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LA RIVOLUZIONE AMERICANA E LA NASCITA DEGLI STATI UNITI

Nonostante le 13 colonie fossero molto distanti dall’Europa, partecipavano attivamente


all’economia mondiale. Infatti, si sviluppò un vasto sistema di scambi tra Nord America, Inghilterra
e isole caraibiche. Le colonie americane esportavano prodotti derivanti dall’agricoltura (tabacco,
riso, zucchero) ed importavano utensili, armi, vino e schiavi.
Nelle colonie del sud si sviluppò un’agricoltura organizzata in piantagioni, coltivando prodotti
destinati soprattutto alle esportazioni. Si utilizzava come manodopera gli schiavi provenienti
dall’Africa. Il potere politico ed economico era nelle mani di una ristretta cerchia di proprietari
terrieri.
Nelle colonie del Nord l’economia si basava su un’agricoltura strutturata in piccole proprietà a
gestione familiare. Anche il commercio e l’artigianato erano abbastanza sviluppati. Siccome per
questo tipo di economia serviva soprattutto il lavoro familiare, il numero di schiavi rimase molto
limitato.
Infine le colonie del Centro avevano caratteristiche intermedie, combinando attività agricole simili
a quelle delle colonie del sud con il commercio e l’artigianato, tipici delle colonie del Nord. Le
colonie del centro erano culturalmente più aperte rispetto al Nord e al Sud.
A differenza della Spagna e della Francia, l’Inghilterra aveva concesso sempre una certa autonomia
alle proprie colonie. In ogni colonia veniva nominato un governatore dal re, aiutato da
un’assemblea eletta dagli abitanti delle colonie stesse. Tuttavia, le colonie avevano dei vincoli
economici da rispettare con la madrepatria a causa del Navigation Act: potevano esportare i
propri prodotti solo in Inghilterra, non si potevano produrre merci che facevano concorrenza agli
inglesi. Inoltre, i coloni, potevano acquistare merci solo dalla madrepatria. A peggiorare la
situazione fu l’imposizione di nuove tasse ai coloni (tassa sullo zucchero).
Queste leggi suscitarono un’esplosione di proteste contro l’Inghilterra. Si giunse così a gravi
episodi di violenza: quello più famoso fu il massacro di Boston, quando i soldati inglesi spararono
sulla folla di manifestanti. Un altro evento significativo fu il Boston Tea Party: coloni travestiti da
indiani gettarono in mare un carico di tè destinato agli inglesi.
Il governo inglese rispose alle proteste chiudendo il porto di Boston e sostituendo tutti i giudici
americani con giudici inglesi. Così nel 1774 si tenne un Congresso a Filadelfia, in cui i coloni
avevano presentato al re Giorgio III le loro richieste che vennero però respinte.
L’anno successivo ci fu un altro Congresso, sempre a Filadelfia, in cui venne formato un esercito
comandato da George Washington. Ebbe così inizio la guerra. Le prime fasi della guerra non
furono favorevoli agli Americani che piano piano, però, riuscirono ad ottenere alcune vittorie.
Il 4 Luglio 1776 il Congresso approvò la Dichiarazione d’Indipendenza stilata da Jefferson. Questo
sancisce la nascita degli Stati Uniti d’America.
La guerra si concluse con sconfitta inglese a Yorktown nel 1781. I coloni furono aiutati anche da
Spagna e Francia che miravano ad indebolire l’Inghilterra. Venne firmato il trattato di Versailles
che sanciva l’indipendenza delle colonie.
Le tredici colonie formarono una Confederazione di stati che si rivelò, però, inadeguata visto che
mancava un governo centrale che facesse rispettare le leggi ai singoli stati. Nel 1787 fu convocata
una Convenzione nazionale che doveva redigere una nuova Costituzione. Fu approvata così una
Costituzione che prevedeva uno Stato repubblicano e federale: si ispirava ai principi illuministici
quali la separazione dei poteri e la libertà individuale.
Il potere legislativo venne affidato a due Camere (Camera dei Rappresentanti e Senato); il potere
giudiziario era nelle mani della Corte Suprema e il potere esecutivo era nelle mani del Presidente.
Nel 1789 si tennero le prime elezioni presidenziali e venne eletto presidente George Washington.
Si crearono, inoltre, due partiti: quello repubblicano che faceva capo a Jefferson e quello
federalista che faceva capo a Hamilton.

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