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1, comma 1, CN/BO
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Terre in moto
CANTIERI SOCIALI - ANNO XII N. 41 € 3
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La ricostruzione
riparte da L’Aquila di Filippo Tronca
L’
’AQUILA, BAR CONTAINER, un grigio pome-
riggio di novembre. Due muratori di-
scutono animatamente: «Embè, tutto
stò casino per una botta?» «Ma perché
ha rifatto una botta? Dove? E quanto
forte? Io non ho sentito niente!» «Ma
no, stavo parlando di Berlusconi. Ven-
ti donne, tutte per lui in una sera, io
manco in tutta la vita...».
«Eh sì, bella roba... noi stiamo qui a
tribolare e lui se la gode...». «Tutta in-
vidia la tua». «Sì, ma tanto neanche a te
ti ci invita alle sue feste, manco come
I CITTADINITERREMOTATI terremotato, te lo ricordi come è anda-
SI PREPARANO A UN ALTRO ta a finire con la crociera che ci aveva
INVERNO D’EMERGENZA promesso?».
CON UNA PROPOSTA Interviene un terzo: «E basta! Fini-
DI LEGGE PER RIPRENDERSI tela di parlare di politica!». I tre comin-
IL GOVERNO DELTERRITORIO ciano così ad affrontare argomenti
più frivoli e pruriginosi.
Stessa ora, sempre a L’Aquila. Una
trentina di persone si sono date appun-
tamento sopra una rotatoria di perife-
ria. Sotto la pioggia, con caschetti
gialli in testa, carriole piene di macerie.
Cantano «Goodbye Ruby tuesday», ur-
lano bunga bunga, lanciano coriando-
li contro le auto di passaggio.
Non sono traumatizzati post-sismi-
ci in libera uscita da Villa Serena, ma
cittadini aquilani che vogliono espri-
mere tutto il loro disappunto nei
confronti del priapico premier degli so, per il mancato all’allarme sismico
italiani, tornato dopo nove mesi di im- prima del 6 aprile. «Lei ci deve dire che
barazzata latitanza in visita blindata non ci saranno più scosse, si impegni!»,
ad uno dei fronti dell’emergenza Italia. ha commentato con ilarità il premier. Il
Per premiare gli eroi della Protezione tutto sotto lo sguardo di un taciturno
civile e visto che c’era pure il patron parente delle vittime.
dell’Ingv Enzo Boschi, accusato dalla Cartoline queste da una città senza
Procura dell’Aquila di omicidio colpo- quasi più cittadini. Cartoline da un
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I CITTADINI ASPETTANO
ANCORA GLI ASSEGNI
PER LE SISTEMAZIONI
AUTONOME E DA GENNAIO
DOVRANNO RICOMINCIARE
A PAGARETUTTE LETASSE
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CLANDESTINO
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CLANDESTINO
L’alluvione
intervista di Gianni Belloni
a Marco Almagistri
Politologo dell’Università di Padova.
Con lui, attento osservatore delle cultu-
che cambia
il Veneto
re politiche delle società locali, abbiamo
parlato dei riflessi che l’alluvione e la
sua gestione hanno avuto e potranno
avere sulla politica veneta.
D
cerca così di proporre la propria imma- care i problemi sulla periferia.
gine di governo locale e non di gover-
no romano. È meno investita dall’on- Tornando all’alluvione però c’è da di-
da del risentimento, pienamente giu- re che i sindaci sono anche i motori
stificato a parer mio, rispetto all’incu- della cementificazione. I sindaci sono
ria della politica nazionale. Un risenti- vicini ai cittadini, ma anche alle pres-
mento dovuto al fatto che di fronte ad sioni grazie alle quali vengono fuori,
un dramma enorme per migliaia di per sempio, le villette in golena. La
persone per una settimana i media na- politica che ci ha condotto a questo
zionali si siano occupati d’altro. Un ve- punto può essere la stessa che ci tira
ro e proprio atteggiamento coloniale, di fuori dal fango?
cui i veneti hanno ragione a lamentar- Hai ragione, nel senso che l’alluvione
si e su questo la Lega può ancora gio- mette in luce una cosa: la «variabile in-
URANTE LA RECENTE VISITA in terra vene- carsela. Ma c’è un problema cruciale dipendente» Natura. Con umiltà do-
ta lo schiaffo più forte Berlusconi l’ha che è il rapporto della politica naziona- vremmo ricordarcelo. Lo sviluppo del
ricevuto da parte dei miti signori Gra- le con i suoi territori. La storia di que- nordest degli ultimi 30 anni ha cemen-
zia di Monteforte, in provincia di Vero- sto paese dice che i territori sono sta- tificato troppo. Non può essere uno
na. Questa famiglia è stata perseguita- ti governati meglio nella periferia che sviluppo trascinato dal mattone che la-
ta da due alluvioni, la casa allagata, dal centro e questa cosa è percepita dai scia per altro molte case sfitte, né può
una figlia disabile. A loro Berlusconi ha cittadini. Il problema è che si parla di esistere saturazione del territorio sen-
aperto il portafoglio proclamando «Co- federalismo, ma le risorse calano e au- za soddisfare i bisogni. Indubbiamen-
sa vi serve? Qual’è il vostro conto cor- mentano le funzioni che vengono tra- te si pone, e non da oggi, il problema di
rente, le vostre coordinate bancarie?» sferite agli enti locali. un nuovo sviluppo senza la preminen-
La risposta dei dignitosi signori Grazia È con questo che si tende in Italia za del mattone.
è stata: «Si faccia dare quelle del comu- ad aggirare il problema delle riforma
ne così aiuterà tutti». del welfare. In paesi con una classe di- La Lega su questo è in silenzio...
rigente più coraggiosa si affronta il te- C’è un dibattito interno, riflettono su
Ecco partirei da qui per capire se que- ma della sostenibilità del welfare, dei questo perché li tocca da vicino. Ma
sta alluvione, a parer tuo, ha messo tagli e così via e così si affrontano ni- conflitti ne hanno, soprattutto con i lo-
in crisi i tradizionali schemi politici e tidi conflitti politici, qui nessuno dice ro amministratori. C’è un forte conflit-
culturali soprattutto in relazione al- nulla ma la crisi del welfare passa stri- to tra gli amministratori locali e il ce-
la forza egemone sul territorio e cioè sciante attraverso le aumentate attri- to dirigente lombardo. Bossi e Caldero-
la Lega. Che ne dici? buzioni alla periferia e la diminuzione li non hanno mai fatto gli amministra-
C’è da tenere presente che la Lega ha delle risorse. Questo è il dramma: si tori, non sanno cos’è in concreto un
una capacità di adattamento notevole. può decentrare per migliorare la demo- patto di stabilità. Una frizione che il ca-
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CLANDESTINO
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CLANDESTINO
L’Irpinia
trent’anni dopo
H
di Franco Arminio
Scrittore, poeta e, per sua definizione, «LA RICOSTRUZIONE
paesologo. Ha scritto, tra le altre cose, DOPO ILTERREMOTO
«Vento forte tra Lacedonia e Candela» DEL 1980 HA ROTTAMATO
e «Nevica e ho le prove», LA CIVILTÀ CONTADINA
entrambi pubblicati da Laterza. SENZA PORTARE UN’IRPINIA
DAVVERO NUOVA»
particolarmente curati e le case nuove Non starò a dire ancora una volta de-
sorgevano senza alcun disegno urbani- gli errori e degli orrori della ricostruzio-
stico. Eppure, a vedere adesso, se im- ne. Il grande abbaglio di portare le in-
magini di quell’Irpinia ti viene una do- dustrie in montagna, l’illusione che fa-
lorosa nostalgia, come se si volesse riac- re tante case avrebbe dato più vita ai
O UNA FORTISSIMA NOSTALGIA dell’Irpinia ciuffarla quell’aria mitemente sgrazia- paesi. Come se le maniglie delle porte,
prima del terremoto. Allora non giravo ta, come se si volesse passeggiare nelle le finestre, i marciapiede potessero ri-
per i paesi, non facevo il paesologo. piazze con quella gente magra, ossuta. creare la vita, come se al posto del cuo-
Scrivevo da fermo e da dentro, non mi Prima del terremoto non era il Para- re avessimo un deposito di materiale
guardavo intorno, ancora non avevo diso, eppure vengono le lacrime agli oc- edile. Le colpe delle classi dirigenti di al-
capito che il mondo è fuori, che noi sia- chi a vedere com’erano una volta Con- lora, che poi sono le stesse di adesso, so-
mo un’interruzione, un equivoco della za della Campania o San Mango. Torna- no evidenti. Non si possono tacere, tut-
natura. Certi pomeriggi mi basta anda- no alla mente storie di emigrazione, tavia, anche le colpe di gran parte del-
re in un paese vicino per scollarmi di l’adiacenza tra la vecchia civiltà conta- la popolazione, tanto ansiosa allora di
dosso la smania che mi prende a com- dina e l’avvento della civiltà dei consu- partecipare alla spartizione del bottino.
merciare con le ombre nel computer. La mi: la fornacella e il cestino con la frut- La ricostruzione post-terremoto ha
mia terra è una terracarne che mi stra- ta di plastica sul tavolino. I ragazzi che accentuato quel processo di rottama-
zia ma che pure mi affascina e mi am- andavano all’università e i muli che zione della civiltà contadina già in
malia. Qui c’è ancora spazio vuoto tra andavano in campagna. corso negli anni precedenti, ma non è
un paese e l’altro. E la notte è ben chia- Allora non esisteva la parola comu- riuscita a portarci un’Irpinia vera-
ro lo spettacolo delle stelle. L’Italia dei nità, non la pronunciava nessuno. Però mente nuova. Nuovi sono gli intonaci,
capannoni e delle officine non è ancora c’era il senso che le cose stavano insie- le vernici, ma il malanimo di questa
arrivata nella parte più orientale della me, come se il paese fosse un’unica sce- terra è ancora qui, la diffidenza e il ran-
provincia. Qui c’è un’Italia che ha anco- na, e tutti stessero dentro la stessa cor- core restano il nostro marchio di fab-
ra un’aura, in cui puoi ancora passare nice. Allora non esisteva neppure l’Irpi- brica, unitamente al vittimismo e al-
qualche ora senza istigarti nel gioco nia, esistevano i paesi, le strade. Per al- l’accidia. Abbiamo importato mattoni,
del consumare e produrre. cuni il mondo finiva dietro una curva. continuiamo a esportare persone. Oggi
Prima del terremoto c’era un’Irpinia Indugio a parlare dell’Irpinia prima del l’Irpinia è una provincia che non garan-
che viveva di agricoltura, delle rimes- terremoto perché quella che è venuta tisce a nessuno dei suoi giovani un lavo-
se degli emigrati e dell’assistenzialismo dopo, quella che c’è adesso, è una terra ro decente. Una volta bisognava decide-
democristiano: bidelli, portieri, appli- stuprata in molti punti, una terra che a re tra l’emigrazione e le fatiche dei cam-
cati di segreteria, impiegati. I paesi non viverci dentro ti dà tanto dolore ma pu- pi. Adesso il dubbio non si pone, si par-
erano belli. I centri antichi non erano re un soffio incerto di lietezza. te e basta. Si parte e non si torna. Ades-
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CLANDESTINO CLANDESTINO
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Una notte
di novembre
UN LIBRO
Storico, Stefano Ventura ha da
poco pubblicato il libro:
«Non sembrava novembre
quella sera».
del 1980
duare le responsabilità e un appello a Il periodo di attività di questi comi-
IL
di Stefano Ventura mostrare vicinanza alle popolazioni tati andò dal dicembre 1980 al maggio
terremotate. dell’anno dopo, quando, con l’approva-
Si avviò quindi un’ondata di solida- zione della legge per la ricostruzione e
rietà che portò svariate migliaia di vo- la partenza dei volontari, le rivendica-
lontari provenienti da tutta Italia e dal- zioni sulle quali i comitati avevano ba-
l’estero a raggiungere i paesi disastra- sato la propria esistenza persero peso.
ti per portare soccorso e aiuti materia- L’esperienza dei comitati popolari
li ai terremotati. Accanto a comuni, servì come momento di formazione
province e regioni, si dislocò sul terri- per molti giovani dei paesi terremo-
torio una fitta rete formata da associa- tati; alcuni dei militanti che erano sta-
zioni, categorie sindacali, partiti, con- ti attivi protagonisti dei comitati popo-
fraternite religiose e laiche, organizza- lari, diedero vita a cooperative, grazie
zioni cattoliche, singoli gruppi. all’aiuto di alcuni promotori sociali che
Tutta la fase dell’emergenza dove- avevano già operato nel Belice, in Sici-
TERREMOTO CHE ALLE 19 e 34 del 23 no- va essere gestita al buio, senza riferi- lia, in seguito al terremoto del 1968.
vembre 1980 colpì le aree interne di menti di legge e senza una chiara di- Anche questa fu, però, una sperimen-
Campania e della Basilicata raggiunse visione dei compiti. Fu individuato un tazione che andò avanti per qualche
un’intensità di 6.9 gradi della scala Ri- commissario straordinario, Giuseppe anno, fino a quando non furono crea-
chter. L’epicentro fu localizzato tra i Zamberletti, che aveva avuto già espe- te e finanziate venti nuove aree indu-
comuni di Laviano e Conza, al confine rienza nel dopo terremoto in Friuli striali, distribuite all’interno delle tre
tra le province di Avellino e Salerno e quattro anni prima, ma in Irpinia si province più colpite [Avellino, Potenza
poco distante dal confine con la Basi- trovò di fronte una situazione molto e Salerno].
licata. I morti furono 2914, i feriti cir- più delicata e grave. Nella legge di ricostruzione fu
ca 8850, i senzatetto 280 mila. Nelle difficoltà dell’emergenza e esplicitamente fatto riferimento allo
Nel 1980, esattamente trent’anni fa, nel disagio si crearono alcuni esperi- «sviluppo», da affiancare alla ricostru-
non esisteva ancora un sistema nazio- menti partecipativi [i Comitati d’ini- zione per risollevare le sorti di una
nale di Protezione civile e i terremota- ziativa popolare] che videro interagire delle aree più povere del paese.
ti attesero diverse ore prima di essere quotidianamente volontari e terre- L’obiettivo iniziale fu quello di creare
soccorsi. motati; i comitati cercavano di inter- 14.231 nuovi posti di lavoro attraver-
Il presidente della Repubblica San- pretare le istanze della popolazione per so il finanziamento di nuove aziende;
dro Pertini, dopo aver visitato le zone portarle all’attenzione del commissa- non esistono dati aggiornati su quan-
colpite, lanciò durante un duro mes- rio e delle amministrazioni locali e go- ti siano ancora oggi i posti di lavoro re-
saggio televisivo un monito per indivi- vernative. almente esistenti, ma nel 2005 erano
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circa il 40 per cento della previsione mancano ancora i finanziamenti per i ripresa, con forme nuove ma con indi-
iniziale. La crisi degli ultimi anni ha paesi di seconda e terza fascia; il fabbi- ci numerici allarmanti [l’area dei di-
probabilmente aggravato questo bilan- sogno è di circa 50 milioni di euro. ciotto comuni più colpiti ha perso ne-
cio già molto magro. I segni della ricostruzione hanno gli ultimi dieci anni circa 3 mila resi-
Oltre a questa voce di spesa, che as- inevitabilmente ridisegnato i territori denti, su una popolazione di circa 65
sorbì circa un terzo dell’equivalente di colpiti, che vivono oggi profonde con- mila abitanti].
32 miliardi di euro spesi in totale per la traddizioni tra modernità e inefficien- Anche il concetto di emigrazione va
ricostruzione, il terremoto fornì l’occa- za. La prima conseguenza della rico- rivisto e sostituito con quello di trasfe-
sione di ripensare il modello di inter- struzione fu un aumento imponente rimento, poiché la possibilità di spo-
vento pubblico nel Mezzogiorno se- del patrimonio abitativo; le maglie lar- starsi velocemente sia in Italia sia al-
condo nuovi parametri. La Cassa per il ghe della legislazione e la volontà degli l’estero è nettamente migliorata. Chi va
Mezzogiorno era ormai agli sgoccioli amministratori di cogliere l’occasione via lo fa oggi per svariati motivi, anche
della sua esperienza e attraverso i ca- per adeguare le abitazioni e creare oc- se il concetto delle rimesse degli emi-
nali di finanziamento giustificati dal- cupazione nell’edilizia, hanno gonfia- grati si è totalmente capovolto e sono
la catastrofe fu rinnovata l’idea della to le esigenze in quasi tutti i paesi ter- i genitori e i nonni a dover aiutare i
spesa pubblica come soluzione «quan- remotati. Anche la fisionomia dei cen- nuovi emigrati a sbarcare il lunario, in
titativa» del problema meridionale. I ri- tri abitati è cambiata, spesso radical- un mondo del lavoro sempre più dif-
voli del grande fiume dei finanzia- mente e irreversibilmente. Chi ne ha ficile. Di sicuro la generazione che og-
menti hanno ingrossato le casse del- avuto la possibilità ha preferito sposta- gi è costretta a uscire da queste aree,
la criminalità organizzata campana, re la propria abitazione dal centro sto- come da tutto il Mezzogiorno, possie-
che ha gestito in maniera pervasiva rico alla periferia o in zone rurali, poi- de un alto livello formativo e speciali-
alcuni settori nevralgici dell’edilizia. ché era data la possibilità di ingrandi- stico, difficilmente spendibile nel mer-
Alla fine degli anni Ottanta le varie re le dimensioni e dotarsi di un garage cato del lavoro in Irpinia, che appare
inchieste giornalistiche che presero il e di altri comfort. Inoltre, la ricostru- oggi in profonda difficoltà.
nome di Irpiniagate misero sotto accu- zione dei centri storici era più lenta di A facilitare i trasferimenti, oltre al-
sa gli esponenti campani che ricopriva- quella in aree non sottoposte a piani le difficoltà lavorative, ci si mettono
no incarichi di primo piano a livello na- urbanistici complessi. Se questo ha anche i tagli a servizi e beni primari,
zionale [Ciriaco De Mita era presiden- comportato il miglioramento degli come gli ospedali e le scuole, l’assenza
te del Consiglio nel 1987, quando di- standard qualitativi delle case, dal di linee veloci di connessione a inter-
vamparono le polemiche]. Ai vari dos- punto di vista sociale sono venuti me- net, di offerta culturale e ricreativa, di
sier e reportage dei mass media si unì no alcuni elementi peculiari come il vi- forme nuove di aggregazione. Eppure
la protesta della nascente Lega Lom- cinato, la condivisione della quotidia- in alcuni settori prosperano le eccellen-
barda e degli altri movimenti regiona- nità e della vita pubblica, a favore del- ze, come ad esempio in quello enologi-
li del Nord. Fu chiesta e ottenuta una la dimensione privata e familiare. co e per alcuni prodotti gastronomici di
commissione parlamentare d’Inchiesta Il fallimento della scommessa del- pregio, tanto che alcune famiglie ingle-
sulla ricostruzione, che fu guidata da l’industria nelle zone interne ha rimes- si comprano casa nei centri storici rico-
Oscar Luigi Scalfaro e che portò all’ap- so in moto una delle perenni piaghe di struiti e vuoti.
provazione di nuovi criteri per la rico- quelle aree, l’emigrazione. Dopo i gior- L’Irpinia di oggi è quindi una perife-
struzione, nel 1992. ni del terremoto si era aperto lo spira- ria debole, nonostante la cura sommi-
Da quella data a oggi la ricostruzio- glio di una possibile inversione di ten- nistrata nel corso degli anni all’insegna
ne può dirsi in sostanza completata nei denza. Per alcuni anni è stato così, ma dell’economia della catastrofe. O forse
paesi di prima fascia di danno, mentre col passare del tempo l’emigrazione è proprio a causa di questa.
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UN DOSSIER
Sulla speculazione
SI CHIAMA «L’AQUILA IN FONDO. Cronaca
di una speculazione annunciata» l’inchiesta
che la Rete 3e32 ha presentato il 17 novem-
bre scorso nel capoluogo abruzzese. Svela i
complessi meccanismi di speculazione at-
tuati da alcuni gruppi finanziari e edilizi. Il
RICOSTRUZIONI
titolo fa riferimento all’operazione «Fondo
Aquila» lanciata nel 2009 per occuparsi di
Dal Belice a L’Aquila
interventi immobiliari «in favore delle po- «NESSUNO DOVREBBE immaginare L’Aquila diversa da
polazioni colpite dal sisma e attualmente com’era e dov’era l’antica città. Da come è esistita, e
bisognose di alloggi». Ai lavori del fondo ha dove è sempre rinata. Dopo ogni catastrofe. Fin dal-
partecipato anche il neopresidente della l’origine». Così scrive Giovanni Pietro Nimis, architet-
Protezione civile Franco Gabrielli, nelle sue to e urbanista che ha curato la pianificazione generale
vesti di prefetto dell’Aquila. «Europe risorse per la ricostruzione dei comuni friulani di Gemona,
Sgr Spa - spiega Marianna De Lellis, che fa Venzone e Artegna, distrutti dal terremoto del 1976. Il
parte della Rete 3e32 e ha curato l’appro- suo libro, «Terre mobili. Dal Belice al Friuli, dall’Umbria
fondito dossier - ha creato un fondo immo- all’Abruzzo» [Donzelli, 110 pagine, 14 euro] è una ac-
biliare, Aq, per realizzare un’operazione curata, e pacata, disamina delle «catastrofi naturali»
che riguardava 500 appartamenti di cui più gravi della storia italiana del dopoguerra. I terre-
380 sono stati effettivamente realizzati. moti, certo [lo stesso Friuli, ma anche Irpinia e Um-
Europe risorse non si è fermata alla creazio- bria] così come la tragedia del Vajont.
ne di un unico fondo, anzi, la manovra spe- Il libro è uscito a giugno del 2009, a poca distanza
culativa dispiegata assomiglia tanto alle dagli eventi aquilani e con il dibattito sulla ricostruzio-
scatole cinesi. Nel volume curato da Pierlui- ne ancora in corso. Eppure offre le chiavi per capire
gi Mantini, ‘Diritto pubblico dell’emergen- tanto lo stallo amministrativo ed edilizio di oggi, quanto il solco tra il «prima» e il «dopo»
za e della ricostruzione in Abruzzo’, il presi- tracciato da una gestione a-democratica dell’emergenza e della ricostruzione. Una delle
dente della Europe risorse Sgr, Antonio Na- tante domande che restano in sospeso, diciannove mesi dopo la scossa, è perché in un pae-
poleoni, spiega in maniera molto chiara se così incline ai disastri, per cause naturali amplificate dall’insipienza amministrativa e po-
quali sono i suoi progetti». litica, non ci sia ancora una legge organica sui criteri per valutare danni, interventi, costi e
www.3e32.com procedure.
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DOCUMENTARI
Trent’anni diTerre in moto
Monnezza
NEL CAPOLUOGO PARTENOPEO restano molti cumuli di spaz-
zatura. Si cerca l'aiuto delle province vicine per permettere al-
la città di respirare. Nell'hinterland ci sono fiumi immensi di «TERRE IN MOTO» è un documentario del 2006, della durata di
sacchetti neri. Insomma, il problema che il presidente del con- un’ora, di Michele Citoni, Angela Landini ed Ettore Siniscalchi, sul
siglio doveva risolvere in tre, massimo quattro giorni, è ancora sisma che nel 1980 devastò l’Irpinia. In questi giorni viene proiet-
lì. Ha ragione Andrea Camilleri che, commentando il libro del tato in molti comuni. Si tratta di un viaggio tra le province di Sa-
giornalista e scrittore Francesco De Filippo «Monnezza» [Infi- lerno e Avellino, che mette insieme i ricordi dei terremotati e dei
nito edizioni, 11 euro] dedicato a Napoli [e l’Italia intera] che volontari con le immagini di repertorio della distruzione e delle
sprofonda nei rifiuti, dice: «Il libro di De Filippo è una diverten- lotte popolari seguite a quell’evento, che si alternano ai segni at-
tissima e amara metafora sulla vicenda della monnezza... che tuali dei mutamenti causati dal terremoto, per dimostrare come
da fenomeno reale si è trasformata addirittura in una metafisi- la ricostruzione ha stravolto il territorio. Il montaggio del film è
ca della condizione umana». stato pensato per capitoli tematici, all’interno dei quali si fondo-
De Filippo racconta quali sono i meccanismi che hanno per- no analisi e storie. Il ritorno dei volontari a venticinque anni dal
messo alle organizzazioni criminali e alla spazzatura [anche terremoto dà il via al flusso del racconto, che si conclude con la
quella tossica] di assediare la città e i suoi abitanti, costretti a storia di una famiglia di terremotati che solo nel 2006 passa dal
respirare sempre più spesso diossina e ammalarsi. La mon- prefabbricato nel quale ha vissuto per decenni a un appartamen-
nezza è stata e resta l’incubo della Campania. to. «Terre in moto» è dunque un affresco di storie locali che rac-
contano un pezzo della storia di tutto il paese.
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