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AVVISO

Questo è un progetto di traduzione del Vanishing Team, sulla base


tradotta dal giapponese all’inglese presente
sul sito “www.baka-tsuki.org”.

Traduttore principale: Marcus Arts.

Ogni diritto è riservato ai detentori.

Quest’opera di traduzione è senza scopo di lucro e puramente


amatoriale.
Il testo inoltre potrebbe avere modifiche rispetto all’originale.
Leggete a vostro rischio.

Buona Lettura

V T
V T
Tetsuto Uesu
Illustrazioni di: Nekosuke Ookuma

Shinmai Maou no
Tesutamento
The Testament of Sister New Devil

Volume 2

V T
V T
Prologo

L’impareggiabile sorellina del Signore


dei Demoni al mattino
Ogni uomo, almeno una volta nella vita, ha desiderato di svegliarsi al
mattino e di ritrovarsi vicino a una bella ragazza che di nascosto si
era intrufolata nel suo letto.
Quella morbida e calda sensazione.
Quella fragranza dolce e delicata.
E di vederla sorridere, con fare imbarazzato, mentre pronuncia:
«Buongiorno».
Si trattava di una gioia possibile solo per pochi.
«…».
Tuttavia, quella mattina, Basara Toujou, svegliatosi a causa di
un’improvvisa sensazione di soffocamento, si era ritrovato in una
situazione molto simile a quella descritta sopra.
Il suo sentirsi soffocare non era derivato da un incubo.
La causa era… una ragazzina che gli si era insinuata sotto le coperte.
Aveva strisciato fino a lui e si era poi infilata all’interno della stessa
maglietta indossata da Basara.
E ora il volto adorabile di quella ragazzina era proprio davanti ai suoi
occhi. In altre parole, il suo volto fuoriusciva dal colletto della
maglietta che stava indossando Basara.
«Buongiorno, Basara-san».
«Maria…? Ehi, aspetta un secondo… Uwah?!».
Erano bloccati sopra al letto, faccia a faccia, in un modo tale da
rendere impossibile qualunque movimento.

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…no, fisicamente non era impossibile. La larga t-shirt, che Basara
stava indossando al posto del classico pigiama, era di ottima fattura e
piuttosto elastica. Ma… anche così, come riusciva a contenere
entrambi?
«Oh, no… non puoi farlo, sciocchino. Se cercherai di alzarti, la cosa
diventerà alquanto pericolosa».
Quelle parole lo irritarono, ma non poteva controbattere.
E poi Basara s’irrigidì. Aveva capito di trovarsi a contatto con la
morbida e liscia pelle di Maria… là, dentro la maglietta. Lo sentiva
sia sul petto che sulla pancia… quindi…
«S-Sei… nuda sotto la maglietta…».
«Oh per favore, Basara-san. Come se potessi essere tanto scortese da
entrare nel letto di qualcuno ancora vestita».
«Fanculo le tue inutili premure!».
In tal caso avrebbe dovuto considerare che entrare nella t-shirt di
qualcun altro fosse il massimo della maleducazione.
«…piuttosto, come mai non mi sono svegliato prima che tu arrivassi
fin qui?».
Era stato un piccolo shock per lui.
«Non ti ricordi, Basara-san? Sono una succube. Un Demone che
appare nei sogni. Gli incantesimi del sonno sono la mia specialità».
Maria si mise a ridere con leggera superbia.
«Ovviamente non ci sarei riuscita se fossi stato sveglio, Basara-san.
Ma visto che stavi dormendo… indifeso… era impossibile per te non
cadere sotto il mio incantesimo. Avevi la guardia abbassata».
«Questo è un cazzo di crimine premeditato!».
E lo avrebbero pensato anche quelli della polizia, visto che non
poteva nemmeno dormire tranquillamente nella propria stanza.
«Oh ma per favore, Basara-san. Sii onesto con te stesso! Sei
felicissimo di tutto questo».
Mostrando un sorriso malizioso, Maria intrecciò le braccia intorno al
suo collo, premendo il proprio corpo ancor più contro il suo.

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…aspetta, questo è male…
Anche se piccola e acerba, Maria rimaneva una ragazza vera e
propria. Era – orgogliosamente – molto carina, e onestamente a
quella distanza la situazione si stava facendo pericolosa.
La sua pelle liscia, in quel modo unico tipico delle ragazze, quei seni
morbidi, seppur modesti… in quel momento, tutto era uno stimolo
per Basara.
Soprattutto, c’erano due punti lo solleticavano quando lei si
muoveva. Erano i suoi capezzoli, probabilmente, che diventavano
più duri ad ogni strofinio.
«Mm… Ah… Mm… Fuh…».
La sua infantile espressione si trasformò poco a poco in un volto
sexy, e la sua voce iniziò a riempirsi di passione.
«Io… h-ho capito… Ammetto la sconfitta. Per favore, esci dalla mia
t-shirt».
«Mi rifiuto».
«C-Come scusa?».
Davanti al suo panico, Maria trasformò il suo sorriso soddisfatto in
uno malizioso.
«La zona interna ai tuoi vestiti già mi appartiene, Basara-san. Se
proprio vuoi che te la restituisca, mi devi dire: “Maria… voglio
venire dentro di te”… Esatto, e devi anche gemere un po’ con quella
voce dolce!».
Per un po’ rispose a quella piccola succube insolente con il silenzio.
«Maria…».
«Basara-san».
A Maria brillavano inutilmente gli occhi, ma questo non impedì a
Basara di colpirle la testa con il pugno destro.
Un suono sordo.
BAM.
Maria, nuda, gridò un «Ouch» sofferto, poi si voltò in lacrime.
«H-Hai alzato le mani su una ragazza!».

V T
«Già… sono un ragazzo orribile. Ma tu sei molto peggio, non ho
avuto scelta!».
Basara sfilò rapidamente le mani dalle maniche, poi allontanò il
corpo di Maria dal suo, in modo da avere tra di loro uno spazio
minimo di sicurezza.
Quindi – occhi chiusi per non vederla nuda – si sfilò velocemente
dalla t-shirt.
«Onestamente… cos’era quel “devi gemere un po’ con quella voce
dolce”? Beh… forse credo di saperlo già» disse un Basara a torso
nudo verso Maria, vestita solo con la sua t-shirt, quasi fosse un
vestito.
«La lingua giapponese è abbastanza difficile. Ma credo che nella
comunicazione la parte fondamentale stia nel trasmettere i propri
sentimenti. La MENTE».
«No. Nella comunicazione la parte fondamentale sta nel galateo e nel
buon senso».
Prima di tutto, non entrare mai più nella mia t-shirt senza il mio
consenso. Ti denuncio per violazione di domicilio.

«Cavolo, che razza di buongiorno…».


Già stanco, Basara aveva lasciato la sua stanza. Aveva lasciato che
per ora Maria tenesse la sua t-shirt, visto che non poteva lasciarla lì
nuda. Scese le scale in pantaloncini e a petto nudo.
Era la fine dell’estate, anche se ancora non sembrava. Le temperature
rimanevano alte, dunque non sentiva freddo.
Per svegliarsi, mezzo addormentato com’era, Basara si diresse verso
il bagno.
Mentre si grattava la nuca, aprì la lignea e intarsiata porta ed entrò.
«…».

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Inavvertitamente si fermò, ritrovandosi di fronte all’altra ragazza con


cui conviveva: Mio Naruse.
Basara era venuto in bagno per sciacquarsi la faccia e lavarsi i denti,
ma quel posto aveva anche un’altra funzione.
Era anche lo spogliatoio per chi si stava facendo un bagno sul retro
della stanza1. Ergo…
«…».
Basara era affascinato da Mio e dal suo aspetto.
Un solo asciugamano… Mio aveva solo quello addosso.
Era bellissima. Forse si era fatta una doccia… o un bagno mattutino.
Il suo viso arrossato, il suo corpo ancora ricoperto da gocce d’acqua,
e i capelli bagnati e lucidi che scendevano fino alla sua vita… era
tutto bellissimo.
Inoltre, le sue forme potevano quasi essere considerate incredibili. Il
suo grande seno, fin troppo affascinante, e quelle curve che
scendevano fino a quella sottile vita, e poi oltre, verso il
fondoschiena e le cosce… curve che tracciavano un fisico
meraviglioso e decisamente non comune in Giappone.
Quel corpo era coperto da un asciugamano bianco che esaltava il suo
sex-appeal, mostrando i punti forti di Mio in quanto ragazza.
Basara, inavvertitamente, rimase immobile a causa dello stimolo fin
troppo forte, considerando che si era appena alzato.
«…».
Vide il volto di Mio farsi rosso, la vide prendere aria. Avrebbe
urlato… nel momento in cui si rese conto di ciò, Basara si mosse di
riflesso. Aprì la porta dell’anticamera del bagno dietro di lui,
precipitandosi subito fuori. Doveva pensare a come scusarsi.
…però.

                                                            
1
I bagni giapponesi hanno un divisorio, che separa il luogo per lavarsi il corpo dal lavabo, che
si trova in una sorta di anticamera del bagno (dove si tengono anche i vestiti di chi si sta
lavando).

 
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Nel momento in cui avevano iniziato a vivere insieme, per evitare
simili incidenti, si erano messi d’accordo su varie contromisure.
Ma… non aveva visto il cartellino “Ragazza – Occupato”2 sulla
porta. Si era forse dimenticata di appenderlo? No, Mio non sarebbe
stata tanto sbadata. Inoltre…
…doveva essere stata Maria…
Molto probabilmente era passata a rimuovere il cartellino messo da
Mio prima di intrufolarsi in camera di Basara. Nulla di strano per
quella burlona di Maria. Com’era fastidiosa…
Detto questo, sapeva cosa fare. Non poteva sapere se Mio avrebbe
creduto alle sue scuse, ma poteva solo spiegarle l’accaduto e
implorare il suo perdono. Così Basara annuì: «Okay».
…e improvvisamente se ne rese conto.
Prima che lui potesse notarlo, Mio si era fermata proprio davanti a
lui.
Aveva pensato che sarebbe sicuramente stata ricolma di rabbia, ma
Mio non disse nulla.
«…? Eh…?».
A quel punto Basara realizzò una cosa. La sua mano sinistra era
intorno alla vita di Mio, mentre la destra le copriva la bocca. E… per
qualche ragione, Basara si trovava ancora dentro il bagno e non al
suo esterno.
«…ehm, sta succedendo sul serio…?».
Mentre diceva così, il tono della sua voce iniziò a tremare. Iniziò a
sudare freddo.
Mh… era strano. Per caso, era forse possibile che…?
In sostanza, era successo questo. La sua mente, di fronte a quella
situazione estrema, era fuggita dalla realtà e lui si era ritrovato ad
immaginare di essere uscito dal bagno. Aveva forse visto un futuro
alternativo? Ma nella realtà, quando Mio stava per gridare, lui

2
“Girl’s time”. Stavo per tradurlo con “Ragazza – Lavori in corso”, ma forse esageravo.

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l’aveva tirata con forza verso di sé e, una volta vicina, le aveva
tappato la bocca, impedendole di agire.
«…».
Oh mio Dio. Voleva impedirle di urlare per un malinteso del genere?
A quanto pareva, il suo corpo aveva predominato sulla sua stessa
mente. Detto questo, la situazione aveva preso la direzione peggiore,
ritrovandosi nel più orribile dei finali. L’asciugamano di Mio era
caduto quando l’aveva strattonata a sé e braccata per tapparle la
bocca. I loro corpi ora si trovavano a contatto diretto.
«…».
La situazione era stata tanto improvvisa per lei, che doveva essere
ancora perplessa. Non si muoveva, non sapendo forse come reagire
sul momento. In ogni caso, lei in quel momento era completamente
nuda e dal momento che Basara aveva prestato a Maria la sua t-shirt,
anche lui – nella parte superiore – era nudo. Ciò che accadde nel
momento in cui si abbracciarono in quello stato, fu fin troppo ovvio.
Anche sapendo di non doverlo fare, Basara abbassò lo sguardo, dove
il seno fin troppo grande di lei toccava sotto il petto di lui,
schiacciato in una forma oscena, a dimostrazione di quanto fosse
morbido quel seno. Diversamente da Maria, le dimensioni e le
sensazioni che scaturivano da quel seno erano distruttive ai massimi
livelli, sia visivamente che sensualmente.
«M-Mi dispiace, ma questo… Uwah?!».
Basara aveva cercato di retrocedere frettolosamente, con un salto
all’indietro, ma era scivolato in avanti per via dell’acqua che era
scesa dal corpo e dai capelli di Mio. Naturalmente Mio, davanti a lui,
era scivolata anche lei.
«…kyaa!».
Basara immediatamente reagì al suo grido, visto che stava per colpire
il pavimento. Con forza, Basara torse il suo stesso corpo a mezz’aria,
tirando a sé Mio, e in qualche modo riuscì ad andare sotto di lei,
attutendo la caduta della ragazza.

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Avendo le mani occupate da Mio, aveva assorbito il colpo contro il
pavimento con la schiena, e in parte con le braccia e con le spalle.
E così l’impatto alla caduta gli provocò un dolore sordo. Accigliato,
cercò di alzarsi. A quel punto si ritrovò con il viso in mezzo a
qualcosa di morbido.
«…hyahn?!».
«S-Scusa!».
Sentendo la voce sorpresa di lei, Basara si rese conto del suo nuovo
errore. Probabilmente aveva appena infilato il volto nel seno di Mio.
A quel punto afferrò le spalle di lei e cercò di uscire da quella
situazione.
«Ehi, yah… No, lì c’è…» esclamò Mio con una smarrita dolce voce
che lasciò Basara sorpreso. Quello…
La voce di Mio… ma non solo. Le spalle che lui aveva afferrato
erano stranamente morbide.
Naturalmente il corpo di una ragazza era più morbido di quello di un
ragazzo, spalle comprese. Tuttavia, quella sensazione che proveniva
dalle sue mani… era qualcosa di diverso dalle spalle.
E a quel punto comprese in che situazione si trovasse.
«Eh… …m».
Il viso di Mio, che sarebbe dovuto essere davanti a lui, non c’era.
C’era solo una fessura. Era il suo fondoschiena.
Non si sa come, ma Mio si trovava sopra di lui nel verso opposto al
suo.
Basara non aveva immerso il suo viso nel seno di Mio ma contro il
suo inguine. E non aveva afferrato le spalle di lei, ma il suo sedere. E
avendolo afferrato strettamente da sopra, credendo di spingere le
spalle di lei verso l’alto, aveva finito per allargare quella fessura.
Basara inavvertitamente si ritrovò a osservare Mio nella sua totalità.
«…KYAAAAAAAAAA!!!».
Questa volta, con un urlo, Mio saltò via frettolosamente da Basara.

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V T
Afferrato l’asciugamano a terra, rossa in volto, se lo avvolse per
nascondere le proprie nudità.
«Perché sei entrato, sapendo che era occupato?! Pervertito! Ti
ucciderò cento volte!».
Anche se c’era stato qualcosa di ben più grave, Mio gridò sconvolta
tirando in ballo il problema che aveva scatenato tutto.
«Mi dispiace! Non c’era il cartellino sulla porta, quindi ho
pensato…».
«Bugiardo! Avresti dovuto pensare a una migliore bugia per scusarti,
Basara!».
«No, non è una bugia! Davvero. Credimi!».
Basara aveva aperto la porta del bagno tirandola verso di sé, mentre
scuoteva la testa come per negare tutto.
«Vedi, non c’è nessun cartellino. Visto?».
«È impossibile… Io ce l’ho messo».
Mio, non vedendolo, non riusciva quasi a crederci.
«Non mi dire che l’hai nascosto… volevi sbirciarmi mentre facevo il
bagno, e pensando di poter essere beccato, l’hai rimosso per poi
discolparti dicendo: “È stato tutto un incidente”?».
«Come se potessi! Inoltre… se facessi un atto tanto codardo… tutto
questo finirebbe!».
La vita con Mio e Maria era iniziata con la prospettiva di un nuovo
matrimonio per Jin. Alla fine il matrimonio si era rivelato una farsa,
ma anche così, Basara continuava a considerare Mio e Maria come le
sue sorelline… come la sua nuova famiglia. Non aveva voluto
abbandonarle nemmeno dopo aver scoperto che in realtà Mio era la
figlia del precedente Signore dei Demoni Wilbert e che Maria, una
succube, era la sua assistente. Il motivo era lo stesso sia per Basara
che per Jin. Ma il rapporto che li legava era lungi dall’essere
normale, e per vivere sotto un tetto comune, la fiducia era la
primissima cosa.

V T
 

Proprio l’altro giorno, Basara aveva scacciato il nemico che stava


braccando Mio, ed era riuscito a salvarla da quel potere che aveva
ereditato e che era andato fuori controllo.
In un modo o nell’altro aveva protetto quella ragazza.
Aveva giurato di proteggerla. Voleva proteggerla.
Forse all’inizio c’era stata un po’ di ansia nella loro fiducia
reciproca, ma Basara si era convinto che grazie a quell’incidente, a
quello scontro, sarebbero stati in grado di andare avanti insieme. A
prova di ciò…
«…capisco. Certo, come no…».
Mio, calmatasi un po’, aveva accettato le sue parole. Se avesse fatto
qualche sporco atto, tradendo la fiducia di lei, quella stessa fiducia
che li univa sarebbe venuta meno.
Basara non avrebbe mai fatto qualcosa di tanto stupido. Lei doveva
crederlo.
«Ma allora… come?».
«Non ho rimosso io il cartellino. Rimane un solo sospettato, no?».
Ad essere onesti, Basara non era felice di sospettare dell’altra
persona che viveva con loro. Lui non avrebbe voluto, ma non era
forse vero che quella stessa persona si era intrufolata nella sua t-shirt
quella stessa mattina?
Se non l’avesse fatto, forse avrebbe potuto difenderla. Ma ora non
l’avrebbe più potuta coprire.
«Mhm… capisco… quindi è andata così. In tal caso più tardi io e lei
avremo una lunga chiacchierata» disse Mio, mostrando un sorriso
intenso. Ma improvvisamente…
«Ma... con la magia Padrone-Servo avresti dovuto conoscere la mia
posizione. Perché sei entrato?».
«Ehi… te ne sei forse dimenticata? So che sei arrabbiata… ma…»
ribatté Basara alla domanda di lei. Certo, Basara e Mio aveva
formato un “certo contratto” con la magia e, se volevano, potevano
localizzare la posizione l’un dell’altra. Ma…

 
V T
 

«Avevamo deciso di non usare la magia del contratto per localizzarci


a meno di non trovarci in una situazione di emergenza, dal momento
che si tratta di una violazione della privacy».
Altrimenti, nel peggiore dei casi, sarebbero stati capaci di scoprire
altre cose, come quando si facevano il bagno, quando sul water, e per
quanto tempo ci stavano. E pur essendo una famiglia, pur vivendo
sotto lo stesso tetto, non era molto saggio sapere più di tanto
dell’altro.
Soprattutto considerato che erano adolescenti.
Era necessario quel minimo di privacy e un po’ di considerazione
verso quella essenziale indifferenza che permettevano ad una ragazza
e ad un ragazzo di vivere insieme. Era stato un patto dettato dalle
loro necessità e pertanto avevano deciso di non cercarsi
abitualmente.
«Hai ragione, mi dispiace… ma Basara, perché allora mi hai tappato
la bocca invece di uscire, nel momento in cui hai visto che c’ero
dentro io? E hai fatto tutto con tanta energia…».
…giusto. Ovviamente… questo l’aveva fatta preoccupare.
«Inoltre… perché non hai nulla sopra? In genere non è così».
Braccato dalle domande di lei, Basara non riusciva a trovare una
risposta.
Aveva tappato la bocca di Mio d’istinto.
E la questione del suo essere a torso nudo… avrebbe dovuto spiegare
tutto ciò che era accaduto con Maria.
Ma aveva la sensazione che sarebbe sembrato tutto un cercare delle
scuse.
«Ehm… mi dispiace».
Basara abbassò la testa. Lui stesso era in parte responsabile
dell’imbarazzo che aveva colpito Mio.
«Capisco… ma va bene, non c’è bisogno di scusarsi, Basara».
Sentendo una tale calma voce, Basara fece un sospiro si sollievo.
Alzò la testa… e poi la vide.

 
V T
Mio, vestita di nuovo con quell’asciugamano, sorrideva, mentre un
pallido bagliore fuoriusciva dal suo corpo.
«…ti perdonerò, basteranno cinquantamila volt».
Nel momento in cui lo disse, evocò un piccolo fulmine che colpì
Basara, il quale fu invaso da un flusso di corrente elettrica ad alta
tensione.

«Oh, accidenti… che disastro».


Dopo avergli lanciato contro quell’attacco di fulmini, Mio era uscita
dal bagno. Basara, a quel punto, era entrato nella vasca e si era fatto
una doccia. In fondo era caduto a terra a petto nudo, ed era ancora
abbastanza caldo da sudare mentre dormiva. Probabilmente anche
Mio si era fatta una doccia proprio per quel secondo motivo.
C’era una ragione che poteva spiegare il fatto che Basara Toujou
sembrava capace di accettare una situazione come quella.
Dopotutto la realtà non comprendeva solamente lui che per sbaglio
entrava nel bagno mentre Mio era dentro, era successo diverse volte,
o avvenimenti spinti al mattino dovuti a Maria.
Maria era, come diceva lei stessa, una succube, ovvero un Demone
che appariva nei sogni, mentre Mio, pur essendo cresciuta come
essere umano, era capace di evocare potenti magie, essendo lei la
figlia del precedente e defunto Signore dei Demoni. Ovviamente per
un normale essere umano sarebbe alquanto difficile convivere con
due ragazze del genere.
Ma… Basara Toujou ne era in grado. Poteva convivere con Mio e
Maria perché abituato a cose che sfuggivano al normale mondo
umano.
Questa tolleranza al sovrannaturale era legata alla sua nascita e al suo
passato.
«…».

V T
 

Ricordando il suo passato, Basara divenne cupo in volto.


Comunque…
«Devo tenere duro…».
L’affidabile padre di Basara, Jin Toujou, era attualmente fuori casa a
causa di svariate ragioni.
Posto a capo della famiglia, era suo compito proteggere le sue
sorelline, Mio e Maria, essendo lui il figlio maggiore.
«Fuh…».
Mentre si lavava via il sudore, la doccia gradualmente riscaldò il
corpo di Basara. Ed era un normale istinto, quello che portava un
essere umano a lavarsi il capo subito dopo essersi messo sotto la
doccia.
«Argh…».
Il suo corpo era ancora un po’ intorpidito da quell’attacco di fulmini
lanciato da Mio. Era diventato difficoltoso per lui lavarsi la testa.
«…lascia fare a me».
Mentre sentiva quella calma voce, delle dita sottili si insinuarono nei
capelli di Basara e iniziarono a lavargli delicatamente la testa e i
capelli. Proprio come dal barbiere, era piacevole sentire qualcun altro
che ti lava la testa.
«Oh, grazie. Che pensiero… Eh?».
Era avvenuto tutto tanto naturalmente che Basara si era reso conto
troppo tardi di quanto fosse anomala quella situazione. E quando si
voltò, vide una ragazza avvolta da un asciugamano e con una faccia
imbarazzata.
Un corpo scolpito. Avrebbe potuto decidere di scegliere la strada
della modella, tanto la sua figura era alta e slanciata.
Una luminosa e bella ragazza, ma diversa da Mio e Maria.
«Y-Yuki… pe-perché sei qui…?».
Basara involontariamente divenne sorpreso e confuso. Proprio di
fronte ai suoi occhi c’era la sua amica d’infanzia Yuki Nonaka.

 
V T
 

Pochi giorni prima, dopo cinque anni di lontananza, Basara aveva


incontrato Yuki, che era diventata tanto bella da sembrare un’altra
persona. Basara era rimasto sorpreso da come fosse cambiata nel
carattere e da quanto fosse cresciuta. Era molto diversa dalla
bambina che si ricordava.
Detto questo, loro due si erano solo rivisti e di certo non vivevano
assieme. In realtà Yuki non avrebbe dovuto trovarsi a casa dei
Toujou… figuriamoci nel loro bagno di prima mattina.
Dal volto di lei, come al solito, non traspariva alcuna emozione.
«Sono venuta a prenderti. Volevo andare a scuola con te».
«Io… per questo… No, aspetta… come hai fatto ad entrare dentro
casa?».
Purtroppo, Mio e Maria non vedevano di buon occhio Yuki e
viceversa. Avevano punti di vista differenti, e anche il loro istinto
non aiutava.
«Dalla porta. La succube mi ha fatto entrare».
Quella maledetta loli di una succube. Non le era bastato entrare
nella mia t-shirt, aveva dovuto fare anche quello stupido scherzo!
«Beh, ma quando sei arrivata nel bagno…?».
«Non volevo disturbarti la mattina presto… così ho cancellato la mia
presenza del tutto».
«I tuoi accorgimenti nei miei confronti stanno un po’ sfuggendo di
mano!».
Un ragazzo dal cuore debole sarebbe morto, sentendo che qualcuno
da dietro, dal nulla, gli stava lavando la testa!
Yuki, con noncuranza, si portò più vicina a Basara.
«Basara… posso lavarti?».
«N-No, non va bene questa situazione, Yuki… lo sai, vero?».
«…perché? In passato è successo molto volte».
«Ma quello era cinque anni fa… eravamo dei bambini al tempo!».
Entrambi non erano più dei bambini innocenti. Se ne rendeva conto
anche con l’asciugamano… Yuki era diventata una bellissima donna.

 
V T
Basara frettolosamente avvolse un asciugamano intorno alla propria
vita.
«Inoltre, anche se provi a restare calma, riesco a riconoscere che sei
rossa in viso, Yuki… sei imbarazzata, giusto?».
«… …già. Un po’. Ma volevo fare un bagno con te».
Un respiro.
«Per caso… odieresti farne uno con me?».
«No, non direi “odio”…».
Guardato dal basso da una distanza molto ravvicinata, Basara
inavvertitamente distolse lo sguardo per la vergogna. Era titubante a
dire “ne sarei felice”, poiché sarebbe potuto nascere un equivoco, ma
Yuki prese la cosa come un rifiuto.
«Eh… Ehm, Yuki-san?».
«…».
L’espressione di Yuki divenne triste.
«…n’hai fatto uno con Mio Naruse e con la succube, ma non ne vo’
fa’ uno con me?».
Mentre parlava, divenne palese il suo dialetto. Era una sua abitudine,
tipica di quando diventava incapace di trattenere oltre le sue
emozioni.
Ciò che Maria aveva detto l’altro giorno sul tetto doveva ancora
darle pensieri… ma era già troppo tardi per analizzare la cosa.
«E-Ehi…?!».
Ignorando il tentativo di Basara di fermarla, Yuki sciolse il nodo
dell’asciugamano. Esso cadde a terra, e la bella pelle liscia di Yuki fu
davanti ai suoi occhi.
Si era voltato in fretta, ma anche così aveva avuto una bella vista del
suo corpo.
Come era cresciuta e come era diventata bella Yuki Nonaka! E poi…
«…Basara, permettimi di lavarti».
Dicendolo con un tono più deciso rispetto a prima, Yuki premette il
proprio corpo con forza sulla schiena di Basara, abbracciandosi a lui.

V T
 

Yuki appoggiò quindi una guancia contro la schiena di lui, che


divenne tutto rigido a causa di quella devastante sensazione che il
corpo di Yuki gli suscitava.
«Se non mi permetti di lavarti… farò qualcosa ancora più audace».
Sembrava serissima, così Basara lasciò subito perdere.
«V-Va bene… lavami. Ma non fare nulla di più…!».
Non era né un eremita né un santo. Era un giovane e sano ragazzo. Si
trovava già in una brutta situazione, ma se lei avesse fatto qualcosa
di peggio… non sarebbe stato più capace di controllarsi.
Come se lei avesse ripreso animo dal suo consenso, il tono di Yuki
ritornò di nuovo calmo.
«Allora non ti muovere» gli disse.
E iniziò a lavargli la testa.
Il suo fare delicato e attento gli permetteva di percepire la personalità
seria di Yuki, e soprattutto, i preziosi sentimenti che provava per lui.
…cinque anni, eh.
Rispetto al periodo in cui erano giovani e innocentemente non si
erano fatti problemi a lavarsi l’un l’altra, ora sia Basara che Yuki
erano cambiati in vario modo. Non solo l’età, ma anche i loro punti
di vista e il loro reagire alle varie situazioni erano diversi.
Tuttavia… una cosa non era cambiata.
Quello che Yuki provava per Basara e quello che Basara Toujou
pensava di Yuki, e cioè che fosse una persona importante per lui.
«…».
«…».
Ad un certo punto entrambi avevano taciuto e un silenzio invase il
bagno.
Ma non si trattava di un silenzio imbarazzante. Era un silenzio nato
dai loro sentimenti. In poco tempo, l’acqua della doccia sciacquò la
testa, ormai pulita, di Basara.
«…Basara».
Ad un tratto, Yuki lo chiamò da dietro con una voce molto tranquilla.

 
V T
V T
 

«Tu e Jin non ritornerete mai più al Villaggio…?».


Basara rimase silente alla domanda di Yuki.
Basara era nella condizione di accettare Mio, figlia del precedente
Signore dei Demoni, e Maria, una succube, per un motivo.
Il Villaggio menzionato da Yuki non era un semplice paesino di
campagna.
Precedentemente, Yuki aveva detto che la succube l’aveva fatta
entrare. Aveva ammesso l’esistenza dei Demoni, tipo Maria. E per
proteggere il mondo dai Demoni, la Tribù degli Eroi combatteva fin
dai tempi antichi. E lì risiedeva la vera identità di Yuki Nonaka… e
quella di Basara Toujou. In passato erano stati compagni…
Sì… fino a quando, cinque anni prima, un’orribile tragedia aveva
colpito il Villaggio.
Molti abitanti furono massacrati da un giovane che era stato
posseduto da uno spirito maligno di livello S.
A quel tempo, Basara aveva visto molti dei suoi compagni morire
davanti ai suoi occhi, e vedendo che anche i suoi amici si trovavano
in pericolo, il suo potere era andato fuori controllo.
Il suo “Banishing Shift”, l’abilità che avrebbe dovuto cancellare solo
l’attacco nemico, colpì ogni cosa, sia il giovane posseduto sia i
cadaveri dei compagni uccisi, esiliandoli in uno spazio dimensionale
completamente vuoto.
In seguito il Villaggio aveva deciso di confinare Basara in una
prigione, ma Jin, il padre di Basara, si oppose. Di conseguenza,
Basara e Jin furono spogliati del loro titolo di Eroi e dovettero
lasciare il villaggio. In poche parole, furono cacciati.
«…potrebbe essere difficile».
Ovviamente gli mancava il Villaggio, ma le cicatrici della tragedia di
cinque anni prima facevano ancora male al Villaggio, ai suoi abitanti,
e a Basara stesso.
Anche ora, a cinque anni di distanza, Basara continuava ad avere
incubi.

 
V T
Inoltre… Basara Toujou aveva già intrapreso una nuova strada.
Avrebbe protetto quella ragazza che senza volerlo aveva ereditato il
potere del precedente Signore dei Demoni e che per tale ragione era
stata braccata dal corrente Signore dei Demoni e dai suoi subordinati.
Avrebbe protetto Mio Naruse. Né il Signore dei Demoni, né il vedere
Mio come un Demone, o il suo passato da Eroe, avevano importanza.
Aveva giurato di proteggere quelle due come parte della sua
famiglia, come se fosse stato il loro fratello maggiore.
Ma era qualcosa che andava contro la dottrina della Tribù degli Eroi.
Che Yuki l’altro giorno li avesse aiutati in battaglia era
un’incredibile eccezione. Entrambi avevano capito che…
«Ma Basara…».
Accadde quando Yuki stava cercando di dire qualcosa con un tono
leggermente implorante.
Al di là del bagno, la porta che separava l’anticamera del bagno dal
corridoio si aprì con un colpo.
«È possibile che… sei ancora lì dentro, Basara? Abbiamo già fatto
colazione da un po’, sai».
Sentendo la voce di Mio provenire dall’anticamera, Basara si
congelò.
Doveva essere venuta a chiamarlo, visto che non aveva ancora finito.
Anche se quell’incidente era successo qualche minuto prima… Mio
era di base una persona molto premurosa. Quando si erano trasferiti
in quella nuova casa per vivere tutti insieme, lei aveva acconsentito a
mostrargli i dintorni, pur lamentandosene. Doveva aver ricevuto una
buona educazione dai suoi, oramai defunti, genitori adottivi.
L’avevano cresciuta nel mondo umano, e anche se erano dei
subordinati del precedente Signore dei Demoni, ovvero il padre di
Mio, dovevano essere state anche delle brave persone, senza dubbio.
Tuttavia, non era quello il momento più adatto per ricordare il
passato di Mio.

V T
 

In fondo, Basara in quel momento era nudo insieme a Yuki nella


vasca da bagno.
«S-Scusa… Sto arrivando. Fra pochissimo esco…».
Mentre rispondeva frettolosamente, Basara consegnò un
asciugamano a Yuki, prendendolo da terra.
“Per favore, indossalo!” la esortò lui con lo sguardo.
Yuki iniziò ad avvolgerselo addosso, con volto infastidito.
«…ehi Basara, sei arrabbiato per prima?» chiese Mio, un po’
preoccupata. Doveva aver ritenuto di aver esagerato mandandogli
contro un attacco di fulmini.
«M-Ma eri nel torto, e vedi… Voglio dire, ero appena uscita dal
bagno, e all’improvviso sei entrato e mi hai abbracciato. E sei stato
così brusco… l’asciugamano mi è caduto e quello che hai fatto nel
trambusto… ero davvero imbarazzata».
«S-Scusa… ma è stato…!».
Basara dentro di sé voleva urlare. Quello che Mio stava dicendo era
vero. Era vero, ma da come lo stava dicendo quelli che non sapevano
le circostanze avrebbero potuto fraintendere. E come aveva
previsto…
«…».
Yuki strinse gli occhi e aprì la finestra appannata del bagno per un
qualche motivo. E poi…
«E-Ehi, cosa stai facendo… Yuki?» chiese mezzo sconvolto Basara
con un filo di voce.
Yuki aveva slegato il nodo dell’asciugamano e l’aveva gettato dalla
finestra.
AH…
Dallo shock, Basara era diventato simile all’Urlo di Munch.
«…? Che succede, Basara?».
«N-Niente. Non è nulla».
Lui cercò disperatamente di far finta di nulla, ma Yuki chiuse la
finestra e si avvicinò a Basara.

 
V T
Sapendo che non sarebbe fuggito a causa di Mio, gli si mise di fronte
e lo abbracciò.
«Basara… cosa hai fatto nel trambusto?».
«B-Beh... c’è stato solo un piccolo incidente… Davvero!» disse
pacificamente a Yuki. Al che fuori dal bagno:
«Beh… se lo dici tu» disse Mio.

«Ma Basara… perché c’è una divisa scolastica femminile e della


biancheria intima, qui? Non è roba mia. Ed è tutto piegato così
bene…».

Ehm, vedi, quelli sono miei… sono un travestito in realtà…


ahahahah… Non funzionerà mai, dannazione!
Era impossibile inventarsi qualche storiella. Basara ci rinunciò e in
quel preciso momento la porta del bagno si aprì senza pietà.
«…».
Il massimo dell’imbarazzo. Dopo che tutti e tre rimasero in silenzio,
Mio fu la prima a parlare.
«…cos’ha sopra dell’acqua e sotto un grande fuoco?».
«U-Un bagno, giusto…?».
Si ritrovava nello stesso luogo della risposta, pur essendo abbracciato
a Yuki. Basara rispose con un: “Ah-ah”.
«…ovviamente. E allora, che cosa ha le fiamme ovunque, sia in alto
che in basso?».
I pericolosi occhi di Mio dicevano: “Domanda trabocchetto,
provaci”.
«B-Beh… non ne ho idea. Forse una bistecca3 bruciata?».
«Errore… Sei tu, sommerso dalle mie fiamme!».

3
“a burnt out SNS”. Non ne ho idea. Ho provato a cercare, ma non ho trovato nulla che possa
rendere comprensibile la risposta di Basara. SNS è anche una catena di fast-food americana che
fa hamburger con bistecche. Me la sono giostrata così. 

V T
 

I sentimenti repressi esplosero. Spinta dalla rabbia, stava per


rilasciare la sua magia contro di lui… In quel momento, Mio
rabbrividì, ed esclamò un: «Ah». E poi…
«Eh… impossibile, ora…? …Ahh».
Improvvisamente, esclamando dei dolci gemiti, Mio si accasciò a
terra.
«E-Ehi… stai bene?».
Quando si precipitò a soccorrerla, vide un segno a forma di collare
intorno al collo di Mio.
«Uwah… la maledizione del Contratto tra Padrone e Servo”.
«…qual è il problema?».
Yuki era stupita dallo strano comportamento di Mio, mentre Basara
era concentrato sulla stessa Mio, piena di un dolce fascino, e le diede
l’asciugamano che aveva preparato per se stesso.
…era da un po’ di tempo che non si attivava.
In realtà… Basara e Mio erano vincolati dalla magia del “Contratto
tra Padrone e Servo”.
Era stato un suggerimento di Maria, dal momento che i segnatari
acquisivano la capacità di localizzarsi a distanza. In tal modo se Mio
fosse stata in pericolo, Basara sarebbe stato capace di trovarla.
In principio Mio sarebbe dovuta essere la padrona, ma per qualche
motivo il contratto era stato invertito. Basara era così diventato il
padrone di Mio.
Inoltre, il contratto era stato concepito per rafforzare il rapporto tra il
padrone e il servo, e se il servo tradiva o se aveva la coscienza sporca
nei confronti del padrone, una maledizione si attivava
immediatamente.
Il loro contratto era stato lanciato attraverso il potere di Maria, e così
la maledizione aveva acquisito la caratteristica speciale della
succube.
Il Sogno del Demone. Incubo. Succube.
La sua caratteristica speciale era “afrodisiaco”.

 
V T
Durante l’incidente in bagno di quella mattina, dove Basara era
entrato in bagno occupato da Mio, lei aveva lanciato l’attacco dopo
le scuse di lui, quindi non aveva creato problemi. Ma questa volta
Mio era preoccupata: pensava di aver esagerato. E l’aver cercato di
attaccare Basara in una condizione simile… da qualche parte, nel suo
cuore, doveva essersi sentita in colpa. E questo aveva probabilmente
fatto scattare la maledizione.
«Yah, Ah… Hahn, Fuh… Mm…».
Lei si morse disperatamente le labbra per soffocare i propri gemiti,
ma non riuscì a trattenere il flusso di piacere che attraversava il suo
corpo.
Incapace di sopportare oltre, Mio torse il proprio corpo sul
pavimento, al che la porta dell’anticamera del bagno si aprì con
forza.
«Scusatemi! Ho ragione nel credere che Mio-sama stia per cedere del
tutto al piacere?!».
In qualunque modo si fosse accorta della cosa, Maria era giunta in un
baleno. E quando vide Mio sul pavimento e Basara e Yuki nudi, le
brillarono gli occhi con tanto di “Ohh”.
«Ho pensato che potesse succedere, così l’ho comprata in anticipo.
Piccola e leggera! I ricordi non vi abbandoneranno mai, queste
memorie della giovinezza rimarranno sempre con voi!».
Rapidamente si mise a settare una piccola videocamera, tirata fuori
da non si sa dove, per poi iniziare a filmare Mio.
«…».
Basara, senza parole, la afferrò per il capo, la gettò nel bagno e
chiuse la porta, bloccandola spietatamente con una scopa e con la
lavatrice. Subito la porta batté con un “BAM-BAM” dall’altro lato.
«Che stai facendo, Basara-san! Sei ancora arrabbiato per la storia
della t-shirt? Mi scuso per aver nascosto il cartellino del bagno di
Mio-sama! Posso anche rimanere qui, ma almeno la videocamera…

V T
 

Almeno usa la videocamera! Per il mio orgoglio e per la mia anima


di succube, Mio-sama deve essere filmata in questo stato!».
«Zitta! Trattieniti, maledetta loli di una succube!».
Basara, riuscito a isolare la fonte del problema, si accucciò su Mio e
dolcemente la sollevò.
«…stai bene, Mio?».
«È colpa tua… mm, stupido fratellone che… non sei altro… ti
ammazzo cento volte».
Mio, ricolma di piacere, intrecciò le braccia intorno al collo di
Basara, e, seppur con fastidio, si aggrappò a lui.
Il chiamare Basara “fratellone” era un’abitudine inconscia di Mio
che appariva quando la maledizione del contratto si attivava.
Ma molto probabilmente la maledizione in quel momento non era
molto forte. Se si fosse stesa e riposata, la maledizione le sarebbe
passata presto. Tuttavia Mio aveva uno spirito inflessibile. Di certo
non avrebbe voluto che Yuki la vedesse in quello stato, e l’unico
modo per farle passare la maledizione era che Basara la soggiogasse
e Mio lo riconoscesse come suo padrone e gli riconfermasse la sua
lealtà.
In quello stato, annegata nel piacere, le cose che potevano fare non
erano molte. Dunque…
«Va bene... Andiamo in camera tua».
Di certo sarebbe stato imbarazzante farlo in salotto di prima mattina.
«Mi dispiace, Yuki… Si sente un po’ male, dovrò attendere che stia
meglio. Ritornerò, quindi aspettami in salotto, ma prima rimettiti i
vestiti».
«…ok».
Capendo che la condizione di Mio era insolita, Yuki annuì, anche se
con dispiacere.
Basara lasciò l’anticamera del bagno con Mio in braccio.
Camminando lungo il corridoio, si mise a pensare tra sé e continuò a
farlo finché non arrivò in cima alle scale del secondo piano.

 
V T
Voleva proteggere la quotidianità di Mio, ma questo non faceva parte
di quella vita.
A questo ritmo, i suoi ragionamenti, la sua resistenza, la sua anima e
il suo corpo non sarebbero durati. Sicuramente.
Ad un certo punto avrebbe sicuramente commesso un errore. Non
poteva permettersi di ferire Mio… non poteva permettersi di ferire la
sua sorellina in quel modo orribile.
Pertanto Basara Toujou lo mormorò con tranquillità. Era un peccato
rinunciare alla possibilità di individuarsi a vicenda, ma…
«Alla prossima luna piena, nel momento in cui si potrà fare, romperò
il Contratto tra Padrone e Servo… il mio corpo non ce la può fare a
continuare».

V T
 

Capitolo 1

Il Yakiniku e la Youth Special Edition


Quella visione poteva essere definita un capolavoro.
Il contrasto tra il bianco e il rosso riusciva a stimolare l’appetito
dell’osservatore. Tutto il grande tavolo era ricoperto da quella vivida
lucentezza. Manzo tagliato a modo, al fine di farlo sembrare
meraviglioso da qualsiasi angolazione.
Il Yakiniku4.
All’interno del ristorante, che considerava quasi come un luogo
sacro, Basara Toujou si sedette al tavolo di fronte al suo compagno
di classe Yahiro Takigawa.
«Queste sono veramente delle lingue di manzo? Sembra che possano
rimanere dritte anche se messe di lato… saranno spesse almeno un
centimetro, Basara».
«Già, mettiamole subito nella griglia e mangiamo… c’è ancora un
sacco di altra carne».
«O-Ok… allora io inizio».
Facendo appello alla sua determinazione, Takigawa gettò le lingue di
manzo sulla griglia a carbone al centro del tavolo.
Insieme allo sfrigolante suono, istantaneamente un delizioso profumo
di carne grigliata aleggiò nell’aria.
«Al-Allora ripulisco prima la mia parte».
Deglutendo, Takigawa portò con un certo nervosismo la lingua di
manzo verso la sua bocca. Un attimo dopo…
«C-Così buono! Questo… cos’è? Non può essere solo manzo!» disse
con entusiasmo, spalancando gli occhi.
Basara inavvertitamente fece un sorriso ironico.
                                                            
4
Il Yakiniku è un metodo tipico della cucina giapponese per grigliare la carne e la verdura.

 
V T
 

«No, senza dubbio è manzo».


«Che stai facendo, Basara, mangia! Così tenera… Questa carne è
così maledettamente buona».
«La mangerò, tranquillo. Ma non restare indietro, Takigawa. Se
quest’altra carne resterà troppo nella griglia, brucerà» gli disse
Basara, visto che Takigawa stava mettendo un pezzo dopo l’altro
sulla griglia.
«Tsé, come se potessi lasciare che brucino. Non si salverà nulla
davanti al mio appetito!».
E quegli sguardi languidi verso la carne portarono al continuo
muovere delle mani. Le bacchette afferrarono la carne, diretta verso
la loro bocca.
Basara e Takigawa iniziarono a mangiare.
«…ma sicuro che vada bene, Basacchi? Portarmi in un ristorante
tanto costoso…» chiese Takigawa continuando a mangiare.
Basara annuì.
Basara aveva portato Takigawa in un ristorante di Yakiniku chiamato
“Akagi”.
«Ti ho già detto che questo ristorante ha un’opzione all-you-can-eat
riservato agli studenti… e anche il suo costo prende in
considerazione il fatto che siamo studenti».
«Ma con la mia parte fanno cinquemila yen5. Inizia ad essere una
bella somma».
Considerando il fatto che fosse un liceale e che stava ripagando un
piccolo favore, pagare duemilacinquecento yen a persona era forse
un po’ troppo. Tuttavia Basara aveva anche un altro motivo per
portare Takigawa in quel posto.
I Demoni erano in quel momento divisi in due fazioni. Quella
dell’attuale Signore dei Demoni era caratterizzata da una linea dura e
dal desiderio di riprendere l’invasione del mondo umano, mentre

                                                            
5
Circa 45 euro. (04/08/16)

 
V T
 

quella moderata seguiva la volontà del precedente Signore dei


Demoni, Wilbert, che voleva evitare il più possibile un conflitto con
la specie umana. Tuttavia, dopo la morte di Wilbert, la fazione
moderata aveva rapidamente perso potere e influenza. E questo
aveva portato Mio ad essere braccata dalla fazione del corrente
Signore dei Demoni, poiché aveva ereditato il potere del padre.
Inoltre… la vera identità di Takigawa Yahiro era quella di essere
l’osservatore di Mio, inviato dalla fazione del corrente Signore dei
Demoni.
A seguito di alcuni avvenimenti, Basara aveva combattuto contro di
lui. In realtà, era successo proprio l’altro giorno.
E ora Basara aveva formato un’alleanza segreta con lui con la
promessa di non divulgare alla fazione del corrente Signore dei
Demoni la notizia del suo fallimento. Takigawa a quel punto aveva
implicitamente ammesso di essere una spia della fazione moderata e
che lavorava alla protezione di Mio allo stesso di modo di Maria. In
pratica, stava andando contro la fazione del corrente Signore dei
Demoni che stava braccando Mio.
Era un’alleanza che li metteva sullo stesso piano, ma anche così,
Takigawa aveva dato a Basara degli importanti indizi
sull’informazione che cercava.
Gli aveva rivelato l’identità dell’assassino dei genitori adottivi di
Mio. La loro morte l’aveva spinta in quella situazione, dove era
costretta a combattere contro i Demoni che desideravano il potere
dentro di lei.
Ma Basara non l’aveva detto a Mio, non ancora almeno. Mio era
motivata dal desiderio di vendetta. Vendetta per i suoi genitori
adottivi. Se, spinta dalle emozioni, fosse andata fuori controllo… se
glielo avesse detto con noncuranza… non sarebbe stato positivo.
Affatto. E la situazione era comunque alquanto confusa. Basara
aveva ritenuto che la cosa migliore fosse tenere quelle informazioni
per sé.

 
V T
 

Proprio per questo, stava trascorrendo molto tempo con Takigawa.


Certo, non che fosse convinto che il Yakiniku sarebbe bastato a farlo
sciogliere, ma…
«Non ti preoccupare per questo. Ho conservato la mia paghetta
mensile».
«Allora ok. Ma tuo padre non c’è in questi giorni, no? Non ti ha dato
dei soldi per le spese di casa? Anche questa cosa può rientrare nelle
spese necessarie».
«Salti subito alle conclusioni, eh? Ma non posso usare il denaro di
mio padre per offrirti qualcosa».
Aveva ricevuto da Jin la sua carta di credito. Ma Basara aveva
formato quell’alleanza seguendo il proprio giudizio, perciò non
poteva usare la carta di suo padre.
«…mhm, capisco…».
Takigawa aveva finito di mangiare tutta la carne sulla griglia e parlò
come se volesse vedere attraverso le intenzioni di Basara.
«Stavo pensando che in cambio del Yakiniku mi avresti chiesto
qualcosa… di nuovo».
«Non sono così intrepido da chiederti informazioni, o di aiutarmi,
solo perché è successo una volta. Oggi siamo all’insegna del
“vediamo insieme cosa ci riserva il futuro”. Tutto qui».
Dunque,
«In fondo hai svolto quel compito di Sakasaki-sensei al mio posto e
mi hai raccontato di Zolgear, l’assassino dei genitori adottivi di Mio.
Mi sto solo sdebitando come meglio posso».
«Cavolo, perché tanto serio, Basacchi? Dopo tutte le storie epiche
che ho sentito su Jin Toujou… sei davvero suo figlio?».
Jin una volta era l’Eroe che si era guadagnato il titolo di “Eroe più
forte del Villaggio” senza concorrenti. Le storie leggendarie su Jin
che Basara aveva sentito erano tutte incredibili e riguardavano tutte
la grande guerra. Secondo le storie che aveva sentito nel Villaggio da

 
V T
 

tutti quelli che conoscevano il passato di Jin, quest’ultimo ora era


diventato abbastanza pacifista, ma…
«…immagino che sia famoso anche nel Regno dei Demoni…».
«Beh, ha ucciso un buon numero di Demoni di alta classe nel corso
della grande guerra. Tra noi Demoni, Jin Toujou è temuto come il
nostro nemico più forte… come un dio della guerra. Quando il
precedente Signore dei Demoni Wilbert ha ordinato la ritirata, per
due motivi le truppe obbedirono. Sappilo, volevano continuare a
combattere, ma Wilbert era il Demone più forte pur essendo un
moderato, e Jin Toujou era un nemico mostruoso in battaglia».
Come previsto, Jin era un uomo così eccezionale che persino
Takigawa, un Demone, glielo aveva detto. Come figlio, non era male
che il proprio padre venisse elogiato. In realtà, Basara era orgoglioso
di essere suo figlio.
E poi… la loro conversazione ebbe una battuta d’arresto. In un tale
silenzio, continuarono a mangiare il Yakiniku per un po’.
Il silenzio era tale che sembrava che stessero mangiando un piatto a
base di granchio. Nel momento in cui stavano per finire l’ultimo
piatto del loro primo ordine…
«Oh, giusto… ora che mi ricordo, ci sono delle informazioni che è
meglio che tu sappia, Basacchi».
«Informazioni? …sei sicuro?».
«Beh, credo di potermi fidare di te. E poi, ora che abbiamo unito le
forze sarebbe svantaggioso per me, in vari modi, se ti dovessi trovare
in svantaggio».
Con questo, Takigawa prontamente fece un sorriso ironico e
improvvisamente i suoi occhi diventarono seri.
«…durante l’incidente al parco, l’altro giorno, il potere di Mio
Naruse è andato fuori controllo, giusto? È stato alquanto devastante.
Ho dovuto rattopparlo in segreto con la magia. La notizia ha
raggiunto la fazione del corrente Signore dei Demoni, ma anche la
fazione moderata. Non so ancora come la fazione moderata intenderà

 
V T
 

muoversi ma… la fazione del corrente Signore dei Demoni ha deciso


di nominare un nuovo osservatore, visto che hanno ritenuto che Mio
Naruse abbia risvegliato il potere ereditato da Wilbert».
Basara si congelò, sentendo tali parole.
«Un nuovo osservatore… non mi vorrai dire che sarai sostituito e che
ritornerai nel Regno dei Demoni?».
Non aveva intenzione di fare pieno affidamento su Takigawa, ma in
quel momento sia Basara che le ragazze erano troppo deboli per
potersi scontrare contro la fazione del corrente Signore dei Demoni.
Aveva deciso di fare un accordo segreto con Takigawa proprio per
questo motivo. Aveva chiesto la sua forza fintanto che non fossero
stati in grado di reggere un po’ meglio la situazione. Ma se Takigawa
fosse ritornato ora nel Regno dei Demoni…
«…no. Il mio ruolo di osservatore continuerà. Il punto è: visto lo
sviluppo, sembra che mi stiano inviando dei rinforzi, giusto per
sicurezza. Voglio dire, i pezzi grossi stanno ancora bramando il
potere che Mio Naruse ha ereditato».
«Capisco… mi hai spaventato, credevo che te ne saresti andato».
«Tuttavia, non abbassare la guardia. Con un altro osservatore, sarà
sicuramente difficile per me darti una mano. E anche se ho detto che
mi farà da rinforzo, non sarà necessariamente uno più debole di me.
E poi, non credo che tu sappia ancora tutto riguardo al Contratto tra
Padrone e Servo tra te e Mio Naruse…».
«…? Cosa intendi?».
C’era qualcosa riguardo al Contratto tra Padrone e Servo a cui
doveva stare attento?
«Quella magia ha una lunga storia… È stata migliorata in diverse
occasioni, visto che è molto antica e anche parecchio utilizzata.
All’inizio era in grado solo di localizzare la posizione dell’altro e di
attivare la maledizione in caso di tradimento, ma ora può amplificare
anche il potere del padrone e del servo, nel caso in cui condividano
una forte lealtà e fiducia. Il padrone può potenziare il suo servo e il

 
V T
 

servo il proprio padrone. Ecco perché i Demoni di alta classe hanno


un sacco di servitori sotto il Contratto tra Padrone e Servo: serve ad
aumentare la loro forza».
«Ah sì…?».
Maria non aveva spiegato fino a quel punto. Molto probabilmente la
parte più importante per Maria era che si trattava di una contromisura
per individuare Mio in caso di pericolo.
«…e d’altra parte, serve anche per prevenire una fuga di
informazioni qualora il servo venisse catturato dal nemico. Se il
servo venisse catturato, infatti, diventerebbe un peso per il padrone, e
questo si tradurrebbe con il tradimento più grande» disse Takigawa.
«Indipendentemente dalla caratteristica, il servo non sarà in grado di
sopravvivere qualora la maledizione si attivasse al massimo della
forza».
«…così sembra».
La caratteristica della maledizione del contratto tra Basara e Mio era
scaturita da Maria. Dal momento che aveva prestato la sua forza per
il lancio dell’incantesimo, aveva dato al contratto la caratteristica da
succube “afrodisiaco”. Da quello che Maria aveva detto, qualora la
maledizione si fosse attivata al massimo, i nervi nel cervello si
sarebbero fritti dall’intensità del piacere. Non sembrava molto seria,
ma molto probabilmente era sincera. Si trattava di un contratto
magico sicuramente molto ben fatto, considerando che impediva
persino le fughe di informazioni dai prigionieri.
«Allora è meglio che stiate attenti. Avete fatto l’incantesimo per il
contratto con il potere della succube, visto che con il potere ereditato
da Maria sarebbe stato pericoloso, giusto?».
«Sì… in teoria sì».
«Questo non è il massimo… I Demoni di alta classe vivono a lungo e
alcuni di loro fanno un Contratto tra Padrone e Servo volutamente
sfruttando la caratteristica della succube, pur avendone una diversa.

 
V T
 

Sai, vivere a lungo può risultare noioso, alcuni iniziano a desiderare


un po’ di divertimento».
«Divertimento…?».
«Giochi sessuali. È come drogare una donna, la caratteristica
“afrodisiaco” la incatena con il piacere».
«…capisco. Non è il massimo proprio».
«Nah, quello che fate voi è ancora innocente. I veri stronzi si
scambiano i servi e ci giocano lasciando volontariamente la
maledizione attiva».
«Giocare… aspetta, non vorrai dirmi che stanno inutilmente
uccidendo i loro servi?».
«Nah, nulla di tutto questo. Beh, visto che sei così candido, questo
mondo immagino che ti sia sconosciuto» disse Takigawa con un
sorriso ironico.
«Il servo dedica la sua anima e il suo corpo al proprio padrone, e se
qualcuno fa sesso con il servo, quello sarà un tradimento perfetto
contro il padrone. Perché il servo non è stato in grado di proteggere
la propria castità… Cosa pensi che accadrà poi?».
Ah.
Basara cambiò espressione nel momento in cui se ne rese conto.
Takigawa annuì.
«Esatto. Se il servo fa sesso con qualcuno che non sia il padrone, il
piacere fa attivare la maledizione. Se si è fortunati, la maledizione è
talmente forte da ucciderti, ma nel peggiore dei casi si rischia di
perdere la propria ragione e a quel punto si diventa completamente
incapaci di sentire il piacere. E a quel punto sarà solo un giocattolo
rotto, inutilizzabile, e il padrone lo prenderà, lo metterà da parte, ne
troverà uno nuovo e… ricomincerà da capo».
E,
«Tra l’altro, l’ideatore di questo gioco malato è… l’assassino dei
genitori adottivi di Mio Naruse, Zolgear».
Basara deglutì.

 
V T
 

«Al-Allora il motivo per cui è stato sollevato dalla sua


osservazione…».
«Esatto: esiste la possibilità che il potere ereditato da Naruse
scompaia qualora lei dovesse morire per una trovata bizzarra di
Zolgear. I vertici a suo tempo ritennero che era un rischio lasciare a
Zolgear quella posizione, considerando che aveva anche ucciso i
genitori di Naruse della fazione moderata. Non potevano permettere
che mettesse le mani anche su Naruse».
Basara, sentendo quella storia, rimase senza parole.
«Quindi stai attento. Zolgear potrebbe facilmente giustificarsi
dicendo che Naruse fosse sotto il Contratto tra Padrone e Servo. Se
dovesse cadere nelle sue mani, non la ritroverai sana se le fa
qualcosa. Considera anche che ha ucciso i suoi genitori adottivi. Beh,
considerando la personalità di lei, potrebbe benissimo mordergli la
lingua prima che possa farle effettivamente qualcosa. Ma sarebbe
meglio non rischiare, giusto Basacchi?».
«Ovviamente…!».
Non avrebbe mai lasciato che una cosa simile potesse accadere.
Abbassando lo sguardo, Basara strinse i denti.
«Beh, i vertici non permetteranno che Zolgear si avvicini a Naruse
mai più e non credo che loro vogliano fare nulla di strano, dal
momento che il potere di Wilbert scomparirà se Naruse muore per la
maledizione del contratto».
Che certamente era un grande vantaggio. Abbastanza grande, ma…
«…ma, loro non sono gli unici a inseguire il potere di Wilbert».
Oltre alla fazione moderata, che cercava di proteggere Mio, vi erano
altre forze che si opponevano alla fazione del corrente Signore dei
Demoni. Dal loro punto di vista, uccidere Mio sarebbe stato dannoso
per la fazione del corrente Signore dei Demoni.
“Il nemico del mio nemico” non era necessariamente un alleato per
loro. Ancora una volta, notando quando fosse difficile proteggere

 
V T
 

Mio, Basara fece un’espressione seria, al che Takigawa disse


improvvisamente con calma.
«…beh, non è che io sia a corto di idee».
«Veramente?».
Basara alzò la testa in un lampo.
«Ci sono due metodi per annullare il contratto. Il primo è quello di
usare lo stesso incantesimo, con l’accordo di entrambe le parti.
L’altro è quello di: “cambiarlo in un giuramento”» disse Takigawa.
«Come simbolo del contratto, un marchio a forma di collare compare
intorno al collo. E cambia colore a seconda del livello di fedeltà. Con
un basso livello di fedeltà il marchio è blu, ma per i livelli successivi
diventa viola-blu, poi rosso-viola e infine rosso cremisi».
E,
«Quando si raggiunge il livello più alto, la massima fedeltà, il
marchio scompare e la maledizione non si attiva più. Dopotutto, il
servo non potrà mai tradire il padrone a quel punto. Questo è il
fenomeno in cui il contratto “sublima in un giuramento”. Anche se
non accade spesso… anche guardando il passato. Ma si dice anche
che nessuno sia stato in grado di sconfiggere un padrone e un servo
in quello stato».
«In altre parole, se Mio ed io raggiungiamo un livello di fedeltà tale
da trasformarlo in un giuramento, saremo così tanto forti? …ma Mio
ed io ci conosciamo solo da un po’, sai. Sicuramente è stato possibile
proprio perché i Demoni vivono a lungo».
«Probabilmente è vero. Ma anche se raggiungere il livello del
giuramento è impossibile, varrebbe comunque la pena approfondire
la fiducia e la fedeltà tra voi due. Voglio dire, la magia del contratto
sfrutta i sentimenti reciproci per farne un punto di forza… Detto
questo, se vuoi rinunciare prima ancora di provarci, sicuramente non
ci riuscirai».
Lo disse con un tagliente cinismo e Basara inavvertitamente tacque.
«Bene» disse Takigawa.

 
V T
 

«Non puoi decidere da solo. Parlane con Naruse».


«…sì, lo farò».
In merito, Basara disse solo quello e a bassa voce. Non è che lui non
si fidasse di Mio. Non si fidava di se stesso. Non era una persona di
cui Mio si poteva fidare.
Basara Toujou non credeva in Basara Toujou.
In se stesso, colpevole una volta di aver traslato nel nulla
dimensionale molti dei suoi compagni. Non sarebbe stato in grado di
dirle di fidarsi di lui, anche sotto tortura.

Basara, ancora una volta, riconoscendo in che razza di situazione si


trovassero, tacque.
«Abbiamo dell’ottima carne qui, quindi lasciamo stare certi cupi
discorsi per ora… tanto, se andrà nel peggiore dei modi, a
prescindere da quanto ci staremo a pensare non potremo farci nulla».
«…già».
«Voglio dire, questo è un all-you-can-eat, giusto? Quindi dobbiamo
ordinare in quantità in modo da non sprecare i soldi spesi».
Si capiva che Takigawa aveva cambiato argomento per gentilezza.
«Hai ragione… Va bene, diamoci dentro!».
Basara temporaneamente riprese vigore e chiamò il cameriere con
un: «Mi scusi…». Mentre guardava il menù con Takigawa,
discussero su cosa ordinare, se costolette di manzo, lonza di maiale o
budella.
Guardando il cameriere partire, si inumidirono la gola con la cola. In
quel momento:
«…oh, mi sembrava di aver sentito delle voci familiari».
I ragazzi si voltarono verso la sexy voce femminile proveniente da
un lato.
«Hasegawa-sensei…».
Era comparsa l’infermiera della Hijirigasaka Academy, scuola
frequentata sia da Basara che da Takigawa.

 
V T
 

L’infermiera si chiamava Chisato Hasegawa.


Hasegawa parlava come un uomo, ma aveva un bellissimo corpo con
dei seni molto prosperosi… aveva un sex-appeal e una bellezza forse
eccessivi per dei ragazzi delle superiori in piena pubertà.
«Toujou e Takigawa… solo voi due?».
«Eh? Sì, corretto».
«Ottimo. Se non vi dispiace, posso sedermi al vostro tavolo? A dire il
vero avrei dovuto incontrare un amico, ma ho appena ricevuto una
chiamata. A quanto pare ha alcuni affari urgenti da sbrigare» disse
Hasegawa.
«Visto che ero già qui, pensavo di mangiare da sola, ma gli uomini
degli altri tavoli si sono alzati e uno dopo l’altro e mi hanno chiesto a
turno di mangiare con loro. È davvero tanto triste che una donna
mangi il Yakiniku da sola?».
«Beh, probabilmente…».
«Ah… per nulla, Sensei».
Basara e Takigawa si guardarono e le dissero questo.
«In ogni modo, erano così insistenti che stavo pensando di rinunciare
a pranzare qui e andarmene a casa… il che è un peccato, perché mi
sarebbe piaciuto provare il cibo di questo posto. So che per voi
studenti potrebbe essere spiacevole il fatto che un’insegnante mangi
con voi, ma vi sarei grata nel caso potessi unirmi a voi».
«Ah… in tal caso, non c’è problema per me».
Lo aveva detto in quel modo per lasciare la possibilità a Takigawa di
scusarsi con Hasegawa-sensei e rifiutare la sua proposta. In fondo si
trovavano lì a sostegno della loro formata alleanza. Basara interrogò
Takigawa con uno sguardo che diceva: “E a te?”.
«No, anche a me sta bene, ovviamente. Sa, ci sono un sacco di
persone, studenti e insegnanti, che vorrebbero mangiare con lei,
Hasegawa-sensei».
«…così si dice».
«Capisco. Allora, permettetemi di sedermi».

 
V T
 

 
V T
 

«Okay Sensei. Visto che è tutto a posto, accanto a me è libero».


Takigawa sorrise, offrendo ad Hasegawa di sedersi accanto a lui, ma
quest’ultima prontamente si sedette accanto a Basara con un «Con
permesso».
«Ah, ma stiamo usufruendo del menù all-you-can-eat riservato agli
studenti. Effettivamente condividere il tavolo potrebbe essere…».
«Non ti preoccupare di questo. Anche se il ristorante non ne ha
colpa, non è bello per loro che io abbia avuto i fastidi di prima.
Tenteranno di rimediare in qualche modo».
Proprio come aveva detto, subito dopo che Hasegawa si era seduta al
tavolo, un cameriere era venuto con un asciugamano umido e fresco6,
inchinandosi con un «Ci dispiace». A quanto pareva, il personale era
dispiaciuto per non essere stato in grado di tenere la loro clientela
sotto controllo. Hasegawa ordinò un drink e un paio di tipi di carne.
«Ma poi, non sapevo che questo ristorante avesse un all-you-can-eat
riservato agli studenti. È possibile che i nostri studenti vengano
spesso qui?».
«Ne dubito. Siamo abbastanza distanti dalla scuola e c’è anche la
stazione in mezzo. Ed è vero, è a buon mercato in rapporto alla
qualità, ma rimane ancora un po’ troppo costoso per uno studente che
ogni tanto viene qui».
«Già. Io non sapevo nemmeno di questo posto. L’ho scoperto oggi,
quando Basacchi mi ha portato qui».
«Quindi conoscevi già questo ristorante, Toujou. Vieni qui spesso?».
«No, è la seconda volta questa. Mi sono trasferito qui solo durante le
vacanze estive… ma ero venuto una volta qui con mio padre» disse
Basara «Mio padre è un fotografo professionista e il proprietario di
questo posto pare che sia un suo “fan”. Una volta aveva chiesto una

                                                            
6
Credo che stia parlando del “Oshibori”. In Giappone, nei locali, vengono dati questi
asciugamani puliti e già umidi per permettere ai clienti di “lavarsi le mani” prima di mangiare
senza doversi alzare dal tavolo.

 
V T
 

foto… si tratta di quel paesaggio che c’è all’ingresso. L’ha scattata


mio padre».
E oltre al normale pagamento per la foto, erano stati anche invitati
qui a mangiare gratis.
«Oh, chi avrebbe pensato che in questo ristorante ci fosse un altro
fan di “Jin”».
«Conosce mio padre?».
«Sorpreso? Non sono una fan sfegatata, ma mi piacciono le sue foto.
Un critico disse in una rivista, o in una cosa del genere, che le sue
foto catturano il fascino autentico del soggetto… quell’attimo che
nessun altro riesce a catturare. Beh, quella è arte. Anche un dilettante
può rimanerne affascinato».
«Grazie… Dirò a mio padre le sue parole la prossima volta che lo
vedo».
Detto questo, Basara chinò la testa imbarazzato. Al che, arrivarono la
carne ordinata e le bevande. Dal momento che sia Basara che
Takigawa avevano ordinato altra roba e che il tutto era arrivato
insieme all’ordine di Hasegawa, tutto in una volta il tavolo si riempì
di piatti.
«Bene, allora. È tempo di mangiare».
«Va bene, sarà impegnativo».
E dicendo ciò, le varie carni iniziarono a sfrigolare sulla griglia,
emanando un delizioso profumo. In mezzo a tutto ciò, Basara ricordò
le parole che Hasegawa aveva detto.
Jin aveva lasciato il Villaggio con Basara per proteggerlo. La nuova
strada che Jin aveva scelto lo aveva portato alla macchina
fotografica. Basara aveva sofferto una profonda ferita psichica
scaturita dalla tragedia di cinque anni prima, e vedere le foto di Jin
gli suscitava delle emozioni dal profondo del cuore, salvandolo
numerose volte.
A quel tempo, Jin non era più l’Eroe che aveva salvato il mondo, ma
anche così, rimaneva per Basara l’Eroe che lo aveva salvato.

 
V T
 

Proprio perché aveva visto Jin in quel modo, ora poteva seriamente
pensare che voleva proteggere Mio e Maria.

Basara e Takigawa continuarono a mangiare fino a quando non finì il


tempo. Quel giorno al Yakiniku si concluse con piena soddisfazione.
Dal momento che le loro case si trovavano in direzioni opposte, si
separò da Takigawa non appena lasciato il ristorante.
E in quel momento… Basara stava camminando verso casa al fianco
di Hasegawa.
«Ma davvero non ti dispiace, Toujou?» chiese Hasegawa accanto a
lui «Ti ho chiesto io di potermi sedere accanto a te, avrei dovuto
pagare io il conto».
«No, va bene, davvero. Toccava a me pagare, oggi».
Sarebbe stato privo di significato se Basara non avesse pagato la
parte di Takigawa. Però…
«Eppure…».
Vedendo Hasegawa ancora in disaccordo sulla cosa, Basara fece un
sorriso ironico, pensando a che persona d’onore fosse.
«Allora la prossima volta sarò vostro ospite, in un ristorante di vostra
scelta».
«Mhm… va bene. Se ti sta bene così, t’inviterò un’altra volta».
Uh, non inviterà Takigawa. Beh, avevo pagato la sua parte.
«Ma devo dire… tutti quei discorsi sui “demoni” e sulla “fedeltà”, di
certo parlate di cose strane. Non so se si tratta di un gioco o di un
manga, ma è popolare di questi giorni?».
A quanto pareva aveva sentito la loro conversazione. Anche così,
Basara non andò nel panico. Anche se erano stati ascoltati, la
maggior parte delle persone avrebbe scambiato quella discussione
per un gioco o qualcosa di simile, come aveva fatto Hasegawa.

 
V T
 

Infatti, se avesse risposto con tranquillità, non avrebbe avuto


problemi.
«Beh, sì… È un gioco».
«Capisco. Non ho idea della cosa, quindi va al di là della mia
comprensione, ma di sicuro queste cose prendono molto i giovani. È
così divertente?».
«Beh, dipende dalla persona. Ognuno si diverte a modo suo».
«Credo di sì. Ma mi sei sembrato molto preso da questo, Toujou».
«Cosa glielo fa dire…?».
«Perché sembravi così serio mentre parlavi con Takigawa» sottolineò
Hasegawa con un sorriso ironico.
«…sì, sì… potrebbe avere ragione» disse Basara abbassando lo
sguardo.
«Anche se si tratta di un gioco… non posso proprio permettermi di
perdere».
Non lo stava dicendo con ottimismo. La situazione in cui si
trovavano era davvero grave. L’arrivo di un nuovo osservatore.
L’esistenza di Zolgear, che aveva ucciso i genitori adottivi di Mio. I
vantaggi e i problemi scaturiti dal Contratto tra Padrone e Servo.
C’era un sacco di cose da tenere in considerazione nelle loro future
mosse. In quel momento…
«…Eh?».
Improvvisamente Basara venne avvolto da un morbido calore. Poi
capì il perché.
Hasegawa, che camminava affianco a lui, aveva intrecciato le braccia
intorno al suo collo e l’aveva abbracciato.
I grandi seni di lei avvolsero il suo volto quasi a seppellirlo.
«S-Sensei…?!».
Non sapendo come rispondere a quel gesto improvviso, Basara
divenne leggermente imbarazzato.
«Non muoverti. Va tutto bene, possiamo rimanere così ancora per un
po’» gli disse Hasegawa, quasi a rimproverarlo.

 
V T
 

«Accidenti… Di punto in bianco c’è stato quel silenzio e poi hai fatto
quella faccia così preoccupata. Pensa a come un’insegnante si possa
sentire nel vedere una faccia del genere in un suo allievo».
Pensava di aver represso quell’espressione, ma l’irritazione e
l’impazienza dovevano avergli giocato contro.
«…mi dispiace».
«Non c’è bisogno di scusarsi. Le preoccupazioni sono parte della
vita. Specialmente per un ragazzo della tua età. Ma ricorda, ci sono
persone che non puoi lasciare sole, anche se sei in questo stato».
Basara annuì leggermente, poi si abbandonò alle cure di Hasegawa
per un po’. Quando chiudeva gli occhi, poteva sentire la sua
gentilezza e la sua dolcezza molto di più.
«…grazie. Ora sto bene».
Poco tempo dopo, Basara la ringraziò per la premura. Quindi
Hasegawa lasciò andare la sua testa. Ma anche se Hasegawa aveva
staccato entrambe le mani dal suo collo, subito dopo le intrecciò
intorno alla sua vita.
«Ehm, che… Sensei?».
«Ti ho detto che non posso lasciarti solo. Al limite di ciò che puoi
dirmi, consultati con me».
«Bene, ma…».
Basara inavvertitamente si ritrovò esitante, mentre Hasegawa portava
lentamente il suo volto più vicino.
«O… non vuoi parlarne con me, Toujou?».
Non poteva dirle di no. La preoccupazione di Hasegawa riguardava
esclusivamente Basara. Pertanto…
«A dire il vero.. attualmente mio padre non si trova a casa».
Basara parlò delle sue preoccupazioni… quelle che poteva
permettersi di rivelare.
Ciò che non poteva dire perché avrebbe fatto preoccupare Mio e
Maria, o di cui Takigawa si sarebbe lamentato. L’angoscia di Basara
Toujou.

 
V T
 

«A casa sono l’unico uomo, e se dovesse succedere qualcosa…


voglio proteggere Mio e Maria. …ah, Maria è la sorella minore di
Mio».
«Ok…».
Hasegawa fece un dolce cenno per spingerlo a continuare. Basara
fece un sorriso amaro.
«Ma non è così facile… proteggere veramente qualcosa. Le persone
affrontano ogni tipo di preoccupazione nella vita e alcune di queste
non possono essere dette agli altri. E nel momento in cui si vuole
proteggere qualcuno a discapito di ciò, bisogna mantenere anche dei
segreti. Eppure, a volte, sembra impossibile fare tutto da solo».
Si morse le labbra e strinse con forza i pugni.
«Voglio proteggerle. Qualunque sia l’ostacolo, voglio proteggerle
assolutamente… ma mi sono reso conto ancora una volta quanto sia
difficile farlo per bene. Non importa quanto ci provi, o quanto sia
forte, davanti al futuro rimango comunque un insetto».
Non riusciva proprio a pensare a come far finire bene quella storia.
Ma se fosse riuscito a proteggerle, anche facendo qualcosa di
sgradevole, non si sarebbe lamentato. Perché a prescindere da ciò che
sarebbe successo, ci avrebbe provato con tutto se stesso.
«…ma».
“Essere in grado di proteggerle”. Pensieri come quello lo stavano
facendo impazzire. Non voleva perdere ancora qualcosa di prezioso,
non voleva provare di nuovo il rammarico e il dolore che aveva
provato cinque anni prima.
«…stai pretendendo troppo da te stesso».
Hasegawa, che era rimasta ad ascoltare silenziosamente, parlò.
«Posso intuire le tue preoccupazioni. E anche se non vuoi farle
preoccupare parlando loro delle tue paure… dal momento che stai
facendo tesoro di loro, della tua nuova famiglia, allora dovresti
dirglielo con sincerità».
Dopotutto…

 
V T
 

«Se è qualcosa che non si vuole assolutamente perdere, bisognerebbe


cercare di capire in che situazione e in che posizione ci si trovi. La
cosa più importante è la reciproca fiducia tra protettore e protetto.
Una volta che la si ottiene, a quel punto si può pensare ad una
contromisura. Ma sai… la maggior parte delle volte è impossibile
pensare a tutto. Quindi dovresti capire le tue priorità, quella linea da
dove non ci si vuole proprio ritirare: a quel punto bisognerà solo
proteggerla a prescindere da tutto».
«La linea da dove non ci si vuole proprio ritirare…».
«Già. Per esempio, bisogna sicuramente mantenere dei segreti, ma
non sono i segreti che bisogna proteggere, in teoria. Toujou… devi di
nuovo pensare attentamente a cosa veramente desideri proteggere».
Ciò che voleva proteggere veramente…
Incominciò a rimuginare sulla parole che Hasegawa aveva insinuato
nel suo cuore.
«…ho capito. Farò così» rispose Basara.
Hasegawa annuì soddisfatta: «Bene».
Un attimo dopo, Basara Toujou venne baciato sulla guancia.
«Eh…?».
Quell’evento improvviso gli annebbiò la mente.
«…benedizione e guida… per il futuro…».
Hasegawa aveva allontanato le proprie labbra dalla sua guancia e
aveva borbottato qualcosa. Basara era rimasto inavvertitamente a
bocca aperta.
«S-Sensei…?».
«Ah, scusami. L’ho fatto di riflesso… È un piccolo scongiuro del
paese da cui provengo» disse Hasegawa con un sorriso, quasi a dirgli
di non curarsene. A quel punto lei si staccò da Basara e iniziò a
camminare.
Anche se era sulla guancia, un bacio rimaneva un bacio. In un primo
momento aveva pensato che ci fosse qualcosa dietro, ma a quanto
pareva non c’era nessun significato profondo. E questo lo sollevava.

 
V T
 

Pertanto Basara aveva raggiunto Hasegawa e aveva iniziato a


camminare al suo fianco, seguendo la sua andatura.
E intanto pensava… a ciò che voleva veramente proteggere e in
quale punto non si sarebbe ritirato a prescindere da tutto.

Dopo essersi separato da Basara e Hasegawa, Yahiro Takigawa


iniziò a camminare verso una direzione diversa da quella che lo
avrebbe portato alla sua abitazione.
Era un campo sportivo situato in una zona di cattivo gusto, tra un
impianto di depurazione e uno che si occupava del trattamento di
rifiuti industriali.
In mezzo al prato di quel campo sportivo… nella solitudine
Takigawa si fermò.
Il luogo era buio, visto che gli orari di apertura erano passati da un
pezzo e nessun altro si trovava lì.
Però…
«…ce ne hai messo di tempo».
All’improvviso una voce gutturale comparve alle sue spalle.
«Colpa mia. Ci sono un sacco di abitudini che devo seguire per
sembrare un essere umano».
Takigawa si voltò verso la voce. A quel punto, il Demone che si
trovò di fronte era così enorme che dovette guardare verso l’alto.
Proprio il suo essere così imponente lo rendeva parecchio
intimidatorio.
«E pensare che il rinforzo saresti tu… Valgar».
«Cosa vorresti dire con ciò, Lars? Hai qualche problema con me?».
Takigawa, chiamato con il suo nome da Demone, strinse le spalle e
disse: «Non proprio…».
L’altro giorno Takigawa aveva presentato un rapporto riguardante il
fatto che Mio avesse lasciato andare fuori controllo il potere di

 
V T
 

Wilbert. Un rapporto consegnato alla corrente fazione del Signore


dei Demoni. Esso metteva in chiaro tre punti.
Primo: Mio aveva rilasciato il potere di Wilbert solo
temporaneamente, ergo quel potere non si era ancora risvegliato
completamente.
Secondo: Mio era sorvegliata dalla Tribù degli Eroi, la quale stava
agendo attraverso Yuki.
Terzo: Basara, l’ex-Eroe, era diventato l’attuale famiglia di Mio.
Nel peggiore dei casi la Tribù degli Eroi sarebbe intervenuta, e
questo sarebbe stato fastidioso. Takigawa aveva pensato che
sicuramente i vertici avrebbero deciso per una via pacifica,
nell’ottica di osservare ancora la situazione.
Invece, tra tutte le opzioni, avevano mandato quel bellicoso
combattente di Valgar. Sembrava che l’unica cosa che i vertici
avessero compreso fosse che il potere di Mio avesse iniziato a
svegliarsi. E come previsto…
«…ora andiamo a dare un’occhiata al soggetto».
Valgar provò subito a mettersi in marcia.
«Ehi, ehi. Non puoi averlo detto così all’improvviso, stai per forza
scherzando. È troppo rischioso. Sei appena arrivato e non conosci
nemmeno la situazione, dove pensi di andare come se nulla fosse?».
«Uh? È proprio per questo che voglio controllare la situazione.
Problemi?».
«Ti sto dicendo di non fare per conto tuo. Sei qui per farmi da
supporto, nulla di più. Mi devi ascoltare, ci sono io a capo qui».
«Non me ne frega un cazzo. I piani alti mi hanno mandato qui. Sanno
come mi comporto. E questo mi concede di fare il cazzo che mi
pare».
A quel punto Valgar sorrise.
«Sei così positivo… lo posso fare anche senza quel tuo pensare
mascolino».
Takigawa divenne a quel punto estremamente serio.

 
V T
 

«Avresti dovuto leggere il rapporto. La Tribù degli Eroi si sta già


muovendo. Se li fai agitare con il tuo fare menefreghista,
cominceranno a mobilitarsi sul serio. E se succedesse qualcosa a Mio
Naruse… i vertici ti uccideranno».
«Ehi, ehi. Non essere così spaventoso, Lars. Non voglio mica
combinare un disastro. Ma un ex-Eroe è diventato un familiare di
Mio Naruse, diventando un suo alleato, no? In tal caso dovrei
conoscere per bene la situazione con i miei occhi».
Dicendo così, Valgar scomparve improvvisamente in una folata di
vento.
«Accidenti…».
Con la personalità di Valgar, non si sarebbe limitato ad osservare.
Takigawa pensò se fosse il caso di seguirlo.
In quel momento…
«…aspetta per favore».
Da un lato improvvisamente comparve una voce. Quando Takigawa
spostò il suo sguardo verso la posizione d’origine della voce, vi fu
una distorsione dello spazio a mezz’aria da dove uscì una bella
donna, un Demone. Vedendo il suo aspetto, Takigawa
improvvisamente s’irrigidì.
«…mi avevano detto che solo uno sarebbe venuto in supporto».
«Infatti. Io non sono un tuo rinforzo».
«Allora… cosa porta la mano destra di Sir Zolgear qui?».
Sì, di fronte a Takigawa vi era la sottoposta di Zolgear… la
sottoposta di quel Demone di alta classe che aveva osservato Mio. Il
nome della subordinata era Zest. Era la più fidata tra i servi di
Zolgear, oltre ad essere la più forte e intelligente.
«Sir Zolgear era stato sollevato dall’incarico di osservatore di Mio
Naruse. Anche se sei una sua sottoposta, non ti stai spudoratamente
avvicinando al soggetto senza l’approvazione del Signore dei
Demoni, vero?».

 
V T
 

«Certo che no. Prima che il Signore dei Demoni lo sollevasse dal suo
incarico, il mio padrone Zolgear aveva già fatto i suoi… preparativi.
Lars, dovresti saperlo».
Infatti. Quando Zolgear fu sollevato dal suo incarico, mise una
trappola per Mio Naruse.
E… non era ancora scattata. Takigawa non aveva informato Basara
riguardo ciò.
Si trovava in una situazione dove doveva ponderare ogni parola.
«Sono passati più di sei mesi in questo mondo da allora, e sono
venuta qui a verificare che tutto sia ancora così come dovrebbe
essere… e per questo, ho ricevuto il permesso dal Signore dei
Demoni».
Pertanto, Zest disse:
«In tal senso, ho bisogno di confermare la situazione e i cambiamenti
da quando il mio padrone Zolgear è stato sollevato dal suo incarico.
Mi assisterai nel compito, giusto Lars?».
Takigawa schioccò la lingua davanti agli occhi freddi di lei.
…non va bene.
Se lei avesse indagato, nel peggiore dei casi non solo le sarebbe
venuto fuori qualche sospetto, ma sarebbe stato completamento
esposto.
Aveva preso misure precauzionali per far sì che un terzo non
scoprisse la sua collaborazione con Basara, ma lei non era mica come
Volgar. Zest non era la mano destra di Zolgear per far scena.
Inoltre… Takigawa non aveva menzionato il “Banishing Shift” di
Basara nel suo rapporto. Se fosse saltata fuori, l’esistenza di Basara
sarebbe stata considerata un pericolo. Anche se non c’era garanzia
che avrebbe potuto esiliare il potere di Wilbert latente in Mio, non
era neppure detto che non potesse farlo.
Per questo Takigawa non aveva detto all’altra parte che stava
lavorando anche con lui. C’erano molte cose riguardanti l’abilità di
Basara che Takigawa stesso non conosceva. Se avesse riferito

 
V T
 

qualcosa con noncuranza avrebbe complicato la situazione.


Soprattutto non poteva lasciare che Basara morisse di già. Pertanto…
«La mia missione consiste solo nell’osservare Mio Naruse… non ho
motivo, né obbligo, di lavorare per Sir Zolgear».
Takigawa provò a far sembrare che non avesse capito.
«Non sono venuta per ordine di Sir Zolgear, ma per ordine del
Signore dei Demoni. Quindi dovresti rispettare il suo volere ed
eseguire».
Dicendo ciò, Zest strinse gli occhi.
«…ci sono dei motivi che ti portano a non assistermi?».
Ecco dove stava andando a parare. In tal caso, Takigawa cambiò il
suo piano.
«No, assolutamente. In tal caso sarò lieto di aiutare».
Sorrise a Zest. A prescindere da quello che diceva, Zest avrebbe
comunque agito per conto suo. In tal caso sarebbe stato meglio che,
invece di lasciarla avvicinare alla verità, l’avesse guidata lui stesso il
più lontano possibile da quella verità fastidiosa. Era anche
preoccupato per le azioni di Valgar, ma…
…beh, in bocca al lupo, Basacchi.
Dopotutto, a lui ora toccava un fastidio ancor più grande.

Basara ritornò a casa verso le dieci di sera.


Visto tutto quello che era successo in bagno con Mio, Basara si
diresse verso la sua stanza accompagnato da Maria. Per il momento
ne avrebbe parlato solo con lei. Su cosa fare d’ora in poi… e le sue
preoccupazioni emerse recentemente.
In primis chiese spiegazioni sui vantaggi e gli svantaggi del
Contratto tra Padrone e Servo. A tal proposito:
«Infatti… come hai detto, il Contratto tra Padrone e Servo ha sia
vantaggi che svantaggi».

 
V T
 

Erano l’uno di fronte all’altra con il tavolino in mezzo. Maria stava


seduta su un cuscino e mostrava un’espressione diligente.
«Ma l’attuale fazione del Signore dei Demoni non vuole la morte di
Mio-sama, ma che il potere di Wilbert si risvegli. Visto che
sarebbero nei guai se Mio-sama morisse, ciò a cui dobbiamo stare
attenti è…».
«…un rapimento».
Anche se non volevano ucciderla, era comunque possibile che
decidessero di rapirla e di far risvegliare il suo potere attraverso la
magia o strumenti magici.
Maria annuì.
«Tuttavia, il Contratto tra Padrone e Servo, legando le anime dei due,
permette al padrone e al servo di individuarsi l’un l’altro in ogni
momento. Non solo è più facile la sorveglianza, ma anche nel caso di
un rapimento, diventa semplice venire in soccorso dell’altro. È
proprio come misura precauzionale per un eventuale rapimento che
ho voluto che voi due stipulaste un simile contratto».
Il nemico non poteva permettere che Mio morisse, e cosa più
importante, nel caso in cui fosse stata rapita, la maledizione avrebbe
potuto colpirla con il rischio di ucciderla.
E anche se avessero rischiato e avessero in mente di rapirla,
avrebbero pensato a un modo per salvarla.
In realtà Mio aveva cercato di risolvere da sola la questione, quando
l’altro giorno Basara era stato ferito sul tetto da Takigawa. Non
aveva voluto che altre persone fossero trascinate nella sua battaglia.
Basara era riuscito a localizzare Mio in tempo prima che fosse troppo
tardi, e ci era riuscito proprio grazie al contratto. Naturalmente
Takigawa sapeva che Basara sarebbe arrivato, e a sua volta aveva
perso tempo per far sì che lui potesse arrivare in tempo. Tuttavia,
d’ora in poi, non sarebbe stato tanto facile. Secondo Takigawa, era
stato mandato un nuovo osservatore per Mio.
«Ho capito… ma Maria, perché a suo tempo non ci hai detto tutto?».

 
V T
 

Considerando che non aveva detto nemmeno della maledizione, era


stata fin troppo reticente.
«Mi dispiace… ma vista la personalità di Mio-sama, ho ritenuto che
fosse più saggio non parlarne» disse Maria.
«Mio-sama forse non sarà un modello di onestà, ma è molto gentile
e, soprattutto, molto seria. Se avessi detto che oltre permettervi di
localizzarvi l’un l’altra, avreste potuto anche potenziarvi
all’aumentare della fiducia, lei… avrebbe tentato irragionevolmente
di sfruttarlo e di conseguenza incasinato tutto».
«…ha un senso».
Mio era diversa da Basara, il quale era stato addestrato come Eroe fin
da giovanissimo. Fino a quando i suoi genitori adottivi non erano
stati uccisi, sei mesi prima, aveva vissuto come una normale ragazza.
Chiedere a Mio di gestire con oggettività le proprie emozioni era sia
assurdo che impossibile. Così, invece di dirle la verità con
noncuranza, Maria aveva ritenuto più saggio aspettare che la fiducia
tra loro si sviluppasse naturalmente. Ma…
«Che poi, avresti potuto almeno dirlo a me… Anche se, beh, in
effetti non è che abbiamo passato molto tempo insieme, capisco che
possa essere stato difficile fidarsi di me».
«Oh no, io ho una fiducia assoluta nei tuoi confronti, Basara-san».
«Ma…» disse Maria «Se Mio-sama dovesse scoprire presto o tardi
che solo noi sapevamo della cosa mentre lei ne era all’oscuro, è
possibile che possa smettere di fidarsi del tutto di entrambi».
All’inizio, quando iniziò la convivenza con Mio e Maria, Jin già
sapeva della loro vera identità e dei loro obiettivi, e finse di essere
caduto nell’inganno. Grazie al fatto che solo lui sapeva… il rapporto
tra Basara e le ragazze fu recuperato una volta che le carte furono
svelate. Maria aveva omesso svariate cose riguardanti il contratto per
rispetto verso Basara, e ancor più verso Mio.

 
V T
 

«Perciò mi sarebbe piaciuto tenervelo nascosto, ma… non mi sarei


mai aspettata che saresti andato a indagare sul contratto, Basara-san»
disse Maria, ritenendo il suo un “errore di calcolo”.
«Comunque… chi ti ha detto tutto questo, Basara-san? A parte
l’aumento di potenza all’aumentare della fiducia… che alcuni
Demoni di alta classe per divertimento usino la caratteristica della
succube per i contratti, è cosa nota solo a pochi Demoni».
«Beh, ho i miei metodi… sono un ex-Eroe dopotutto. Anche se sono
stato esiliato dal Villaggio, ho ancora dei contatti e altre cose».
Dal momento che non le poteva raccontare di Takigawa, Basara fece
in modo di nascondere la verità senza per questo mentire.
«Ma per il momento sembra che sia meglio mantenere il contratto,
allora… dobbiamo pianificare le nostre future mosse tenendo questo
a mente».
«Lascia fare a me, Basara-san. Potrà sembrare pretenzioso, ma mi è
venuto in mente il miglior piano possibile per questa cosa» disse
Maria, esprimendo la sua approvazione «Per favore, seguimi».
Dicendo così, invitò Basara verso il fondo della stanza… davanti al
computer. Lo fece sedere sulla sedia di fronte al monitor della
scrivania, e quindi…
«Con permesso».
«E-Ehi, cosa stai…!».
Maria si sedette sopra a uno sconcertato Basara.
Doveva essersi appena fatta il bagno. Maria ora stava indossando
sopra un misero pigiama e solo un paio di pantaloncini sotto.
Avendo ritenuto che la discussione si sarebbe protratta per molto,
Basara si era messo solo una t-shirt e un paio di pantaloncini. In quel
momento rimpianse di aver fatto una simile scelta.
Il morbido materiale di quei pantaloncini e le sue cosce morbide…
entrambe le cose sottolineavano la femminilità di Maria. Il suo corpo
emanava un dolce profumo, derivato dal suo calore corporeo.

 
V T
 

«Ti piace? È l’odore di una ragazza appena uscita dalla vasca da


bagno».
Come se avesse visto il suo tumulto interiore, Maria – sulle gambe di
lui – si voltò. Maria iniziò a sfregare il proprio sedere sulla sua zona
inguinale.
«N-Non esattamente… Comunque, vedi di scendere!».
«No. Ora dobbiamo fare una cosa fondamentale per te e Mio-sama».
Dicendo ciò, Maria accese il computer di Basara.
«Ehi, non…».
Maria, sapendo già cosa fare, mosse il mouse e aprì una cartella del
disco rigido, quindi avviò un programma che Basara non aveva mai
visto prima.
Il software partì mostrando per prima cosa un logo in inglese. E non
appena vide le scritte successive, Basara inavvertitamente spalancò
gli occhi. Lo aveva visto solo per un secondo, ma…
«Maria… ho forse visto male? Penso di aver appena letto: “Questo
gioco è un prodotto di fantasia”».
«Oh ma per favore, Basara-san. Tutti i videogiochi sono
fondamentalmente dei prodotti di finzione».
Sì, giusto. Non poteva negarlo.
«Ma la linea dopo dice: “Alcune scene del gioco, se rifatte nella
realtà, sono punibili per legge”…».
Basara lo disse con un brutto presentimento. Al che, si mostrò
davanti ai suoi occhi… quello.
C’era una ragazza carina… ma purtroppo c’erano diverse cose che
voleva chiedere riguardo alla ragazza.
Primo, perché stava indossando un collare di cuoio con una catena?
Secondo, perché era vestita solo con un intimo alquanto suggestivo?
Terzo, perché alle sue spalle un uomo la stava abbracciando?
E soprattutto, perché la ragazza. anche se si trovava in una simile
situazione, lo guardava con occhi lucidi e in uno stato di estasi?

 
V T
 

Tutte quelle domande furono subito risolte. Il titolo fu alquanto


esplicativo.
“Youth Special Edition – La mia nuova sorellina e io”… era un
gioco erotico.
«Che diavolo hai installato sul mio computer senza permesso?!».
Sei stupida?
O meglio… quello era il gioco che stato messo a mia insaputa sul
mio letto come regalo per il trasloco. La mattina di quel giorno me
la ricordo come la peggiore della mia vita!
Basara la maledisse tra sé.
«Capisco il tuo risentimento verso questo gioco Basara-san. Tuttavia,
trattieniti ti prego. Fallo per il bene di Mio-sama».
«No, in realtà non ho alcun rancore verso questo gioco».
Solo verso quella criminale – cioè te – che ha piazzato quella mina
nel mio letto.
«Che poi, come il gioco possa essere per il bene di Mio…».
«Ti ho detto che, per il futuro, sarebbe meglio aumentare la fiducia
tra te e Mio-sama. Se ciò dovesse accadere naturalmente sarebbe
l’ideale, ma il nemico non aspetterà e tu hai già scoperto diverse cose
riguardo il contratto. Pertanto, possiamo iniziare anche a provare
alcune cose». In altre parole…
«Se aumenteremo di molto la fiducia di Mio-sama, quando poi
scoprirà la verità non sarà più un problema. Nel senso… dovrai
diventare un padrone assoluto per lei. Mio-sama non dovrà mai
opporsi a te… nemmeno nel suo cuore. Dovrà esserti leale fino in
fondo al suo cuore. E considerando quanto lei sia ostinata, non ci
riuscirai solo con la gentilezza. Questo gioco dovrà essere una sorta
di punto di riferimento per asservire Mio-sama».
«…scusami. Questo è un buon momento, quindi ti dirò una cosa che
penso da un po’… Sei un’idiota, vero?».
«Oh mio… dobbiamo combattere l’attuale fazione del Signore dei
Demoni, pur non avendo forza in battaglia. Pertanto, credo che

 
V T
 

attaccare frontalmente sia la decisione più stupida. Non credo che


potremmo permetterci il metodo che preferiamo per vincere, giusto
Basara-san?».
«No… ma non possiamo dimenticarci di Mio. I suoi sentimenti sono
importanti al riguardo».
«In effetti è così. Ma se si dovesse scegliere tra ciò che prova e la sua
vita… la risposta sarebbe alquanto ovvia».
«Questo è… ma poi… la legge? …la morale?».
«E Mio-sama allora sarà protetta dallo Stato e dalle leggi…
diteglielo, alla polizia e ai tribunali: “Aiutateci, siamo braccati dal
Signore dei Demoni”. Non ti dimenticare che gli unici che possono
proteggere Mio-sama siamo noi. Io e te, nessun altro».
«…è vero. Scusami» disse Basara a bassa voce.
«Ma anche così, ho i miei dubbi ad usare un gioco simile come
riferimento… asservire Mio non è l’unica opzione per aumentare la
fiducia, vero?».
«Ci sono anche altre opzioni, ma la maledizione è “afrodisiaco”. Non
credi che sia più saggio sfruttare la cosa? E poi, non ti sto dicendo di
fare proprio come nel gioco. Nella migliore delle ipotesi, usalo solo
come spunto per migliorare il tuo rapporto con Mio-sama».
Dicendo ciò, Maria gli porse il manuale di gioco. Basara in qualche
modo lesse la descrizione del gioco.
«“La tua nuova sorellina è stata colpita da una maledizione
afrodisiaca da un demone. Il suo nuovo modo di fare molto carino la
rende un bersaglio per i ragazzi che le ronzano intorno. Per
proteggerla, il protagonista dovrà cambiare il suo carattere per
adattarla ai suoi gusti. Una volta che il vostro rapporto si sarà
intensificato, non ci sarà ostacolo che vi fermerà. Questo è amore
familiare ai massimi livelli. Ora è tempo di soggiogare la vostra
nuova sorellina!”… ma dove saltano fuori certe cose!».

 
V T
 

«Qui, Basara-san. Mettiti gli auricolari, visto che i dialoghi possono


avere significati diversi a seconda del tono o dell’espressione. Ti
aiuterò, ma mi serve un auricolare».
«Eh? Devo giocare ad un simile gioco, con te sulle mie ginocchia e
condividendo gli auricolari?».
Seriamente? Da ogni punto di vista, era lo scenario peggiore.
«Tienitelo per te. È per Mio-sama».
«…ok. Non importa».
E poi, con Maria sulle ginocchia, la lezione iniziò. Il prologo del
gioco – da solo – durò mezz’ora, spesa nel presentare i personaggi
principali, dove circostanze e sentimenti reciproci non furono
spiegati con una semplice narrazione, ma con varie scene recitate,
dove veniva messo in atto il dramma della loro vita.
Alla fine del prologo, iniziò la sigla del gioco, animata come se fosse
un anime, nella quale la nuova sorellina veniva maledetta, e il
protagonista e la ragazza decidevano di percorrere il sentiero
proibito, poiché, anche se sbagliato, non v’era altra scelta.
Ma il gioco vero e proprio iniziò in quel momento.
Si trovavano nella loro prima notte insieme, e i due stavano avendo
una conversazione imbarazzante. Al che, venne mostrata la prima
schermata dove si poteva scegliere la risposta da dare.
———————————————————————————
#1. Alleggerisci il suo nervosismo comportandoti come sempre.
#2. Comportati da vero gentiluomo.
#3. Non dovresti andarci leggero. Conosci la determinazione di tua
sorella, e per rispondere ai suoi sentimenti, dovrai essere diretto e
brusco con il tuo amore. Senza rimpianti. Perché lo ritieni… una tua
responsabilità, perché sei la sua famiglia, il suo nuovo fratellone.
———————————————————————————
«…che razza di roba è la terza opzione?! Non è una risposta, sembra
che sia stata messa lì come presa in giro».
Che i creatori del gioco fossero degli idioti?

 
V T
 

«Allora scegli l’opzione che ritieni migliore. Mostrami ciò che sai
fare, Basara-san. Ah, ma prima salva la partita. Potremmo ritrovarci
a caricare il salvataggio più avanti» disse Maria sulle sue gambe. Pur
essendo un Demone, sembrava decisamente avvezza a tale genere
videoludico.
…mostrarle ciò che sapeva fare… era più semplice a dirsi che a
farsi.
Pensando razionalmente, scelse la numero 1. In quel momento:
«Ah, lo sapevo» disse delusa Maria.
«Eh? Problemi?» chiese di ripicca Basara.
«Ah, scusa. L’ho detto di riflesso… p-prego, continua pure».
Mentre sentiva che Maria non era soddisfatta della sua scelta, Basara
iniziò a scorrere il testo. La ragazza annuì approvando il
comportamento del protagonista, il quale aveva deciso di prendere le
cose con calma e con ordine. “Non farò nulla, ma questa sera
cerchiamo di dormire insieme”. E con il passare del tempo, la
conversazione continuava e la scena si concludeva. E il giorno
successivo…
«…eh?».
Quando il protagonista si svegliò, la ragazza era scomparsa. Al suo
posto v’era una lettera. Nella lettera si scopriva che lei aveva fatto
una scommessa con il demone per vedere se il protagonista sarebbe
stato coraggioso. E aveva perso. Per questo ora all’inferno lei
sarebbe stata un giocattolo per demoni, ma era comunque felice di
essere stata trattata così gentilmente dal protagonista fino alla fine.
Poi la schermata divenne nera e comparve la scritta: BAD END.
«…che razza di sviluppo è questo?».
«Non ci arrivi? Questa è una tragedia nata dalla tua gentilezza,
Basara-san. Insegna che un uomo non può proteggere una donna solo
essendo gentile con lei. Santo cielo… sei così deplorevole che mi
viene da piangere».

 
V T
 

«Non chiamarmi così solo perché ho fatto una scelta in un gioco


erotico… ma poi, se la prima opzione non va bene per essere troppo
gentile, quindi anche la seconda sarà così…?».
«Ovvio! La vuoi forse tormentare quella povera ragazza? Non mi
aspettavo che volessi andare così sul grottesco. Per caso i tuoi
genitori sono stati uccisi da quella povera ragazza in una tua vita
precedente?».
«Aspetta. Che razza di mia vita precedente ti stai immaginando?».
Avere una vita precedente in cui la co-protagonista di un gioco
erotico ti uccide i genitori… era decisamente triste.
«Accidenti, non c’è proprio speranza…».
Maria sospirò, quindi pose la sua piccola mano sopra quella di
Basara, ottenendo così il controllo del mouse.
«Allora… vediamo di salvarla».
Dicendo ciò, caricò l’ultimo salvataggio. Andando a esclusione,
scelse la terza opzione. Tuttavia, nonostante la sicurezza di Maria,
l’eroina del gioco era sconcertata dal cambiamento di
comportamento del protagonista, e resisteva pesantemente al fare di
lui.
«Vedi? Non era la terza, alla fine».
«Continui? Guarda meglio».
Quando riguardò lo schermo del pc, l’eroina in teoria reticente aveva
accettato l’asservimento e si era sottomessa al protagonista. Non
solo, ma sembrava provare anche del piacere ad essere trattata con la
forza.
«Ascolta, Basara-san. Compresa questa qui… tutte le ragazze
ostinate sono nel profondo delle grandi masochiste una volta uscite
dal guscio».
«Che sciocchezze stai dicendo di punto in bianco?!».
«No, è un dato di fatto. Pertanto, dovrai far uscire Mio dal suo
guscio. Non ti devi preoccupare, farà resistenza solo all’inizio. E poi,
da quello che ho visto, credo che Mio-sama sia molto masochista nel

 
V T
 

suo intimo. È il tipo di persona che una volta dedita a qualcuno,


prova gioia nell’essere trattata con forza da questo, provando piacere
nell’esserne sottomessa».
«Che razza di analisi è questa?! Sei davvero una sua aiutante?».
«Proprio perché sono una sua aiutante vorrei che Mio-sama sia
onesta con se stessa… non voglio vederla fingere di essere una
persona che non è».
Maria gonfiò orgogliosamente il petto.
«Bene, Basara-san… continuiamo. Stai per imparare il giusto metodo
per sottomettere la tua nuova sorellina. E così instaurerai un legame
incrollabile con Mio-sama nel minor tempo possibile».
Dicendo ciò, Maria si rituffò verso il monitor… e a quel punto fu
afferrata da una mano che si estendeva da sopra la spalla di Basara.
Congelandosi, Basara guardò in alto, verso la mano sconosciuta e la
sua origine…
Era Mio, e aveva un freddo sorriso in volto.
«Continuavo a bussare, ma nessuno rispondeva… mi chiedevo il
perché, ma sembra che fosse una conversazione alquanto
interessante».
Sentendo quella gelida voce, il corpo di Maria s’irrigidì. Sudando
freddo, si voltò.
«Mio-sama…».
«…sì?».
«Mi lasci… vorrei spiegarmi…».
«Sì, di’ pure. Sono proprio curiosa di sentire cosa mi dirai».
Ma…
«Hai un minuto prima di elargire le tue scuse, Maria? Non ti
preoccupare, non ci vorrà molto».
Dicendo ciò, Mio si allontanò trascinando Maria, afferrata per la
testa.

 
V T
 

 
V T
 

«Ch-Che… non te ne stare lì impalato, Basara-san! Aiutami… Non ti


ho forse detto che ti avrei insegnato come essere forte? È giunto il
momento di prendere Mio-sama con la forza… ahi, mi fai male, Mio-
sama!».
Mio strinse ancor più forte la testa di Maria, mentre questa si
dimenava. Basara congiunse le mani, quasi a pregare.
«Scusami, ma è semplicemente impossibile. Mi spiace molto, riposa
in pace».
Vedendo Mio che se ne andava, tirò un sospiro di sollievo. «Fiu…
salvo». In quel momento, sulla porta, Mio si voltò.
«Basara… volevo solo dirti… che sei il prossimo».
Lo guardò con uno sguardo tagliente, degno di una grandissima
sadica. L’unica cosa che poteva fare Basara era annuire.
E poi… finita la punizione inflitta a Maria, ci volle diverso tempo
per spiegare il perché di tutta quella storia a Mio. Ci volle del tempo
affinché ne capisse il senso. Furono ore difficili, che ricordarono loro
il valore della vita.

Vi era un qualcosa che all’avanzare della notte diventava sempre più


scuro. Un luogo che mai sarebbe stato raggiunto dal chiaro di luna e
dalle luci delle strade di tutto il mondo.
Oscurità.
Le persone evitano l’oscurità più profonda, là dove nulla si può
vedere. Magnetica oscurità, dove al suo interno si riesce a percepire
il pericolo che cova.
Tuttavia, esistono coloro che amano l’oscurità, a dispetto degli esseri
umani. Questi esseri hanno cercato di rendere l’oscuro abisso il loro
habitat. I Demoni randagi dei bassifondi. Anche tra i Demoni, quelli
di ceto più basso non sono esseri ragionevoli. Si dice sia a causa dei
loro ridotti poteri, ma è più una questione di malvagità in stato

 
V T
 

selvatico. Al fine di evitare una guerra totale con gli Eroi, i Demoni
cercavano di non attaccare troppo gli esseri umani nel mondo umano,
ma il ceto inferiore dei Demoni era mancante dell’intelligenza
necessaria per farlo. Loro seguivano solo i loro istinti.
E in quella notte, quando tutti i negozi avevano chiuso ad eccezione
di quelli alimentari, dei ristoranti per famiglie e dei fast-food,
qualcosa nacque dall’oscurità di un vicolo all’angolo del quartiere
commerciale.
Quel qualcosa si mimetizzò nell’oscurità del vicolo e osservò fisso la
strada principale. Un cacciatore in attesa della preda. E poi… una
giovane donna gli passò davanti.
Il Demone randagio attaccò senza pietà la donna. Un normale essere
umano, privo di speciali abilità, era incapace di vedere un Demone. E
se i Demoni randagi erano più deboli dei Demoni, erano comunque
molto più forti degli esseri umani.
Quella donna era una facile preda per quel Demone randagio.
Incapace di fare resistenza… nessun problema. Almeno in teoria.
Nell’istante successivo fu rilasciato un lampo d’energia che squarciò
il Demone randagio, uccidendolo. E molto probabilmente quella cosa
non si era nemmeno resa conto di essere morta. I resti del Demone
svanirono nel vuoto.
«…lo sapevo, sono molto attratti».
Una voce, quasi a farlo sembrare uno sputo, fece una mezza risata. In
quel momento tre figure emersero da quel buio vicolo, là da dove era
comparso il Demone randagio. Due ragazzi e una ragazza.
«È stato saggio, Takashi? Con una vittima, ci sarebbe stato un
motivo per l’eliminazione» disse informale un giovane uomo sulla
destra.
«Non c’è bisogno di aumentare le vittime inutilmente. Shiba-san, il
Villaggio ha già deciso» disse l’uccisore del Demone, a bassa voce e
palesemente scontento.
Un respiro.

 
V T
 

«Mio Naruse è passata da uno stato di sorveglianza ad uno di


pericolo. Ora è un bersaglio da eliminare».
Così la Tribù degli Eroi aveva deciso, dopo aver ricevuto l’altro
giorno il rapporto di Yuki. Alla luce del pericolo che il possibile
risveglio del potere del precedente Signore dei Demoni portava con
sé, si era deciso in quel modo.
In breve, la figlia del precedente Signore dei Demoni, Mio Naruse,
doveva essere eliminata.
«…e poi, siamo la Tribù degli Eroi. Come potremmo permettere che
una persona muoia davanti ai nostri occhi?».
«Così serio, Takashi… accidenti, lavorare per la giustizia è una tale
pena».
Shiba strinse le spalle con fare scherzoso.
«…non sei d’accordo, Kurumi-chan?».
Si rivolse alla ragazza sul lato opposto al suo, al di là di Takashi, che
si trovava al centro. Lei, senza dire una parola, fissò con lo sguardo
là dove il demone randagio era scomparso.
«…no. È la nostra missione» rispose seccamente Kurumi.
«Com’è raro… vedervi tanto seri e rigidi» disse Shiba in un sorriso
ironico.
«Forse vi disturba? Che Basara sia in mezzo a questa storia?».
Takashi e Kurumi rimasero in silenzio per un po’.
«Beh, siete amici d’infanzia. Siete coetanei. Prima di quell’incidente,
prima di cinque anni fa, eravate sempre insieme. Sono sicuro che ci
sono forte emozioni a scuotervi e che renderà tutto per voi molto più
difficile in mille modi diversi» continuò Shiba.
Ma…
«Siamo volontari. L’abbiamo scelta noi questa missione, pur avendo
sentito il rapporto di Yuki-chan. Vi prego di non mandare tutto
all’aria a causa di qualche rimasuglio di affetto».
«…non c’era bisogno di dirlo» disse Takashi «Ucciderò Mio Naruse,
e non ci sarà pietà per coloro che interferiranno. Fosse pure Basara».

 
V T
 

«…idem. Non ho più alcuna ragione per esitare nei suoi confronti».
Non v’era dubbio nel volto di Kurumi. Perché lei aveva già preso
una strada molto diversa da quella di Basara. Da quel giorno di
cinque anni prima.
«Bene. Sono emozioni vostre, gestitele voi. Non voglio interferire,
sono qui solo come supervisore. Sarete voi due ad occuparvi della
questione, io resterò a guardare» disse ai due, con un sorriso. Quasi a
dire: “Tocca a voi”.
«Bene. Andiamo, allora. Verso il nostro dovere di Eroi, protettori del
mondo…» disse Shiba Kyouichi «…verso l’eliminazione di colei che
potrebbe divenire il prossimo Signore dei Demoni».

 
V T
 

Capitolo 2

Tenendo sentimenti crescenti


Erano successe parecchie cose.
Aveva mangiato un delizioso Yakiniku con Takigawa e con
l’infermiera della scuola Hasegawa, aveva giocato a quel videogioco
erotico di Maria, quindi sia lui che Maria erano stati scoperti da Mio
e ferocemente rimproverati… il giorno dopo.
Si trovava alla “Hijirigasaka Academy”, in piena pausa pranzo.
Basara Toujou era circondato.
Accadde sul retro deserto della scuola, nel cortile interno. Mentre lui
era con le spalle al muro, più di dieci studenti maschi stavano in
piedi e disposti in modo che non potesse fuggire.
Poiché Takigawa era assente quel giorno, Basara si era diretto da
solo verso il negozio della scuola per la pausa pranzo. Era stato
intercettato con un «Sei Toujou, giusto?» lungo il corridoio, come
quando un detective trova il suo sospettato.
Prima che potesse anche solo annuire, gli afferrarono le braccia e
venne trascinato via. Beh, lo stesso Basara intendeva confermare una
cosa, quindi la situazione non gli era così problematica, ma…
«Uhm… vi serve qualcosa?».
Dal momento che erano ragazzi più grandi di lui, Basara pose la
domanda con un tono gentile.
…ho detto così, ma…
Poteva facilmente indovinare la situazione. Mio Naruse, la sua nuova
sorellina, e Yuki Nonaka, una sua amica d’infanzia. Tutte e due
erano sue compagne di classe, ed erano come delle idol all’interno
della scuola, tanto da essere chiamate “Principessa Mio” e
“Principessa Yuki”. Dal momento che Basara si era trasferito da

 
V T
 

poco in quella scuola, non conosceva bene la situazione, ma secondo


Takigawa, quelle due avevano svariati fan appassionati.
«Sembra che tu viva insieme alla Principessa Mio… spero vivamente
che tu non stia facendo nulla di divertente con lei…».
«Abbiamo sentito che la nostra Principessa Yuki ti ha abbracciato.
Davvero siete solo amici d’infanzia?».
Furono due ragazzi a parlare. Dovevano essere rispettivamente il
leader della fazione di Mio e il leader della fazione di Yuki. Le loro
parole si basavano sicuramente sul fatto che consideravano Mio e
Yuki delle loro proprietà.
…dunque questi ragazzi girano veramente loro attorno, eh.
Quelli vivaci, quelli seri, quelli rozzi e quelli frivoli. Tra i fan di Mio
e Yuki c’erano davvero persone di ogni genere. Eppure, in quel
momento, quei ragazzi così diversi parlavano come se fossero un
tutt’uno. I loro sguardi, pieni di ostilità, andavano a rafforzare le
parole che gli avevano detto in quella maniera tanto ferrea.
Detto ciò, quegli occhi non appartenevano a persone manipolate o
non sane di mente.
…non è il caso di sottovalutare la gelosia degli uomini, ma questo
dovrebbe funzionare.
Le emozioni, se portate ai loro estremi, lasciavano dei punti deboli
che si potevano sfruttare facilmente. Basara una volta aveva
controllato che tipo di ragazzi fossero i fan di Mio e Yuki, dato che
potevano essere stati manipolati dai Demoni che braccavano Mio.
Almeno i ragazzi che aveva di fronte non erano un problema.
Beh, visto il futuro di Mio, forse sarebbe stato più sicuro sciogliere
quei gruppi.
E… Basara, anche nel suo stato attuale, avrebbe rischiato di venire
sopraffatto da un tale numero, seppur composto da ragazzi normali.
Basara confermò la posizione e la respirazione dei ragazzi di fronte
ai lui, simulando le loro future azioni nella sua mente.

 
V T
 

Avrebbe mandato K.O. il ragazzo più vicino tramite un passo in


avanti e un colpo del palmo della sua mano sotto il suo mento. Poi
avrebbe colpito i ragazzi ai suoi lati con un colpo all’addome. A quel
punto loro si sarebbero aperti, visto il suo agire improvviso, e lui si
sarebbe mosso in avanti, spingendo via l’avversario che avrebbe
cercato di braccarlo da destra a sinistra. A quel punto altri due
sarebbero caduti a terra. Avvicinandosi a massima velocità verso i
restanti cinque, avrebbe sfruttato il ginocchio del ragazzo davanti a
sé per un salto, e – sfruttando la sua nuca – con un calcio sarebbe poi
atterrato dietro ai due leader, che stavano nelle retrovie. Colpendoli
contemporaneamente al collo li avrebbe mandati K.O. E vendendo i
loro leader crollare a terra, gli ultimi due ragazzi avrebbero perso la
volontà di combattere. E infine, con una lieve minaccia, avrebbero
rinunciato a Mio e a Yuki. Ma…
…sto sicuramente esagerando.
Basara non era più un Eroe. Gli Eroi antepongono la loro missione a
tutto. Lui aveva deciso di proteggere Mio, ma come se fosse la sua
famiglia. E soprattutto, Basara non aveva alcun diritto di negare
l’amore di quei ragazzi di fronte a lui. Nessun ragazzo normale, ad
eccezione di Takigawa, avrebbe veramente conversato con lui,
nemmeno in circostanze normali. Se in quel momento avesse fatto la
scelta sbagliata, non gli sarebbe andata male come nel videogioco
che aveva giocato la notte precedente con Maria, ma avrebbe
peggiorato il suo isolamento, guadagnato lo slogan “Forever Alone”,
e avrebbe dato un BAD END alla vita da liceale che aveva appena
iniziato in quella scuola. In tal senso, rimanere docili senza nemmeno
provare a scappare sarebbe stata la cosa migliore.
Sapendo che tipo di atteggiamento avrebbe dovuto prendere in quel
momento, Basara rimase in silenzio.
«Ehi, di’ qualcosa…!».
Come aveva previsto, un ragazzo, perdendo le staffe, cercò di
afferrare Basara.

 
V T
 

«Mh? Ragazzi, cosa sta succedendo qui?».


Una voce dall’alto. Alzando lo sguardo, scorsero un insegnante che
dal corridoio del secondo piano guardava verso di loro.
Era Mamoru Sakasaki, il coordinatore di classe di Basara.
Vedendolo, i ragazzi…
«Tsk… non stavamo facendo nulla» disse uno schioccando la lingua.
Quindi lo lasciarono andare e si allontanarono.
A quanto pareva questa volta lo avrebbero risparmiato. Sakasaki li
seguì con lo sguardo, quindi si rivolse a Basara.
«Accidenti. A quanto pare i fan di Naruse e Nonaka sono venuti a
prenderti, Toujou».
«Già, beh… immagino che sia così».
Basara alzò lo sguardo verso Sakasaki dopo aver dato una risposta
accettabile.
«Ma mi ha salvato, Sensei. Grazie».
«Non ho fatto nulla. In realtà avrei voluto avvertirli adeguatamente,
ma non vorrei che ciò ti mettesse in una situazione ben peggiore»
disse Sakasaki con un sorriso ironico.
«Ma se ti fanno qualcosa… no. Se sembra che vogliano farti
qualcosa, avvertimi subito».
«…certo. Grazie».
Quando Basara rispose con un cenno di capo, Sakasaki disse un «Ci
vediamo» e scomparve nel corridoio.
«Adesso, allora… devo sbrigarmi a raggiungere il negozio».
Non aveva voglia di sorbirsi le lezioni pomeridiane senza aver
pranzato. Velocemente si incamminò verso la propria destinazione
nella speranza che non avessero già finito tutto.
«…Basara».
Una calma voce lo chiamò e lui si fermò. La ragazza che apparve
dalle ombre degli alberi del cortile interno era…
«Yuki… capisco. Hai chiamato tu il professore».

 
V T
 

«Già… ho immaginato che sarebbe stato meglio che intervenire


personalmente».
Yuki annuì. In effetti alcuni di loro erano fan di Yuki. Se Yuki
avesse difeso Basara le cose si sarebbero fatte ancor più complicate.
Aveva ritenuto che far intervenire una terza parte, Sakasaki, sarebbe
stata la scelta migliore.
«Grazie per l’aiuto… che succede?».
La sua amica d’infanzia lo stava fissando in silenzio.
«…in realtà ho da chiederti una cortesia, per questo ti cercavo».
«Una cortesia? Sei un po’ troppo formale…».
«Mi piacerebbe che tu mi accompagnassi in un posto, il prossimo
fine settimana… sei occupato Basara?»
«No, non ho nulla in programma».
Al che, Yuki disse: «Bene, sono felice» e gli afferrò strettamente la
manica della divisa.
A quel punto Yuki disse con un tono tranquillo e cristallino:
«Abbiamo un appuntamento allora, Basara… noi due da soli».

E arrivò la mattina del sabato.


Uscito di casa, Basara si diresse verso il luogo dove doveva
incontrarsi con Yuki.
Il cielo era perfetto per un appuntamento.
Si erano accordati per le dieci di fronte alla stazione.
Pur arrivando con dieci minuti in anticipo, Yuki era già lì.
«Buongiorno, Basara».
Dal momento che era un giorno festivo, Yuki stava indossando degli
abiti casual. Fino a quel momento l’aveva vista solo in uniforme
scolastica, e in tal senso quei vestiti le avevano dato una nuova
immagine.

 
V T
 

Detto questo, la sua personalità aveva inciso nella scelta


dell’abbigliamento. La combinazione dei vestiti, tra cui un cardigan
un po’ scuro, incarnava la docile personalità di Yuki. Tuttavia, la sua
carnagione chiara non poteva essere sottomessa da dei comuni abiti.
In realtà, molti passanti per un po’ si erano ritrovati a guardare
affascinati Yuki. Tra quelli, alcuni si erano addirittura fermati.
Basara si sentì un po’ superiore.
«Buongiorno, Yuki… Pensavo di arrivare per primo, ma… Ti ho
fatto aspettare?».
«No, sono solo arrivata anch’io un po’ prima».
Yuki scosse la testa.
«Un po’ prima… quanto di preciso?».
«…un’ora».
«Eh… così tanto?».
Cavolo, era arrivata troppo presto. Tant’è che non si sentiva più
felice nel pensare che lo aveva aspettato, ma in colpa.
«Mi avresti dovuto chiamare, sarei venuto prima anch’io allora».
«Va bene così. Volevo aspettarti».
«Ah, ok… se è quello che volevi… ma Yuki, chiamami la prossima
volta che arrivi in anticipo. Non voglio che le persone perdano tempo
ad aspettarmi».
«La prossima volta…».
Ripetendo come un pappagallo, l’espressione di Yuki un po’
s’illuminò.
«Ok… la prossima volta lo farò».
«Sì, per favore. Ok, andiamo allora».
Dicendo ciò, Yuki e Basara iniziarono a camminare verso i cancelli
girevoli7 della stazione.
Erano diretti al quartiere commerciale, nel centro cittadino.

                                                            
7
“Ticket Gate”.

 
V T
 

Visto che era un giorno festivo, le persone – dirette anche loro in


centro – affollavano la piattaforma.
Si allinearono in una fila relativamente corta, e il treno arrivò alla
stazione in leggero anticipo8.
Tuttavia il treno era già pieno quando salirono Basara e Yuki, e il
numero di passeggeri stava aumentando progressivamente. Tutti i
posti a sedere erano stati occupati e non c’erano più corrimano e
cinghie libere.
In qualche modo Basara riuscì ad arrivare con Yuki alla porta che
portava al vagone successivo.
Yuki si appoggiò alla porta e Basara si ritrovò a farle da scudo in
piedi di fronte a lei. Anche così, lo spazio sul treno era limitato, e
questo aveva portato i loro corpi a toccarsi direttamente, a
prescindere dalla loro volontà.
…ugh, questa cosa è…
Una fortunata… no, piuttosto quella era una posizione sfortunata.
Stava iniziando a mostrare fisicamente quello che istintivamente
provava per Yuki, ma non poteva fare a meno di sentire il calore e la
morbidezza del corpo di lei, o il suo dolce profumo.
«Ehm… tutto bene, Yuki?».
Poiché il treno aveva iniziato a muoversi, Basara lo chiese mentre era
diventato un po’ rosso.
«Sì, tutto bene, tu invece…?».
«Anch’i-io?!» allo scuotersi del treno, la folla spinse Basara in
avanti, contro Yuki.
«Ah…».
«S-Scusa!».
Yuki diventò rossa ed emise un gemito. Basara si scusò in fretta.
Erano comunque appoggiati l’uno all’altra, ma si trovavano in una
posizione ancor più incredibile. La sua gamba destra, o più

                                                            
8
Treni puntuali e file ordinate. Praticamente il Giappone per noi è tipo Narnia.

 
V T
 

precisamente il suo ginocchio, era andata ad insinuarsi tra le cosce di


Yuki.
…esattamente sotto la gonna di Yuki.
…uwah, questa è…
La morbida sensazione che percepiva ai lati del suo ginocchio
proveniva sicuramente dalle cosce di Yuki. Ma se era così, allora
quella cosa che sentiva sopra il ginocchio era…
«Mm… Basara, la tua gamba… sta toccando…».
«S-Scusa…!».
Si trovavano in una scandalosa situazione del tipo “sta toccando”:
ogni volta che una leggera scossa arrivava dal treno, Yuki emetteva
un gemito, tremando leggermente con tutto il corpo.
Tutto ciò andava al di là del concetto di “imbarazzante”.
Basara cercò di portare indietro la gamba in qualche modo, ma dal
momento che c’erano delle persone dietro di lui, non aveva lo spazio
per muoversi, e ogni volta che ci provava veniva respinto in avanti.
Non rinunciando, ci aveva provato numerose volte, al che Yuki si
aggrappò saldamente al suo petto. Mentre arrossiva per l’imbarazzo,
guardò in basso.
«B-Basara… muovendoti così tanto… ti ci stai sfregando contro».
Lo disse con una fragile voce. Comprendendo cosa volesse dire, il
battito di Basara accelerò tutto d’un tratto.
«…s-scusami! Non era quello che volevo… che… ch-che devo
fare?».
«Resta fermo… mm, così penso che… andrà tutto bene».
«V-Va bene… c’è qualcos’altro che posso fare?».
«Le braccia… dietro alla mia schiena… abbracciami… giusto per un
po’».
«…eh? Pe-Perché…?».
«Perché sto contro la porta… è un po’ doloroso».
Ah, giusto. E poi non aveva altra scelta. In una situazione simile non
poteva scegliere. Non aveva scelta.

 
V T
 

«O-Okay, scusami allora…».


Come Yuki gli aveva chiesto, Basara intrecciò le braccia intorno alla
sua schiena e l’abbracciò.
A quel punto, un piccolo spazio si creò tra Yuki e la porta.
«A-Allora?».
«Mm… un po’ meglio».
A quelle parole, Basara fece un sospiro di sollievo, ma il suo battito
cardiaco non voleva saperne di calmarsi.
Il corpo di Yuki era caldo, morbido ed emanava un dolce profumo…
e soprattutto… la gamba destra di Basara era ancora tra le cosce di
Yuki Nonaka.

Nel vagone successivo, due ragazze stavano spiando Basara e Yuki.


Subito dopo che Basara era uscito di casa, Mio e Maria l’avevano
seguito.
«Abbracciarsi in treno… quei due si stanno comportando già come
una stupida coppietta».
«…».
«Cosa facciamo, Mio-sama? Per il momento dobbiamo tenere…
Mio-sama?».
«…».
«Mio-sa… oh?! Ahi. Mio-sama, quello non è il corrimano, ma il mio
polso. Il mio polso, mi senti?!».
«O-Oh-oh. Aveva detto che sarebbe uscito con Nonaka, ma fare di
già una cosa simile in treno…».
Mentre cercava di calmarsi il più possibile, Mio stringeva la mano
destra allo stesso modo, il più possibile.
«Ahii! Si calmi, Mio-sama! Di questo passo il mio polso si
romperà!».
La voce di Maria, che era alle strette, non riuscì a raggiungere le
orecchie di Mio.

 
V T
 

Dopotutto, al di là delle doppie porte, Basara stava abbracciando


Yuki.
La sera prima, a cena, Basara le aveva detto che sarebbe uscito con
Yuki. Quando le aveva chiesto se poteva, lei non era riuscita a dirgli
di no. Certo, Mio e Basara erano una famiglia, e lui aveva promesso
di proteggerla. Avevano formato anche un Contratto tra Padrone e
Servo, anche se il tutto era andato diversamente da quanto aveva
preventivato. Tuttavia, Mio non aveva il diritto di trattenere Basara
tutte le ore per ogni giorno della settimana solo per questo. Ma…
…h-ho comunque il diritto a preoccuparmi.
Non che avesse intenzione di interrompere l’appuntamento di Basara
e Yuki. Molto era accaduto tra Yuki e Mio, visto le loro differenti
posizioni, ma tra la battaglia sul tetto e quella nel parco con la
maschera bianca, erano arrivati a capirsi un po’ l’un l’altra.
Tuttavia, Yuki era troppo assertiva nelle cose più strane. Come
quando nel rivedersi aveva improvvisamente abbracciato Basara, o
quando, venendo a casa loro una mattina, era entrata nel bagno con
Basara. Non era folle pensare che se fosse stata tutta sola con lui,
avrebbe fatto cose ancor più impensabili.
In tal senso, il suo pedinarli era giustificato. L’altro giorno la
maledizione si era attivata a causa della gelosia che aveva provato
nel pensare che Basara fosse tutto da solo con Yuki, ma ora quel
problema non c’era… in altre parole…
«Sì… non c’è dubbio. Non sono gelosa… o simili» borbottò Mio.
«Sì, ti capisco! Sei solo preoccupata per Basara-san! Dunque, Mio-
sama, ti prego, lasciami il polso, solo un po’, ok? La mia mano
sinistra non sta ricevendo più il sangue, sta diventando viola, non
vedi?!» supplicò Maria con le lacrime agli occhi.
Arrivati a una stazione, il treno si fermò.
«Ah, stanno scendendo! Come pensavo, faranno il cambio di treno
qui. Andiamo, Maria!».

 
V T
 

All’inseguimento di Basara e Yuki, anche Mio scese dal treno.


Aveva saldamente afferrato la mano sinistra di Maria per non
separarsi da lei, al che poté sentire il breve strillo «HGG9!!?» di
Maria insieme ad un “crack” consequenziale alla sua azione.
Ma non diede peso alla cosa.
Attraverso il Contratto Padrone e Servo, sarebbe stata in grado di
individuare Basara se avesse voluto, ma non avrebbe saputo cosa
avrebbe poi fatto laggiù. In tal senso, non poteva permettersi di
distogliere lo sguardo da Basara e da Yuki neanche per un secondo.

Cambiato treno, arrivarono alla stazione giusta dopo i previsti


quaranta minuti.
Mancava poco a mezzogiorno.
Yuki suggerì di pranzare prima del previsto e Basara concordò con
lei. Non che a Yuki piacessero i fast-food, ma riteneva che per un
paio di liceali non esistesse luogo più adatto per mangiare.
Nonaka Yuki aveva vissuto fino a poco tempo prima come un Eroe.
Non aveva idea di come fosse la normale vita di una liceale.
Stava frequentando un liceo di Tokyo solo perché le era stato
ordinato di osservare la figlia del precedente Signore dei Demoni, e
cioè Mio Naruse. Il fatto che si trovasse lì era legato solo a quella
missione.
…ma solo per oggi.
Almeno oggi… voleva essere una ragazza normale.
Era una città piena di giovani, e si trovavano anche in un giorno
festivo… il locale era già affollato.

                                                            
9
Credo che sia un verso che contenga al suo interno un numero tendente a infinito di
bestemmie, ma potrei sbagliarmi.

 
V T
 

Yuki non amava i posti affollati e rumorosi, ma i tavoli vicini erano


pieni di coppiette e, soprattutto, Basara stava mangiando un
hamburger proprio davanti a lei. In tal senso…
«…».
«Mh? Qualcosa non va?».
Era riuscito ad avvertire il suo inquieto stato d’animo. Basara la
guardò perplesso mentre Yuki scuoteva la testa con un «No».
Non era abituata al gusto dell’hamburger o a bere cola, ma anche
così, Nonaka Yuki cercò di assaporare quei sapori come un ricordo
importante tra lei e Basara.
Quando lasciarono il locale dopo il pranzo, si diressero verso il punto
chiave della giornata: lo shopping.
Si addentrarono all’interno di un centro commerciale pieno di negozi
di moda. L’edificio era abbastanza famoso da essere usato come
punto di riferimento.
«Wow…» borbottò Basara accanto a lei, sopraffatto dalla quantità di
ragazze presenti. Il centro commerciale era infatti pieno di ragazze
alla ricerca delle mode più popolari. E la forte musica di sottofondo
aveva reso il posto alquanto vivace.
Tuttavia era sorto un problema. Mentre si stava dirigendo verso gli
ascensori, superarono in breve alcuni negozi… e il punto stava lì:
Yuki non aveva idea di dove andare.
…sbadata.
Aveva pensato che se fosse venuta qui, avrebbe trovato dei vestiti
senza problemi. Il primo piano aveva uno stand informativo, ma,
onestamente, lei non sapeva nemmeno cosa chiedere.
Non sapendo cosa fare, Yuki per la prima volta si mostrò debole.
«Ciao! Siete alla ricerca di qualcosa?».
Improvvisamente la commessa di un negozio li chiamò.

Mio osservava la scena da lontano.

 
V T
 

Doveva essere stata una situazione imprevista. Yuki era ovviamente


nel panico per la situazione che si era formata all’improvviso.
La commessa di un negozio aveva iniziato a parlare con Yuki e
Basara.
«Scusatemi se vi ho chiamato… ti ho vista turbata, volevo aiutare»
disse l’impiegata del negozio con un sorriso spensierato.
«Per cosa siete qui? Sembri esitante, quindi stai solo dando uno
sguardo in giro senza nessuno scopo specifico? Se è così perché non
dai un’occhiata ai nostri prodotti? Abbiamo diversi articoli
provenienti dalla nostra nuova collezione invernale».
«Ehm… ma».
Tuttavia Yuki si mostrò esitante. Perché quella che l’aveva chiamata
era un’impiegata di un negozio che vendeva per lo più indumenti
Street Style dai colori vivaci.
Non era proprio il genere di indumenti preferito da Yuki. Da quel
che sapeva Mio, Yuki vestiva in maniera più tranquilla.
Era venuta nella “terra santa della moda giovanile” solo per il suo
appuntamento con Basara, ma…
…deve essere stata presa per un bersaglio facile.
Mio aveva intuito l’obiettivo della commessa. Yuki ovviamente
emanava un’aura che faceva intendere che non fosse solita a quei
luoghi.
Come l’impiegata aveva detto, si trovavano nel periodo in cui si
iniziavano a vendere le nuove collezioni invernali. Per i negozi,
quella era la stagione più redditizia, e pertanto la quota minima di
vendita era più difficile da soddisfare.
Per questo, alcuni impiegati iniziavano volontariamente a pressare i
clienti con lo scopo di vendere tutto il vendibile. L’impiegata
continuava a parlare senza sosta con lo scopo di ottenere un risultato
tangibile.
«Fa parte del mio lavora aiutare le persone a vestire, sai?
Sicuramente ti posso aiutare. Per esempio, questa ti starebbe una

 
V T
 

favola» disse afferrando rapidamente una giacchetta con cappuccio


da un vicino scaffale. Lo sollevò contro il corpo di Yuki.
«Vedi, assolutamente fantastico. Si adatta con un sacco di abiti,
potresti fare veramente molte combinazioni».
Davvero terrificante. L’impiegata del negozio stava raccomandando
una giacchetta con cappuccio color rosa shocking con tanto di lamé.
Era stato possibile per lei consigliarlo grazie all’animo mite di Yuki.
Inoltre…
«Le dice che sta bene anche con altri vestiti solo perché vuole
venderle altri vestiti…» borbottò Mio.
A partire da quella giacchetta, l’impiegata era intenzionata a vendere
probabilmente tutto un set di articoli della collezione.
Vedendo l’impiegata tanto persistente, Maria accanto a lei disse:
«L’amica d’infanzia di Basara-san sembra turbata, ma non è che lui
la stia aiutando poi molto, eh?».
Da quanto vedevano, Basara si stava grattando la testa vicino a Yuki,
non sapendo cosa fare.
«No… ha cercato di offrire il suo aiuto per un po’. Ma sembra che
neanche lui sia abituato a questo genere di cose, e per di più la
commessa è una donna, quindi non sa come approcciarsi».
Sicuramente era troppo aspettarsi che, in una simile situazione,
Basara, un ragazzo, riuscisse a fare qualcosa che nemmeno Yuki, una
ragazza, riusciva a fare.
…bene.
Il turbamento di Yuki non la smuoveva minimamente.
E neanche la situazione di Basara non le dava preoccupazione. Prima
sul treno si era gettato addosso a Yuki… in quel modo… un po’ di
problemi se li meritava proprio.
Mio semplicemente stava guardando la scena da lontano senza
alcuna intenzione di aiutarli. Però…
«…».
«Mio-s…sama?».

 
V T
 

Mio sentì Maria che la chiamava alle sue spalle. Strano, credeva che
fosse accanto a lei.
Prima che se ne rendesse conto, si era mossa in avanti. Vivacemente
si frappose tra Yuki e l’impiegata.
«Scusa per averti fatto aspettare, Nonaka!» disse prendendo il
braccio di Yuki e la trascinò via.
«Ok, andiamo».
«…eh?».
Yuki era rimasta sorpresa dalla sua improvvisa apparizione. Lo
stesso valeva per Basara, accanto a lei. Tuttavia Mio non si
preoccupò di questo. Tirando il braccio di Yuki, cercò di allontanarsi
dal negozio. Ma le sue gambe, che stavano cercando di muoversi in
avanti vennero fermate contro la sua volontà. L’impiegato aveva
afferrato l’altro braccio di Yuki.
«Ah, sei una sua amica? Che ne dici vedere tutti insieme quest’altri
articoli? La tua amica sembrava interessata alla nuova collezione».
La negoziante aveva sicuramente esperienza. Non avrebbe lasciato
andare la preda che tanto facilmente era caduta nella sua rete. Anche
se nella sua bocca si era formato un sorriso amichevole, inchiodò
Mio con uno sguardo tagliente. Tuttavia, anche Mio mostrò un
sorriso amichevole.
«No, grazie».
«Ma questo…».
«No, grazie».
«Ehi, almeno dia un’occhiata a questo!».
«No, grazie».
Nel momento in cui continuò a ripetere quelle brevi parole verso
quell’impiegata insistente, quest’ultima fu costretta in breve tempo a
lasciar andare Yuki. Doveva aver realizzato che indifferentemente da
ciò che avrebbe potuto dire, non avrebbe venduto nulla.
A quel punto, da vera professionista, mostrò un sorriso alla loro
uscita e disse:

 
V T
 

«Sarete sempre i benvenuti».


Appena Mio raggiunse la zona degli ascensori, lontana dai negozi,
lasciò andare il braccio di Yuki.
«…vi dico solo che è stata una coincidenza!» disse gridando, dopo
aver superato Basara – che tranquillamente aveva seguito Yuki – ed
essersi voltata.
«Ehm… Mio?».
«È stato solo un caso! Stavo facendo shopping con Maria, quando vi
ho visti per caso. E da quanto eravate messi male non ho avuto
scelta… davvero! Solo questo!».
«Si calmi, Mio-sama. Se si agita troppo, si scaverà la fossa da sola».
«…non sono agitata» gridò Mio, tutta rossa in volto.
Non andava bene.
Agire istintivamente alla fine non era stato un dramma, ma si era
mossa senza pensare ad una scusa, e così era ritrovata ora a dire un
mare di scemenze.
…ma, voglio dire…
Non c’era soluzione. Il suo corpo si era mosso di riflesso.
Perché probabilmente non voleva perdere contro Yuki.
Durante la battaglia al parco, l’altro giorno, Yuki aveva aiutato Mio,
pur non essendone obbligata. Ed era successo anche se Yuki non
poteva perdonarla per aver messo Basara in una situazione in cui
poteva essere ucciso.
Per questo, poco prima, Mio aveva avuto la sensazione che se avesse
ignorato Yuki in una evidente difficoltà, avrebbe perso contro di lei.
Sì, sicuramente era successo a causa della suo carattere. Mio Naruse
non aveva voluto perdere contro Yuki Nonaka… tutto qui.
«Comunque grazie. Per come stava andando la situazione, alla fine ci
avrebbe convinto a comprare… giusto, Yuki?» disse Basara con un
sospiro.
«…».
Accanto a lui, Yuki annuì senza dire nulla.

 
V T
 

Il suo volto un po’ frustrato non era dovuto al fatto che fosse stata
aiutata da Mio, ma dalla consapevolezza che era stata la sua stessa
negligenza a metterla nella condizione di dover usufruire di un aiuto.
«Allora… come sta andando, Yuki? C’è qualche negozio che ti
interessa?».
Sentendo Yuki rispondere con tranquillità, Basara ammorbidì la sua
espressione.
«Ok… quindi cosa facciamo, Yuki? Continuiamo a dare un’occhiata
in giro?».
Yuki rimase in silenzio alla domanda di Basara. Il suo sembrava più
un conflitto interiore che una riflessione. A quel punto:
«Uhm… se volete, possiamo accompagnarvi?» chiese all’improvviso
Maria.
«Ehi, Maria?!» esclamò Mio con voce agitata.
Maria rimase calma.
«No, voglio dire… voi due non siete abituati a posti come questo,
no? Ma se Mio-sama venisse con voi, situazioni come quella di
prima verrebbero facilmente evitate».
«Beh, sì… ma…».
Ma Yuki non avrebbe mai accettato una proposta simile, visto che
avrebbe potuto interferire con il suo appuntamento.
«Yuki, che ne dici…?» le chiese Basara.
Yuki rimase un po’ in silenzio, quindi chiuse gli occhi.
«…va bene».
Le ci volle poco tempo per accettare la proposta di Maria, ma lo fece
con un tono che dava l’idea che stesse rinunciando a qualcosa.
E quando Yuki aprì tranquillamente gli occhi, disse fissando Mio:
«Naruse-san… se non ti crea problemi, mi aiuteresti a comprare dei
vestiti?».
Mio accolse la richiesta di Yuki.
Non era così restia dall’aiutare Yuki: se lo fosse stata, non avrebbe
l’avrebbe aiutata poco prima con la commessa.

 
V T
 

Grazie a lei, successivamente lo shopping andò relativamente bene.


Dopo aver ascoltato i pareri di Yuki, Mio la guidò per i negozi che
vendevano abiti in linea con il suo gusto.
Gestendo abilmente i commessi dei negozi, scelsero insieme gli abiti
per Yuki. Alla fine:
«…qui, che ne dici di questo?».
Visto che Yuki non sapeva come indossarlo nel modo giusto, Mio
entrò nel camerino con lei e la aiutò a indossare i vestiti scelti.
Di norma sarebbe stato compito della commessa di turno, ma Yuki
aveva chiesto espressamente a Mio, probabilmente ancora
condizionata dall’incidente capitato con quella commessa insistente.
«Sì… Ti sta bene, veramente».
Guardando una raffinata se stessa, Yuki annuì. Quelle guance
leggermente arrossate provavano che fosse soddisfatta della scelta di
Mio.
«…Basara, guarda».
Aprendo la tendina del camerino, Yuki ne uscì e fece una piroetta di
fronte a Basara.
«Mh? Ooh… Carino. Questo tipo di abiti ti sta bene».
Basara inavvertitamente le fece dei complimenti, e Yuki ammorbidì
la propria espressione con un felice «Mm». Il volto di Yuki sembrava
quello di una normale ragazza, un volto che non avrebbe mai dovuto
mostrare a Mio.
A tal proposito, Maria si avvicinò a Mio e le sussurrò all’orecchio.
«Sicura di voler essere tanto gentile con il vostro nemico, Mio-
sama?».
«…ma guarda un po’, non eri forse tu ad aver suggerito tutto ciò?».
«Beh, sì. Ma… anche così, perché la stai aiutando con tanto
impegno? Lo sai che userà quei vestiti per sedurre Basara-san».
«Comunque, va contro i miei principi cadere così in basso e
consigliare qualcosa di brutto».

 
V T
 

 
V T
 

Una promessa tra ragazze. Non voleva fare qualcosa senza essercisi
impegnata, e soprattutto, se l’avesse colpita con un colpo basso,
sarebbe stato per Mio come accettare di essere inferiore a Yuki. E
questo era inaccettabile.
Dopo che Yuki aveva finito di mostrare a Basara i vestiti scelti da
Mio per lei, ritornò nel camerino soddisfatta.
Quindi si svestì, rimanendo solo in biancheria intima. La linea alta e
slanciata di Yuki era alquanto impressionante. Mio, accanto a quel
corpo aggraziato, la guardò attraverso lo specchio.
…dopotutto lei è davvero carina.
Mio divenne consapevole ancora una volta del fascino di Yuki.
Mio non aveva la carnagione perlacea di Yuki. Le curve di lei erano
diverse dalle sue, e – anche se erano entrambe ragazze – Mio ne era
un po’ affascinata.
Aveva capito perché anche lei avesse un fan-club a scuola.
Ma non era invidiosa.
Ogni persona aveva un fascino tutto suo, un po’ come per i vestiti.
Mio aveva un suo fascino ed era convinta che non avrebbe perso
contro Yuki.
…ben più importante.
Era rimasta sorpresa dal fatto che fosse stata Yuki a chiedere a lei e a
Maria di accompagnarla. In teoria erano nel bel mezzo
dell’importante appuntamento tra lei e Basara.
Quella commessa insistente aveva di sicuro indebolito la sua
determinazione, ma Yuki avrebbe comunque dovuto sfruttare
l’occasione per stare da sola con Basara.
In tal senso, avrebbe dovuto cercare di respingere Mio e non
chiederle aiuto. Eppure, Yuki, con onestà, espresse la sua gratitudine.
«Grazie, Naruse-san».
«Nessun problema… ho solo aiutato l’impiegata a trovarti qualche
vestito adatto. Nulla di speciale».

 
V T
 

Alla risposta brusca di Mio, Yuki scosse la testa con un «No».


Abbassando lo sguardo:
«Non è solo questo. Io non sono mai venuta in un posto del genere
prima… al Villaggio l’unica cosa che facevo era allenarmi. Quindi,
non ho idea di come sia un vero appuntamento».
«…capisco».
«Mi basta stare con Basara per essere felice… ma credo che per lui
sia noioso. In fondo lui si è abituato ad avere una vita normale».
Sentendo ciò dalla calma voce di Yuki, Mio ancora una volta
realizzò che lei era un Eroe.
E… che invece lei fosse la figlia del precedente Signore dei Demoni,
erede del suo potere.
Tuttavia, loro due si erano ritrovate ad essere quello che erano in
maniera diversa.
Mio aveva scoperto della sua stirpe sei mesi prima, il giorno in cui
morirono i suoi genitori adottivi. Era davvero convinta che loro
fossero i suoi genitori e, fino a quel momento, lei aveva vissuto come
una ragazza normale.
Una normale vita con una normale felicità.
Al contrario, Yuki era a conoscenza della propria situazione sin dalla
nascita ed era stata addestrata per quello scopo.
Ma sarebbe stato improprio credere che ciò fosse una sfortuna. La
Tribù degli Eroi aveva la missione di combattere per la protezione
del mondo, ma ovviamente ciò non rendeva le loro vite piene di
tristezza.
…ma.
Anche così, sicuramente sarà capitato ad ogni Eroe di provare
nostalgia nei confronti della felicità della gente comune.
Quando Mio inavvertitamente tacque, Yuki disse con una voce
fredda, quasi come se i pensieri di Mio fossero leggibili dal suo
volto.

 
V T
 

«Non è qualcosa di cui preoccuparsi. Grazie a te, ho potuto comprare


dei vestiti per sedurre Basara».
«Sedurre… Adesso tu…».
«E ho anche imparato qualcosa riguardo agli appuntamenti. Con le
esperienze di oggi, il prossimo appuntamento con Basara sarà
migliore… e saremo solo noi due».
Yuki lo aveva detto con nonchalance. Mio non poteva di certo
ignorare la cosa.
«Ehi, stai pianificando di andare a un altro appuntamento con
Basara?».
«Certo. Ora però… guidami al prossimo negozio e scegli qualche
vestito per me»10.
Questa ragazza… per averle chiesto un favore, il suo era un
atteggiamento fin troppo arrogante. Comunque…
«Bene… andiamo».
Accettando senza esitazione la sfida di Yuki, Mio sorrise senza
paura.
Aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta fino alla fine. Non
avrebbe esitato. Ma Yuki avrebbe fatto bene a non dimenticarsene.
Comprare dei nuovi vestiti… farsi bella… queste non erano carte
esclusive di Yuki. Girovagando tra i vari negozi, Yuki si era fatta
aiutare dai commessi e da Mio.
Alla fine decise la cosa successiva da comprare.
Quando anche Mio e Maria iniziarono a scegliersi dei vestiti,
iniziarono una competizione di moda dove una dopo l’altra
mostravano a Basara i risultati.
Ogni nuova moda e abbinamenti impensabili. Tutto ciò era una
novità… ma sicuramente Yuki non era riuscita a comprendere
nemmeno metà di quelle mode e di quegli abbinamenti.

                                                            
10
Se fossi stato in Mio, mi sarebbe salito il nichilismo che –Santo Nietzsche – l’eterno ritorno
glielo avrei dato a ceffoni.

 
V T
 

Anche così, era divertente. In fondo stava spendendo quel giorno di


festa insieme a Basara. Riguardo Mio e Maria, Yuki non considerava
la loro presenza irritante, in quanto si erano accordate e di fatto non
avevano interrotto il suo appuntamento.
Sicuramente lei avrebbe preferito rimanere da sola con Basara, ma
era un dato di fatto che quelle due l’avessero aiutata in numerose
occasioni. Per questo… Yuki era convinta che tutta quella situazione
andasse bene così.
«…Okay, vado a comprare questo».
«Buono. Noi aspettiamo fuori» disse Basara.
Annuendo a Basara, Yuki si mise a fare la fila per la cassa.
Guardando l’orologio al polso, si rese conto che, girovagando per i
negozi, da pomeriggio era diventata sera.
Era un’ipotesi abbozzata, visto che erano stati per tutto il tempo
dentro a quell’edificio illuminato, ma una volta fuori si sarebbero
ritrovati di fronte al buio della notte.
…oh giusto.
Prima di ritornare a casa in treno, avrebbe dovuto mangiare qualcosa
con Basara. Invitare anche Mio e Maria non le sarebbe dispiaciuto,
visto il loro aiuto con lo shopping.
Mostrando un leggero sorriso, Yuki diede un’occhiata alle sue spalle,
voltandosi verso Basara e le altre fuori dal negozio.
«…».
La scena che vide la riempì di amarezza. A causa della distanza, non
poteva sentire la loro conversazione. Ma dai loro volti, poteva
facilmente intuire che Maria stava prendendo in giro Mio, la quale
era arrabbiata, e Basara le stava guardando con un sorriso ironico.
Ma soprattutto, Basara – verso Mio e Maria – mostrava un volto
gentile.
Yuki Nonaka vide la felicità a cui aspirava, ma che non poteva
raggiungere. Basara, ex-Eroe, viveva con una nuova famiglia, in una

 
V T
 

nuova casa, e combatteva per la sicurezza di quelle ragazze. Era


quello il presente di Basara e il futuro da lui desiderato.
Mentre Yuki… lei era solo un simbolo del passato di Basara.
Cinque anni prima, Yuki aveva vissuto con Basara quella tragedia al
Villaggio e sapeva di incarnare quel doloroso passato che continuava
a tormentarlo. In tal senso, lei non era altro che un fastidio per il
futuro desiderato da Basara, per quel futuro insieme a Mio.
«…».
Yuki distolse lo sguardo e si rigirò, dando loro le spalle. Non riusciva
più a guardare quella scena. Continuò a fare la fila per la cassa,
tenendo lo sguardo verso il basso.
«Il prossimo».
«…».
Quello era il suo turno. Yuki stava per avanzare… quando il braccio
le fu afferrato improvvisamente da un lato.
Non aveva percepito nulla fino a che non era stata afferrata.
Sorpresa, si voltò.
«…?».
Yuki rimase senza fiato. Un volto familiare.
Una ragazza… con il suo stesso freddo sguardo.
«Kurumi…».
Quando disse il suo nome, sbalordita, l’altra ragazza disse, con voce
atona:
«Il Villaggio a preso una decisione ufficiale. Sono venuta a
riferirti… la tua nuova missione».
Un respiro.
«Basta giocare alla fidanzatina11… sorellona».

«…mh?».

                                                            
11
“Playing house”. Battuta stupenda in inglese, purtroppo in italiano è difficile da rendere
bene.

 
V T
 

Basara, che stava parlando con Mio e Maria, sentendo che qualcosa
non andava, aggrottò la fronte.
Stavano aspettando Yuki fuori dal negozio, ma Basara non riusciva
più a sentire la sua presenza.
«Yuki…?».
Subito la cercò tra la fila della cassa, ma non la scorse. Eppure si
sarebbe dovuta trovare lì.
Non importava quanto la cercasse per il negozio o nelle vicinanze,
Yuki Nonaka era scomparsa improvvisamente, pur essendo stata con
loro fino a un momento prima.

Alla fine non riuscirono a trovare Yuki.


Avevano chiesto alla commessa, ma non ne sapeva nulla. A quel
punto la cercarono negli altri negozi e persino all’esterno: era
introvabile.
Ogni volta che la si provava a chiamare al telefono, risultava
irraggiungibile. Doveva aver spento il telefono. In tal senso, anche
cercandola sfruttando il GPS era inutile.
«…cosa è successo esattamente? Che sia andata a casa prima?».
«Impossibile… tralasciando noi due, c’è Basara qui. Non avrebbe
senso».
Mentre ascoltava il dialogo tra Maria e Mio vicine a lui, Basara
pensava a qualcos’altro. Aveva percepito qualcosa quando si era
ritrovato da solo con Yuki: uno sguardo.
…ma.
Subito dopo erano apparse Mio e Maria e lui non aveva più percepito
quella sensazione. Il tempismo era troppo perfetto, aveva pensato che
avesse percepito proprio quelle due che li spiavano.
Ma se invece… fosse stato qualcun altro ad osservarli?

 
V T
 

Ritornati in treno nella zona dove abitavano, si diressero verso la


dimora di Yuki, giusto per sicurezza, ma…
«…non va bene. Non è qui».
La chiamarono un’ultima volta sul telefono, ma – come previsto –
risultava irraggiungibile. Senza idee, non rimase che ritornare a Casa
Toujou.
«…».
«…».
«…».
Il cielo era nuvoloso e la strada di notte era illuminata dai lampioni.
In silenzio, i tre tornarono a casa. Il divertimento di poco tempo
prima, il tempo passato insieme… quel silenzio faceva pensare che
fosse stato tutto un sogno.
…in una simile situazione…
Se… avesse avuto un Contratto tra Padrone e Servo con Yuki
avrebbe potuto localizzarla. Però…
…cosa sto pensando.
Basara immediatamente scartò quell’idea tanto sempliciotta. Stava
cercando così tanto di alleviare la sua preoccupazione che i suoi
pensieri avevano preso una strana direzione.
Ma se fosse successo qualcosa a Yuki. Al pensiero, Basara ebbe una
morsa al cuore.
Cinque anni prima, una tragedia aveva colpito il Villaggio degli Eroi.
In quel giorno, al tempo, molti dei suoi compagni avevano perso la
vita e il potere di Basara era andato fuori controllo, causando una
distruzione ancora maggiore.
Anche così, alcune vite erano state salvate e Yuki era tra queste. Se
ora qualcosa fosse accaduto a Yuki, lui…
«…Basara? Che c’è che non va, Basara?!».
Strattonato fortemente da un braccio, Basara ritornò in sé.
«Tutto bene, Basara-san…?».
«…Sì, sto bene. Scusatemi… ero sovrappensiero».

 
V T
 

Quando Basara ripeté «Sto bene» con un impotente sorriso, una


suoneria risuonò dalla sua tasca.
Dalla suoneria riuscì subito a capire che non si trattava di una
chiamata, ma di una mail12.
Basara estrasse di riflesso il telefono e controllò il mittente.
Sfortunatamente non era Yuki.
Quando Basara scosse la testa, Mio vicino a lui mormorò un
«Capisco…». Ma guardando il nome del mittente, l’espressione di
Basara si irrigidì un po’.
Non c’era alcun nome. Non mostrava alcun mittente. Eppure così
non sarebbe dovuto essere: anche se uno sconosciuto gli avesse
mandato una mail, il nome del mittente sarebbe dovuto essere
visibile.
Ma qui non era così e la colpa era dello stesso Basara. Aveva
impostato il telefono affinché lo facesse.
Perché il messaggio preveniva da colui con cui aveva formato
segretamente un’alleanza e dunque aveva salvato il suo numero in
modo diverso dagli altri per permettere una comunicazione segreta.
Quella era davvero la prima volta che gli mandava un messaggio.
«…».
Il contenuto della mail diceva cose che Basara già si era immaginato.
Così, una volta letto tutto senza dire una parola, premette il tasto per
cancellare la mail. Il telefono eseguì l’operazione. In quel
momento…
Improvvisamente l’ambiente si fece più scuro. Nel momento in cui lo
realizzò… un attacco arrivò proprio da sopra.
«…via di qui, Maria!».
Avvertendo istantaneamente, Basara afferrò Mio e saltò.

                                                            
12
In Giappone non esistono gli SMS. I telefoni sono collegati alla posta elettronica e si tende a
non dare l’indirizzo e-mail facilmente. Questo perché a volte i costi sono a carico del ricevente
e non del mittente, ergo ci stanno anche abbastanza attenti.

 
V T
 

«E-Ehi!» esclamò Mio con voce sorpresa, ma Basara non aveva il


tempo di preoccuparsene. L’attacco aveva colpito rumorosamente il
terreno, creando un’onda d’urto.
Basara atterrò tenendo ancora Mio tra le braccia.
«…stai bene?!».
«Sì, in qualche modo».
Alla risposta di Maria, che stava a margine del suo campo visivo,
fece un sospiro di sollievo.
Aveva avvertito solo Maria perché tra lei e Basara c’era Mio. E
inoltre Maria era una forte attaccante, specializzata nel
combattimento corpo a corpo. Doveva essere brava nei movimenti
bruschi. Questo era ciò che gli aveva detto l’istinto. In risposta al suo
istantaneo giudizio e alle sue scelte:
«Ooh… avete reagito più velocemente di quanto mi aspettassi».
Una audace voce risuonò dall’alto, mostrando un tono scherzoso.
Quando Mio guardò sopra, un gigantesco uomo stava levitando a
mezz’aria.
Una minacciosa aura nera veniva emessa dal suo corpo.
Indubbiamente si trattava di un Demone della fazione del corrente
Signore dei Demoni. Da un lato…
«…Cosa sta succedendo?».
Maria lo disse alzandosi lentamente. Fissando ferocemente il
Demone nemico:
«L’attacco che ci hai appena inflitto… se fosse stato finalizzato a
ferire solo me e Basara-san, avrei potuto passarci su… ma avrebbe
potuto colpire Mio-sama nel peggiore dei casi. È questo che vuoi? La
fazione del corrente Signore dei Demoni vuole questo?».
«Uh? Non volevo colpirla, sarebbe un male se malauguratamente la
uccidessi: il potere di Wilbert andrebbe perso. Ma in battaglia può
succedere di tutto. Purtroppo alcuni incidenti possono capitare, no?».
A mezz’aria, quel gigantesco Demone si mise a ridere.

 
V T
 

«E poi, i vertici vogliono il potere di Wilbert, ma se questo potere è


così stupido da venire distrutto da un simile attacco, sarebbe
comunque inutile».
A quel punto, avendo detto ciò, guardò verso Basara.
«A parte quella servetta di una succube, non sei malaccio,
nanerottolo… Anche se, non sei così forte da mettere in difficoltà
Lars. Vi avrebbe dovuto già eliminare».
Dicendo ciò, arricciò il naso.
«Beh, che importa… comunque vi ucciderò tutti, ad eccezione della
figlia di Wilbert».
Basara ascoltò quelle parole mentre ancora stringeva Mio tra le sue
braccia.
«…è opera tua?».
Alla bassa e fredda voce di Basara, il gigantesco Demone lo guardò
perplesso.
«Uh? Cosa?».
«Yuki è scomparsa a causa tua?» chiese di nuovo Basara. Sentendo
ciò il Demone finalmente capì.
«Ohh, quella ragazza Eroe».
Nel momento in cui il Demone lo disse, Basara, accanto a Mio,
svanì.
«Eh…?» esclamò Mio disorientata.
In quell’istante… Basara era già davanti al gigantesco Demone. La
sua mano destra già impugnava Brynhildr, la sua amata spada.
Sferrò un attacco.
L’attacco laterale di Basara andò a colpire il torace del Demone.
In quel momento, Basara percepì una resistenza.
Ma non era una normale difesa.
CREEEEAAAK!
«Kuh…!».
Insieme a uno stridente suono metallico, la mano di Basara divenne
insensibile. Il suo attacco era stato respinto. Ma non attraverso

 
V T
 

un’arma o uno scudo: era bastato il torace del gigantesco Demone a


fermare Brynhildr.
«Ehi, sei di certo una testa calda… sei sicuro di assumere abbastanza
calcio?».
Mettendosi a ridere, il Demone disse:
«Ti romperò tutte le ossa… a quel punto ti metterò in tasca,
nanerottolo!».
Dicendo ciò, sferrò un pugno contro Basara. Istantaneamente Basara
diede un calcio al torace del Demone e si fece indietro, schivando per
poco il pugno del Demone.
Eppure il pugno aveva prodotto un’onda d’urto che…
«…? Guh, Gaaah…?!».
L’attacco invisibile colpì Basara in pieno, sbalzandolo indietro. Andò
a fermarsi al bordo della barriera, la quale separava quello spazio
isolato dal mondo normale.
«Oh, c’è qualche problema? Già finito?».
Il Demone gli si avvicinò, desiderando finirlo con un ultimo colpo.
Tuttavia, mentre il pugno stava per essere sferrato, il Demone fu
avvolto da fiamme ruggenti.
«Non puoi comparire dal nulla e comportarti come se fossi un pezzo
grosso!».
Mio lanciò svariati incantesimi di fuoco in successione.
«Ahh… Queste scialbe fiamme non possono nemmeno farmi il
solletico!».
Malgrado gli attacchi, la carica del Demone non venne arrestata,
fuoriuscendo dalle fiamme.
«…che ne dici di questo?».
Usando il fuoco come copertura, Maria si era portata di fronte a lui e
il suo pugno andò a colpire il suo torso.
BAM! Il suono di uno scontro tra oggetti pesanti.
L’attacco di Maria, una attaccante che si basava sulla forza, riuscì a
fermare l’avanzata del Demone.

 
V T
 

«…questo mi ha fatto male».


«Eh… gah?!».
Il dorso della mano sinistra del Demone colpì la piccola Maria,
sbalzandola via con violenza, quasi fosse stata un insetto. Poco prima
che si schiantasse al suolo, Basara in qualche modo riuscì ad
afferrarla. Ma…
«Cos’è successo al vigore di prima? Sei capace solo ad abbaiare?».
Il gigantesco Demone sferrò a raffica i suoi pugni, generando una
successione di onde d’urto dall’alto verso di loro.
Basara e le ragazze riuscirono a schivare gli attacchi in qualche
modo, ma non poterono contro-attaccare.
…maledizione, è un perfetto tipo Potenza!
Sembrava un semplice bruto, ma un tipo Potenza poteva combattere
perfettamente con un eccesso di brutalità.
Potenza era forza. Un corpo capace di gestire una enorme potenza
ovviamente possedeva anche una tenacia e una forte difesa. Per
questo l’attacco di Basara era stato bloccato tanto facilmente.
Doveva essere probabilmente molto più forte di Maria, pur essendo
anch’essa di tipo Potenza. E per di più era un attaccante tiratore:
capace di attaccare con delle onde d’urto.
Il problema non era tanto che l’attacco di Basara non avesse
funzionato, ma che anche quello di Maria si fosse dimostrato inutile.
In tal senso, a distanza ravvicinata sarebbe stato impossibile per loro
danneggiarlo efficacemente.
Così l’unica carta rimasta da giocare era di far usare a Mio una
potente magia di alto livello, la quale era di tipo Magia, ma…
neanche a dirlo, più forte l’incantesimo era, e maggiore la
concentrazione era richiesta. Così…
…quando si mette ad attaccare attraverso le onde d’urto come
adesso…
Guardò verso Mio, ma lei non si poteva permettere di lanciare magie
in quel momento, presa dallo schivare le onde d’urto del nemico.

 
V T
 

Dalla statura, quel Demone doveva avere anche una grande


resistenza. Probabilmente, ad un certo punto, Basara e le ragazze non
sarebbero più stati in grado di schivare quelle onde d’urto per
mancanza di fiato. Quindi quello era un punto morto.
…pertanto…
Basara si accovacciò e si concentrò.
Considerò la via più veloce e migliore per uccidere il nemico in aria,
e la velocità necessaria per farlo.
E quindi… Basara era sul punto di slanciarsi verso di lui. In quel
momento…
«Un dolore del genere… vi finirò tutti insieme».
Dicendo ciò, il nemico, che stava combattendo con Maria, lanciò un
attacco imprevisto.
Finora tutte le onde d’urto avevano colpito in linea retta, andando
verso la direzione indicata dal pugno.
In quel momento il suo pugno si fermò a metà, poi in quel punto il
Demone colpì l’aria stessa. Come risultato, l’onda d’urto prodotta
non si scagliò dritta davanti al Demone, ma si espanse in senso
radiale puntando sia su Basara che sulle ragazze.
«…? Bastaaardo!»
Basara usò l’energia che aveva preparato per il suo attacco e la
sfruttò per un contro-attacco.
Per difendere Mio e Maria non usò il “Banishing Shift”, ma riuscì a
tagliare l’onda d’urto, la quale fu deviata ai lati, lasciandoli incolumi.
«Adorabile. Ora sì che ragioniamo».
Vedendo il suo attacco respinto, il Demone si mostrò felice.
«Allora… prova questo!».
Nel momento in cui lo disse, il grosso braccio destro del Demone si
gonfiò di una… no, di due volte.
…non va bene!

 
V T
 

Molto probabilmente il nemico era sul punto di scagliare un enorme


attacco, tanto potente da non poter essere nemmeno comparato ai
precedenti.
Il vecchio Basara si sarebbe immediatamente avvicinato in un
momento del genere.
Senza dubbio si sarebbe portato nelle sue vicinanze alla massima
velocità cercando di impedire al nemico di attaccare.
Eppure, il Basara di ora esitò.
Non era in grado di decidere sul momento se fosse il caso di lanciarsi
in attacco o rimanere lì a proteggere Mio e Maria.
Il nemico sfruttò l’attimo che Basara aveva perso nella sua esitazione
per attaccare.
«…uh?».
Tuttavia il gigantesco Demone non concluse l’attacco. Aveva
realizzato qualcosa.
Solo… perché?
Basara vide la risposta alla domanda osservando il torace del
Demone. Qualcosa aveva trafitto il gigantesco corpo di quel Demone
fluttuante.
«Una lancia…?» mormorò accigliata Mio, guardando da un
differente punto di vista.
A quel punto il corpo del Demone cambiò: iniziò a congelarsi
rumorosamente, diventando di un bianco-neve.
Il gigantesco corpo del Demone, solidificandosi quasi
istantaneamente, smise di levitare e cadde contro il terreno.
CLINK.
Un suono di vetri rotti. Il Demone si frantumò in pezzi molto piccoli.

Era rimasta solo una lunga lancia conficcata nel terreno.

 
V T
 

Quell’avvenimento fu talmente improvviso che Mio e gli altri non


riuscirono nemmeno a reagire. In mezzo a quel silenzio immobile…
«…».
Un giovane era apparso all’improvviso. Lo videro di profilo, mentre
questo, silente, raccoglieva la lancia conficcata lungo il terreno.
«Takashi…».
Mio sentì il borbottio interdetto di Basara davanti a lei.
Sentendosi chiamato per nome, il giovane spostò il suo sguardo
tagliente dalla lancia sulla sua mano a Basara.
«…chi è, Basara?».
«Takashi Hayase… un mio amico d’infanzia, come Yuki. Anche lui
fa parte del Villaggio».
Grazie alla risposta di Basara, Mio riuscì a comprendere più o meno
la situazione.
…non c’era da stupirsi allora che sia riuscito ad entrare in questo
spazio isolato.
Mio era a conoscenza della tragedia che aveva colpito Basara quando
stava al Villaggio degli Eroi.
Sapeva che il potere di Basara era andato fuori controllo e le
conseguenze di ciò.
Molte persone non si erano più mentalmente riprese, e per questo
Basara era stato esiliato dal Villaggio.
Probabilmente erano molto poche le persone come Yuki, che era
rimasta amichevole nei confronti di Basara anche dopo l’incidente.
Così sembrava… lo sguardo che il giovane diede a Basara non era
quello che gli avrebbe rivolto un amico d’infanzia dopo un lungo
periodo di lontananza.
«Takashi, perché sei… e la lancia, non mi dirai che…».
Quando Basara iniziò a domandare un po’ incredulo,
improvvisamente…

 
V T
 

 
V T
 

«Già… è esattamente come pensi. Si tratta di “Byakko13”» disse una


voce ridacchiante proveniente dalle loro spalle.
Quando Mio si girò, vi trovò un giovane dagli occhi socchiusi.
«…?!».
Vedendo quest’ultimo, Basara cambiò espressione e saltò.
Si mise di fronte a lui, coprendo Mio e Maria.
«E-Ehi, Basara…?».
«Che succede?».
Vista la particolare situazione, Mio e Maria erano rimaste perplesse,
ma Basara non rispose. Serio in volto, aspettava la prossima mossa
del giovane davanti a lui.
«Cavolo. E quando alla fine siamo riusciti a rincontrarci… Non
guardarmi con quello sguardo pieno d’odio».
Il giovane dagli occhi socchiusi strinse le spalle e fece un sorriso
ironico.
«Shiba-san… perché sei qui?» gli chiese Basara con un
atteggiamento differente rispetto a quello avuto con Takashi Hayase.
…Basara?
Si vedeva che Basara era teso. Mentre guardava Shiba, il suo
atteggiamento emanava una grande preoccupazione.
«…hai bisogno di chiedere? Ordini del Villaggio».
«Non prendermi in giro. Non ti permetterebbero mai di oltrepassare i
confini del Villaggio, normalmente».
Interrompendolo, Takashi disse:
«Mi chiedo… ma qui, chi sta veramente prendendo in giro chi,
Basara? Non mi dirai che consideri questa situazione normale?».
«Cosa intendi dire…».
«Che l’erede del precedente Signore dei Demoni sia qui. Lo
consideri normale?».

                                                            
13
Byakko significa Tigre Bianca ed è una delle quattro costellazioni cinesi.

 
V T
 

«…stai dicendo che è stato deciso che Yuki da sola non fosse
sufficiente per osservare Mio?».
Fu Shiba a rispondere alla domanda di Basara.
«No, Yuki-chan bastava per sorvegliarla. È l’opposto. È stato deciso
che la sorveglianza non fosse abbastanza».
Continuando ciò che aveva detto Shiba, Takashi spiegò
definitivamente:
«Per il Villaggio, Mio Naruse non è più un obiettivo di sorveglianza
di livello S-, ma un obiettivo di eliminazione di livello S-. È
ufficiale. Siamo qui per… compiere il nostro dovere di Eroi».
Mio fu inavvertitamente colta alla sprovvista dalle parole di Takashi.
Aveva parlato di eliminazione… significava che erano qui per
ucciderla.
Mio, di suo, voleva evitare di combattere contro la Tribù degli Eroi,
se possibile. Tra i vari motivi c’era anche il fatto che sarebbe stato
difficile combattere contro la fazione del corrente Signore dei
Demoni se fosse stata impegnata a combattere contro gli Eroi.
…inoltre…
Stava combattendo con Basara, un ex-Eroe, e grazie all’incidente
dell’altro giorno erano riusciti ad arrivare ad una sottospecie di
accordo con Yuki, un Eroe.
Grazie a ciò oggi erano riusciti ad andare a fare shopping tutti
insieme. Ma Mio realizzò che questo suo modo di pensare era stato
troppo ingenuo.
Per la fazione del corrente Signore dei Demoni non esisteva Mio
Naruse, ma la figlia del precedente Signore de Demoni Wilbert.
Era lo stesso per la Tribù degli Eroi. E molto probabilmente era lo
stesso anche per la fazione moderata… anche per Maria.
«…».
Abbassando lo sguardo, silente, si morse le labbra. Ad un tratto una
mano si posò sulla spalla di Mio.
Apparteneva all’unico lì che guardasse Mio per quella che era.

 
V T
 

Il suo fratellone. Il fratellone che stava cercando di proteggerla come


se fosse la sua famiglia, come se fosse la sua sorellina…
Basara Toujou.
«…».
Con occhi calmi ma risoluti, Basara guardò Takashi.
Quel gesto dichiarava la sua determinazione. Basara teneva ancora
Brynhildr sulla sua mano destra.
Perciò…
«Beh, sapevo che sarebbe andata così, Basara… In fondo sei il figlio
di Jin-san».
Shiba dietro di lui fece un sorriso ironico.
«Detto ciò, non siamo qui per divertirci. Visto che sei stato cacciato
dal Villaggio, non sei più un nostro compagno… solo un semplice
essere umano. Se interferirai, sai nostro nemico».
«Già… sono pronto a questo, Shiba-san».
Visto che gli Eroi non volevano proteggere Mio, l’avrebbe fatto lui.
Si trovava lì per una sua decisione.
«Piuttosto, lascia che ti chieda una cosa. Yuki è scomparsa…».
«Mh? Oh, se stavate cercando Yuki-chan…».
A quelle parole, una calma ragazza apparve da dietro Shiba.
«Yuki, tu…» disse Basara.
Yuki lo guardò solo per un secondo, abbassando subito dopo lo
sguardo con tristezza.
A dispetto delle proprie emozioni, lei stava con loro. Prendendo in
considerazione il punto di vista di Yuki, la questione si chiariva.
«Il Villagio vuole che anche Yuki combatta…?».
«…cosa intendi?».
Takashi strinse gli occhi e chiese, al che Basara rispose alquanto
irritato.
«Come ho detto. Yuki è sempre stata di animo docile e non le è mai
piaciuto combattere. Il Villaggio l’aveva nominata come osservatrice
di Mio, ma obbligarla a combattere, questo è…».

 
V T
 

…sbagliato. Basara provò a dirlo, ma non poté.


Un sfera di fulmini cercò di colpirlo da un lato, interrompendolo.
«Attento!».
Improvvisamente Mio si fece avanti e creò una barriera, ma…
«…? Kyaaaaa!».
La sfera di fulmini, scontrandosi contro la barriera, si innescò e
sbalzò via Mio.
«Mio-sama!».
Maria si precipitò verso di lei, ma questa si alzò e disse: «Sto bene».
Là da dove era arrivata la sfera di fulmini, una ragazza comparve
dalle ombre.
«Kurumi, anche tu…».
«Non chiamarmi per nome con tanta noncuranza, traditore!».
Kurumi gli parlò con un tono pieno di odio.
«Proteggi la figlia del precedente Signore dei Demoni? Neppure io
credevo che saresti caduto tanto in basso… Non hai idea di quello
che mia sorella ha provato negli ultimi cinque anni!».
«…».
Basara Toujou alle grida furiose di Kurumi rimase immobile e in
silenzio. Aveva ragione.
Quando si erano rincontrati alla Hijirigasaka Academy, Basara era
rimasto sorpreso dal cambiamento di Yuki.
Non l’aveva vista per cinque anni, e nel frattempo lei era cambiata
così tanto. Ma Basara, avendo abbandonato il villaggio e non
essendo più riconosciuto come Eroe, non aveva più il diritto di
preoccuparsi di Yuki.
E visto che aveva deciso di proteggere Mio, che aveva ereditato il
potere del precedente Signore dei Demoni, per Yuki e i suoi ex-
compagni lui non era altro che un traditore. Ma…
«È tutto quello che avete da dire?».
Maria si alzò lentamente, quindi saltò improvvisamente, dando un
calcio al terreno. Essendo un tipo Potenza, con le sue forti gambe,

 
V T
 

era riuscita a spingersi a tal punto da ritrovarsi vicina a Kurumi quasi


istantaneamente. Tentò quindi di colpirla.
«…non essere arrogante, misera succube».
Con una velocità superiore a quella di Maria, Takashi sferrò un
attacco di lato con Byakko.
Quell’attacco venne stoppato da Basara, che si mise tra Takashi e
Maria, impugnando Brynhildr.
Quella battaglia in piena regola – quel Basara contro Takashi e quel
Maria contro Kurumi – fu fermata da una cosa.
Un forte suono scosse l’aria. In quel momento, la barriera che
separava quel campo di combattimento dal mondo umano andò in
frantumi.
«Cos…?!».
Ritornati in uno in uno spazio normale, Basara e gli altri fermarono il
combattimento.
«Okay, basta così. Calmatevi e non iniziate una battaglia qui» disse
Shiba con un pacifico sorriso. Con un tono minaccioso aggiunse:
«Il Demone che aveva eretto la barriera è già morto. Ditemi, per caso
siete pazzi? Volevate veramente combattere in uno spazio separato
dalla realtà da una barriera così fragile da essere andata in frantumi
dopo un mio leggero attacco? E se la vostra battaglia avesse
provocato delle vittime?».
Basara deglutì a quelle parole. Non c’era niente da ridere in tutto ciò.
Certo, il Demone era morto, ma la barriera era rimasta in piedi.
La stessa barriera che aveva anche assorbito tutte quelle onde d’urto
da quell’enorme Demone. Proprio perché sapevano questo, avevano
iniziato a combattere.
«Takashi, Kurumi-chan… questo non va bene. Di certo questa è la
vostra missione, ma mi pare che avervi detto di non essere troppo
emotivi. Sono qui solo come sorvegliante, e il Villaggio mi ha
proibito di combattere contro Basara e compagnia bella. Quindi…
risparmiatemi il problema, okay?».

 
V T
 

«…».
«….va bene!».
Takashi e Kurumi saltarono, seppur tristi, e atterrarono vicino a
Shiba e Yuki.
Vedendo ciò, Basara e Maria si rilassarono momentaneamente,
rimanendo però diffidenti. Uno spazio si era formato naturalmente
tra le due fazioni.
«Facciamo un accordo, Basara. Per il momento noi ci scusiamo. Se
incautamente rovinassimo la città, gli anziani ci farebbero di nuovo
pressioni. Accordiamoci per una settimana. Nel frattempo noi
prepareremo una barriera capace di contenere il nostro scontro, e lì
combatteremo. Che ne dici?».
«…come se potessi dire di no».
«Già, immagino che sia così».
Shiba lo disse con noncuranza, quindi Basara chiese:
«Riguardo la barriera, dove sarà?».
«Deve essere un luogo adatto, ma purtroppo ancora non conosciamo
bene la città. Vi contatterò quando il posto sarà deciso».
«Se sei qui come sorvegliante, Shiba-san, allora dovremo combattere
contro Takashi e Kurumi?».
«E Yuki-chan. Anche voi siete in tre, il che è perfetto».
«…».
Non fate combattere Yuki. Basara non poteva più pronunciare quel
desiderio. Diede uno sguardo a Yuki, ma Yuki non incrociò i suoi
occhi di nuovo.
«…Bene, fra una settimana quindi».
Dicendo ciò, Shiba e gli altri si voltarono e se ne andarono.

«Uh. Sapevo che un giorno sarebbe successo, ma è accaduto in fretta


anche per quegli ostinati vecchietti».

 
V T
 

Dopo l’incontro improvviso con Takashi e gli altri, Basara era


tornato a casa e aveva contattato Jin nella propria stanza.
Jin, capo della famiglia Toujou, aveva lasciato l’abitazione e si era
infiltrato nel Regno dei Demoni.
A suo tempo aveva detto che voleva mettersi in contatto con
qualcuno, ma Basara non sapeva nulla in dettaglio. Il fatto che Jin
ancora non gli avesse detto nulla al riguardo significava, molto
probabilmente, che non era ancora giunto il momento per lui di
saperlo.
Il cellulare di Jin aveva uno speciale chip magico che permetteva
chiamate del genere: gli era quindi possibile contattarlo a prescindere
dal tempo e dal luogo, come per esempio il Regno dei Demoni. E…
«Ma a pensare che gli anziani potessero mandare Kyouichi fuori dal
Villaggio…» disse Jin con un inusuale tono serio.
Basara gli aveva spiegato la situazione nella sua interezza, dall’inizio
alla fine.
«Ma Shiba-san ha detto di essere qui solo come sorvegliante e che
non combatterà».
«Beh, lo avranno incatenato in qualche modo per rendere possibile
questa sua uscita dal Villaggio, ma… fai attenzione».
«Sì, lo so…».
Le conseguenze della tragedia di cinque anni prima. Fu suggerito al
tempo di incarcerare Basara dopo che il suo “Banishing Shift” era
andato fuori controllo. Questa idea era nata da un precedente.
Se Basara a suo tempo venne considerato un “genio” dalle persone,
Shiba Kyouichi fu considerato uno “fin troppo talentuoso”.
Questa sua superiorità lo rese fin troppo lunatico e causò “problemi”,
e come risultato venne confinato in una prigione per diversi anni.
Ad essere onesti… il fatto che non combattesse era stata una notizia
alquanto fortuita.
Basara spostò quindi il discorso su una questione più urgente.

 
V T
 

«…Yuki ha combattuto al nostro fianco qualche giorno fa, anche se


per ragioni specifiche. Pensavo che non sarebbe stata così ostile nei
confronti di Mio a questo punto. Oggi abbiamo fatto persino
shopping tutti insieme».
Di certo Basara non pensava che il Villaggio avrebbe lasciato andare
Mio tanto facilmente. Però da qualche parte nel suo cuore aveva
abbracciato quella debole speranza.
Anche se aveva ereditato il potere del precedente Signore dei
Demoni, Mio non aveva mai voluto tutto ciò.
Per iniziare, Mio era stata cresciuta come un’umana fino a sei mesi
prima, non sapendo neppure della sua discendenza demoniaca.
Sul fatto che avessero deciso di sorvegliarla, non ci si poteva fare
molto, ma tentare di uccidere Mio portando il suo stato di
sorveglianza ad un ordine di eliminazione… lui non sarebbe rimasto
a guardare.
«Cosa ti aspettavi? La loro unica missione è quella di proteggere la
pace del mondo umano».
«Già… lo so. Ma anch’io ho qualcosa da proteggere».
Basara strinse con decisione il pugno destro.
«Giusto. Non voglio mettere in dubbio la nobiltà della loro missione,
ma se non possiamo proprio scendere a compromessi, allora non ci
rimane altro che sfidarli».
«…sei sicuro, papà?».
Era una cosa diversa dallo scontrarsi contro la fazione del corrente
Signore dei Demoni, che anelava al potere che Mio aveva ereditato.
Seppur esiliati, erano stati loro compagni.
Senza contare che la Tribù degli Eroi, lavorando per un mondo in
pace, considerava il potere che era stato di Wilbert come una
minaccia. E ciò significava che avrebbero ucciso Mio senza pietà, al
contrario dei Demoni, che ambivamo a prenderne possesso e a
usarlo.

 
V T
 

Anche se questa volta fossero riusciti a sconfiggere Takashi e gli


altri, era abbastanza improbabile che il Villaggio revocasse poi
l’ordine di eliminazione.
Al contrario, avrebbero pensato che fossero ancor più pericolosi e
avrebbero mandato esecutori ancora più forti.
Inoltre, la Tribù degli Eroi non esisteva solo in Giappone.
I Demoni e le creature demoniache non comparivano solo in
Giappone.
Era necessario proteggere il mondo, non solo il Giappone. Così la
Tribù degli Eroi aveva diviso il mondo in sezioni da proteggere, e il
Giappone era tra queste.
In tal senso, nel momento in cui loro sarebbero diventati dei nemici
per il Villaggio del Giappone, anche tutte le altre Tribù degli Eroi
sarebbero state loro ostili. Ma…
«Non m’importa proprio. È qui che si vede il senso del proteggere
Mio» disse facilmente Jin dall’altro capo del telefono «Stiamo
parlando delle persone che volevano esiliarti dal Villaggio e trattarti
come se fossi un bersaglio da sorvegliare, dove se fosse successo
qualcosa ti avrebbero ucciso, proponendo che fossi proprio io ad
assumere il ruolo di osservatore. Come se mi importasse qualcosa
ora dei loro sacri doveri».
«Questo è… vero, ma…».
Sapeva quanto fosse necessario prendere una posizione chiara per
poter proteggere Mio.
…ma.
Comunque nel suo cuore c’era una certa riluttanza nel combattere
contro i suoi ex-compagni.
Perdere e tutto sarebbe finito. Ma vincere avrebbe solo aumentato il
suo disagio.
Non sapeva se in una simile circostanza, in una simile battaglia, ne
sarebbe scaturito qualcosa di accettabile.

 
V T
 

E poi, tra tutti, i suoi primi avversari erano Takashi, Kurumi… e


anche Yuki. Tutto questo era troppo ironico. Però…
«Ehi, non dirmi che ti stai preoccupando su ciò che potrebbe
accadere nel caso in cui vincessi, anche se ancora non hai
combattuto? Da dove viene fuori questa calma?».
«Questa non è…».
Basara subito negò.
«Non ti dirò di non pensare al futuro, ma non esagerare. Anche se ti
ci scervelli fino alla morte, certe cose accadono e basta. Quindi
prima concentrati su ciò che hai di fronte. Alla fine perderesti
qualcosa qualora ne uscissi sconfitto e proteggeresti qualcosa qualora
riuscissi a vincere. È qui che dovresti porre la linea».
«…».
Giusto. Di cosa si stava preoccupando? L’infermiera della scuola
Hasegawa non glielo aveva forse già detto chiaramente?
Che avrebbe dovuto porre una linea dalla quale lui mai si sarebbe
ritirato e che avrebbe protetto fino alla fine?
Ricorda. Cos’era ciò che lui… che Basara Toujou desiderava
veramente proteggere?
«Giusto… Già, lo farò».
Basara lo disse come a scrollarsi di dosso l’esitazione che covava
dentro di sé. Al che Jin, ridendo, disse: «Buono».
E poi…
«Me ne occuperò io. Non mi importa se l’avversario avrà
“Byakko”… vai a batterlo».

 
V T
 

Capitolo 3

Oltre la Fiducia tra Padrone e Servo


Nelle loro attuali condizioni non sarebbero mai stati in grado di
sconfiggere la squadra di Takashi.
Una settimana e la battaglia sarebbe iniziata.
Basara e le ragazze iniziarono dunque a pianificare: avevano
sicuramente bisogno di un intenso addestramento per potenziare la
loro abilità in battaglia, ma – a causa del tempo limitato – dovevano
agire con la massima efficacia.
Pertanto, prima dovevano conoscere meglio i loro avversari.
Yuki, un tipo Abilità, aveva un perfetto controllo della sua spada
spirituale “Sakuya”, e la sua capacità di combattere a medio-corto
raggio la rendeva una spadaccina alquanto versatile.
Mio e Maria questo già lo sapevano, ma non conoscevano le abilità
di Takashi e Kurumi. Avrebbero dovuto conoscere il loro stile di
combattimento, prima di affrontarli.
Mio aveva lanciato un incantesimo per tenere lontani gli umani dalla
riva del fiume, luogo che stavano usando per addestrarsi.
«…in primis, Takashi: lui è come me, un tipo Velocità».
Basara iniziò a parlare dei suoi ex-compagni con Mio e Maria.
«Combatte come un veloce lanciere. In sostanza ti attacca
direttamente braccandoti con la sua velocità… però, questo valeva
cinque anni fa, quando mi trovavo al Villaggio».
«Quindi… ora potrebbe avere uno stile di combattimento diverso?»
chiese Mio accigliata.
Mio aveva iniziato ad apprendere sui poteri sovrannaturali solo sei
mesi prima, quindi certe cose bisognava spiegargliele.
Basara scosse la testa con un «No».

 
V T
 

«Questo non succederà mai. Credo che anche Maria lo sappia, ma la


tipologia di combattimento di una persona è fortemente influenzata
dalla propria innata natura. Ovviamente è possibile allenarsi per
avere degli stili differenti, ma sarebbe estremamente difficile riuscire
a superarsi in uno stile diverso da quello per cui si è predisposti. In
passato sarei potuto essere più forte, ma ragionando sul nostro breve
incontro dell’altro giorno, credo che ora siano più forti loro… O
perlomeno, Takashi adesso sta al massimo della forza».
«Cavolo…».
«Stia tranquilla, Mio-sama. Rimane un tipo Velocità. Anche se
possedesse una brutale forza, non potrebbe comunque paragonarsi a
me, un tipo Potenza».
Alla preoccupazione di Mio, Maria gonfiò il petto orgogliosamente.
«Giusto. E Mio è parecchio più forte in termini di potenza magica.
Tutto sta nei punti di forza di ognuno. Non c’è bisogno di essere
troppo preoccupati. Dobbiamo solo mettere su una strategia per il
nostro stile di combattimento. Mio, tu sei di tipo Magia… almeno ai
livelli di una maga superiore. Devi solo concentrarti nell’attaccare a
distanza».
«Ma… ha sconfitto così facilmente quel Demone che ci aveva messo
in difficoltà».
Dunque la paura di Mio era dovuta a ciò.
Di certo Takashi aveva sconfitto quel gigantesco Demone che li
aveva messi in trappola. Comunque…
«Quella non era nient’altro che una strategia bellica. Un perfetto
attacco a sorpresa… Ha colpito nell’esatto momento in cui stava per
lanciare la sua grande mossa. Aveva abbassato le difese, creando
un’apertura. In uno scontro diretto, faccia a faccia, neanche Takashi
avrebbe vinto tanto facilmente».
Ma di certo questo non rendeva Takashi meno debole.
«Comunque, il problema è…».
«…la lancia, non è vero?».

 
V T
 

Maria concluse la sua frase. Basara annuì con un «Già».


«Quella lunga lancia… “Byakko”, è una lancia spirituale unica».
«Con “Byakko” intendi quella tigre bianca che si vede nella tomba di
Takamatsuka nei nostri libri di storia?».
«Già. In origine era uno dei Quattro Simboli della Cina, il mitologico
guardiano dell’occidente. Il potere di Byakko risiede in quella lunga
lancia».
«Sapevo che la Tribù degli Eroi adoperava bestie mitologiche.
Eppure, non riesco a credere che stiamo andando contro a uno dei
Quattro Simboli… l’avrei dato più per un potere della Cina, visto che
la leggenda viene da lì».
«E non sbagli. Nella lancia non risiede l’originale Byakko. In passato
esisteva un Byakko anche in Giappone, diverso da quello che si trova
nella tomba di Takamatsuka».
Alle parole di Basara, Mio improvvisamente capì.
«…i Quattro Dei Cardinali14 di Heian-kyou15».
Basara annuì.
«Giusto. Al tempo la cosmologia esoterica di Onmyoudou
prosperava e una parte dell’Onmyouji, rimasta a protezione della
città, venerò le quattro divinità, attraverso i quattro tesori che furono
creati per l’occasione. La lancia è uno di quei tesori».
Era un sacro tesoro creato attraverso il potere di vari famosi
Onmyouji e rafforzato dalla fede di numerose persone. Era inutile
dire quanto potente fosse quella lancia.
«Detto questo, un’arma troppo potente è difficile da maneggiare. Ci
sono delle condizioni che limitano il potere che può sprigionare
Byakko attraverso la lancia spirituale. Fintanto che ci staremo attenti,
dovremmo riuscire a combatterlo in qualche modo».
                                                            
14
Allora, qui c’è stato un vero casino. Si sta parlando degli “Si Ling”, nello specifico dice:
“Four God Suitability”, che è la traduzione letterale inglese di “Shijinsoō”. Da traduttore, devo
dire che a una certa non c’ho capito più una ceppa su come tradurlo. D:
15
Vecchio nome di Kyoto, antica capitale del Giappone. Il nome risale al periodo Heian.

 
V T
 

«La mitologica bestia a guardia dell’occidente… suppongo che


sarebbe fatale affrontarlo da ovest…».
Alla supposizione di Maria, Basara scosse il capo.
«No, è il contrario. Dal momento che Byakko protegge l’occidente,
non può attaccare verso quella direzione. Ma è dall’altro lato,
ponendo la schiena verso ovest e attaccando verso est, che riesce a
sprigionare un enorme potere».
Detto questo, l’ovest cinese era diverso dall’ovest comune16.
Tuttavia, il Byakko in questione era la lancia spirituale creata come
tesoro dai credenti presenti in Giappone nel periodo Heian. Quindi
avrebbero potuto stare abbastanza tranquilli nel credere che i normali
punti cardinali sarebbero potuti andare bene. E…
«Considerando i Cinque Elementi della Cina, Byakko è associato con
il metallo, ma ragionando con i quattro classici elementi, è associato
all’aria… per Takashi, un tipo Velocità, è l’elemento con cui si
troverebbe più a suo agio».
«Aria…? E allora perché il Demone si è congelato?».
«La costellazione di Byakko comprende Orione e Toro, che in
Giappone sono costellazioni invernali. Il congelamento deve derivare
da ciò, ma dovrebbe essere un potere limitato. Al massimo si
potrebbe considerare un attributo secondario. Altrimenti non ce lo
avrebbe mostrato così facilmente».
«Basara-san, ti è mai capitato di vedere il vero potere della lancia?».
«Non personalmente. Ma ho sentito che rilascia una potente raffica
capace di falciare ogni cosa».
«Anche così…» disse Basara «…la lunga lancia ha un’ampia gittata,
ma la magia di Mio copre una distanza superiore e Maria è più forte
a distanza ravvicinata. Basterà tenere la schiena verso ovest mentre
combattiamo contro Takashi… ma… potrebbe anticiparci e muoversi

                                                            
16
I cinesi hanno cinque punti cardinali, in quanto tengono in considerazione anche il centro.

 
V T
 

più velocemente di noi. Se pone la schiena verso ovest, evitate di


mettervi di fronte a lui, e cioè ad est, ad ogni costo».
Un respiro.
«Distanze e direzioni… se teniamo a mente queste due cose, potremo
sicuramente sconfiggerli».

«…mmm, alla fine non sarà così facile trovare un posto adatto in
città. Dalla tua parte come va, Takashi?».
«…idem. Potrebbe essere meglio lasciar perdere l’idea di usare una
normale barriera».
Takashi rispose a Shiba con indifferenza. Stavano comunicando
attraverso auricolari wireless.
Erano già passati due giorni dalla sera in cui avevano incontrato
Basara. In quel momento era primo pomeriggio.
Takashi e gli altri si erano divisi per dare un’occhiata alla città.
Stavano cercando un luogo adatto per combattere contro Basara e le
ragazze. Se avessero dovuto decidere il luogo solo tenendo presente
il minor numero possibile di vittime, il parco pubblico, con la sua
vasta estensione, sarebbe stato ottimo.
Ma i luoghi naturali, come montagne e foreste, spesso diventano
punti spirituali, che proteggono e ripuliscono la zona circostante.
Non era un caso che il fiume principale a nord si insinuasse per la
foresta e la collina del parco.
Aveva sentito da Yuki di come – durante il combattimento nella
foresta dell’altro giorno – il potere di Mio Naruse fosse andato fuori
controllo, devastando profondamente la zona. E come era logico, il
flusso naturale si trovava ancora in disordine, rendendo quella zona
inadeguata per il combattimento imminente.

 
V T
 

Se avessero incautamente danneggiato ulteriormente quel luogo, il


flusso si sarebbe completamente spezzato e ciò avrebbe potuto in
futuro creare dei disastri naturali nei dintorni.
Inoltre aveva Byakko con lui.
A causa dell’enorme forza della lancia, fin da subito i luoghi
possibili erano stati pochi. Nel peggiore dei casi, avrebbe potuto
prendere in considerazione l’idea di trattenere la sua potenza, ma…
…no. Avrebbero trovato un posto dove avrebbe potuto rilasciare la
vera potenza di Byakko.
Il nemico non era solo Mio Naruse e quella sua succube. Avrebbero
affrontato anche Basara.
Takashi Hayase non aveva dimenticato quanto fosse schiacciante la
potenza di Basara al Villaggio.
Un genio.
Il talento con cui era nato Basara era crudelmente fuori misura se
confrontato con quello di Takashi.
Pur essendo entrambi di tipo Velocità, Takashi non era mai riuscito a
raggiungere Basara, indifferentemente da quanto veloce correva.
Tuttavia ciò valeva cinque anni prima.
Takashi ora era diverso. E non solo lui: anche Yuki e Kurumi lo
erano.
Allo stesso modo… Basara non era più quello di una volta. E questo
era un punto cruciale.
«Basara e le ragazze staranno disperatamente pensando a un piano».
«…lasciamoli fare. Non cambierà comunque nulla».
Da quell’orrendo incidente, Yuki, Kurumi e Takashi si erano
sottoposti a un addestramento feroce, memori della tragedia e con la
disperazione nel cuore.
Ed era proprio per questo che erano riusciti a sopportare un simile
addestramento e a diventare più forti.
Tuttavia, ognuno di loro era spinto da un differente motivo.

 
V T
 

Yuki aveva fatto sì che i suoi sentimenti per Basara, che era stato
esiliato dal Villaggio, diventassero la sua forza.
Kurumi aveva ottenuto la sua forza desiderando di aiutare la sua
sorella maggiore.
E Takashi… lui voleva impedire il ripetersi di una simile tragedia.
Solo desiderando ciò, era diventato più forte.
Rispetto a Basara, aveva speso il suo tempo in maniera molto più
significativa.
Non che fossero in cattivi rapporti: esattamente come Yuki e
Kurumi, anche Takashi era un amico d’infanzia di Basara.
Tutti e quattro avevano passato parecchio tempo insieme.
Ma…
…che cosa aveva fatto dopo aver lasciato il Villaggio?
Tra tutte le persone possibili, Basara ora stava insieme alla figlia del
precedente Signore dei Demoni, la quale avrebbe solo portato
devastazione nel mondo.
Dopo quella tragedia, come aveva potuto fare una cosa simile?
Dimenticando la sua missione da Eroe, poteva essere stato trascinato
da un emotivo senso di giustizia. Eppure, sembrava che Basara
avesse dimenticato anche la tragedia di cinque anni prima.
«Se è così, te la farò ricordare io…».
Ricorderà la sua colpa.
Ricorderà le irrecuperabili anime dei loro compagni, perse nell’oblio,
cancellate nel nulla.
Perché tutti coloro che erano sopravvissuti all’incidente non erano
solo vittime ma anche colpevoli.
Yuki avrebbe difeso Basara a causa dei suoi sentimenti per lui, ma
Kurumi, che guardava Yuki come se fosse la sua sorellina, non
poteva perdonare Basara, e lo stesso era per Takashi.
Provavano lo stesso.
Takashi Hayase sputò.

 
V T
 

«Non dimenticarti, Basara Toujou… il tuo passato non è stato


cancellato».
Non importava quanto tempo fosse passato, perché il ricordo che
venne inciso quel giorno nei loro cuori mai sarebbe sbiadito.

«…».
Percependo la gelida lama sulla sua gola, Mio Naruse deglutì.
Davanti a lei, Basara le puntava contro la spada magica Brynhildr.
Aveva fermato la sua spada ad un pelo da lei. Si stavano allenando,
ma… se fosse stata una vera lotta, se il suo avversario fosse stato
Takashi Hayase, o Kyouichi Shiba, o Kurumi Nonaka… allora Mio
sarebbe di sicuro morta.
«…bene. Facciamo una piccola pausa».
Basara rilassò la propria espressione e abbassò la spada.
«Ah…».
Mio si accasciò, sbattendo il sedere a terra, dopo essersi sentita libera
da quella pressione che l’aveva immobilizzata.
Nello stesso momento, tutta la tensione abbandonò il suo corpo e
percepì improvvisamente quanto fosse stanca. Eppure…
«Io… posso continuare…».
Mio provò ad alzarsi nonostante tutto, ma un asciugamano bianco le
fu messo sulle spalle.
«Lo so. Ma riprenderemo quando ti sarai riposata un po’ e avrai
recuperato un po’ di resistenza. Se dovessi esagerare, perderesti
concentrazione e sarebbe pericoloso».
«…».
La mano di Basara si posò sulla testa di Mio. Quest’ultima annuì.
Basara aveva detto loro di Takashi Hayase – il possessore della
lancia spirituale Byakko – di Yuki Nonaka, di Kurumi Nonaka e

 
V T
 

anche di Kyouichi Shiba, con tanto di stile di combattimento, anche


se quest’ultimo aveva detto che questa volta non avrebbe combattuto.
A quel punto avevano iniziato ad allenarsi ogni giorno con delle vere
e proprie battaglie.
Vi erano svariati posti in città che potevano usare dopo aver messo
su una barriera o aver lanciato un incantesimo per tenere lontana la
gente, luoghi come il famoso parco, o fiumi, o anche dei campi da
golf. Dopo la scuola, subito andavano ad allenarsi nella foresta, tra i
campi da golf vicini al parco.
Seguendo ciò che le aveva detto Basara, Mio iniziò a regolare la
propria respirazione attraverso dei respiri profondi.
«Ecco qui, Mio-sama. Una bevanda energetica. Vi prego, reidratatevi
con questa».
«…mm… Grazie».
Prendendo da Maria la bottiglia di plastica della bevanda energetica
dallo slogan di dubbio gusto17, Mio la aprì e si bagnò la gola. La
piacevole sensazione di fresco scese dalla sua gola a tutto il suo
corpo.
«…ah, Basara-san. Posso chiederti di combattere poi contro di me?».
«…mh? Certo, nessun problema».
Erano già passate due ore dall’inizio dell’allenamento di quel giorno.
Basara non solo aveva affrontato Mio, ma anche Maria e ancora non
mostrava il minimo segno di fatica.
«Quindi… iniziamo».
«Certo… vieni».
Dopo un breve scambio di battute, i loro sorrisi si spensero… e il
momento successivo si scontrarono.

                                                            
17
“Taking the pet bottle of the drink with the catchphrase of having the same composition as
sweat from Maria…”.  “Bevi anche tu Sudorgate, la bevanda energetica fatta come il
sudore!”. D:

 
V T
 

Davanti allo sguardo di Mio, prese luogo un combattimento


ravvicinato tra Basara, che impugnava la sua Brynhildr, e Maria, che
combatteva a mani nude con la sua forza sovraumana.
L’adorata spada di Basara, Brynhildr, era una spada con una lama
spessa ed enorme. In tal modo poteva sferrare dei potenti attacchi
anche con i colpi di rovescio, ma Maria – una succube e in primis un
tipo Potenza – aveva una grande forza fisica e una capacità naturale
ad assorbire i colpi.
Si trattava comunque di un addestramento, ovviamente. Basara non
stava attaccando con tutta la sua forza, ma se Mio avesse subito per
sbaglio uno di quei colpi, non si sarebbe solo rotta un po’ di ossa, ma
sarebbe stata distrutta.
Si colpirono l’un l’altra, Basara colpendo di spada e Maria con calci
e pugni: un attacco dopo l’altro, avanzando e indietreggiando tra
attacco e difesa.
«…».
Guardando il loro combattimento, Mio si sentì frustrata.
…lo capisco. Ci penso e lo capisco… ma…
Nei giorni scorsi, Mio aveva realizzato quanto poco potente fosse.
Erano passati sei mesi da quando era venuta a sapere degli esseri e
dei poteri sovrannaturali. Grazie al suo talento con la magia, ora
riusciva a lanciare potenti incantesimi.
Secondo Maria, stava imparando ad una velocità sorprendente.
Tuttavia, rispetto a Basara e a Maria, Mio era priva di esperienza in
battaglia, pur essendosi allenata spesso con la stessa Maria.
In tal senso, ora si stava addestrando simulando proprio delle vere
battaglie, combattendo contro o Basara o Maria. Di per sé,
l’iniziativa stava portando dei buoni risultati, ma visto che non era
abituata alla tensione e alla pressione delle lunghe battaglie, tendeva
a perdere resistenza e concentrazione prima dei suoi compagni,
ritrovandosi pian piano alle strette.

 
V T
 

E questo mentre si stavano allenando… un vero combattimento


sarebbe stato ancor più stressante.
E inoltre, Takashi Hayase, l’Eroe contro il quale avrebbe dovuto
scontrarsi, aveva la stessa forza di Basara… se non superiore.
…di questo passo…
Sarebbe stata il peso che li avrebbe portati a fondo. Se lo sentiva.
La battaglia decisiva ci sarebbe stata tra quattro giorni.
Dentro Mio crescevano solo inquietudine e impazienza.

La mattina c’era scuola.


Dopo la scuola, facevano allenamento fino al tramonto.
A quel punto andavano a letto.
E si ricominciava.
Nel susseguirsi instancabile di quelle tre attività, gli ultimi giorni
passarono in un lampo.
E una sera, a due giorni dalla battaglia, Basara ricevette una chiamata
da Takashi. Il campo di battaglia era stato deciso.
Non sprecando nemmeno un secondo in chiacchiere, Takashi
comunicò solo il luogo e l’ora, per poi riattaccare.
«…».
Basara, che aveva risposto in soggiorno, rimase a fissare cupo il
cellulare.
Al che, la porta dietro di lui si aprì.
«…è stato deciso?».
Maria era entrata e aveva domandato ciò con una voce calma.
Doveva aver appena finito di lavarsi via il sudore dell’allenamento.
Basara si diresse verso il divano, continuando a darle le spalle.
«Già. Sarà di notte, ci saranno meno persone».
«Capisco… beh, di certo è meglio così».

 
V T
 

La voce di Maria si stava spostando verso la cucina. A quel punto


sentì il suono del frigorifero che si apriva: sicuramente aveva preso
qualcosa da bere.
Basara, sedendosi sul divano, le disse:
«Entrambi gli schieramenti collaboreranno nel mantenere la barriera,
onde evitare handicap di sorta. Mio può lanciare anche l’incantesimo
per la barriera fisica, oltre a quello per tenere lontani gli esseri
umani, giusto?».
«Sì, ma non ha mai collaborato con qualcuno per erigerne una.
Comunque non ci dovrebbero essere problemi».
Quindi per il campo di battaglia erano a posto.
Ora c’era solo bisogno di dedicarsi agli ultimi preparativi per la
battaglia.
«Basara-san, vuoi anche tu un po’ di latte?».
«Mh? Sì, perché no…».
«Okay» disse Maria, ma a quel punto non venne verso di lui. Basara
riusciva a sentire un flebile rumore elettrico dalla cucina. Sembrava
che stesse usando il microonde.
«Ti ho fatto un latte caldo, Basara-san. Se ti piace, mettici un po’ di
sciroppo d’acero. Allevia la tensione e ti permetterà di dormire
meglio».
«Grazie… aspetta, perché sei vestita così?!».
Trasportando il vassoio di plastica con sopra una tazza piena di latte
caldo e una grossa bottiglia di sciroppo d’acero, Maria era
praticamente nuda, coperta solo da un asciugamano.
«Perché una domanda simile? …è normale uscire dal bagno con un
asciugamano. Sarebbe stato molto più assurdo se avessi indossato
qualche strano vestito da sera».
«Chi ha parlato di vestiti da sera?! C’è una sola cosa da indossare
una volta usciti dal bagno».
«Intimo erotico, capisco».
«Il pigiama!».

 
V T
 

Maria, sentendo ciò, disse: «Oh cielo…» e si sedette accanto a lui sul
divano.
Ancora il suo piccolo corpo stava diffondendo i leggeri vapori
provenienti dal bagno caldo e emanava una dolce fragranza di
shampoo e bagnoschiuma.
«Vedi… Basara-san, ti vorrei chiedere un parere».
«Il m-mio parere…?».
Basara si eccitò davanti all’incredibile sex-appeal della ragazzina.
«Già… su una questione davvero importante».
Maria Naruse disse ciò avvicinandosi a lui.

Mio si era lavata con Maria, ma era rimasta nella vasca qualche
minuto più a lungo. L’aveva fatto per dissipare la fatica in vista
dell’allenamento del giorno dopo. E poi, era abituata a stare nella
vasca per anche più tempo: normalmente ci sarebbe stata altri dieci
minuti. La polvere da bagno che aveva usato quel giorno
probabilmente le aveva fatto effetto. Comunque, avevano fatto fare il
bagno prima a Basara, in modo che lei potesse poi prendersela
comoda e riscaldarsi completamente.
Pochi minuti dopo Maria, Mio uscì dalla vasca, e poi, leggermente
accaldata, si asciugò con l’asciugamano in microfibra. Quindi passò
ai capelli.
Fatto anche questo, infilò prima un piede e poi l’altro nei nuovi
pantaloncini, quindi li tirò su fino al sedere.
«Mm…».
Con un dito tese l’elastico dei pantaloncini, e tirandoli su oltre il
sedere, lo rilasciò, provocando un leggero schiocco.
Poi prese una camicetta al posto del pigiama e la abbottonò.
Iniziò dal fondo e quando arrivò in cima, lasciò la camicetta un po’
aperta sul seno, in modo che non le desse fastidio durante il sonno.

 
V T
 

Questo aveva fatto sì che il suo seno fosse alquanto esposto, la


scollatura era esagerata, ma non aveva paura di mostrarsi così dentro
casa.
Sia perché anche Maria era una ragazza.
…e poi…
Basara l’aveva già vista in situazioni e in condizioni ben più
imbarazzanti.
…non che stesse cercando di provocarlo. Rimaneva comunque
imbarazzata.
Tuttavia, se avesse indossato altri abiti quasi a farsi scudo, pur
essendo stata vista in quel modo quando avevano stipulato il
Contratto tra Padrone e Servo o anche quando avevano fatto insieme
il bagno, tutto ciò sarebbe apparso come se la presenza di Basara la
rendesse strana.
Per questo motivo Mio stava coraggiosamente cercando di
comportarsi normalmente, anche se a volte le capitava di indossare
degli abiti succinti. Occasionalmente percepiva lo sguardo di Basara
sul suo seno o sul suo sedere, e – anche se le provocava imbarazzo –
ne era felice. Perché quando succedeva, era lei a far scattare qualcosa
in lui… nonostante il Contratto tra Padrone e Servo si fosse formato
in una maniera inaspettata e lei si fosse ritrovata con una debolezza
particolare.
Dopo aver asciugato i capelli con il phon, Mio lasciò il bagno e si
diresse verso il soggiorno.
«Basara-san… potresti sottomettere un po’ di più Mio-sama?».
Attraverso la porta socchiusa del soggiorno sentì la problematica
richiesta di Maria.

Sentito il suo suggerimento, Maria vide Basara fare una faccia


dubbiosa.
«…che intendi? Se stai ancora cercando di fare casini…».

 
V T
 

«Non si tratta di scherzi. Questo è per il tuo bene e per quello di Mio-
sama» disse Maria «Ci rimangono solo due giorni prima del
combattimento contro i tuoi ex-compagni. Gli scorsi giorni abbiamo
continuato ad allenarci preparando delle contromisure, ma non
possiamo diventare più forti così facilmente. Temo che tu sia l’unico
tra noi ad avere il loro stesso livello di forza, Basara-san.
Sfortunatamente, io e Mio-sama siamo un… no, due passi indietro».
«Questo non…».
Basara non sapeva cosa dire, dimostrando che l’analisi di Maria
fosse corretta.
Soprattutto perché Basara conosceva la loro differenza di forza anche
meglio di Maria.
«E poi anche tu, Basara-san, la nostra ultima speranza, non ti sei
allenato per cinque anni. E inoltre ci hai detto che il possessore della
lancia spirituale è più forte di te… per come siamo messi ora, non
possiamo batterli».
Basara rimase in silenzio davanti alla sua affermazione.
«Tuttavia c’è una soluzione che potrebbe cambiare tutto. Come già
sai, chi stipula il Contratto tra Padrone e Servo guadagna forza al
crescere della fiducia. Se entrambi foste in grado di far ciò,
potremmo avere una possibilità di farcela».
«Ecco perché mi hai chiesto di sottomettere Mio…».
«Già. Perché anche se ho parlato di fiducia, deve essere relativo al
contratto… adatto al rapporto tra padrone e servo. Ho paura che
questa sia la nostra unica possibilità di vittoria a questo punto. E non
credo che dovremmo sprecarla».
«…concordo. È un dato di fatto che ci sarebbe utile sfruttare le
potenzialità del contratto. Ma la fiducia di cui parli… non è un
qualcosa che può crescere o intensificarsi così velocemente».
«No… l’intensità di un sentimento non è relativo al tempo. Il
sentimento nato in un solo giorno può sorpassare quello che si
ottiene in un anno intero… quello nato in un solo secondo,

 
V T
 

sorpassare quello di una vita intera. Se riuscissi a comprenderlo, le


possibilità che Mio-sama si dimostri utile salirebbero di un po’».
Ma davanti alle parole di Maria, Basara rimase silente e con
un’espressione dura in volto.
«…Basara-san?».
Poco dopo, Basara lentamente rispose a Maria.
«Capisco il tuo punto di vita… ma se possibile, non vorrei non
farlo».
Sentendo ciò, Maria strinse gli occhi.
Crede che in una simile situazione ci possiamo permettere di essere
pignoli?
«Perché? Ti stai trattenendo perché siamo una famiglia? O forse il
tuo onore o la tua ipocrisia ti impedisce di fare una cosa simile alla
tua sorellina?».
Maria aveva chiesto con una voce flebile.
«No… non è questo…» disse Basara «…è l’opposto».
«Te lo dico ora perché ci troviamo in questa situazione: tu e Mio
siete per me membri preziosi della mia famiglia. E vi considero come
se foste veramente le mie sorelle. Ma questo non è sufficiente per
farmi fidare del mio autocontrollo. Non sono un santo. Sono solo un
normale adolescente. Hai idea di quanto sia difficile per me
mantenere il buon senso mentre vivo con due ragazze con cui non ho
legami di sangue? Se non fosse stato per la magia del Contratto tra
Padrone e Servo, vi avrei abbordate molto tempo fa».
«…? Non capisco…».
Al Contratto tra Padrone e Servo tra Basara e Mio era stata aggiunta
la caratteristica di Maria, una succube. Ciò rendeva più semplice
commettere degli errori, ma non legittimava un comportamento
sconsiderato.
«Non l’hai capito? Quel “serve per alleviare la maledizione”, quel
“serve per diventare più forti”… questa indulgenza… questo “è per il
bene di Mio” e poi metterla in delle condizioni imbarazzanti… tutto

 
V T
 

questo è da codardi. Sono cose che si fanno perché le si vuole fare…


non riesco a farle così».
«Eh… quindi stanno così le cose? Ma ero convinta che quando
abbiamo fatto il contratto fossi rimasto abbastanza calmo mentre
sottomettevi Mio-sama… mi sbaglio?».
«Se mi fossi mostrato imbarazzato avrei solo reso Mio ancor più
imbarazzata. Inoltre, dovevo sembrare calmo per far sì che Mio si
sottomettesse il più velocemente possibile».
«C-Capisco…».
Maria era rimasta leggermente scioccata dalla spiegazione di Basara.
Non riguardo al fatto che Basara si vergognasse di trovarsi in quella
situazione. Era il fatto che Basara in quel momento stesse pensando a
cosa fare per soggiogare al meglio Mio… pur avendo di fronte una
Mio che oltre alle sue bellissime forme si ritrovava anche sotto
l’effetto afrodisiaco della maledizione.
…aspetta, non è che…?
Quando si erano fatti il bagno e c’era la torta, Maria aveva scherzato
sul fatto che fosse una bestia. Ma se invece avesse veramente un
simile carattere?
Maria ebbe un leggero brivido.
«In ogni caso, non posso tollerare di fare qualcosa “per il bene di
Mio” se ci sono dietro dei secondi fini. Poi, ovvio, se la maledizione
si dovesse riattivare, la aiuterò… ma lo farò mettendo in chiaro che
lo voglio fare. Si tratta di essere onesti».
«Quindi stai cercando di indossare i panni del cattivo…?».
«No… nulla di così nobile».
«È solo…» disse Basara «Dicendo di fare quelle cose solo per il bene
di Mio, senza sensi di colpa… sarebbe di sicuro una menzogna. Se
indorassi la pillola così codardamente, non danneggerei solo la
fiducia tra padrone e servo, ma anche quella fiducia che esiste nella
nostra famiglia. Ed io questo non lo voglio. Perché… anche se per

 
V T
 

caso sono diventato il suo padrone… per prima cosa rimango suo
fratello».
Basara lo disse con un’espressione seria, tant’è che inavvertitamente
Maria spalancò gli occhi.
Maria, una succube, sapeva molto bene quanto fossero deboli gli
uomini davanti a questo genere di desideri. E come i pensieri
perversi e malvagi nei confronti delle ragazze possano crescere da
qualche parte nel profondo. Ancor di più se si pensava alla bellezza
di Mio.
…ma…
Quel ragazzo di fronte a lei, Basara Toujou, aveva ammesso questi
suoi desideri senza tentare di nasconderli. Guardandolo, Maria sentì
un brivido scenderle lungo la schiena.
«…capisco. Ho un’altra idea, quindi portiamo avanti quella».
«Hai un’altra id… uh… aspetta, ehi?!».
Agitato, improvvisamente Basara alzò la voce. Questo perché Maria
si era seduta sulle sue gambe e aveva slegato il nodo
dell’asciugamano che la copriva. Maria alzò sorprendentemente la
maglia che Basara stava indossando.
«Per favore non ti muovere…».
Dicendo questo, iniziò a strusciare la sua nuda pelle contro quella di
Basara. Diversamente da quando si era insinuata nella sua t-shirt, ora
lui aveva modo di vederla nuda mentre faceva quei movimenti
lascivi.
Basara riusciva a vedere il calore e la morbidezza del corpo di Maria.
«A-Aspetta, Maria… che stai facendo così all’improvviso?».
«Se ti dispiace per Mio-sama e non vuoi fare quella cosa, allora mi
aiuterai a potenziarmi».
Infatti, essendo una succube, poteva incrementare il suo potere
assorbendo il desiderio e l’eccitazione.
E da un ragazzo dal cuore puro come Basara, l’effetto era incredibile.
Maria rise con gli occhi lucidi «Fu-fu».

 
V T
 

«Perdonami… ma la colpa è tua, Basara-san. Dire quelle cose con


quell’espressione…».
In quel momento lei era incredibilmente eccitata. Il suo istinto da
succube si era mosso e non poteva essere soppresso.
Maria iniziò a leccare il petto di Basara, avvolgendo le braccia
intorno alla sua schiena per aumentare il loro contatto.
«Ahh… sei così delizioso, Basara-san».
Era come una droga per lei. Voleva succhiare ogni cosa dal ragazzo
di fronte a lei, Maria iniziò a portare la mano sotto l’ombelico di lui.
Quando quella mano si insinuò tra i suoi pantaloni.
«E-Ehi…!».
Il corpo di Basara iniziò a tremare. Quella reazione servi solo a
invogliare ancor di più Maria. Tuttavia… gli occhi di Basara, che
Maria pensava che stessero guardando lei, stavano guardando alle
sue spalle.
«…».
Maria si voltò perplessa e si congelò.
Sulla porta aperta del soggiorno… c’era Mio.
In quel momento Basara si preparò al bagno di sangue.
Perché quella era una situazione del tutto simile a quando era stato
beccato a giocare a quel videogioco erotico con Maria.
No, questa volta era anche peggio. Dopotutto, Basara stava
abbracciando strettamente una Maria nuda. Mio sarebbe divampata
contro di loro…
Così almeno pensava.
«No, questo…».
Subito aveva provato a spiegare, ma sul momento non riuscì a
trovare le giuste parole.
Era stata Maria a causare tutto quello, senza il consenso di Basara.
Eppure, non poteva incolpare solo Maria per tutto ciò.
Di certo, in una situazione come quella, a prescindere dalle sue
parole, non se la sarebbe cavata.

 
V T
 

Maria, una succube al servizio di Mio, gli aveva chiesto di


approfondire il rapporto nato dal Contratto tra Padrone e Servo,
soggiogando Mio attraverso il piacere, il tutto per la necessità di
vincere, per la necessità di proteggere la stessa Mio.
Considerando sia la sua posizione rispetto a Mio, sia la sua razza
demoniaca, quello era un suggerimento alquanto naturale.
Basara sapeva cosa doveva dire in quel momento. Eppure… in quel
momento non sapeva come dirlo.
«Oh mio… Mio-sama… che ci stai a fare ferma lì impalata?».
E tra tutte le cose, Maria si strinse ancor di più a Basara, provocando
Mio.
«…».
Basara vide il volto di Mio farsi completamente rosso nel vedere ciò.
Maria lì aveva decisamente fatti passare dalla padella alla brace.
«M-Maria…?» chiese confuso.
«Ssh… va tutto bene… per favore, guarda» gli sussurrò Maria.
...no, anche così…
Mentre Basara faceva quello che gli aveva detto di fare Maria, Mio si
avvicinò a passo svelto.
A quel punto se la ritrovò di fronte.
«…».
Era tutto lì. Basara era sicuro che avrebbe colpito Maria e lanciato
poi fulmini e saette contro di lui… letteralmente. Eppure Mio
rimaneva di fronte a loro, rossa in volto.
…Mio?
In risposta al suo sguardo dubbioso, Mio si morse i labbro e distolse
lo sguardo.
«Mio-sama… mi scusi, ma io e Basara dobbiamo fare degli
importanti preparativi in vista della battaglia che si svolgerà fra due
giorni. Rimanere ferma lì così… è fastidioso, ad essere sinceri» le
disse Maria mostrando un sorriso provocante. Il suo istinto da
succube aveva di sicuro predominato la sua ragione.

 
V T
 

«…».
Mio, completamente rossa, la guardò. La sua espressione sembrava
in qualche modo mortificata.
«Perché stai facendo quella faccia? Bene, se insisti nel voler
guardare, sei la benvenuta. Comunque, per favore, non interferire».
Con un sorriso, Maria sollevò di nuovo la maglietta di Basara. In
quel momento:
«…per favore, fermati».
Mio l’aveva detto con una voce flebile.
Mio osservò Maria fermarsi alla sua richiesta, quindi la guardò.
Gli occhi ammalianti ma ancora infantili di Maria sembravano dirle:
“Qual è il problema? Forza, spiegati”.
Mio disse allora con voce tremante:
«…lo farò io… no, lasciamelo fare» perché «quella che deve
diventare più forte non sei tu, Maria… sono io. Quindi, per favore
Basara… sottomettimi».
«No, ma…» esclamò Basara con voce confusa, mentre Mio scuoteva
la testa.
«Non voglio essere un peso… inoltre, se c’è qualcosa che posso fare
per permetterci di vincere, la voglio fare. Intendo… potremmo anche
non vincere questa volta. Ma ci rimane ancora una cosa da provare
per diventare più forti, no?».
«…quindi stavi ascoltando dopotutto».
Mio annuì alle parole di Maria.
«Se il contratto può fare anche questo, non mi importa. Se perdiamo
senza aver provato tutto il possibile… non riuscirei a trovare pace da
morta».
E Mio non sarebbe la sola a perdere la propria vita in caso di
sconfitta.
Stavano inseguendo lei, ma Basara e Maria, combattendo con lei,
sarebbero potuti morire anche loro.
E Mio non avrebbe mai lasciato che questo accadesse.

 
V T
 

«Dirai pure così… ma sai cosa ti accadrà, non è vero?».


«… …già, credo. Sarà come quando abbiamo formato il contratto,
no?».
«Se lo sai già…».
«…anche così, voglio diventare più forte!».
Come se si stesse chiedendo il perché, Basara strinse con forza il
pugno.
«Certo… è decisamente imbarazzante ad essere onesti… e non avrei
mai pensato di diventare così. Sento come se pian piano non fossi più
me stessa, e questo fa veramente paura».
Mentre si stringeva leggermente a sé, Mio ricordò il momento in cui
aveva formato il Contratto tra Padrone e Servo con Basara.
In quel giorno, lei vide la sua vera natura. Mio Naruse aveva
chiamato Basara “fratello” per la prima volta. E mentre lei
continuava a sentire un piacere che la stava portando alla pazzia,
aveva accettato Basara, che le stava dando quel piacere, come suo
Padrone.
I ricordi di quel giorno iniziavano a sfumare, ma la memoria di quel
incredibile piacere era rimasto vivo. Anche ora qualche volta le
capitava di sognarlo.
Basara non era l’unico ad essere consapevole di vivere sotto lo stesso
tetto con qualcuno dell’altro sesso. Anche per Mio era lo stesso.
«Ma…».
Mio non si aspettava che Basara tenesse così tanto a lei. Mentre lei
pensava a come non far sì che lui prendesse il sopravvento,
indossando a volte dei vestiti succinti, ancora Basara pensava al
benessere di Mio e sopportava tutto ciò ogni volta.
…per tutto questo tempo mi ha sempre voluto bene.
Nel momento in cui aveva ascoltato la conversazione tra Basara e
Maria nel soggiorno, Mio aveva avvertito un brivido scuoterla nel
profondo.

 
V T
 

Era una sensazione simile, se non superiore, a quella che aveva


sentito quando aveva ascoltato la conversazione tra Basara e Yuki
alla caffetteria, quando Basara aveva detto cosa provava per lei.
Ed era per questo che seppur rossa in volto, ancora sorrideva.
«Grazie Basara… ma non preoccuparti per me. Sono stata felicissima
di sentire come tenessi ai miei sentimenti e come volessi costruire
lentamente della fiducia tra noi».
«Mio…».
Basara pronunciò il suo nome, mentre Mio annuiva.
«Ma… andrà bene. Se resisto all’imbarazzo… no, se promettendo
una maggiore fedeltà – se ti lascerò soggiogarmi – potrò diventare un
po’ più forte, allora non voglio sprecare questa opportunità. Voglio
anch’io diventare più forte insieme a te».
Quando espresse a parole quello che sentiva… quello che
desiderava…
«…».
Mio non disse altro e aspettò in silenzio.
Perché Mio Naruse conosceva il ragazzo chiamato Basara Toujou.
Sapeva che lui non era il tipo da deluderla dopo che lei gli aveva
detto tutto ciò, a prescindere da quanto forti fossero i suoi sentimenti
per lei.
«…va bene».
Poco dopo, borbottando ciò, Basara fece scendere Maria dalle sue
gambe e lentamente si alzò.
E guardando Basara di fronte a lei, Mio ricordò l’incidente dell’altro
giorno.
Quando Basara l’aveva stretta a sé e le aveva tappato la bocca con la
mano. Mio era incredula: non verso Basara, ma verso se stessa,
poiché non riusciva ad opporre resistenza mentre veniva trattata così
di forza.

 
V T
 

Essendo appena uscita dal bagno, si era trovata in “abiti” indecenti –


indossando un semplice asciugamano – e quando Basara le era
venuto addosso, era convinta che l’avrebbe spinta a terra.
All’inizio aveva tentato di opporre resistenza, ma quando la sua
mano aveva afferrato la sua vita e l’aveva stretta a sé, lei non era
stata più capace di resistergli, anche se la maledizione del contratto
non si era attivata.
Lei, in quel momento, era stata in sé… era la “sana” Mio Naruse,
eppure in quel momento non era riuscita a capire come si sarebbe
dovuta comportare, come se avesse potuto accettare qualsiasi cosa
Basara le avesse fatto in quel momento.
Poi, visto che Basara era caduto nel panico, lei era stata in grado di
ritornare in sé.
…ma…
Se Basara a quel tempo non stava cercando di fare nulla… ora cosa
le sarebbe successo?
La risposta a ciò… fu Basara a dirgliela, un Basara diverso da quello
dell’altro giorno.
La mano di Basara toccò dolcemente la sua guancia e lentamente
iniziò a scendere, scorrendo lungo il collo e seguendo la clavicola.
«Mm…».
Quando Mio lasciò che il proprio corpo tremasse leggermente dal
piacere misto a una sensazione di solletico, i suoi grossi seni
tremarono altrettanto.
Ecco che arriva… Nel momento in cui lo pensò, lui le palpò il seno.
Il seno era il punto debole di Mio.
Quando per vincolare il Contratto tra Padrone e Servo il suo seno era
stato toccato direttamente, lei era quasi impazzita… ma questa volta
stava indossando una camicia, anche se senza reggiseno.
Essere palpata da vestita. Era convinta che sarebbe stato meno
intenso.
Ma era stata ingenua.

 
V T
 

«Eh… Que… Ya… ahh?! Fuahn, FUAAAH!».


Anche se la maledizione non si era attivata. Anche se stava
succedendo da vestita.
Un incredibile piacere la percorse e Mio esclamò ciò con voce dolce.
…pe-perché…?
Seppur sorpresa, aveva disperatamente cercato di trattenere la sua
voce, ma il piacere era cresciuto sempre più.
«Fuah, mm…».
Perdendo la forza nelle ginocchia, Mio era sul punto di cadere, ma
Basara l’afferrò.
«S-Stai bene…?» chiese sorpreso Basara.
«I-Impossibile… Perché sono…?» mormorò Mio confusa
dall’intenso piacere.
«Non va bene, Mio-sama. Solo perché la maledizione non è attiva,
non puoi crederti uguale a prima» disse Maria con una risata.
«Ostinata come sei, non ti sei semplicemente sottomessa a Basara nel
vincolare il contratto. Il piacere di allora superava quello che avresti
sentito normalmente. E per nove volte l’hai provato. E poi abbiamo
fatto quel bagno insieme, oltre a tutte le volte che la maledizione si è
attivata. Da tutto questo piacere il tuo corpo è diventato decisamente
più sensibile rispetto a prima».
«Impossibile… questo è solo…».
Non poteva crederci. Certo, comprendeva come il corpo di una
persona potesse essere sempre più sensibile al piacere man mano che
vi era esposto. Eppure, non era passato nemmeno molto tempo da
quando avevano formato il contratto.
…il mio corpo ha già iniziato ad essere dipendente da Basara.
Basara distese Mio sul divano, facendole sentire un brivido.
Lui era rosso in volto. Anche così guardò profondamente negli occhi
di Mio e allungò le mani verso di lei.
«Ah…».

 
V T
 

Capendo cosa Basara stesse cercando di fare, Mio gemette. Poi le


mani di Basara, che avevano raggiunto il suo seno, iniziarono a
sbottonare la sua camicetta dalla cima al fondo.
«Basara… stai per… vedere il mio seno?».
Pur dicendo ciò, Mio non oppose resistenza. Tuttavia il suo
imbarazzo crebbe vertiginosamente e lei distolse lo sguardo.
«…Basara è un pervertito».
«Questo non… no, è proprio così».
Basara non nascose i suoi sentimenti e le sue azioni. E neppure si
scusò. E neanche Mio si oppose. Si trovava sul punto di farsi
sottomettere da lui.
Perciò avrebbe accettato tutto questo come meglio poteva.
Le sue mani si muovevano goffamente, ma anche così, non gli ci
volle molto per sbottonare completamente la camicetta di Mio.
Con tutti i bottoni sbottonati, la camicetta aveva smesso di essere un
pezzo unico, rivelando i pantaloncini che stava indossando.
…proprio come allora.
Quando avevano formato il Contratto tra Padrone e Servo… il suo
seno era stato palpato direttamente. Al tempo indossava un piccolo
top, che Basara aveva sollevato… ma ora, con la camicia sbottonata,
ciò non era più necessario.
I miei seni stanno per essere palpati direttamente di nuovo… Questo
pensiero le attraversò la mente.
«…Ah, Basara-san. Sai, una persona tende ad abituarsi a cose che
sono già state fatte in precedenza. Certo, Mio ora è molto più
sensibile rispetto a prima, ma… forse è meglio provare qualcosa di
diverso».
«Dici…?».
Sentendo ciò, le mani di Basara – che si stavano dirigendo verso il
seno di Mio – si fermarono.
«Qualche idea? Visto che sei una succube, devi essere esperta di
queste cose».

 
V T
 

Alla domanda di Basara, Maria sorrise.


«Voglio essere all’altezza delle tue aspettative… detto ciò, Mio-sama
non ha esperienza, quindi non posso fornire l’intero corso da
succube».
«Vediamo…» disse ragionandoci su.
«Bene… perché non usi questo, visto che è a portata di mano?».
Dicendo ciò, Maria gli mostrò un oggetto.
«Lo sciroppo d’acero…?».
«Esattamente. Cospargilo sul corpo di Mio-sama per favore… e
usalo come se fosse una lozione».
«E-Ehi…?!».
Mio inavvertitamente si allarmò, ma Mia sorrise ancor di più.
«La tua reazione mostra quanto per te tutto ciò sia imbarazzante…
ma la vergogna è una delle emozioni più potenti per soggiogare
qualcuno. …ora puoi proseguire, Basara-san».
«…».
Basara prese la bottiglia di sciroppo d’acero da Maria e lentamente la
aprì. Mio quindi vide il liquido bruno-dorato cadere sul suo corpo.
Sembrò quasi che accadesse al rallentatore. Il liquido dalla dolce
fragranza cadde sul seno di Mio, accumulandosi nello spazio tra i
seni.
«Mm… Ahh…».
Il corpo di Mio, caldo sia per il bagno di prima che per essere stata
palpata poi da Basara, venne messo a contatto con quel liquido
freddo… a quel punto tutto fu pronto.
Mio si preparò all’intenso piacere che le avrebbe dato le mani di
Basara, che si stavano dirigendo verso di lei. Tra un momento
l’avrebbe sentito.
Tuttavia Basara fece una cosa che Mio proprio non si aspettava.
«Se non sbaglio, Mio… ci stavi origliando prima».
«Eh… Quello… Mm?!».
Di certo aveva scelto il metodo più efficace per sottomettere Mio.

 
V T
 

Mio – già di per sé agitata – si sentì colpevole per aver origliato,


visto che Basara aveva sottolineato il fatto.
Subito dopo… la maledizione del contratto si attivò. A causa
dell’effetto afrodisiaco derivato dalla caratteristica della succube, i
suoi sensi divennero sensibili al massimo e quando i suoi seni,
ricoperti di sciroppo d’acero, vennero afferrati…
…eh?
I sensi di Naruse Mio non percepirono nulla.
Cosa appena… Per un secondo riuscì a pensare solo ciò, poi capì
cosa era successo.
Quando si sbatte il mignolo del piede su un angolo c’è un momento
in cui non si sente nulla prima del dolore atroce.
Un momento donato dalla grazia di Dio. In quel momento, lei stava
sperimentando la stessa identica cosa.
Subito dopo aver capito la situazione, in un momento di maggiore
lucidità…
«…».
…un intenso turbinio di piacere inghiottì completamente Mio.
Un mondo dove tutto era bianco.
Avvolta da un tenero calore, Mio ricevette delle vibrazioni così
confortevoli da farla assopire.
È tutto così incredibilmente confortevole e sereno… Questo era ciò
che pensava.
Si ritrovò in quello stato per un po’.
«…Ah».
Improvvisamente non vide più bianco. Tuttavia, ancora non riusciva
a capire dove si trovasse.
«Ah… sembra che sia tornata cosciente. Mio-sama, riesci a
sentirmi?».
Una giovane ragazza agitò una mano davanti ai suoi occhi. Seppur
vedendola, il suo cervello non realizzò la cosa. Né trovò strano che la

 
V T
 

ragazza fosse nuda. Mio sapeva che la ragazza stava dicendo


qualcosa, ma non le entrò in testa. Invece…
…Cos’è… questo suono?
Mio sentì dal suo seno il suono di qualcosa che sgocciola.
Che può essere… pensò distrattamente.
«Sembra che ancora stia un po’ così e che non comprenda la
situazione…»
«…stai bene?».
All’improvviso una voce gentile risuonò vicino all’orecchio di Mio.
…chi?
Era una voce che era penetrata profondamente nel suo cuore.
«Sto pensando… forse è meglio che si veda, piuttosto che spiegare la
situazione».
Dicendo ciò, la ragazza di fronte a lei se ne andò dal suo campo
visivo e dopo un po’…
«…?».
Improvvisamente Mio vide una ragazza sconosciuta di fronte a lei.
Era istintivamente sorpresa, visto che la ragazza stava facendo una
faccia così lasciva. Quell’espressione così piena di lussuria, con
quelle guance rosse che dava l’idea di una donna sul procinto di
ingoiare la loro saliva18. Ma…
«Com’è? Inizi a capire ora?».
«Eh…?».
Davanti a quella ragazza davanti a lei, si presentò la ragazzina di
prima. E quando quella apparì davanti a Mio, essa apparì per qualche
ragione anche davanti all’altra ragazza sexy.
«…?».
E in quel momento Mio Naruse finalmente capì. Che quella ragazza
affascinante di fronte a lei era proprio lei. Era proprio Mio, riflessa in
quello specchio abbastanza grande da potersi vedere interamente.
                                                            
18
That expression full of lust with flushed cheeks reminded the spectator of a “woman” to the
extent of gulping down their saliva.

 
V T
 

 
V T
 

Indossando nel peggiore dei modi una camicia, Mio – a gambe molto
aperte – stava sulle ginocchia di qualcuno.
E lei vide il proprio seno venire afferrato e palpato con decisione da
dietro. Il suo seno era bagnato e luccicante a causa di qualche
liquido, e muovendosi faceva un suono lascivo.
Quei seni emanavano una fragranza abbastanza dolce da scuoterla e
da farla ritornare in sé. Quindi si voltò.
Dietro di lei c’era il padrone di Mio… il ragazzo a cui aveva giurato
fedeltà.
«…Mio, riesci a parlare?».
In che razza di situazione si trovava ora…
«Basara… Yah, Io… Ah, Fuaaaaah?».
I suoi sensi erano tornati con la sua coscienza, e il torrente di piacere
fece venire Mio ancora una volta. Il suo intero corpo sussultò e una
vibrante sensazione di piacere la percorse.
«Ah, ahh… Mm… Ahh».
Non ebbe il tempo di chiudere gli occhi che subito accadde. Così
Mio si guardò durante il cruciale momento, visto che ancora si
vedeva riflessa nello specchio. La vide… la sua faccia prima di ciò,
durante ciò… e dopo ciò.
Maria rise: «Mio-sama, stai facendo una faccia così lasciva…».
«Ya… No, ah…».
Vedendosi nello specchio, Mio provò a coprire il suo volto con le
mani. Ma non poté. Aveva visto nella se stessa nello specchio
qualcosa che non avrebbe dovuto mostrare.
…N-No…
Il copioso sciroppo d’acero era sdrucciolato dal suo seno fino al suo
ombelico e oltre, tra le sue gambe, bagnando i pantaloncini che stava
indossando. E sotto quei pantaloncini, che ormai da quanto erano
bagnati erano diventati trasparenti, c’era un calore che non poteva
derivare dal fresco sciroppo d’acero.

 
V T
 

Era proprio lo “sciroppo” di Mio, prodotto dalla sua eccitazione. La


zona più imbarazzante di Mio si distingueva fin troppo bene sui suoi
vestiti. Consapevole della femminilità di Mio, Maria seguì il suo
sguardo e si accorse della sua condizione.
«N-No… Questo…».
Mio cercò frettolosamente di nascondere la cosa, ma era troppo tardi.
Maria mostrò un debole sorriso, quindi…
«Basara-san, ascolta…».
Tra tutte le cose, Maria era andata dietro di lei e aveva sussurrato
qualcosa a Basara. E allora…
«…».
Mio vide dallo specchio Basara che abbassava in silenzio lo sguardo.
In quel momento…
«Ah, Ahhh… Ahhhhhh».
Un impulso percorse il suo corpo… un impulso provocato
dall’incredibile senso di vergogna nato dal vedersi esposta in quello
stato.
«Va tutto bene, Mio… non è nulla di strano».
Basara – che la stava tenendo – gentilmente le sussurrò all’orecchio.
Quelle parole significavano che lui stava accettando l’aspetto più
imbarazzante di Mio.
Avendo perso la necessità di essere in una condizione decente, Mio
lasciò che tutte le proprie forze scivolassero via dal suo corpo.
Ammise di essersi eccitata e accettò tutto ciò che Basara le stava
facendo.
Ecco perché Mio era così turbata.
Ogni volta che i suoi seni venivano palpeggiati sconsideratamente,
lei emetteva dei gemiti sporchi e lascivi.
E benché fossero i suoi seni ad essere toccati, lei non riusciva a
fermarsi dal muovere i propri fianchi indecentemente.
Era imbarazzante, ma quell’imbarazzo la faceva sentire bene oltre
ogni possibilità di smettere, e sopra Basara lei era ancora più

 
V T
 

estasiata… proprio come quando avevano formato il Contratto tra


Padrone e Servo.
«Fratellone…».
Mio mise la propria mano sopra quella di Basara, che stava palpando
il suo seno.
Quando il palmo della sua mano, alla ricerca di un’esistenza su cui
contare, percepì il calore di Basara, il sollievo invase tutto in una
volta il corpo di Mio e il piacere che proveniva dai suoi seni cambiò
in un senso di beatitudine.
E lei voleva più di quella beatitudine. Prima che se ne rendesse
conto, si era voltata, mettendosi in una posizione di fronte a Basara.
Seduta sopra di lui estremamente vicina al suo inguine, i suoi seni
erano ovviamente esposi di fronte al suo volto. Quei grandi e morbidi
gonfiori erano già volgarmente bagnati dallo sciroppo d’acero e le
punte color rosa dei capezzoli inturgiditi sembravano germogli sul
punto di sbocciare.
…che la maledizione del contratto mi abbia fatto impazzire?
Voleva che Basara assaporasse i suoi seni, che erano diventati i più
dolci e i più lascivi del mondo. Dopotutto, non poteva sottomettersi a
lui più di così.
E sia Basara che lei potevano diventare più forti di conseguenza.
Stando così le cose, voleva che lui la dominasse fino in fondo. Quel
sentimento lentamente crebbe.
«…».
Alla fine, Mio avvolse le braccia intorno al collo di Basara.
Ovviamente lei non riusciva chiederglielo, ma anche così…
«…fratellone, per favore… il mio seno… brucia… è straziante…»
supplicò Mio. E… funzionò. Subito dopo Basara mostrò
un’espressione sorpresa:
«Okay… ora ti farò stare meglio».

 
V T
 

Dopo averla abbracciata strettamente alla vita, portò la bocca al suo


seno. Inutile dirlo, era la prima volta che il seno di Mio veniva
succhiato. Era una sensazione migliore di quel che pensava.
«Ahh, Yahh, Ah… Mm, Frat-Fratellone… Mm, Fuaaah!».
Portando la testa all’indietro, Mio si incurvò dal piacere. La
camicetta che stava indossando cadde a terra, mostrandola sopra
completamente nuda, ma non le importò.
Sopraffatta da una piacevole sensazione di leggerezza, Mio avvolse
le gambe intorno ai fianchi di Basara e tené la sua testa stretta contro
il suo seno. Mentre il suo seno veniva succhiato intensamente…
…W-Wow, cos’è questo…
Sapeva che stava per venire intensamente. Confusa dall’enorme
piacere, sentì che le fondamenta dei suoi principi stavano cambiando.
E allo stesso tempo, ciò che Basara era per lei dentro la sua testa
cambiò in qualcosa di profondamente diverso.
Da suo fratello, da un familiare e un padrone solo di nome, a un
padrone assoluto, a cui lei era devota e a cui si sarebbe sottomessa
profondamente.
Nel momento in cui lo pensò… i corpi di Mio e Basara vennero
avvolti improvvisamente dalla luce.
Mio era confusa, non capendo cosa era appena accaduto, al che
Maria mostrò un calmo sorriso.
«Congratulazioni… la luce prova che il vostro rapporto per il
contratto è avanzato al livello successivo».
Resti del bollente piacere erano rimasti ancora in lei, così Mio non
riuscì sul momento a percepire alcun cambiamento. Ma…
«Ah… il marchio… sul collo…».
Il colore del marchio a forma di collare sul suo collo era diventato un
po’ più rossastro.
«…Ora… siamo diventati… più forti?».
«Esatto. Proprio ora hai ricevuto un “potenziamento” di base, che
comprende sia la capacità fisica quanto quella magica. Quando la

 
V T
 

luce vi ha avvolto, siete diventati più forti di prima. Vista la


situazione, mi sono nutrita dell’eccitazione nel tuo corpo, Mio-sama,
così da ottenere un potenziamento che mi durerà una settimana».
Quando cercò di capire quelle confuse parole, intervenne il ragazzo a
cui aveva giurato fedeltà dal profondo del suo cuore.
«Hai fatto del tuo meglio… brava».
Dicendo ciò, Basara era sul punto di accarezzare la sua testa, ma
ricordando che le sue mani erano ricoperte di sciroppo d’acero, quasi
ci ripensò.
Allora…
«…».
Mio prese la mano sinistra di lui e mise quelle dita, ricoperte di
sciroppo d’acero, nella sua bocca. Era la mano del suo padrone, era
la mano che le aveva provocato quel piacere dal suo seno.
Al che, il sapore dello sciroppo d’acero e anche un piacere ancor più
dolce si diffuse nella sua bocca.
...mi chiedo se ho fatto bene a sottomettermi a lui.
Mentre succhiava le dita di Basara, Mio pensava distrattamente.
Ma ogni volta che lei leccava sonoramente, un brivido di piacere la
percorreva lungo la spina dorsale e nel giro di poco Mio divenne
dedita a leccargli le dita.
Muovendo la lingua copiosamente, minuziosamente assaporò ogni
angolo. E dopo aver pulito la mano di Basara con la lingua, Mio
finalmente la lasciò andare dalla propria bocca e se la portò alla
guancia. Con la mano del ragazzo che l’aveva dominata sulla
guancia, lei disse dolcemente, quasi a pregare:
«…vinciamo».
Basara le sussurrò all’orecchio.
Una semplice parola di assenso.
«Certo».

 
V T
 

Varie voluttuose azioni erano state condotte nel salotto di casa


Toujou al fine di approfondire il rapporto padrone-servo tra Basara e
Mio.
Alcune persone aveva visto una parte di ciò dall’inizio fino alla fine
dall’esterno. Costoro stavano sul tetto di una casa vicina.
Coloro che stavano osservando gli avvenimenti oltre la tenda chiusa
della finestra sul soggiorno di casa Toujou – tenda che erano riusciti
ad aggirare grazie alla magia – erano Takigawa e Zest.
Ma…
«…».
Non importava quanto stimolante fosse la scena, Zest, in piedi vicino
a Takigawa, osservava con calma.
…cavolo, è una sofferenza.
Non erano lì per fare i guardoni o simili.
Sorvegliare Mio era la missione di Takigawa, e Zest era venuta per
controllare l’ambiente attuale di Mio su ordine di Zolgear.
Così avevano seguito l’attuale situazione di Basara e delle ragazze
negli ultimi giorni.
Ciò includeva il combattimento con Takashi e gli altri… sapevano
che gli Eroi erano giunti per uccidere Mio. Così osservavano Basara
e le ragazze tutto il tempo per vedere come avrebbero reagito.
Ma anche nel pensare che la sua missione fosse sorvegliarli, Basara e
Mio rimanevano compagni di classe di Takigawa.
Anche se fosse stato solo, sarebbe stata una cosa abbastanza
imbarazzante vedere un amico in situazioni simili, ma…
…cosa dovrei fare in questa situazione?
Era imbarazzante da morire. Se ci fosse stato Volgar, un uomo,
sarebbe stata una storia differente, ma Zest era una donna.
Nei giorni precedenti Takigawa aveva saltato la scuola ed era andato
in giro con lei… per scortarla, per così dire.

 
V T
 

Quella di venire lì non era stata un’idea di Takigawa, ma una


semplice richiesta di Zest. Tutto ciò non era assolutamente colpa di
Takigawa.
Tuttavia… anche se non ne era responsabile, che genere di tortura
era quella di essere costretti a guardare un amico fare cose insieme a
una ragazza con cui non aveva tutta questa intimità?
Ci doveva pur essere un limite alle situazioni insostenibili…
Detto ciò, non dava di certo la colpa a Basara.
Basara sicuramente non poteva sapere di essere osservato e,
soprattutto, era stato Takigawa stesso, mentre mangiavano il
Yakiniku, a persuaderlo a rafforzare il suo legame padrone-servo.
Apparentemente, il legame tra Basara e Mio era diventato più forte di
un livello, visto che lei era bagnata fradicia.
Certamente non sarebbe bastato questo a contrastare Takashi e i suoi
alleati, ma almeno avevano alzato di un po’ le loro possibilità. Ora
non erano proprio senza speranza.
In tal caso…
«È tempo di filarsela. Volevi controllare la situazione familiare di
Mio Naruse, ma ora sembra che ci sia una pausa… dovrebbe essere
sufficiente, no?» suggerì Takigawa. Ma anche se lui si girò per
andarsene, Zest non si mosse per nulla.
Infatti continuava ad osservare il soggiorno dei Toujou. Mentre
Takigawa si sentì stufo di tutto ciò…
«Ascolta… voglio andarmene a casa e farmi una bella dormita prima
che tutto questo diventi ancor più imbarazzante».
«Sentiti libero di andartene. Il mio compito è confermare il
cambiamento di Mio Naruse negli ultimi sei mesi» rispose
definitivamente Zest, praticamente inalterata da ciò che stava
vedendo.
«Quel ragazzo della Tribù degli Eroi – si chiama Basara Toujou,
giusto? – è alquanto interessante. Pur riluttante all’idea di soggiogare
Mio Naruse, ha comunque sfruttato la caratteristica della succube per

 
V T
 

necessità. Pensare che sia riuscito a sottomettere quell’ostinata di


Mio Naruse fino a questo punto…».
Comunque…
«Avevo già sentito che il loro contratto era stato formato sfruttando
la caratteristica della succube, ma vedendo le sue reazioni, sembra
che Mio Naruse abbia un corpo sensibile, come pensava Sir Zolgear.
Sembrava che fosse alquanto annebbiata dal piacere, ma se riesce a
provare così tanto solo per quelle cose, allora Sir Zolgear le potrà
dare un piacere di gran lunga più intenso. Dovrebbe essere alquanto
semplice far cambiare i suoi desideri e strapparle via la sua lealtà».
«Ma davvero… beh, sono ammirato dalla tua devozione al lavoro.
Ma a pensare che non solo non hai battuto ciglio nel vedere quella
scena, ma hai anche misurato quanto lei fosse eccitata… beh, non ci
si poteva aspettare nulla di meno dalla mano destra di Sir Zolgear,
riesci davvero a vedere le cose sotto una diversa prospettiva» disse
Takigawa alzando le spalle. Al suo sarcasmo, Zest lo guardò con uno
sguardo gelido.
«…sei forse sarcastico, Lars? Se quello che hai detto è destinato a
insultare il mio padrone, in quel caso ho una risposta adeguata».
«No, no, nulla del genere… non ne avrei il coraggio. Era solo
ammirazione» disse Takigawa con una risata. Lo disse come se
avesse finalmente trovato un modo per stuzzicarla, visto che per tutto
il tempo si era dimostrata sempre altezzosa nei suoi confronti.
«Anche se non hai mai avuto un ragazzo… ti atteggi come se sapessi
di cosa stai parlando. Beh, immagino che stando vicina a Sir Zolgear
hai avuto un sacco di occasioni per osservare tali attività».
Zest rimase in silenzio per un momento nel sentire quelle parole.
Quindi aggrottò la fronte.
«Su quali basi dici una cosa simile…».
«…sfortunatamente per te, so riconoscere l’inesperienza di una
donna semplicemente dall’odore. Anche se loro stesse non possono
notarlo».

 
V T
 

«…».
Quando lo disse con noncuranza, Zest si zittì del tutto. Bastò questo
per affermare eloquentemente che Takigawa aveva detto il vero.
Zolgear si era avvicinato all’intrattenimento che derivava dal
formulare Contratti tra Padrone e Servo con la caratteristica
afrodisiaca della succube e possedeva un gran numero di subordinate
che trattava come oggetti sessuali… e Zest era la sua mano destra.
Normalmente si sarebbe pensato che Zolgear avesse reclamato lei
per prima, ma…
…sembra che quell’informazione sia giusta.
Takigawa ridacchiò tra sé. Una metà erano solo pettegolezzi, ma si
diceva che la più fidata di Zolgear, la sua mano destra, fosse la più
bella tra le sue subordinate… ma ciò era dovuto al fatto che mai un
uomo l’aveva presa. Per questo Zolgear non ha mai messo le mani su
di lei.
Per inciso, Takigawa non era né un incubo19, né un vampiro: non
avrebbe mai potuto percepire la castità di una donna dall’odore.
L’aveva ingannata facendole credere che conosceva il suo segreto e
aveva confermato che le informazioni ottenute erano credibili.
E alla fine, lo notò anche Zest.
«…».
Per un attimo lo guardò severamente, per poi scomparire quasi come
se si fosse dissolta nell’aria.
«Beh, direi di essere riuscito a colpirla per una volta…» disse
Takigawa con un leggerissimo sorriso. La presenza di Zest era
scomparsa dall’area. Molto probabilmente, per quel giorno si era
ritirata.
«…mi sa che me ne andrò anch’io».
Infine, Takigawa rivolse la sua attenzione verso casa Toujou per un
ultima volta.

                                                            
19
Semplificando, è la versione maschile delle succubi.

 
V T
 

Basara aveva sollevato Mio e si era diretto in bagno con Maria. Beh,
aveva fatto un magnifico Lotion Play20 con lo sciroppo d’acero.
Sicuramente si erano mossi per lavare quel corpo appiccicoso.
«…».
Basara posò Mio sul pavimento dell’anticamera del bagno e provò ad
andarsene, ma Maria lo fermò.
Apparentemente lo stava invitando a fare un bagno insieme, visto
che anche lui era appiccicaticcio.
Basara era in preda al panico. Il soggiogare audacemente Mio di
prima sembrava ora una bugia.
Ma a differenza dello sconcertato Basara, Mio non mostrò segni di
rifiuto, anche se il suo volto arrossì imbarazzato.
Molto probabilmente, il suo corpo era ancora in fiamme dal piacere
che Basara le aveva procurato.
Poco dopo, Mio si alzò e abbracciò Basara da dietro… come a dirgli
di non andarsene. Basara, abbracciato da Mio che indossava solo dei
pantaloncini, si pietrificò. Yahiro Takigawa fece un sorriso ironico.
«Beh, oggi scatenati, Basacchi… spero proprio che questo non sia il
tuo ultimo ricordo divertente».
Dopo aver detto ciò con un sussurro, anche lui scomparve
nell’oscurità della notte.

E venne il giorno della battaglia decisiva. Dal momento che si


sarebbe svolta di notte, Basara e Mio erano andati regolarmente a
scuola.
Dopo la scuola si erano incontrati con Maria e avevano proseguito
verso il luogo designato.
                                                            
20
Essendo una categoria fetish che esiste in inglese ma non in italiano, il termine è rimasto
quello. Comunque è una pratica fetish (sotto la categoria WAM) che utilizza cibi, pitture e robe
particolari come lubrificanti per facilitare le pratiche sessuali.

 
V T
 

Quanto a Yuki, dopo quello che era successo non era venuta per
niente a scuola. Come se volesse evitare di incontrarlo.
Nulla di sorprendente, visto che presto sarebbero stati nemici.
Incontrarsi prima del dovuto avrebbe confuso i suoi sentimenti.
Eppure, lui avrebbe voluto parlarle almeno una volta prima della
battaglia.
…ma…
Anche se si fossero incontrati, cosa avrebbe potuto dirle? L’attuale
situazione era nata dal tentativo di entrambi di rimanere fedeli alle
proprie convinzioni.
E le lezioni mattutine si susseguirono senza che lui riuscisse a
trovare una risposta. Venne la pausa pranzo.
…Mio era insieme a Aikawa e Sakaki.
Dopo aver seguito con lo sguardo Mio e le sue amiche, che se ne
stavano andando a pranzare insieme, anche Basara si alzò dalla sedia.
L’aver stretto amicizia con Takigawa aveva fatto sì che Basara non
fosse più isolato nella sua classe.
Ma anche se ogni tanto scambiava qualche parola con gli altri,
rimaneva fin troppo distante per poter chiedere a qualcuno di
pranzare insieme.
Negli ultimi dieci giorni Takigawa era stato assente, perciò Basara
aveva pranzato da solo.
E dall’altro giorno, sia i fan di Mio che di Yuki non gli avevano dato
noie, anche quando era da solo.
Basara era lontano dal credere che ciò che era accaduto nel cortile
fosse stato sufficiente a chiudere la questione, ma gli sarebbe andato
benissimo se le cose fossero rimaste ambigue come ora.
Mentre pensava a ciò, Basara uscì dalla classe sbucando nel
corridoio, al che il suo coordinatore di classe Sakasaki lo chiamò.
«Toujou. Takigawa è sempre stato assente in questi giorni, ne sai
niente?».
«No, nulla… non vi ha contattato al riguardo?».

 
V T
 

«Beh… il primo giorno di assenza mi ha chiamato dicendomi che per


un po’ non sarebbe venuto a scuola per motivi familiari, ma è da
allora che non lo sento».
«Capisco…».
Takigawa non veniva a scuola dal giorno in cui avevano mangiato il
Yakiniku insieme.
Lo aveva contattato solo una volta – tramite e-mail – quando gli
aveva detto della possibilità che un Demone della fazione del
corrente Signore dei Demoni li potesse attaccare.
Molto probabilmente… si stava occupando di troppe cose tutte
insieme.
All’oscuro di tutto, Sakasaki si grattò la testa.
«Non solo non sono riuscito a trovare l’appartamento dove vive, ma
anche i suoi genitori a casa non rispondono. Ho pensato che magari
ne sapevi qualcosa, visto che ti ho visto spesso in sua compagnia…
poi anche Nonaka è assente. C’è una strana influenza che gira per
caso?».
Dicendo ciò, se ne andò con lo sguardo a terra, perplesso.
E quando Basara era sul punto di dirigersi verso il negozio della
scuola… il cellulare squillò.
Il nome visualizzato sul telefono era vuoto. Vedendolo, Basara entrò
in uno sgabuzzino vicino e, dopo aver confermato che fosse solo,
chiuse la porta.
«…pronto?».
«Oh, sei intelligente, Basacchi. Dal momento che non mi hai
chiamato per nome, sembri capire la pericolosità di questa
chiamata».
«Penso di sì…».
Se qualcuno infatti avesse rubato il telefono di Takigawa e lo avesse
chiamato, l’accordo tra Basara e Takigawa si sarebbe scoperto
subito. E se fosse stato qualcuno della corrente fazione del Signore
dei Demoni a scoprire tutto, quel tutto sarebbe finito subito.

 
V T
 

«Molto bene, quindi… Basacchi, sei a scuola, vero? Dovrebbe essere


la pausa pranzo, ma hai tempo di parlare?».
«Sì, mi sono spostato in un luogo isolato. Per un po’ dovrebbe
andare. Comunque… non stai venendo a scuola e sembra che sia
impossibile contattarti… tutto bene?».
«Abbastanza bene tutto sommato. In realtà, oltre al nuovo
osservatore, è spuntata fuori una collega alquanto fastidiosa».
«…questo significa che il Demone che ci ha attaccato l’altro giorno
era il nuovo osservatore?».
«Già. Si chiamava Valgar, ma quest’altra è molto più problematica.
Sono riuscito a chiamarti solo ora».
«Capisco… quindi? Cosa ti porta a chiamarmi in questa difficile
situazione?».
«Beh, non è che mi sembra che la tua situazione sia tanto migliore,
anzi».
Alle parole compiaciute di Takigawa, Basara replicò con stupore:
«Sono impressionato che tu lo sappia… potrebbe forse essere che ci
stavi osservando da qualche parte?».
«Prova a indovinare. Comunque, l’osservatore appena inviato è stato
ucciso. Ovviamente, ho dovuto controllare chi era il responsabile. Ci
risulta che alcuni Eroi siano arrivati in città e che voi ragazzi nel
frattempo non abbiate fatto altro che allenarvi».
Ah, giusto. La missione di Takigawa stava solo nell’osservare Mio.
Anche se era stato mandato un altro osservatore… anche se quel
Demone era morto, la sua missione non era cambiata.
«In altre parole, questa è una chiamata di incoraggiamento prima
della battaglia?».
«…e un avvertimento».
La voce di Takigawa dall’altro capo del telefono era piuttosto fredda.
«Valgar è stato ucciso mentre era andato a controllare al situazione,
ma… gli ordini ricevuti non includevano il tentare di risvegliare il

 
V T
 

potere di Mio Naruse. È nostro dovere proteggerla al meglio, onde


evitare che alla sua morte il potere di Wilbert scompaia».
Dunque…
«Chi ha ucciso Valgar, ora vuole uccidere Mio Naruse. Scusa, ma se
la situazione lo costringerà, dovrò intervenire. Abbiamo l’ordine di
gestire con la forza chi proverà ad ucciderla… anche se dovesse
essere Nonaka».
«…tu!!».
Al sorpreso Basara:
«Ehi, di cosa ti sorprendi, Basacchi? È ovvio. Lasciami specificare
una cosa che davo per scontata: se muori, il nostro accordo non vale
più. Cioè, solo tu conosci la verità, e la mia è solo una cooperazione
dovuta a una minaccia» disse Takigawa beffardo.
«Non dimenticartelo. Stiamo collaborando perché conviene ad
entrambi. Se vuoi proteggere anche Nonaka insieme a Mio, allora
dovrete sconfiggere quei ragazzi con le vostre forze».
Quelle parole potevano essere viste come una provocazione, e ciò
aveva fatto sì che Basara stringesse con più forza il telefono.
«…okay. Stai a guardare, Takigawa: non perderemo» dichiarò
Basara Toujou con decisione.
«E lasciami dire una cosa per bene. Se provi a uccidere Yuki o gli
altri, ti ostacolerò… anche se ciò dovesse renderci nemici».

Finita la chiamata con Takigawa, Basara rimase in quella stanza per


un po’.
Quindi sospirò e aprì la porta per uscire dallo sgabuzzino. Appena
aperta la porta che conduce al corridoio… si fermò.
Una ragazza stava proprio di fronte a lui.
«Yuki…».
Era Yuki, che in teoria era assente anche quel giorno.

 
V T
 

Lei, senza dire una parola, lo spinse indietro dentro lo sgabuzzino


chiudendosi la porta alle sue spalle.
«Per favore, Basara… ritirati dalla battaglia di questa sera» disse
avvicinandosi lentamente. Stretta a lui, i suoi occhi lo guardavano dal
basso a distanza ravvicinata e, più che seri, sembravano addolorati.
Tuttavia, Basara scosse il capo.
«Non posso farlo… pensavo di avertelo già detto».
Sia Basara che Jin avevano deciso di proteggere Mio. Anche se il
nemico fosse stato il Signore dei Demoni… o gli Eroi.
«Capisco cosa provi, Basara… ma la situazione è profondamente
diversa da prima. Dovresti sapere cosa significa quando un “obiettivo
di sorveglianza” passa a “obiettivo di eliminazione”».
«…già».
Finora il suo era stato sostanzialmente un esilio, ma questa volta
l’avrebbero considerato come un vero e proprio nemico della Tribù
degli Eroi.
Ma Basara poggiò dolcemente le sue mani sulle spalle di Yuki, e
guardò dritto in quegli occhi addolorati.
«Anche così, voglio proteggere Mio… non sono più un Eroe. Ho
perso il diritto e l’obbligo di proteggere questo mondo. Ed ora io
sono la sua famiglia, sono suo fratello. E lo sono a prescindere dai
nemici e dalla situazione. Quindi combatterò per proteggerla. Credo
che questo sia il mio obbligo ora che ho perso tutto».
«…anche se dovessi combattere contro Kurumi e me?».
«…sì».
Quello era l’unico punto da cui non poteva fare marcia indietro.
…inoltre…
Takigawa attualmente si stava occupando di qualcuna ancor più
fastidiosa di quel Demone gigante.
E aveva detto che “avrebbero interferito” se la vita di Mio fosse stata
messa in pericolo.

 
V T
 

Era sottinteso che anche quella fastidiosa collega di Takigawa


avrebbe agito.
Basara non credeva di aver affrontato a suo tempo un Takigawa al
massimo della forza, sia sul tetto che nella foresta.
Molto probabilmente, Takigawa stava ancora celando il suo vero
potere.
E se quel Takigawa aveva definito qualcuna come “fastidiosa”…
allora poteva benissimo immaginare quanto quella potesse essere
forte. Forse la forza di quel “fastidio” superava di molto sia la
propria, che quella di Takashi e degli altri.
…in tal caso non si sarebbe fatta problemi ad agire…
Inoltre… Kyouichi Shiba aveva detto che avrebbe solo sorvegliato
questa volta.
Pertanto, per proteggere tutti, Basara e le ragazze non avevano altra
scelta di sconfiggere Takashi e le altre. Yuki avrebbe dovuto
comprendere che la determinazione di Basara era inamovibile.
«…capisco».
Sussurrando debolmente, Yuki lentamente si allontanò da lui, si
voltò e fece per andarsene. Però…
«…woah».
Basara afferrò velocemente il bracciò di Yuki. Non poteva ancora
lasciarla andare via.
«Lasciami… non abbiamo più nulla di cui parlare».
Guardando in basso con tristezza, provò a liberarsi dalla sua presa.
«Scusa, ma è da un po’ che volevo darti una cosa. Mi ero ripromesso
di farlo non appena fosse stato possibile».
Dicendo ciò, Basara prese un oggetto dalla sua tasca e lo diede a
Yuki.
«…una chiave?».
«È un duplicato… della chiave di casa nostra».
Basara sorrise nel consegnargliela, al che Yuki sbarrò gli occhi dalla
sorpresa.

 
V T
 

«Perché…».
«Mi sono ritornati alla mente i giorni in cui io e mio padre eravamo
al Villaggio… avevi la chiave di casa nostra, non è vero?».
«È stato molto tempo fa. Siamo persone diverse ora. Inoltre, ‘sta
notte…».
«…sì, lo so».
Basara annuì.
«Ma sai, Yuki… non voglio arrendermi nonostante tutto. Insomma,
potresti venire a casa nostra come facevi in passato».
Dopotutto…
«Siamo certamente diversi ora… ma anche così, non è tutto finito tra
noi… non ancora. Non voglio che finisca… mai. Quindi… spero che
tu possa prenderla».
Anche quando il giorno odierno sarebbe finito, anche quando l’alba
di domani sarebbe giunta… Basara non si sarebbe arreso e avrebbe
continuato a sperare che Yuki in futuro avrebbe usato quella chiave.
Non si sarebbe arreso.
«…».
Yuki rimase in silenzio. Basara pensò che stesse per rifiutare, ma lei
lasciò la stanza senza dire una parola, ma tenendo comunque stretta
la chiave.
Lei non si voltò a guardarlo, ma a Basara la cosa non importava.
Sapeva che era difficile. Ancora, continuava a vedere una possibilità
per il futuro che desiderava.
Poi… avrebbe dovuto solo afferrare quel futuro.

Erano le nove di sera. Mancavano ancora dieci minuti alla battaglia.


Basara arrivò di fronte alla stazione insieme a Mio e Maria.
Era quello il luogo che gli era stato comunicato da Takashi Hayase.
In mezzo a una moltitudine di persone, Basara si guardò intorno.

 
V T
 

«…ehi, sei venuto».


Improvvisamente Kyouichi Shiba apparve tra la folla. Accompagnato
da Takashi, Kurumi e Yuki dietro di lui, Kyouichi affrontò Basara e
le altre a pochi metri di distanza.
«Okay, sembra che ci siamo tutti… vogliamo iniziare?».
«E-Ehi, aspetta! Vogliamo combattere qui?! In questo luogo
affollato?» chiese Mio turbata. Anche Basara era alquanto sorpreso.
In fondo si trovavano nel week-end, e durante quei due giorni lì c’era
molta più gente rispetto al resto della settimana.
Aveva pensato che di certo si sarebbero spostati in un luogo più
appartato per combattere senza gente in giro, ma…
«Capisco la tua sorpresa. Ma durante la scorsa settimana abbiamo
controllato vari luoghi di questa città. Ci sono certamente un paio di
buon posti dove avremmo evitato la presenza di un “pubblico”. Il
parco o la foresta nella parte ovest della città, là dove vi siete
allenati: lì sarebbe potuto andare bene».
“Ma” – Takashi, alle spalle di Shiba, continuò il discorso.
«Sia il parco che la foresta possiedono un importante flusso naturale,
che li rendono dei punti spirituali fondamentali per la città, che li
attraversa. Sarebbe un casino se li distruggessimo, anche se fosse per
sconfiggervi».
«Capisco…».
Basara accettò le parole di Takashi.
La Tribù degli Eroi poteva usare dei “poteri speciali” in quanto
protettori del mondo.
Tra di questi vi erano poteri ottenuti grazie a patti con Spiriti o Bestie
Divine, i messaggeri degli Dei, e dei contratti che davano
semplicemente loro del potere per delle “cose giuste”.
Per questo, nel caso in cui avessero devastato una zona naturale, o
ucciso degli innocenti, anche se lo scopo fosse stato quello di
sconfiggere dei Demoni, sarebbero comunque caduti in “disgrazia” a
causa delle loro azioni, perdendo la capacità di ottenere potere dagli

 
V T
 

spiriti e cose così. E soprattutto, se avessero portato a uno squilibrio


del flusso naturale, ci sarebbe stata molto probabilmente una grossa
catastrofe naturale in futuro.
«Inoltre, negli spazi così aperti non ci sono coperture e diventa più
facile danneggiare la barriera direttamente. Sarebbe un disastro se la
barriera si rompesse» disse Shiba.
«Ma questo luogo evita il problema: erigeremo una barriera di quelle
che duplicano il luogo e spostano il tutto su un’altra dimensione. Ci
sono parecchi edifici qui intorno, ma anche se li dovessimo
distruggere, sarebbero solo dei duplicati. Senza contare che solo noi
entreremo all’interno della barriera, lasciando fuori ovviamente le
persone normali».
«Ma… rimane il rischio che la barriera si rompa» disse Maria.
«In caso di combattimento, è meglio farlo di notte… per ogni
evenienza. Ci sono meno persone in giro».
In altre parole:
«Cavolo… pensare che tu, un Demone, ti saresti preoccupata per le
persone…» disse Shiba con una risata sarcastica.
«Comunque, abbiamo tenuto presente quel rischio. Gli edifici qui
intorno sono complessi. Il nostro Takashi e la vostra signorina, quella
che ha ereditato il potere del precedente Signore dei Demoni,
erigeranno la barriera insieme, ma le loro coscienze non saranno
sufficienti a copiare tutto quello che c’è all’interno della barriera.
Pertanto, prenderemo in prestito del potere dalle persone qui
intorno».
«Quindi stiamo per proiettare la loro coscienza nella struttura
spaziale dentro la barriera…». Basara, che conosceva quel tipo di
barriera, anticipò il punto successivo, al che Shiba sorrise.
«Esattamente. Ci sono un sacco di persone qui intorno ora… persone
che percepiscono la città, che la vedono, che la sentono. Sono come
delle macchine fotografiche: osservano quello che noi qui non
potremmo. Impostare la barriera su un’immagine concreta non la

 
V T
 

renderà solo più dettagliata, ma anche più stabile. Inoltre una barriera
del genere richiede parecchia concentrazione per erigerla, ergo
sarebbe difficile per entrambe le parti inserirci dei trabocchetti
nascosti».
Inoltre, disse Shiba:
«Non importa dove e quando lo facciamo, qualora la barriera si
dovesse rompere dovremo fermare comunque il combattimento.
Quindi non credo che combattere qui e ora sarebbero per voi tutto
questo svantaggio».
«…cosa intendi?» chiese Mio accigliata, al che Shiba alzò le spalle.
«Significa che non saremo in grado di fare nulla nel caso che
decidessi volontariamente di disfare o distruggere la barriera… nel
caso in cui foste sopraffatti. Senza barriera rischieremmo di mettere
in pericolo le persone, e questo noi non possiamo permettercelo».
Alzando le braccia, si mise a ridere.
«Deve essere bello… non avere responsabilità o obblighi verso
questo mondo. Umani, animali, la città e la natura non significano
niente per te, non è vero? È veramente ingiusto, accidenti».
«…non è vero!».
«…Mio».
Mio inavvertitamente cadde nella provocazione di Shiba. Basara la
calmò posando le proprie mani sulle sue spalle.
«Dobbiamo solo mostrar loro in battaglia che non siamo quel genere
di persone. Non devi cadere nella sua provocazione. Non perdere la
tua freddezza».
«…».
Seppur frustrata, Mio annuì.
E Mio improvvisamente guardò Yuki, che si trovava alle spalle di
Shiba.
Ma lei non provò a incrociare il suo sguardo. Lentamente abbassò lo
sguardo, rimanendo con un’espressione addolorata.

 
V T
 

Tuttavia, Basara ora non aveva il tempo di preoccuparsi per lei. Era
l’attuale situazione ad imporlo.
Così Basara Toujou guardò di nuovo verso Shiba e dichiarò:
«Bene. Se è ciò che vuoi, non c’importa… iniziamo subito».
A quel punto si iniziò a erigere la barriera.
Prima di tutto, Takashi conficcò Byakko a terra e, usandola come
catalizzatore, Mio lanciò l’incantesimo per la barriera.
Una persona normale – priva di particolari poteri – non avrebbe visto
né la magia di Mio né Byakko.
Per questo, Mio poté erigere la barriera con calma.
«…».
Mio Naruse si concentrò. La barriera si estendeva per un diametro di
mezzo chilometro, dove al centro vi era Byakko.
Anche se si trattava di un’arma nemica, l’arma le prestò il suo potere
per erigere la barriera, in quanto serviva a proteggere la zona.
Nel momento in cui Mio finì di pronunciare l’incantesimo, la
barriera magica, amplificata da Byakko, si attivò.
Gli edifici vicini vennero riprodotti nella forma e nella sostanza,
andando a riempire lo spazio interno alla barriera.
Eppure non tutto era uguale a prima.
Mancavano le persone normali, che non dovevano in alcun modo
trovarsi in mezzo alla battaglia.
Ma quando la barriera era quasi finita…
«Eh…?» disse sorpresa Mio.
Tra i loro avversari era scomparso Kyouichi Shiba.
Mio si sconcertò per l’avvenimento improvviso.
«Non preoccuparti. Ho chiesto alla mia Byakko di lasciarlo fuori».
Mentre le diceva ciò con indifferenza, Takashi Hayase estrasse
Byakko dal pavimento.
«Cosa significa, Takashi…?» chiese Basara confuso.
«Lui non è altro che un osservatore questa volta. Significa che non
c’entra nulla con questa battaglia» disse Takashi.

 
V T
 

«Non voglio che interferisca con il nostro scontro nel caso che gli
venisse il capriccio… tutto qui».
«…capisco» borbottò Basara alle parole di Takashi.
Vedendo le loro espressioni, Mio divenne pensierosa.
Quei due trattavano sicuramente Shiba in modo particolare… era una
cosa che Maria e Mio non potevano comprendere.
…molto probabilmente.
C’erano ancora un sacco di cose che Mio non conosceva di Basara.
Comparata a Yuki e Takashi, il tempo che aveva trascorso con lui era
alquanto irrisorio.
Eppure, Mio ora si trovava lì dopo aver approfondito la loro fiducia
in quel modo. Ripensandoci, ritenne di aver fatto tutto il possibile.
«È ora. Iniziamo».
Dopo aver detto ciò, Takashi diede con Byakko una sferzata, quindi
lentamente si voltò per tornare da Yuki e Kurumi.
«…».
Realizzate le sue intenzioni, Mio e gli altri iniziarono anche loro a
prendere le distanze. Allo stesso tempo la parte superiore di un
lampione venne tagliato, il quale lentamente si incrinò spinto dalla
forza di gravità.
E nel momento in cui il clangore si diffuse rumorosamente, tutto
iniziò a muoversi.
La battaglia era iniziata.

 
V T
 

Capitolo 4

Fissare i tuoi Occhi


per l’Immutabile Passato
Nel momento esatto in cui iniziò la battaglia, Takashi vide Basara
correre verso di lui mentre stava materializzando Brynhildr.
Fece un salto improvviso e un’accelerazione tipica di un tipo
Velocità. Comunque, Takashi rimase calmo, come anche Kurumi e
Yuki vicini a lui.
Fare una mossa veloce nel momento in cui iniziava una battaglia non
era una strategia inusuale. Era una tattica che non differiva poi molto
dall’agguato, tipica di coloro che erano meno forti dei loro avversari.
Quindi… anche Takashi decise di agire.
Slanciandosi – essendo anche lui un tipo Velocità – in un istante la
distanza tra loro scomparve.
«AHHHH!».
«OHHHH!».
Byakko e Brynhildr… i loro attacchi si scontrarono. Ma si ritrovò
una resistenza diversa da quella che si aspettava.
…quindi vuole giocarsela così…
Di fronte a Basara, Takashi realizzò subito il suo piano… e lo
apprezzò. Entrambi avevano attaccato verso il basso, ma Basara
aveva attaccato per fermarlo, non per colpirlo.
Quindi cercò di avvicinarsi per far sì che Brynhildr potesse
raggiungerlo.
«Eh…».
Ma Takashi balzò di lato calciando a terra, e diede una sferzata di
traverso a mezz’aria.

 
V T
 

Quello era un attacco che Brynhildr non poteva parare. Un attacco


che aveva potuto fare perché Byakko era una lancia. Ma invece…
sentì solo lo spostamento d’aria.
Aveva solo colpito l’aria.
«…cosa?».
Senza decelerare, Basara si era infilato oltre Takashi, dirigendosi
verso Kurumi e Yuki.
Era una battaglia “tre contro tre”. Era fondamentale focalizzarsi su
chi andava contro chi.
Dopo aver impedito al sorvegliante Shiba di prendere parte ai giochi,
Takashi, Yuki e Kurumi avrebbero sicuramente preso il sopravvento.
Dopotutto, gli Anziani gli avevano dato il permesso di prendere
Byakko allo scopo di eliminare Mio.
Conoscendo la personalità di Basara, aveva pensato sicuramente che
lo avrebbe affrontato, ma…
«Se è così…».
Takashi vide Basara voltarsi.
«…precisamente».
«Esatto».
A distanza di dieci metri, la piccola succube e Mio Naruse si
mossero contro di lui.
La succube… Maria diede un pugno contro il terreno, al che un’onda
distruttiva si diresse contro Takashi, che correva lungo l’asfalto.
«Prendi anche questo!».
Innumerevoli palle di fuoco comparvero e si diressero verso Takashi
tutte in una volta. Onde d’urto ed esplosioni lo inghiottirono.
Mentre ancora si sentivano le onde d’urto e le esplosioni dietro di lui,
Basara si mosse in avanti.
Riusciva a vedere Yuki e Kurumi davanti a sé. Quest’ultima stava
lanciando una magia, mentre Yuki non aveva ancora materializzato
la sua spada spirituale “Sakuya”.
Probabilmente era ancora esitante a combattere contro di lui.

 
V T
 

Pertanto, Basara guardò verso il bersaglio che aveva puntato fin da


prima dell’inizio della battaglia.
«Sto arrivando, Yuki!».
Basara sollevò Brynhildr contro Yuki, che ancora sembrava che non
volesse combattere.
«…come se te lo lasciassi fare!».
Un forte vento lo lanciò via prima che potesse colpirla.
«Kuh…».
Le raffiche, collegate tra loro, diventarono una tempesta che sollevò
Basara in aria. Fu spinto così in alto da poter vedere una splendida
vista notturna di Tokyo.
Si trovava a qualche centinaio di metri d’altezza.
Basara inavvertitamente deglutì, dal momento che cadendo da una
tale altezza sarebbe morto all’istante. Improvvisamente sentì una
voce gelida:
«Non mi sarei mai aspettata che tra tutti noi andassi a combattere
Yuki».
Basara di riflesso guardò in alto, dove Kurumi aveva già finito di
creare un cerchio magico. Doveva aver cavalcato un vento magico
ancor più veloce per arrivare fin lassù.
«Quando sarai soddisfatto per tutto il male che le stai facendo…?!».
Nel momento in cui lo disse, gli furono lanciate contro delle potenti
raffiche a bruciapelo.
Subito lui usò Brynhildr, ma il vento di Kurumi eluse il suo attacco
come se possedesse un’anima propria e si diresse contro di lui.
«AAWWWWW!».
Senza avere un terreno sotto i suoi piedi, non poté mantenere la
postura.
Slanciato da un forte vento, Basara iniziò a precipitare verso la sua
morte.
…maledizione! Se potessi almeno distruggerlo…!

 
V T
 

Avrebbe potuto provare ad usare il “Banishing Shift”: lo avrebbe


usato non per cancellare il vento che lo stava ostacolando, ma per
respingerlo… poteva farlo…
«…maledizione!».
Era impegnato a tenere con entrambe le mani Brynhildr, cosicché il
vento non gliela facesse sfuggire di mano. Infatti, la larga spada era
svantaggiosa contro quelle raffiche, in quanto subiva enormemente la
pressione del vento.
E poi… anche se fosse riuscito a deviare l’attacco, usare il
“Banishing Shift” era assolutamente fuori questione.
Cadendo, il terreno diventava sempre più incombente.
…va bene!
Percependo il flusso del vento, Basara usò tutta la sua forza per
rallentare.
«…proprio qui!».
Diede un calcio in verticale alla raffica contro di lui. Puntò là dove le
raffiche interconnesse in incrociavano di volta in volta.
In quel modo, sfruttando un temporaneo coagulo d’aria, riuscì ad
ottenere un punto d’appoggio a mezz’aria.
Basara sfuggì dall’infuriare delle raffiche di vento e con un
movimento rotatorio in aria atterrò in cima a un edificio.
In quel preciso istante, immediatamente si girò e diede un fendente di
spada orizzontale, tagliando il vento che si stava dirigendo contro di
lui.
E poi…
«…».
Kurumi, cavalcando i venti, si diresse verso il tetto dove stava
Basara.
Kurumi Nonaka guardò Basara, il quale era pronto e con un
espressione calma in volto.
A quel punto:

 
V T
 

«…uh. Quindi in realtà ti volevi battere contro di me» mormorò lei,


avendo capito il suo piano.
Infatti era proprio così. Aveva puntato a Yuki inizialmente per far sì
che poi si arrivasse a quella situazione uno contro uno.
Aveva intuito che si sarebbe scaldata se avesse puntato a Yuki e
aveva pronunciato il suo nome intenzionalmente. Sapeva che Kurumi
lo avrebbe fermato.
«Sicuramente ti vuoi battere contro di me…».
Kurumi sapeva bene che Yuki non sarebbe stata d’aiuto in quella
battaglia, poiché non era abbastanza determinata per combatterlo.
Con Shiba fuori dai giochi, c’erano solo Takashi e Kurumi a
combattere.
Detto ciò, non pensava che Mio e Maria da sole sarebbero state in
grado di vincere contro Takashi e la sua lancia “Byakko”.
…in breve:
Basara presumeva che sarebbe riuscito a sconfiggere Kurumi da solo.
Sapeva bene che nell’attuale situazione l’abilità di Kurumi era
limitata. Senza dubbio, intendeva sconfiggerla il più velocemente
possibile, e a quel punto precipitarsi da Mio e Maria per sconfiggere
tutti insieme Takashi.
Di sicuro, Basara aveva pensato che Kurumi fosse rimasta la stessa
di cinque anni prima… la sorellina che stava sempre intorno a lui e
alla sorellona Yuki. In tal caso…
«Farò sì che tu ti renda conto del tuo errore… mentre rimpiangerai il
fatto di aver perso contro di me!».
Dicendo ciò, Kurumi emanò un’aura verde e rilasciò il suo potere
magico.

«Oh, lo sapevo. Basara vuole combattere contro di lei… beh, in


effetti non poteva andare diversamente da così».

 
V T
 

Spinto fuori dalla barriera, Kyouichi Shiba controllava la situazione


dal tetto di un edificio distante.
Vedendo che la battaglia si stava svolgendo proprio come aveva
previsto, fece un debole sorriso.
Aveva anche previsto che Takashi l’avrebbe espulso dalla barriera.
Sapeva che erano le emozioni a guidarlo questa volta.
Quindi Shiba non era sconcertato dall’attuale situazione. Non era in
grado di vedere all’interno della barriera, ma riusciva comunque a
percepire ciò che accadeva al suo interno.
In molti tra gli scenari possibili, Basara sceglieva Kurumi come sua
avversaria.
Quando Basara era ancora al Villaggio, la vivace Kurumi era come
una sorellina per Basara, come la docile Yuki.
Se avesse dovuto per forza combatterla, doveva aver pensato che
sarebbe stato in grado di renderla inabile a continuare il
combattimento, facendola svenire o qualcosa del genere, senza
coinvolgere Mio e Maria.
E nel combattere Kurumi, anche l’attenzione di Yuki si sarebbe
rivolta su di lui.
Anche se stava prendendo passivamente il combattimento contro la
squadra di Basara, Yuki non poteva ignorare il combattimento tra il
suo amato amico d’infanzia e la sua sorellina.
Che poi, Shiba percepì come Yuki stesse cercando di correre verso
Basara e Yuki.
…eppure…
Questa strategia era ottima per la squadra di Basara, ma non la
migliore.
Anche se era un due contro uno, la Byakko di Takashi era una
speciale lancia spirituale che il Villaggio gli aveva concesso di
prendere per poter sconfiggere la figlia del precedente Signore dei
Demoni.

 
V T
 

La loro tattica poneva un enorme onere su Mio e Maria, che


dovevano combattere contro Takashi.
Detto ciò, Basara e le ragazze dovevano saperlo fin troppo bene.
Dopo aver lanciato continui attacchi, Mio e Maria avevano preso le
distanze da Takashi al fine di evitare di combattere frontalmente
contro di lui.
A quel punto fu palese che stavano solo cercando di guadagnare
tempo fino a quando non fosse arrivato Basara e ciò lo notò anche
Takashi.
«Beh, non che io non possa riferirlo…».
La squadra di Basara non stava cercando una semplice vittoria.
Il Villaggio aveva posto su Mio Naruse un mandato di
eliminazione… senza contare che era braccata anche da una ostile
fazione dei Demoni.
Anche se l’unico modo per proteggerla era combattere, Basara
doveva sapere meglio di chiunque altro quanto grande fosse il rischio
in quelle circostanze di rendere seriamente ostile la Tribù degli Eroi
nei loro confronti.
Inoltre i suoi avversari erano amici d’infanzia. Doveva cercare il più
possibile di evitare di ferirli. Ma…
«Essere gentili in un momento simile va benissimo, ma non impari
mai la lezione, eh Basara?».
Dicendo ciò, Kyouichi Shiba rise con freddezza.
«Se sarai troppo avido, perderai tutto di nuovo. Esattamente come
cinque anni fa…».

Dei modesti rumori si diffusero in quello scuro spazio vuoto.

 
V T
 

Erano i passi di Takashi Hayase che risuonavano sul pavimento di


linoleum21.
Dopo aver respinto i continui attacchi di Mio e Maria, le aveva
inseguite. Cercando di non combatterlo, si erano dirette all’interno
del grosso centro commerciale di fronte alla stazione.
Sebbene non ci fossero altre persone all’interno della barriera, il
centro commerciale aveva svariati piani ed era veramente enorme,
visto che consisteva in tre edifici collegati tra loro tramite dei
passaggi. Un posto perfetto per nascondersi e guadagnare tempo.
Ma… questo sarebbe stato vero se Takashi non avesse avuto
Byakko. Byakko aveva il dovere di proteggere l’ovest, quindi se
c’erano nemici ostili nella sua area, la lancia avrebbe percepito la
loro posizione.
«…in questo modo… uh».
Seguendo la percezione di Byakko, Takashi si era diretto al quarto
piano dell’edificio B. Era un edificio dedicato alla moda pieno di
vestiti per le donne. Il piano era senza corrente, con le luci
d’emergenza attive.
…avevano rotto il quadro elettrico?
La barriera riproduceva anche la condizione degli oggetti, non solo il
materiale.
Quindi, anche se quello non era il vero edificio, distruggendo il
quadro elettrico era possibile creare una situazione come quella.
Ciò avrebbe favorito una possibile imboscata, permettendo loro di
nascondersi tra le ombre della mercanzia in quella oscurità. Ma
Takashi lentamente procedette verso il centro del piano.
«So che siete qui… venite fuori» disse con un tono calmo. Non ci fu
risposta, come se dovessero aver pensato di essersi nascoste bene.
Quindi Takashi iniziò a muoversi verso ovest… verso la fine del
piano.

                                                            
21
È un tipo di pavimento composto da materie di origine naturale.

 
V T
 

In quel momento…
«…».
L’atmosfera divenne un po’ tesa. Basara doveva aver detto loro
quanto pericoloso potesse essere Takashi mentre lui si trovava ad
ovest impugnando Byakko.
Con un brusio, improvvisamente un manichino si diresse verso
Takashi. Bastò un colpo per tagliarlo a metà con Byakko.
Dunque…
«Laggiù, quindi».
Nel momento in cui lo mormorò, calciò il pavimento.
Mentre si precipitava là da dove era venuto il manichino, altri due
manichini gli furono lanciati contro.
Takashi riuscì a schivarli per un soffio, al che, nella penombra del
passaggio davanti a sé, vide una piccola figura. Era Maria.
Takashi accelerò tutto d’un tratto, eliminando la distanza tra lui e
lei… ed era sul punto di colpirla con Byakko…
Ma proprio prima che potesse farlo…
«Cosa…?».
Si ritrovò leggermente sorpreso. Era convinto che Maria sarebbe
fuggita di nuovo, eppure fece qualcosa che non si aspettava.
Rise.
«…ecco che arriva».
Dicendo ciò, Maria calciò il pavimento e balzò verso Takashi.
Nonostante il suo piccolo corpo, provò ad attaccarlo con un calcio
volante dato per orizzontale.
«…».
Takashi immediatamente si mise sulla difensiva. Maria non era la
sua unica avversaria.
Se avesse schivato con noncuranza e preso le distanze da Maria, era
alquanto probabile che Mio l’avrebbe colpito con la sua magia.
Quindi si ritrovò costretto a parare il calcio di Maria con l’asta di
Byakko.

 
V T
 

«Guh… …cos…?!».
Incapace di fermare un colpo che aveva di gran lungo superato ogni
sua previsione, Takashi venne slanciato via.
Mentre stava volando verso la vetrina di un negozio di vestiti per
bambine, Takashi si mise in posizione a mezz’aria e atterrò slittando
sul pavimento.
«Non ti basta? Eccone di più!» disse Maria con voce allegra,
riducendo la distanza tra loro.
Entrando ancor di più nel raggio d’azione di Byakko, sferrò una
continua serie di calci e pugni a corto raggio.
Schivando bruscamente, Takashi fu costretto a evitare il colpo. Il suo
combatterla con noncuranza si era rivelato pericoloso, visto che i
suoi potenti attacchi gli andavano contro uno dopo l’altro.
…cosa sta succedendo?
Aveva controllato la forza della succube una settimana prima.
Certo, non era un’avversaria da prendere alla leggera, ma di sicuro
non era così forte da avere possibilità di sconfiggerlo.
Poi era ovvio, sicuramente in quei sette giorni non era rimasta a
girarsi i pollici. Doveva essersi allenata con Basara.
…ma anche così…
Il potere attuale di quella succube era di molto superiore a quello di
una settimana prima. No… non solo il suo potere. Anche le sue
abilità fisiche si erano potenziate. Come se avesse visto il suo
sgomento:
«Che peccato. Grazie a Basara-san e a Mio-sama, mi sono caricata…
in più modi».
Dicendo ciò, aumentò ancor di più la forza dei suoi attacchi. Inoltre,
mentre combatteva a distanza ravvicinata, sempre faceva sì che
Takashi non ponesse mai le spalle ad ovest.
Però…
«Come se ti potessi permettere… di fare il tuo gioco per sempre!».

 
V T
 

Non mancando l’apertura che si era creata tra i continui attacchi di


Maria, Takashi contrattaccò.
Non poteva attivare il potere di Byakko, ma pressando con sferzate
dirette e curve riuscì a mettere Maria all’angolo.
E quindi colpì dal basso verso l’alto.
Ma… la resistenza che aveva percepito non era dovuta all’averla
infilzata.
«…cosa?».
Takashi Hayase guardò davanti a sé. Maria aveva fermato la lama di
Byakko incrociando le braccia.
Certo, era pur sempre un tipo Potenza… e i tipi Potenza avevano
delle grandi capacità fisiche. Il gigantesco Demone dell’altro giorno
era un esempio perfetto: non aveva avuto bisogno di schivare gli
attacchi di Basara e Maria. Ma era comunque incredibile che una
ragazzina come lei potesse fermare il suo attacco… anche se era una
succube.
...sembra che debba riconsiderare la cosa.
Takashi aveva ritenuto fino a quel momento che Maria fosse un
livello B, ma ora si era ritrovato a considerarla un livello A.
E poi…
«…urla, Byakko».
Subito una tromba d’aria si formò intorno a Byakko, lanciando via
Maria in diagonale e verso l’alto.
«Ahhhhhhh?!».
Il piccolo corpo di Maria si schiantò subito dopo contro il soffitto,
che cedette. Al che, Maria venne scaraventata nel piano superiore a
causa dell’onda d’urto. Poco dopo si sentì il suono di uno schianto.
Molto probabilmente Maria era stata scaraventata contro il soffitto
successivo.
«Sei stata sfortunata…» disse Takashi osservando i frammenti del
soffitto rotto cadere.

 
V T
 

Per rilasciare il reale potere di Byakko era sicuramente necessario


che l’avversario si trovasse verso est.
Comunque, questo non significava che lui fosse inabile a rilasciare il
potere di Byakko mentre non dava le spalle ad ovest.
Certo, non rilasciava totalmente il suo potere, ma poteva comunque
usare il potere di Byakko per un attacco limitato.
Come l’attacco che aveva trafitto e congelato quel gigantesco
Demone l’altro giorno, o il vortice che aveva appena spedito in alto
Maria.
Detto ciò, l’attuale forza di Maria non era da prendere alla leggera.
Era improbabile che bastasse un simile attacco per sconfiggerla.
Takashi rifletté velocemente se fosse il caso di seguirla e finirla, o
sbarazzarsi subito di Mio.
«…».
Si voltò verso la presenza che era spuntata verso di lui… ad ovest.
C’era una sola ragazza.
Emettendo un’impetuosa aura cremisi, diversa dalla nera aura del
precedente Signore dei Demoni e dalla blu della fazione moderata,
Mio Naruse aveva già ampliato un cerchio magico di fronte a lei.
«La velocità è l’orgoglio di un tipo Velocità, giusto? …quindi… se
faccio questo?».
Nel momento in cui lo disse, una enorme quantità d’acqua apparve.
Divenne un torrente che inghiottì l’intero piano e Takashi fu
trascinato nel flusso tutto d’un tratto.

Basara si ritrovò a muoversi ad alta velocità in un vero e proprio


combattimento contro Kurumi.
Kurumi era di tipo Magia, capace di lanciare attacchi a lungo raggio,
mentre Basara era un tipo Velocità.

 
V T
 

All’inizio, lui cercò di avvicinarsi a lei sfruttando la sua velocità,


poiché altrimenti non avrebbe avuto possibilità.
Kurumi, controllando il vento, volò con semplicità, mentre Basara
cercava di raggiungerla saltando da un tetto all’altro, tetti che si
trovavano ad altezze e distanze differenti.
Grazie alla sua rinomata velocità e alla forza delle gambe con cui si
slanciava, Basara saltò dal ciglio del tetto.
«AAAAAH!» gridò Basara mentre dava un fendente con Brynhildr,
ma…
«Non sai proprio quando lasciar perdere, non è vero?».
Kurumi schivò con facilità. Il vento che la circondava la sollevò
lontano dal colpo di Basara.
…maledizione.
A quel punto per un po’ cercò di starle addosso, ma lei riusciva
sempre a schiavare i suoi attacchi nello stesso modo con cui aveva
schiavato il primo. Kurumi Nonaka era, esattamente come Mio, di
tipo Magia. E anche la sua magia era orientata al combattimento.
Eppure, Mio era una Grande Maga che incanalava i suoi incantesimi
direttamente attraverso il suo potere magico. Kurumi, al contrario,
era una Signora degli Elementi22, che poteva prendere in prestito il
potere dagli spiriti per lanciare i propri incantesimi.
Grazie a ciò, Kurumi poteva lanciare degli incantesimi sfruttando
alcuni spiriti, o venendo a patti con loro. E così facendo evitava di
dover utilizzare il proprio potere magico.
Era davvero un’avversaria fastidiosa…
Tuttavia, Basara aveva visto un modo per prevalere, proprio
sfruttando quel suo modo di combattere. Il punto stava nel fatto che
ci fosse Byakko nelle vicinanze.
Sigillata all’interno della lancia vi era la bestia mitologica a guardia
dell’occidente, che era di tipo “vento”.

                                                            
22
Element Master

 
V T
 

 
V T
 

Si poteva facilmente intuire che Kurumi potesse solo utilizzare


incantesimi di tipo “vento” in quel combattimento, poiché aprire dei
canali per spiriti diversi avrebbe interferito con il potere di Byakko.
Inoltre, la barriera era stata eretta anche grazie alla stessa Byakko.
Essendo Kurumi un’alleata di Takashi, gli unici incantesimi che
poteva lanciare dentro la barriera erano di tipo vento. A sostegno di
questa tesi, Kurumi fino a quel momento aveva lanciato solamente
incantesimi di tipo vento e anche il suo guanto spirituale aveva come
elemento principale il vento.
Inoltre, sarebbe stato difficile per lei attaccare verso ovest, dal
momento che Byakko avrebbe interferito.
Tuttavia, il vento di Kurumi non sembrava essere per questo meno
efficiente.
Dopotutto il vento è un flusso poliforme. Era irrilevante quanto
spesso Basara la attaccasse dal lato ovest di lei, il vento lo attaccava
semplicemente girandogli intorno. In qualche modo aveva cercato di
reagire schivando gli attacchi, ma…
«Kuh…».
Come provò a schivare l’attacco, finì contro la parete di un edificio
che si trovava nella sua strada. A quel punto iniziò a correre
verticalmente sulla parete23. Un susseguirsi di attacchi colpirono la
parete bianca, sempre un passo dietro a lui.
Era la magia del vento di Kurumi. Come lui provava a scappare
verso l’alto, gli attacchi pian piano gli arrivavano sempre più vicino.
«…?».
Basara rivolse la sua attenzione alle sue spalle, quando “qualcosa” di
invisibile gli si avvicinò. Aveva sentito lo spostamento dell’aria.
Basara con un calcio saltò verso la parete dell’edificio dall’altra parte
della strada. Subito dopo, quel “qualcosa” che aveva schivato si
schiantò al suolo.

                                                            
23
Prince of Persia, sei tu?

 
V T
 

Dopo aver sentito un assordante suono mentre era a mezz’aria,


Basara conficcò la lama di Brynhildr nel muro verso il quale si era
diretto. Facendo forza sulla mano destra che teneva la spada, si
slanciò verso l’alto per poi atterrare sulla larga lama di Brynhildr.
«Che cos’era quello…?».
Quando guardò verso il terreno in basso, vide un cratere di tre metri
di raggio, da cui si elevava una nube di polvere.
Doveva aver sparato un colpo ad aria compressa… o qualcosa del
genere.
«…sei sempre stato bravo a scappare».
Quando volse lo sguardo vide Kurumi a mezz’aria, alla sua stessa
altezza... a dieci metri di distanza.
Basara si mosse.
Saltò verso di lei, usando Brynhildr come trampolino di lancio. Dal
momento che aveva abbandonato la sua arma:
«Che cos… un disperato attacco suicida?».
Kurumi con aria stanca tese la mano verso di lui e lanciò una magia
del vento. In quel preciso momento Brynhildr da dietro Basara
scomparve… e si rimaterializzò nella mano di lui.
Non aspettandosi quella finta, la paura divorò il volto di Kurumi.
Basara neutralizzò la magia del vento con la lama di Brynhildr
proprio di fronte a lei e nello stesso tempo le si avvicinò.
«OHHHHHH».
Diede un sferzata orizzontale. La lama venne respinta da qualcosa di
invisibile poco prima di colpire lo stomaco di Kurumi.
Si trattava di una barriera magica che aveva eretto immediatamente
per difendersi.
Eppure, se fosse stata la stessa barriera di cinque anni prima,
l’avrebbe perforata senza problemi. Ciò aveva reso palese quanto
Kurumi fosse diventata forte.
Fu in quel momento che Basara assaporò la nuova forza che aveva
acquisito Kurumi.

 
V T
 

Rimase immobile a mezz’aria nell’attimo in cui il suo attacco fu


respinto, e a quel punto percepì l’aria accumularsi intorno a Kurumi.
Subito dopo…
«GAAAAAAAAH!?».
Basara venne scaraventato via da un violento flusso d’aria. Si
schiantò contro la parete del palazzo dietro di lui, parete che si ruppe.
Spinto ancora indietro, si scontrò contro diverse sedie e contro la
scrivania che si trovava all’interno di quell’ufficio.
Dopo essersi ripetutamente schiantato contro diversi muri, in un
impatto dopo l’altro, finì contro un enorme armadio d’acciaio.
All’impatto, ciò che conteneva venne scaraventato fuori.
«Gah… Guh… Ah…!».
Basara era disteso contro l’armadio distrutto quasi come se fosse
stato crocifisso. Oltre all’aria, dai suoi polmoni fuoriusciva sangue.
Incapace di respirare a causa dell’impatto che aveva colpito il suo
intero corpo, la sua vista si sfocò a causa dell’intenso dolore.
«Ecco cosa succede quando mi guardi con superiorità e mi tratti
come una bambina…».
Kurumi lentamente camminò sulla strada che il suo devastante vento
aveva creato all’interno dell’edificio.
Si fermò a poca distanza da lui.
«Tu… finora mi hai sempre attaccata usando il lato non affilato della
tua spada. Persino in una situazione come questa, ancora pensi che il
Villaggio possa cambiare idea sull’eliminare Mio Naruse? Credi
davvero che basti dimostrare di essere abbastanza forte da
sconfiggerci senza ferirci?».
In risposta a quelle aspre parole:
«…è poi così sbagliato…?» disse con un gemito Basara.
Quindi lentamente si alzò, tenendosi al bordo dell’armadio.
«Io e mio padre abbiamo deciso di proteggere Mio e Maria…
abbiamo deciso di proteggere la ragazza che ha paura per la propria

 
V T
 

vita solo perché è la figlia del precedente Signore dei Demoni e ha


ereditato il suo potere. Ma…».
Per raggiungere l’obiettivo, Jin gli aveva detto di combattere dopo
aver posto un limite. L’infermiera della scuola Hasegawa lo aveva
avvisato di proteggere la linea dalla quale mai avrebbe fatto marcia
indietro.
Però…
«Possibile che possa scegliere solo una cosa da proteggere…? Non
voglio combattere contro di te. Non voglio combattere contro i miei
amici d’infanzia, contro i miei ex-compagni. Forse è possibile
trovare una soluzione senza combatterci. Anche se le possibilità sono
poche, è davvero una cosa sbagliata scommettere su una simile
possibilità?».
Sapeva che il suo desiderio era utopistico. Eppure, Basara Toujou
non si sarebbe ritirato da quella posizione.
Era la sua linea. Era il suo limite.
Tra coloro che desiderava di certo proteggere… dietro quella linea
c’erano Mio e Maria.
Eppure, Basara Toujou aveva posto una linea che includeva anche
altre cose, cose che non voleva perdere.
Persone che non voleva perdere.
Non solo Mio e Maria, ma anche Yuki, Kurumi e Takashi.
Non importava quanto cercasse di pensarci con razionalità, lui non si
sarebbe ritirato da quella posizione.
«Non proprio. Fa’ come ti pare. Solo… continua a lagnarti per la tua
utopia fino alla fine, mentre sarai picchiato a sangue. Alla fine,
rimpiangerai comunque la tua ingenuità fino alla morte».
Kurumi iniziò a concentrare il vento intorno a lei sulla sua mano.
Tese la mano verso di lui.
«Quando ti risveglierai… Mio Naruse non sarà più in questo
mondo».
Nel momento in cui lo disse, il vento fu rilasciato contro Basara.

 
V T
 

Ciò che Kurumi lanciò era un ammasso di aria compressa al limite


estremo.
Aveva il diametro di un metro. Colpito allo stomaco, Basara avrebbe
di sicuro perso conoscenza.
O così sarebbe dovuto succedere.
Ma…
«Eh…?» borbottò Kurumi sbalordita. La sua magia era scomparsa
giusto di fronte ai suoi occhi.
…non ne è rimasta traccia.
…non dirmi che…
Basara aveva finito di muovere Brynhildr.
Il “Banishing Shift”. Nel momento in cui ricordò il nome della abilità
che lui non poteva più usare, lui le si era già avvicinato.
Kurumi provò a erigere una barriera contro l’attacco imminente, ma
non poté.
…impossibile…?
Non solo aveva cancellato la sua magia del vento, ma anche il canale
per lo spirito?
Nel momento in cui lo realizzò, Brynhildr era già su di lei.
«…!».
Era troppo tardi per un salto all’indietro.
Kurumi si rese conto che non aveva sentito dolore dalla sferzata
orizzontale, ma percepì solo di essere stata sbalzata via.
Finì contro una finestra, che si ruppe. Si ritrovò all’esterno.
Il rumore della finestra che si rompeva. Lo stridio del vento.
Dal momento che il suo canale per lo spirito era stato reciso, non era
in grado di usare la magia.
Iniziò inevitabilmente a cadere. Il suo corpo non si muoveva, forse a
causa dell’impatto. Non poteva fare altro che guardare il nero cielo
notturno mentre dava di spalle al terreno che correva verso di lei. Era
caduta dal quarto piano. Se fosse riuscita ad atterrare sulle sue gambe
sarebbe stato un conto, ma così… non c’era speranza. Era finita.

 
V T
 

…sorella…
Kurumi pensò improvvisamente a sua sorella maggiore. Erano
sempre state insieme.
Kurumi conosceva i sentimenti di Yuki, ma non poteva perdonare
Basara per aver dato così tanto dolore a sua sorella, per aver
calpestato i suoi sentimenti, che in quei cinque anni erano diventati
sempre più forti al limite della disperazione.
Yuki sarebbe stata triste alla sua morte? E… l’avrebbe vendicata?
…ma…
Kurumi improvvisamente chiuse gli occhi. Non voleva che Yuki
combattesse contro Basara dopotutto.
In fondo, Yuki era diventata più forte per il bene di Basara. Aveva
lavorato tanto per seguire quell’obiettivo.
Perciò Kurumi avrebbe voluto che non combattesse all’ultimo
sangue contro…
«Eh?».
Nel momento in cui venne abbracciata strettamente, Kurumi aprì
istantaneamente gli occhi. Era…
«T-Tu…».
«Stai ferma!».
«…!».
Nel momento in cui le disse ciò con un tono duro, Kurumi di riflesso
smise di cercare di muoversi.
Sempre tenendola tra le braccia, Basara portò il suo corpo
verticalmente, e atterrò a terra.
«…».
Anche Basara era ferito. Eppure, teneva tra le braccia Kurumi.
L’impatto contro il terreno non l’avrebbe ucciso, ma le sue gambe
avrebbero comunque subito il colpo.
Eppure, Kurumi non percepì l’atterraggio.
Perché proprio prima di atterrare, si era stretta ancor più forte a lui.
«…non so come, ma sembra che ora siamo al sicuro…».

 
V T
 

 
V T
 

Basara fece un sospiro di sollievo, tenendola ancora tra le braccia. In


quella situazione, Kurumi si rese conto di come la voce di lui fosse
diventata più bassa e di come il suo corpo fosse diventato più grosso.
…ah.
In risposta a quello stretto abbraccio, Kurumi tra le sue braccia disse
con voce debole:
«…l-lasciami andare».
«Mh? O-Oh… scusa».
A quel punto, Basara finalmente la lasciò. Resosi conto di una cosa,
distolse frettolosamente lo sguardo da lei.
Quando una perplessa Kurumi abbassò lo sguardo su di sé, vide che i
suoi vestiti si erano strappati notevolmente sul lato destro, esponendo
la sua nuda pelle.
Lo strappo arrivava fino al suo seno, vicino al capezzolo.
«N-No…?!».
Nel momento in cui frettolosamente aveva cercato di coprire i suoi
seni, un feroce dolore attraversò il suo corpo, soffocandola. Kurumi
cadde sulle sue ginocchia e Basara gentilmente l’afferrò tenendola
per la vita per sostenerla, mentre diceva:
«Stai bene? Aspetta… è colpa mia. Mi dispiace».
«…idiota… preoccuparsi per il nemico… questo è esattamente cosa
intendevo con “guardare con superiorità”…!».
Nel momento in cui parlò, un vibrante dolore si diffuse dentro di lei.
Probabilmente aveva una o due costole rotte.
Dopotutto era stata colpita da Basara. O meglio, il lato non affilato di
Brynhildr l’aveva colpita. Poteva essere ridotta peggio… forse
Basara aveva indebolito il suo attacco all’ultimo…
…inoltre…
Se Basara non l’avesse salvata, si sarebbe schiantata contro il terreno
e sarebbe morta. Con le lacrime agli occhi, dovute al dolore che
veniva dal suo fianco, Kurumi guardò Basara.

 
V T
 

Quando lui la guardò preoccupato, Kurumi si rese conto che i suoi


occhi erano gli stessi di un tempo… erano gli stessi di quando in
passato erano stati tutti insieme.
…capisco.
Anche se dopo cinque anni tutto era cambiato, Kurumi rimaneva una
sorella minore per Basara Toujou.
Ma anche se veniva trattata come una bambina, per lui lei valeva
come un membro della sua famiglia…
E quella sensazione era…
…la stessa per me…
Anche se mai lei avrebbe potuto perdonarlo. Anche se l’ordine che il
Villaggio aveva emanato era assoluto.
Kurumi Nonaka realizzò cosa fosse Basara Toujou per lei.
Yuki era rimasta al fianco di Basara e aveva continuato a puntare il
suo sguardo su di lui. Lo faceva fin dalla tenera età. Ora Kurumi si
rendeva conto che quando aveva passato le proprie giornate con loro
due, anche lei aveva puntato il suo sguardo su di lui, per lo più
quando era di spalle o di profilo.
Mentre chiudeva le labbra e lo guardava senza dire una parola:
«Sembra che tu stia bene, visto che puoi fissarmi in quel modo…».
Basara lentamente si alzò in piedi.
«…scusami. Se possibile, avrei preferito restare con te fino a quando
non saresti stata di nuovo in grado di muoverti, ma…»
Dicendo ciò, Basara volse lo sguardo verso la stazione. Quando
anche lei si voltò…
«Sorella…».
Yuki stava lentamente venendo verso di loro dall’altra parte della
strada. Kurumi aveva pensato che di sicuro si fosse preoccupata per
la loro lotta.
E che era venuta qui, ignorando Mio Naruse, per questo motivo.
Eppure…
…sorellona?

 
V T
 

Guardava in basso. Alzò leggermente la testa per guardarla. La sua


pacifica espressione che era solita fare rendeva difficile capire il suo
vero stato emotivo.
Anche così, Kurumi riconobbe un’emozione nell’espressione che
stava facendo. Un’emozione che la stupì.
Nel momento in cui volse veloce lo sguardo verso Basara davanti a
lei,
«…Yuki».
Doveva averlo notato. Basara aveva borbottato il suo nome, ma non
aveva materializzato Brynhildr, nonostante tutto. Come volesse
mostrare che avrebbe cercato di non combattere contro di lei con tutti
i mezzi che aveva.
«…».
Ma Yuki si fermò e senza dire una parola evocò la sua spada
spirituale Sakuya. Un momento dopo lanciò un rovescio e provò a
colpirlo con una sferzata da lontano.
Vedendo ciò, Basara immediatamente si piegò sulle sue ginocchia.
Schivare, per un tipo velocità, era la base della sua difesa. Quel
movimento era in preparazione a ciò. Però…
«No… Basara, bloccalo!».
Kurumi lo esclamò d’un tratto. Ma era troppo tardi.
«…?».
Un attacco aveva decisamente colpito Basara. Nel momento in cui lo
colpì, ci fu il rumore sordo di un colpo, ma nessun taglio. Aveva
colpito il mento, scuotendo il suo cervello, buttandolo a terra.
Kurumi si gettò per afferrarlo, ignorando il dolore che le attraversava
il corpo.
«…sorella, perché…?».
Non era contraria a combatterlo? In risposta a ciò:
«…non riesco a pensare ad un’altra soluzione».

 
V T
 

Quando Yuki si accovacciò davanti ai suoi occhi, tirò fuori una


bottiglietta dalla tasca. La aprì e la pose davanti al volto svenuto di
Basara.
Quella dolce fragranza era un aroma che era stato tramandato
all’interno della Tribù per far addormentare profondamente il
bersaglio.
Essendo svenuto, e perciò vulnerabile, Basara respirò la fragranza.
«Ora ci impiegherà mezza giornata per svegliarsi».
Yuki toccò dolcemente la guancia di Basara e mostrò una
espressione gentile per solo un momento.
«Kurumi… prenditi cura di Basara».
«Cosa vuoi fare…? Non dirmi che…».
Yuki non rispose alla domanda. Si alzò senza dire una parola e se ne
andò così.
Verso la stazione… verso un altro campo di battaglia.

Quando Maria rinvenne, la prima cosa che vide fu il volto


preoccupato di Mio.
«…Mio-sama?».
Maria si rese conto che la stava aiutando a mettersi seduta.
«Ah già… l’attacco di quel tipo mi ha colpito».
Ricordò come l’onda d’urto proveniente da Byakko l’avesse colpita a
bruciapelo nel bel mezzo della battaglia.
Quando si guardò intorno, lo scenario non era poi così diverso da
prima. Doveva essere stata scagliata sopra di un piano, ovvero al
quinto. E poi non sembrava che fosse rimasta fuori combattimento
per molto tempo.
«Dov’è quel tipo…?».
«In qualche modo sono riuscita a colpirlo… grazie a te».

 
V T
 

«Riesci a camminare?» chiese Mio mentre seguiva Maria che si era


diretta verso il buco di due metri sul pavimento.
Guardando giù da lì, vide che il quarto piano – il loro precedente
campo di battaglia – era stato inondato. I piani inferiori dovevano
sembrare più o meno simili.
Era stato tutto un loro piano. Maria aveva guadagnato tempo
combattendo corpo a corpo, mentre Mio si concentrava per usufruire
dell’acqua che fluiva nelle tubazioni e nei serbatoi di tutto l’edificio
per lanciare la sua offensiva.
Aveva lanciato l’incantesimo quando Maria si era ritrovata ad essere
ad una certa distanza da Takashi.
«Questo dovrebbe darci un po’ di…».
Mentre stava dicendo ciò, Mio barcollò e si resse su un ginocchio.
«Mio-sama, fermate l’incantesimo. Siete al limite…!».
Quell’edificio non era proprio a tenuta stagna, ergo doveva anche
trattenere l’acqua con la sua magia per prevenirne il suo fluire fuori
dall’edificio.
Inutile dire che controllare una quantità così grande d’acqua
consumasse un’enorme quantità di potere magico.
«Ma… dobbiamo guadagnare tempo fino a quando non arriva
Basara…» disse Mio con un’espressione dolorante.
In quel momento, quasi come un idromassaggio, l’acqua del quarto
piano iniziò a schiumare.
«Questo…».
Maria sbarrò gli occhi dalla sorpresa. Subito dopo, delle grosse
scosse emersero, sbalzando l’aria dal quarto piano.
L’onda d’urto, diffondendosi lateralmente, mandarono in frantumi le
pareti e le finestre di quel piano.
Se ci fossero state solo delle piccole crepe, Mio sarebbe riuscita a
trattenere l’acqua all’interno dell’edificio… ma così era impossibile.
L’enorme ammontare d’acqua fuoriuscì dalla struttura.
«…».

 
V T
 

Mio e Maria erano rimaste senza fiato.


Takashi Hayase era rimasto in piedi composto al quarto piano mentre
l’acqua fluiva via.
Grazie al potere di Byakko, doveva aver eretto una barriera di vento
intorno a lui, che aveva fatto sì che né lui né i suoi vestiti si
bagnassero.
E l’onda d’urto di prima doveva essersi generata proprio grazie al
rilascio di quella barriera.
«Capisco… Questo edificio di trova ad ovest partendo dal centro
della barriera. Ragionando così, ritendendo di trovarti ad ovest, hai
potuto usare il potere della bestia guardiana per garantirti una
protezione».
«…quindi quelle teste che avete attaccate al corpo non stanno lì solo
per decorazione».
Takashi rispose con indifferenza alle parole tese di Maria.
…questa di certo diventerà la nostra tomba.
Maria comprese subito la loro inferiorità.
«Andiamocene, Mio-sama… dobbiamo allontanarci da questo posto.
Ci nasconderemo da un’altra parte e guadagneremo altro…».
«…inutile. Non importa dove vi nasconderete, Byakko vi troverà…
siete miei nemici».
«E poi…» disse Takashi «…sembra che stiate disperatamente
evitando di trovarvi ad est rispetto a me, ma… siete troppo ingenue».
«Che intendi…?» chiese Mio, piena di dubbi.
«In Cina, i Quattro Dei, incluso Byakko, sono originari da delle
costellazioni, ma quelle di Heian-kyou provenienti da Feng Shui si
basavano su delle proprie zone geografiche… venivano dalla terra.
E… è certamente vero che Byakko, come guardiano dell’occidente,
si concentra al massimo nell’essere attaccato da est».
Dicendo ciò, Takashi puntò Byakko contro di loro.
L’estremità affilata della lancia iniziò a convogliare luce. L’aria
intorno a loro iniziò a rombare.

 
V T
 

«E come saprai, l’opposto di Byakko è il Drago Azzurro che sta a


guardia dell’oriente. Il Drago volante che governa l’acqua e che
ovviamente può far piovere. È grazie a quel potere che protegge dalla
siccità. Non credi che sia naturale per Byakko avere un potere in
grado di contrastare ciò? Un potere contro le inondazioni… e cose
simili… un potere capace di spazzare via le nubi cariche di pioggia».
«Significa che…» mormorò Mio a bocca aperta.
«Siete state incaute. Non solo posso usare il suo potere contro i
nemici provenienti da oriente… ma anche contro quelli che
provengono dal cielo».
Non avevano tempo di fuggire. Nemmeno per urlare.
«Attaccale Byakko».
Nel momento in cui Takashi Hayase lo disse, una esplosione
istantanea devastò ogni cosa.
L’urlo di Byakko colpì dirigendosi verso il cielo.
Era comparsa una feroce onda d’urto. E poi… dopo il lungo, ma
lungo veramente, suono ruggente e dopo che le scosse si calmarono,
Takashi finalmente riuscì a vedere oltre quella bianca visione.
Byakko aveva rilasciato il suo pieno potere.
Un fortissimo vento aveva devastato ogni cosa, falciando via tutto
l’edificio dal quinto piano in poi.
Takashi, in piedi al quarto piano, solo, circondato da macerie,
lentamente abbassò Byakko.
Era finita. Missione compiuta. Nel momento in cui lo pensò…
«…».
Byakko scintillò. Aveva rilevato un nemico.
Takashi, dubbioso, iniziò a muoversi verso quella presenza.
E proprio di fronte a una finestra rotta… guardò in basso, al di fuori
dell’edificio.
Vide due ragazze correre dandogli le spalle, puntando sempre ad
occidente. Come se avessero percepito lo sguardo di Takashi, Mio
Naruse e la succube diedero una veloce occhiata verso le loro spalle.

 
V T
 

Non sapeva come, ma erano riuscite ad evadere l’attacco di Byakko.


Tuttavia, Takashi non si scompose.
Essendo lui un tipo Velocità, le avrebbe riprese in un lampo.
A differenza dello spazio ristretto dell’edificio, là fuori avrebbe
potuto utilizzare la sua massima velocità, combattendo con tutto se
stesso.
Takashi saltò fuori. Dopo essere atterrato silenzioso saltando dal
quarto piano, iniziò ad inseguire Mio e Maria alla massima velocità.
La distanza tra lui e loro si ridusse in un attimo.
«Maledizione…!».
Disperata, Mio lanciò una magia di fuoco come diversivo, ma
Takashi spazzò via quella magia con Byakko ed era sul punto di
raggiungerle definitivamente.
«…?».
E fu costretto a indietreggiare a causa di un’onda d’urto proveniente
da un lato.
«…qual è il problema?» chiese Takashi, irritato, alla ragazza che
l’aveva fermato, la ragazza che impugna la spada spirituale Sakuya,
la ragazza che si chiamava Yuki.
«Attaccarmi per lasciar andar via Mio Naruse… ci stai con la testa,
Yuki?».
Ma Yuki rimase in silenzio. Davanti a ciò, Takashi puntò Byakko
contro di lei.
«Qualunque sia il motivo, una volta che supporti un Demone, tu non
sei più una mia compagna… sei solo una traditrice. Anche se si tratta
di te, ti farò a pezzi senza alcuna pietà».
Al che, Yuki finalmente parlò. La sua voce era calma e decisa.
«…fa’ come meglio credi» mormorò Yuki.
«Non mi dire… anche tu ti sei dimenticata della tragedia di cinque
anni fa?» chiese Takashi. La sua voce tremava. La sua irritazione si
trasformò in rabbia. La guardò.

 
V T
 

«…me la ricordo. In nessun caso potrei dimenticarmela. Non voglio


più provare una cosa del genere…».
«Allora…».
«Ma a questo ritmo, la stessa cosa di cinque anni fa accadrà di
nuovo. Al tempo non potevo fare nulla, se non restare a guardare.
Questa volta sarà diverso: lo proteggerò e proteggerò ciò che lui
vuole proteggere» disse Yuki «È per questa ragione che sono
diventata più forte. Ho vissuto gli ultimi cinque anni per questo. Se
non posso proteggere Basara… essere un Eroe non ha più alcun
senso».
Quella era la ferma volontà di Yuki Nonaka.
«Imbecille…!» disse Takashi in modo sprezzante. Quindi si mosse…
per sconfiggere il nemico che si era messo sulla sua strada.

Mentre alle loro spalle la battaglia tra Yuki e Takashi iniziava, Mio e
Maria si fermarono.
Ciò che si presentava davanti ai loro occhi era un litigio tra Eroi.
Tuttavia, Mio non aveva dubbi su cosa stava accadendo. Sapeva fin
troppo bene per cosa… no, per chi Yuki Nonaka combatteva.
Ed era per questo che non poteva ignorarla, anche se Yuki non
avesse avuto alcuna intenzione di proteggerle. Capiva i suoi
sentimenti fin troppo bene.
«Quell’idiota…».
«La prego aspetti, Mio-sama».
Mio era sul punto di tornare indietro, ma Maria la fermò.
«È lei che vuole, Mio-sama. Se ritornate ora, finirà dritta nelle sue
mani».
«Anche così, non posso abbandonare Nonaka» disse Mio, presa dalle
emozioni.
«Per favore, calmatevi. Perché stiamo prendendo tempo? Non
possiamo sconfiggerlo ora. Come pure non può farlo Yuki Nonaka».
«Questo…».

 
V T
 

Ovviamente non se ne era dimenticata. Se Mio e Maria avessero


vinto quella battaglia, la Tribù degli Eroi li avrebbero considerati
solo come una minaccia maggiore.
Per evitare ciò, bisognava prima vincere contro Takashi e le altre e
poi mostrare loro che Basara poteva tenere Mio sotto controllo, e che
quindi non erano una minaccia.
«Ma se Nonaka è qui… significa che Basara è sicuramente…».
La voce di Mio diventò triste. Yuki sarebbe dovuta essere in ansia
nel guardare la battaglia tra Basara e Kurumi.
Se lei ora era qui, significava che la sua ansia se ne era andata.
Di certo Basara non era morto. Il Contratto tra Padrone e Servo
permetteva a Mio di sapere se al suo padrone fosse successo
qualcosa e quando lei si concentrava, riusciva a percepire la sua
presenza.
Era vivo. Nessun dubbio al riguardo. Ma non sapeva se avesse vinto
o meno. Però… davanti a una situazione simile era improbabile che
ora fosse in grado di combattere. Inavvertitamente, Mio s’incupì.
«Resisti, Mio-sama! Non ha senso gettare la spugna ora!».
Maria lo disse con veemenza e Mio abbassò il capo.
«Abbiamo promesso… no. Abbiamo giurato che avremmo vinto. Il
contratto diventa più forte con la fede. Tuttavia, la tua fede verso il
tuo padrone sta calando. Ma per che cosa?».
«…ma!».
«La situazione di certo sembra cupa, ma sono sicura che Basara-san
non abbia ancora mollato. E se lui non può venire qui, allora sarai tu
ad andare a prenderlo. È dovere del servo quello di aiutare il proprio
padrone… e soprattutto, è dovere di una sorellina quello di aiutare la
propria famiglia, il proprio adorato fratello».
E mentre guardavano verso Yuki che continuava a combattere contro
Takashi:
«Per favore, vada. Non abbiamo ancora dato tutto».
«A-Aspetta… e tu? Non vorrai…».

 
V T
 

Mio inavvertitamente deglutì.


«Io la aiuterò per guadagnare tempo… almeno fino a quando non
porterai qui Basara» disse Maria Naruse. Quindi volse il capo sopra
la spalla, guardando Mio con un sorriso.
«Come vostra aiutante, è un mio dovere. E non permetterò a nessuno
di sottrarmelo».

Kurumi Nonaka, seppur riluttante, lasciò che lo svenuto Basara si


adagiasse sul suo grembo.
«Dio, perché dovrei…» mormorò Kurumi dispiaciuta, seduta
sull’asfalto con le gambe da un lato.
Nella battaglia di prima, Kurumi era stata salvata dal suo nemico, da
Basara.
Questo non significava ripagarlo, ma l’aveva comunque affrontata
onestamente, senza giocare sporco, e anche se poteva considerarlo un
nemico, l’aveva comunque salvata, ergo le era stato impossibile
lasciarlo lì a terra lungo la strada in quel modo.
Tuttavia, non era il caso per Kurumi di restare lì così a lungo.
Subito dopo che Yuki si era allontanata, aveva sentito il feroce
ruggito di un attacco, tanto forte da poter essere sentito da davanti
alla stazione.
Quello era senza dubbio un attacco di Byakko lanciato a piena
potenza.
Anche nel caso in cui fossero sopravvissute, quelle non avrebbero
avuto possibilità contro Yuki e Takashi insieme.
Presto quella battaglia sarebbe finita. In tal senso doveva solo
aspettare che Yuki e Takashi venissero a riprenderla dopo la vittoria.
E mentre stava in quella posizione che limitava i suoi movimenti:
«…».
Kurumi Nonaka fissò il volto dormiente di Basara sulle sue gambe.

 
V T
 

Quando si erano incontrati un’ora prima e poi, quando avevano


combattuto fino a quel momento, erano sempre stati piuttosto
distanti. Quindi solo ora era riuscita dare una buona occhiata al volto
di Basara, che non vedeva da parecchi anni.
...è diventato virile.
Kurumi conosceva solo il decenne Basara che viveva al Villaggio.
Erano passati dieci anni da allora, ed ora Basara era un quindicenne
nel pieno della pubertà, che iniziava a sembrare un adulto.
Ma i suoi tratti del viso erano ora completamente diversi rispetto a
prima.
Per quanto riguardava i suoi amici d’infanzia, come Takashi e sua
sorella Yuki, aveva potuto vederli cambiare gradualmente, stando
con loro giorno dopo giorno negli ultimi cinque anni… anche
pensando a quanto sia difficile rendersi conto di quanto possa
cambiare una persona stando con essa ogni giorno, visto che le
persone non cambiano da un giorno all’altro ma poco alla volta.
Eppure erano diventati diversi. Particolarmente Yuki… lei era quella
che era cambiata di più tra loro.
Kurumi non poteva dimenticare come Yuki avesse smesso di
sorridere, come avesse rinchiuso le proprie emozioni e si fosse
disperatamente allenata per diventare più forte.
Yuki, che era stata una docile bambina che odiava combattere più di
chiunque altro, aveva continuato a sforzarsi, al punto da
destabilizzarsi, e alla fine era finalmente riuscita ad ottenere la spada
spirituale “Sakuya”, che le era stata assegnata ufficialmente.
Basara, nel rivederla dopo quei cinque anni, sicuramente non l’aveva
riconosciuta.
Ma anche se Basara era cambiato fisicamente, ragionando poi sullo
stato mentale e sulle proprie ferite psicologiche, egli non era
cambiato poi molto, a differenza di Yuki.
Mentre Basara viveva una vita spensierata in una città lontana, Yuki
e gli altri continuavano a soffrire al Villaggio, ricordando la tragedia.

 
V T
 

Doveva essere questo il motivo per cui lui aveva potuto fare qualcosa
di così stupido come proteggere la figlia del Signore dei Demoni…
Kurumi non poteva perdonarlo per questo.
In quel momento…
«Eh, ehi… cosa?».
Improvvisamente vide del dolore percorrere il volto di Basara e andò
nel panico. L’attacco di Yuki aveva solo lo scopo di fargli perdere
conoscenza, ma Basara aveva ricevuto diverse ferite nella battaglia
contro Kurumi. I suoi organi o il suo cervello potevano essersi
danneggiati.
Davanti a una disorientata Kurumi:
«…uh… Kuh… Grr… Ah…!».
Oltre alla smorfia sul suo volto che era comparsa per il dolore, iniziò
anche a tremare leggermente. E poi…
«…».
Kurumi inavvertitamente deglutì ai deboli gemiti di Basara.
Perché lo aveva sentito. Anche se era silente.
Mi dispiace ragazzi.
Non era una scusa diretta a Mio e Maria per non essere riuscito a
correre in loro aiuto ora. Aveva parlato al maschile. Quindi a chi si
riferiva? Era ovvio.
Nel momento in cui iniziò a capire… si ritrovò presa alla sprovvista.
«…non può essere».
Kurumi finalmente realizzò. Il motivo per cui Basara non era
cambiato non era perché non provava nulla al ripensare alla tragedia.
Non poteva cambiare, che se voleva.
Molto probabilmente, per Basara Toujou il tempo si era fermato alla
tragedia di cinque anni prima.
«Impossibile…».
Kurumi Nonaka era rimasta a corto di parole. Credeva che fossero gli
unici ad aver sofferto. Eppure, avevano potuto confortarsi a vicenda,
quindi ne erano usciti meglio.

 
V T
 

Ma per Basara era stato diverso. Esiliato dal Villaggio, aveva iniziato
una nuova vita con solo Jin con lui.
E poi… Jin non era al Villaggio al tempo della tragedia, quindi anche
se Basara aveva avuto un genitore con lui a sostenerlo, non aveva
nessuno con cui condividere il dolore.
Inoltre, per Basara non era stato solo un massacro dove erano morti
compagni e amici, come era stato per Kurumi e gli altri. Per lui era
stato un irreparabile incidente causato dal suo potere andato fuori
controllo. La ferita nella sua mente doveva essere ancora più
profonda che per loro.
Senza contare che aveva solo dieci anni al tempo. Anche a pensare
che venisse considerato un genio e che molte speranze fossero poste
su di lui, Basara non era altro che un bambino al tempo. E non era
qualcosa che un bambino poteva gestire da solo.
Kurumi e gli altri avevano sempre avuto intorno qualcuno negli
ultimi cinque anni. Condividendo la tristezza e il dolore, erano
riusciti a crescere più forti insieme un poco alla volta. Basara invece
era stato solo durante quel tempo in una città sconosciuta mentre il
rammarico sembrava schiacciarlo, incapace di cambiare.
Quanto doveva essersi preoccupato? Quanto doveva aver sofferto?
Quante volte si era maledetto da solo?
Come ad esprimere la propria sofferenza, Basara cercò di afferrare
qualcosa alzando la mano, mentre una smorfia percuoteva il suo
volto.
Kurumi afferrò strettamente quella mano. Mentre sopprimeva i
singhiozzi:
«Basara-oniichan…».
Involontariamente lo aveva chiamato come era solita fare.
Lui, che aveva adorato come un vero fratello, che era più forte e più
gentile di chiunque altro. In quel momento…
«Basara!».
Una ragazza era corsa verso di loro a perdifiato. Era Mio Naruse.

 
V T
 

«Pe-Perché sei qui…?!».


Kurumi era stata presa alla sprovvista. Si aspettava che solo Takashi
o Yuki potessero raggiungerla. Velocemente si mise in guardia.
«Non ho tempo per combattere, ragazzina!».
Mio, dopo averli raggiunti, lo disse carica di emozioni.
«C-Credi veramente che… possa fidarmi della parola di una
nemica?».
«Idiota! Se avessi voluto combatterti, ti avrei lanciato una magia
quando ero distante!».
Ora che l’aveva detto, aveva senso. Kurumi inavvertitamente
balbettò:
«…Qu-Quindi perché…».
«È un’emergenza!».
Gridò Mio irritata a una confusa Kurumi. E a quel punto…
«Basara, svegliati. Basara! Forza!».
Iniziò a scuoterlo violentemente, il quale stava dormendo sulle
gambe di Kurumi.
E subito dopo, Kurumi udì delle parole incredibili.
«Abbiamo bisogno di te ora… Nonaka sta combattendo contro quel
ragazzo, Hayase!».
Davanti alla frase di Mio, Kurumi era rimasta senza parole. Ma Mio
non aveva tempo da perdere con lei.
«Basara, svegliati! Nonaka e Maria stanno combattendo! Quelle due
sono in pericolo! Maria ed io non possiamo batterlo… avevi detto
che avresti sconfitto tu stesso Byakko per evitare ulteriori
combattimenti!».
Ma non importava quanto forte e quante volte urlasse, non importava
quanto scuoteva il suo corpo, Basara non si svegliava.
«È inutile… mia sorella ha usato un profumo soporifero.
Probabilmente non si sveglierà per altre dodici ore…» disse Kurumi
amaramente.
«…quindi è per questo…!».

 
V T
 

Mio si intristì nel capire la situazione.


…di questo passo…
Tutti i loro sforzi nel combattere fino ad ora sarebbero stati vani.
Non sarebbe stato un problema se Yuki e Maria avessero vinto. Ma
se avessero perso…
Quell’Hayase era sicuramente fedele al suo dovere di Eroe.
Sicuramente non avrebbe mostrato pietà verso un nemico. Se Maria e
Yuki avessero perso, sarebbero morte.
Quando Basara più tardi si sarebbe ripreso, sapendo gli avvenimenti
accaduti mentre dormiva… il suo cuore, che ancora era assediato
dagli incubi derivati dagli eventi di cinque anni prima, si sarebbe
rotto completamente. Che fosse rimasto in vita non avrebbe avuto
importanza.
…non lascerò che accada!
Non avrebbe permesso al cuore di Basara di infrangersi, non avrebbe
lasciato morire Yuki e Maria. Maria le aveva detto che Basara non
avrebbe mai rinunciato. Come prova di ciò:
«…Uh, Kuh…».
Basara stava mostrando un espressione piena di dolore. Sicuramente
stava combattendo nel suo sogno.
«…un sogno?».
Mio improvvisamente capì. Se stava sognando, si doveva trattare di
un sogno che faceva parte della fase REM24. Dal momento che
Kurumi le aveva detto che non si sarebbe svegliato per almeno
dodici ore, Mio aveva pensato che sicuramente il profumo soporifero
che Yuki aveva usato lo avesse fatto sprofondare in un sonno
profondo.
…la sostanza si sta indebolendo?

                                                            
24
Rapid Eye Movement. Una fase del sonno dove gli occhi si muovono casualmente.

 
V T
 

C’erano alcune spiegazioni possibili, che variavano dall’adrenalina


scaturita dal combattimento mortale di poco prima o al
rafforzamento dovuto al loro Contratto tra Padrone e Servo.
Era anche possibile che avesse sviluppato una resistenza contro
quella sostanza incrementando la propria capacità di guarigione o il
proprio metabolismo.
In tal caso…
«…Nonaka ha usato una sostanza della vostra Tribù, giusto? Non
avete per caso qualcosa per guarire? Se riuscissimo ad accelerare il
suo metabolismo, la sua condizione non dovrebbe migliorare, anche
solo di poco?».
«S-Sì, abbiamo qualcosa del genere, ma non ce l’ho con me… se
costringiamo il suo corpo e la sua mente a guarire, così come un
mago che per la propria noncuranza finisce per non essere più in
grado di lanciare incantesimi, anche lui rischierebbe di non
riprendersi per nulla».
Kurumi scosse la testa, ma Mio Naruse si rifiutò di demordere.
«E che mi dici di un antidoto o di un rimedio? Quando ci si trova in
una condizione anomala che non permette di lanciare magie, si usano
delle medicine per ritornare normali, no? Allora, se esiste una
sostanza che costringe a dormire, ci dovrebbe esserne un’altra per
contrastarla, così come è per l’ipnosi, il veleno e la paralisi».

Yuki si era posta da sola contro Takashi… ma la situazione era


abbastanza critica per lei.
La battaglia si stava svolgendo sul lato occidentale della barriera.
Mio e Maria erano fuggite lì per impedire a Takashi di usare Byakko
a piena potenza.

 
V T
 

Non era un giudizio erroneo il loro, ma ciò aveva anche fatto sì che
Takashi potesse ritenersi ad ovest e potesse quindi usufruire del
potere di Byakko per difendersi.
A medio raggio, Yuki sfruttò la propria spada per lanciare lame di
vento, mentre nei combattimenti ravvicinati colpiva con continui
fendenti, ma…
«Inutile».
Tutti i suoi attacchi erano stati fermati dalla barriera di vento intorno
a Byakko e dalla lancia stessa.
E gli attacchi di Takashi, che si facevano strada nei momenti in cui
lei non attaccava, erano veramente veloci.
«...!».
Ad ogni suo attacco Yuki era costretta a schivare con tutte le sue
forze.
Tuttavia, la velocità di Takashi era superiore alla sua e lui l’attaccò
con un affondo.
«Non sotto ai miei occhi!».
Maria si gettò su Takashi da un lato, ma la capacità difensiva di
Byakko fermò con facilità l’attacco a sorpresa. Attacco che se fosse
andato a segno avrebbe colpito Takashi, in quanto proveniente da un
punto a lui cieco.
Poi iniziarono a pressare su Takashi in uno scontro due contro uno,
ma lui non sembrava avere problemi nel vedersela con entrambe.
E a quel punto…
«Che succede? …sei lenta».
Alle parole di Takashi, Yuki sembrava tutt’altro che felice.
Ciò che turbava Yuki non era solo l’andamento dello scontro.
Non che fosse ferita o altro, il problema era mentale. Combattere per
proteggere Basara, combattere per proteggere ciò che lui voleva
proteggere… questa era stata una sua decisione. Eppure, non
importava quanto grande fosse la sua determinazione, non sarebbe
mai stata in grado di eliminare quella esitazione che la stava

 
V T
 

perseguitando. Perché davanti a lei c’era Takashi, un alleato, un suo


amico fin dall’infanzia… e un compagno che era sopravvissuto alla
tragedia con lei.
Yuki Nonaka sapeva che genere di sacrifici Takashi avesse fatto
negli ultimi cinque anni per diventare più forte.
Avevano rifiutato l’idea di potersi ritrovare di nuovo paralizzati di
fronte a una tragedia… quel desiderio li aveva resi più forti.
Pertanto, le azioni di Yuki erano un tradimento verso i suoi
compagni. Una volta che la battaglia fosse finita, avrebbe dovuto
prendersi le sue responsabilità e, anche così, ciò avrebbe causato alla
sua famiglia un sacco di problemi.
Ed ovviamente sapeva che tali pensieri non avrebbero dovuto
sfiorarla nel mentre di uno scontro. Sapeva che in quel momento
avrebbe dovuto solo pensare a combattere.
…ma…
Yuki Nonaka teneva a Basara più di chiunque altro… ma non teneva
solo a lui. Anche la propria famiglia e i suoi compagni erano
importanti per lei. Non poteva dimenticarli.
…inoltre…
Basara aveva scelto di combattere Yuki e gli altri per proteggere
Mio. Tra loro, lui aveva scelto Mio.
Sapeva che era inevitabile.
Anche Basara era stato vittima della tragedia, ma davanti al suo
esilio, Yuki e gli altri erano stati capaci solo di restare a guardare.
Già. Basara non li aveva traditi. Erano stati loro a tradire Basara.
Perciò era logico che Basara scegliesse Mio.
…ma…
Yuki Nonaka sapeva che non avrebbe dovuto. Eppure, non riuscì a
non pensare: “Cosa dovrei farci con i miei ultimi cinque anni… con
gli infiniti sentimenti che provo per lui?”.
Ma di fronte al combattimento che aveva intrapreso, ciò che provava
le era solo d’intralcio.

 
V T
 

In un momento di disattenzione, nato dalla propria esitazione,


comparve una fatale apertura e Yuki venne scagliata all’indietro nel
parare l’attacco di Takashi con Sakuya.
Si schiantò di schiena contro una macchina parcheggiata.
«È finita».
Nel tempo necessario nel pensare “Maledizione!”, la punta di
Byakko era già contro di lei.
Non poteva schivare.
Sapendo che la propria morte era inevitabile, Yuki Nonaka accettò il
proprio destino.
Ma non poteva accettare che Takashi vincesse lo scontro. Se lei
avesse perso, c’era la possibilità che Basara morisse a sua volta.
Lei non poteva permetterlo. Così Yuki guardò oltre Takashi, verso
Maria.
…per favore…
Erano i suoi occhi a parlare per lei: “nel momento in cui Byakko mi
colpirà, sconfiggi Takashi. È l’unico modo per salvare Basara e la
tua padrona Mio”.
Perché a quel punto sarebbe rimasta solo Kurumi, che non poteva
combattere a causa delle costole rotte.
Chi conosceva la personalità di Kurumi sapeva che sarebbe pure
potuta essere avventata, ma di sicuro, una volta saputo che Takashi
aveva ucciso Yuki, avrebbe perso ogni volontà di combattere.
In quanto a Shiba, il Villaggio lo aveva mandato come osservatore,
proibendogli di combattere contro Basara e le ragazze.
In breve: quando Maria sconfiggerà Takashi, dopo che lui avrà
ucciso Yuki, la battaglia finirà. Perciò…
«…».
Yuki chiuse gli occhi. Nel suo ultimo attimo, pronunciò il nome della
persona a cui teneva di più con un sorriso.

 
V T
 

“Basara. Non c’è stato giorno a cui non ho pensato a te. E anche se i
tuoi sentimenti sono per qualcun'altra… ti amo. Ti amo più di
chiunque ti potrà mai amare. Quindi… non ti dimenticare di me”.
Nel momento in cui pensò al suo addio, un suono metallico risuonò.
«…eh?».
Yuki Nonaka guardò sbalordita verso ciò che non poteva essere
un’illusione.
Lei l’aveva sempre vista durante sua infanzia… la schiena della
persona a lei più cara.
Incredibile. Aveva inalato così tanto di quel profumo soporifero…
Ed era anche ferito. Non si sarebbe dovuto svegliare se non tra dodici
ore. Eppure…
Lì c’era la schiena di colui che la stava proteggendo dalla Byakko di
Takashi, la schiena di colui che le aveva salvato la vita. Vita che lei
si era già rassegnata a perdere.
Praticamente era successa la stessa cosa di cinque anni prima,
quando lui aveva combattuto durante la tragedia per salvarle la vita.
Basara Toujou stava proprio lì, davanti a lei.

A Basara, che aveva fermato l’affondo di Byakko con Brynhildr,


Takashi disse:
«Sei qui…».
Non era una domanda ma una affermazione. Basara annuì.
«Già» disse Basara «Takashi… stavi per uccidere Yuki?».
«È stata lei ad attaccarmi per prima» disse Takashi.
«Sai, una cosa è decidere di non combattere, un’altra è tentare di
aiutare un obiettivo di eliminazione, di aiutare Mio Naruse. Ha
dimenticato la propria missione e si è schierata con un Demone. È
naturale che tenti di farla fuori, in quanto mia nemica».
«…siete amici fin dall’infanzia».

 
V T
 

«E quindi? Siamo Eroi. Proteggiamo il mondo. Questa missione ha la


priorità sulle emozioni. Yuki avrebbe dovuto saperlo così come
avresti dovuto saperlo tu» disse Takashi con indifferenza.
Basara, in preda ai propri pensieri, rispose con il silenzio.
…ah, capisco…
Finalmente aveva compreso ciò che doveva aver provato Jin cinque
anni prima. Una cosa simile era di certo insopportabile.
Eseguire una missione come dovrebbe fare un Eroe… solo per
questo si doveva rinunciare a una persona importante? Una cosa
simile non era possibile per Basara, né ora né cinque anni prima.
Perciò…
«…Okay. Va bene».
Nel momento in cui lo disse, Basara si mosse. Se le parole non
riuscivano nello scopo, solo la forza lo avrebbe fatto.
Basara deviò di lato Byakko, grazie a una momentanea leggerezza di
Takashi, quindi diede un fendente di lato mentre si abbassava.
Takashi lo schivò con un salto all’indietro, al che Basara cambiò
ritmo e lo inseguì. Per proteggere coloro a cui teneva.
Immaginare e desiderare non fanno sì che le cose vadano come
vorresti.
Inizialmente, anche la battaglia tra Takashi e Basara lentamente si
spostò a favore di Takashi.
Byakko era molto potente e il corpo di Basara subiva ancora gli
effetti del profumo soporifero, impedendogli di muoversi come
voleva. Senza contare che le abilità fisiche di Takashi erano salite
alle stelle negli ultimi cinque anni.
E non solo in potenza. Riusciva a superare completamente Basara
anche in termini di velocità, il punto chiave di un tipo Velocità.
Basara fu inevitabilmente spinto sulla difensiva mentre realizzava
quanta volontà e animo avesse messo Takashi nel suo allenamento.
…maledizione.

 
V T
 

Sentiva il proprio corpo pesante. Eppure, Basara non gettò la spugna


mentre digrignava i denti nel pensare a quella situazione patetica.
Aveva qualcosa da proteggere ora. Qualcosa a cui non poteva
rinunciare.
Jin, che lo aveva protetto al tempo, e Mio e Maria, la sua nuova
famiglia.
E c’era stata una ragazza, un Eroe, che proprio ora aveva cercato di
proteggerlo, anche se lui si era schierato con Mio e Maria.
Cinque anni prima, Basara le aveva salvato la vita, ma quella si era
trattata per lo più di una coincidenza.
Perché non era riuscito a rimanere in sé e aveva lasciato che il suo
“Banishing Shift” andasse fuori controllo.
Ma lei era diversa. Negli ultimi cinque anni era diventata forte al
punto che lui non l’aveva riconosciuta. Aveva combattuto per Basara
e ciò che lui voleva proteggere, e l’aveva fatto di propria volontà.
E non solo oggi o durante l’incidente con Takashi l’altro giorno. Di
sicuro aveva combattuto negli ultimi cinque anni. Basara voleva
proteggerla… Basara questa volta avrebbe di sicuro protetto la
ragazza che si chiamava Yuki Nonaka.
Perché per lui lei era, e sarà sempre, una persona insostituibile.
«…».
Così Basara fece ciò che era necessario.
Non c’era altro modo, dal momento che non avrebbe avuto senso
combattere normalmente mentre era ridotto in quello stato.
Così, si decise e abbandonò una cosa: il suo stile di combattimento.

Presto avrebbe vinto contro Basara.


Accade quando il battito del suo cuore accelerò di poco a causa della
sua vittoria imminente.
I movimenti di Basara improvvisamente cambiarono.
...cosa?

 
V T
 

All’inizio pensò che Basara fosse solo a corto di resistenza, dal


momento che respirava più violentemente e aveva iniziato a fare
movimenti inutili.
Ma non era quel che pensava. Gli affondi di Takashi iniziarono a
colpire solo l’aria e a volte capitava che Basara riuscisse a muoversi
più velocemente di quanto facessero i suoi occhi.
Gli umani possono muoversi più velocemente eliminando tutti i
movimenti inutili. I tipi Velocità si allenavano fin dall’inizio con lo
scopo di assimilare fino in fondo quello stile di combattimento.
E solo coloro che erano stati in grado di eliminare tutto il superfluo
dai loro movimenti, che avevano dedicato a ciò anima e corpo, erano
stati poi in grado di accedere al dominio del vento.
Per questo, i combattimenti tra tipi Velocità consistevano nel leggere
i movimenti dell’avversario. Perché più erano veloci, più i loro
movimenti ad alta velocità erano semplici.
Tuttavia… Basara iniziò a muoversi in contrasto con quell’idea.
«Tu insulso… Non prendermi per il culo».
Furioso, Takashi fece svariati affondi, ma nessuno di questi sfiorò
Basara. Non poteva crederci. Takashi aveva impiegato quei cinque
anni ad allenarsi, mentre Basara in quel lasso di tempo non doveva
aver fatto nulla.
Certo, era comunque cresciuto in statura, come era normale che
fosse, ma cinque anni erano comunque un lungo periodo.
Nel periodo in cui non ci si allena, la propria abilità fisica comunque
diminuisce, anche se si è nel pieno della crescita. Era passato un
tempo sufficiente a far sì che un genio diventasse mediocre.
Nonostante ciò… in quel momento Basara era persino più veloce di
cinque anni prima.
…forse…
Cercando una possibile spiegazione, Takashi ne era rimasto
scioccato. In teoria, Basara non aveva mai materializzato Brynhildr
negli ultimi cinque anni, dopo essere stato esiliato dal Villaggio. Solo

 
V T
 

dopo aver incontrato Mio Naruse, doveva aver ricominciato a


riutilizzarla.
Questo perché non aveva alcun motivo di impugnare una spada…
non aveva alcun motivo per combattere. Non era più un Eroe.
…non dirmi che tu…
I movimenti di Basara erano di certo caotici, eppure riusciva a
rivaleggiare con Takashi. Ciò non sarebbe stato possibile per uno che
era rimasto inattivo per tutto quel tempo.
C’era una sola spiegazione possibile.
Basara Toujou aveva continuato ad allenarsi.
Anche se afflitto dalla tragedia passata, dal peso del peccato che
aveva commesso, e senza una spada… tuttavia aveva continuato a
combattere in quei cinque anni, proprio come Takashi e gli altri.
«…quindi cosa?!».
Takashi diede un fendente contro Basara con Byakko.
Okay, Basara si sarà pure allenato in quel periodo, tuttavia ciò non
cambiava il fatto che avesse deciso di proteggere Mio Naruse, la
figlia del precedente Signore dei Demoni. Non cambiava il fatto che
avesse deciso di proteggere una possibile minaccia per il mondo.
Dopo cinque anni dalla tragedia, quella era la risposta di Basara. E
Takashi Hayase non poteva perdonarlo per questo.
Anche se Basara, Jin e Yuki avevano abbandonato la loro missione,
Takashi avrebbe continuato a svolgere la sua fino alla fine.
Questa era la strada che aveva scelto dopo essere sopravvissuto alla
tragedia.
Nel periodo in cui Takashi era riuscito ad attaccare una volta, Basara
aveva contrattaccato tre volte, per poi iniziare una sequenza di
cinque attacchi e poi una di otto fendenti.
Privare l’avversario della possibilità di schivare. Era ciò che rendeva
incredibile lo “Infinite Slayer” di Basara.
Byakko reagì agli attacchi in “Godspeed” di Basara, a prescindere
dal volere di Takashi.

 
V T
 

«Kuh…!».
L’aver attivato metà dell’autodifesa forzatamente, privò Takashi
della possibilità di reagire.
E nel giro di poco quella difesa non avrebbe più retto, costringendo a
instaurare una barriera di vento.
Byakko doveva aver giudicato Takashi troppo lento contro l’attacco
di Basara, sia nel pensare che nei movimenti.
Significava che Byakko aveva ritenuto Takashi un ostacolo per la sua
protezione.
«…impossibile!».
Non poteva accettarlo.
Fu così che Takashi, volando in preda all’ira, provò a distruggere la
barriera di vento alzando Byakko sopra la sua testa.
Perché, se fosse continuata così, lui non sarebbe stato per nulla in
grado di attaccare.
E si ritrovò in preda alle convulsioni.
Takashi si era riguardato nel trovarsi ad ovest per avere la protezione
di Byakko, e quest’azione lo espose al pericolo.
La mistica bestia guardiana, protettrice dell’ovest, era solita
affrontare i pericoli che colpivano l’ovest. Takashi era stato
dolorosamente messo al corrente di ciò che la contraddizione
avrebbe portato.
Nel momento in cui Byakko toccò la barriera di vento, si creò una
forte onda d’urto e Takashi venne sbalzato via.

Basara venne sorpreso dall’onda d’urto davanti a lui e venne


scaraventa all’indietro. Riuscì comunque ad atterrare correttamente.
«Takashi…!».
Aveva cercato subito di aiutarlo, ma non poté.
Davanti a lui c’era una gigantesca creatura bianca. Basara Toujou
conosceva il suo nome.

 
V T
 

La mistica bestia guardiana protettrice dell’ovest… Byakko. In quel


momento…
«Basara!».
Fu Mio a correre verso di lui, colei che lo aveva svegliato dal suo
sonno e gli aveva detto della situazione di Yuki.
Certo, la situazione richiedeva un aiuto immediato per Yuki, ma Mio
era totalmente devastata e Kurumi era ferita.
Per questo le aveva lasciate indietro. Basara era corso fin lì in
“Godspeed”, ma Mio di certo non poteva sopportare di restare laggiù
seduta ad aspettare.
Guardando più vicino, si rese conto che c’era anche Kurumi con
Mio, proprio dietro di lei.
«Mio-sama, stai bene!».
Maria, che aveva sorvegliato la lotta tra Takashi e Basara, si riunì a
loro e insieme si concentrarono su Byakko.
Il suo enorme corpo emise una terribile aura.
«…C-Cos’è quello? Anche questa è una mossa di quell’Hayase?».
«No, non esattamente… Lui non voleva questo. Probabilmente
Byakko è andato in berserk».
Il potere sigillato nella lancia era stato rilasciato e si era
materializzato nella sua forma originaria.
«…non sta venendo contro di noi» disse Maria, perplessa.
«Perché Byakko è una bestia guardiana. È improbabile che ci
attacchi, a meno che non ci riconosca come un nemico».
«Un nemico…?».
«Credo che siamo al sicuro fintanto che non attacchiamo e non ci
avviciniamo…».
Sicuramente aveva lo stesso senso di percezione della lancia stessa.
Ma…
«Non va bene… la barriera è stata parzialmente eretta con il potere di
Byakko. Se non stiamo attenti, potrebbe dissolversi».

 
V T
 

Se quella bestia si ritrovasse nel mondo là fuori… non aveva


nemmeno voglia di pensarci. Si trovavano di fronte alla stazione.
C’era un sacco di gente al di fuori della barriera.
La gente comune normalmente non poteva vedere la manifestazione
dei poteri sovrannaturali, ma Byakko non era più sotto il controllo
del suo possessore Takashi e inoltre era su tutte le furie.
Se un comune umano avesse finito per vederla, non si sarebbe potuto
evitare il panico collettivo. E se Byakko li avesse marchiati come
nemici durante quella confusione, ci sarebbe state vittime anche tra
la gente.
«La tigre non dovrebbe svanire se distruggiamo la lancia?» chiese
Mio. Tuttavia, Kurumi si intromise velocemente:
«Sei pazza?! La lancia ha in sé incisa l’astrazione della mistica
bestia. Se la distruggi, il suo pieno potere verrà liberato!».
In altre parole, non avevano altra scelta che trovare un modo per
sconfiggere la bestia. Quindi Maria propose:
«Uhm… Basara-san, che ne dici di usare quella tecnica?».
Aveva capito a cosa si riferisse, ma…
«Impossibile. Posso usare il “Banishing Shift” solo come
contrattacco».
Lo aveva usato per salvare Mio quando il suo potere era andato fuori
controllo, ma aveva potuto attivarlo solo perché lo aveva usato come
contromisura contro il potere che era stato rilasciato. Non era
applicabile ora.
«In pratica dobbiamo sconfiggerlo subito… Bene, ti ucciderò cento
volte».
Dicendo ciò, Mio stava per avanzare, ma Maria velocemente la
fermò.
«Non puoi, Mio-sama. Quella tigre di certo avrà eretto una forte
barriera di vento. Se inizi a lanciare incantesimi nella tua attuale
condizione, non ne uscirai indenne. Dobbiamo trovare un altro
modo!».

 
V T
 

«Oh, dai, come se ce lo potessimo permettere…» iniziò a dire Mio.


«Sì, invece» disse Basara con calma.
«Ma… hai detto che non puoi usare il “Banishing Shift”».
«Esatto, ma c’è un’altra opzione. Ma funzionerà solo se tutto andrà
bene».
Tuttavia…
«Ho bisogno di trovarmi lateralmente a lui per fare ciò che ho in
mente. Ma prima dobbiamo distruggere la barriera di vento,
altrimenti sarà inutile» dichiarò Basara.
«Allora lasciala a me».
La calma voce di una volontaria. Apparteneva all’ultima persona
rimasta all’interno della barriera. Apparteneva alla bellissima ragazza
Eroe che aveva combattuto per proteggere Basara… Yuki Nonaka.

Yuki si fece volontaria per buttare giù la barriera di vento di Byakko.


«Sorella…?» esclamò Kurumi con voce agitata.
Tuttavia, Yuki sorrise con tranquillità verso la sua sorellina, che
cercava di fermarla.
«…».
A quel punto si voltò di nuovo verso Basara.
«Lascia fare a me, Basara… so che posso farcela con la mia
Sakuya».
Dicendo ciò, la spada di spirito comparve sulle sue mani.
«…non credo che ci sia altro modo».
Come Maria aveva detto, ciò era impossibile per Mio. E lo stesso
valeva per Kurumi, dal momento che era una Signora degli Elementi
e quindi il suo potere era disturbato da Byakko.
Sarebbe stato possibile per Maria, un tipo potenza, ma essendo una
forte attaccante specializzata nel combattimento ravvicinato, sarebbe

 
V T
 

stato troppo pericoloso lasciarla combattere da sola contro quella


tigre, la quale aveva una forza sconosciuta.
Perciò…
«Basara, ti prego… credi in me» disse Yuki con vigore, guardando
poi Basara negli occhi.
Lei credeva in Basara e voleva che Basara credesse in lei.
«…va bene».
Dopo qualche attimo Basara rispose con un cenno di capo. Credeva
in Yuki.
«Grazie…».
Yuki mostrò un sorriso e si precipitò contro Byakko.
«…».
In quel momento Byakko marchiò Yuki con i suoi occhi e una
spaventosa pressione scaturì dal suo enorme corpo.
Ciò, tuttavia, non intimidì Yuki. Tutto quello che provava era… un
vibrante sentore di piacere.
Basara credeva in lei. Poteva combattere per il suo bene.
Proprio in quel momento, Yuki fu grata a se stessa per essere
diventata più forte. Ora quegli ultimi duri e dolorosi cinque anni
potevano trovare finalmente un senso.
Il motivo per cui Yuki Nonaka era diventata più forte, era
sicuramente per questo momento, per Basara Toujou.
Perciò ogni dubbio era scomparso, diversamente da quando aveva
combattuto contro Takashi.
Yuki si confrontò contro Byakko tenendosi a una distanza di una
decina di metri.
«Ascoltami, Sakuya» mormorò Yuki mentre dava un fendente da
sopra la sua testa con la sua spada di spirito.
Nello stesso momento, Basara e le altre videro un’onda d’urto che
fece tremare l’aria.

 
V T
 

 
V T
 

Andò a scontrarsi contro la barriera di vento di Byakko, creando un


forte rumore. Vendendo la luce di tale terrificante potere
distruttivo…
«E-Ehi… che diav…? Nonaka è così forte?».
«Ma per favore, è un po’ tardi per questo».
Davanti allo stupore di Mio, Kurumi ne uscì con un “hmpf”. Mentre
loro guardavano, Yuki iniziò una catena di attacchi, visto che la
barriera non era stata distrutta da un solo colpo.
«Mia sorella ha ricevuto l’importante missione di sorvegliarti, di
sorvegliare la figlia del precedente Signore dei Demoni, e da sola per
di più».
«Sì, ma…».
Neanche Maria riusciva a crederci. Byakko aveva già riconosciuto
Yuki come sua nemica e aveva provato a passare all’offensiva, ma la
serie infinita di onde d’urto non le permetteva di contrattare
nemmeno una volta.
«È di sicuro più forte di quando c’è stata la battaglia nel parco l’altro
giorno».
«Ovvio. La Sakuya di mia sorella è stata creata dal potere del divino
ciliegio, pregna della forza del sacro monte Fuji. Era impossibile per
lei mostrare la sua vera potenza in un luogo dove c’era il rischio di
danneggiare la natura».
Ma dentro la barriera, dove non si poteva danneggiare veramente
l’ambiente, poteva sfruttare tutto il suo potere.
Molto probabilmente, anche nell’attacco che aveva messo fuori
gioco Basara lei aveva dato tutto.
Giusto…
Basara sentì la serietà di Yuki nel vederla di spalle mentre
combatteva.
Tuttavia, sarebbe stato meglio mostrare la sua ammirazione più tardi.
Basara si accucciò e si sporse in avanti.

 
V T
 

Quello che stava per fare era l’attacco che avrebbe voluto usare
contro il gigantesco Demone Valgar durante il loro combattimento
una settimana prima. Calcolò strada migliore, oltre che la più breve,
per abbattere il nemico, oltre alla velocità necessaria per farlo.
Nel momento in cui era pronto ad agire…
Un attacco di Yuki riuscì finalmente a frantumare la barriera di
Byakko.
«…».
Basara Toujou trasformò tutto il suo potere in velocità e agì.

Dopo che aver distrutto la barriera di Byakko, Yuki vide la tigre


cambiare atteggiamento.
Aveva iniziato a rispondere ai suoi attacchi, dopo aver indietreggiato
e iniziato a muoversi con velocità.
Quel detto era proprio vero: “l’attacco è la miglior difesa”.
Byakko polverizzò le sue onde d’urto colpendole.
«…».
A quel punto caricò contro Yuki.
Scoprendo le sue affilate zanne, si avvicinò con il suo torreggiante
corpo.
Ma non arrivò mai a Yuki.
Prima che potesse farlo, un vento arrivò proprio da dietro di lei.
Yuki Nonaka vide chiaramente una schiena con il vento.
E proprio allora, la mistica bestia guardiana dell’ovest, Byakko, fu
fatta a pezzi.

Dopo aver sconfitto Byakko e recuperato la lancia di spirito, Basara e


le altre andarono verso Takashi.
Attaccato dal furente Byakko, era ancora vivo e aveva ripreso
conoscenza in poco tempo.

 
V T
 

Vedendo i suoi nemici e le sue alleate insieme, aveva certamente


realizzato la sua sconfitta.
«…uccidimi» disse mordendosi il labbro «il Villaggio ha sentenziato
la vostra morte ed è la mia missione portare a compimento il loro
volere. Fintanto che vivrò, continuerò a braccarvi».
Basara scosse la testa verso Takashi.
«Non lo farei in nessun caso».
«Hai paura di farti nemica l’intera Tribù?».
«No. È solo che non voglio ucciderti… Siamo amici fin
dall’infanzia» spiegò Basara, mentre Takashi mostrava un
sogghigno.
«Quindi non puoi uccidere un amico d’infanzia? …non prendermi
per il culo! Tra coloro che hai cancellato dalla faccia della terra
cinque anni fa c’erano un sacco di nostri amici d’infanzia!».
«Questo è…».
Basara inavvertitamente abbassò lo sguardo nel sentire queste parole.
«…che hai? Dai, cancellami con quella tua maledetta tecnica. Non
dovrebbe essere difficile per te, visto che ti sei dimenticato della
tragedia che ci ha colpito e ti sei schierato con la figlia del Signore
dei Demoni».
Dicendo ciò, Takashi provò a scagliarsi contro di lui, ma qualcuno si
mosse contro Takashi. Era una ragazza che, come le altre, aveva
assistito al dialogo tra i due… Mio.
Senza dire una parola, si mise tra i due e schiaffeggiò Takashi con
calma.
«Puttana!».
L’iniziale sorpresa di Takashi si trasformò in furia.
«Bene, fatti avanti! Ti ucciderò cento volte!» dichiarò Mio senza
paura.
«Dici che ha dimenticato il passato? Non essere stupido! Non hai
idea di quanto Basara continui a soffrire, non hai idea dei suoi incubi,
quindi non iniziare a dire queste cazzate… È impossibile che possa

 
V T
 

dimenticare ciò che nemmeno voi potere! O pensavi che foste i soli a
soffrire?!».
«Che cosa stai dicendo…».
«M-Mio-sama… posso dire io come stanno le cose, ma vi prego,
calmatevi».
«Lasciami andare, devo schiaffeggiare questo idiota un’altra volta!».
Mio provò a riavvicinarsi a Takashi, ma Maria in qualche modo
riuscì ad allontanarla da lui.
Takashi le guardò, al che Basara gli disse:
«Takashi… se continuerai a perseguitare Mio, a perseguitare noi,
allora io ti fermerò. Ti formerò ogni volta. Questa è la strada che ho
scelto, e non come Eroe».
Non importa cosa sarebbe successo, lui non si sarebbe fatto indietro.
«Ma non ti ucciderò mai. Continuerò a portarmi appresso il passato e
il vostro odio».
Era la cosa più giusta, pensò Basara. Non avrebbe mai potuto
dimenticare: non ci era mai riuscito fino a quel momento, non ci
sarebbe riuscito nemmeno in futuro.
Non aveva voltato le spalle al passato, l’aveva messo sulle sue spalle.
Guardando il futuro.
Vivendo il presente.
Certo, a volte si sarebbe fermato, a volte si sarebbe voltato, ma
sarebbe sempre andato avanti.
«Neanche il “Banishing Shift” può cancellare il mio passato».
«…».
Alle sue parole, Takashi si morse le labbra e abbassò lo sguardo.
«Allora, avete finito di parlare?».
All’improvviso sentirono una chiara voce provenire da dietro di loro.
Girandosi, videro Kyouichi Shiba.
«Impossibile… come sei entrato all’interno della barriera?» chiese
Kurumi, sbalordita.
Shiba strinse le spalle.

 
V T
 

«Byakko ne aveva eretto una metà, ma si è infuriato e materializzato.


E visto che ha esaurito la sua potenza, la barriera si è indebolita,
quindi è stato semplice entrare».
Al che, rise.
«Okay… la battaglia è stata risolta, quindi una volta che avete finito
di parlare sarà meglio tornare indietro, voi tre».
«Ci stai con la testa? Gli anziani hanno decretato Mio Naruse come
un obiettivo di eliminazione. La nostra missione non finirà fino a che
non l’avremmo uccisa. È per questo che mi hanno permesso di usare
Byakko».
«Sì, riguardo a questo… hanno appena fatto marcia indietro. La
ragazza non è più un obiettivo da eliminare e noi dobbiamo ritornare
subito e insieme. È una decisione ufficiale del Villaggio».
«È vero, Shiba-san?».
Basara inavvertitamente cercò una conferma, al che Shiba annuì con
un «Già».
«Avete coperto Takashi, il quale ha lasciato che Byakko andasse
fuori controllo. La barriera avrebbe potuto rompersi altrimenti, e ci
sarebbero state parecchie vittime. E poi, la ragazza era diventata un
obiettivo di eliminazione perché c’erano segni del risveglio del
potere di Wilbert, ma lei stessa ancora non ha ferito nessuno».
Quindi…
«Ucciderla così avrebbe portato solo disonore. Senza contare che in
lei dimora un incredibile potere. Se non stiamo attenti, potremmo
perdere la protezione e il favore degli spiriti e degli Dei alleati con il
Villaggio. Persino gli anziani sanno che sarebbe meglio evitare».
«Impossibile… non può essere…».
Dopo aver sentito la sua spiegazione, Takashi si espresse mostrando
tutta la sua incredulità… dopo di che l’aria divenne carica di
tensione.
Ognuno inavvertitamente deglutì.

 
V T
 

«Non mi hai sentito, Takashi? Ho detto che è finita. Non mi importa


di ciò che provi o dei tuoi sentimenti. Devi obbedire agli ordini del
Villaggio senza fare obiezioni. Non dirò nulla riguardo all’avermi
lasciato al di fuori della barriera, ma se farai azioni ancor più
vergognose… allora schiaccerò quella tua stupida ostinazione
insieme con te».
«…».
Davanti a tali parole, Takashi mostrò un’espressione frustrata. Poco
dopo, lasciò il circolo di Basara e le altre e si mise vicino a Shiba. A
quel punto Shiba finalmente rilassò la propria espressione e la
tensione nell’aria diminuì.
«Okay, Kurumi-chan e Yuki-chan, venite con me… torniamo a
casa».
Alle sue parole, prima Kurumi si diresse verso Shiba, poi lo fece
Yuki.
«A-Aspetta un secondo, Shiba-san. Yuki è…».
Nel momento in cui Basara aveva cercato di raggiungerli, Shiba
emise una pressione da far deglutire chiunque.
«…rimani lì, Basara. Per oggi voglio restare un osservatore» dichiarò
Shiba con un freddo sorriso e gli occhi leggermente aperti.
«…come se una simile minaccia potesse…».
Basara provò ad agire, pur sapendo cosa significasse avere contro
Shiba.
Tuttavia, lui non voleva rinunciare a Yuki.
«Basara… basta…».
Yuki scosse la testa verso di lui.
«Va tutto bene. Avevo pianificato di ritornare al Villaggio una volta
finita la battaglia. Devo prendermi la responsabilità di ciò che ho
fatto… non posso causare problemi a Kurumi o a mio padre».
«Ha ragione. Se non lasci che Yuki-chan ritorni, rovinerai questa
pacifica situazione che vi siete tanto duramente guadagnati.
Peggiorerà solo la situazione. Nel momento in cui ci si lascia

 
V T
 

sopraffare da momentanee emozioni tutti diventano poi infelici, non


lo sai?».
«…».
Basara tacque, frustrato. Yuki sorrise con tranquillità.
«Grazie, Basara. È stato solo per poco tempo… ma sono stata
veramente felice di rivederti ancora».
Quelle parole segnarono l’addio tra Basara Toujou e Yuki Nonaka
dopo essersi rincontrati dopo cinque anni.
Basara e le ragazze poterono solo guardare Yuki andarsene con
Shiba in silenzio.

 
V T
 

Epilogo

Possibilità Future
La campanella annunciò la fine della lezione.
Si alzò e si inchinò… di solito era il rappresentante di classe ad
eseguire quella routine.
Ma quel giorno, fu l’assistente del rappresentante di classe della 1-B
a fare tutto ciò.
Perché la rappresentante di classe, Yuki Nonaka, era essente.
Conoscendone il motivo, Mio Naruse guardò al primo banco della
sua fila, quella più vicina alle finestre.
La sedia di Yuki era rimasta vuota sin dal mattino. A quel punto Mio
guardò la schiena di Basara, il quale sedeva al proprio banco. Anche
lui, come Mio, stava guardando la sedia di Yuki.
«…».
Mio tranquillamente distolse lo sguardo dalla schiena di Basara.
Tre giorni prima, quel venerdì della settimana appena passata, Mio e
gli altri avevano combattuto contro Yuki e gli altri.
Dopo la fine della battaglia, Yuki aveva ubbidito a quel Shiba e se ne
era andata con gli altri due.
L’aveva fatto per prendersi le sue responsabilità. Aveva tradito i suoi
compagni per seguire il suo desiderio di proteggere Basara.
Per questo quel giorno non si trovava a scuola. E molto
probabilmente non sarebbe mai ritornata.
…dopotutto…
Ieri, Mio e gli altri avevano fatto un salto a casa di Yuki. Sapevano
che lei non sarebbe stata lì, eppure non erano riusciti a resistere e le
loro gambe li avevano portati lì di riflesso.

 
V T
 

Tuttavia… lì videro qualcosa di incredibile. Delle persone stavano


portando la roba di Yuki fuori dalla sua stanza. E per di più non si
trattavano di addetti al trasloco, ma quelli della raccolta dei rifiuti.
Subito avevano chiesto agli uomini e al responsabile della casa cosa
stesse succedendo, e loro gli avevano risposto che Yuki aveva
annullato il contratto per la stanza e chiesto che la sua roba fosse
buttata via.
Mentre sovrappensiero ritornavano a casa, solo una busta da lettera
era arrivata, ed era per Basara.
Veniva da Yuki, e dentro non c’era alcun foglio scritto, ma solo la
chiave di casa Toujou. Quando le ragazze chiesero a Basara delle
spiegazioni, lui rispose che aveva dato a Yuki una copia della chiave
prima della battaglia. E ora quella chiave era tornata a lui.
A quel punto loro tre realizzarono che Yuki non sarebbe mai
ritornata lì.
Presto la scuola sarebbe di sicuro stata informata del suo abbandono.
Vedendo quanto velocemente si era occupata di casa sua, era
possibile che si fosse già occupata di tutta la documentazione e che
ancora loro, gli studenti della scuola, non ne erano stati informati.
…Nonaka.
Yuki aveva deciso di fare tutto ciò di testa sua.
Ma, se Mio non avesse mai incontrato Basara, se lui non avesse mai
deciso di proteggere Mio… allora Yuki non si sarebbe mai trovata
nella posizione di tradire i suoi compagni.
E se Basara e Yuki si fossero rincontrati prima che lui incontrasse
Mio, allora forse Mio avrebbe dovuto fronteggiare anche Basara
come suo nemico, non solo Yuki.
Quella era l’unica differenza tra Mio e Yuki. Pensando a ciò, Mio
abbassò lo sguardo sulla sua sedia.
«…stai bene, Naruse-san?».

 
V T
 

Improvvisamente, una voce premurosa la chiamò. Alzando lo


sguardo e guardandosi intorno, vide due compagne di classe proprio
alla sua destra. Erano Shino Aikawa e Chika Sakaki.
«Eh…m, che?».
«Sei stata in disparte per tutto il giorno… anche ora ti sentiamo
distante».
Aikawa sorrise forzatamente verso Mio, cercando di alleggerire la
situazione. Al che Sakaki chiese:
«Ha a che fare con Toujou-kun e Nonaka-san?».
«P-Perché…?».
«Toujou-kun è nel tuo medesimo stato e Nonaka-san è assente oggi».
Mio si schiarì la gola verso di loro.
«Davvero…?».
«Sospetto…».
Dopo aver mostrato un’espressione scherzosa, diedero a Mio uno
sguardo dubbioso.
Tuttavia, non si trattavano di molestie dettate dalla curiosità di poter
scoprire che tipo di relazione ci fosse tra loro.
Sicuramente volevano solo rallegrarle il morale, visto il suo aspetto
depresso.
Mio trattava tutti allo stesso modo a scuola.
Ma visto che la sua vita era perseguitata dalla fazione del corrente
Signore dei Demoni, aveva deciso di non farsi dei veri e propri
amici, in modo da non metterli in pericolo.
Eppure, apprezzava parlare e passare del tempo con persone della
sua età e non poteva allontanarle più di tanto, soprattutto coloro che
avevano preso l’iniziativa per fare amicizia con lei.
Per questo era diventata sua abitudine pranzare insieme a Aikawa e
Sakaki e spesso erano insieme durante le lezioni che non si tenevano
in aula, come educazione fisica.
Dalle superiori, quelle due erano le uniche che Mio poteva
considerare come sue amiche.

 
V T
 

«Beh… se c’è qualcosa che ti preoccupa, puoi parlarne con noi


quando vuoi».
«Già, a prescindere da quanto banale ti possa sembrare. Ci potrai
sempre chiamare senza farti problemi».
Dicendo ciò, Shino Aikawa e Chika Sakaki sorrisero.
«Cioè… siamo amiche!».

Alla fine, in quel giorno a scuola era stato sempre sovrappensiero.


Basara lasciò la scuola insieme con Mio, ma non tornarono a casa.
Fecero una tappa in un certo luogo.
Andarono dove avevano combattuto contro Takashi, Kurumi… e
Yuki. Il piazzale della stazione.
Era quasi sera. In quel momento non c’erano molte persone. Eppure,
nel giro di un paio d’ore, sarebbe iniziata quella fascia oraria dove
gran parte delle persone tornavano a casa dal lavoro, e lì sarebbe
stato pieno di gente.
«È successo solo dieci giorni fa…».
Si era incontrato con Yuki lì e insieme erano andati in centro per fare
compere. Il luogo sconosciuto gli aveva fatto perdere sicurezza, ma
Mio e Maria si erano unite a loro più avanti e loro avevano passato
del piacevole tempo insieme.
«…Basara?».
Quando Basara guardò assente verso di lei, Mio preoccupata gli
strattonò la manica.
Invece di risponderle, lui mormorò debolmente.
«….volevo proteggerla».
Solo quello. Ma Mio, vicina a lui, deglutì. A quel punto tolse la
mano dalla sua manica e gli prese la mano. Basara gliela strinse e
poco dopo iniziarono a camminare lentamente.

 
V T
 

Sulla strada per casa né Basara né Mio dissero nulla. Poco dopo
arrivarono a casa.
«Siamo a casa…».
Quando entrarono annunciando il loro ritorno, un delizioso odore li
accolsero sulla porta d’ingresso. Molto probabilmente Maria stava
preparando la cena. Mio andò al secondo piano per cambiarsi, mentre
Basara si stava dirigendo in salotto.
Dopo aver aperto la porta ed essere entrato, i suoi piedi lo portarono
dritto in cucina. Mentre apriva il frigo per prendere il latte…
«Ha un buon odore… cosa stai cucinando?» chiese con disinvoltura.
«…uno speciale stufato di manzo» rispose una calma voce. Una voce
diversa da quella di Maria.
In reazione a quella voce gentile…
«…?».
Basara si voltò in preda alla confusione.
Perché sapeva a chi apparteneva quella voce.
Non c’erano dubbi. Lei era proprio lì.
«Yuki…».
Spalancando gli occhi dalla sorpresa, Basara Toujou pronunciò il suo
nome a bocca aperta.
Il nome della sua amica d’infanzia. Il nome di colei che si era
rassegnato a non vedere mai più.
«Perché sei…».
«Sono venuta per prendermi le mie responsabilità».
Non potendoci credere, aveva iniziato a domandare, ma Yuki aveva
risposto subito senza esitare.
«No, ma…».
Era per prendersi le sue responsabilità che Yuki era stata riportata al
Villaggio da Shiba. Avrebbe dovuto essere la conclusione della
battaglia. Senza contare che si era subito occupata del luogo dove
abitava.

 
V T
 

«Il Villaggio ha fatto ritornare Mio Naruse in uno stato di


sorveglianza. Per questo, avevano bisogno di nuovo di un
osservatore».
Quello non era difficile da capire.
Ma Yuki, ragioni a parte, aveva sfidato l’ordine del Villaggio e
tradito i suoi compagni. Non che ciò avrebbe portato alla sua
eliminazione, ma era comunque probabile che la imprigionassero.
Era comunque improbabile che le fosse stato concesso di lasciare il
Villaggio. Eppure, eccola lì. Per di più proprio vicino a Basara e
Mio, le ragioni del suo tradimento. Per questo Basara era
sconcertato.
«Basara… l’incidente è stato trattato come se non fosse mai
accaduto, quindi…».
«…ah».
Basara Toujou finalmente comprese. Takashi e gli altri erano venuti
da loro perché Mio era diventata un obiettivo di eliminazione. Ciò
aveva poi fatto sì che Byakko andasse fuori controllo durante la
battaglia, mettendo in pericolo l’ambiente circostante. Il miglior
modo per coprire la cosa era appunto cancellare l’ordine di
eliminazione su Mio, visto che era da lì che tutto aveva avuto inizio.
E quindi… se la battaglia era stata gestita come se non fosse mai
successa, allora tutto quello che vi era successo era stato trattato allo
stesso modo, non solo la furia di Byakko. E ciò includeva anche il
tradimento di Yuki.
Tutto era tornato indietro al tempo in cui Mio era solo un obiettivo di
sorveglianza.
Era tornato tutto a una settimana prima, quando Yuki era
l’osservatrice di Mio. A quel giorno, quando erano tutti insieme.
«Stai dicendo che gli anziani hanno chiuso un occhio?».
Basara era sbalordito dal fatto che il Villaggio avesse preso una
decisione simile, ma Yuki scosse la testa.

 
V T
 

«Non lo so… all’inizio mi stavano mandando in prigione per aver


tradito il Villaggio. Tuttavia, ieri, hanno improvvisamente gestito la
cosa come se niente fosse mai accaduto».
«Perché così all’improvviso…».
«Kurumi mi ha detto… che Jin-san ha chiamato gli anziani» disse
con calma Yuki a Basara, il quale era ancora riluttante a credere a
una cosa simile.
«…mio padre?».
Basara era sorpreso di sentir saltare fuori il nome di Jin di punto in
bianco. Da quando si era opposto alla decisione che avevano preso
nei confronti di Basara cinque anni prima, Jin aveva iniziato ad
odiare il Villaggio e gli anziani.
Sarebbe stato diverso se fossero stati loro a contattarlo, ma Jin non li
avrebbe mai contattati di testa sua.
Allora perché? …la risposta era piuttosto ovvia.
Basara ricordò cosa Jin gli aveva detto quando era diventato evidente
che avrebbe dovuto combattere contro Yuki e gli altri.
“Me ne occuperò io. Non mi importa se l’avversario avrà
“Byakko”… vai a batterlo”.
Giusto, Jin gli avevo detto questo quella volta. In quel momento
Basara aveva pensato che significava che Jin stesso avrebbe
combattuto contro di loro se la situazione l’avrebbe richiesto, ma
sembrava che alla fine non intendesse ciò.
Quindi l’idea di far sì che la questione venisse trattata come non
fosse successo nulla veniva da Jin.
Basara non sapeva come aveva fatto sì che una cosa del genere
venisse accettata dagli anziani. Era anche possibile che li avesse in
qualche modo minacciati.
Comunque sia, Jin Toujou aveva aiutato Basara da lontano, con un
metodo possibile solo per lui. Quando Basara lo realizzò…
«…».
Un brivido percorse ogni fibra del suo essere.

 
V T
 

«…Basara?».
La ragazza di fronte a lui lo guardò perplessa.
Lei era la sua preziosa amica d’infanzia, la voleva proteggere. Il solo
Eroe in quel mondo che avrebbe combattuto al loro fianco. Quindi
Basara non riusciva più a trattenersi.
La trascinò più vicino a sé e l’abbracciò. Yuki trasalì, sorpresa tra le
sue braccia per un momento. Ma a Basara non importò e la strinse
ancora più forte. Si sentiva bene ad abbracciare Yuki Nonaka.
Era stato un abbraccio istintivo nato dall’emozione. Ma Yuki non
mostrò segni di dispiacere o dolore. Al contrario, rispose
abbracciandolo a sua volta.
Come se avesse appena ottenuto conferma che Yuki era veramente lì,
Basara la lasciò andare e deglutì.
Perché il volto di Yuki era proprio di fronte a lui e lei aveva chiuso
gli occhi.
«Basara…».
Era stato un completo attacco a sorpresa. Le labbra di Yuki
cercarono di raggiungere le indifese labbra di Basara.
«COUGH».
Prima che le loro labbra si potessero incontrare, un improvviso colpo
di tosse provenne proprio da dietro a loro.
Quando guardò in quella direzione, vide Mio vestita con abiti casual.
«Vi siete appena rincontrati ed eravamo convinti che non ti avremmo
più vista, quindi sono rimasta gentilmente in silenzio per un po’…
ma come avete fatto a farvi trasportare in una scena da bacio?».
«N-No, ecco…!».
Mio aveva parlato mostrando un preoccupante tic al volto, che portò
Basara a cercare in fretta di separarsi da Yuki.
Tuttavia non ci riuscì. Yuki lo teneva ancora abbracciato a lei.
Al che, si tenette ancora più stretta a Basara, come se volesse
dimostrare qualcosa a Mio.

 
V T
 

«Naruse-san… mi dispiace, ma Basara ed io siamo impegnati al


momento. Puoi tornare più tardi?».
«Sei stupida?! Non essere così imprudente in casa altrui!» disse Mio
«Come hai fatto ad entrare visto che hai restituito il doppione della
chiave? Senza contare che stai usando la cucina come ti pare…
guarda che chiamo la polizia per violazione di domicilio!».
«Giusto… come hai fatto ad entrare, Yuki?».
«…mi ha fatta entrare».
«Chi?» domandò Mio.
In quel momento la porta si aprì rumorosamente e la colpevole entrò
in soggiorno.
«Scusa il ritardo, Yuki-san… Oh mio… Basara, Mio-sama, quando
siete entrati?».
«Maria?! Non dirmi che sei stata tu a farla entrare?!».
«Eh? Uh? Non avrei dovuto…?».
Maria rimase stordita dalla rabbia di Mio.
«Basara-san era alquanto depresso dalla scomparsa di Yuki-san…
così ho pensato che ne sarebbe stato felice. Per fare una sorpresa le
ho nascosto le scarpe, e abbiamo aspettato il vostro ritorno».
«Nessuno ti ha chiesto di…!».
«Ma… anche tu sei stata preoccupata per lei per tutto il tempo, Mio-
sama».
«Qu-Questo è…».
Mentre Mio si faceva tutta rossa senza volerlo, Yuki chiese a Maria
sbattendo le palpebre per la sorpresa:
«Davvero?».
«Già. Era preoccupata per te come per Basara-san».
«…Ohh».
«Ah, cos’è quel sorrisetto! Era solo un po’ di compassione perché mi
dispiaceva per te! Ma ora che so che stai bene… fuori da qui
subito!».

 
V T
 

«Si calmi, Mio-sama. Vi ha salvato quando eravate alle strette, non


siate così fredda. Ha anche gentilmente cucinato per noi».
«Cucinato… A proposito, che cosa stavi facendo allora tu?».
«Stavo prendendo in prestito il computer di Basara per un po’».
Dicendo questo, Maria si spostò nel retro del soggiorno. Accese la
TV ed face comparire qualcosa dal nulla.
«Cos’è quel disco…?».
«Questo? Ufufuh. È il mio più grande tesoro. Vorrei farlo vedere a
Yuki-san come ringraziamento per aver salvato Mio-sama. Dal
momento che siamo tutti qui, guardiamolo insieme».
Dopo aver messo il disco nel lettore vicino alla TV, Maria prese
allegramente il telecomando e cambiò canale. E… in quel
momento…
«Ahh, Yahn, Ah… Mm, Fra-Fratellone… Mm, Fuah!».
Insieme al suono dei gemiti, sullo schermo comparve Mio con
un’espressione ammaliata mentre Basara le succhiava il seno
ricoperto dallo sciroppo d’acero.
E mentre Maria guardava felicemente la scena, gli altri rimasero
inavvertitamente senza parole.
«Guardate quanto è indecente il volto di Mio-sama e che seno
lascivo! C’è di sicuro bisogno del formato Blu-ray per questo! Viva
l’HD! Lunga vita al 4K!».
«…KYAAAAAAAAAAAAA!!!».
Mio urlò così forte da infastidire l’intero quartiere. Quindi, con la
velocità di un dio strappò dalle mani di Maria il telecomando e
velocemente premette il pulsante per fermare quella cosa.
«Ehi, Mio-sama, cosa stai facendo? Non siamo ancora arrivati alla
parte migliore».
«Cos’hai che non va?! E poi quando l’hai registrata ‘sta cosa!».
«Dall’inizio, è ovvio! La prima sottomissione è un indispensabile
evento familiare, deve essere registrato! È come un evento sportivo o

 
V T
 

un festival artistico. Credi davvero che mi sarei permessa di non


registrare un così importante evento?».
«Questo conta solo per le succubi!».
«Impossibile… e allora per la prima volta che si fa sesso?».
«Non ti lascerò mai registrare quel momento!!!».
Mio torse il collo di Maria, facendola gridare.
«…Basara, che robba era quella?».
Yuki, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, lo guardò con
uno sguardo vitreo. Per di più, si sentiva la pronuncia dialettale.
«Beh, quello…».
Non c’era modo per poterle dire che era per incrementare la loro
forza prima della battaglia contro lei, Kurumi e Takashi.
«…».
Mentre Basara era rimasto in silenzio non sapendo cosa rispondere,
Yuki socchiuse gli occhi e iniziò a svestirsi.
«E-Ehi…!».
Come avesse sentito Basara in preda al panico…
«Ehi?! Che stai facendo, Nonaka?!».
Mio si precipitò su di loro mentre ancora stava strangolando Maria.
Quindi si scatenò l’inferno.
«Va’ a quel paese, Naruse-san. Farò sì che Basara faccia lo stesso
con me».
«Allora vado a prendere la videocamera».
«Dacci un taglio Maria o ti ucciderò cento volte!».
«Dammi un secondo, Basara. Mi tolgo tutto».
«Ti ho detto di non spogliarti!».
«Basara, dov’è lo sciroppo d’acero?».
«No, Yuki-san… hai la pelle così bianca tu, quindi una crema al
cacao sarebbe meglio».
Vedendo tali parole volare tra quelle tre ragazze di fronte a lui,
Basara scelse di…

 
V T
 

«Quindi… non potendo affrontare la cosa, sei corso via? Sei proprio
uno smidollato, Basacchi».
«…non essere stupido».
Alla critica di Takigawa, Basara replico completamente esausto.
Si trovavano in un fast-food vicino alla strada statale.
Basara aveva pedalato in bicicletta senza metà, in una vera e propria
ritirata strategica, quando gli era capitato di incontrare per caso
Takigawa.
Visto che doveva comunque parlarci, erano andati in quel fast-food.
Detto questo, Basara aveva ordinato solo qualcosa da bere. Lo
stufato di Yuki lo stava attendendo a casa. Già si sentiva colpevole
per essersi dato alla fuga, ergo se avesse anche mangiato fuori, la sua
vita sarebbe stata in pericolo.
Takigawa d’altra parte stava masticando le patatine che aveva
ordinato.
«Ti capisco, fra’25… Come se Mio Naruse e quella succube non
fossero abbastanza, ora devi anche vivere insieme a Nonaka».
Giusto. Sorprendentemente, Yuki ora voleva vivere insieme con loro.
L’aveva menzionato mentre litigava con Mio, ma non sembrava che
lo avesse detto d’impulso.
Apparentemente, Jin aveva anche suggerito che Yuki vivesse
insieme con Basara e le ragazze durante le sue negoziazioni con gli
anziani. Quest’ultimi si erano poi trovati d’accordo nel ritenere che
sarebbe stato più facile per lei sorvegliarla abitando sotto lo stesso
tetto, visto che tanto Mio già sapeva che era la sua osservatrice.
Casa Toujou aveva ancora una stanza vuota, quindi non c’erano
problemi di spazio. Semmai, sarebbe stato problematico per la pace

                                                            
25
I feel ya, bro…

 
V T
 

interiore di Basara, che scompariva al solo immaginare Yuki e Mio


mentre litigavano che avevano fatto prima.
No, la lite di prima era stata sicuramente peggiore.
«Beh, basta parlare di me… Tu che mi dici? Tutto bene? Mi avevi
parlato di un fastidioso problema che era arrivato in aggiunta al
nuovo osservatore…».
«Mh? Beh, per ora è…» disse Takigawa con una scrollata di spalle
«Ha ottenuto ciò per cui era venuta e ha anche visto una cosa
abbastanza interessante, quindi è tornata indietro a fare rapporto».
«Una cosa interessante… la nostra battaglia?».
Il giorno della battaglia, Takigawa lo aveva chiamato per dirgli che
avrebbe osservato la loro battaglia in compagnia. E se Mio fosse
stata in pericolo, loro avrebbero dovuto intervenire, uccidendo Yuki
e gli altri, se necessario.
Takigawa rispose alla domanda con un «Già».
«Ricordi come Mio Naruse fosse sul punto di subire un attacco a
piena potenza dalla lancia di spirito durante la battaglia? Beh, alla
fine non si è fatta nulla, anche se la parte superiore dell’edificio è
stata sbalzata via».
«Non dirmi che… c’entri tu?».
«No. Ha fatto tutto da sola».
«Davvero? Ma non credo che ne fosse in grado…».
Mentre lo stava dicendo, Basara improvvisamente realizzò qualcosa.
Realizzò che invece poteva esserne stata in grado. E c’era un solo
modo per cui poteva averlo fatto.
«Esatto. Non l’avevate notato, esattamente come la stessa Naruse…
ma in quel momento, lei ha attivato il potere ereditato da Wilbert,
anche se solo per un momento».
Takigawa lo disse come se fosse un dato di fatto.
«In quel momento, quella che era con me aveva messo una barriera
davanti a Mio Naruse per proteggerla. Sì, anche se l’intera battaglia
si è svolta all’interno di una barriera, lei è stata in grado di fare una

 
V T
 

cosa simile. Ma la barriera a campo gravitazionale di Naruse ha


respinto sia la barriera che la mia collega aveva eretto per
proteggerla, sia l’attacco proveniente dalla lancia di spirito. Invece
che agitarsi, la mia collega ha analizzato con calma la questione.
Sembrerebbe che Naruse stia risvegliando il potere di Wilbert a poco
a poco».
«E questa è la cosa interessante, uh…» disse Basara, mentre
Takigawa scuoteva la testa con un «No».
«Che Naruse stesse pian piano risvegliando quel potere lo avevamo
previsto. È stata un’altra cosa a suscitare il suo interesse».
A quel punto abbassò la voce:
«Basacchi… ad un certo punto hai usato quel tuo “Banishing Shift”,
giusto? Lei si accorta anche di questo, e di come tu cancelli non solo
le magie già attivate, ma anche il canale per lo spirito. Proprio ora,
lei starà informando il suo padrone nel Regno dei Demoni riguardo
te e Naruse».
«…capisco».
Takigawa lo aveva avvertito che sarebbero stati lì a guardare…
ancora una volta, lui aveva usato il “Banishing Shift” seguendo una
spinta emotiva, allarmando il Demone mandato fin lì dalla corrente
fazione del Signore dei Demoni.
Realizzato il suo sbaglio, Basara si morse le labbra. Poi,
improvvisamente…
«…? Aspetta un secondo, Takigawa… a chi sta riportando ciò?».
Aveva percepito qualcosa che non andava nelle parole di Takigawa.
L’enorme potere che Mio aveva ereditato da Wilbert era desiderato
dal capo della fazione del corrente Signore dei Demoni… il nuovo
Signore dei Demoni che era succeduto a Wilbert. O almeno in teoria
era così.
Eppure, Takigawa aveva parlato del “suo padrone”.
Che cosa significava ciò? Aveva una brutta sensazione al riguardo.

 
V T
 

«Dimmi Takigawa… chi era quel collega fastidioso che ha visto la


battaglia insieme a te?».
In risposta alla domanda di Basara:
«Si chiama Zest… è una serva di Zolgear, colui che ha ucciso i
genitori di Naruse».
Dopo aver detto ciò, Yahiro Takigawa parlò del futuro con un tono
tranquillo:
«Stai attento… Zolgear non ha lasciato perdere. Verrà a prendere
Naruse».

 
V T
 

Postfazione
Autore
A coloro che hanno già finito di leggere, come per coloro che hanno
pianificato di leggerlo più tardi, vi ringrazio moltissimo di aver preso questo
volume. Sono Tetsuto Uesu.

Per prima cosa, vorrei dire una cosa a tutti voi! Grazie agli sforzi e all’aiuto
delle persone coinvolte, e grazie soprattutto al sostegno dei nostri amici
lettori, è stata presa questa rapida decisione: verrà serializzata una serie
manga nella rivista “Monthly Shounen Ace”! L’artista che curerà la
versione manga sarà Miyako Kashiwa-sensei. Il programma prevede che la
serializzazione inizi all’inizio dell’estate di quest’anno, quindi tenete
d’occhio la cosa!

Ora, la prima versione di un manoscritto di una light novel non può essere
mandata direttamente in stampa. Si passa attraverso l’acquisizione e una
correzione delle bozze, e il tutto sarà pubblicato solo dopo aver corretto
alcune cose inadeguate. Al contempo, indifferentemente dal fatto che si
trattasse del primo o del secondo volume, i pareri dalle fasi primarie della
revisione sono stati “troppe pagine” e “questa scena di fanservice deve
essere più erotica”.
Lasciando stare la prima, la seconda equivale a un “il tuo racconto erotico è
troppo banale!”. A quel punto ho fatto tutto ciò che potevo per correggere la
cosa, e il personale incaricato mi ha dato questi pareri dopo aver letto la
versione corretta:
“Molto interessante. Tuttavia mi chiedo se sia il caso di pubblicare
veramente su Sneaker Bunko una cosa del genere :)”.
“Hai scritto una cosa così erotica, eppure ancora sei riuscito a rendere il
tutto inaspettatamente serio :)”.
“Molto aggressivo. Mi ha fatto pensare: [cosa sto facendo?] dopo aver dato
un’occhiata a questa bozza :)”.
“Davvero erotico, mi ha persino fatto sorridere :)”.
“Ah, è solo erotico :)”.

 
V T
 

Cosa posso dire, è questo quello che si prova quando si vince una sfida ma
per farlo si perde qualcuno? :)
Per inciso, la scena di fanservice principale nel volume 2 avrei voluto
sistemarla durante la stesura, ma durante la fase di acquisizione è stato
necessario risistemarla. A quel punto ne avevo fatto due versioni che
seguivano una il livello “passionale” mentre l’altra era “super-passionale”.
Inizialmente volevamo mettere quella “passionale”, ma alla fine si è optato
per quella “super-passionale” e il risultato è quello che avete sotto gli occhi.
Questo lavoro è il risultato dal tutta la potenza di fuoco che avevamo io e la
commissione di acquisizione.

Poi, grazie allo staff che ha seguito questo libro. Grazie Ookuma-san da
Nitro+, che è colui che realizza le illustrazioni: i tuoi disegni sono superbi!
Il design dei nuovi personaggi del volume sono veramente splendidi e tra
questi quello di Zest è davvero meraviglioso.
In futuro, prendetevi cura di me, voi tutti.

Eppure, le più importanti persone siete voi, miei lettori. Un grazie ad


ognuno di voi per aver accompagnato ancora una volta Basara e i suoi
compagni in questo viaggio. Okay, ci vedremo nel prossimo volume.

Tetsuto Uesu

Illustratore
Grazie per aver comprato Shinmai Volume 2!
Sono Nekosuke Ookuma, quello che si occupa delle illustrazioni. Ciao a
tutti!
Questa volta è tutto su Mio-chan: “Ahn ♥ Ahann ♥”
E ancora, sembra che la postfazione abbia sfarzo…
Ma il volume 3 sarà ancora “Ahn ♥ Ahann ♥”… decisamente.
(○ˊ∀ˋ○)

 
V T
 

 
V T
 

Note di traduzione e diverse considerazioni


E anche questo Volume 2 è finito!
Non lo negherò, ha richiesto parecchio tempo (avevo iniziato a tradurlo a
gennaio). Questo perché un po’ io non ci ho dedicato molto tempo
settimanalmente, un po’ perché mi sono messo a curare gli adattamenti sia
di Madan che di DxD, un po’ perché io sono uno che inizia mille cose e ne
finisce una. Se va bene.
*sospira sconfortato*
Comunque, eccomi qui.
Salve a tutti, sono Marcus Arts e sono il traduttore di questo volume.
Come la volta precedente vorrei ribadire che la traduzione non è molto
letterale, in quanto si è preferito sempre adattare e modificare lo stile da
light novel a favore di uno più tradizionale. Senza contare i modi di dire e i
pezzi che non si capivano molto bene e a cui bisognava dare un senso.
Quindi… beh, il risultato è questo. Ancora una volta spero che possa essere
apprezzato.
Questa volta vorrei parlare un po’ della parlata di Maria. Come già sapete,
in inglese non esiste il “lei” né il “voi”. La parlata “formale” di Maria è
indicata solo dall’utilizzo del –sama dopo il nome di Mio. Tuttavia, ho
optato per una traduzione più varia: usare sempre il “lei” avrebbe resto
alcune volte il personaggio distante… ergo ho alternato il “lei”, il “voi” e il
“tu” a seconda del contesto. Credo che sia stata la scelta giusta. 
Invece, da tecnicista quale sono, vorrei soffermarmi un po’ ad analizzare un
paio di punti della novel, punti che ho trovato particolarmente interessanti.
In primis, l’evoluzione di Basara: diciamolo, l’evoluzione del protagonista è
più accentuata qui nella novel che rispetto all’anime. E questa non è una
colpa, in quanto qui si aveva modo di farlo, là no. Rimane il fatto che il lato
sadico di Basara è qui molto più evidente. In aggiunta, in questo secondo
volume decide di mettere le cose in chiaro con Mio: lui la aiuta quando lei
viene colpita dalla maledizione perché gli piace fare quelle cose, e non per
mero altruismo. Lui decide di non inventare scuse, e questo – per quanto mi
riguarda – è meraviglioso.

 
V T
 

In secondo luogo, la cura nei dettagli: come ogni secondo volume di questo
genere che si rispetti, il focus è incentrato sulla seconda ragazza dell’harem,
ovvero Yuki. Eppure, l’autore è riuscito a gestire più livelli: ha messo le
basi per il terzo volume oltre ad aver già messo degli indizi riguardanti
quelli successivi. Non è una cosa scontata, alcuni autori preferiscono fare un
pezzo alla volta, molte volte senza avere un quadro generale in mente, e il
fatto che qui invece ci sia… beh è sicuramente una cosa molto positiva.
Al contrario ho detestato due cose in particolare: il ripetere tutta la manfrina
per la quindicesima volta quasi a voler allungare il brodo e l’aver
depotenziato in corso d’opera il potere di Basara. Che io ricordi, nel primo
volume non c’era scritto che lui potesse usare il “Banishing Shift” solo
come contrattacco. Non ho apprezzato questa cosa, perché si tratta di una
limitazione stupida e anche abbastanza indefinita. E lo capisco che
altrimenti il buon Basara sarebbe diventato sennò troppo forte, ma a
pensarci prima no, eh?
Vabbè… piccoli sfoghi a parte, direi che sono alquanto soddisfatto di questo
volume… e il terzo volume l’ho già iniziato a tradurre.
Spero di non metterci troppo!

Al prossimo volume!

 
V T
 

 
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