andiano via, per provvedere al pagamento dei nostri soldati,
e per festeggiare il nostro prigionero come un ospite amico.
Exeunt.
[SCENA III. LA CORTE DEL PORTOGALLO. ]
Entrano il Vicerè, Alexandro, Villuppo.
VICERÈ
Il nostro ambasciatore è in viaggio per la Spagna?
ALEXANDRO
290
Due giorni, mio signori, son passati dalla sua partenza.
VICERÈ
E il pagamento del tributo lo accompagna?
ALEXANDRO
Si, mio buon signore.
VICERÈ
Allora riposiani noi qui un poco nella nostra inquietudine,
e nutriano i nostri affani di qualche interno sospiro,
295
perchè le cure più profonde non mai rompono in lagrime.
Ma perchè io seggo su un trono regale?
Questo conviene meglio al perpettuo lamento d'uno sventurato.
Cade al suolo.
Ed anche questo è più alto di dove giunge la mia sorte,
e perciò meglio che il mio stato meriti.
300
Sì, sì, questa terra, immagine di melanconia,
cerca colui cui i fati destinato alla sventura.
Qui lasciatemi giacere; ora io sono nel luogo più basso.
Qui jacet in terra, non habet unde cadat.
In me consumpsit vires fortuna nocendo:
305
nil superest ut jam possit obesse magis.
Sì, la Fortuna mi può privare della mia corona:
qui, prendila – lasciate ora che la Fortuna faccia il suo peggio,
essa non mi ruberà quest'abito bruno:
o no, essa non invidia che le cose piacevoli.
310
Tale è la follia della maligna sorte!
La Fortuna è cieca, e non vede i miei meriti;
così essa è sorda, e non ode i miei lamenti:
e, potesse ella udire, è ostinatamente pazza,
e perciò non avrà pietà della mia disgrazia.
315
Poniamo ch’ella potesse aver pieta di me, e che allora?
Quale aiuto si può aspettare dalle sue mani,
se il suo piede è posato su una pietra girante,
e la sua mente è più mutevole dei venti incostanti?
Perchè gemo io dunque, se non c’è speranza di rimedio?
320
O sì, il lamentarmi fa che il mio dolore sembri minore.
La mia ultima ambizione ha macchiato la mia fede;
la mia mancanza di fede ha causato sanguinose guerre;
queste guerre sanguinose hanno esausto il mio tesoro;
e col mio tesoro il sangue del mio popolo;
325
e col suo sangue, la mia gioia e il mio beneamato,
il mio beneamato, il mio dolce e solo figliuolo.
O perchè non andai io stesso alla guerra?
La causa era mia; io avrei potuto morire per tutti e due:
i miei anni eran maturi, i suoi pur giovani e verdi;
330
la mia morte era naturale, ma la sua violenta.
ALEXANDRO
Senza dubbio, mio signore, il principe vive ancora.
VICERÈ
Vive? o, dove?
ALEXANDRO
In Ispagna – prigionero per mala ventura di guerra.
VICERÈ
Allora lo avranno ucciso per la colpa del padre suo.
ALEXANDRO
335
Questa sarebbe una infrazione alla comune legge delle armi.
VICERÈ
Non curano le leggi quelli che meditano una vendetta.
ALEXANDRO
Il prezzo del suo riscatto tratterrà l’ingiusta vendetta.
VICERÈ
No; s’egli vivesse, le sue notizie sarebbero presto qui.
ALEXANDRO
Anzi, le cattive nuove volano anche più rapide delle buone.
VICERÈ
340
Non mi parlar più di notizie; perchè egli è morto.
VILLUPPO
Mio sovrano, perdona all’autore di brutte nuove,
ed io ti paleserò la sorte del tuo figliuolo.
VICERÈ
Su parla, io ti ricompenserò, qualunque essa sia:
il mio orecchio è pronto ad accogliere brutte nuove;
345
il mio cuore s’è fatto duro contro l’assalto del male;
àlzati, ti dico, e fa il tuo racconto per disteso.
VILLUPPO
Dunque odi quella verità che questi miei occhi han veduta:
quando i due eserciti furono congiunti nella battaglia,
Don Balthazar, tra le schiere più folte,
350
per acquistar fama fece maravigliosi fatti d’armi:
fra gli altri io vidi lui, a corpo a corpo,
in singolar tenzone col loro generale;
finchè Alexandro, che qui s’infinge
sotto l’aspetto di amico fedele,
355
scaricò la sua pistola alle spalle del principe,
come se avesse voluto uccidere il loro generale:
ma con ciò Don Balthazar cadde giù;
e quando egli cadde, allora noi cominciammo a fuggire:
ma, foss’egli vissuto, la giornata sarebbe stata nostra di sicuro.
ALEXANDRO
360
O triste menzogna! O traditore scellerato!
VICERÈ
Tu fa silenzio! Ma ora, Villuppo di’,
dove poi finì il cadavere di mio figlio?
VILLUPPO
Io vidi che lo trascinavano alle tende spagnuole.
VICERÈ
Ah sì! i miei sogni notturni questo m’han detto. –
365
Tu falso, malvagio, ingrato, bestia traditrice,
in che cosa Balthazar t’aveva offeso,
che tu lo dovessi così dare in mano ai nostri nemici?
Era oro spagnuolo quello che così t’annebbiava la vista,
che tu non potessi vedere parte alcuna dei nostri meriti?
370
Forse, perchè tu sei signore di Terceira,
avevi qualche speranza di portare questo diadema,
se prima il mio figliuolo e poi io stesso fossimo stati uccisi;
ma il tuo pensiero ambizioso romperà il tuo collo.
Sì, questa ti fece spandere il suo sangue:
Si toglie la corona e se la rimette.
375
ma io la porterò ora finchè il tuo sangue sia spanto.
ALEXANDRO
Degnatevi, temuto sovrano, d’udirmi parlare.
VICERÈ
Conducetelo via; la sua vista è un secondo inferno.
Tenetelo, finchè noi decidiamo della sua morte:
se Balthazar è morto, egli non vivrà.
380
Villuppo, seguici per la tua ricompensa.
Exit il Vicerè.
VILLUPPO
Così ho io con un invidioso, falso racconto
ingannato il re, tradito il mio nemico,
e spero un guiderdone per la mia scelleraggine.
Exit.
[SCENA IV. UNA STANZA NEL PALAZZO DEL RE DI SPAGNA.]
Entrano Horatio e Bellimperia.
BELLIMPERIA
Signor Horatio, questo è il luogo e l’ora
385
in cui io debbo supplicarti di riferire
i particolari della morte di Don Andrea,
che, vivendo, era il più dolce fiore della mia ghirlanda,
e nella sua morte ha sepolto le mie gioie.
HORATIO
Per amor suo e per vostro servizio,
390
io non rifiuterò questo grave e triste incarico:
pure lagrime e sospiri, io temo, mi faranno impedimento.
Quando i nostri due eserciti furon congiunti nella battaglia,
il vostro valeroso cavaliere nel più folto,
per gloriosa cagione sempre mirando al meglio,
395
fu da ultimo dal giovine don Balthazar
scontrato a corpo a corpo: il loro combattimento fu lungo,
i loro cuori eran grandi, i loro clamori minacciosi,
la loro forza pari, e i colpi d’ambo i lati pericolosi.
Ma l’iraconda Nemesi, questo malvagio potere,
400
invidiando la fama e il valore d’Andrea,
troncò la sua vita, per por fine alla sua fama e al suo valore.
Essa, essa, stessa, travestita sotto la maschera d’un’amatura –
come Pallade innanzi alla superba Pergamo –
guidò un fresco soccorso d’alabardieri,
405
che gli sventrarono il cavallo e gettarono lui a terra.
Allora il giovine don Balthazar, con furia spietata,
prendendo vantaggio dalla disgrazia del suo avversario,
compì ciò che i suoi alabardieri avean cominciato,
e non ristette finchè Andrea non fu morto.
410
Allora, benchè troppo tardi, acceso di giusta ira,
io con la mia schiera m’avanzai contro il principe,
e lo trassi prigionero di tra i suoi alabardieri.
BELLIMPERIA
Avessi tu ucciso lui, che così uccise il mio amore!
Ma fu poi perduto il cadavere di Don Andrea?
HORATIO
415
No, per questo io sopratutto lottai,
nè indietreggiai finchè non l’ebbi ricuperato:
io lo raccolsi e lo strinsi fra le mie braccia;
e portatolo nella mia propria tenda,
quivi lo posi giù e l’irrorai delle mie lagrime,
420
e sospirai e m’addolorai come conveniva ad amico.
Ma nè dolore d’amico, nè sospiri, nè lagrime,
poterono trarre la pallida morte dal suo diritto usurpato.
Pure questo io feci, e meno non poteva fare:
io procurai che fosse onorato del dovuto funerale.
425
Questa sciarpa io strappai dal suo braccio senza vita,
e la porto in rimembranza del mio amico.
BELLIMPERIA
Io conosco la sciarpa: la teness’egli ancora!
Perchè se fosse vissuto, ancora la terrebbe,
e la porterebbe per amore della sua Bellimperia:
430
perchè fu il mio dono alla sua ultima partenza.
Ma ora portala tu insieme per lui e per me,
perchè dopo di lui tu l’hai più d’ogni altro meritata.
Ma per la tua bontà verso di lui in vita e in morte,
sta certo, finchè dura la vita di Bellimperia,
435
ch’ella sarà la riconoscente amica di Don Horatio.
HORATIO
E, signora, Don Horatio non si stancherà
di servire umilmente la bella Bellimperia.
Ma ora, se questo è il vostro buon gradimento,
io chiederò a voi licenza d’andare a cercare il principe,
440
perchè di ciò m’ha incaricato il duca vostro padre.
BELLIMPERIA
Sì, va, Horatio, lasciami qui sola;
Exit.
perchè la solitudine meglio conviene al mio triste umore.
Pure a che vale piangere la morte d’Andrea,
da poi che Horatio diviene il mio secondo amore?
445
S’egli non avesse amato Andrea come l’amò,
egli non potrebbe sedere nei pensieri di Bellimperia.
Ma come può l’amore trovar rifugio nel mio petto,
finchè io non vendichi la morte del mio amato?
Sì, un secondo amore aiuterà la mia vendetta!
450
Io amerò Horatio, l’amico del mio Andrea,
per far più affronto al principe che cagionò la sua fine;
e come Don Balthazar, che uccise il mio amore,
ora chiede grazia egli stesso dalle mie mani,
egli, nel rigore del mio giusto sdegno,
455
mieterà un lungo pentimento per il suo assassinio.
Perchè che altro fu, se non codardia da assassini,
il gittarsi in tanti sopra un valente cavaliere,
senza rispetto all’onore nel combattimento?
E qui egli viene, che assassinò la mia gioia.
Entrano Lorenzo e Balthazar.
LORENZO
460
Sorella, che significa questo melanconico portamento?
BELLIMPERIA
Che per un po’io non desidero alcuna compagnia.
LORENZO
Ma qui il principe è venuto per visitarvi.
BELLIMPERIA
Ciò dimostra ch’egli vive in libertà.
BALTHAZAR
No, signora, ma in piacevole servitù.
BELLIMPERIA
465
La vostra prigione dunque è, pare, la vostra fantasia.
BALTHAZAR
Sì, la mia libertà e fatta schiava dalla fantasia.
BELLIMPERIA
Allora per mezzo della fantasia liberatevi di nuovo.
BALTHAZAR
E che, se la fantasia ha messo in pegno il mio cuore?
BELLIMPERIA
Pagate quel che improntaste, e ricuperatelo.
BALTHAZAR
470
Io muoio, s’esso torna dal luogo dove si trova.
BELLIMPERIA
Un uomo senza cuore, e vivo? Un miracolo!
BALTHAZAR
Certo, signora, l’amore può operare tali miracoli.
LORENZO
Via, via, mio signore! lasciate queste ambagi,
e in semplici parole fatele conoscere il vostro amore.
BELLIMPERIA
475
A che giova il lamento, dove non c’è rimedio?
BALTHAZAR
Sì, alla vostra graziosa persona io debbo far lamento,
nella cui benigna risposta sta il mio rimedio;
alla cui perfezione tutti i miei pensieri son rivolti;
nel cui aspetto i miei occhi trovano il soggiorno della bellezza;
480
nel cui petto trasparente il mio cuore ha la sua dimora.
BELLIMPERIA
Ah, mio signore, questi non sono che complimenti,
e che un’astuzia per farmi andar via da questo luogo.
Ella, uscendo, lascia cadere il suo guanto che Horatio, entrando, raccoglie.
HORATIO
Signora, il vostro guanto.
BELLIMPERIA
Grazie, buon Horatio; prendilo per le tue premure.
BALTHAZAR
485
Il signor Horatio s’è chinato al momento buono!
HORATIO
Ho raccolto maggior grazia che non meritassi o sperassi.
LORENZO
Mio signore, non v’affliggete per quel ch’è accaduto:
voi sapete che le donne sono spesso capricciose;
queste nuvole per poco vento si dissiperanno:
490
lasciate fare a me, io stesso le disperderò.
Frattanto, pensiamo a spendere il tempo
in qualche dilettevole spasso ed in baldoria.
HORATIO
Il re, miei signori, sta per venir qui subito,
per festeggiare l’ambasciatore portoghese;
495
tutto era pronto prima ch’io venissi.
BALTHAZAR
Allora ci conviene attender qui il re,
per dar qui il benvenuto al nostro ambasciatore,
e aver notizia della salute di mio padre e del mio paese.
[SCENA V. LA STESSA.]
Entra il Convito, i Trombettieri, il Re e l’Ambasciatore.
RE
Vedete, signor Ambasciatore, come la Spagna tratta
500
il suo prigionero Balthazar, il figliuolo del Vicerè;
noi ci pacciamo più di cortesie che di guerre.
AMBASCIATORE
Triste è il nostro re, il Portogallo piange
supponendo che Don Balthazar sia stato ucciso.
BALTHAZAR
(a parte) Così è di me – ucciso dalla tirannia della belleza. –
505
Voi vedete, mio signore, come Don Balthazar fu ucciso:
io fo festa col figliuolo del Duca di Castiglia,
involto a tutte l’ore nei piaceri della corte,
e favorito dalla benevolenza di sua maestà.
RE
Differite i vostri saluti alla fine della nostra festa;
510
ora venite a sedere con noi, e a gustare il nostro imbandimento.
Siede al convito.
Sedete, giovine principe, voi siete il nostro secondo ospite;
fratello, siedi; e, nipote, prendi il tuo posto.
Signor Horatio, tu attendi alla nostra coppa;
perchè bene tu hai meritato d’esser onorato.
515
Ora, signori, incominciate; Spagna è Portogallo,
e Portogallo e Spagna: noi siamo amici;
il tributo è pagato, e noi fruiamo del nostro diritto.
Ma dov’è il vecchio Hieronimo, il nostro maresciallo?
Egli ci promise, in onore del nostro ospite,
520
di adornare il nostro convito con un pomposo divertimento.
Entra Hieronimo con un tamburo, e tre cavalieri, ciascuno col suo scudo; poi egli conduce tre re, e
quelli prendono le loro corone ed essi prigionieri.
Hieronimo, questa maschera contenta il mio occhio,
benchè io non penetri bene nel mistero.
HIERONIMO
Il primo cavaliere armato, che sospese il suo scudo,
Egli prende lo scudo e lo dà al Re.
era l’inglese Roberto, conte di Gloucester,
525
il quale, quando Re Stefano reggeva in Albione,
giunse con due mila e cinquecento uomini
in Portogallo, e fortunato in guerra
costrinse il Re, che allora non era altri che un Saraceno,
a subire il giogo della monarchia inglese.
RE
530
Mio signore del Portogallo, con ciò voi vedete
cosa che può confortare insieme il vostro re e voi,
e far parere minore la vostra ultima disavventura.
Ma di’, Hieronimo, chi era l’altro?
HIERONIMO
Il secondo cavaliere, che sospese il suo scudo,
Fa come ha fatto prima.
535
era Edmondo, conte di Kent in Albione,
quando l’inglese Riccardo portava il diadema.
Egli venne in egual modo, e spianò le mura di Lisbona,
e prese il Re del Portogallo in battaglia;
per il quale e per altri simili servigi
540
egli fu poi creato Duca di York.
RE
Questo è un altro particolare argomento,
per cui il Portogallo può degnarsi di subire il nostro giogo,
ch’esso è stato soggiogato dalla piccola Inghilterra.
Ma ora, Hieronimo, chi era l’ultimo?
HIERONIMO
545
Il terzo ed ultimo, ma non per merito, nel nostro novero,
Facendo come prima.
era, come gli altri, un valente inglese,
il coraggioso Giovanni di Gaunt, Duca di Lancaster,
come dal suo scudo manifestamente apparisce.
Egli con un potente esercito venne in Ispagna,
550
e prese il nostro Re di Castiglia progionero.
AMBASCIATORE
Questo è un argomento per il nostro vicerè,
che la Spagna non dovrebbe insultare per la sua fortuna,
poichè i guerrieri inglesi in egual modo conquistarono la Spagna,
e le fecero piegare i ginocchi innanzi al Albione.
RE
555
Hieronimo, io bevo a te per questa invenzione,
ch’è stata gradita insieme all’ambasciatore e a me:
brinda con me, Hieronimo, se tu ami il tuo re.
Prende la coppa da Horatio.
Mio signore, io temo che noi sediamo già da troppo tempo
se pure le nostre vivande fossero più delicate;
560
ma vi abbiamo accolto col meglio che abbiamo.
Ora entriamo, che voi possiate essere rimandato:
io credo che il nostro consiglio sia già pronto.
Exeunt omnes.
[SCENA VI: CORO.]
L’ombra di Andrea, la Vendetta.
ANDREA
Per questo noi veniamo dal profondo delle regioni sotterranee,
per veder festeggiare colui che mi diede la mia ferita mortale?
565
Questi piacevoli spettacoli sono un dolore per la mia anima:
null’altro che unione e amore e conviti?
VENDETTA
Sta tranquillo, Andrea; prima che noi ce n’andiamo di qui,
io volgerò la loro amicizia in feroce corruccio,
il loro amore in odio mortale, il loro giorno in notte,
570
la loro speranza in disperazione, la loro pace in guerra,
le loro gioie in dolore, la loro felicità in miseria.
Atto II
[SCENA I. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entrano Lorenzo e Balthazar.
LORENZO
Mio signore, benchè Bellimperia sembri così ritrosa,
lasciate che la regione vi mantenga nella vostra consueta gaiezza.
Col tempo il toro selvaggio soporta il giogo,
575
col tempo tutti i falchi altieri si volgono al richiamo,
col tempo le piccole biette spaccan la quercia più dura,
col tempo la selce è escavata dalla più tenera goccia,
ed ella col tempo si muoverà dal suo disdegno,
e compiangerà la sofferenza del vostro amoroso tormento.
BALTHAZAR
580
No, ell’è più selvaggia, e piu dura ancora
che bestia, o ucello, o albero, o muro di pietra.
Ma perchè macchio io il nome di Bellimperia?
È mia la colpa, non ch’ella meriti biasimo.
Le mie fattezze non sono tali da apagar la sua vista,
585
le mie parole son rozze, e non le dànno alcun diletto.
Le linee che io le mando son aspre e sgraziate,
quali scorrono dalle cannucce di Pan e di Marsia.
I miei doni non sono di costo sufficiente,
ed essendo senza valore, tutta la mia fatica è perduta.
590
Pure ella mi potrebbe amare per la mia prodezza:
sia, ma questa è diffamata dalla prigionia.
Pure ella mi potrebbe amare per contentare suo padre;
sia, ma la sua ragione signoreggia la volontà di lui.
Pure ella mi potrebbe amare come l’amico di suo fratello:
595
sia, ma le sue speranze mirano a un altro fine.
Pure ella mi potrebbe amare per elevare il suo stato:
sia, ma forse ella spera un più nobile consorte.
Pure ella mi potrebbe amare come lo schiavo della sua bellezza:
sia, ma io temo ch’ella non possa amare affatto.
LORENZO
600
Mio signore, per amor mio lasciate questa fenesia,
e non dubitate che troveremo qualche rimedio.
Qualche causa c’è, per cui voi non siete amato;
prima bisogna conoscerla, e poi toglierla di mezzo.
E che, se mia sorella amasse un altro cavaliere?
BALTHAZAR
605
Il mio giorno d’estate si volgerebbe in note d’inverno.
LORENZO
Io ho già trovato uno stratagemma,
per venire a capo di questo dubbioso argomento.
Mio signore, per una volta voi sarete governato da me;
non mi fate ostacolo, qualunque cosa udiate o vediate.
610
Per forza o colle buone voglio darmi attorno
per trovar fuori la verità di tutta questa questione.
Oh, Pedringano!
PEDRINGANO
Signior!
LORENZO
Vien qui presto.
Entra Pedringano.
PEDRINGANO
Ha la vostra signoria qualche servizio da comandarmi?
LORENZO
Si, Pedringano, un servizio d’importanza;
615
e – per non perder tempo in chiacchiere –
così sta il caso: non è molto, tu sai,
ch’io t’ho difeso dall’ira di mio padre,
per la tua complicità nell’amore di Andrea,
per cui t’era stato assegnato un castigo:
620
io mi posi fra te e il tuo castigo,
e da allora, tu sai come io t’ho favorito.
Ora a questi favori io aggiungerò una ricompensa,
non di belle parole, ma con copia di monete d’oro,
e terre, e una vita piena d’onori,
625
solo che tu soddisfaccia a una mia giusta domanda:
dimmi la verità, e m’avrai per tuo amico per sempre.
PEDRINGANO
Qualunque cosa la vostra signoria mi domanderà,
il mio stretto dovere m’impone di dire la verità,
se mai è in mio potere di dire la verità.
LORENZO
630
Allora, Pedringano, questa è la mia domanda:
chi ama mia sorella Bellimperia?
Poichè ella ripone tutta la sua fiducia in te.
Parla, uomo, e guadagna insieme l’amicizia e la ricompensa:
io intendo, chi ama ella in luogo di Andrea?
PEDRINGANO
635
Aimè, mio signore, dopo la morte di Don Andrea
io non ho più la sua confidenza come prima;
e perciò non so s’ella ami o no.
LORENZO
No, se tu tergiversi, io sono il tuo nemico,
Q4 Trae la spada. Q4
e la paura forzerà quel che l’amicizia non vince:
640
la tua morte sepellirà ciò che la tua vita nasconde;
tu muori per far più conto di lei che di me.
PEDRINGANO
Oh, state, mio signore!
LORENZO
Ora parla il vero, ed io ti ripagherò,
e ti difenderò da qualunque cosa possa seguirne,
645
e terrò celato tutto ciò che viene da te.
Ma se tu indugi una volta ancora, sei morto.
PEDRINGANO
Se madama Bellimperia fosse innamorata –
LORENZO
Che, marrano! Se e ma?
PEDRINGANO
Oh, state, mio signore, ella ama Horatio.
Balthazar balza indietro.
LORENZO
650
Come, Don Horatio, il figlio del nostro cavaliere maresciallo?
PEDRINGANO
Propio lui, mio signore.
LORENZO
Ora di’, ma come sai tu ch’egli è il suo amore?
E tu mi troverai benigno e liberale:
àlzati, dico, a senza paura di’la verità.
PEDRINGANO
655
Ella gli mandò lettere, che io stesso lessi,
piene zeppe di linee e di espressioni d’amore
anteponendo lui al principe Balthazar.
LORENZO
Giura su questa croce che quel che dici è vero;
e che terrai celato quello che hai detto.
PEDRINGANO
660
Giuro l’una cosa e l’altra, per colui che tutti ci fece.
LORENZO
Nella speranza che il tuo giuramento sia vero, qui è la tua ricompensa:
ma se ti trovo spergiuro e falso,
questa stessa spada, su ciu tu hai giurato,
sarà l’artefice della tua tragedia.
PEDRINGANO
665
Quel che ho detto è vero, e sarà – per parte mia –
sempre tenuto celato a Bellimperia .
Inoltre, la liberalità di vostro onore
Merita il mio fedele servizio, anche fino alla morte.
LORENZO
Sia questo tutto ciò che tu farai per me:
670
sta in guardia, dove e quando questi amanti si ritrovano,
e dàmmene avviso in qualche modo segreto.
PEDRINGANO
Così farò, mio signore.
LORENZO
Allora troverai tu ch’io son liberale.
Tu sai che io posso innalzare il tuo stato più
675
di lei; sii perciò saggio, e non mi mancare.
Va e sèrvila, com’è tuo costume,
che l’assenza non le facia pensare che tu mal fai.
Exit Pedringano.
Ebbene: tam armis quam ingenio:
dove le parole non valgono, vale la violenza;
680
ma l’oro fa più che le une e l’altra.
Come piace al principe Balthazar questo stratagemma?
BALTHAZAR
Mi piace e mi spiace; mi fa felice e triste:
felice, perchè so chi fa impedimento al mio amore;
triste, perchè temo che colei m’odî ch’io amo.
685
Felice, perchè so su chi vendicarmi;
triste, perchè ella mi fuggirà, se io mi vendicherò.
Pure debbo far vendetta, o morire io stesso,
perchè l’amore attraversato si fa impaziente.
Io credo che Horatio sia per destino la mia peste:
690
prima, nel suo pugno egli brandi una spada,
e con cuesta spada fieramente uscì in guerra,
e in questa guerra mi diede ferite pericolose,
e per queste ferite mi forzò ad arrendermi,
e per la mia resa io divenni suo schiavo.
695
Ora nella sua bocca egli porta piacevoli parole,
le quali pieacevoli parole ricettano dolci pensieri,
i quali dolci pensieri sono invischiati con astute frodi,
le quali astute frodi blandiscono le orecchie di Bellimperia,
e per le sue orecchie s’immergono giù nel suo cuore,
700
e nel suo cuore pongono lui, dove io dovrei stare.
Così ha egli preso il mio corpo con la sua forza,
ed ora con l’astuzia vorrebbe far prigionera la mia anima:
ma con la sua rovina io voglio tentare i fati,
ed o perdere la mia vita o vincere il mio amore.
LORENZO
705
Andiamo, mio signore; il vostro indugio arresta la vendetta.
Non fate che seguir me, e guadagnare il vostro amore:
per vincere il favore di lei conviene toglier lui di mezzo.
Exeunt.
[SCENA II. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entrano Horatio e Bellimperia.
HORATIO
Ora, signora, poichè in grazia del nostro amore
il nostro fumo nascosto s’è volto in fiamma aperta,
710
e con sguardi e parole noi cibiamo i nostri pensieri,
(i due maggiori piaceri, dove più non è concesso):
così, in mezzo ai graziosi blandimenti d’amore,
perchè date voi segno di languire internamente?
Pedringano mostra il tutto al Principe e a Lorenzo, ponendoli in un luogo segreto.
BELLIMPERIA
Il mio cuore, dolce amico, è come una nave in mare:
715
essa brama un porto, dove, ormeggiata tranquillamente,
possa riparare quel che le tempeste han consumato,
e, appoggiandosi sulla spiaggia, possa cantare con gioia
che il piacere segue il dolore, e la felicità l’affanno.
Il possesso del tuo amore è il solo porto,
720
dove il mio cuore, lungamente sbattuto da timori e da speranze,
ad ogni ora brama e desidera trovar rifugio,
per quivi riparare le gioie ch’esso ha perdute,
e, sedendo sicuro, cantare nel coro di Cupido
che la più dolce felicità è la corona del desiderio d’amore.
Balthazar (e Lorenzo) di sopra.
BALTHAZAR
725
Oh, dormite, occhi miei; non vedete il mio amore profanato!
siate sorde, orecchie mie; non udite il mio tormento!
muori, cuore; un altro gioisce di quel che tu meriti!
LORENZO
Vegliate sempre, occhi miei,per vedere quest’amore disgiunto!
udite sempre orecchie mie, per udire i loro lamenti!
730
Vivi, cuore, per gioire della rovina del folle Horatio!
BELLIMPERIA
Perchè sta Horatio senza parola per tutto questo tempo?
HORATIO
Meno io parlo, e più medito.
BELLIMPERIA
Ma su che soprattutto mediti?
HORATIO
Sui pericoli passati, e sui piaceri avvenire.
BALTHAZAR
735
Sui piaceri passati, e sui pericoli avvenire.
BELLIMPERIA
Che pericoli e che piaceri intendi tu?
HORATIO
Pericoli di guerra, e piaceri del nostro amore.
LORENZO
Pericoli di morte, ma nessun piacere affatto.
BELLIMPERIA
Lascia i pericoli, avrai guerra con me:
740
ma tale guerra, che non rompe alcun vincolo di pace.
Parla graziose parole, io le combatterò con graziose parole;
manda dolci sguardi, io li contrasterò con dolci sguardi;
scrivi linee amorose, io risponderò linee amorose;
dammi un bacio, io ribatterò il tuo bacio:
745
sia questa la nostra pace guerreggiata, o pacifica guerra.
HORATIO
Ma, graziosa signora, allora fissate il campo,
dove prima si farà saggio di questa guerra.
BALTHAZAR
Ambizioso villano, como cresce la sua baldanza
BELLIMPERIA
Allora sia la piacevole pergola di tuo padre il campo,
750
dove prima noi ci votammo mutua amicizia;
la corte sarebbe pericolosa: quel luogo è sicuro.
La nostra ora sarà, quando Vespero comincia a sorgere
che richiama a casa i miseri lavatori:
quivi nessuno ci udirà se non gl’innocenti uccelli;
755
forse il gentile usignuolo
ci ninnerá addormentati, prima che ce ne avvediamo,
e, cantando con la spina nel petto,
dirà la nostra gioia e il nostro gaio sollazzo,
finchè poi ogni ora sembrerà un anno e più.
HORATIO
760
Ma, dolce come miele e nobile amore,
torniamo ora alla vista di vostro padre:
il pericoloso sospetto è sempre compagno alla nostra gioia.
LORENZO
Si certo, il pericolo congiunto con amoroso sdegno,
manderà la tua anima nella notte eterna.
Exeunt.
[SCENA III. LA CORTE DI SPAGNA.]
Entrano il Re di Spagna, l’Ambasciatore del Portogallo, Don Cipriano, ecc.
RE
765
Fratello di Castiglia, dell’amore del principe,
che cosa dice la vostra figliuola Bellimperia?
CIPRIANO
Benchè faccia la ritrosa, come conviene al suo sesso,
e ancora dissimuli d’amare il principe,
io non dubito, no, ch’essa col tempo si piegherà.
770
E foss’ella ostinata, che non sarà,
pure in questo ella seguirà il mio avviso,
ch’è d’amar lui, o rinunziare al mio amore.
RE
Allora, signor Ambasciatore del Portogallo,
consiglia il tuo re di conchiudere questo matrimonio
775
per afforzare la nostra alleanza recentemente conclusa;
io non conosco mezzo migliori per farci amici.
La sua dotazione sarà larga e liberale;
oltre ch’essa è figliuola e coerede
di questo nostro fratello, Don Cipriano;
780
e possederà la meta delle sue terre,
io favorirò il suo matrimonio con un denono dello zio;
e questo è – del caso che il partito vada avanti: –
il tributo che voi pagate, sarà condonato;
e se da Balthazar essa avrà un figlio,
785
questi terrà il regno dopo di noi.
AMBASCIATORE
Io farò la proposta al mio sovrano signore,
e la condurrò ad effetto, se il mio consiglio prevarrà.
RE
Fa così, mio signore, e se egli acconsente,
io spero che la sua presenza ci onorerà qui,
790
nella celebrazione del giorno nuziale;
e stabilisca il tempo egli stesso.
AMBASCIATORE
Piacerebbe a vostra grazia comandarmi altro ancora?
RE
Raccomandami al re, e così addio.
Ma dov’è il Principe Balthazar , perchè tu possa prender congedo da lui?
AMBASCIATORE
795
Questo è già fatto, mio buon signore.
RE
Fra l’altre cose di cui siete incaricato,
il riscatto del principe non dev’essere dimenticato:
questa non è cosa mia, ma di colui che lo fece prigionero;
e bene il suo ardimento merita ricompensa:
800
egli fu Horatio, il figlio del nostro cavaliere maresciallo.
AMBASCIATORE
Tra noi c’è un prezzo già pattuito,
e sarà mandato con tutta la dovuta sollecitudine.
RE
Allora, una volta ancora addio, mio signore.
AMBASCIATORE
Addio, mio signore di Castiglia, e gli altri.
Exit.
RE
805
Ora, fratello, voi dovete darvi qualche premura
Per toglier la bella Bellimperia dalla sua volontà:
le giovani vergini devon essere rette dai loro amicci.
Il principe è amabile, e la ama assai;
se essa lo trascura e rinunzia al suo amore,
810
ella farà torto insieme al suo stato e al nostro.
Pertanto, mentre io intrattengo il principe
Coi piaceri maggiori che la nostra corte offre,
sforzatevi voi di guadagnar la mente di vostra figlia:
se ella rifiuta, tutto questo si ridurrà a nulla.
Exeunt.
[SCENA IV. IL GIARDINO DI HIERONIMO.]
Entrano Horatio, Bellimperia e Pedringano.
HORATIO
815
Ora che la notte comincia con l’ali brune
ad annuvolare il fulgore del sole,
e nell’oscurità ci si può dare ai piaceri:
vieni, Bellimperia, andiamo alla pergola,
e quivi in sicurezza passiamo una piacevole ora.
BELLIMPERIA
820
Io ti seguo, mio amore, e non darò addietro,
sebbene il mio cuore che vien meno freni l’anima mia.
HORATIO
Perchè? Dubiti della fede di Pedringano?
BELLIMPERIA
No, egli è fidato come un secondo me stesso. –
Va, Pedringano, vigila fuori del cancello,
825
e avvertici se qualcuno s’avvicina.
PEDRINGANO
[A parte].
Invece di vigilare, io meriterò più oro
Conducendo Don Lorenzo a questo convegno.
Exit Pedringano.
HORATIO
Che intende l’amor mio?
BELLIMPERIA
Io stessa non lo so;
830
e pure il mio cuore mi predice qualche sventura.
HORATIO
Dolce, non dir così; fortuna buona è la nostra amica,
e i cieli han chiuso il giorno per far piacere a noi.
Le stelle, tu vedi, trattengono il loro sfavillante splendore,
e la luna si nasconde per far piacere a noi.
BELLIMPERIA
835
Tu ai prevalso; io vincerò il mio sospetto,
e nel tuo amore e nel tuo consiglio annegherò la mia paura.
Io non ho più paura; amore è adesso tutti i miei pensieri.
Perchè non sediamo? poichè il piacere chiede agio.
HORATIO
Quanto più tu siedi dentro queste pergole fronzute,
840
tanto più Flora le coprirà co’ suoi fiori.
BELLIMPERIA
Sì, ma se Flora scorge Horatio qui,
il suo occhio geloso penserà ch’io segga troppo vicina.
HORATIO
Odi, signora, come gli uccelli trillano nella notte,
per la gioia che Bellimperia segga in vista ad essi.
BELLIMPERIA
845
No, Cupido contraffà l’usignuolo,
per comporre una dolce musica alle parole d’Horatio.
HORATIO
Se Cupido cantam allora Venere non è lontana:
sì, tu sei Venere, o alcuna stella più bella.
BELLIMPERIA
Se io son venere, bisogna che tu sia Marte;
850
e dove Marte regna, bisolga ci sian guerre.
HORATIO
Allora così cominciamo le nostre guerre: porgi la tua mano,
ch’essa possa combattere con la kia mano più rude.
BELLIMPERIA
Metti innanzi il tuo piede per provar l’urto del mio.
HORATIO
Ma prima i miei sguardi combatteranno contro i tuoi.
BELLIMPERIA
855
Allora, guardati, io ti saetto questo bacio.
HORATIO
Così io rimando la saetta che tu m’hai lanciata.
BELLIMPERIA
No, ora per guadagnare la gloria del campo,
le mie braccia avviticchiate ti legheranno e ti faranno arrendere.
HORATIO
No, ora le mie braccia son grandi e forti anch’esse:
860
così gli olmi son circondati dalle viti, finchè cadono.
BELLIMPERIA
Oh, lasciami; perchè nei miei occhi turbati
ora puoi tu leggere che la vita muore nella passione.
HORATIO
Oh, aspetta un poco, ed io morrò con te;
così tu t’arrenderai, e pure m’avrai vinto.
BELLIMPERIA
865
Chi è là? Pedringano! Siamo traditi!
Entrano Lorenzo, Balthazar, Cerberino, Pedringano travestiti.
LORENZO
Mio signore, via con lei, prendetela a parte.
O, signore, frenatevi: il vostro valore è già provato.
Presto, sbrigatevi, miei signori.
Lo impiccano nella pergola.
HORATIO
Che, mi assassinerete?
LORENZO
870
Si, così, e così: questi sono i frutti dell’amore.
Lo pugnalano.
BELLIMPERIA
Oh, salvate la sua vita, e fatemi morire per lui!
Oh, salvalo, fratello; salvatelo, Balthazar :
io amavo Horatio; ma egli non m’amava.
BALTHAZAR
Ma Balthazar ama Bellimperia.
LORENZO
875
Benchè la sua vita fosse sempre ambiziosa, superba,
pure egli è piu in alto ora ch’è morto.
BELLIMPERIA
Assassinio! asassinio! Aiuto, Hieronimo, aiuto!
LORENZO
Venite, chiudetele la bocca; conducetela via.
Exeunt.
[SCENA V. La stessa.]
Entra Hieronimo in camicia, ecc.
HIERONIMO
Quali strida mi strappano dal mio letto ignudo,
880
e agghiacciano di tremante paura il mio cuore palpitante,
cui pure il pericolo mai non potè prima atterrire?
Chi chiama Hieronimo? Parla, qua io sono.
Io non sonnecchiavo; perciò non era un sogno.
E qui, dentro questo giardino ella ha gridato;
885
ed in questo giardino io debbo salvarla.
Ma sta! Che spettacolo micidiale è questo?
Un uomo impiccato e tutti gli assassini fuggiti!
E nella mia pergola, per addossare la colpa a me!
Questo luogo fu fatto per il piacere, non per la morte.
Taglia la corda.
890
Questi abiti ch’egli porta io li ho veduti spesso: –
aimè, è Horatio, il mio dolce figliuolo!
O no, ma quegli che già fu il mio figliuolo!
O, eri tu che mi chiamavi dal mio letto?
O parla, se nessuna scintilla di vita avanza:
895
io son tuo padre; chi ha ucciso mio figlio?
Qual mostro selvaggio, non di natura umana,
s’è qui satollato del tuo sangue innocente,
ed ha lasciato qui disonorato il tuo cadavere sanguinoso,
perchè io, fra queste oscure ombre mortali,
900
t’inondassi con un oceano delle mie lagrime?
O cieli, perchè faceste voi la notte per coprire il peccato?
Di giorno questa gesta di tenebra non sarebbe stata!
O terra, perchè non hai tu divorato a tempo
il vile profanatore di questa sacra pergola?
905
O povero Horatio, che male avevi tu fatto,
per perdere la tua vita, prima che la vita fosse appena incominciata?
O tristo beccaio, chiunque tu fossi,
como hai potuto strangolare la virtù e il mérito?
Ai me infelicissimo, che ho perduto la mia gioia,
910
perdendo il mio Horatio, il mio dolce fanciullo!
Entra Isabella
ISABELLA
L’assenza di mio marito mi fa palpitare il cuore: –
Hieronimo!
HIERONIMO
Qui, Isabella, aiutami a lamentarmi,
perchè i sospiri son cessati, e tutte le mie lagrime son consumate.
ISABELLA
915
Che mondo di dolore! Mio figlio Horatio!
Oh, dov’è l’autore di questa infinita sciagura?
HIERONIMO
Conoscer l’autore sarebbe di qualche sollievo al dolore;
perchè nella vendetta il mio cuore troverebbe conforto.
ISABELLA
Dunque egli se n’è andato? Ed anche il mio figliuolo è andato?
920
Oh, sgorgate, lagrime, fontane e flutti di lagrime,
soffiate, sospiri, e alzate un’eterna tempesta;
poichè conviene l’eccesso alla nostra maledetta sventura.
Q4 Ahimè, Hieronimo, dolce marito, parla!
HIERONIMO
Egli cenò con noi questa sera, festevole e gaio,
925
e disse che sarebbe andato a visitare Balthazar,
al palazzo del duca: quivi alloggia il principe.
Egli non aveva costume di star fuori così tardi:
potrebb’essere nella sua camera; vada qualcuno a vedere.
Roderigo, oh!
Entrano Pedro e Jacques.
ISABELLA
930
Ahimè, egli delira! dolce Hieronimo!
HIERONIMO
Vero, tutta la Spagna se ne avvede.
Inoltre, egli è così generalmente amato;
sua maestà l’altro giorno gli fece grazia
che attendesse alla sua coppa: questi sono favor
935
che m’assicurano ch’egli non può essere di corta vita.
ISABELLA
Dolce Hieronimo!
HIERONIMO
Chissà como costui ebbe i suoi vestiti! –
Eh, gente, io saprò tutta la verità:
Jacques, corri subito dal duca di Castiglia,
940
e di’ a mio figlio Horatio che venga a casa:
io e sua madre abbiamo fatto strani sogni stanotte.
Mi udite, voi?
JACQUES
Si, signore.
HIERONIMO
Bene, andate.
Pedro, vieni qui; conosci tu chi è questi?
PEDRO
Troppo bene, signore.
HIERONIMO
Troppo bene? Chi, chi è? Zitta, Isabella!
945
No, non arrossire, uomo."."«Dopo questo intervento, nella traduzione original manca quello di Pedro:
“Egli è mio Signore Horatio”.»
[HIERONIMO[N]]
Ah,ah, per San Giacomo! Ma questo mi fa ridere,
che altri s’ingannino oltre di me.
PEDRO
S’ingannino?
HIERONIMO
Si:
io stesso avrei giurato, entro quest’ora,
950
che questi fosse mio figlio Horatio:
i suoi abiti sono così simili.
Ah! Non sono essi un grande argomento?
ISABELLA
O, volesse Iddio che così non fosse!
HIERONIMO
Non fosse, Isabella? Tu sogni che sia?
955
Può il tuo tenero seno accogliere il pensiero,
che una così nera malvagità sia stata compiuta
su di uno così puro e immacolato come il nostro figliuolo?
Via, io ne ho vergogna!
ISABELLA
Caro Hieronimo,
guarda con occhio più sereno il tuo dolore:
960
un debole intendimento non dà che una debole credenza.
HIERONIMO
Un uomo, di certo, fu appiccato qui,
un giovane, come io ricordo: io tagliai la corda.
Se dovesse esser mio figlio, ora, insomma –
voi dite? voi dite? – luce! datemi un cero;
965
fatemi guardar di nuovo – O Dio!
Confusione, malvagità, tormento, morte e inferno,
cacciate tutte le vostre punte insieme del mio freddo seno,
ch’è ora irrigidito dall’orrore: uccidetemi presto!
Siimi graziosa, tu pestifera notte,
970
e lascia cadere questo assassinio su di me;
cingi il mio deserto di dolore con la tua vasta oscuritá,
e non mi lasciar sopravvivere a veder la luce,
che mi faccia pensare ch’io aveva un figlio.
ISABELLA
O dolce Horatio! O figlio mio carissimo!
HIERONIMO
975
Come stranamente avevo io perduto la via del mio dolore! Q4
Dolce, amabile rosa, mal colta innazi tempo,
Bello, valoroso figliuolo, non vinto, ma tradito,
Io ti bacerò ora, poichè le parole sono arrestate dalle lagrime.
ISABELLA
Ed io chiuderò gli specchi della sua vista,
980
poichè una volta questi occhi erano la mia sola gioia.
HIERONIMO
Vedi tu questa pezzuola lorda di sangue?
Essa non mi lascerà, finchè io non trarrò vendetta.
Vedi tu queste ferite che ancora sanguinano di fresco?
Io non le sepellirò, finchè non avrò vendetta.
985
Allora io mi rallegrerò in mezzo al mio affanno;
fin allora il mio cordoglio mai non sarà consumato
ISABELLA
I cieli sono giusti; l’assassinio non può esser nascosto:
il tempo è autore insieme della verità e della giustizia,
e il tempo porterà alla luce questo tradimento.
HIERONIMO
990
Frattanto, buona Isabella, cessa dai lamenti,
o, almeno, dissimulali per un poco:
così più presto scopriremo la congiura,
e sapremo da chi tutto ciò fu compiuto.
Vieni, Isabella, ora prendiamolo su,
Essi lo alzano.
995
E portiamolo dentro, via da questo luogo maledetto.
Io dirò il suo canto funebre; cantarlo non conviene in questo caso.
O aliquis mihi quas pulchrum ver educat herbas,
Hieronimo appoggia il petto alla sua spada.
misceat, et nostro detur medicina dolori;
aut, si qui faciunt annorum oblivia, succos
1000
praebeat; ipse metam magnum quaecunque per orbem
gramina sol pulchras effert in luminis oras;
ipse bibam quicquid meditatur saga veneni,
quicquid et herbarum vi caeca nenia nectit:
omnia perpetiar, lethum quoque, dum semel omnis
1005
noster in extincto moriatur pectore sensus. –
Ergo tuos oculos nunquam, mea vita, videbo,
Et tua perpetuus sepelivit lumina somnus?
Emoriar tecum: sic, sic iuvat ire sub umbras. –
Attamen obsistam properato cedere letho,
1010
ne mortem vindicta tuam tam nulla segnatur.
Qui egli la getta lontano da sè e porta via il corpo.
[SCENA VI – CORO.]
L’ombra di Andrea, la Vendetta.
ANDREA
Mi conducesti tu qui per aumentare il mio dolore?
Io m’attendevo che Balthazar dovess’essere ucciso:
ma è il mio amico horatio, ch’è ucciso,
ed essi oltraggiano la bella Bellimperia,
1015
ch’io adoravo più che tutto il mondo,
perchè essa amava me più che tutto il mondo.
VENDETTA
Tu parli di mèsse, quando il grano è verde;
il fine corona ogni opera ben fatta;
la falce non viene, finchè il grano non è maturo.
1020
Sta tranquillo; e prima ch’io ti conduca via da questo luogo,
io ti mostrerò Balthazar in grave stato.
Atto III
[SCENA I. LA CORTE DEL PORTOGALLO.]
Entrano il Vicerè del Portogallo, Nobili, Alexandro, Villuppo.
VICERÉ
Sciagurata condizione dei re,
assisi fra tanti timori senza rimedio.
Prima, noi siam posti sulla più eccelsa altezza,
1025
e spesso scalzati dall’acceso dell’odio,
ma sempre soggetti alla ruota della fortuna:
e quando più in alto, no mai tanto godiamo
quanto insieme sospettiamo e temiamo la nostra rovina.
Non lotta così l’onda contro diversi venti,
1030
come s’affanna la fortuna nelle cose dei re,
che vorrebbero esser temuti, e puro temono d’essere amati,
poichè paura o amore sono adulazione pei re.
Per esempio, signori, guardate al vostro re,
che l’odio ha privato del suo carissimo figlio,
1035
sola speranza della nostra successione.
NOBILE
Io non avrei pensato che il cuore d’Alexandro
fosse stato avvelenato da un cosi estremo odio;
ma ora io vedo che le parole hanno differenti operazioni,
e non c’è da fidarsi dell’apparenza.
VILLUPPO
1040
No; perchè, mio signore, se voi aveste veduto l’inganno,
che finto amore aveva colorito ne’ suoi sguardi,
quand’egli in campo s’uni a Balthazar,
assai più incostante avreste pensato il sole,
che a tutte l’ore si volge intorno al centro della terra,
1045
che non l’intenzione di Alexandro verso il principe.
VICERÉ
Non più, Villuppo, tu hai detto abbastanza,
e con le tue parole tu uccidi i nostri pensieri feriti.
Nè io mi perderò più a lungo in indugi,
procrastinando la morte d’Alexandro:
1050
vada qualcuno di voi, e conduca innanzi il traditore,
che, com’egli è condannato, così muoia.
Entra Alexandro, con un Nobile e alabardieri.
NOBILE
In tale distrettta, solo la pazienza servirà.
ALEXANDRO
Ma nella distretta quale pazienza userò io?
Nè mi duole di lasciare il mondo,
1055
dove nulla se non il torto può prevalere.
NOBILE
Pure sperate il meglio.
ALEXANDRO
Il cielo è la mia speranza:
quanto alla terra, essa è troppo infetta
per darmi speranza di cosa alcuna della sua matrice.
VICERÉ
Perchè tardate? Portate innanzi questo audace demonio,
1060
e fatelo morire per la sua gesta maledetta.
ALEXANDRO
Non perchè io tema l’estremo della morte –
Poichè i nobili non possono piegarsi alla paura servile –
Vivo io, o Re, così addolorato.
Ma questo, o, questo! tormenta la mia anima travagliata,
1065
che così io muoia sospettato d’una colpa,
della quale, come i cieli han saputo i miei pensieri segreti,
così son io mondo da questa accusa.
VICERÉ
Non più, dico! ai tormenti! Dunque?
Legatelo e bruciate il suo corpo in quelle fiamme,
Lo legano al rogo.
1070
che prefigureranno i fuochi inestinguibili
di Flegetonte, preparati per la sua anima.
ALEXANDRO
La mia morte incolpevole sarà vendicata su te,
su te, Villuppo, che hai così calunniato,
o per farti merito mi hai falsamente accusato.
VILLUPPO
1075
No, Alexandro, se tu mi minacci,
io presterò una mano per mandarti al lago,
dove queste tue parole periranno con le tue opere.
Iniquo traditore! Mostruoso omicida!
Entra l’Ambasciatore.
AMBASCIATORE
State, aspettate un poco!
1080
E qui – con licenza di sua maestà –
arrestate Villuppo.
VICERÉ
Ambasciatore,
quale notizia ha provocato questa improvvisa entrata?
AMBASCIATORE
Sappi, sovrano signore, che Balthazar vive.
VICERÉ
Che dici tu? Vive Balthazar nostro figlio?
AMBASCIATORE
1085
Il fligiuolo di vostra altezza, il signor Balthazar, vive;
e, ben trattato nella corte di Spagna,
umilmente si raccomanda alla vostra maestà.
Questi occhi videro – e questi miei seguaci –;
con questi, le lettere coi saluti del re
Gli dà lettere.
1090
sono felici testimoni della salute di sua altezza.
Il Re guarda le lettere, e continua:
VICERÉ
‘Il tuo figliuolo vive, il vostro tibuto è accolto;
la tua pace è fatta, e noi siamo sodisfatti.
Il resto è stabilito secondo le proposte,
insieme per l’onor nostro e pel tuo beneficio!’
AMBASCIATORE
1095
Queste sono le altre condizioni di sua altezza.
Gli dà altre lettere.
VICERÉ
Maledetto ribaldo, macchinar questi misfatti
contro la vita e riputazione
del nobile Alexandro! Vieni, mio signore, slegalo!
Lascia che ti sleghi egli ch’è legato alla morte,
1100
per dare un compenso al tuo affano.
Lo slegano.
ALEXANDRO
Temuto signore, voi non potreste far meno per natura,
al rapporto di un così diabolico fatto.
Ma così noi vediamo che la nostra innocenza ha salvato
la vita senza speranza che tu, Villuppo, cercavi
1105
con le tue accuse di far massacrare.
VICERÉ
Di’, falso Villuppo, perchè hai tu così
falsamente tradito la vita del signor Alexandro?
Di colui che tu sai, che nessun altro delitto,
ma appena l’uccisione del nostro figlio carissimo,
1110
ci avrebbe potuto muovere una volta a disconoscere.
ALEXANDRO
Di’, traditore Villuppo, dillo al re:
in che Alexandro t’ha mai fatto ingiuria?
VILLUPPO
Lacerata dal ricordo d’una così immonda azione,
la mia colpevole anima sottomette me al tuo giudizio:
1115
poichè non per ingiurie d’Alexandro,
ma per ricompense e speranza d’esser preferito,
ho io così senza vergogna posta in pericolo la sua vita.
VICERÉ
La quale, o malvagio, sarà riscattata con la tua morte.
E non un tormento così lieve, come noi qui
1120
avevam deciso per lui che, tu dicevi, aveva ucciso nostro figlio,
ma con i più amari tormenti ed eccessi
che possano ancora inventarsi per la tua fine.
Alexandro sembra intercedere.
Non mi supplicare; via, conducete via il traditori:
Exit Villuppo.
Ed, Alexandro, lascia che noi ti onoriamo
1125
con pubblica notizia della tua lealtà.
Per definire queste condizioni qui poste
dal nostro grande signore, il potente Re di Spagna,
noi col nostro consiglio delibereremo.
Vieni, Alexandro, tienici compagnia.
Exeunt
[SCENA II. PRESSO IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entra Hieronimo.
HIERONIMO
1130
O occhi! non occhi, ma fontane colme di lagrime;
o vita! non vita, ma vivente forma di morte;
o mondo! non mondo, ma cumulo di pubblici torti,
confuso e pieno d’assassini e misfatti!
O santi cieli! Se questa sacrilega azione,
1135
se questo inumano e barbaro attentato,
se questo così inaudito assassinio
del mio, ma ora non più mio figliuolo,
resterà occulto e invendicato,
come potremmo noi chiamar giusti i vostri atti,
1140
se voi ingiustamente agite con coloro che confidano nella vostra giustizia?
La notte, triste segretaria ai miei lamenti,
con orronde visioni sveglia la mia anima tribolata,
e con le ferite del mio sventurato figliuolo,
mi chiede continuamente contezza della sua morte.
1145
I brutti demonî si lanciano fuor dall’inferno,
e guidano i miei passi per sentieri infrequenti,
e m’impaurano il cuore con crudeli infiammati pensieri.
Il giorno annuvolato richiama le mie pene,
presto comincia a registrare i miei sogni,
1150
e a spingermi fuori in cerca dell’assassino.
Occhi, vita, mondo, cieli, inferno, notte, e giorno,
guardate, cercate, mostrate un uomo, un mezzo che possa –
Una lettera cade.
Che c’è qui? una lettera? Zitto! non è così!
Una lettera scritta a Hieronimo.
Inchiostro rosso.
1155
‘Per difetto d’inchiostro, ricevi questo scritto di sangue:
il mio sciagurato fratello mi ha nascosta a te;
vendicati su Balthazar e su lui:
poichè essi furono quelli che assassinarono tuo figlio.
Hieronimo, vendica la morte d’Horatio,
1160
e possa tu viver meglio di Bellimperia’.
Che significa questo inatteso miracolo?
Mio figlio ucciso da Lorenzo e dal principe!
Quale causa di rancore avevan essi verso Horatio?
O che cosa può indur te, Bellimperia,
1165
ad acusar tuo fratello, fosse pur egli stato l’instrumento?
Hieronimo, in guardia! – tu sei tradito,
e questa trapola è posta per insidiar la tua vita.
Sta perciò attento, non esser credulo:
questo è macchinato per metterti in pericolo,
1170
che tu per questo debba accusar Lorenzo,
e ch’egli, pel disonore che tu gli fai, tragga
in giudizio la tua vita, e il tuo nome in odio.
Cara m’era la vita del mio diletto figliuolo,
e della sua morte mi conviene far vendetta:
1175
dunque non arrischiare la tua, Hieronimo,
ma vivi per effetuare la tua risoluzione.
Perciò io voglio verificare con le circostanze
quel che posso raccogliere per confermare questo scritto;
e, spiando presso la casa del duca di Castiglia,
1180
abboccarmi, se posso, con Bellimperia,
per ascoltare di più, senza palesar nulla.
Entra Pedringano.
O, Pedringano!
PEDRINGANO
Oh, Hieronimo!
HIERONIMO
Dov’è la tua signora?
PEDRINGANO
Non so; il mio signore è qui.
Entra Lorenzo.
LORENZO
Ebbene, chi è questi? Hieronimo?
HIERONIMO
Mio signore.
PEDRINGANO
1185
Egli domanda della mia signora Bellimperia.
LORENZO
Per che fare, Hieronimo? Il duca, mio padre, l’ha
allontanata per qualche tempo, come caduta in disgrazia;
ma se è cosa di cui io possa informarla,
dimmela, Hieronimo, ed io gliela farò sapere.
HIERONIMO
1190
No, no, mio signore, grazie; non ve ne sarà bisogno.
Io aveva una supplica per lei, ma troppo tardi,
e la sua disgrazia mi rende sfortunato.
LORENZO
Ebbene, Hieronimo, serviti di me.
HIERONIMO
Oh no, mio signore; non oso; non dev’essere;
1195
io ringrazio umilmente la vostra signoria[N].
HIERONIMO
Q4Di chi? Di voi, mio signore?
Io riservo il vostro favore per un più grande onore.
Questa è una vera bagattella , mio signore, una bagattella.
LORENZO
Fa lo stesso, Hieronimo, dimmi di che si tratta.
HIERONIMO
1200
In fede, mio signore, è una sciocchezza;
io debbo confessare d’esser stato troppo lento, troppo tardo,
troppo negligente verso la vostra grazia.
LORENZO
Ebbene, Hieronimo?
HIERONIMO
In fede, mio signore, è una cosa d’anulla:
1205
l’assassinio d’un figlio, o press’a poco;
una cosa da nulla, mio signore! Q4
LORENZO
Allora, addio.
HIERONIMO
Nessun cuore il mio dolore, nessuna lingua può dire i miei pensieri.
Exit.
LORENZO
Vieni qui, Pedringano, vedi tu questo?
PEDRINGANO
1210
Mio signore, io veggo, ed anche mi dà sospetto.
LORENZO
Gli è quel maledetto ribaldo di Cerberino,
che ha, io temo, svelata la morte d’Horatio.
PEDRINGANO
Mio signore, egli non evrebbe potuto, è così recente;
e da allora egli non ha lasciato la mia compagnia.
LORENZO
1215
Poniamo ch’egli non l’abbia fatto, ma la sua condizione è tale,
che timore o lusinghe posson renderlo spergiuro.
Io conosco il suo carattere, e perciò mi pento
d’averlo mai usato in quest’impresa.
Ma, Pedringano, per prevenire il peggio,
1220
e perchè io ti conosco segreto come la mia anima.
qui, per tua maggior sodisfazzione, prendi tu questo,
Gli dà altro oro.
e dammi ascolto – così ho divisato:
questa notte tu devi (e, ti prego, risolvitici!)
incontrar Cerberino al Parco di San Luigi –
1225
tu sai che è qui vicino dietro la casa –
quivi appóstati e vedi di colpirlo senza fallo,
perchè morire egli deve, se noi intendiamo vivere.
PEDRINGANO
Ma come Ceberino sarà là, mio signore?
LORENZO
Lasciami fare; i glio manderò a dire che venga incontro
1230
al principe e a me, dove tu devi far questo.
PEDRINGANO
Sarà fatto, mio signore, sarà fatto;
ed io andrò ad armarmi per incontrarlo colà.
LORENZO
Quando le cose cambieranno, como io spero,
allora tu salirai in alto per questo; tu sai l’animo mio.
Exit Pedringano.
1235
Che le Jeron!
Entra un Paggio.
PAGGIO
Mio signore?
LORENZO
Va, ragazzo,
da Cerberino, e invitalo a venir subito incontro
al principe e a me al Parco di San Luigi,
dietro la casa; stasera, ragazzo!
PAGGIO
Vado, mio signore.
LORENZO
Ma, ragazzo, che l’ora sian le otto:
1240
digli che non manchi.
PAGGIO
Volo, mio signore.
Exit.
LORENZO
Ora per afforzare il complotto che tu hai ordito
con tutti questi intrighi, io manderò la guardia,
dietro preciso comando del re,
a vigilar fortemente il luogo dove Pedringano
1245
questa notte assassinerà lo sciagurato Cerberino.
Così dobbiamo operare se vogliamo evitare l’infedeltà,
così dobbiam macchinare per prevenire la sventura,
e così un male deve cacciar l’altro.
Questo accorto dimandare che fa Hieronimo
1250
di Bellimperia genera il sospetto,
e questo sospetto presagisce un nuevo male.
Quanto a me, io conosco la mia segreta colpa,
e così essi; ma ad essi io ho pensato:
essi che misero in pericolo per danaro le loro anime,
1255
per salvar la mia vita, per danaro arrischieranno le loro;
e meglio è che i vili compagnoni muoiano,
che non per la loro vita porre a repentaglio la nostra buona sorte.
Nè vivranno essi, perchè io abbia a temere della loro fede:
io confiderò in me stesso, io stesso sarò il mio amico:
1260
poichè essi morranno, gli schiavi non son distinati ad altro fine.
Exit.
[SCENA III. IL PARCO DI SAN LUIGI.]
Entra Pedringano, con una pistola.
PEDRINGANO
Ora, Pedringano, di’alla tua pistola che stia salda,
e tu sostienimi, Fortuna! favorisicimi ancora una volta;
tu solo asseconda il mio spirito intraprendente,
e lascia a me la cura di giunger la mia mira.
1265
Qui è l’oro: questo è l’oro offerto!
Non per un sogno io tento la sorte ,
ma Pedringano è in possesso del suo oro.
E chi non violerebbe la sua coscienza
per chi ha così liberalmente allargato la sua bolsa?
1270
immeritevole d’un tal favore, possa fallire
e, desiderando, aver difetto, mentre gli uomini come me prevalgono.
Quanto al timore d’esser arrestato,
io so, se bisognasse, che il mio nobile signore
starà fra me, e i danni che potrebbero seguire;
1275
inoltre, questo luogo è libero d’ogni sospetto,
qui pertanto io resterò e m’apposterò.
Entra la Guardia.
GUARDIA 1.º
Vorrei pur sapere a che scopo
noi siamo così espressamente incaricati di vigilare.
GUARDIA 2.º
È per comando in proprio nome del re.
GUARDIA 3.º
1280
Ma noi non eravam mai soliti di vigilare e stare in guardia
così presso alla casa del duca, suo fratello.
GUARDIA 2.º
Chetatevi, state vicini, qua c’è qualcosa.
Entra Cerberino
CERBERINO
Qui, Cerberino, attendi e arresta i tuoi passi;
perchè qui il paggio di don Lorenzo fissò
1285
che tu per suo comando dovessi incontrarlo.
Che luogo opportuno – se uno fosse così disposto –
è quest’angolo, mi pare, per abboccarsi con qualcuno.
PEDRINGANO
Qui vien l’ucello ch’io debbo acchiappare:
ora o mai, Pedringano, sii un uomo!
CERBERINO
1290
Mi stupisco che la sua signoria tardi tanto,
o perchè dovesse mandar per me così tardi.
PEDRINGANO
Per questo, Cerberino! – e tu l’avrai.
Spara la terzetta.
Così, lì egli giace; la mia promessa è mantenuta.
La Guardia.
GUARDIA 1.º
Udite, signori, questo è un colpo di pistola.
GUARDIA 2.º
1295
E qui c’è uno ucciso; – arrestate l’assassino.
PEDRINGANO
Ora per le pene delle anime in inferno,
S’azzuffa con la guardia.
chi primo mi posa le mani addosso, io gli farò da prete.
GUARDIA 3.º
Ribaldo, confessa, e fa il prete in questo,
perchè hai tu così barbaramente ucciso quest’uomo?
PEDRINGANO
1300
Perchè? perchè andava in giro a ora così tarda.
GUARDIA 3.º
Venite, signore, avreste fatto meglio a restar nel vostro letto,
che a commetere questo misfatto a ora così tarda.
GUARDIA 2.º
Venite, a casa del maresciallo con l’assassino!
GUARDIA 1.º
Da Hieronimo! aiutatemi qui
1305
a portar con noi anche il corpo dell’assassinato.
PEDRINGANO
Hieronimo? Conducetemi innanzi a chi volete:
chiunque egli sia, io risponderò a lui e a voi;
e fate il vostro peggio, perchè io vi sfido tutti.
Exeunt.
[SCENA IV. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entrano Lorenzo e Balthazar.
BALTHAZAR
Ebbene, mio signore, che cosa vi fa levare così di buon ora?
LORENZO
1310
La paura di giunger tardi a prevenire le nostre sventure.
BALTHAZAR
Che malanno é questo che noi non sospettiamo?
LORENZO
Dei nostri mali maggiori noi meno sospettiamo, mio signore,
e i danni inaspettati ci nuocciono di più.
BALTHAZAR
Dunque, ditemi, Don Lorenzo, ditemi, voi,
1315
se è cosa che concerne il nostro onore e il vostro.
LORENZO
Nè voi, nè me, mio signore, ma tutti e due insieme:
perchè io sospetto – e la presunzione è grande –
che da que’vili complici della nostra colpa,
in riguardo alla morte di Don Horatio,
1320
noi siam traditi al vecchio Hieronimo.
BALTHAZAR
Traditi, Lorenzo? evvia! non può essere.
LORENZO
Una coscienza colpevole, premuta dal pensiero
dei mali commessi, non facilmente può errare:
io son persuaso – e non cercate di dissuadermi –
1325
che tutto sia rivelato a Hieronimo.
E pertanto sappiate che io ho così disposto: –
Entra un paggio.
ma qui è il paggio. Ebbene? che nuove hai tu?
PAGGIO
Mio signore, Cerberino è stato ucciso.
BALTHAZAR
Chi? Cerberino, il mio uomo?
PAGGIO
L’uomo di vostra altezza, mio signore.
LORENZO
Parla, paggio, chi l’ha assassinato?
PAGGIO
1330
Colui ch’è stato arrestato per il fatto.
LORENZO
Chi?
PAGGIO
Pedringano.
BALTHAZAR
Cerberino è stato ucciso, che amava tanto il suo signore?
Iniquo briccone, assassino del suo amico!
LORENZO
Pedringano ha assassinato Cerberino?
1335
Mio signore, lasciate ch’io vi supplichi d’adoperarvi
ad inasprire e affrettare la sua vendetta
con le vostre doglianze al re mio signore.
Questa loro inimicizia genera un sospetto maggiore.
BALTHAZAR
Sta sicuro, Don Lorenzo, egli morrà,
1340
perchè sua altezza difficilmente ricuserà.
Intanto io affretterò il giudizio del maresciallo:
perchè morire egli deve per questa sua maledetta azione.
Exit Balthazar.
LORENZO
Ebbene, ciò s’accorda col nostro primo accorgimento,
e così l’esperienza comanda al savio di comportarsi.
1345
Io dispongo la trama: egli conduce innanzi la cosa;
io metto la trappola: egli rompe i fuscelli inutili
e non vede quello, a cui l’uccello s’è invischiato.
Così gli uomini ambiziosi, che intendono conservare il proprio,
debbono guardare come uccellatori ai loro più cari amici.
1350
Egli corre a uccidere quello ch’io ho aiutato a prendere,
e nessuno sa che questo era il mio sottile stratagemma.
È difficile confidare in una moltitudine,
o in chicchessia, secondo la mia opinione,
quando gli uomini rivelano essi stessi i loro segreti.
Entra un Messaggero con una lettera.
1355
Ragazzo.
PAGGIO
Mio signore!
LORENZO
Che c’è?
MESSAGERO
Io ho una lettera per la vostra signoria.
LORENZO
Da chi?
MESSAGERO
Da Pedringano ch’è imprigionato.
LORENZO
Dunque egli è in prigione?
MESSAGERO
Si, mio buon signore.
LORENZO
Che vorrebbe da noi? – Egli ci scrive qui,
1360
ch’io gli sia buon signore e l’aiuti nella disgrazia. –
Digli che io ho la sua lettera, conosco il suo animo;
e per quel che possiamo, fa ch’egli stia sicuro.
Giovine, va: il mio ragazzo ti seguirà.
Exit il Messaggero.
Questo opera come la cera; pure prova ancor una volta la tua astuzia. –
1365
Ragazzo, va, porta questa borsa a Pedringano;
tu conosci la prigione, dàlla a lui di nascosto,
e bada bene che nessuno dia lì dattorno;
raccomandagli di star allegro tuttavia, ma segreto;
e benchè l’udienza del maresciallo dia oggi,
1370
digli che non dubiti della sua liberazione.
Digli che il suo perdono è già firmato;
e che su ciò stia arditamente sicuro:
perchè, foss’eggli lì lì per essere impicatto –
com’è mia volontà ch’egli sia provato all’estremo –
1375
tu col suo perdono ancora lo giungerai.
Mostragli questa scatola, digli che il suo perdono è qui dentro;
ma non l’aprire, se t’è cara la tua vita;
ma lascia ch’egli saggiamente tenga segrete le sue speranze:
egli non mancherà di nulla, finché Don lorenzo vive.
1380
Via!
PAGGIO
Vado, mio signore, corro.
LORENZO
Ma, ragazzo, guarda che tutto sia fatto a dovere.
Exit il Paggio.
Ora la nostra fortuna posa su un punto instabile,
ed ora e non mai finiranno i timori di Lorenzo.
una sola cosa c’è ancora da fere,
1385
e questa è di vedere il carnefice.
Ma a che scopo? Io non affiderei all’aria
l’espressione dei nostri disegni,
per paura che il segreto mormorio del vento
porti le nostre parole tra orecchie inimiche,
1390
che stanno troppo aperte ai propri vantaggi.
E quel che voglio io, nessun lo sa;
intendo io: quel mi basterà.
Exit.
[SCENA V. UNA VIA.]
Entra il ragazzo, con la scatola.
RAGAZZO
Il mio padrone m’ha proibito di guardare in questa scatola; e, in fede mia, è probadile, s’egli non
m’avesseammonito, ch’io non avrei perduto tanto tempo perchè noi uomini, nella nostra minorità,
siamo come le donne nella loro debolezza: quello ch’è loro più vietato, più presto ese cercan d’averlo:
così io ora. – Per la mia nuda onestà, qui non c’è altro che la nuda vuota scatola: se non fosse un
peccato contro la segretezza, direi che questo è un esempio di furfanteria gentilomesca. Io debbo
andare da Pedringano, e dirgli che il suo perdono è in questa scatola; anzi, io l’avrei giurato, s’io non
avessi veduto il contrario. – Non posso far a meno di sorridere pensando come quel briccone darà la
baia alle forche, e befferà l’udienza e canzonerà il boia, e tutto presumendo il suo perdono di qui
dentro. Non sará per me uno scherzo strambo, assistere e favorire tutti i suoi scherzi, puntando il dito su
questa scatola, come chi dicesse: ‘Seguita a berteggiare, qui c’è la tua garanzia’? Non è uno scherzo
sconcio, quello d’un uomo con la morte? Aimé! povero Pedringano, io sono in certo modo dispiacente
per te; ma s’io pur dovessi essere appiccato con te, io non posso piangere.
Exit.
[SCENA VI. LA CORTE DI GIUSTIZIA.]
Entrano Hieronimo e il Deputato.
HIERONIMO
Così dobbiamo affannarci per le sventure altrui, noi
che non sappiamo come rimediare alle nostre;
1395
e far giustizia agli altri, mentre ingiustamente noi,
per tutti i nostri torti, non possiamo ottenere nessun riparo.
Ma non vivrò io assai per vedere il giorno,
in cui io possa pervenire, per la giustizia dei cieli,
a conoscer la causa che possa alleviar le mie cure?
1400
Questo travaglia il mio corpo, questo consuma la mia vecchiezza,
che solo io debba esser giusto per tutti gli uomini,
e né gli dèi nè gli uomini sian giusti per me.
DEPUTATO
Valoroso Hieronimo, il vostro ufficio richiede
che vi curiate di punire coloro che sono in colpa.
HIERONIMO
1405
Così e mio dovere darmi pensiero della morte
di colui che, vivente, meritava il mio sangue più caro.
Ma vieni, chè per questo siam venuti: incominciamo;
poichè qui sta ciò che mi comanda d’andare.
Entrano Ufficiali, il Ragazzo, e Pedringano, con una lettera in mano, legato.
DEPUTATO
Conduci innanzi il prigionero, perchè la corte è pronta.
PEDRINGANO
1410
Gran mercè, ragazzo, ma era tempo che tu venissi!
perchè io aveva scritto di nuovo al mio signore
di cosa che lo riguarda più da vicino,
per paura che la sua signoria m’avesse dimenticato.
Ma giacchè egli s’è ricordato di me così bene
1415
vieni, vieni, vien qua, quando andremo per questa faccenda?
HIERONIMO
Fatti innanzi, tu mostro, ammazzatore d’uomini,
e qui, per soddisfazione del mondo,
confessa la tua iniquità e pèntiti della tua colpa;
perchè quello è il luogo della tua esecuzione.
PEDRINGANO
1420
È presto fatto: bene, a voi, signor maresciallo,
prima io confesso – né temo perciò di morire –
io son l’uomo, io uccisi Cerberino.
Ma, signore, dunque voi pensate che questo sarà il luogo,
dove noi vi darem soddisfazione per questa faccenda?
DEPUTATO
1425
Certo, Pedringano.
PEDRINGANO
Ora io non la penso così.
HIERONIMO
Taci, impudente; chè troverai che così sarà:
perchè il sangue col sangue, mentre io siedo come giudice,
sarà sodisfatto, e la legge sarà eseguita.
E benchè io non possa ricevere il simile,
1430
pure guarderò che gli altri abbiano il lor diritto.
Sbrigatevi: la colpa è provata e confessata,
e secondo la nostra legge egli è condannatoa morire.
BOIA
Venite qua, signore, siete voi pronto?
PEDRINGANO
A che fare, mio bello e cortese furfante?
BOIA
A andar per questa faccenda.
PEDRINGANO
O signore, voi avete troppa fretta: ti piacerebbe fornirmi d’un capestro, per sfornirmi del mio abito.
Così io dovrei uscir la questa roba, il mio vestito, per entrare in quest’altra, la corda. Ma, boia, ora
ch’io indovino la tua astuzia, io non farò il cambio senza guadagnarci, questo è chiaro.
BOIA
Venite, signore.
PEDRINGANO
Così, dunque, io debbo andar su.
BOIA
Non c’è rimedio.
PEDRINGANO
Si, ci sarà per venirne giù.
BOIA
Davvero, qui c’è un rimedio per questo.
PEDRINGANO
Come? essere impiccato?
BOIA
Certo, veramente; venite, siete pronto? Vi prego, signore, sbrigatevi; il giorno se ne va.
PEDRINGANO
Che, voi appiccate a ora fissa? se così fate, io potrei aver la sorte di romper la vostra vecchia usanza.
BOIA
In fede, voi avete ragione; perchè io son lì lì per rompere il vostro giovine collo.
PEDRINGANO
Ti beffi di me, boia? pregate Iddio, ch’io non sia serbato a romper la vostra testa di furfante per questo.
BOIA
Aimè, signore! voi siete troppo basso d’un piede per giungerla, ed io spero che voi non crescerete mai
così alto, mentre io sono in questo ufficio.
PEDRINGANO
Messere, vedi tu quel ragazzo che ha una scatola in mano?
BOIA
Che, quello che ci punta su il dito?
PEDRINGANO
Si, quel compagnone.
BOIA
Io non lo conosco; ma chi è?
PEDRINGANO
Pensi tu di vivere fino a farti un nuovo laccio del suo vecchio giubbetto?
BOIA
Certo, e molti begli anni di poi, per porre il laccio e molti più onest’uomini che te o lui.
PEDRINGANO
Che cosa pensi ch’egli abbia nella sua scatola?
BOIA
In fede, non lo so dire, nè me ne curo gran che; mi pare che voi dovreste piuttosto attendere alla salute
dell’anima vostra.
PEDRINGANO
Ma, messer boia, io ritengo che quel ch’è buono pel corpo sia altrettanto buono per l’anima: e
potrebb’essere che nella scatola ci fosse un balsamo per tutti e due.
BOIA
Bene, tu sei puro il più allegro pezzo di carne d’uomo che mai sospirasse alla porta del mio officio.
PEDRINGANO
La vostra gagliofferia è divenuta un officio, con nome d’un furfante?
BOIA
Certo, e ne faran testimonianza tutti coloro che veggon voi porvi il sugello col nome d’un ladrone.
PEDRINGANO
Ti prego, richiedi questa buona compagnia di pregare con me.
BOIA
Si, per dio, signore, questa è una buona idea: miei padroni, vedete ch’egli è un buon diavolo.
PEDRINGANO
No, no, ora mi ricordo, lasciali stare ancora per un po’; perchè ora non n’ho gran bisogno.
HIERONIMO
Non ho mai visto una canaglia tanto impudente.
O tempi mostruosi, in cui s’ammazza così alla leggera,
1435
e l’anima, che dovrebbe aver il suo tempio in cielo,
soltanto si diletta di cose interdette,
sempre errando pei passaggi spinosi,
che le intercludono la felicità.
Assassinio! O mostro sanguinoso! Iddio tolga
1440
che una colpa così turpe si sottragga al castigo!
Sbrigatevi, e che questa esecuzione sia fatta! –
Questo mi fa ricordare di te, figlio mio!
Exit Hieronimo.
PEDRINGANO
No, piano, senza fretta.
DEPUTATO
Ebbene, perchè indugiate? Avete speranza di vita?
PEDRINGANO
1445
Ma certo!
BOIA
E come?
PEDRINGANO
Ma, mascalzone, per il perdono del re.
BOIA
Contate su questo? allora con questo la finirete.
Lo impicca.
DEPUTATO
Così, giustiziere; – portatelo via di qui;
ma fate che il suo corpo resti insepolto:
1450
che la terra non sia ingorgata o infettata
da quel che il cielo disprezza e gli uomini non curano.
Exeunt.
[SCENA VII. LA CASA DI HIERONIMO.]
Entra Hieronimo.
HIERONIMO
Dove correrò per esalare i miei guai,
i miei guai, il cui peso ha stancato la terra?
O le mie strida che han sopraccarica l’aria
1455
di pianti senza fine pel mio figliuolo defunto?
I venti strepitanti, cospirando con le mie parole,
han mosso al mio lamento gli alberi sfrondati,
spogliati i prati del loro fiorito verde,
fatte le montagne paludi con l’alte maree delle mie lagrime,
1460
e irrotto per le porte di rame dell’inferno.
Pur sempre tormentata è la mia torturata anima
da rotti sospiri e patimenti senza tregua,
che alati montano; e, aleggiando nell’aria,
battono alle finestre dei cieli più splendenti,
1465
per impetrare giustizia e vendetta:
ma esse son poste in quelle altezze d’empireo,
dove, contromurate di diamante,
io trovo il luogo inespugnabile; ed esse
resistono ai miei guai, e non dan via alle mie parole.
Entra il Boia con una lettera.
BOIA
1470
O signore! Iddio vi benedica, signore! quell’uomo,
signore, Petergado, signore, quello ch’era così pieno
d’allegre fantasie –
HIERONIMO
Bene, che è di lui?
BOIA
O signore, egli ha sbagliato strada; egli aveva la sua
1475
brava commissione in senso contrario. Signore, qui è il
suo passaporto; io vi prego, signore, noi gli abbiamo
fatto torto.
HIERONIMO
Io ti garantisco, dammelo.
BOIA
Voi vi porrete di mezzo tra la forca e me?
HIERONIMO
1480
Ma certo.
BOIA
Io ringrazio vossignoria.
Exit il Boia.
HIERONIMO
E pure, benchè qualcos’altro mi riguardi più da vicino,
per alleviare la pena che sostengo,
farò tregua col dolore mentre leggo questo.
1485
‘Mio signore, io scrivo, come le mie sventure richiedono,
che voi operiate la mia liberazione:
se non ve ne date pensiero, non c’è più speranza per la mia vita,
e morendo io rivelerò la verità.
Voi sapete, mio signore, io l’uccisi per amor vostro,
1490
ed ero congiurato col principe e con voi;
vinto da ricompense e promesse piene di speranza,
io aiutai anche ad assassinare Don Horatio’.
E attori nella maledetta tragedia
foste tu, Lorenzo, Balthazar, tu,
1495
di cui mio figlio, mio figlio meritò così bene?
Che ho io udito, che hanno i miei occhi veduto?
O santi cieli, può egli avvenire
che una così mostruosa e odiosa gesta,
così segretamente soffocata, e così a lungo celata,
1500
debba ora in questo modo esser vendicata o svelata?
Ora veggo io quello che allora non osai sospettare,
che la lettera di Bellimperia non mentiva,
nè essa mentiva, benchè falsamente essi abbian fatto torto
insieme a lei, a me, a Horatio e a loro stessi.
1505
Ora io posso raffrontare la sua e questa,
in tutti gli accidenti che non potevo mai spiegarmi
finora, ed ora chiaramente discerno
ch’essi fecero quel che il cielo non lascerà impunito.
O falso Lorenzo! Son questi i tuoi sguardi lusinghieri?
1510
È questo l’onore che tu facesti al mio figliuolo?
E Balthazar – peste alla tua anima e a me! –
era questo il prezzo del riscatto, per cui egli ti tenne in vita?
Guai alla causa di queste guerre forzate!
Guai alla tua viltà e alla tua prigionia,
1515
guai al tuo nascimento, al tuo corpo ed all’anima tua,
al tuo maledetto padre, e a te stesso ridotto in servitù!
E maledetto con amare esecrazioni sia
il giorno e il luogo, dov’egli ebbe pietà di te!
Ma perchè spreco le mie parole infruttuose,
1520
quando solo in sangue soddisferà i miei guai?
Io andrò a far lamento al mio signore il re,
e chiederò gridando giustizia per tutta la corte.
consumando le selci con questi miei piedi risecchiti.
Ed a forza di suppliche otterrò giustizia;
1525
o li stancherò tutti con le mie minacce di vendetta.
Exit.
[SCENA VIII. LA CASA DI HIERONIMO.]
Entra Isabella con la sua Ancella.
ISABELLA
Sicchè, voi dite, quest’erba purgherà l’occhio,
e questa, il capo? –
Ah! – ma nessuna d’esse purgherà il cuore!
No! non c’è più nessuna medicina per il mio male,
1530
nè alcun rimedio per risanare i morti.
Ella impazzisce.
Horatio! Oh, dov’e Horatio?
ANCELLA
Buona signora, non v’impaurite così da voi stessa,
desolandovi pel vostro figliuolo Horatio:
egli dorme in quiete nei campi Elisî.
ISABELLA
1535
Come, non v’ho io date vesti e graziosi oggetti,
non v’ho comprato un fischio ed anche una frusta,
per esser vendicata dalle loro villanic?
ANCELLA
Signora, queste fantasie straziano l’anima mia.
ISABELLA
Anima mia – povera anima! tu parli di cose –
1540
tu non sai che cosa: l’anima mia ha ali d’argento,
che m’innalzano su ai cieli più alti;
al cielo: sì, là siede il mio Horatio,
e ha dietro una schiera di Cherubini di fuoco,
danzanti intorno alle sue ferite appena sanate,
1545
cantando dolce inni e modulando celesti note:
rara armonia per salutare la sua innocenza,
ch’è morta, sì, è morta, specchio dei nostri giorni.
Ma dite, dove troverò gli uomini, gli assassini,
che uccisero Horatio? dove correrò io
1550
per scoprire coloro che assassinarono mio figlio?
Exeunt.
[SCENA IX. INNANZI AL CASTELLO DEL DUCA.]
Bellimperia ad una finestra.
BELLIMPERIA
Che significa quest’oltraggio che mi vien recato?
Perchè son io sequestrata così dalla corte?
Lo ignoro! Non saprò io la causa
di queste mie pene segrete e piene di sospetto?
1555
Maledetto fratello, malvagio assassino,
perchè pieghi tu così la tua mente a martoriarmi?
Hieronimo, perchè ti scrissi io de’ tuoi torti,
o perchè sei tu così tardo alla tua vendetta?
Andrea, o Andrea! se tu vedessi
1560
me così trattata per il tuo amico Horatio,
e lui per me così assassinato senza ragione! –
Bene, a viva forza, io debbo obbligarmi
alla pazienza, e dedicarmi al tempo,
finchè il cielo, com’io ho sperato, mi libererà.
Entra Christophil.
CHRISTOPHIL
1565
Venite, signora Bellimperia, questo non può essere.
Exeunt.
[SCENA X. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entrano Lorenzo, Balthazar e il Paggio.
LORENZO
Ragazzo, non parlare più; fin qui le cose van bene,
tu sei sicuro che l’hai veduto morto?
PAGGIO
Mio signore, come son sicuro ch’io vivo.
LORENZO
Tanto basta.
1570
Quanto a quel ch’egli ha risoluto nella sua fine,
lascialo a colui con cui egli ora soggiorna. –
Qui, prendi il mio anello, e dallo a Christophil,
e digli che faccia porre in libertà mia sorella,
e la conduca qui subito.
Exit il Paggio.
1575
Questo ch’io ho fatto, è stato per politica,
per porre in tacere a tener segreto l’assassinio,
il quale essendo ora passato, come un prodigio di nove giorni,
io lascerò ora libera la mia gentile sorella.
BALTHAZAR
E in buon tempo, Lorenzo: perchè il mio signor duca,
1580
udiste, chiese di lei iersera.
LORENZO
Si, e mio signore, spero che m’udiste dare
sufficiente ragione perchè si sia tenuta lontana;
ma questo è tutt’uno. Mio signore, voi l’amate?
BALTHAZAR
Si.
LORENZO
1585
Allora nel vostro amore state all’erta; agite accortamente:
sanate tutti i sospetti, datemi sempre ragione;
e se ella verrà a patti con noi, –
per ciò che riguarda il suo amante e perchè la cosa sia celata, –
scherzate con lei gentilmente; sotto finti scherzi
1590
si celano cose che altrimenti produrrebbero inquietudine.
Ma ecco ch’ella viene.
Entra Bellimperia
Dunque, sorella?
BELLIMPERIA
Sorella? – No!
Tu non sei un fratello, ma un nemico;
altrimenti non avresti tratatto così tua sorella:
prima atterrendomi con le tue armi sguainate,
1595
e incredulendo sul mio compagno;
e poi spingendomi con la rabbia d’un turbine
tra la ciurma de’ tuoi congiurati,
e ficcandomi dove nessuno potesse giungere a me,
nè io ad alcuno, per rivelare i miei torti.
1600
Quale folle furia possedava i tuoi spiriti?
O in che t’avevo io offeso?
LORENZO
Prendete miglior consiglio, Bellimperia,
perchè io non v’ho fatto alcun oltraggio;
se non che, con più discrezione che non meritaste,
1605
ho cercato di salvare il vostro onore e il mio.
BELLIMPERIA
Il mio onore? perchè, Lorenzo, in che cosa
trascuro io così la mia riputazione,
che voi, o altri, dobbiate difenderla?
LORENZO
Sua altezza e mio padre eran risoluti
1610
di venire a conferire con vecchio Hieronimo,
riguardo a certi affari di stato,
che il vicerè aveva determinato.
BELLIMPERIA
E in che il mio onore era toccato da ciò?
BALTHAZAR
Abbiate pazienza, Bellimperia; udite il resto.
LORENZO
1615
Me (poco innanzi a loro) essi mandarono come messaggero,
per avvisarlo ch’essi eran così vicini:
ora quando io giunsi, in compagnia del principe,
e non atteso, in una pergola là,
trovai Bellimperia con Horatio.
BELLIMPERIA
1620
E allora?
LORENZO
Ebbene, allora, ricordando l’antica disgrazia
che voi avevate sofferta per Don Andrea,
e che ora avreste probabilmente più a lungo patita,
per esser trovata in così bassa compagnia,
1625
pensai meglio – perchè non conosceva un mezzo più pronto –
di tôr di mezzo Horatio dalla via di mio padre.
BALTHAZAR
E condur voi celamente in altro luogo,
perchè sua altezza non vi trovasse colà.
BELLIMPERIA
Proprio così, mio signore? E voi siete testimonio,
1630
che è vero questo ch’egli doscorre?
voi, gentil fratello, faceste ciò per mio amore,
e voi, mio signore, foste il suo strumento?
Un’opera di valore, e degna anche di nota!
Ma qual’è la causa per cui da allora mi teneste nascosta?
LORENZO
1635
La vostra melanconia, sorella, poichè la notizia
della morte del vostro primo favorito Don Andrea,
ha esasperata l’antica ira di mio padre.
BALTHAZAR
E meglio era per voi, essendo in disgrazia,
tenervi lontana e dar luogo alla sua furia.
BELLIMPERIA
1640
Ma perchè io non ebbi novella della sua ira?
LORENZO
Questo sarebbe stato aggiunger esca al vostro fuoco,
che ardeva como l’Etna per la perdita di Andrea.
BELLIMPERIA
Non a dunque mio padre chiesto di me?
LORENZO
Sorella, egli ha chiesto, e io ti ho scusato così.
Egli bisbiglia al suo orecchio.
1645
Ma, Bellimperia, vedi il gentile principe;
guarda il tuo amore, contempla il giovine Balthazar,
la cui passione è aumentata dalla tua presenza;
e nella cui melanconia tu puoi vedere
il tuo odio, il suo amore; il tuo fuggire, il suo perseguirti.
BELLIMPERIA
1650
Fratello, voi siete diventato un oratore –
io non so, io, per quale esperienza –
troppo politico per me, oltre ogni paragone,
da quando vi vidi ultimamente; ma chetatevi:
il principe sta meditando più alte cose.
BALTHAZAR
1655
La tua bellezza, dunque, che soggioga i re;
codeste tue trecce, fili d’Ariadne,
con cui tu hai sorpresa la mia libertà;
codesta tua fronte eburnea, carta del mio dolore,
dov’io non veggo alcun porto ove riposi la mia speranza.
BELLIMPERIA
1660
Amare e temere, entrambi a una volta, mio signore,
nel mio pensiero, son cose di maggior peso
che non convengano a occupare gli spiriti d’una donna.
BALTHAZAR
Io amo.
BELLIMPERIA
Chi?
BALTHAZAR
Bellimperia.
BELLIMPERIA
Ma io temo.
BALTHAZAR
Chi?
BELLIMPERIA
Bellimperia.
LORENZO
1665
Temete voi stessa?
BELLIMPERIA
Si fratello.
LORENZO
Come?
BELLIMPERIA
Come coloro
che, quel che amano, ripugnano e temon di perdere.
BALTHAZAR
Allora, bella, lascia che Balthazar sia il tuo guardiano.
BELLIMPERIA
No, Balthazar teme come noi:
Et tremulo metui pavidum junxere timorem –
1670
Est vanum stolidae proditionis opus.
LORENZO
No, – e voi ragionate così scaltramente,
noi continueremo questo discorso a corte.
BALTHAZAR
Guidato dalla stella polare de’suoi sguardi celestiali,
volgesi il povero, oppresso Balthazar,
1675
come sulle montagne cammina il viandante,
malsicuro di compiere il suo pellegrinaggio.
Exeunt.
[SCENA XI. UNA VIA. ]
Entrano due Portoghesi, ed Hieronimo vien loro incontro.
PORTOGHESE 1.º
Con vostra licenza, signore.
HIERONIMO
Q4 Non è nè come voi pensate, nè come voi pensate,
nè come voi pensate; siete tutti lontani:
1680
queste pianelle non sono mie, esse erano di mio figlio Horatio
Mio figlio! e che è un figlio? Una cosa generata
in un paio di minuti – press’a poco;
un pezzo di carne prodotto nell’oscurità, e serve
a zavorrare queste leggere creature che noi chiamiamo
1685
e, al termine di nove mesi, sbuca alla luce.
E pure che cosa c’è in un figlio,
da far vaneggiare , delirare e impazzire un padre?
Quand’ è nato, esso frigna, strilla e mette i denti.
E pure che cosa c’è in un figlio? Lo si deve nutrire,
1690
e insegnargli a camminare, e a parlare. Si, ma pure
perchè non potrebbe un uomo amare ugualmente un vitello?
O struggersi di passione sopra un capretto saltellante,
come per un figlio? Mi pare che un porcellino,
o un bel piccolo liscio puledro,
1695
dovrebbe commuovere un uomo da quanto un figliuolo:
perchè uno di questi, in assai poco tempo,
crescerà buono a qualche uso; mentre un figlio,
quanto più cresce di statura e d’anni,
tanto più apparisce maldestro e rozzo,
1700
conta i suoi genitori nel novero dei pazzi,
getta l’affanno sul loro capo co’suoi matti stravizzi;
li fa sembrar vecchi prima che l’età li colga.
Quest’è un figlio! – e qual perdita sarebbe questa,
consideratta rettamente? – O, ma il mio Horatio
1705
crebbe fuor della portata di questi insaziati umori:
egli amava i sioi amanti genitori;
egli era il mio conforto, e la gioia di sua madre,
proprio il braccio che teneva su la nostra casa:
le nostre speranze eran riposte in lui,
1710
nessuno se non un dannato assassino poteva odiarlo.
Egli non aveva visto il dorso di diciannove anni,
quando il suo forte braccio scavalcò
il prode principe Balthazar , e il suo grande animo,
troppo pieno d’amore, tenne alla sua mercè
1715
quel valente, ma ignobile Portoghese.
Bene, il cielo è ancora il cielo!
E c’è Nemesi, e le Furie,
e cose che si chiamano sferze,
e qualche volta s’abbattono negli assassini:
1720
essi non scampano sempre, questo è di qualche conforto.
Sì, sì, sì; e poi il tempo s’invola,
e fugge, fugge, finchè la violenza scoppia
come il tuono involto in una palla di fuoco,
e così porta confusione a tutti loro. Q4
1725
Buona licenza obbiate: anzi, io vi prego d’andare,
perchè io vi lascerò, se voi potete così lasciarmi.
PORTOGHESE 2.º
Vi prego, qual’è la via più breve al mio signore il duca?
HIERONIMO
La via più breve da me.
PORTOGHESE 1.º
Alla sua casa, intendiamo.
HIERONIMO
O, qui presso: è quella casa che voi vedete là.
PORTOGHESE 2.º
1730
Non ci potreste dire se il suo figliuolo c’è?
HIERONIMO
Chi, il mio signor Lorenzo?
PORTOGHESE 1.º
Sì, signore.
Egli entra per una porta ed asce per un’altra.
HIERONIMO
O, cessate!
Perchè altro discorso sarebbe per noi assai più opportuno.
Ma se voi volete assolutamente sapere
la via per andar da lui, e dove possiate trovarlo,
1735
allora ascoltatemi, ed io risolverò il vostro dubbio.
C’è un sentiero alla vostra mano manca,
che conduce da una coscienza colpevole
ad una foresta di sospetti e di paure –
un luogo oscuro, e pericoloso a passare:
1740
quivi incontrerete pensieri melanconici,
de’ quali se voi pur sosterrete i funesti umori,
esso vi menerà alla Disperazione e alla Morte; –
le cui balze rocciose quando voi avrete rimirate,
entro una immensa valle d’eterna notte,
1745
che, infiammata dalle iniquità del mondo,
vomita sozzi e abbominevoli fumi, –
non lontano di là, dove gli assassini hanno edificato
una abitazione per le loro anime maledette,
quivi, in una caldaia di rame, fissata da Giove,
1750
nella sua ira feroce, sopra una fiamma sulfurea,
voi stessi troverete Lorenzo che si bagna
nel piombo bollente e nel sangue degli innocenti.
PORTOGHESE 1.º
Ha, ha, ha!
HIERONIMO
Ha, ha, ha! Ebbene, ha, ha, ha! Addio, buon ha, ha, ha!
Exit.
PORTOGHESE 2.º
1755
Senza dubbio quest’uomo sta impazzendo,
o l’imperfezione della sua età lo fa vaneggiare.
Vieni andiamo a cercare il mio signore il duca.
Exeunt.
[SCENA XII. LA CORTE DI SPAGNA.]
Entra Hieronimo con un pugnale in una mano e una corda nell’atra.
HIERONIMO
Ora, signore, forse io vengo a vedere il re;
il re mi vede e volentieri udrebbe la mia supplica:
1760
ebbene, non è questa una cosa strana e rara,
che gli astanti con le loro bagatelle mi debban costringere al silenzio?–
Va, io veggo i loro raggiri, e non dico altro. –
Hieronimo, è tempo per te di andartene:
giù per la valle ove scorre il sangue purpureo,
1765
s’erge una torre infocata; quivi siede un giudice,
sopra un seggio d’acciaio e di bronzo
e fra i suoi denti regge un tizone di fuoco,
che guida al lago dove sta l’inferno.
Via, Hieronimo! rècati da lui:
1770
egli ti farà giustizia per la morte d’Horatio.
Va giù per questo sentiero: tu sarai subito con lui;
o per questo, e allora nemmeno ti bisogna prendere respiro:
questa o quella via! – Piano piano, non così:
perchè se io m’impicco e m’ammazzo, diteci,
1775
chi vendicherà allora l’assassinio d’Horatio?
No, no! oibò, no! perdonatemi, io non farò nulla di ciò.
Egli scaglia lontano lo stile e il capestro.
Questa via io prenderò, e per questa via viene il re:
Egli li raccoglie nuovamente.
e qui io gli darò un colpo, questo è chiaro;
e, Balthazar, io te la farò scontare,
1780
e a te, Lorenzo! Qui è il re – no, sta;
e qui, si, qui – lì scappa la lepre.
Entrano il Re, l’Ambasciatore, Castiglia e Lorenzo.
RE
Ora esponi, ambasciatore, quel che dice il nostro vicerè:
ha egli ricevuti gli articoli che noi mandammo?
HIERONIMO
Giustizia, o, giustizia a Hieronimo.
LORENZO
1785
Indietro! non vedi tu che il re è occupato?
HIERONIMO
O, davvero?
RE
Chi è che interrompe le nostre occupazioni?
HIERONIMO
Non io. Hieronimo, sta all’erta! passa via!
AMBASCIATORE
Famoso Re, egli ha ricevute e lette
le regali profferte, e la lega da te promessa;
1790
e, come colui ch’è estremamente sopragioioso
d’udire che il suo figliuolo è così principescamente trattato,
la cui morte egli aveva così solennemente pianta,
questo per tua ulteriore soddisfazione,
e per il tuo regale amore, egli ti fa cortesemente sapere:
1795
primo, per il matrimonio del principe suo figlio
con Bellimperia, la tua amata nipote,
questa novella è più dilettosa all’anima sua,
che mirra e incenso ai cieli offesi.
In persona, perciò verrà egli stesso,
1800
per veder celebrare i riti del matrimonio,
ed, in presenza della corte di Spagna,
per annodare un sicuro inscindibile vincolo
di regale amore e di perpetua lega
tra le corone di Spagna e Portogallo.
1805
Quivi egli darà la sua corona a Balthazar,
e farà regina Bellimperia.
RE
Fratello, come piace a voi questo amore del nostro vicerè?
CASTIGLIA
Senza dubbio, mio signore, è una prova
di onorevole sollecitudine per conservarsi l’amico,
1810
e di meraviglioso zelo verso Balthazar suo figlio;
nè sono io meno obbligato alla sua grazia,
che così piega il suo aggradimento sulla mia figliuola.
AMBASCIATORE
Ora per ultimo, temuto signore, qui sua altezza ha mandato
(benchè egli non chiegga che suo figlio ritorni)
1815
il riscatto dovuto a Don Horatio.
HIERONIMO
Horatio! chi chiama Horatio!
RE
E ben ricordato: grazie a sua maestà.
Qui, procura che sia dato ad Horatio.
HIERONIMO
Giustizia, o, giustizia, giustizia, nobile re!
RE
1820
Chi è questi? Hieronimo?
HIERONIMO
Giustizia, o, giustizia! O figlio mio, figlio mio!
Figlio mio, che nulla può riscattare o redimere!
LORENZO
Hieronimo, voi non siete ben in senno.
HIERONIMO
Via, Lorenzo, non mi trattenere più;
1825
perchè tu hai fatto fallire la mia felicità.
Datemi mio figlio! voi non lo riscatterete!
Via! Io voglio squarciar le viscere della terra.
Egli scava col suo stile.
e traghettare ai piani Elisii,
e condurre mio figlio a mostrare le sue mortali ferite.
1830
Statemi lontani!
Io farò una vanga del mio pugnale,
e rinuncerò qui il mio maresciallato,
e mi farò maresciallo dei demonî in inferno,
per esser vendicato di ciò su voi tutti.
RE
1835
Che significa questo oltraggio?
Nessuno di voi affrenerà la sua furia?
HIERONIMO
No, piano piano! non vi bisognerà far forza:
perchè chi è cacciato dai demonî bisogna che vada.
Exit.
RE
Che accidente è accaduto a Hieronimo?
1840
Io non l’ho visto mai comportarsi così.
LORENZO
Mio grazioso signore, egli è, per grandissima superbia
concepita a causa del giovine Horatio suo figliuolo –
e cupido d’avere per se medesimo
il riscatto del giovane principe Balthazar –
1845
sviato di mente, e in certo modo impazzato.
RE
Credimi, nipote, noi siamo dolenti di ciò:
questo è l’amore che i padri portano ai loro figli.
Ma, nobile fratello, va a dargli quest’oro,
il riscatto del principe; ch’egli abbia quel che gli è dovuto.
1850
Perchè ciò ch’egli ha, non farà difetto a Horatio.
Forse Hieronimo ne ha bisogno.
LORENZO
Ma s’egli è così disperatamente sviato,
è necessario ch’egli rassegni il suo ufficio,
e che questo sia dato a una persona di più giudizio.
RE
1855
Noi accresceremo la sua melanconia così.
È meglio che prima noi vediam più addentro nella cosa,
e fino allora terremo vacante il posto.
E, fratello, ora introduci l’ambasciatore,
ch’egli sia testimonio della tenzone
1860
tra Balthazar e Bellimperia,
e che noi possiamo determinare il tempo
in cui il matrimonio sarà celebrato,
che noi possiamo aver qui il tuo signore, il vicerè.
AMBASCIATORE
In ciò vostra altezza altamente aggradirà
1865
a sua maestà, che agogna aver novelle di qui.
RE
Andiamo, dunque, e udite, signor ambasciatore –
Exeunt.
[SCENA XII A. IL GIARDINO DI HIERONIMO.]
Q4Entrano Jacques e Pedro.
JACQUES
Chi sa, Pedro, perchè il nostro padrone così
a mezzanotte ci manda con le nostre torce accese,
quando gli uomini e gli uccelli e le bestie son tutti in riposo,
1870
fuori di quelli che vegliano per rapina e per sanguinoso assassinio.
PEDRO
O Jacques, sappi che l’animo del nostro padrone
è assai sconvolto, da quando il suo Horatio morì,
ed – ora che i suoi vecchi anni dovrebbero dormire in riposo,
il suo cuore in pace – come un dispersato,
1875
egli impazza e rimbambisce pel suo figliuolo.
Qualche volta, come siede alla sua tavola,
egli parla come se Horatio gli fosse dappresso;
poi, balzando infuriato, cade a terra,
e grida “Horatio, dov’è il mio Horatio?”,
1880
così che l’eccesso del dolore e la tagliente angoscia
non lasciano in lui un pollice d’uomo:
vedi, egli viene.
Entra Hieronimo.
HIERONIMO
Io spio attraverso ogni fessura d’ogni parete,
guardo su tutti gli alberi, e cerco per tutte le macchie,
1885
batto i boschi, calpesto la nostra avola terra,
mi tuffo nell’acqua, e m’affiso al cielo:
pure non posso scorgere mio figlio Horatio. –
Ebbene, chi è là? spiriti, spiriti?
PEDRO
Noi siamo i vostri servi, ai vostri ordini, signore.
HIERONIMO
1890
Che fate voi con le vostre torce nel buio?
PEDRO
Voi ci avete comandato d’accenderle e d’attendervi qui.
HIERONIMO
No, no, voi siete in inganno! non io; – voi siete in inganno!
Ero io così folle da comandarvi d’accendere le vostre torce ora?
Accendetemi le vostre torce nel mezzo del giorno,
1895
allorquando il dio-sole cavalca in tutta la sua gloria;
accendetemi le vostre torce allora.
PEDRO
Allora noi bruciamo la luce del giorno.
HIERONIMO
E bruciata sia! la Notte è una sudicia assassina,
che non vorrebbe fosser visti i suoi tradimenti;
1900
e quella Hecate dalla pallida faccia là, la luna,
dà il suo consentimento a ciò ch’è operato nell’oscurità;
e tutte quelle stelle che rimirano la sua faccia,
sono puntuali sulla sua manica, spille sul suo strascico;
e quelle che dovrebbero esser potenti e divine,
1905
dormono nell’oscurità, quando più dovrebbero risplendere.
PEDRO
Non le provocate, buon signore, con parole tentatrici;
i cieli sono graziosi, e le vostre miserie
e l’angoscia vi fan dire, voi non sapete che cosa.
HIERONIMO
Marrano, tu menti! e tu non fai altro
1910
che dirmi ch’io son pazzo: tu menti, io non son pazzo!
Io so che tu sei Pedro, ed egli Jacques.
Io te lo proverò; e s’io fossi pazzo, come potrei?
Dov’era ella quella medesima notte
in cui il mio Horatio fu assassinato?
1915
Ella avrebbe dovuto risplendere: guarda nel libro.–Se la luna avesse risplenduto,
nella faccia del mio ragazzo c’era una specie di grazia,
ch’io so – no, io so – se l’assassino l’avesse visto,
la sua arma sarebbe caduta e avrebbe tagliata la terra,
foss’egli pure stato composto solo di sangue e morte.
1920
Aimè! quando la tristizia non sa quel ch’ella fa,
che diremo noi alla tristizia?
Entra Isabella.
ISABELLA
Caro Hieronimo, vieni dentro in casa;
o, non cercar così mezzi per accrescere il tuo affanno.
HIERONIMO
Veramente, Isabella, noi non facciamo nulla qui;
1925
io non piango: domanda a Pedro, e domanda a Jacques;
non io, veramente: noi siamo molto allegri, molto allegri.
ISABELLA
Come? siete allegri qui, siete allegri qui?
Non è questo il luogo, e proprio questo l’albero,
dove il mio Horatio morì, dov’egli fu assassinato?
HIERONIMO
1930
Fu – non dite che cosa: lasciate ch’ella lo dica col suo pianto.
Questo fu l’albero; io lo seminai:
e quando la nostra calda Spagna non lo faceva crescerè,
ma l’infante e il succhio umano
cominciavano ad avvizzire, debitamente due volte ogni mattino,
1935
io l’innaffiavo con acqua di fonte.
Finalmente esso crebbe e crebbe, e portò fruto,
finchè da ultimo
crebbe forca, e portò il nostro figliuolo:
portò il mio frutto e tuo – O malvagia, malvagia pianta!
1940
Qualcuno bussa di dentro, alla porta.
Vedi, chi bussa lì.
PEDRO
È un pittore, signore.
HIERONIMO
Digli d’entrare, e dipingere qualche conforto,
perchè di certo non resta alcun conforto se non dipinto.
Fatelo entrare! – Nessuno sa che cosa può accadere:
1945
volontà di Dio ch’io seminassi quest’albero! – ma proprio così
i padroni levan dal nulla i servi ingrati,
e poi questi odian coloro che li han tirati su.
Entra il pittore.
PITTORE
Iddio vi benedica, signore?
HIERONIMO
Per qual motivo? perchè, ti fai beffe di me, marrano?
ISABELLA
Che voi tu, buon uomo?
PITTORE
Giustizia, signora.
HIERONIMO
1950
O pretenzioso mendicante!
Tu vorresti avere ciò che non esiste nel mondo?
Ebbene, tutte le miniere non ancora scavate non bastano a comprare
un’oncia di giustizia!
È una gemma tanto inestimabile. Io ti dico,
1955
Iddio ha fatto incetta di tutta la giustizia nelle sue mani,
e non ve n’è altra che quella che viene da lui.
PITTORE
O, allora io veggo
che Iddio mi deve far ragione pel mio figliuolo assassinato.
HIERONIMO
Come, il tuo figliuolo fu assassinato?
PITTORE
Sì, signore; nessuno teneva un figlio tanto caro.
HIERONIMO
1960
Chè, non come il tuo? questa è una menzogna
massiccia come la terra: io aveva un figlio,
il cui minimo capello pesava
mille de’tuoi figliuoli: ed egli fu assassinato.
PITTORE
Oimè, signore, io non aveva che lui.
HIERONIMO
1965
Nè io, nè io: ma questo mio solo
valeva una legione. Ma tutto è lo stesso.
Pedro, Jacques, andate in casa; Isabella, va.
E questo buon uomo qui ed io
percorreremo in su e in giù quest’orribile verziere,
1970
simili a due leoni derubati dei loro piccoli.
Andate in casa, dico.
Exeunt. Egli e il Pittore seggono.
Vieni, parliamo ora da senno.
Il tuo figliuolo su assassinato?
PITTORE
Sì, signore.
HIERONIMO
Così fu il mio.
Come la prendi tu? non sei qualche volta pazzo?
E non ti vengono fantasmi innanzi agli occhi?
PITTORE
1975
O Dio, sì, signore.
HIERONIMO
Sei un pittore? puoi dipingermi una lagrima, o una ferita, un gemito, o un sospiro? puoi dipingermi un
albero come questo?
PITTORE
Signore, io son certo che voi avete udito parlare della mia pittura: il mio nome è Bazardo.
HIERONIMO
Bazardo! innanzi a Dio, un eccellente uomo. Guardate, signore, vedete, io vorrei mi dipingeste per la
mia galleria, coi vostri foschi colori ad olio, e mi disegnaste di cinque anni più giovine ch’io non sia –
vedete, signore, fate andar via cinque anni; fateli andar via come il maresciallo di Spagna – mio
moglie Isabella in piedi vicino a me, con uno sguardo parlante verso il mio figliuolo Horatio, che
dovebbre significar questo, o alcunchè di simile: ‘Iddio ti benedica, mio dolce figlio’; e la mia mano
appogiata sulla sua testa, così, signore; vedete? – si può fare questo?
PITTORE
Benissimo, signore.
HIERONIMO
No, prego, statemi attento, signore: poi, signore, vorrei che voi mi dipingeste quest’albero, proprio
quest’albero. Puoi tu dipingere un doloroso pianto?
PITTORE
All’apparenza, signore.
HIERONIMO
No, dovrebbe proprio piangere; ma fa lo stesso. Bene, signore, dipingetemi un giovine passato da parte
a parte da spade di ribaldi, impiccato a quest’albero. Puoi tu disegnare un assassino?
PITTORE
Ve ne dò garanzia, signore; io ho l’effigie de’ più famigerati ribaldi che mai vivessero in tutta la
Spagna.
HIERONIMO
O, falli peggiori, peggiori: tendi la tua arte, e fa le loro barbe del proprio colore di quella di Giuda; e
fa le sopracciglia sporgenti: in ogni caso poni mente a questo. Poi, signore, dopo un violento tumulto,
conduci fuori me in camicia, con la mia veste sotto il braccio, con la mia torcia in mano, e la mia
spada levata su così: – e con queste parole: ‘Che tumulto è questo? chi chiama Hieronimo?’ Si può far
questo?
PITTORE
Sì, signore.
HIERONIMO
Bene, signore; poi conducimi fuori, conducimi di viale in viale, andando innanzi sempre con un aspetto
sconvolto, e fa che i miei capelli sollevino il mio berretto da notte. Fa che le nuvole s’accavallino, fa
oscura la luna, le stelle estinte, i venti soffiare, le campane rintoccare, le civette strillare, i rospi
gracidare, i minuti scoccare, e l’orologio battere le dodici. E poi, da ultimo, signore, trasalendo, vedi
un uomo impiccato, che oscilla e oscilla, come voi sapete che il vento fa ondeggiare un uomo, ed io che
in un istante gli taglio la corda. E guardando sopra di lui con l’aiuto della mia torcia, trovo ch’esso è
il mio figliuolo Horatio. Qui voi potete mostrar la passione, qui voi potete mostrar la passione!
Disegnami come il vecchio Priamo di Troia, gridando: ‘La casa è in fiamme, la casa è in fiamme!’
come la torcia sul mio capo. Fammi maledire, fammi delirare, fammi piangere, fammi pazzo, fammi
sano di nuevo, fammi maledir l’inferno, invocare il cielo, ed infine lasciami iu deliquio – e così via.
PITTORE
Ed è questa la fine?
HIERONIMO
O no, non c’è fine: la fine è morte e pazzia! com’io non sto mai meglio di quando son pazzo: allora mi
pare d’essere un prode uomo valente; allora io fo maraviglie; ma la ragione mi fa oltraggio, e quivi è
il tormento, quivi è l’inferno. Da ultimo, signore, conducimi da uno degli assassini; foss’egli forte
come Ettore, così io lo squarcerei e trascinerei di qua e di là.
Egli caccia dentro il pittore, poi vien fuori di nuevo, con un libro in mano. Q4
[SCENA XIII. La stessa.]
Entra Hieronimo con un libro in mano.
[HIERONIMO]
Vindicta mihi!
Sì, il cielo vuol far vendetta d’ogni malizia,
nè soffrirà che un assassinio non sia ripagato.
Dunque sta, Hieronimo, osserva la loro volontà:
1980
perchè gli uomini mortali non possono fissar loro il tempo! –
‘Per scelus semper tutum est sceleribus iter’.
Batti, e batti sodo, dove a te vien fatto torto;
perchè i delitti conducono ai mali,
e la morte è la peggiore soluzione.
1985
Perchè chi pensa con la pazienza conquistarsi
una vita tranquilla, facilmente finirà la sua vita:
‘Fata si miseros juvant, habes salutem;
fata si vitam negant, habes sepulchrum’:
se il destino allevia le tue sventure,
1990
allora tu hai la salute, e sarai felice;
se il destino ti nega la vita, Hieronimo,
pure sarai tu sicuro d’una tomba –;
se nè l’una nè l’altra, pure sia questo il tuo conforto:
il cielo copre chi non ha sepoltura.
1995
E per concludere, io vendicherò la sua morte!
Ma come? non come i volgari ingegni degli uomini,
con aperti, ma inevitabili mali,
quanto con un mezzo segreto, e pur certo,
che meglio sarà nascosto sotto il mantello della benevolenza.
2000
Gli uomini saggi sceglieranno l’occassione,
copertamente e al sicuro, adattando le cose al tempo. –
Me negli estremi l’opportunità non ha tempo;
e perciò non ogni tempo è buono per la vendetta.
Così pertanto io riposerò nell’agitazione,
2005
simulando la tranquillità nell’inquietudine,
non mostrando conoscere le loro ribalderie,
chè la mia semplicità possa far lor pensare
che per ignoranza io li lascerò sfuggire tutti;
perchè l’ignoranza, io so, ed essi ben sanno,
2010
remedium malorum iners est.
Nè punto mi giova minacciar costoro,
che, come bufera invernale su una pianura,
mi abbatterebbero con la loro grandezza.
No, no, Hieronimo, tu devi costringere
2015
i tuoi occhi all’osservazione, e la tua lingua
a discorsi più mansueti che il tuo spirito non conceda,
il tuo cuore alla pazienza, e le tue mani al riposo,
il tuo berretto alla cortesia, e i tuoi ginocchi a piegarsi,
finchè tu sappia quando, dove e come vendicarti.
Un rumori di dentro.
2020
Ebbene, che è questo rumore? Che trambusto e chè voi fate?
Entra un servo.
SERVO
Qui c’è una turba di poveri postulanti,
che supplicano vi piaccia, signore,
patrocinare i loro casi innanzi al re.
HIERONIMO
Che io patrocini le loro diverse azioni?
2025
Ebbene, falli entrare, e ch’io li vegga.
Entrano tre Cittadini e un Vecchio.
CITTADINO 1.º
Così,
io vi dico questo: per dotrina e per legge,
non c’è alcuno avvocato in Ispagna,
che possa vincerlo, o che porrebbe metà della cura
ch’egli pone, nella ricerca dell’equità.
HIERONIMO
2030
Avvicinatevi, nomini, che così mi supplicate. –
[A parte].
Ora bisogna ch’io faccia un volto grave;
perchè così io era uso, prima del mio maresciallato,
patrocinar le cause come corregidore. –
Venite, signori, di che si tratta?
CITTADINO 2.º
Signore, d’un’azione.
HIERONIMO
2035
Per un’agressione?
CITTADINO 1.º
La mia per debito.
HIERONIMO
Date luogo.
CITTADINO 2.º
No, signore, la mia è un’azione per un caso non contemplato.
CITTADINO 3.º
La mia e una eiectione firmae per un contratto.
HIERONIMO
Chetatevi, signori; siete voi risoluti
ch’io debba patrocinare le vostre diverse azioni?
CITTADINO 1.º
2040
Sì, signore, e questa è la mia dichiarazione.
CITTADINO 2.º
E questa è la mia citazione.
CITTADINO 3.º
E questo è il mio contratto.
Gli dànno la carte.
HIERONIMO
Ma perchè si sta quel pover uomo così muto,
con gli occhi lagrimosi e le mani levate al cielo?
Vieni qua, padre, e fammi conoscere la tua causa.
SENILE
2045
O valoroso signore, la mia causa, pur a pena conosciuta,
muoverebbe i cuori dei bellicosi Mirmidoni;
e farebbe sciogliere in pietose lagrime le rupi di Corsica.
HIERONIMO
Parla, padre, dimmi qual’è il tuo piato.
SENILE
No, signore, se potessero i miei guai
dar via alle mie più angosciose parole,
2050
allora io non paleseri sulla carta, come vedete,
con l’inchiostro ciò che il sangue ha cominciato in me.
HIERONIMO
Che è questo? ‘L’umile supplica
di Don Bazulto per suo figliuolo assassinato’
SENILE
Sì, signore.
HIERONIMO
No, signore, il mio fuigliuolo assassinato:
2055
mio figlio, mio figlio, o mio figlio Horatio!
Ma mio, o tuo, Bazulto, sta tranquillo.
Qui, prendi il mio fazzoletto, e asciugati gli occhi,
finchè io sciagurato nelle tue sventure possa vedere
il vivente ritratto di me stesso morente.
Egli trae una pezzuola insanguinata.
2060
O no, non questa; Horatio, questa era tua;
e quando io la tinsi nel tuo carissimo sangue,
questa fu un pegno tra la tua anima e me,
perchè della tua morte io dovessi esser vendicato.
Ma qui, prendi questa, e questa – che, la mia borsa? –
2065
sì, questa, e quella, e tutte sono tue;
perchè in tutto comuni sono le nostre calamità.
CITTADINO 1.º
O vedi la bontà di Hieronimo!
CITTADINO 2.º
Questa gentilezza mostra ch’egli è un gentiluomo.
HIERONIMO
Vedi, vedi, o vedi la tua vergogna, Hieronimo;
2070
vedi qui un padre che ama il suo figliuolo!
Guarda le angosce e i triste lamenti,
ch’egli manda fuori per la morte di suo figlio!
Se egli effetti dell’amore così lottano nella minore gente,
se l’amore afforza tali umori nei più bassi spiriti,
2075
se l’amore esprime tale potenza nelle umili condizioni:
Hieronimo, quando, come un mare infuriato,
battuto dal vento e dalla marea, tu rovesci
i flutti più alti per mantener l’ordine delle onde,
mentre le acque inferiori si travagliano nel profondo:
2080
non ti vergogni tu allora, Hieronimo, di trascurare
la dolce vendetta del tuo Horatio?
Sebbene su questa terra la giustizia non si possa trovare,
io scenderò all’inferno, e in questo travaglio
busserò alle triste porte della corte di Plutone,
2085
traendone a forza, come fece Alcide una volta,
una turba di furie e di larve tormentatrici,
per torturare Don Lorenzo e gli altri.
Pure, perchè il portinaio dalle tre teste non possa
negarmi il passaggio alla melmosa sponda,
2090
tu contraffarai il poeta Tracio:
vieni, vecchio padre, sii il mio Orfeo,
e se tu non sai trar note dall’arpa,
suona allora il ritornello del tuo crudele dolore,
finchè otteniamo che Proserpina accordi
2095
la vendetta su coloro che assassinarono il mio figliuolo.
Allora io li squarcerò e lacererò, così e così,
frantumando le loro membra a pezzi co’miei denti.
Lacera le carte.
CITTADINO 1.º
O signore, la mia dichiarazione!
Exit Hieronimo, ed essi dietro.
CITTADINO 2.º
Risparmia la mia citazione!
Entra Hieronimo.
CITTADINO 2.º
Risparmia la mia citazione!
CITTADINO 3.º
2100
Oimè, il mio contratto! mi costa dieci sterline,
e voi mio signore, l’avete lacerato.
HIERONIMO
Questo non può essere, io non gli ho fatto nemmeno una ferita;
mostrami una sola goccia di sangue che ne sia caduta:
com’è possibile allora ch’io l’ammazzassi?
2105
Or via, no; corretemi dietro, acchiappatemi se potete.
Exeunt tutti meno il Vecchio. Bazulto rimane finchè rientra Hieronimo che, fissandolo in volto, parla.
HIERONIMO
E sei tu venuto, Horatio, dal profondo,
a chieder giustizia sopra questa terra,
a dire a tuo padre che tu sei invendicato?
A spremere nuove lagrime dagli occhi d’Isabella,
2110
le cui luci sono offuscate dai troppo lunghi pianti?
Torna, figlio mio, a lamentari con Eaco,
perchè qui non c’è giustizia; gentile fanciullo, va,
perchè la giustizia è esiliata dalla terra:
Hieronimo ti terrà compagnia.
2115
Tua madre implora dal giusto Radamanto
la debita vendetta contro gli assassini.
SENILE
Oimè, mio signore, onde sgorga questo turbato discorso?
HIERONIMO
Ma lasciatemi guardare il mio Horatio.
Dolce fanciullo, come se’ tu cambiato nella nera ombra di morte!
2120
Non ebbe Proserpina alcuna pietà della tua giovinezza,
ma soffrì che la tua bella primavera vermiglia,
dal disseccato inverno fosse così distrutta?
Horatio, tu sei più vecchio di tuo padre:
ah, spietato fato, che così trasforma l’aspetto!
BAZULTO
2125
Ah, mio buon signore, io non sono il vostro giovine figliuolo.
HIERONIMO
Come, non il mio figliuolo? dunque tu sei una furia,
mandata del vacuo regno della nera notte
per ordinarmi di comparire
innanzi al truce Minosse e al giusto Radamanto,
2130
per tormentare Hieronimo, ch’è negligente
e non chiede vendetta per la morte d’Horatio.
BAZULTO
Io sono un dolente uomo, e non un fantasma,
e son venuto a chieder giustizia pel mio figliuolo assassinato.
HIERONIMO
Si, ora ti conosco, che hai nominato tu figlio:
2135
tu sei la vivente immagine del mio dolore;
nella tua faccia, io posso vedere i miei affanni.
I tuoi occhi sono ingommati di lagrime, le tue guance sono smorte,
la tua fronte turbata, e le tue labbra balbettanti
marmorano tristi parole di subito interrotte;
2140
per forza di tempestosi sospiri il tuo spirito respira,
e di tutto questo affanno provo io pel mio figliuolo.
Entra, vecchio, verrai da Isabella;
appoggiati al mio braccio: io te, tu me sosterrai;
e tu ed io e lei canteremo una canzone,
2145
tre parti in una, ma ciascuna discorde – :
non parliamo di corde, ma andiamocene ora,
perchè con una corda Horatio fu ammazzato!
Exeunt.
[SCENA XIV. LA CORTE DI SPAGNA.]
Entrano il Re di Spagna, il Duca, il Vicerè, e Lorenzo, Balthazar, don Pedro, e Bellimperia.
RE
Va, fratello, è l’ufficio del Duca di Castiglia;
saluta il Vicerè in nostro nome.
CASTIGLIA
Vado.
VICERÉ
2150
Va innanzi, don Pedro, per amore di tuo nipote,
e riverisci il duca di Castiglia.
DON PEDRO
Sarà fatto.
RE
Ed ora andiamo incontro a questi Portoghesi;
perchè come noi ora siamo, così una volta essi furono
re e signori delle Indie occidentali.
2155
Benvenuto, prode Vicerè, a lla corte di Spagna,
e benvenuto tutto questo onorevole seguito!
Non è ignoto a noi perchè voi veniate,
o abbiate così regalmente passato il mare:
basta, in ciò noi riconosciamo la fede
2160
e il più che comune amore che voi ci prestate.
Così è, che la mia onorevole nipote
(poichè ora a noi conviene che ciò sia noto)
già è fidanzata a Balthazar:
e per ordine e consentimento nostro
2165
domani essi saranno sposati.
Per questo scopo noi accogliamo te,
il tuo seguito: il loro piacere e la nostra pace.
Parlate, uomini di Portogallo, sarà così?
Se sì, dite sì; se no, dite chiaramente no.
VICERÉ
2170
Famoso re, io non vengo, come tu credi,
con dubbiosi seguaci, uomini incerti,
ma con tali che hanno sui tuoi articoli
confermata la tua proposta, e fatto me contento.
Sappi, sovrano, ch’io vengo per celebrare
2175
il matrimonio della tua amata nipote.
la bella Bellimperia, con mio Balthazar:
con te, mio figliuolo; e poi che son vissuto per vederti,
prendi qui la mia corona, io la dò a lei e a te;
e lasciami vivere una vita solitaria
2180
in continue preghiere,
pensando come singolarmente il cielo ti ha preservato.
RE
Vedi, fratello, vedi, come la natura lotta in lui!
Vieni, valeroso Vicerè, ed accompagna
il tuo amico col racconto delle tue sventure:
2185
un più privato luogo conviene e questa nobile disposizione.
VICERÉ
O qui, o dove la vostra altezza crede apportuno.
Exeunt tutti meno Castiglia e Lorenzo.
CASTIGLIA
No, fermati, Lorenzo, lasciami parlare con te.
Vedi tu questo ricevimento di questi re?
LORENZO
Sì, mio signore, e godo in vederlo.
CASTIGLIA
2190
E sai tu perchè è questo convegno?
LORENZO
Per colei, mio signore, che Balthazar ama,
e per conchiudere il loro promesso matrimonio.
CASTIGLIA
Ella è tua sorella?
LORENZO
Chi, Bellimperia? sì,
2195
mio grazioso signore, e questo è il giorno
che io ho desiderato di così felicemente vedere.
CASTIGLIA
Tu avresti orrore se una tua colpa
dovesse impedirla nella sua felicità?
LORENZO
I cieli non permetteranno che Lorenzo erri così.
CASTIGLIA
2200
Or dunque, Lorenzo, ascolta le mie parole:
si sospetta, e si riferisce anche,
che tu, Lorenzo, fai torto a Hieronimo,
e nelle sue istanze verso sua maestà
sempre lo tieni indietro, e cerchi di attraversar la sua istanza.
LORENZO
2205
Ch’io, mio signore – ?
CASTIGLIA
Ti dico, figlio, ch’io stesso l’ho udito dire,
e che (con mio dolore) mi son vergognato
di rispondere per te, benchè tu sia mio figlio.
Lorenzo, non conosci tu il comune amore
2210
e la benevolenza che Hieronimo s’è guadagnata
co’ suoi meriti nella corte di Spagna?
O non vedi tu la cura del re mio fratello
pel suo vantaggio, e per procurare la sua salute?
Lorenzo, se tu contrastassi ai suoi affetti,
2215
ed igli gridasse contro di te al re,
quale onore sarebbe in questa assemblea,
o quale scandalo sarebbe tra i re,
udir Hieronimo reclamare contro di te?
Dimmi – e guarda anche di dirmi il vero –
2220
qual’è il fondamento di questa voce nella corte?
LORENZO
Mio signore, non è in poter di Lorenzo
impedire il volgo, padrone della sua lingua:
un piccolo vantaggio fa straripar l’acque;
e non vive uomo che a lungo contenti tutti.
CASTIGLIA
2225
Io stesso t’ho veduto affaccendato a tenere indietro
lui e le sue supplicazioni, dal re.
LORENZO
Voi stesso, mio signore, avete veduto le sue furie,
che mal convenivano alla presenza d’un re.
e perchè io aveva pietà di lui nella sua disgrazia,
2230
io lo tenni lontano con buone e cortesi parole,
così libero da malizia verso Hieronimo
come verso l’anima mia, mio signore.
CASTIGLIA
Allora, figlio mio, Hieronimo s’inganna sul tuo conto.
LORENZO
Mio grazioso padre, credetemi, così è.
2235
Ma che cos’è un uomo folle, sviato di mente
dal pensiero dell’assassinio del suo figliuolo?
Aime! quanto è facile per lui sbagliarsi!
Ma per soddisfazione sua e del mondo,
sarebbe bene, mio signore, che Hieronimo ed io
2240
fossimo riconciliati, se egli male mi giudica.
CASTIGLIA
Lorenzo, tu l’hai detto; così sarà.
Vada uno di voi a chiamare Hieronimo.
Entrano Balthazar e Bellimperia.
BALTHAZAR
Vieni, Bellimperia, gioia di Balthazar,
sollievo del mio affanno e sovrana della mia felicità,
2245
poichè il cielo ha disposto che tu sia mia:
disperdi queste nuvole e i melanconici sguardi,
e rischiarali con questi tuoi occhi splendenti come il sole,
dove stanno la mia speranza e la pura bellezza del cielo.
BELLIMPERIA
I miei sguardi, mio signore, sono quali convengono al mio amore,
2250
che, pur ora incominciato, non può ancora mostrarsi più splendente.
BALTHAZAR
Le fiamme da poco accese dovrebbero ardere come il sole mattutino.
BELLIMPERIA
Ma non troppo rapidamente, che non si consumi il calore e tutto.
Io vedo il mio signore mio padre.
BALTHAZAR
Tregua, amor mio;
vado a salutarlo.
CASTIGLIA
Benvenuto, Balthazar,
2255
benvenuto, prode principe, pegno della pace di Castiglia!
E benvenuta Bellimperia! – Ebbene, fanciulla?
Perchè vieni tu a salutarci così tristamente?
Sta tranquilla, ch’io son soddisfatto:
non è ora come quando viveva Andrea;
2260
noi abbiamo dimenticato e perdonato,
e tu hai la grazia d’un più felice amore. –
Ma, Balthazar, qui viene Hieronimo;
debbo parlare con lui.
Entrano Hieronimo e un servo.
HIERONIMO
E dov’è il Duca?
SERVO
Là.
HIERONIMO
Propio così. –
2265
Che nuova astuzia hanno disegnato, pensi?
Pocas palabras! mite come l’agnello!
Son io che voglio vendetta? No, io non so l’uomo.
CASTIGLIA
Benvenuto, Hieronimo.
LORENZO
Benvenuto, Hieronimo.
BALTHAZAR
2270
Benvenuto, Hieronimo.
HIERONIMO
Miei signori, io vi ringrazio per Horatio.
CASTIGLIA
Hieronimo, la ragione per cui mandai a chiamarvi,
per parlare con voi, è questa –
HIERONIMO
Che, così breve?
Allora io me ne vo, io ve ne ringrazio.
CASTIGLIA
2275
No, fermatevi, Hieronimo! – vallo a chiamare, figliuolo!
LORENZO
Hieronimo: mio padre chiede di parlare con voi.
HIERONIMO
Con me, signore? ebbene mio signore, io pensavo che aveste finito.
LORENZO
No; così avesse!
CASTIGLIA
Hieronimo, io odo
che voi vi ritenete offeso dal mio figliuolo,
2280
perchè voi non avete accesso al re;
e dite ch’è lui che impedisce le vostre istanze.
HIERONIMO
Ebbene, non è questa un’azione miserabile?
CASTIGLIA
Hieronimo, io spero che voi non abbiate motivo,
e mi farebbe orrore che un uomo dei vostri meriti
2285
dovesse una volta aver ragione dui sospettare di mio figlio,
considerando come io stesso pensi di voi.
HIERONIMO
Vostro figlio Lorenzo! chi, mio nobile signore?
La speranza di Spagna, il mio onorevole amico?
Concedetemi di battermi con loro, se essi osano:
Sguaina la sua spada.
2290
e gli starò incontro a faccia a faccia, per avermi detto questo!
Queste son voci scandalose riferite da chi
non ama me, e troppo odia il mio signore:
sospetterei io che Lorenzo prevenisse
o attraversasse le mie istanze, egli che amava tanto il mio figliuolo?
2295
Mio signore, io ho vergogna che ciò si possa dire.
LORENZO
Hieronimo, io mai non ve ne detti motivo.
HIERONIMO
Mio buon signore, io so che no.
CASTIGLIA
Qui dunque cessate;
e per la soddisfazione del mondo,
2300
Hieronimo, frequenta la mia umile casa,
l’antica dimora di Cipriano, duca di Castiglia;
e quando vuoi, disponi di me, del mio figliuolo, e della casa:
ma qui, innanzi al principe Balthazar e a me,
abbracciatevi l’un l’altro, e siate perfetti amici.
HIERONIMO
2305
Sì, perdio, mio signore, e sia.
Amici, ha detto? Vedete, io sarò amico con tutti voi:
specialmente con voi, mio amabile signore;
per diversi motivi è conveniente per noi
che noi siamo amici: il mondo è sospettoso,
2310
e gli uomini possono sospettare quel che noi non immaginiamo.
BALTHAZAR
Ebbene, questo è un atto da amico, Hieronimo.
LORENZO
E questo io spero: i vecchi rancori son dimenticati?
HIERONIMO
Che più? sarebbe vergogna se così non fosse.
CASTIGLIA
Vieni con me, Hieronimo, al mio invito;
2315
facci godere oggi la tua compagnia.
Exeunt.
HIERONIMO
Vostra signoria comandi. – Peuh! andate per la vostra strada:
Chi mi fa più carezze che non suole,
tradito mi ha o tradire mi vuole.
Exit.
[SCENA XV: CORO.]
Entrano l’Ombra e la Vendetta.
OMBRA
Dèstati, Erittone! Cerbero, dèstati!
2320
Sollecita Plutone, gentile Proserpina!
Alla battaglia, Acheronte ed Erebo!
Perchè mai, per Stige e Flegetonte in inferno,
traghettò Caronte ai laghi di fuoco
così spaventose viste, come quelle che il povero Andrea vede.
2325
Vendetta, dèstati!
VENDETTA
Destarmi? Perchè?
OMBRA
Dèstati, Vendetta; perchè tu sei mal consigliata
a dormire – dèstati! chè, tu hai ordine di vegliare!
VENDETTA
Chètati tu, e non mi disturbare.
OMBRA
Dèstati, Vendetta, se l’amore – come esso ha avuto –
2330
ha ancora il potere o la prevalenza in inferno!
Hieronimo con Lorenzo è stretto in lega,
e interclude il nostro passaggio alla vendetta:
dèstati, Vendetta, e noi siamo spacciati!
VENDETTA
Così i mondani si fondano su ciù ch’essi han sognato!
2335
Sta tranquillo, Andrea; benché io dorma,
pure il mio sentimento sollecita gli animi loro.
Basti a te che il povero Hieronimo
non può dimenticare suo figlio Horatio.
Nè muore la Vendetta, se pure ella dorme un poco,
2340
perchè nell’inquietudine si finge la quiete,
e il sonnecchiare è una comune astuzia del mondo. –
Guarda, Andrea, a mo’ d’esempio, come
la Vendetta ha dormito, e immagina poi
che cosa sia esser soggetti al destino.
Entra uno Spettacolo muto.
OMBRA
2345
Dèstati, Vendetta; rivela questo mistero.
VENDETTA
I primi due portano le torce nuziali,
splendide ardenti come il sole di mezzodì;
ma dietro loro accorre egualmente veloce Imene,
vestito a bruno e con una roba gialla,
2350
e vi soffia su e le spegne col sangue,
come malcontento che le cose continuino così.
OMBRA
Mi basta; ho compreso il tuo intendimento,
e grazie a te e a quelle potenze infernali,
che non tollereranno la sventura d’un amante. –
2355
Ripòsati, perchè io voglio sedere per vedere il resto.
VENDETTA
Dunque non discutere, perchè tu hai ciò che desideri.
Atto IV
[SCENA I. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entrano Bellimperia e Hieronimo.
BELLIMPERIA
È questo l’amore che tu porti ad Horatio?
È questa la bontà che tu simuli?
Son questi i frutti delle tue lagrime incessanti?
2360
Hieronimo, son queste le tue pene,
le tue proteste e i tuoi profondi lamenti,
con cui tu solevi tediare gli uomini?
O padre snaturato! O mondo ingannevole!
Con quali scuse puoi tu mostrarti, –
2365
con quale vergogna e con l’odio degli uomini, –
trascurando così la perdita e la vita di lui,
che insieme le mie lettere e la tua propria credenza
t’assicurano essere stato ammazzato senza motivo?
Hieronimo! vergogna, Hieronimo!
2370
Non farti la favola dei tempi futuri
con tale ingratitudine verso tuo figlio!
Infelici le madri di tali figliuoli,
ma mostruosi i padri, che dimenticano così presto
la morte di coloro, ch’essi con sollecitudine e spesa
2375
hanno così allevati, per perderli con tanta indifferenza!
Io stessa, che rispetto a te sono un’estranea,
amava tanto la sua vita, che ancora desidero la loro morte.
Nè la sua morte resterà invendicata da me,
benchè io debba far mostra di sopportarla,
2380
perchè qui io giuro, in cospetto del cielo e della terra,
dovessi tu trascurare l’amore che dovresti serbare,
e rinunciarvi, e non più dartene pensiero,
ch’io stessa manderò in inferno le loro odiose anime,
che operarono la sua rovina e la sua atroce morte.
HIERONIMO
2385
Ma può egli essere che Bellimperia
faccia voto d’una tale vendetta com’ella s’è degnata dire?
Ebbene, allora io veggo che il cielo conduce in porto i nostri fini,
e che tutti i santi si riuniscono per sollecitare
la vendetta su quei maledetti assassini.
2390
Signora, è vero, ed ora io trovo che così è:
io trovai una lettera, scritta nel vostro nome,
e in questa lettera, come Horatio morì.
Perdonate, o perdonate, Bellimperia,
il mio timore e la mia prudenza nel non credervi;
2395
e non pensate ch’io spensieratamente pensassi a qualche via
per lasciar la sua morte in tutto invendicata.
E qui io fo voto – purchè voi diate il vostro consentimento,
e vogliate tener celata la mia risoluzione: –
io procurerò in breve tempo la morte di coloro
2400
che così senza motivo hanno assassinato mio figlio.
BELLIMPERIA
Hieronimo, io consentirò e terrò il segreto,
e per tutto ciò che può esserti di vantaggio,
mi unirò a te per vendicare la morte d’Horatio.
HIERONIMO
Su, dunque; e qualunque cosa io mediti,
2405
lasciate ch’io vi preghi, favorite le mie pratiche,
perchè la trama è già nella mia testa.
Eccoli qui.
Entrano Balthazar e Lorenzo.
BALTHAZAR
Ebenne, Hieronimo?
Come, fate la corte a Bellimperia?
HIERONIMO
Sì, mio signore;
tale corte che (ve l’assicuro)
2410
ella ha il mio cuore, ma voi avete il suo.
LORENZO
Ma ora, Hieronimo, o mai,
noi dobbiamo chiedere il vostro aiuto.
HIERONIMO
Il mio aiuto?
Ebbene, miei buone signori, fidatevi di me;
perchè voi me n’avete dato motivo: –
2415
Sì, in fede mia!
BALTHAZAR
Voi vi compiaceste,
al ricevimento dell’ambasciatore,
di favorire il re d’uno spettacolo.
Ora, se il vostro studio fosse così ven provveduto,
da potere, per il divertimento della prima notte,
2420
intrattenere mio padre con uno simile,
o con qualche piacevole rappresentazione di tal genere,
siate sicuro ch’essi ne sarebbero ben contenti.
HIERONIMO
È tutto questo?
BALTHAZAR
Sì, questo è tutto.
HIERONIMO
Ebbene, io vi servirò; non dite altro.
2425
Quand’io era giovine, io diedi la mia mente
e didicai me stesso alla sterile poesia;
la quale, benchè nulla giovi a chi la professa,
pure è assai piacevole al mondo.
LORENZO
E che per ciò?
HIERONIMO
Perdio, miei buoni signori, ecco:
2430
(e pure, mi pare, voi siete troppo impaziente con noi): –
quando io studiava in Toledo,
m’avvenne di scrivere una tragedia:
vedete qui, mio signori –
Egli mostra loro un libro.
che, a lungo dimenticata, ritrovai l’altro dì.
2435
Ora, se volessero le loro signorie tanto favorirmi
da usarmi la grazia di rappresentarla –
io intendo che ognuno di voi faccia una parte –
siate sicuri ch’essa parrà assai singolare
e meravigliosamente degna di plauso a quell’assemblea.
BALTHAZAR
2440
Chè voi vorreste che noi rappresentassimo una tragedia?
HIERONIMO
Ebbene, Nerone non lo credette un avvilimento,
e re e imperatori han preso diletto
di far esperienza dei loro talenti nei drammi.
LORENZO
No, non t’arrabbiare, buon Hieronimo;
2445
il principe non fece che una domanda.
BALTHAZAR
In fede, Hieronimo, se voi dite da senno,
io farò una parte.
LORENZO
Ed io un’altra.
HIERONIMO
Ora, mio buon signore, potreste voi pregare
vostra sorella Bellimperia di farne una?
2450
Perchè, che cos’è un dramma senza una donna?
BELLIMPERIA
Poca preghiera ci vorrà per me, Hieronimo;
perchè bisogna assolutamente ch’io sia impiegata nel vostro dramma.
HIERONIMO
Così va bene: io vi dico, signori,
ch’esso era destinato ad esser rappresentato
2455
da gentiluomini, ed uomini dotti anche,
tali che sapessero quel che si dicono.
BALTHAZAR
Ed ora
sarà rappresentato da principi e cortegiani,
tali che sanno come si parla:
se, com’è il costumo del nostro paese,
2460
voi ci farete soltanto conoscere l’argomento.
HIERONIMO
Questo farò speditamente. Le croniche di Spagna
questo riferiscono in iscritto d’un cavaliere di Rodi:
egli era fidanzato, e da ultimo la sposò,
ad una Perseda, una dama Italiana,
2465
la cui bellezza rapiva tutti coloro che la miravano,
specialmente l’animo di Solimano,
che al matrimonio era l’ospite più ragguardevole.
Con diversi mezzi cercò Solimano di guadagnarsi
l’amore di Perseda, e non riuscì a conquistarlo.
2470
Allora cominciò egli a svelare la sua passione ad un amico,
uno de’ suoi pascià, ch’egli teneva assai caro;
questo pascià, dopo averla a lungo sollecitata,
vide ch’ella non sarebbe stata vinta altrimenti
che con la morte di suo marito, questo cavaliere di Rodi,
2475
ch’egli subito uccise a tradimento.
Ella, mossa da un grandissimo odio per questo fatto,
come causa di ciò, ammazzò Solimano,
e, per sottrarsi alla tirannia del pascià,
si pugnalò: e questa è la tragedia.
LORENZO
2480
O, eccellente!
[BELLIMPERIA[N]]
Ma di’, Hieronimo, che avvenne poi
di colui ch’era il pascià?
HIERONIMO
Ah sì, ecco:
spinto dal rimorso de’ suoi misfatti,
corse sulla cima d’un monte, e s’appiccò.
BALTHAZAR
2485
Ma chi di noi rappresentarà questa parte?
HIERONIMO
O, io questa, miei signori, non dubitate:
io farò l’assassino, ve lo garantisco;
perchè io l’ho già immaginata.
BALTHAZAR
Ed io che farò?
HIERONIMO
2490
Il grande Solimano, imperatore dei turchi.
LORENZO
Ed io?
HIERONIMO
Erasto, il cavaliere di Rodi.
BELLIMPERIA
Ed io?
HIERONIMO
Perseda, casta e risoluta. –
E qui, miei signori, sono parecchi sommari,
purchè ciascuno di voi si noti la sua parte,
2495
e la reciti, secondo che l’occasione gli si presenta.
Voi dovete provvedervi d’un berretto turco,
d’un mustacchio nero e d’una scimitarra;
Dà una carta a Balthazar.
voi d’una croce, come un cavaliere di Rodi;
Ne dà un’altra a Lorenzo.
e, signora, voi vi dovete obbigliare
Egli ne dà un’altra a Bellimperia.
2500
come Febe, Flora, o la cacciatrice,
come alla vostra discrezione parrà meglio.
E quanto a me, miei signori, io prenderò una parte,
e, col riscatto mandato dal vicerè,
decorerò e rapprensenterò questa tragedia così
2505
che tutto il mondo dirà: Hieronimo
è stato generoso ad allestirla così.
BALTHAZAR
Hieronimo, mi pare che una commedia starebbe meglio.
HIERONIMO
Una commedia?
Oibò! le commedie sono adatte agli spiriti volgari:
2510
ma per offerirla a una brigata regale,
datemi una tragedia nobilmente scritta;
tragedia cothurnata, conveniente a re,
che contenga sostanza, e non cose volgari.
Miei signori, tutto ciò dev’esser rappresentato,
2515
come conveniente alla festa della prima notte.
I tragici Italiani erano così acuti di spirito,
che con un’ora di meditazione
avrebbero rappresentato qualunque cosa in azione.
LORENZO
E ben può essere; perchè io ho veduto il simile
2520
in Parigi fra i tragici francesi.
HIERONIMO
In Parigi? per la messa! e ben ricordato!
C’è ancora una cosa che ci resta a fare.
BALTHAZAR
Che cosa è, Hieronimo? Non dimenticar nulla.
HIERONIMO
Ciascuno di noi
2525
deve recitare la sua parte in idiomi sconosciuti,
che ciò produca maggior varietà:
come voi, mio signore, in Latino, io in Greco,
voi in Italiano, e siccome io so
che Bellimperia ha studiato in Francese,
2530
in Francese di corte saranno tutte le sue frasi.
BELLIMPERIA
Voi intendete dunque provare la mia abilità, Hieronimo?
BALTHAZAR
Ma questa sarà una vera confusione,
e difficilmente noi tutti saremo capiti.
HIERONIMO
Così dev’essere; perchè la conclusione
2535
dimostrerà che l’invenzione e tutto era buono:
ed io stesso in un’orazione,
e con uno strano e maraviglioso spettacolo inoltre,
che io porrò lì dietro una cortina,
state sicuri, farò conoscere il soggetto:
2540
e tutto sarà concluso in una scena,
perchè non si può prender piacere di cose tediose.
BALTHAZAR
Come vi piace?
LORENZO
Ebbene, mio signore:
noi dobbiamo risolverci a secondare i suoi umori.
BALTHAZAR
Su dunque, Hieronimo; a rivederci fra poco.
HIERONIMO
2545
V’occuperete di questa faccenda?
LORENZO
Ve lo garantisco.
Exeunt tutti meno Hieronimo.
HIERONIMO
Ebbene:
ora vedrò io la rovina di Babilonia
operata dai cieli in questa confusione.
E se al mondo non piace questa tragedia,
dura è la sorte del vecchio Hieronimo.
Exit.
[SCENA II. IL GIARDINO DI HIERONIMO.]
Entra Isabella con un’arma.
ISABELLA
2550
Non mi dite più nulla! – O mostruosi omicidi!
Poichè nè la pietà nè la compassione muovono
il re a giustizia o a misericordia,
io farò la mia vendetta su questo luogo,
dove così essi assassinarono il mio amato figlio.
Ella abbate la pergola.
2555
Dàlli a questi rami e a queste abbominevoli fronde,
di questo sventurato e fatale pino:
dàlli, Isabella; dilacerali,
e brucia le radici, onde il resto è germogliato.
Io non lascerò una radice, uno stelo, un albero,
2560
una fronda, un ramo, un fiore, una foglia,
no, non un’erba in questo pezzo di giardino: –
maledetto complice della mia disgrazia!
Sterile per sempre possa essere questo giardino,
arida la terra, e infelice chiunque mai
2565
imagini di non tenerlo incolto!
Un vento orientale, commisto con arie nocive,
distruggerà le piante e i giovani arboscelli;
la terra sarà infestata dai serpenti,
e i passeggeri, per paura d’essere infetti,
2570
staranno alla larga, e guardandola diranno:
‘colà, assassinato, morì il figlio d’Isabella’
Sì, qui egli morì, e qui io l’abbraccio:
vedete, dove la sua ombra implora, con le sue ferite,
vendetta su colei che dovrebbe vendicar la sua morte.
2575
Hieronimo, affrèttati a vedere il tuo figliuolo;
perchè l’affanno e la disperazione m’hanno citata
a udire Horatio piatire con Radamanto:
affrèttati, Hieronimo, perchè sia scusata
la tua negligenza nel cercare la morte di coloro,
2580
la cui ira maligna ha privato lui del suo respiro. –
Ah! no, tu procrastini la loro morte,
perdoni agli assassini del tuo nobile figliuolo,
e sola io mi affatico – inutilmente!
E come io maledico quest’albero che più non fruttifichi,
2585
così sarà il mio ventre maledetto per amor suo;
e con quest’arma io ferirò il seno,
il seno sciagurato, che allattò Horatio.
Ella si pugnala.
[SCENA III. IL CASTELLO DEL DUCA.]
Entra Hieronimo; egli fissa la cortina. Entra il Duca di Castiglia.
CASTIGLIA
Ebbene, Hieronimo, dove sono i vostri compagni,
che voi vi date tutta questa briga?
HIERONIMO
2590
O signore, è per il credito dell’autore,
guardare che tutte le cose vadano bene.
Ma, mio buon signore, lasciate ch’io supplichi vostra grazia,
di dare al re la copia del dramma:
questo è l’argomento di quel che noi rappresentiamo.
CASTIGLIA
2595
Lo farò, Hieronimo.
HIERONIMO
Un’altra cosa, mio buon signore.
CASTIGLIA
Che cos’è?
HIERONIMO
Lasciate ch’io supplichi vostra grazia
di volere, quando il séguito sarà passato nella galleria,
degnarsi di gettarmi giù la chiave.
CASTIGLIA
Lo farò, Hieronimo.
Exit Castiglia.
HIERONIMO
Che, siete voi pronto, Balthazar?
2600
Portate una sedia e un cuscino per il re.
Entra Balthazar, con una sedia.
Ben fatto, Balthazar, sospendi il cartello:
la nostra scena è Rodi; – che, la vostra barba è a posto?
BALTHAZAR
Per una metà; l’altra l’ho in mano.
HIERONIMO
Spicciatevi, vergogna! siete voi così lungo?
Exit Balthazar.
2605
Rifletti, Hieronimo,
raccogli i tuoi spiriti, richiama i torti che prima
tu hai ricevuto con l’assassinio di tuo figlio,
e da ultimo – non il minore! – come Isabella,
una volta sua madre e tua carissima moglie,
2610
piena di disperazione per lui, s’è ammazzata.
Conviene a te dunque, Hieronimo, esser vendicato!
La trama è ordita d’un’atroce vendetta:
su, dunque, Hieronimo, séguita la vendetta:
perchè nulla manca se non l’atto della vendetta!
Exit Hieronimo.
Entrano il Re di Spagna, il Vicerè, il Duca di Castiglia, e il loro seguito.
RE
2615
Ora, Vicerè, noi vedremo la tragedia
di Solimano, imperatore dei Turchi,
rapprensentata per diletto la vostro figlio il principe,
da mio nipote Don Lorenzo e dalla mia nipote.
VICERÈ
Chi? Bellimperia?
RE
Sì, e da Hieronimo, il nostro maresciallo.
RE
2620
A richiesta del quale essi si degnano di far ciò:
questi sono i nostri passatempi nella corte di Spagna.
Qui, fratello, voi terrete il libro:
questo è l’argomento di ciò ch’essi recitano.
Egli gli dà un libro.
Signori, questo dramma di Hieronimo, in diversi idiomi, s’è pensato bene porlo giù in inglese più
distesamente, per il più facile intendimento d’ogni pubblico leggitore.
Entrano Balthazar, Bellimperia e Hieronimo.
BALTHAZAR
Pascià, che Rodi sia nostra, rendi onore ai cieli
2625
e al divino Maometto, nostro santo profeta.
E sii tu favorito d’ogni eccellenza
che Solimano possa dare, o tu desiderare!
Ma il tuo merito in conquistar Rodi é minore
che in serbare questa bella ninfa Cristiana,
2630
Perseda, beata lampada d’eccellenza,
i cui occhi costringono, come possente diamante,
il cuore bellicoso di Solimano, a servire.
RE
Vedete, Vicerè, questo è Balthazar vostro figlio,
che figura l’imperatore Solimano:
2635
come bene egli rappresenta la sua amorosa passione!
VICERÈ
Sì, Bellimperia gliel’ha insegnato.
CASTIGLIA
Quest’è perchè la sua mente è tutta volta a Bellimperia.
HIERONIMO
Qualunque gioia la terra produce, sia data alla vostra maestà.
BALTHAZAR
La terra non dà nessuna gioia senza l’amore di Perseda.
HIERONIMO
2640
Fate dunque che Perseda serva vostra grazia.
BALTHAZAR
Non ella mi servirà, ma io lei:
tratto dall’influsso de’ suoi lumi, io m’arrendo
Ma lascia che il mio amico, il cavaliere Rodio, venga fuori,
Erasto, più caro a me che la mia vita,
2645
ch’egli vegga Perseda, la mia amata.
Entra Erasto.
RE
Qui vien Lorenzo: guarda sull’intreccio,
e dimmi, fratello, che parte fa?
BELLIMPERIA
Ah, mio Erasto, benvenuto a Perseda!
LORENZO
Tre volte felice è Erasto che tu viva;
2650
la perdita di Rodi è nulla alla gioia d’Erasto:
poichè Perseda vive, la sua vita sopravvive.
BALTHAZAR
Ah, pascià, qui c’è amore tra Erasto
e la bella Perseda, sovrana della mia anima.
HIERONIMO
Allontana Erasto, potente Solimano,
2655
e allora Perseda sarà presto vinta.
BALTHAZAR
Erasto è mio amico; e mentr’egli vive,
Perseda mai non gli toglierà il suo amore.
HIERONIMO
Non lasciate che Erasto viva per attristare il grande Solimano.
BALTHAZAR
Caro è Erasto ai nostri regali occhi.
HIERONIMO
2660
Ma s’egli è il vostro rivale, fatelo morire.
BALTHAZAR
Ebbene, ch’egli muoia! – così l’amore mi comanda.
Pure io m’affliggo che Erasto debba così morire.
HIERONIMO
Erasto, Solimano ti saluta
e ti fa conoscere per mio mezzo la volontà della sua altezza,
2665
che è, che tu debba essere così adoperato.
Lo pugnala.
BELLIMPERIA
Aimè!
Erasto! vedi, Solimano, hanno ammazzato Erasto.
BALTHAZAR
Pur vive Solimano per confortarti.
Vaga regina di bellezza, non lasciar morire la clemenza,
2670
ma con occhio grazioso mira il suo dolore,
che è accresciuto dalla bellezza di Perseda,
se da Perseda il suo dolore no è alleviato.
BELLIMPERIA
Tiranno, desisti dal sollecitarmi con vane istanze;
inflessibili sono le mie orecchie a’ tuoi lamenti,
2675
come spietato e vile è il tuo beccaio,
che diè addosso al mio Erasto, innocente cavaliere.
Pure pel tuo potere tu pensi di comandare,
e al tuo potere Perseda obbedisce:
ma, s’ella fosse capace, così vendicherebbe
2680
i tuoi tradimenti su di te, ignobile principe:
Lo pugnala.
e su se stessa così ella si vendicherebbe.
Si pugnala.
RE
Ben detto! – Vecchio maresciallo, questo è stato assai ben fatto!
HIERONIMO
Ma Bellimperia fa bene da Perseda!
VICERÈ
Se questo fosse sul serio, Bellimperia,
2685
tu saresti migliore di così verso mio figlio!
RE
Ma ora che cosa segue per Hieronimo?
HIERONIMO
Perdio, questo segue per Hieronimo:
qui tralasciamo noi i nostri diversi idiomi,
e così concludo io nella nostra volgar lingua.
2690
Forse voi pensate – ma vani sono i vostri pensieri –
che questa sia una finzione favolosa,
e che noi facciamo come fanno tutti gli attori tragici:
morir oggi (per fingere la nostra scena)
la morte d’Aiace o di qualche pari di Roma,
2695
e in un minuto balzando su di nuovo,
revivere per compiacere all’udienza di domani.
No, principi; sappiate ch’io sono Hieronimo,
il padre disperato d’uno sventurato figliuolo,
la cui lingua è intonata a narrare il suo ultimo racconto,
2700
non a scusare grossi errori nel dramma.
Io veggo, i vostri sguardi mi spingono a dirvi la causa di queste parole;
contemplate la ragione che ha spinto me a questo:
Mostra il suo morto figlio.
vedete qui, guardate questo spettacolo:
qui giace la mia speranza, e qui la mia speranza ha fine;
2705
qui giace il mio cuore, e qui il mio cuore fu ammazzato;
qui giace il mio tesoro, qui il mio tesoro perduto;
qui giace la mia felicità, e qui la mia felicità estinta:
ma speranza, cuore, tesoro, gioia e felicità,
tutte fuggirono, mancarono, morirono, sì, tutte caddero con questo.
2710
Fuor da queste ferite venne il respiro, che mi dava la vita;
assassinarono me coloro che fecero questi fatali segni.
L’Amore fu la causa, da cui crebbe quest’odio mortale;
l’odio: Lorenzo e il giovine Balthazar;
l’amore: mio figlio a Bellimperia.
2715
Ma la notte, nasconditrice dei maledetti delitti,
col tenebroso silenzio attutì i danni di questi traditori,
e diè loro licenza, poichè essi avevano scelto il tempo,
di prender vantaggio nel mio giardino
su mio figlio, il mio caro Horatio:
2720
quivi senza mercè essi macellarono il mio ragazzo,
nella nera, oscura notte con una pallida, fosca, crudele morte.
Egli grida: io udii – e ancora mi sembra d’udire –
il suo orrendo strido echeggiare nell’aria.
Quanto più presto potei, io m’affrettai al rumore,
2725
e là appiccato a un albero, io trovai mio figlio,
attraversato di ferite e trucidato come voi vedete.
E mi dolsi, pensate, a questo spettacolo?
Parla, Portoghese, la cui perdita somiglia alla mia:
se tu puoi piangere sul tuo Balthazar,
2730
così io gemetti pel mio Horatio.
E voi, mio signore, il cui figlio riconciliato
camminava in una rete, e si pensava non esser veduto,
e mi stimava pazzo frenetico,
con un ‘Dio guarisca quel matto di Hieronimo!’ –
2735
come potete voi soffrire la catastrofe del nostro dramma?
E qui mirate questo insanguinato fazzoletto;
che alla morte d’Horatio io piangendo immersi
nel fiume delle sue sanguinanti ferite:
io l’ho serbato, vedete, come di buon augurio,
2740
e mai esso non ha lasciato il mio cuore sanguinoso,
sollecitando ch’io mi ricordassi del mio voto
verso questi, o, questi maledetti assassini:
il quale ora avendo sciolto, il mio cuore è soddisfatto.
E a questo fine io divenni il pascià,
2745
che potessi vendicarmi sulla vita di Lorenzo,
il quale fu destinato alla sua parte,
e doveva rappresentare il cavaliere di Rodi,
perchè io lo potessi uccidere più convenientemente.
Così, vicerè, era questo Balthazar, tuo figlio,
2750
quel Solimano che Bellimperia,
in persona di Perseda, assassinò:
soltanto destinato a quella parte tragica,
perchè ella potesse ammazzare colui che l’aveva offesa.
La povera Bellimperia sbagliò la sua parte in questo:
2755
perchè, sebbene la storia dica ch’ella avrebbe dovuto morire,
pure io per bontà e per amor di lei,
avevo deciso altrimenti della sua fine;
ma l’amore di colui ch’essi troppo odiarono
la spinse a una tale risoluzione. –
2760
E, principi, ora mirate Hieronimo,
autore e attore in questa tragedia,
che porta la sua ultima fortuna nel suo pugno;
e che così animosamente conchiuderà la sua parte,
come tutti gli attori andati annanzi.
2765
E, nobili signori, così io pongo fine al mio dramma;
non mi chiedete altre parole: io non ho più nulla a dire.
Egli corre per impiccarsi.
RE
O ascolta, Vicerè! fermati, Hieronimo!
Fratello, la mia nipote e tuo figlio sono uccisi!
VICERÈ
Noi siamo traditi; il mio Balthazar è ucciso!
2770
Rompete, aprite le porte; correte a salvare Hieronimo!
Essi irrompono e trattengono Hieronimo.
Hieronimo,
soltanto informa il re di questi eventi;
sul mio onore, tu non n’avrai alcun danno.
HIERONIMO
Vicerè, io non voglio affidare a te la mia vita,
2775
ch’io oggi ho offerta al mio figliuolo.
Maledetto ribaldo!
Perchè rattieni tu colui ch’era risoluto di morire?
RE
Parla, traditore! dannato, sanguinario assassino, parla!
Perchè ora ch’io t’ho, io ti farò parlare.
2780
Perchè hai tu fatto questa immeritevole azione?
VICERÈ
Perchè hai tu assassinato il mio Balthazar?
CASTIGLIA
Perchè hai tu macellato tutti e due i miei figli così?
HIERONIMO
§ O, buone parole!
Così caro a me era il mio Horatio,
2785
come il vostro, o il vostro, o il vostro, mio signore, a voi.
Il mio incolpevole figlio fu ammazzato da Lorenzo,
e da Lorenzo e da quel Balthazar
son io alfine vendicato pienamente,
sulle cui anime possano ancora i cieli vendicarsi
2790
con afflizioni assai maggiori di queste.
CASTIGLIA
Ma chi furono in ciò i tuoi complici?
VICERÈ
Fu la tua figliuola Bellimperia;
perchè per sua mano il mio Balthazar fu ammazzato:
io la vidi pugnalarlo.
RE
Perchè non parli tu?
HIERONIMO
2795
Quale minor libertà possono concedere i re,
che l’innocuo silenzio? dunque concedimelo.
Basta: io non posso nè voglio parlare a te.
RE
Portate fuori gli ordigni di tortura: traditore come tu sei,
io ti farò parlare.
HIERONIMO
Veramente,
2800
tu mi potresti torturare, come il suo miserabile figliuolo
ha fatto assassinando il mio Horatio:
ma non mai mi forzerai a rivelare
la cosa ch’io ho fatto voto di non violare.
È perciò a dispetto di tutte le tue minacce,
2805
compiaciuto della loro morte, e acquetato dalla vendetta
prima prendi la mia lingua, e poi il mio cuore[N].§
Q4 Ma siete voi sicuro ch’essi son morti?
CASTIGLIA
Sì, schiavo, troppo sicuro.
HIERONIMO
Che, e il vostro anche?
VICERÈ
2810
Sì, tutti son morti; non uno di loro sopravvive.
HIERONIMO
Allora non me n’importa; venite, e saremo amici;
poniamo le nostre teste insieme:
vedete, qui c’è un bel laccio che le terrà tutte.
VICERÈ
O dannato demonio, com’egli è sicuro!
HIERONIMO
2815
Sicuro? Ebbene, ti fa meraviglia?
Io ti dico, Vicerè, oggio io ho visto la vendetta,
e questa vista son diventato un più altero monarca,
di quanti mai sedessero sotto la corona di Spagna.
Avess’io tante vite quante stelle ci sono,
2820
tanti cieli ai quali potessi salire, quante queste vite,
io li darei tutti, sì, e l’anima mia per giunta,
pur di vederti galleggiare in questo rosso stagno.
CASTIGLIA
Parla! Chi furono in ciò i tuoi complici?
VICERÈ
Fu la tua figliuola Bellimperia;
2825
perchè per sua mano il mio Balthazar fu ammazzato:
io la vidi pugnalarlo.
HIERONIMO
O, buone parole!
Così caro a me era il mio Horatio,
come il vostro, o il vostro, o il vostro, mio signore, a voi.
2830
Il mio incolpevole figlio fu ammazzato da Lorenzo,
e da Lorenzo e da quel Balthazar
son io alfine vendicato pienamente,
sulle cui anime possano ancora i cieli vendicarsi
con afflizioni assai maggiori di queste.
HIERONIMO
2835
Mi sembra, da quando mi feci intimo della vendetta,
di non poter guardare con sufficiente sdegno la morte.
RE
Che? tu ci schernisci, schiavo? recate gli ordigni di tortura.
HIERONIMO
Fate pure: e intanto io torturerò voi.
Voi avevate un figlio, come io credo; e il vostro figlio
2840
avrebbe dovuto sposare la vostra figliuola:
ah, non era così? – Voi avevate un figlio, anche,
egli era il nipote del mio signore; egli era altero
e astuto: foss’egli vissuto, sarebbe giunto
a portare la corona di Spagna (io penso che così fosse): –
2845
fui io che l’uccisi; guardate, questa stessa mano,
fu quella che trafisse il suo cuore – vedete questa mano?
Per un tale Horatio, se mai lo conosceste: un giovine,
ch’essi impiccarono nel giardino del padre suo:
uno che constrinse il vostro valoroso figliuolo ad arrendersi,
2850
mentre il vostro più valoroso figliuolo lo faceva prigionero.
VICERÈ
Siate sordi, sensi miei; io non posso udire più.
RE
Cadi, cielo, e coprici con le tue tristi rovine.
CASTIGLIA
Avvolgi tutto il mondo nella tua tenebrosa nube.
HIERONIMO
Ora mi glorio di quel che ho fatto.
2855
Nunc iners cadat manus.
Ora, per esprimere che qui s’interrompe la mia parte –
prima prendi la mia lingua, e poi il mio cuore.
Egli si mozza la lingua coi denti. Q4
RE
O mostruosa risoluzione d’un ribaldo!
Vedete, Vicerè, egli s’è mozzata la lingua coi denti,
2860
piuttosto di rivelare quel che noi chiedevamo.
CASTIGLIA
Pure più scrivere.
RE
E se in questo egli non ci accontenta,
noi scogiteremo il più atroce modo di morte
che mai fosse inventato per un ribaldo.
Allora egli fa segni per chiedere un coltello per temperare la sua penna.
CASTIGLIA
2865
O, egli vorrebbe un coltello per temperare la sua penna.
VICERÈ
Ecco, e bada a scrivere il vero. –
Guardate mio fratello! tenete Hieronimo!
Egli trafigge con un coltello il duca e se stesso.
RE
Quale età ha mai udito così mostruose azioni?
Mio fratello, e tutta la speranza di successione,
2870
che la Spagna s’aspettava dopo la mia morte! –
Su, portate via il suo corpo, che noi possiamo deplorare
la perdita del nostro caro fratello morto: –
ch’egli sia sepolto! – Qualunque cosa accada,
io sono il prossimo, il più vicino, ultimo di tutti!
VICERÈ
2875
E tu, Don Pedro, fa il simile per noi:
raccogli il nostro sventurato figlio, innanzi tempo ucciso;
poni me con lui, e lui con me infelice,
sull’albero maestro d’un vascello disarmato,
e lascia che il vento e il flutto mi trascinino
2880
al latrante e indomito vortice di Scilla,
o alla fetida palude d’Acheronte,
a piangere per la perdita del mio dolce Balthazar.
La Spagna non ha alcun rifugio per un Portoghese.
Le trombe suonano una funebre marcia; il Re di Spagna
2885
lamentandosi dietro il corpo di suo fratello, e il Re di Portogallo
portando il corpo del suo figliuolo.
[SCENA IV: CORO]
Entrano l’Ombra e la Vendetta.
OMBRA
Sì, ora le mie speranze s’adempiono mei loro effetti,
e il sangue e l’affanno compiono i miei desiderî:
Horatio assassinato nella pergola di suo padre;
2890
il vile Cerberino ammazzato da Pedringano;
il falso Pedringano appiccato con un ingegnoso spediente;
la vaga Isabella uccisa di propria mano;
il principe Balthazar pugnalato da Bellimperia;
il duca di Castiglia e il suo malvagio figliuolo,
2895
ambidue messi a morte dal vecchio Hieronimo;
la mia Bellimperia caduta, come Didone cadde,
e il buono Hieronimo ammazzato da se stesso:
sì, questi erano spettacoli da compiacere alla mia anima! –
Ora io chiederò all’amabile Proserpina,
2900
che, per virtù del suo principesco giudizio,
io possa essere unito ai miei amici in una piacevole sorte,
e su’ miei nemici far giusta e acerba vendetta.
Io guiderò il mio amico Horatio attraverso quei campi,
dove incessanti guerre son sempre combattute;
2905
io guiderò la vaga Isabella a quel corteggio,
ove la pietà piange, ma mai non sente dolore;
io guiderò la mia Bellimperia a quelle gioie,
che le vergini vestali e le vaghe regine posseggono;
io guiderò Hieronimo, dove Orfeo suona,
2910
aggiungendo dolce piacere ai giorni eterni.
Ma di’, Vendetta – perchè tu mi devi aiutare, o nessuno –
contro gli altri come mostrerò io il mio odio?
VENDETTA
Questa mano li trascinerà giù nel più profondo inferno
dove non dimorano se non furie, orrori e tormenti.
OMBRA
2915
Allora, dolce vendetta, fa questo alla mia richiesta:
lasciami esser giudice e condannarli a non aver requie.
Stacca il povero Tizio dagli artigli dell’avvoltoio,
e fa che Don Cipriano prenda il suo posto;
poni Don Lorenzo sulla ruota d’Issione,
2920
e fa cessare le infinite pene dell’amante
(Giunone dimentica l’antica ira, e gli concede riposo);
appendi Balthazar intorno al collo della Chimera,
e lascia ch’egli colà deplori il suo sanguinoso amore,
affliggendosi delle nostre gioie, che stan sopra di lui;
2925
fa che Cerberino vada a rotolare la pietra fatale,
e tolga a Sisifo il suo infinito lamento;
il falso Pedringano, per il suo tradimento,
fa che sia trascinato pel bollente Acheronte,
e colà viva, morendo sempre in infinite fiamme,
2930
bestemmiando gl’iddii e tutti i loro santi nomi.
VENDETTA
Affrettiamoci dunque giù incontro ai tuoi amici e nemici:
per porre i tuoi amici in agio, e gli altri ne’guai;
perchè sebbene qui la morte abbia posto fine alla loro miseria,
io comincerò colà la loro infinita tragedia.
Exeunt.

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