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ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI

Giuseppe Verdi – RAVENNA

Alta Formazione Artistica e Musicale

TRIENNIO ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO

Corso di Analisi dei Repertori – Prof. Mauro Montalbetti

Anno Accademico 2019/2020

TESI FINALE DEL CORSO

Spano Amerigo

Sonate op.2 n.1 e op.57 (Appassionata) in fa minore


1- Sonata n°1 op.2 n.1

La sonata in fa minore fa parte della raccolta di tre sonate op.2 che vennero composte nel 1795.
Venne soprannominata da numerosi musicologi ed esecutori come “Piccola Appassionata” per il suo carattere
tempestoso e fortemente drammatico ma soprattutto per la tonalità in comune con l’op.57.
Dedicata al maestro Joseph Haydn, questi lavori si differenziano molto tra loro per carattere e forma ma tutte
si ispirano ai modelli dei grandi compositori suoi contemporanei: Mozart e Haydn.
La sonata è divisa in quattro movimenti:

1)Allegro
2)Adagio
3)Minuetto
4)Prestissimo

La suddivisione in quattro movimenti era tipica dalla sinfonia e del quartetto nella tradizione viennese infatti
né Mozart né Haydn hanno mai scritto una sonata in quattro tempi.
Questa non è la prima sonata composta da Beethoven, infatti tra il 1782 e il 1783 compose un altra raccolta
di tre sonate dedicate all’elettore Max Friedrich chiamate appunto Kurfürstensonaten (sonate elettorali) WoO
47.

1.1- Primo movimento: Allegro

La struttura formale di questo primo movimento è quella della forma sonata classica composta da:
esposizione, sviluppo, ripresa e coda finale; la tonalità d’impianto è fa minore.
Il primo tema, probabilmente una rielaborazione del tema del finale della Sinfonia 40 di Mozart, viene
esposto nelle primo otto battute: la prima frase propone per due volte un arpeggio ascendente prima alla
tonica e poi alla dominante (Do Maggiore), seguito da un breve gruppetto misurato; la terzina di semicrome
che appare verrà ripreso e sviluppato spesso nel corso del movimento, come possiamo già notare dalla
seconda frase che chiude alla dominante.

Un forte senso di accelerazione, dato dall’aumento del ritmo armonico e dall’accompagnamento sempre in
levare, caratterizza questo primo tema che si conclude con una pausa coronata, elemento che mette in risalto
la concentrazione e la drammaticità ricercata da Beethoven.
Le sei misure successive ripropongono alcuni elementi del tema e hanno funzione di coda del primo tema.

Alla misura 15 inizia il vero e proprio ponte modulante.


Il secondo tema, alla relativa maggiore (Lab Maggiore), deriva direttamente dal primo tema in quanto libera
inversione di esso ma a renderlo estremamente interessante è il cromatismo generalmente caratteristico del
modo minore e il pedale di dominante (mib) che lo accompagna.

La coda del secondo tema si basa interamente sulle quartine che precedentemente stavano al basso e che ora
vengono eseguite anche alla mano destra ma sempre in levare creando un senso di accelerazione; una scala
discendente ci porta alla coda dell’esposizione a battuta 42 sempre in Lab Maggiore.
Nelle prime battute dello sviluppo viene introdotta la prima frase in Lab Maggiore leggermente variata, viene
ripetuta una seconda volta e termina su un accordo di solb con il sesto grado aumentato che porta ad un
accordo di fa, dominante del secondo tema in sib minore.
Lo sviluppo di questo secondo tema domina il resto della sezione, soprattuto attraverso il forte utilizzo
dell’inciso delle quartine di crome.

La coda dello sviluppo comincia nella seconda metà di battuta 73 che procede per progressioni.
Dalla misura 93 alla 100 si ha la vera e propria preparazione alla ripresa: mentre la mano sinistra esegue dei
ribattuti di semiminime la mano destra ripropone il motivo di terzine del primo tema.

La ripresa (101) ripropone in maniera molto simile il materiale dell’esposizione se pur con qualche
differenza: il primo tema (alla tonica) non comincia più in levare e gli accordi che lo chiudono ora sono in
battere, viene accorciata la fase di transizione al secondo tema.

La struttura del secondo tema (ora alla tonica) viene riconfermata in questa ripresa; chiudono il movimento
sette battute di accordi in ff.

1.2- Secondo movimento: Adagio

La tonalità d’impianto è Fa Maggiore e la struttura è quella della cavatina, forma dell’aria d’opera; si
differenza dall’aria col da capo per l’assenza del movimento centrale contrastante.
Il tema viene presentato nelle prime otto battute e subito viene ri-esposto in modo variato accompagnato da
un basso albertino.

Alla battuta 16 si conclude in maniera decisa sulla tonica per ripartire a nella tonalità relativa minore; il tema
(ora in re minore) viene liberamente sviluppato e viene accompagnato da una serie di semicrome acefale che
aumentano l’espressività del momento.

Quindi muove rapidamente verso la sezione conclusiva della prima parte del movimento alla dominante.
Alla battuta 32 abbiamo la ripresa e con un ulteriore sviluppo del tema alla tonalità d’impianto.

Il resto del movimento elabora il materiale tematico precedentemente esposto aggiungendo moltissime
fioriture, con una scrittura molto simile a quella dell’aria d’opera; chiude il secondo tempo una cadenza
perfetta.

1.3- Terzo movimento: Menuetto Allegretto

Il terzo movimento, è nella tonalità d’impianto di fa minore.


La forma è quella tipica del Minuetto (tripartita e quadritematica): il primo tema (A) viene esposto nel prime
dieci battute, è seguito da una breve coda di quattro battute.

Il tema B, che è modulante, si sviluppa per il resto del minuetto; alle misure 22-23 e 35-39 compare l’inciso
della coda del primo tema che porta agli ultimi due accordi che chiudono il minuetto.

Il trio modula in Fa Maggiore; l’esposizione del tema C (42-50) si chiude alla dominante. Il tema C₁, in Do
Maggiore, parte con le prime quattro battute sostenute da un pedale di dominante e alle ultime otto battute,
dopo un ritorno a fa maggiore (66), viene ripresentato il tema C che chiude alla tonica.
Si ritorna da capo e si riesegue il minuetto senza ritornelli.

1.4- Quarto movimento: Prestissimo

L’ultimo tempo di questa sonata è nella tonalità d’impianto di fa minore ed è in forma tripartita: esposizione
del tema, parte centrale cantabile e ripresa delle varie idee.
L’inizio è scandito da un basso che procede per terzine mentre la mano destra esegue il tema: la prima frase
di esso riprende gli accordi che chiudono il primo tempo, la seconda passando per la relativa maggiore (lab)
chiude modulando alla dominante per tornare alla tonica nella terza frase, che è l’elaborazione della seconda.

Segue una ripetizione della prima frase in Sol Maggiore.


A battuta 20 comincia la lunga coda di questa prima sezione: essa si basa soprattutto sul movimento di
terzine che passa anche alla mano destra che sfociano in un elemento tematico in do minore alla metà della
misura 34.

La prima sezione si chiude riproponendo la prima frase alla dominante al modo minore: nel primo ritornello
chiude a fa minore, nel secondo modula alla dominante mib della parte centrale in Lab Maggiore.
La seconda parte, molto meno irruenta rispetto alle altre due, parte con un tema sempre piano e dolce diviso
in due frasi da 10 battute seguita da due codette.

Il tema cantabile viene sviluppato e mescolato con gli elementi della prima frase del movimento dialogando
brevemente e portandoci alla sezione conclusiva di questa seconda parte.
Alla battuta 138 il primo tema con le sue tre frasi apre la terza e ultima parte del movimento; segue uno
sviluppo dei materiali iniziali e la sonata termina con una cadenza plagale su un arpeggio in ff.

2- Sonata n°23 “Appassionata” op.57

La sonata in fa minore venne composta nel 1805.


Dedicata al conte Franz von Brunswick, Beethoven andava fiero di questo lavoro, ma non amava il popolare
soprannome “Appassionata” che gli aveva attribuito l’editore e che gli rimase attaccato: riteneva non
rispecchiasse il carattere tragico dell’opera, evidente fin dalla pagina iniziale.
Si presenta divisa in tre movimenti:

1) Allegro assai
2) Andante con moto (attacca)
3) Allegro ma non troppo - Presto

La dicitura “attacca” tra il secondo ed il terzo tempo sta ad indicare che i due movimenti devono essere
eseguiti in soluzione continua, senza pause tra uno e l’altro.

2.1- Primo movimento: Allegro assai

La tonalità d’impianto è fa minore e la struttura formale del primo movimento è quella della forma-sonata
senza ritornello.
Tutte le sezioni: esposizione, sviluppo ripresa e coda, presentano i temi nello stesso ordine e hanno tutte più
o meno la stessa lunghezza; questo conferisce alla forma una rigida simmetria.
Il primo tema, dal carattere fortemente drammatico, è diviso in due frasi da quattro battute ciascuna.
Le prime due misure di ogni frase sono caratterizzate da una linea melodica omofonica (la testa del tema alla
mano destra è raddoppiato due ottave più in basso alla mano sinistra) senza alcun tipo di armonizzazione dal
movimento prima discendente e poi ascendente.

La prima frase parte alla tonica (fa minore) e si conclude alla dominante (do Maggiore), la seconda modula a
Solb Maggiore e si chiude alla sua dominante (reb Maggiore).
L’intervallo di seconda minore che si crea tra le due frasi è frutto dell’uso che fa Beethoven dell’armonia
napoletana, strumento che sintetizza modo maggiore e modo minore e permette al compositore di
abbracciare in un’unica forma elementi che altrimenti sarebbero in contraddizione fra di loro; essa viene
utilizzata spesso nel corso del movimento, ma anche della sonata intera.
L’assenza di dinamica (non sono presenti altre indicazioni di dinamica oltre al pp fino alla battuta 9) insieme
all’enorme distanza tra le due mani contribuisce a creare un timbro molto singolare.
Alla misura 9 inizia la coda del tema dove Beethoven riprende due volte l’inciso di chiusura del tema, ma
l’elemento più interessante di esso è l’introduzione di un motivo al basso a battuta 10 che riassume il
percorso armonico affrontato nel primo tema (do, reb).

Questo motivo diventerà il motore ritmico/drammatico nel resto del movimento, lo si può già intuire dallo
sviluppo di esso nelle battute che portano alla conclusione di questa coda in cui rimuove il finale del tema e
mantiene solo il motivo rallentandolo fino alla battuta 14, dove un lungo arpeggio di dominante ci porta a
una cadenza sospesa con un piano improvviso sull’accordo finale coronato.
In questo movimento, Beethoven utilizza pochi elementi che “trattengono l’inesorabile spinta ritmica” data
dal motto di battuta 10 quali appunto corone e rallentando, generalmente scritto per esteso e misurato dal
compositore.
Alla battuta 16 viene ripresa la testa della prima frase in pp ma, al posto della nota lunga da 9/8, vengono
inseriti degli accordi sincopati in ff che aggiungono un forte senso di drammaticità.

Segue alla ripresa del tema il ponte modulante, caratterizzato da un pedale di mib che è la dominante della
tonalità del secondo tema (35) alla relativa maggiore (Lab Maggiore).
Alla mano sinistra ritroviamo il motivo di seconda minore.

Il secondo tema dolce viene percepito come una variante nel modo maggiore del tema iniziale in quanto
collegato ad esso dal punto di vista ritmico; è accompagnato dal ritmo ostinato della fase di transizione.

Dopo il ritenuto misurato delle battute 41-46, una lunga scala discendente di crome ci porta al finale
dell’esposizione dove Beethoven passa da Lab Maggiore a lab minore, dimezza il tempo sostituendo le
terzine di crome con delle tempestose sestine di semicrome.
Dopo il cambio di modo, si sposta su una mediante (dob/ si) a Mi Maggiore, all’inizio dello sviluppo (66)
riproponendo il tema iniziale e poi cambia il modo in mi minore (79), che armonicamente è una tonalità
lontanissima dalla tonica fa minore.
“La tensione è spinta più in là all’inizio dello sviluppo con il cambiamento da Mi Maggiore a mi minore, che
contrasta al massimo con la tonalità d’impianto”.

Mentre il primo tema viene elaborato l’accompagnamento per arpeggi crea un movimento discendente per
terze fino alle misure 91-92, dove si alternano la naturale e lab.
La relazione di seconda minore la/lab trasforma il lab nella dominante della tonalità del secondo tema in Reb
Maggiore (110).

Il basso del secondo tema sale per due intere ottave dal reb della misura 109.

Raggiunta una settima diminuita sul reb, il basso continua a salire per altre due ottave e poi ridiscende con
questa armonia fino all’estrema regione grave dello strumento.

Ripetendo otto volte il motto alla mano sinistra di battuta 130 si compie la transizione che riporta alla tonica
fa minore passando da Do Maggiore (la sua dominante) e segnando l’inizio della ripresa a 136.

Per 17 battute dall’inizio della ripresa si prolunga un ostinato di dominante fino alla corona di misura 151.
“Prima di allora, mai un ritorno alla tonica e al primo tema era stato investito di una tensione simile,
permettendo al dramma dello sviluppo di invadere lo spazio della ripresa”.
La ripresa procede simmetricamente all’esposizione: la seconda frase si presenta in Solb Maggiore, viene
riproposta la coda della prima frase con l’inciso di battuta 10 e quindi la “caduta” di semicrome a chiusura di
questa ri-esposizione del tema.
L’esplosione in ff (152), udita per la prima volta alla battuta 17, qui è in Fa Maggiore e il passaggio è riscritto
in maniera più dissonante.

Segue a questo momento fortissimo la fase di transizione al secondo tema, ora in Fa Maggiore
Il modo minore viene ripristinato sfruttando la sottodominante minore (sib minore) della tonalità corrente
(181).

La coda finale riprende entrambi i temi principali ma non si tratta di una ripetizione meccanica, bensì un
ritorno delle idee iniziali con una “diversa e ben più conscia sensibilità drammatica”.
Il tema non viene sviluppato nelle due consuete frasi con coda, bensì viene subito modulato per raggiungere
il Reb Maggiore con il quale viene proposto il secondo tema (210).

Come per lo sviluppo, segue al secondo tema una sorta di cadenza misurata che presenta ancora una volta il
basso ascendente (dal sib grave a un reb con pedale); prima del ritardando (riprende il motivo) che porta
all’adagio, sono scritte 8 battute di arpeggi che coprono tutta la superficie della tastiera.
Alla misura 238 (adagio) un accordo di settima di dominante con corona prepara il ritorno a fa minore nel
più allegro.

Il più allegro parte con il motivo (10), che per la prima volta in tutto il movimento risolve passando dalla
dominante alla tonica.
In questa sezione finale il secondo tema viene presentato per la prima volta alla tonalità d’impianto.

In un rapido crescendo si raggiunge una violenza eccezionale con degli accordi ribattuti in fortissimo
alternati tra le due mani (la figura ritmica è quella del motivo).

A sei misure dalla fine, la mano sinistra suona l’ottava di fa sul registro grave con un ff seguito
istantaneamente da degli arpeggi di fa minore in p diminuendo fino a spegnersi nel fa grave alla penultima
battuta.
La mano destra esegue delle sestine di semicrome ripetendo le note do e lab (a parte a battuta 259 dove passa
per un lab/fa per fare il cambio di ottava).

2.2- Secondo movimento: Andante con moto

La tonalità d’impianto del secondo movimento è Reb Maggiore ed è in forma di tema con variazioni.
Il tema di corale in forma binaria con daccapo, utilizza poche note (lab e sib nelle prime 4 battute e reb e do
nelle restanti 4).

Ciò che caratterizza questo secondo movimento è il fatto che ogni variazione conquisti un registro sempre
più acuto e raddoppi la velocità.
L’inizio infatti si trova nel registro grave della tastiera e il ritmo procede in note da un quarto; nella prima
variazione (17) alla mano destra è assegnata la melodia da suonare in battere e staccato mentre la mano
sinistra esegue delle sincopi legate al basso, creando l’accelerazione del tempo (da semiminime a crome).

La seconda variazione (33) sale al registro medio e l’accordo della melodia si scompone in arpeggi di
semicrome.

Nella terza variazione (49) le ripetizioni vengono scritte per esteso (non usa i ritornelli), il registro è acuto e
si accelera fino ai trentaduesimi.

Questa variazione termina in ff con una scala discendente accompagnata da accordi accentanti bruscamente
brevi (semicrome) che porta all’ultima variazione (81), che consiste in una sintesi delle tre variazioni
precedenti (registro e ritmo) fino ad arrivare alla penultima battuta ad un accordo di settima diminuita di mi
arpeggiato e in pp.
Il movimento si “chiude” con un accordo fortissimo (mano sinistra arpeggiata e mano destra secca) sempre
di mi7dim che collega il secondo e il terzo movimento.

2.3- Terzo movimento: Allegro ma non troppo

La tonalità del terzo e ultimo movimento è fa minore ed è un perpetuum mobile in forma rondo-sonata.
Nelle prime cinque battute viene ribattuto l’accordo diminuito dell’andante (i due movimenti devono essere
suonati conseguentemente).

Il primo tema viene presentato alla


battuta 20: esso appare perfettamente
diviso in due frasi da quattro battute
e, come nel primo movimento, la
seconda frase è una seconda minore più
alta.

Il tema viene suonato una seconda volta con un diverso accompagnamento che incrocia le due mani.
L’inciso del tema viene ripetuto e a 72 passa alla dominante minore; a 76 troviamo un nuovo tema in Reb
Maggiore (ulteriore richiamo all’armonia napoletana) ripetuto anche questo in maniera leggermente variata.

La prima parte di questo movimento si chiude con una ripresa della prima frase alla dominante in
contrappunto imitativo tra
le due mani che porta ad un
lungo arpeggio di la dim7.
La struttura della seconda
parte è piuttosto simile alla
prima, ma il ritornello, che
Beethoven specifica di
eseguire nell’autografo, dà
alla forma un carattere
simile al rondo, soprattutto
perché il tema principale
appare alla tonica, alla
dominante e alla
sottodominante.

Il tema principale, ora in sib viene sviluppato in modo contrappuntistico per 32misure e, a 142, subentra il
nuovo elemento tematico alla sottodominante minore che viene ripetuto alla tonica.

Segue una variante del primo tema in imitazione stretta a due voci che viene interrotta a 164, dove le due
voci procedono all’unisono.
A 168 degli accordi spezzati risalgono la tastiera per otto battute per arrivare a degli arpeggi di sopratonica
abbassata e dominante in ff interrotti da due grandi pause che interrompono il flusso costante delle
semicrome; segue un rallentando misurato su l’arpeggio di settima diminuita che apriva il movimento che
scende final sol del registro gravissimo.

Sei battute di settima di dominante reintroducono tema alla tonica che apre la ripresa.
Beethoven prende il tema principale e lo ripete immediatamente alla mano sinistra aggiungendo un motivo
obbligato alla mano destra.

Il resto della sezione procede alla tonica fino a 268: il “secondo tema” è alla sopratonica abbassata.
Segue un ritorno alla tonica e un arrivo al primo ritornello.
Il secondo ritornello è marcato sempre più allegro e ci porta al Presto finale.
Esso inizia con un nuovo materiale, una forma binaria a due frasi con ritornello.

Il finale prosegue col tema principale ora in un tempo molto più rapido aggiungendo degli sf nel tempo
debole di ogni battuta.

“La sonata termina con un torrente di arpeggi discendenti, pesantemente corredati di pedale”; questi arpeggi
sono di fa minore e tre accordi secchi chiudono la sonata.

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