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Vincenzo Conte

1 12 lezioni di
Cittadinanza
e Costituzione
Scala, Firenze
Raffaello Sanzio, Scuola d’Atene, 1509,10
L’organizzazione
1 sociale e lo Stato
IL CONCETTO DI DIRITTO IL DIRITTO
1 Il concetto di «diritto» è strettamente connesso a quello di società: dove c’è la società lì c’è il
diritto (ubi societas ibi jus, dicevano i latini, ma secondo altri è vero anche il contrario e cioè
ubi jus ibi societas). Il sorgere della società, e cioè dello Stato, ha comportato l’emanazione da
L a parola italiana dritto deriva dal
tardo latino dirictum. Dirictum ave-
va sostituito il classico directum, partici-
parte di una autorità di regole precise. Queste regole, obbligatorie per tutti i soggetti, sono pio passato del verbo dirigere − compo-
però variabili in relazione al mutarsi della società e prendono il nome di diritto. sto da de e regere − che aveva il valore
Nello stato di natura, come quello delle belve, vale la regola del più forte (o del più furbo); in originario di eseguire un movimento in
linea retta e, in particolare, di indicare
una comunità civile i rapporti tra i singoli sono invece regolati da norme precise. Chi subisce
una direzione o tracciare la via. Come
un torto (o colui il quale pensa di averlo subito) non può farsi giustizia da sé ma si deve
aggettivo la parola «diritto» si riferisce a
rivolgere alla legge.
ciò che procede in linea retta, che non
ha deviazioni. E in tale maniera noi in-
Definizione di diritto tendiamo anche la giustizia: essa non si
Questa definizione fa riferimento a quel complesso di regole di condotta che disciplinano i sposta a destra o a sinistra per favorire
rapporti tra i membri di una data collettività, in un dato momento storico. questa o quella persona. Q

Ciò significa che esiste un legame stretto fra fenomeno giuridico e fenomeno sociale. Il diritto
nasce là dove esiste una forma di aggregazione umana, così lo sviluppo della società si svolge
all’interno delle regole che disciplinano i rapporti tra i soggetti che la compongono.
Una persona che vivesse da sola su un’isola deserta come Robinson Crusoe non sarebbe
soggetta al diritto.
Anche nelle strutture sociali più semplici, esiste una serie di rapporti che scaturisce da regole
riconosciute o accettate.
Nello stesso modo, ad esempio, il gioco impone delle regole. Due squadre di calcio che si
affrontano in uno stadio devono rispettare delle regole precise di comportamento (devono
esserci undici giocatori per parte; eccetto i portieri nessuno deve toccare il pallone con le
mani e così via); vi è inoltre la presenza di un arbitro che dirige l’incontro, il quale ha il compito
di fare rispettare le regole del gioco. Le regole non sono però stabilite dall’arbitro (che ha
la funzione di un giudice, ed infatti lo sentiamo anche definire «giudice di gara»), ma esse
preesistono onde evitare parzialità a favore dell’una o dell’altra squadra.

Ï Le regole del gioco valgono anche per i


INSIEME Vita sociale più piccoli
DIRITTO Regolano
DI NORME dell’uomo
Ð Veduta aerea di Roma. Al centro il Circo
Massimo, a destra il Colosseo. Pubbliaerfoto

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L’organizzazione sociale e lo Stato
1
IL CONCETTO DI STATO
Il concetto di Stato parte dall’osservazione che l’uomo è un essere sociale e la convivenza 2
può esistere solo quando le relazioni molteplici che essa suppone sono determinate da
regole obbligatorie (norme), garantite da una forza superiore. Quando la società si organizza
politicamente per la tutela del diritto sorge la nozione di Stato, il cui fine essenziale è
l’attuazione del diritto nella convivenza sociale. Lo Stato è una comunità organizzata che si
costituisce in vista dell’utilità dei cittadini.

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Dobbiamo osservare due cose:


1. il diritto non è solo una regola (come sono regole quelle degli scacchi o di una partita
di calcio), ma è una norma che disciplina le relazioni sociali, ed è assistita da una
organizzazione che ne assicura l’osservanza;
2. Il concetto di diritto non è disgiungibile da quello di Stato.

Diritto oggettivo e soggettivo


L’espressione «diritto» può assumere due significati:
a. l’ordinamento giuridico nella sua completezza e unità (diritto oggettivo);
b. un precetto o un insieme di precetti (diritto soggettivo).

Il diritto oggettivo è un insieme di regole (dette norme giuridiche) che servono appunto a
regolare i rapporti all’interno della società.
Ï Stele di Hammurabi. Museo del Louvre,
Parigi. P. Quoniam In pratica il diritto oggettivo determina ciò che è obbligatorio (ciò che si deve fare), vietato
(ciò che non si deve fare) o permesso (ciò che si può fare) nei rapporti con gli altri membri
della società.

Prende il nome di diritto soggettivo, la facoltà che, sulla base del diritto oggettivo, è
accordata a un soggetto di esigere da altri un determinato comportamento.
Il diritto soggettivo è quindi il diritto che la legge attribuisce a un soggetto per realizzare un
suo interesse secondo la propria volontà. Ad esempio, presto dei soldi ad una persona e alla
scadenza del debito voglio che il debitore mi paghi.
Il diritto soggettivo comprende sia i rapporti esistenti tra privati, sia i rapporti tra questi e la
pubblica amministrazione.
3
Ï Tavoletta cuneiforme con inciso un testo
giuridico amministrativo, 2300 a.C. ca

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1 L’organizzazione sociale e lo Stato

L’ORGANIZZAZIONE DELLO STATO I CARATTERI


3 Una Costituzione democratica riconduce la legittimazione di ogni organo dello Stato alla DELLO STATO ASSOLUTO

sovranità popolare e assicura l’obbedienza degli organi statali alle regole procedurali e di
contenuto della Costituzione (Stato di diritto).
Nella Costituzione troviamo le disposizioni che regolano gli obblighi e i diritti fondamentali
G ià alla fine del medioevo lo Stato
assoluto si caratterizza per due ele-
menti determinanti: l’accentramento del
dei cittadini. Fanno parte delle disposizioni che si trovano nel dettato costituzionale anche potere nelle mani del re e l’unificazione
quelle che fissano compiti e obiettivi essenziali dello Stato (norme programmatiche). territoriale.
L’organizzazione dello Stato, e in particolare la designazione dei suoi organi e delle rispettive È quindi l’opposto dello Stato feudale,
dove non solo il territorio nazionale è
funzioni, è l’elemento fondamentale dell’attività degli organi di governo.
spesso frantumato in zone che sfuggono
La separazione dei poteri al potere centrale, ma la stessa autorità del
L’esercizio incontrollato e abusivo del potere può essere limitato soltanto quando la sovrano è poco più che nominale.
Costituzione, grazie alla separazione dei poteri, preveda la separazione funzionale del potere Nello Stato assoluto chi pone in essere le
statale in Legislativo, Esecutivo, Giudiziario. Per ottenere una migliore protezione giuridica norme si identifica con chi è chiamato ad
dei diritti fondamentali di libertà è importante che i poteri siano separati anche dal lato eseguirle e controlla chi deve giudicare le
organizzativo e personale. Nei regìmi democratici rappresentativi si distinguono tre poteri controversie relative alla loro violazione.
pubblici: legislativo, esecutivo e giurisdizionale. La conduzione del potere non potrà che
La distinzione fu introdotta dalla rivoluzione borghese e dall’Illuminismo, e si stabilì che la essere arbitraria e incontrollata.
democrazia sostanzialmente risiede nel fatto che tali poteri siano separati l’uno dall’altro. Non è una situazione molto dissimile da
quella propria di ogni dittatura, come
In tutti i Paesi d’Europa, il potere legislativo (il parlamento) è separato dal potere esecutivo (il
quella, ad esempio, del regìme fascista in
governo), e da quello giurisdizionale (la magistratura).
Italia. Q
La separazione dei poteri viene intesa come tripartizione dell’attività fondamentale dello
Stato. I poteri fondamentali sono rappresentati da:
QPOTERE LEGISLATIVO : forma le norme che costituiscono l’ordinamento giuridico e il
diritto in senso oggettivo;
QPOTERE ESECUTIVO : rappresenta la cura concreta dei fini e degli interessi pubblici;
QPOTERE GIUDIZIARIO : mira a risolvere le controversie che insorgono tra i soggetti
dell’ordinamento.

La separazione dei poteri nella Costituzione


L’Italia, come Stato di diritto, prevede la «separazione dei poteri»:
1. legislativo, affidato al Parlamento (artt. 55-82 Cost.) che ha però anche funzioni elettive,
ispettivo-finanziarie, di controllo e di indirizzo politico;
2. esecutivo, affidato al Governo ed agli uffici, anche periferici («decentramento», artt. 5 e
129 Cost.) della Pubblica Amministrazione (artt. 92-100 Cost.);
3. giudiziario, affidato ai Giudici (artt. 101-113 Cost.).
Prevede poi un Presidente della Repubblica il quale, come Capo dello Stato, «rappresenta
l’unità nazionale» ed ha funzioni in tutti e tre i poteri pur non essendo a capo di nessuno
di essi (artt. 83-91 Cost., e in particolare art. 87); e un’alta corte di giustizia costituzionale, la
Corte Costituzionale (artt. 134-137 Cost.).

Ï Il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò,


nel film «Siamo uomini o caporali» del
1955, diretto da Camillo Mastrocinque.
Olycom
4

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L’organizzazione sociale e lo Stato
1
I FINI DELLO STATO STATO, SOCIETÀ E DIRITTO
Le caratteristiche dello Stato 4
T utte le società si propongono di
raggiungere dei fini, che costitui-
scono la loro ragione di esistere. Così, un
Lo Stato è una persona giuridica, cioè un soggetto giuridico dotato di potestà (o poteri), obblighi
e doveri. I poteri sono suddivisi tra diversi uffici, perché lo Stato per svolgere i propri compiti deve
ente di pubblica assistenza si proporrà di
avvalersi delle persone fisiche.
assistere quanti si trovano in particolari
necessità; una società sportiva si proporrà QS OCIETÀ NECESSARIA
di incrementare determinate attività fisi-
che, e via dicendo. Lo Stato è una società necessaria e non volontaria. Si chiamano volontarie le società delle quali
Alcuni sono comuni a tutti gli Stati come uno viene a fare parte per un proprio atto di volontà; necessarie quelle di cui uno viene a fare parte
quelli della tutela dell’ordine interno e del- indipendentemente dalla propria volontà. Si può scegliere di far parte di un partito politico o di un
la difesa armata dei confini. Altri variano
circolo di scacchi, ma per il solo fatto di essere nati in Italia si è cittadini italiani.
da caso a caso, da momento a momento.
Così, per esempio, lo Stato italiano si occu- QS OCIETÀ TERRITORIALE
pa oggi di garantire un trattamento assi-
curativo ai lavoratori, il che non succede in Lo Stato è inoltre una società territoriale, vale a dire che è un’entità che ha nel territorio uno degli
altri Stati e non succedeva nemmeno da elementi costitutivi.
noi nel secolo scorso. Q

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QS OVRANITÀ

È questa la caratteristica essenziale dello Stato che permette di differenziarlo da tutte le altre socie-
tà e soprattutto dagli altri enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, ecc.).
Dire che lo Stato è un ente sovrano significa che ha il potere di comandare a tutti coloro che sono
soggetti ad esso e che non riconosce nessuna autorità superiore se non per sua espressa volontà
(organizzazioni sovranazionali), attuando anche con la forza i suoi comandi. Di ciò si hanno esempi
continui: si pensi per esempio alle leggi che lo Stato emana ed agli obblighi che pone a tutti i cit-
Ï La Camera dei deputati a Roma tadini ed anche agli stranieri che si trovano sul suo territorio; si pensi alle sentenze che fa eseguire,
sia nel campo civile che in quello penale.

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La democrazia
2 come forma di governo
LE FORME DI GOVERNO SUCESSIONE MONARCHICA
1 Le forme di Stato in relazione al tipo di governo E PRESIDENZIALE

La forma di governo rappresenta il modo in cui le varie funzioni dello Stato sono distribuite fra
i diversi organi. La forma di governo determina chi è il capo dello Stato, chi nomina o elegge I l monarca abitualmente sale al trono
per ereditarietà della carica, ma po-
trebbe anche essere elettivo. Così Umber-
il capo del Governo, le funzioni che hanno i diversi organi e così via.
to II fu re d’Italia perché figlio di Vittorio
Oggi le forme base sono solo monarchie parlamentari, repubbliche parlamentari e
Emanuele III, il quale a sua volta era salito
repubbliche presidenziali o semipresidenziali.
al trono perché figlio di Umberto I, e via
Monarchia e repubblica dicendo.
Viceversa l’attuale Presidente della Re-
La distinzione fra monarchia e repubblica è variamente intesa:
pubblica italiana non è tale per ragioni
1. secondo alcuni il governo monarchico è quello in cui i poteri supremi sono affidati ad familiari o comunque per una ragione di
una sola persona fisica, che non è né organo né rappresentante giuridico di una collettività. preminenza che appartenga ad una classe
Viceversa si ha governo repubblicano quando i poteri supremi sono affidati o ad una o ad una casta, ma solo perché così hanno
collettività ovvero agli organi o ai rappresentanti giuridici di essa; voluto gli organi competenti.
2. secondo altri autori, monarchie e repubbliche si distinguono per le radici della sovranità L’art. 83 della Costituzione italiana dispone:
e la giustificazione del potere. Nelle monarchie la sovranità ha radici in se stessa, il potere si «Il Presidente della Repubblica è eletto dal
giustifica da sé, o per «grazia di Dio» (teoria teocratica) o per lunga e riconosciuta tradizione Parlamento in seduta comune dei suoi
(teoria legittimista); nelle repubbliche la sovranità appartiene al popolo o deriva dal popolo, il membri.
All’elezione partecipano tre delegati per
potere si giustifica per il rapporto di trasmissione di esso dalla base al vertice.
ogni Regione eletti dal Consiglio regionale
in modo che sia assicurata la rappresen-
Regìmi parlamentari e presidenziali tanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha
Tanto le monarchie quanto le repubbliche hanno almeno due sottospecie a seconda che in un solo delegato». Q
esse il governo debba avere la «fiducia», e cioè l’approvazione del programma e dei ministri,
da parte del parlamento o solo da parte del capo dello Stato.
Nel primo caso abbiamo le monarchie parlamentari (come sono oggi almeno tutte quelle
europee) e le repubbliche parlamentari (com’è la nostra).
Nel secondo caso abbiamo le monarchie costituzionali pure (come erano nell’800) e le
repubbliche presidenziali.

REGÌMI FIDUCIA DEL


Parlamento
PARLAMENTARI GOVERNO

REGÌMI FIDUCIA DEL Capo dello Stato


PRESIDENZIALI GOVERNO (Re o Presidente)

6 Ï Luigi Einaudi, fotografia del maggio 1948.Einaudi,


secondo Presidente della Repubblica Italiana (1948-
1955), è considerato uno dei padri della Repubblica

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La democrazia
come forma di governo
2
DEMOCRAZIA POPOLARE MONARCHIA E REPUBBLICA
La monarchia 2
I Le democrazie popolari indicano,
secondo la teoria marxista-leninista,
quelle forme di Stato in cui il potere, ap-
Nella monarchia si ha l’affidamento del potere ad un solo organo. Essa può essere:

partenente a tutti i lavoratori, viene eser-


Q MONARCHIA ASSOLUTA : il re assomma tutto il potere e lo distribuisce a suo piacimento.
citato dal partito comunista, col proposito
In tale maniera erano organizzate quasi tutte le antiche monarchie e lo Stato era considerato
di garantire gli interessi della maggioranza
della popolazione. Tali forme di governo si
proprietà del sovrano: ad esempio il re Luigi XIV (il Re Sole) in Francia;
basano su un’organizzazione economica Q MONARCHIA LIMITATA : accanto al monarca sono presenti altri organi e l’autorità dello

particolare: la proprietà pubblica dei mez- stesso re trova un limite nella legge;
zi di produzione (delle imprese). Q MONARCHIA COSTITUZIONALE : la potestà di governo è suddivisa equamente tra il
Le democrazie popolari, sorte con lo sco- monarca e gli altri organi.
po di realizzare società socialiste, si sono
diffuse in tutto l’Est europeo dopo la fine Nella monarchia costituzionale parlamentare accanto al monarca c’è il consiglio dei Ministri
della II guerra mondiale e sono rimaste
che gode della fiducia del sovrano e governa in suo nome; vi è poi il parlamento bicamerale
strettamente legate alla politica dell’Unio-
eletto a suffragio universale con funzione legislativa. Tra governo e parlamento deve esserci
ne Sovietica che per molti anni ha impedi-
fiducia perché, in caso contrario, il governo deve dare le dimissioni.
to, anche con la forza, le istanze di rinno-
vamento che venivano da alcuni di quei
Paesi (Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia). La repubblica
Alla fine degli anni Ottanta, però, presso- La repubblica è quella forma di Stato il cui potere deriva dal popolo.
ché tutte le democrazie popolari europee Essa può essere:
sono cadute o si sono avviate verso una 1. aristocratica (il governo spetta ad una sola classe sociale);
profonda trasformazione in senso demo-
2. democratica (il governo spetta al popolo).
cratico: un processo che ha investito da
ultimo la stessa Unione Sovietica, fino
al crollo del regìme comunista (agosto Il governo presidenziale
1991), seguito, nel dicembre dello stesso Nel governo presidenziale il Presidente della Repubblica è capo dello Stato e capo del Governo e
anno, dalla disgregazione dell’U.R.S.S. Q leader del partito di maggioranza; ha quindi il potere di nomina dei Ministri.

La democrazia come forma di governo


Il termine «democrazia» deriva dal greco démos = «popolo» e kràtos = «potere», e significa dunque
«governo del popolo».
La democrazia, così come è modernamente intesa, è la forma di governo in cui il potere spetta
al popolo che la esercita tramite suoi rappresentanti. Essa consente il mutamento del governo al
potere senza dover ricorrere alla violenza. Si tratta dunque di un sistema costituzionale nell’ambito
del quale è possibile tener conto dei mutamenti intervenuti negli interessi o nelle opinioni degli
uomini senza che per questo si giunga a sconvolgimenti violenti.
Tre sono i caratteri distintivi delle democrazie nel secolo XX:
1. scelta dei governanti ed esercizio dell’autorità nel pieno rispetto delle norme costituzionali;
2. garanzia delle libertà personali da parte di quanti hanno vinto le competizioni elettorali e assu-
mono temporaneamente il potere;
3. riconoscimento della pluralità dei partiti, quali strumenti indispensabili «per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale» (art. 49 della Costituzione italiana).
7
Ï Mao Zedong, fondatore della Repubblica Popo-
lare Cinese e suo Presidente dal 1949 al 1976

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Farabolafoto, Milano
Lo Stato italiano nel
3 disegno della Costituzione
LA NASCITA DELLA REPUBBLICA IL RAZZISMO
1 Lo Stato italiano si presenta come un soggetto di diritto dotato di personalità giuridica propria
che agisce per il perseguimento dei fini attribuitigli dall’ordinamento, nel rispetto delle forme
e dei limiti dell’ordinamento stesso.
È un insieme di teorie e di compor-
tamenti basati su una presunta di-
visione dell’umanità in razze «superiori»
Il Regno d’Italia è sorto nel 1861 come continuazione del Regno sardo. Il Regno d’Italia e e razze «inferiori». Secondo le teorie
quindi la monarchia furono aboliti alla fine della seconda guerra mondiale e si ebbe così razziste il patrimonio biologico deter-
l’avvento della Repubblica e della Costituzione attualmente in vigore; fu così abrogato anche minerebbe, oltre ai comportamenti
individuali, gli sviluppi (culturali, poli-
lo Statuto Albertino che era la legge fondamentale del Regno d’Italia. Per comprendere le
tici, economici, ecc.) dei gruppi e delle
ragioni della Costituzione, ripercorriamo brevemente la storia politica italiana.
società. Stabilendo questa connessione
fra tratti razziali ed evoluzione sociale, le
Lo Statuto Albertino concezioni razziste ritengono superiori
Lo Statuto era una forma di Costituzione flessibile (poteva essere modificato da una legge le razze in grado di costruire società più
ordinaria); la forma di governo era quella del governo monarchico rappresentativo: il Re era «evolute».Q
capo dell’esecutivo.
Lo Statuto Albertino del 1848 era inoltre una Costituzione concessa dall’alto, dal sovrano ai
suoi sudditi e, pur rappresentando la risposta del re Carlo Alberto ai moti insurrezionali che si
stavano diffondendo in tutta Europa, nacque senza alcuna consultazione democratica.
A questo proposito approfondisci i moti del 1848 in Europa e in Italia.

Il regìme fascista
Successivamente alla fine della prima guerra mondiale, con l’enorme crisi economico-politica
che ne conseguì, la debolezza del sistema parlamentare permise il colpo di stato del 28
ottobre 1922 (marcia su Roma). Il Re nominò primo ministro Benito Mussolini che iniziò una
serie di mutamenti che trasformarono il sistema parlamentare in dittatura.
Si creò la figura del capo di Governo come figura gerarchicamente superiore ai ministri; il
ministro era responsabile solo davanti al Re e non davanti al Parlamento che venne esautorato
delle sue funzioni.
Si sciolsero tutti gli altri partiti e associazioni stabilendo come partito unico quello fascista.
Venne istituito il tribunale speciale per la difesa dello Stato che divenne organo di repressione
dei moti di libertà; nel 1938 furono introdotte le leggi razziali attraverso le quali venivano Ï Membri del Ku Klux Klan in un’immagine
degli anni ’20, quando il gruppo, che pro-
discriminati i cittadini di origine ebraica. pugnava la superiorità della razza bianca,
ritrovò nuovo vigore e arrivò a contare ben
quattro milioni di aderenti.
La Resistenza Corbis/Bettmann
Nel corso degli anni ’30 il regìme fascista si avvicinò sempre più alla Germania nazista fino
a seguirla nella guerra mondiale. Dopo gli iniziali successi, le sorti del conflitto volsero al REFERENDUM ISTITUZIONALE
peggio fino allo sbarco degli alleati anglo-americani in Sicilia e poi a Salerno. Dopo la caduta RISULTATI PER AREE GEO-POLITICHE
del fascismo e l’arresto di Mussolini, l’Italia si arrende l’8 settembre del 1943, ma questo non Repubblica
Aree
comporta la fine del conflitto, in quanto i tedeschi hanno invaso l’Italia e si sono attestati nel geografiche
Centro Nord. Questo comporta una divisione in due dell’Italia: il Sud sotto il controllo degli voti %
alleati, il Nord sotto quello di fascisti e nazisti. Nel corso della guerra, che nell’Italia del nord Nord 7.272.993 64,8
diventò una guerra civile di partigiani italiani contro fascisti e nazisti, nacquero i CLN (Comitati Centro 2.828.550 63,4
di Liberazione Nazionale) tutti repubblicani e contrari alla monarchia di Vittorio Emanuele III. Sud 1.701.171 32,6
Solo con la liberazione di Milano il 25 aprile del 1945 la guerra può considerarsi finita. Isole 915.927 36,0
8
ITALIA 54,3

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Lo Stato italiano nel
disegno della Costituzione
3
L’ABDICAZIONE Il dopoguerra
Alla fine della guerra si stabilì che la scelta tra repubblica o monarchia sarebbe stata affidata
1
È la volontaria rinuncia di un re al trono.
L’abdicazione da parte di un monar-
ca, oltre che volontaria, deve essere asso-
al popolo mediante referendum e che la Costituzione sarebbe stata stilata dall’Assemblea
Costituente che nel 1946 iniziò i lavori.
L’Assemblea era dotata di potestà costituente, e cioè della capacità di operare le scelte
luta, cioè non revocabile né temporanea;
sull’assetto fondamentale dello Stato, potestà che in un particolare e difficile momento è
deve risultare da un atto formale ineccepi-
riconosciuta ad una o più forze politiche.
bile e non può essere disposta a favore di
chi non sia legittimo successore alla coro-
na. In sostanza l’abdicazione produce gli Il Decreto-Legge luogotenenziale n. 151 del 25 giugno 1944, durante il primo gabinetto
stessi effetti giuridici della morte del re. Q Bonomi, stabilì: «Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno
scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale, diretto e segreto, una
Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato» (art. 1, comma 1).
L’Assemblea Costituente avrebbe cioè dovuto, oltreché produrre la nuova carta costituzionale
che doveva sostituire lo Statuto Albertino, scegliere anche la forma di governo fra monarchia
e repubblica. Tale scelta fu poi devoluta direttamente al popolo, mediante referendum
istituzionale, dall’art. 1 del Decreto legislativo luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1945
(durante il primo gabinetto De Gasperi): «Contemporaneamente alle elezioni per l’Assemblea
Costituente il popolo sarà chiamato a decidere mediante referendum sulla forma istituzionale
dello Stato (Repubblica o Monarchia)».

La nascita della Repubblica


La Costituzione italiana è il processo di una evoluzione storica; essa è nata in diretta antitesi con
il fascismo e si ricollega a taluni ideali che avevano guidato i migliori uomini del risorgimento.
Il processo inizia con lo Statuto Albertino del 1848 che subisce una interruzione nel periodo
fascista e riprende dopo la sconfitta del regìme.
La democrazia non è il regìme spontaneo e naturale della convivenza umana; essa è una
conquista della civiltà: quando la si è perduta, riconquistarla è difficile.
Ï Manifesto elettorale del 1946 Alla fine della seconda guerra mondiale l’Italia si trovava con rovine e lutti disseminati
ovunque. Dal punto di vista economico le comunicazioni erano difficili, vi era il razionamento
dei viveri e un’inflazione monetaria preoccupante.
Le esperienze diverse vissute dal Sud e dal Nord avevano creato divergenze e diffidenze nella
pubblica opinione.
I governi di emergenza del 1944-45 riflettevano le nuove forze politiche organizzate nei
partiti e nel Comitato di Liberazione Nazionale: il loro impegno unitario non riusciva però più
a eludere le divergenze soprattutto circa la monarchia e l’investitura dei poteri di governo (dal
C L N o dal reggente Umberto di Savoia).

Monarchia TOTALE Il referendum tra monarchia o repubblica


Sotto il governo formato da Alcide De Gasperi il 2 giugno 1946 veniva risolto il problema
voti % voti %
istituzionale col referendum tra monarchia o repubblica. Si tenevano le prime elezioni a
3.945.142 35,2 11.218.135 100,0
suffragio universale maschile e femminile con libertà garantita e rispettata, per un’Assemblea
1.629.066 36,6 4.475.616 100,0
Costituente.
3.519.179 67,4 5.220.350 100,0
Il referendum assegnò la vittoria alla Repubblica, non senza contestazioni da parte degli
1.625.115 64,0 2.541.042 100,0
sconfitti: esso non venne accettato da Umberto II (al trono dal maggio 1946 in seguito 9
10.718.502 45,7 23.437.143 100,0 all’abdicazione del padre), che però finì per cedere all’intimazione del Governo di lasciare

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Lo Stato italiano nel
3 disegno della Costituzione

L’Assemblea Costituente COSTITUZIONE E RESISTENZA


1 L’Assemblea Costituente, riunendosi il 25 giugno 1946, nominava Capo provvisorio dello
Stato il giurista Enrico De Nicola, che a sua volta incaricava di nuovo De Gasperi di formare il
L a Costituzione rappresenta, come
la definì Piero Calamandrei (1889-
Governo.
1956), un grande giurista antifascista e
L’Assemblea poi, in vista del suo obiettivo, affidò a una Commissione di 75 membri il compito
membro dell’Assemblea Costituente «il
di preparare un progetto di Costituzione che successivamente discusse in sedute plenarie;
programma politico della Resistenza... Die-
il testo veniva a essere il risultato di molteplici compromessi fra i programmi e le forze tro ad ogni articolo di questa Costituzione,
rappresentate nell’Assemblea. In particolare emersero forti contrasti sulla scuola, sullo stato o giovani, voi dovete vedere giovani come
giuridico dei sindacati, circa i rapporti tra Stato e Chiesa, conferendo carattere costituzionale voi: caduti combattendo, fucilati, impic-
ai Patti Lateranensi del 1929. cati, torturati, morti di fame nei campi di
La Costituzione fu approvata il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre dello stesso concentramento... morti per le strade di
anno, ed entrò in vigore dal 1° gennaio 1948. Milano, per le strade di Firenze, che hanno
dato la vita perché la libertà e la giustizia
potessero essere scritte su questa carta...».
L’Italia Repubblica democratica parlamentare
E ancora: «... Dovunque è morto un italia-
L’Italia diveniva una Repubblica democratica parlamentare con una Corte Costituzionale che
no per riscattare la libertà e la dignità, an-
doveva garantire le libertà e i diritti dei cittadini annullando eventuali disposti anticostituzionali
date lì, o giovani, col pensiero, perché lì è
delle leggi. nata la nostra Costituzione». Q
Una sezione particolare della Costituzione, detta «economico-sociale», delineava un
programma di misure a difesa dei diritti del lavoro, sul quale la Repubblica si dichiarava fondata,
dopo aver garantito le libertà tradizionali: di parola, di opinione, di stampa e associazione, di
religione. Non essendo il risultato di una trasformazione politico-sociale già realizzata, ma il
disegno di una società ancora da realizzare, l’attuazione della Costituzione era compito dei
governi e dei partiti al potere.

La Costituzione come documento storico-politico


La Costituzione è «la madre di tutte le leggi»; essa stabilisce i fondamenti, cioè i princìpi e le
regole base, dell’ordinamento politico della società. Non è quindi soltanto un testo giuridico,
ma anche un documento politico, storico e culturale. Ed è l’espressione del consenso politico
di base; è immagine delle lotte politiche trascorse e, quindi, testimone del suo tempo. In essa
prendono corpo la tradizione politica e la coscienza del Paese.
I costituenti non erano preoccupati solo dei problemi politici del momento (come, ad
esempio, sradicare il fascismo), ma avevano soprattutto presenti i problemi reali del
Paese che si erano accumulati nel corso dei secoli: da quello dell’unità nazionale, a quello
delle nostre particolarità regionali; da quelli storici della nostra economia, del latifondo
e dell’inadeguatezza dell’apparato industriale, a quello del lavoro e dell’inserimento dei
lavoratori nella vita del Paese, e del riconoscimento dei diritti fondamentali della persona e
della loro tutela e promozione.

Ò
Donne partigiane per le strade di Milano.
Publifoto

Î
10 La folla inneggia alla liberazione
e condanna la monarchia

Vincenzo Conte 12 LEZIONI DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE - 1 © Zanichelli 2011


Farabolafoto, Milano
Lo Stato italiano nel
disegno della Costituzione
3
L’APPORTO DELLE DONNE NELLA LA STRUTTURA DELLA COSTITUZIONE
REDAZIONE DELLA COSTITUZIONE L’attuale struttura dello Stato italiano trova il suo fondamento nella Carta Costituzionale 2
entrata in vigore il 1° gennaio del 1948.
S u 556 deputati, 21 furono le donne
elette: nove democristiane, nove
comuniste, due socialiste e una della
La Costituzione si apre con i princìpi fondamentali, che danno i lineamenti essenziali dello
Stato e rappresentano il fondamento ideologico dell’ordinamento statale. Segue la prima
lista «Uomo qualunque». Cinque di loro parte, dedicata ai diritti e doveri dei cittadini, suddivisa in quattro titoli (rapporti civili, etico-
entrarono nella «commissione dei 75» sociali, economici, politici). La seconda parte è dedicata all’ordinamento della Repubblica,
incaricata di scrivere la Carta Costitu- ed è suddivisa in sei titoli: Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, magistratura,
zionale: le cattoliche Maria Federici e
decentramento territoriale, garanzie costituzionali. Il testo si conclude con le disposizioni
Angela Gotelli, la socialista Lina Merlin
transitorie e finali, che stabiliscono, tra l’altro, il divieto di ricostituzione del partito fascista, e il
e le comuniste Teresa Noce e Nilde Iotti.
divieto di ingresso in Italia per gli appartenenti di sesso maschile alla Casa Savoia (disposizione
Nell’Assemblea le donne riuscirono a
realizzare una collaborazione trasversale
recentemente abrogata).
e moderna, per l’affermazione dei
PRINCìPI
princìpi di parità, contribuendo a scrivere 1 – 12
FONDAMENTALI
un testo ispirato all’uguaglianza di tutti i
PARTE PRIMA
cittadini «senza distinzione di sesso, di
TITOLO I Rapporti civili 13 - 28
razza, di religione, di opinioni politiche e
di condizioni personali e sociali» (art. 3). Fu
TITOLO II Rapporti etico-sociali 29 - 34
grazie a loro se lo stesso articolo 3, oltre a TITOLO III Rapporti economici 35 - 47
dichiarare tutti i cittadini giuridicamente TITOLO IV Rapporti politici 48 - 54
uguali, stabilisce anche che la Repubblica PARTE SECONDA Ordinamento della Repubblica:
deve agire per rimuovere gli ostacoli che Il Parlamento:
a quell’uguaglianza si frappongono. TITOLO I Sezione I - Le Camere 55 - 69
Sempre a loro va riconosciuto il merito
Sezione II - La formazione delle leggi 70 - 82
di aver contribuito a rinnovare la
TITOLO II Il Presidente della Repubblica 83 - 91
struttura patriarcale della famiglia, con
il riconoscimento di pari doveri e pari Il Governo:
diritti ai coniugi, primo fra tutti quello di Sezione I - Il Consiglio dei ministri 92 – 96
TITOLO III
educare i figli. Q Sezione II - La Pubblica Amministrazione 97 – 98
Sezione III - Gli organi ausiliari 99 - 100
La Magistratura:
TITOLO IV Sezione I - Ordinamento giurisdizionale 101 - 110
Sezione II - Norme sulla giurisdizione 111 – 113
TITOLO V Le Regioni - Le Province - I Comuni 114 - 133
Garanzie costituzionali:
TITOLO VI Sezione I - La Corte Costituzionale 134 - 137
Sezione II - Revisione della Costituzione - Leggi
138 - 139
costituzionali
DISPOSIZIONI
I - XVIII
Ï Scheda elettorale del referendum istitu- TRANSITORIE E FINALI
zionale del 2 giugno 1946

Prova a chiedere a qualche persona anziana che cosa ricorda dei fatti che diedero l’avvio alla
Repubblica e alla Costituzione.
11

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Franco Pinna
I princìpi ispiratori
4 della Costituzione
IL PRINCÌPIO DEMOCRATICO E LAVORISTA LA RAPPRESENTANZA
1 Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. L a rappresentanza può essere attuata
mediante una oppure due assem-
blee o camere, e cioè col sistema unica-
Il primo articolo della Costituzione caratterizza la forma dello Stato italiano (repubblica) e merale o col sistema bicamerale. La loro
il metodo di governo (democrazia); stabilisce inoltre che l’origine del potere appartiene al composizione, allo scopo di costituire
popolo. L’Italia non è però una democrazia diretta (ma difficilmente può esserlo una nazione una rappresentanza fedele dei sentimenti
e degli interessi del Paese, è determinata
di oltre 50 milioni di persone), bensì rappresentativa: la sovranità viene esercitata nelle forme
normalmente dalla elezione ed eccezio-
e nei limiti della Costituzione.
nalmente da criteri diversi (nomina). Q
Non ci sarebbe democrazia senza istituzioni rappresentative, in cui la sovranità popolare, da
affermazione teorica diventa princìpio concreto e ispiratore di un sistema bilanciato di poteri.

Democrazia diretta e rappresentativa


Solo nelle piccole comunità è possibile che le leggi vengano fatte dall’intero popolo (democrazia
diretta); negli Stati moderni si è affermato il princìpio della democrazia rappresentativa (il popolo
elegge dei rappresentanti, i quali in nome del popolo fanno le leggi).
Una forma di democrazia diretta era quella ateniese dell’epoca di Pericle (V sec. a.C.). Ma si
ricordi che nell’Atene ai tempi di Pericle vigeva però la schiavitù: alcuni, e cioè gli uomini
liberi, pensavano allo Stato e alla politica; la maggioranza non godeva invece di diritti civili
ed era costretta a lavorare. Il termine e il concetto di democrazia nacquero in Grecia, anzi
proprio in Atene, verso la fine del VI sec. a.C. con la costituzione di Clistene. Lo Stato nel
regìme democratico non rappresenta più un’entità che domina dall’alto gli uomini, ma una
forma di organizzazione che i cittadini creano con il loro consenso e nel loro interesse, in
modo che l’obbedienza a questa volontà generale nasca dal basso.
Per Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) la democrazia doveva superare la contrapposizione
fra la maggioranza governata e la minoranza governante, attraverso un programma di
autogoverno, che richiedeva la partecipazione diretta e consapevole di ciascuno e rendeva
così la legge «espressione della volontà generale», senza alcuna forma di delega o di mandato
ai deputati, «che non sono né possono essere i rappresentanti del popolo, ma soltanto i suoi
commissari». Questo ideale di democrazia diretta non trovò però conferma sul piano
della verifica storica (salvo qualche limitatissimo esempio nelle piccole comunità
dei cantoni elvetici); l’estendersi dei sistemi politici moderni sopra spazi geografici
sempre più ampi rendeva infatti possibile solo la democrazia rappresentativa.
Dalla fine del XVIII secolo la concezione del «potere del popolo» non si identificò Ï Premessa alla costituzione
dunque nel princìpio dell’autogoverno, secondo una formula cara ai giacobini, americana

eredi di Rousseau, ma servì a indicare l’effettivo «princìpio di legittimità» dei Ï Ritratto di Abraham Lincoln
16º Presidente degli Stati uniti
governanti, che trovano nella libera volontà di chi li sceglie la «fonte politica» della d’America, considerato uno dei più
loro potestà governativa. Ciò venne affermato fin dal 1776 nella «Carta dei diritti» (bill importanti in quanto pose fine alla
schiavitù.
of rights) della Virginia, che influenzò la successiva carta costituzionale degli Stati
Uniti d’America del 1787, là dove sottolinea che «tutto il potere è nel popolo, e Í Busto di Pericle. British Museum,
Londra
in conseguenza da esso derivato... Ogni potere di sospendere le leggi, o la loro
esecuzione, da parte di qualsiasi autorità, senza il consenso dei rappresentanti
popolari, è lesivo dei diritti del popolo, e non dev’essere esercitato».

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I princìpi ispiratori
della Costituzione
4
LA SOLIDARIETÀ DIRITTI DELL’UOMO E SOLIDARIETÀ
NELLA COSTITUZIONE Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle 2
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili
L a nostra Costituzione proprio nell’ar-
ticolo che riconosce i diritti inviolabili
dell’uomo, afferma che essi devono essere
di solidarietà politica, economica e sociale.

strettamente congiunti con «l’adempi- Evidenti appaiono le connessioni fra il princìpio democratico e gli altri princìpi fondamentali
mento dei doveri inderogabili di solida- rivolti alla tutela della persona. La tutela delle libertà civili e le condizioni che assicurino
rietà politica, economica e sociale». Que- un’effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese costituiscono la condizione
sto articolo ha una storia legata anche al stessa del funzionamento effettivo della democrazia.
nome di Giuseppe Dossetti (1913-1996),
La Costituzione integra il princìpio personalista con quello pluralista.
che, tra i padri della Costituzione, anche in
La personalità dell’uomo e i suoi diritti inviolabili, si svolgono «nelle formazioni sociali». Viene
tempi recenti ha levato ancora la sua voce
pertanto tutelato non soltanto il diritto degli individui di promuovere «formazioni sociali»
autorevole per sostenere quella Carta che
fonda i nostri diritti e doveri di italiani. Nei volte ad un pluralismo di fini che è limitato soltanto (art.18 Cost.) dal divieto di proporsi quei
lavori preparatori c’era stato un intervento fini che sono vietati ai singoli dalla legge penale. Le stesse formazioni sociali risultano pertanto
di Dossetti, che tendeva a porre in luce essere titolari di diritti che sono in via di princìpio del tutto assimilabili ai diritti della persona.
«la precedenza sostanziale della persona Non si deve quindi ritenere un vincolo alla libertà personale l’esistenza in Italia di numerosi
umana (intesa nella completezza dei suoi gruppi sociali organizzati, anzi si deve vedere in queste forme di associazione una garanzia
valori e dei suoi bisogni non solo materiali delle libertà democratiche.
ma anche spirituali) rispetto allo Stato; la
necessaria socialità di tutte le persone, Doveri inderogabili
le quali sono destinate a completarsi e a
La Costituzione prevede una serie di comportamenti ed obblighi specifici di rilevanza sociale
perfezionarsi a vicenda mediante una reci-
che i cittadini sono chiamati ad osservare e rispettare.
proca solidarietà economica e spirituale».
I parlamentari di contrapposte posizioni
politiche accettarono la solidarietà, in Elenco aperto e chiuso dei diritti inviolabili
questo quadro di princìpi alla base della La Costituzione non si limita a riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo in maniera astratta,
vita sociale italiana, come un valore fonda- ma impone allo Stato di impegnarsi a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono l’esercizio.
mentale dell’uomo. Q A seconda dell’interpretazione di tale disposizione, in dottrina si sono delineate due teorie:
1. teoria del catalogo aperto dei diritti (criterio estensivo); nella formula dell’articolo 2
vengono riconosciuti come diritti tutelati tutti quegli interessi che l’evoluzione della coscienza
sociale e delle convenzioni internazionali porta ad accreditare;
2. teoria del catalogo chiuso dei diritti (criterio restrittivo); nella formula dell’articolo 2
vengono riconosciuti come diritti tutelati soltanto i diritti espressamente citati negli articoli
successivi del testo costituzionale.

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I princìpi ispiratori
4 della Costituzione

IL PRINCÌPIO DI UGUAGLIANZA L’UGUAGLIANZA SOCIALE


3 Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
È l’ideale che dà ad ogni uomo, indipen-
dentemente dalla sua posizione socia-
le e dalla sua provenienza, la possibilità di
fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana essere considerato alla pari di tutti gli altri
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del uomini in ogni contesto. Si tratta di un ide-
Paese. ale presente in tutti i Paesi civilizzati per il
quale gli uomini si sono battuti moltissi-
L’articolo 3 della Costituzione enuncia il princìpio di uguaglianza. mo in passato.
Nel primo comma esprime il princìpio di uguaglianza formale, nel secondo comma quello di L’uguaglianza sociale è un obiettivo poli-
tico soprattutto dei partiti socialisti e so-
uguaglianza sostanziale.
cialdemocratici. Essa differisce dall’egua-
litarismo di matrice comunista perché
Q Uguaglianza in senso formale: il legislatore non può operare discriminazioni tra i
mentre questo pone l’uguaglianza ed il
cittadini; questo non vuol dire che tutti devono essere trattati allo stesso modo: la legge deve livellamento degli uomini come un punto
trattare in maniera uguale situazioni uguali ed in modo diverso situazioni diverse. Il princìpio di arrivo, l’uguaglianza costituisce invece
di uguaglianza formale richiede leggi più astratte e generali possibili. per i socialisti il punto di partenza per una
Q Uguaglianza in senso sostanziale: questa previsione, volta ad evitare che il princìpio società più giusta, dove tutti gli uomini
di eguaglianza rimanga una pura affermazione teorica, impone al legislatore ed agli altri possano avere le stesse possibilità per cre-
pubblici poteri di porre in essere tutte le misure idonee a conseguire i fini indicati. Il princìpio arsi un avvenire. Q
di uguaglianza sostanziale esige leggi che risolvano singole situazioni di svantaggio.
Ð Il Quarto Stato, dipinto di Giuseppe Pelliz-
I due princìpi si limitano e si completano a vicenda. za da Volpedo, 1901, Civica Galleria d’Arte
Moderna, Milano
Il princìpio di uguaglianza è strettamente connesso a quello di democrazia e di libertà, i quali
a loro volta si fondano su quello di partecipazione.

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I princìpi ispiratori
della Costituzione
4
IL FENOMENO DEL MOBBING IL PRINCÌPIO LAVORISTA
Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che 4
I l mobbing è una forma di violenza
morale o psichica attuata dal datore di
lavoro o da altri dipendenti, nei confronti
rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività
di un lavoratore. Esso è caratterizzato da o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
una serie di atti e comportamenti, diversi
e ripetuti nel tempo in modo sistematico Il lavoro è un diritto/dovere per la Costituzione. L’articolo 4 riconosce a tutti i cittadini il diritto
ed abituale, aventi connotazioni aggres-
al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
sive, denigratorie, tali da comportare un
Lo stesso articolo precisa però che ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
degrado delle condizioni di lavoro e ido-
possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o
nei a compromettere la salute o la dignità
del lavoratore nell’ambito dell’ufficio di
spirituale della società. Insomma nessuno dovrebbe stare con le mani in mano.
appartenenza. In certi casi tali comporta- L’articolo 4 va letto in stretto collegamento con gli articoli 1 e 3; non avrebbe senso parlare
menti hanno il fine di escludere il lavora- di una repubblica fondata sul lavoro se molte persone (sicuramente troppe e soprattutto
tore dal posto di lavoro. tra i giovani) sono disoccupate. Inoltre come vi potrebbe essere uguaglianza sostanziale
In una recente pubblicazione l’OMS ha in- se il cittadino non è messo in grado di avere un lavoro e quindi un reddito per vivere
dicato la prevalenza delle molestie morali dignitosamente? Dare a tutti la possibilità di lavorare è un obbligo morale di fondamentale
sui luoghi di lavoro nel 2000 in Europa pari importanza non solo per i governanti, ma anche per gli imprenditori.
al 10%. In altre parole una persona su dieci A fronte di questo diritto e all’impegno, costituzionalmente previsto, dello Stato, di rendere
sarebbe vittima di azioni potenzialmente effettivamente praticabile l’attività lavorativa, vi è il dovere al lavoro. Chi ha la capacità e la
mobbizzanti.
possibilità realistica di lavorare è obbligato moralmente a farlo. La società non ha bisogno
Tra i settori lavorativi più interessati dal
di oziosi anche se il tempo libero, il gioco, hanno nella vita di ognuno e nell’organizzazione
problema vi sarebbero la pubblica ammi-
sociale un’importanza di grande rilievo.
nistrazione e quindi anche la scuola. Q
Il fatto che la Costituzione fondi la Repubblica italiana sul lavoro (art. 1) o riconosca il lavoro
come un diritto fondamentale (art. 4) non basta a fondare «situazioni giuridiche soggettive»,
cioè pretese che un giudice può soddisfare direttamente. Esse sono affermazioni di significato
essenzialmente politico; è poi il legislatore a dare sostanza a questi princìpi. Ciò non vuol dire
che esse siano disposizioni inutili sotto il profilo giuridico: siccome esse prescrivono obiettivi al
legislatore, i giudici, per lo meno, possono impugnare le leggi che vanno in direzione opposta
a quella indicata dalla Costituzione, che ostacolano, anziché favorire, il raggiungimento di
detti obiettivi.

Il dibattito sul princìpio lavorista


La definizione della Repubblica come «fondata sul lavoro» è stata oggetto di contrapposte
interpretazioni. È evidente che lo svolgimento di un’attività lavorativa non appare condizione
per il godimento dei diritti della persona: sia che si tratti di quelli di libertà individuale, sia che
si tratti di quelli relativi alla sfera politica.
Il princìpio lavorista appare, invece, essere un diritto spettante agli individui nella sfera
economico-sociale, ad ottenere un attivo intervento da parte dello Stato perché siano
realizzate tutte le possibili opportunità di lavoro per i cittadini.
Da questo punto di vista si pone il problema di quali possano essere gli strumenti attraverso
i quali lo Stato rende effettivo tale diritto.
Ï Manifestazione di protesta contro i Gli articoli 41 e 43 della Costituzione prevedono, a questo proposito, anche la possibilità di
licenziamenti a Milano negli anni ’50. forme di intervento diretto dello Stato nella sfera economica.
Archivio dell’Unità, Roma 15

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I princìpi ispiratori
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IL PRINCÌPIO AUTONOMISTA E LA SUSSIDIARIETÀ LE MINORANZE LINGUISTICHE


5 Art. 5. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi
che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princìpi ed i
metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
L a Costituzione afferma la tutela con
apposite norme delle minoranze lin-
guistiche (art. 6).
Oltre alla lingua ufficiale in Italia si parla-
L’autonomia e il decentramento no: in Alto Adige anche il tedesco, in Valle
d’Aosta il francese, nelle province di Trieste
Per quanto riguarda la ripartizione territoriale del potere e delle funzioni, l’Italia è uno Stato
e Gorizia lo sloveno.
autonomista e decentrato. Si ha autonomia quando lo Stato centrale delega una parte
In tali regioni vige il bilinguismo, cioè oltre
della sua sovranità agli enti territoriali ai quali viene riconosciuto non una semplice potestà
alla lingua italiana nei documenti pubblici
amministrativa ma un vero e proprio potere legislativo e regolamentare, sia pure in ambito si utilizza anche la seconda lingua.
ristretto per territorio e per competenza di materie da trattare. Così chi frequenta la scuola può scegliere
Q L’Italia è uno Stato autonomista e prevede l’esistenza di enti territoriali: di seguire i corsi di studio in una delle due
1. le Regioni con funzioni proprie e con propri poteri legislativi, sia pure ristretti per ambito di lingue ufficiali. Q
materie da trattare e per efficacia nello spazio;
2. Le Province, le Città Metropolitane e i Comuni con potestà regolamentare.
QL’Italia, come Stato decentrato, porta su tutto il territorio nazionale i suoi uffici per adempiere
le sue funzioni capillarmente (si hanno così le prefetture, i provveditorati agli studi, le
questure, i dipartimenti territoriali delle finanze con gli uffici provinciali IVA e distrettuali del
registro e delle imposte dirette, gli uffici del genio civile, gli uffici provinciali INPS e distrettuali
INAIL, i distretti militari, le ambasciate e i consolati all’estero, ecc.) e delega alcune sue funzioni
amministrative agli enti autonomi sopra visti.

Il princìpio di sussidiarietà
Consiste nel fare svolgere all’ente gerarchicamente inferiore tutte le funzioni e i compiti di
cui esso è capace, lasciando all’ente sovraordinato la possibilità di intervenire per surrogarne
l’attività, laddove le risorse e le capacità dell’ente sottordinato non consentano di raggiungere
pienamente la soddisfazione di un interesse o l’effettuazione di un servizio. È il caso del
rapporto che può intercorrere tra comuni, province, regioni e Stato nazionale ad esempio in
un ordinamento federale.
Sul piano giuridico il princìpio di sussidiarietà contiene un duplice significato:
Ï Gli stendardi di alcuni Comuni. Dall’alto
a. sussidiarietà orizzontale. Indica un metodo che ordina i rapporti tra Stato, formazioni in basso e da sinistra a destra: Gorizia,
sociali, individui. Il cittadino, sia come singolo che attraverso i corpi intermedi, deve avere la Merano, Monfalcone, Bressanone
possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà
sociali a lui più prossime. In questo significato si contrappone all’idea di una «cittadinanza di
mera partecipazione» e promuove invece «una cittadinanza di azione» in cui è valorizzata la
creatività dei singoli e delle formazioni sociali;
b. sussidiarietà verticale. Identifica un criterio di distribuzione delle competenze tra Stato
e autonomie locali. In quest’ultimo senso si lega a una prospettiva federalistica in un’ottica
per cui la rottura di un potere centralizzato è vista come essenziale all’affermazione di una
democrazia che individua nella «prossimità» dei governanti ai governati un bene primario. La
ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più prossimi al
cittadino e, pertanto, più vicini ai bisogni del territorio.
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I princìpi ispiratori
della Costituzione
4
I PATTI LATERANENSI IL PRINCÌPIO CONCORDATARIO
Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. 6
I L’11 febbraio 1929 Benito Mussolini
e il cardinale Pietro Gasparri firma-
no i Patti (detti «lateranensi» dal Palazzo
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due
parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
del Laterano dove furono sottoscritti) fra
Stato e Chiesa articolati in un trattato, in Vi è quindi un rapporto privilegiato con la Chiesa cattolica data la tradizione religiosa del
una convenzione finanziaria e in un con- nostro Paese.
cordato. Con il trattato si riconosceva alla
Santa Sede la proprietà sovrana sul Vatica-
Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni
no e la Chiesa riconosceva ufficialmente il
religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non
Regno d’Italia con capitale Roma. Con la
contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
convenzione finanziaria si versava alla San-
ta Sede un indennizzo per l’occupazione I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
di Roma avvenuta nel 1870. Con il con-
cordato, rimasto in vigore fino al 1984, si Libera Chiesa in libero Stato: l’accordo fra Stato e Chiesa
garantiva la più assoluta libertà alla Chiesa La religione è una forza sociale, di fronte alla quale lo Stato non può e non deve restare
nell’esercizio delle sue funzioni religiose e indifferente.
spirituali, si riconoscevano al sacramento Esso può cercare di provvedere direttamente alla soddisfazione dei bisogni religiosi, come
del matrimonio, disciplinato dal diritto accadeva nell’Impero romano (ove l’imperatore era anche pontefice massimo) e come accade
canonico, gli effetti civili e si introduceva
tuttora in alcuni Stati protestanti, ove il Capo dello Stato è anche Capo della Chiesa nazionale.
l’insegnamento della dottrina cattolica
Ma molte volte lo Stato non si arroga tale compito ed assume al riguardo atteggiamenti
nell’insegnamento scolastico.
diversi.
Il 18 febbraio 1984 l’allora Presidente del
Consiglio Bettino Craxi e il cardinale
Nelle epoche meno recenti si sono avute forme di relazioni fra Stato e Chiesa oggi ormai
Agostino Casaroli firmano un nuovo superate come il sistema teocratico (sottoposizione dello Stato alla Chiesa) ed il sistema
concordato, col quale, fra l’altro, la Re- giurisdizionalista (assoggettamento della Chiesa a controlli statali e concessione ad essa di
pubblica italiana continuava ad assicurare particolari privilegi).
l’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole pubbliche, ma garantiva a Le forme più comuni di relazioni fra Stato e Chiesa sono oggi:
ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi 1. quella del separatismo, per cui lo Stato considera la Chiesa come un’organizzazione che
o meno di detto insegnamento. Q opera nel suo territorio e l’assoggetta alla sua autorità sovrana;
2. quella del coordinamento, per cui lo Stato riconosce che la Chiesa ha una missione da
compiere e che, nel campo suo proprio, ha un’autorità diretta ed esclusiva.
Il sistema del coordinamento sfocia, nelle relazioni fra gli Stati e la Chiesa cattolica, nel
concordatarismo giacché Stato e Chiesa regolano i loro reciproci rapporti mediante un
trattato internazionale denominato concordato.

Î 18 febbraio 1984: l’accordo di Villa


Madama. Il cardinale Agostino Casaroli e
il Presidente del Consiglio Bettino Craxi fir-
mano a Villa Madama il nuovo Concordato
con la Santa Sede

17

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Contrasto
I diritti fondamentali dell’uomo
nella Costituzione italiana:
5 il diritto di libertà
I DIRITTI DI LIBERTÀ LA LIBERTÀ PERSONALE
1 NEL DIRITTO ANGLOSASSONE

-JCFSUË
-JCFSUËEJGFEF
SFMJHJPTB
-JCFSUËEJSJVOJPOF
N el diritto anglosassone la libertà
personale è tutelata da un istitu-
to giuridico antichissimo detto habeas
QFSTPOBMF FBTTPDJB[JPOF corpus; esso è tuttora vigente nell’ordina-
mento inglese e statunitense a tutela del
%*3*55*%* cittadino. Consiste nell’ordine emanato
-JCFSUËEJ -*#&35® -JCFSUËEJ
dal giudice all’autorità di polizia di pre-
EPNJDJMJP DPSSJTQPOEFO[B
sentare davanti al giudice entro un ter-
mine perentorio chiunque sia detenuto,
-JCFSUËEJ -JCFSUËEJQFOTJFSP indicando i motivi dell’arresto. Alla base
DJSDPMB[JPOF FEJTUBNQB dell’habeas corpus (= abbi il tuo corpo,
cioè la tua libertà; parole con le quali ini-
zia il testo della legge inglese relativa) sta
Che cosa sono il diritto del cittadino di non essere impri-
I diritti di libertà sono diritti soggettivi pubblici che consistono essenzialmente nella facoltà gionato se il giudice competente non lo
di disporre liberamente del bene loro oggetto e nella pretesa a che i pubblici poteri (ed i terzi considera colpevole del reato per cui è
in genere) non intervengano illegittimamente a turbare la sfera di libertà da essi riconosciuta
al titolare.

Chi sono i titolari


La titolarità compete a tutti, indipendentemente dalla cittadinanza. Se la Costituzione espli-
citamente ne restringe la validità ai soli cittadini, ciò non vieta al legislatore ordinario di
estenderla agli stranieri. Compete anche alle formazioni sociali ed ai soggetti astratti di diritto
(persone giuridiche ed enti).
I diritti di libertà costituiscono inoltre la premessa logica di tutte le altre categorie di diritti
soggettivi pubblici: i diritti civici e politici sono addirittura concepibili come estensione e
completamento dei diritti di libertà. Vediamo adesso quali sono i diritti di libertà.

Q1. L IBERTÀ PERSONALE


È intesa come la facoltà di disporre liberamente della propria persona fisica di cui è titolare
ogni persona umana in quanto tale. Essa si distingue dagli altri diritti di libertà che senza
di essa non potrebbero attuarsi (mentre la privazione di questi ultimi non pregiudica
conseguentemente la libertà personale). Per questo l’articolo 13 della Costituzione dice che
«la libertà personale è inviolabile».
La libertà personale trova come limiti quelli disposti dall’articolo 13 in base ad un
provvedimento dell’autorità giudiziaria nei casi e nei modi stabiliti dalla legge.
L’arresto può essere effettuato dall’autorità di pubblica sicurezza solo in caso di fragranza
di reato (obbligatorio quando i reati comportino obbligatoriamente emissione di mandato
di cattura), oppure in casi eccezionali e specifici. In tal caso il provvedimento restrittivo della
libertà deve essere comunicato entro 48 ore all’autorità giudiziaria cui spetta il potere di Ï Guardia del settore est di Berlino che varca
il confine con la zona ovest
convalidarlo, pena l’inefficacia.
Analogamente il fermo di polizia è consentito anche senza flagranza nei confronti di persone Ï Durante una manifestazione contro la
18 pena di morte negli Usa, un uomo viene
gravemente indiziate per reati per i quali vi sia obbligo di mandato di cattura e pericolo di fuga. arrestato dalla polizia. Jason Reed, 2007

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Contrasto
I diritti fondamentali dell’uomo
nella Costituzione italiana:
il diritto di libertà
5
LE SETTE IN ITALIA Il divieto di violenza
Vi sono poi limiti riguardo il divieto di ogni violenza fisica e morale e le modalità del
1
G li ultimi dati disponibili elencavano
137 gruppi settari, di cui 76 religio-
si e 61 magici: se ai primi aderivano circa
trattamento durante la privazione della libertà: art. 27 Cost. ( Le pene non possono consistere
in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato).

78.500 membri, ai secondi appartenevano


Gli artt. 30 e 32 Cost., inoltre, prevedono la restrizione della libertà con finalità educative
circa 4.600 soggetti. Le cosiddette psico-
(assegnazione al riformatorio) o sanitarie (ricovero coattivo di alienati ed intossicati in appositi
sette raccoglievano invece circa 8.500
adepti, suddivisi in 15 gruppi. istituti).
I bambini vittime delle sette Sempre l’art. 32 Cost. prevede che per determinati trattamenti sanitari è necessaria una
Sono bambini che «non esistono», «vitti- esplicita previsione legislativa, disposto che richiama quello dell’art. 5 del Codice Civile
me dimenticate, ignorate e perfino nega- secondo cui è vietato ogni atto dispositivo del proprio corpo che leda l’integrità fisica: gli atti
te» dai professionisti della giustizia, della di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente
salute, del sociale. Secondo il rapporto della integrità fisica, o quando sono altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon
Miviludes del 2005, in Francia sarebbero costume.
circa 50.000-60.000 i bambini vittime delle
sette.
Q2. L IBERTÀ DI DOMICILIO
In diverse zone della nostra Penisola si
In ambito costituzionale il termine domicilio va inteso il più ampiamente possibile,
sono verificati casi di riti satanici. Fino a
comprendendo il significato civilistico, penalistico e tributario. La sua tutela è prevista
qualche anno fa se ne veniva a cono-
scenza grazie ai resoconti fatti per lo più dall’art. 14 Cost. che ne prevede l’inviolabilità tranne nei casi di legittimo ordine dell’autorità
da adulti pentiti. Oggi si assiste ad un dif- giudiziaria. Solo eccezionalmente per motivi di sanità, incolumità pubblica o economico-
fondersi di episodi di abusi rituali satanici, fiscali le ispezioni possono realizzarsi senza tale ordine; inoltre le autorità di polizia possono
raccontati direttamente da bambini. Q procedere a perquisizioni e a sequestri unicamente sulla base di sospetto della presenza di
armi o materie esplosive.

Q3. L IBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E SOGGIORNO E DIRITTI CONNESSI


Questa è riservata ai soli cittadini comunitari. Mai può essere limitata per motivi politici ma
solo per ragioni di sicurezza e sanità riguardanti l’accesso ad un’area delimitata. L’ultimo
comma dell’art. 16 Cost. richiama il diritto di espatrio nel rispetto degli obblighi di legge
(essenzialmente limiti dovuti a ragioni giudiziarie o di prestazione del servizio militare).
Connesso a tali diritti sono il diritto di emigrazione (per motivi di lavoro) e il divieto di
estradizione per reati politici (artt. 10 e 26 Cost.).

Q4. L IBERTÀ DI CORRISPONDENZA


Secondo l’art. 15 Cost. è inviolabile la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma
di comunicazione, salvo, legittimo atto motivato dell’autorità giudiziaria. Indipendentemente
dal mezzo di trasmissione vi è la pretesa nei confronti dei destinatari e delle altre persone che
Ï Manifestazione a Bologna Foto S. Lumia
ne vengano eventualmente a conoscenza di non divulgarne il contenuto.

Q5. L IBERTÀ DI RIUNIONE E ASSOCIAZIONE


L’art. 17 Cost. garantisce il diritto di riunirsi liberamente nei luoghi privati, pubblici, aperti
al pubblico.
Luogo pubblico è ogni zona di libero e pubblico transito (strade, piazze, ecc.); luogo
aperto al pubblico ogni luogo passibile di limitazione in ordine all’ingresso da parte di chi
ne ha la disponibilità (chiese, bar, cinema, ecc.). Il raggruppamento di persone deve avere 19
carattere non stabile né meramente occasionale.

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Contrasto
I diritti fondamentali dell’uomo
nella Costituzione italiana:
5 il diritto di libertà

Tale diritto ha due limiti:

1 a. deve svolgersi pacificamente e senz’armi;


b. limitatamente alle riunioni in luogo pubblico è necessario dare preavviso alla locale
autorità di pubblica sicurezza da parte dei promotori.
Secondo l’art. 18 Cost.: i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione,
per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite:
1. le associazioni segrete;
2. le associazioni militari o paramilitari aventi finalità politiche.
La libertà di associazione è poi rafforzata dalle altre (religiose, sindacali, politiche).

Q6. L IBERTÀ DI FEDE RELIGIOSA


L’art. 19 Cost. garantisce a tutti (non solo ai cittadini) la libertà di praticare la propria
religione. Comprende la facoltà di professare la propria fede, di esercitarla in forma
individuale e associativa, in privato e in pubblico (libertà di culto), di propagandarla.
La norma garantisce la libertà di religione sia sotto il profilo individuale che collettivo e, senza
operare alcuna distinzione a carattere confessionale, riconosce a tutti, non ai soli cittadini,
tre diritti: quello di professare la propria fede religiosa; quello di farne propaganda, e in fine,
quello di esercitare il culto in privato o in pubblico con l’unico limite della non contrarietà dei
riti al buon costume.
Ancora, l’art. 20 Cost. protegge tale libertà impedendo limitazioni legislative e gravami
di carattere fiscale. Tutto ciò in combinazione con l’art. 3 Cost. che prevede uguale dignità
sociale di tutti i cittadini. Infine ricordiamo gli artt. 7 e 8 Cost. riguardanti i rapporti fra Stato e
Chiesa cattolica e confessioni non cattoliche. Non si tratta di privilegio, ma di una maggiore
considerazione per motivi storico-sociali.
Le norme costituzionali sulle libertà in tema di religione esprimono l’esigenza di tener conto
dell’esperienza storica del passato, caratterizzata per quanto riguarda il problema religioso da
discriminazioni e posizioni di privilegio.
Alla luce di tale esperienza si è avvertito il bisogno di prevedere una normativa capace di
consentire una pacifica convivenza delle organizzazioni sociali con finalità religiosa e un
sistema di garanzie conforme alle nuove istanze di libertà.
L’attuale ordinamento costituzionale, dunque, ha escluso ogni possibile discriminazione fra le varie
confessioni religiose, stabilendo che sono ugualmente libere davanti alla legge (art. 8, comma 1).
Anzi, la libertà religiosa è garantita dall’ordinamento in modo diretto sia ai singoli, sia ai gruppi
sociali. A ciascuna persona è dunque riconosciuta, quale diritto fondamentale e inviolabile
della coscienza, la più assoluta libertà di aderire a un credo religioso, di dissociarsene per
abbracciarne un altro, oppure di non abbracciarne alcuno.

Ò
Papa Giovanni Paolo II
durante una celebrazione all’inizio degli anni ’90

Ò
Due ebrei pregano davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme
20
Î
Musulmani in preghiera

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