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bombardarum, quae ante in Italia numquam visae nec auditae fuerant, quas
Veneti mirabiliter fabricari fecerunt. Est enim bombarda intrumentorum fer-
reum fortissimum cum trumba anteriore lata, in qua lapis rotundus ad for-
mam trumbae imponitur habens cannonem à parte posteriori secum conju-
gentem longum bis tanto quanto trumba, sed exiliorem, in quo imponitur
pulvis niger artificiatus cum salmnitris e sulphure, ex carbonibus salicis per
foramen cannonis praedicti versus buccam. Et obtuso foramine illo cum con-
cono uno ligneo intra calcato e lapide rotundo praedictae buccae imposito e
assenato, ignis immittitur per foramen minus cannonis, e vi pulveris accensi
magno cum impetu lapis emittitur15.
che sembra non abbia mai esercitato la professione per dedicarsi all’e-
sercizio delle arti ed è anche l’unico che sia allo stesso tempo autore e
illustratore20. Nel Bellicorum instrumentorum liber di Fontana, contra-
riamente a quanto lascerebbe presagire il titolo, vengono fatti soltanto
tre riferimenti alle armi da fuoco, tra i quali spicca il disegno di una
bombarda multipla21. Nel De re militari di Valturio e nei manoscritti
di Taccola, l’argomento delle armi da fuoco è trattato più diffusamente
mostrando una piena assimilazione dell’iconografia sulle armi da fuoco
di origine tedesca ma nessuno dei due autori entra nel merito di pro-
blematiche tecnico-scientifiche, limitandosi ad accompagnare i disegni
con scarne descrizioni didascaliche. Interessante è tuttavia il commento
di Valturio alla bombarda che, dopo averne riconosciuto la potenza
bellica, ne attribuisce l’invenzione ad Archimede, richiamandosi alle
macchine da lui inventate durante l’assedio delle truppe di Marcello a
Siracusa22. Per quanto riguarda Taccola, è interessante notare come la
sua descrizione della bombarda, insieme ad alcune ricette per la polvere
da sparo, sarà copiata e tradotta in italiano da Francesco di Giorgio
Martini nel suo Taccuino giovanile23. In nessuno di questi autori, co-
munque, si raggiungerà il livello specialistico degli artiglieri tedeschi.
Se con Fontana, Valturio e Taccola si era in presenza di personalità
di alta cultura che rivolgevano i loro interessi al mondo delle tecniche,
con Francesco di Giorgio siamo di fronte ad una nuova categoria di
autori, fra i quali, rimanendo al XV secolo, oltre ai vari anonimi pos-
siamo annoverare anche personalità come Lorenzo Ghiberti e Antonio
Averlino detto il Filarete, i quali nei loro scritti cercarono di coniugare
cultura tecnica e umanistica24. L’alto livello raggiunto da Francesco di
Giorgio sul piano della riqualificazione professionale e culturale, che lo
portò a scrivere un trattato sull’architettura e a tentare una traduzione
di Vitruvio, si riflette in un approccio rigoroso alle discipline tecniche,
comprese le armi da fuoco, per le quali poteva contare su un’esperien-
za diretta anche come fonditore. Un confronto delle sue opere mano-
scritte dal punto di vista delle armi da fuoco mostra chiaramente come
il periodo storico nel quale si trovò ad operare (1470-1500 circa) sia
stato teatro di un intenso sviluppo tecnologico delle artiglierie e della
definitiva presa di coscienza della loro importanza sul piano militare
e culturale25.
Se nel cosiddetto Trattato I, che rappresenta la prima stesura del
Trattato di Architettura,26 Francesco presenta ancora le armi da fuoco
accanto ai modelli tradizionali della poliorcetica medievale limitandosi
a descrivere la bombarda come un’invenzione moderna, di diverso ti-
po è l’approccio nella seconda stesura (Trattato II) dove, nel capitolo
dedicato all’architettura militare, presenta quello che sembra essere il
10 Andrea Bernardoni
per giustificare certi fenomeni che osservavano nella loro attività pra-
tica29.
La prima, che nelle mure antique mai è stato visto alcuno vestigio di
bombardiera [...] La seconda ragione è che tutti quelli che hanno scritto
dell’arte militare questo tacquero, facendo di tutti li altri strumenti menzione;
dove, essendo [questo] di [molto] maggiore violentia [e più mirando] delli
altri, non è da credere che da esso non avessero notitia34.
Infine conclude:
Questa macchina reputo fusse incognita alli antiqui solo per non avere
avuto cognizione della polvere, perché, quella intesa, facile cosa saria stata a
ciascuno di mediocre ingegno el trovare uno [istrumento et] ingeniosi omini
usato per fochi lavorati e volatili macchine quasi la medesima composizione
di polvere, non essere stato alcuno che aggiugnendo alli principi pervenisse
a cognizione di tanto edificio [...] Infra li quali Marco Greco miscendo con
panni lini questa composizione e con stoppe, a più varii effetti et artificia-
Le artiglierie da manufatto tecnico 13
li fochi adoperò, tutti nientedimeno frivoli in virtù per respetto alla Bom-
barda35.
Anche se questi passi non si rivolgono alle armi da fuoco sul piano
tecnico scientifico, sono tuttavia un segnale evidente di come l’artiglie-
ria avesse ormai permeato la società rinascimentale al punto che un
artista-ingegnere come Francesco di Giorgio poteva entrare nel dibat-
tito sull’eredità degli antichi che impegnava gli umanisti, prendendo
la bombarda come riferimento per mostrare la superiorità tecnologica
dei moderni36.
FIG. 2. «Studi sulla propagazione del fuoco nelle artiglierie», Leonardo da Vinci, Ms. E, Institut
de France, Parigi, cc. 27v-28r.
x
Sempre nel Ms. I, prendendo in considerazione la tecnologia dei
proiettili, Leonardo si chiede se, visto che una bombarda riesce a sparare
agevolmente anche caricata con due tre palle, se non sia più giusto
realizzare pallottole con un corpo allungato45 e in una carta del Codice
Arundel, che sembra risalire al 1503-4, troviamo la rappresentazione di
alcuni proiettili a forma di ogiva46.
Le osservazioni della bombarda in esercizio suscitano in Leonardo
ulteriori interrogativi che richiedono un approfondimento teorico: co-
me si genera il «tono», perché ad ogni colpo sparato si ha un contrac-
colpo e dove si genera tale forza? Un primo tentativo di risposta a queste
domande lo troviamo nel Codice Atlantico, dove il «tono» che si genera
nello sparo è spiegato come «fuoco percosso in nell’aria come quel de
la saetta»,47 mentre nel Manoscritto A Leonardo conclude che il rumore
della bombarda si genera nell’impatto con l’aria del fuoco che segue
l’espulsione della pallottola48. Anche se non lo afferma direttamente, le
osservazioni di Leonardo ci portano a concludere che fenomeni come
quelli della generazione del rumore siano dovuti alla percussione di
particelle di diversa dimensione che strusciano e si urtano: «L’aria che
sia serrata in un loco, quando uscirà, la percussione che farà nell’altra,
16 Andrea Bernardoni
istanno i piedi del rinchiuso omo, fussi a presso a uno muro, vederesti l’omo
fare, distendendo i piè, del vasello, come la infocata polvere della bombarda,
imperò che, non potendo interamente l’omo distendersi, porta col capo il
vasello indirieto52.
molti speculatori hanno trouato quale è che in questi simplici con che si
compongono la polvere sono come in tutte le altre cose generate in potentia gli
elementi. Ma per quel che si vede sonno tutti proportionati a una certa siccità
sottile atta da introdurvi facilmente il fuoco e introdutto moltiplicarvelo con
una certa ragione76.
L’aere che è fuore alla boccha de l’artigliaria qual ha el suo corpo per
natura unito e resistente e nella sua parte più bassa respetto alla vicinità de
l’acqua e della terra ha in sé qualche frigidezza accidentale e densità. Da
fronte a questa è il fuocho che si genera nella polvere nell’artigliaria caldis-
simo e contrario a l’altra qualità elementali e dissimigliante per la suttilità
sua a quel de l’aere, per il che uscendo impetuosamente il fuocho moltipli-
cato nello stretto de l’artigliaria insieme con la palla solida, ponderosa e
densa come esce, e scontrandosi ne l’aere resistente con massima violentia
frange, e nel fare tal fractura nasce lo strepitio come quasi per la medesima
causa nella region media de l’aere si generano li tuoni e li fulguri di vapo-
ri grossi accesi. [...] Al che agiungere si può la percossa che fa l’aere che
nella canna della artigliaria quando uscendo cacciata dalla forza del fuocho
e dalla palla si scontra ne l’aere esteriore, quale per entrare nel vacuo che
facia per sua natura el fuocho repugnano l’un contra l’altro e fanno stre-
pitio84.
Conclusioni
x
ANDREA BERNARDONI
Note al testo
1 Cfr. B. LATOUR, La scienza in azione, introduzione alla sociologia della scienza, Torino
1998, p. 235.
2 Cfr. H.R. HALL, Tecnologia militare, in C. SINGER, E.J. HOLMYARD, H.R. HALL, T.I.
WILLIAMS (a cura di), Storia della Tecnologia, vol. III, Torino pp. 382-3.
3 Per avere un’idea delle dimensioni di questo genere letterario, basti ricordare come il
Trattato di Architettura di Francesco di Giorgio fosse stato oggetto di molte copie e riprese
da parte dei suoi contemporanei. Inoltre, come ha messo in evidenza la mostra «Trattati di
architettura militare 1521 – 1807» tenutasi presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
(18 giugno – 31 luglio, 2002) a cura di Amelio Fara, Paola Pirolo e Isabella Truci, i due secoli
che hanno visto il perfezionamento e il consolidamento dell’uso delle armi da fuoco, sono stati
anche testimoni dei tentativi di sviluppare sistemi di difesa adeguati al potere crescente dei nuovi
mezzi di distruzione. La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze possiede quasi tutte le prime
edizioni dei trattati di architettura militare italiani e sulla base di un’analisi del catalogo della
mostra possiamo vedere come il XVI secolo veda l’esplosione di questo tipo di pubblicazioni,
ben 32 su le 57 opere complessive della mostra, 16 per il XVII, 8 per XVIII e 1 per il XIX.
4 Gli ingegneri medievali non erano abituati alla scrittura e sono molto rare testimonianze
scritte sul loro operato e sul loro pensiero. Nonostante siano stati individuati alcuni dei principali
protagonisti, gli ingegneri e architetti medievali restano sostanzialmente trasparenti e ci parlano
indirettamente attraverso le loro opere e le tracce lasciate nei documenti di carattere burocratico
che regolamentavano la costruzione di edifici, la produzione di manufatti e opere d’arte,
testamenti e sentenze giudiziarie. Cfr. E. CROUZET PAVAN, A la recherche des techniciens fantômes,
in M. ARNOUX, P. MONNET (éd.) Le Technicien dans la cité en Europe occidentale 1250-1650,
Roma 2004, pp.43-59.
5 A. KOYRÉ, Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione, Torino 1992, pp. 89-111.
6 La letteratura storiografica sugli artigiani rinascimentali e della prima età moderna è
molto ampia, qui ricordiamo alcune delle principali opere di riferimento che hanno contribuito
a delineare la figura del tecnico e del suo ruolo economico, politico, sociale e tecnico-scientifico.
Dalle pionieristiche opere di E. Zilsel risalenti alla prima metà del secolo scorso che individuavano
nel contesto sociale degli artigiani l’origine dell’idea di progresso scientifico e del metodo
sperimentale (D. RAVEN, W. KROHN, R. S. COHEN (eds.), The Social Origins of Modern Science,
28 Andrea Bernardoni
Dordrecht-Boston-London, 2000) agli studi sul ruolo della cultura tecnica nella nascita della
scienza moderna di Paolo Rossi (P. ROSSI, I filosofi e le macchine (1400/1700), Milano 1971) e
Thomas Kuhn (TH. KUHN, Tradizioni matematiche e tradizioni sperimentali nello sviluppo delle
scienze fisiche in ID. (a cura di), La tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza,
Torino p. 37-74). Sulla figura dell’artista-ingegnere tecnologo e autore di trattati manoscritti si
ricordano i contributi di B. Gille (B. GILLE, Leonardo e gli ingegneri del Rinascimento, Milano
1972) e P. GALLUZZI, Portraits of Machines in Fifteenth-Century Siena, in R. MAZZOLINI (a cura
di), Non Verbal communication in science prior to 1900, Firenze 1993, pp. 53-90 e Gli ingegneri
del Rinascimento da Brunelleschi a Leonardo da Vinci, Firenze 1996. Importanti sono stati anche
i recenti interventi della corrente storiografica di matrice sociologica come quelli di P. LONG
(Openness, Secrecy, Authorship, Thecnical Arts and the Culture of Knowledge from Antiquity to
the Renaissance, Baltimore-London, 2001), P. SMITH (The Body of the Artisan. Art and Experience
in the Scientific Revolution, Chicago-London, 2004), P. SMITH, B, SCHMIDT (Knowledge and Its
Making in Early Modern Europe Chicago 2007). Infine si ricordano anche i contributi degli storici
dell’economia che hanno studiato le relazioni tra istituzioni, tecnici e produzione (ARNOUX,
MONNET, Le technicien dans la cité cit.; Il Rinascimento italiano e l’Europa, vol. 3, Produzione e
tecniche, a cura di L. MOLÀ,P. BRAUNSTEIN, Treviso 2007).
7 C. MACCAGNI, Leggere, scrivere e disegnare la “scienza volgare” nel Rinascimento, in «Annali
della Scuola Normale Superiore di Pisa», serie 3, 23. 2 (1993), pp. ???; p. 631.
8 L. DASTON, The Coming into Being of Scientific Objects, in EAD. (ed.), Biographies of
Scientific Objects, Chicago-London, 2000, pp. 1-14.
9 Cfr. B.S. HALL, Weapons and Warfare in Renaissance Europe, Baltimore-London 1997,
p. 42; LU GWEI-DJEN, J. NEEDHAM, P. CHI-HSING, The Oldest representation of a Bombard, in
«Technology and Culture», 29 (1988), pp. 594-605.
10 J.R. PARTINGTON, A History of Greek Fire and Gunpowder, Baltimore-London, 1999
(prima ed. 1960), p. 91.
11 Sulla storia delle armi da fuoco esiste una vastissima letteratura. Noi abbiamo preso
come riferimento: P. CONTAMINE, La guerra nel Medioevo, Bologna 2007 (Ia ed. italiana 1986);
PARTINGTON, A History of Greek Fire cit.; HALL, Weapons and Warfare cit.
12 Cfr. HALL, Weapons and Warfare cit., pp. 65-6.
13 PARTINGTON, A History of Greek Fire cit., p. 100.
14 «E ordinò il re d’Inghilterra i suoi arcieri, che n’havea gran quantità su per le carra,
e tali di sotto, e con bombarde, che saettavano pallottole di ferro con fuoco, per impaurire e
disetare i cavalli de’ Franceschi... Senza i colpi delle bombarde che facieno si grande tremuto e
romoro, che parea che Iddio tonasse, con grande uccisone di gente e sfondamento di cavallii...
in sulle carrette fediti di saette dagli arceri e dalle bombarde e saette, che non v’hebbe cavallo
de Franceschi che non fosso fedito, e innumerabili morti». Chroniche di Giovanni Villani, XII,
67-8 cit. in PARTINGTON, A History of Greek Fire cit., p. 107.
15 Cit. in PARTINGTON, A History of Greek Fire cit., p. 117.
16 Cit. in CONTAMINE, La guerra nel Medioevo cit., p. 201.
17 PARTINGTON, A History of Greek Fire cit., pp. 153-8. Cfr. anche HALL, Weapons &
Warfare cit., pp. 71-3.
18 Per l’area tedesca cfr. R. LENG, Ars Belli, Deutsche taktische und Kriegstechnische
Bilderhandschriften un Traktate im 15. Und 16. Jahrhundert, Wiesbaden 2002. Per L’area italiana,
P. GALLUZZI, Prima di Leonardo. Cultura delle macchine a Siena nel Rinascimento, Milano 1991.
19 Cfr. D. MCGEE, The Origins of Early Modern Machine Design; P.O. LONG, Picturing the
Machine: Francesco di Giorgio and Leonardo da Vinci in the 1490s., in W. LEFÉVRE (ed.), Picturing
Machines 1400-1700, Cambridge Mass. 2004, p.122.
20 Cfr. GALLUZZI, Prima di Leonardo cit., pp. 18-29; GALLUZZI, Portraits of Machines cit.,
pp. 56-60.
Le artiglierie da manufatto tecnico 29
Firenze di Francesco Di Giorgio Martini, a cura di M. BIFFI, Pisa 2002; H. BURNS, Restaurator delle
ruyne antiche, tradizione e studio dell’antico nell’attività di Francesco di Giorgio in F.P. FIORE, M.
TAFURI (a cura di), Francesco di Giorgio architetto, Milano 1995, pp. 151-181.
33 Non è possibile dire con certezza chi fossero i fautori dell’invenzione antica delle
artiglierie, molto probabilmente si trattava di personaggi di cultura classica della cerchia urbinate
con i quali Francesco ebbe modo di confrontarsi mentre si dedicava allo studio di Vitruvio
durante il suo soggiorno alla corte di Federico da Montefeltro. Per una ricostruzione dell’attività
umanistica ad Urbino Cfr. C. BIANCA, La presenza degli umanisti ad Urbino nella seconda
metà del Quattrocento, in F.P. FIORE (a cura di) Francesco di Giorgio alla corte di Federico da
Montefeltro, Atti del convegno internazionale di studi (Urbino, 11-13 ottobre, 2001), Firenze
2004, pp. 127-146.
34 DI GIORGIO, I trattati di architettura, ingegneria e arte militare cit, vol. II, p. 422.
35 Ivi, p. 423.
36 Cfr. P. GALLUZZI, Machinae pictae, immagine e idea della macchina negli artisti-ingegneri
del Rinascimento, in M. VENEZIANI (a cura di), Machina XI Colloquio internazionale, Roma, 8-10
gennaio 2004, Firenze 2005, p. 254.
37 Nel Codice di Madrid II Leonardo copia il capitolo sulle armi da fuoco e la polvere da
sparo del Trattato II di Francesco di Giorgio. L. DA VINCI, Codice di Madrid II, in L. RETI (a
cura di), I codici di Madrid, Firenze 1974, cc. 98r e v.
38 Gli scritti di Leonardo presentano numerosi studi sulla fonderia delle armi da fuoco
ma non ci sono testimonianze di un suo coinvolgimento diretto in questa pratica che, molto
probabilmente, decise di approfondire da osservatore esterno, durante il periodo nel quale stava
lavorando al processo di formatura del monumento a Francesco Sforza. Cfr. A. BERNARDONI, Leo-
nardo e il monumento equestre a Francesco Sforza, storia di un’opera mai realizzata, Firenze 2007.
39 L. DA VINCI, Manoscritto I, a cura di A. MARINONI, Firenze 1986, c. 122v.
40 Ivi, c. 132v.
41 Ivi, c. 133r.
42 Ivi, c.134v.
43 Cfr. TACCOLA, De Machinis. The Engineering Treatise of 1449, a cura di G SCAGLIA,
Wiesbaden, 1971, c. 123v; ID., De ingeneis. Liber primus leonis cit., cc. 21r, 52v; VALTURIO,
De re militari cit., p. 362.
44 L. DA VINCI, Codice Atlantico, a cura di A. MARINONI, Firenze 1973-80, c. 485v.
45 ID., Ms. I cit., c. 134r.
46 ID., Il codice Arundel 263 nella British library, a cura di C. VECCE, Firenze 1998, c. 54r.
47 ID., Codice Atlantico cit., c. 32r.
48 «Il sono fatto dalla bombarda si causa per la percussione della fiamma intra l’aria, e
quanto più la bombarda rompe più i sua repari, quell’è migliore e più caccia la sua ballotta».
ID., Il manoscritto A, a cura di A. MARINONI, Firenze 1990, c. 44v.
49 Ivi, c. 31v.
50 R. HOOYKAAS, La Théorie Corpuscolaire de Léonard de Vinci in Léonard de Vinci et
l’expérience scientifique au XVIe siècle, Colloques internationaux du Centre National de la
Richerche Scientifique, Paris 4–7 juillet 1952, Paris, 1953, pp. 163-169; S.F. TAYLOR, Léonard de
Vinci et la chimie de son temps, in Léonard de Vinci et l’expérience scientifique cit., pp. 151-161.
51 DA VINCI, Codice Atlantico cit. c. 79v.
52 Ibidem.
53 ID., Codice Hammer, a cura di C. PEDRETTI, Firenze 1987, c. 9B: 28r.
54 Ivi, c. 11A: 11r, caso 13. Lo stesso tema è sviluppato anche nel Codice Atlantico, c. 564v.
55 ID., Codice Hammer cit., c. 9B: 28r. Lo stesso argomento è ripetuto anche in c. 11A: 11r
Le artiglierie da manufatto tecnico 31
effetti a distruttione degli huomini e delle cose loro adoperate. BIRINGUCCIO, De la pirotechnia
cit. cc. 152r e v.
73 Cfr. A. BERNARDONI, Biringuccio, l’arte dei metalli e la mineralogia in A. CLERICUZIO,
G. ERNST, M. CONFORTI (a cura di), Il Rinascimento italiano e l’Europa, vol. 5, Le scienze,
Treviso 2008, pp. 505-9.
74 BIRINGUCCIO, De la pirotechnia cit., c. 153r.
75 Cfr. BERNARDONI, Il De la pirotechnia cit., pp. 145-79.
76 BIRINGUCCIO, De la pirotechnia, cit., c.152v.
77 Ibidem.
78 Discutendo la posizione di Empedocle per cui i costituenti ultimi della materia non
sono trasmutabili l’uno nell’altro, Aristotele afferma che se si ammette la possibilità di una
loro comparazione quantitativa, tutti gli elementi devono avere qualche proprietà in comune
che consenta una misurazione. Questo lo si può vedere nel caso del cotile d’acqua che può
trasformarsi in dieci cotili d’aria. Cfr. ARISTOTELE, Generazione e corruzione, II, 333a 15-30.
79 Aristotele si era limitato a mostrare il rapporto di conversione dell’acqua in aria, ma nella
tradizione aristotelica medievale e rinascimentale quest’idea fu estesa alla teoria della generazione
ciclica degli elementi che lo stesso Aristotele aveva spiegato in termini di bilanciamento di qualità
ma senza fare alcun riferimento alla dimensione quantitativa. Cfr. ad esempio B. PELACANI,
Quaestiones circa tractatum proportionum, a cura di J. BIARD, S. ROMMEVAUX, Paris 2005, quaestio
12, III, pp. 231-232; G. REISCH, Margarita philosophica totius philosophiae rationalis, naturalis
& moralis dialogice duodecim libris complectens, libro X cap. IV; A. ACHILLINI, De elementis,
in Achillini Bononiensis philosophi celeberrimi opera omnia in unum collecta, Venetiis, apud
Hieronymum Scotum, 1568, p. 227.
80 BIRINGUCCIO, De la pirotechnia cit., c. 152v.
81 Tartaglia nel suo Quesiti et inventioni diverse descrive questo processo affermando che
la conversione della polvere nell’esalazione ventosa che genera l’impeto propulsivo del proiettile
avviene in un rapporto volumetrico 1/10. N. TARTAGLIA, Quesiti et inventioni diverse, Brescia,
1554, c. 21r. Nel De subtitlitate di Cardano invece, il rapporto di conversione è esattamente
quello espresso da Biringuccio e qui si afferma con decisione che si tratta di una trasformazione
volumetrica: «impositus hic pulvis in machinam, sphaeulaque obducta, adiecto ab imo machinae
extrinsecus igne illico ferme totus accenditur, ae maius quam centuplum spacium occupare
nitur; quod enim exiguus pulvis in vola manus non minus quam centuplum spacii occupet,
experimentum ostendit, cum si quantum est granum milii, ex hoc pulvere accendatur, locum nucis
igne compleat». Cardano, De subtilitate, edizione critica a cura di E. NENCI, Milano 2004, p. 153.
82 BIRINGUCCIO, De la pirotechnia, cit., c. 86v.
83 Ibidem.
84 Ivi, c. 153r.
85 N. TARTAGLIA, La nuova Scienza, Venezia, 1537, libro I, definizione I, c. 1r e libro
II, proposizione VIII, c. 17r ; cfr. anche A.R. HALL, Ballistics in the seventeenth century, a
study in the relations of science and war with reference principally to England, Cambridge 1952,
p. 37.
86 TARTAGLIA, La nuova Scienza cit., libro III.
87 N. TARTAGLIA, Quesiti et inventioni diverse, riproduzione in facsimile dell’edizione del
1554 a cura di A. MASOTTI, Brescia, 1959, c. 4r.
88 TARTAGLIA, Quesiti et inventioni diverse cit., c. 12v.
89 Ivi, c. 13r.
90 Ivi c. 24r e v.
91 Ivi, cc. 20r 21v.
Le artiglierie da manufatto tecnico 33
92 Cardano tratta ampiamente del fenomeno dell’esplosione nel capitolo De elementis del
suo De subtilitate, nel quale affronta anche problematiche come quella del rumore dell’esplosione
riconducibili alle osservazioni di Biringuccio. Cfr. CARDANO, De subtilitate cit., pp. 146-57.
Scaligero entra nel merito della forza propulsiva della polvere da sparo in relazione al problema
del fenomeno di condensazione e rarefazione del fuoco nella sua risposta all’opera di Cardano.
G. SCALIGERO, Exotericarum exercitationum liber quintus decimus de subtilitate ad Hieronimum
Cardanum, Paris, 1557, exercitatio 11, cc. 25v-26r, 28r-29v.
93 Cfr. HALL, The Ballistics in the Seventeenth Century cit, pp. 59-71.
94 Ivi, p. 71.