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Buona Lettura
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Tetsuto Uesu
Illustrazioni di: Nekosuke Ookuma
Shinmai Maou no
Tesutamento
The Testament of Sister New Devil
Volume 2
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Prologo
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…no, fisicamente non era impossibile. La larga t-shirt, che Basara
stava indossando al posto del classico pigiama, era di ottima fattura e
piuttosto elastica. Ma… anche così, come riusciva a contenere
entrambi?
«Oh, no… non puoi farlo, sciocchino. Se cercherai di alzarti, la cosa
diventerà alquanto pericolosa».
Quelle parole lo irritarono, ma non poteva controbattere.
E poi Basara s’irrigidì. Aveva capito di trovarsi a contatto con la
morbida e liscia pelle di Maria… là, dentro la maglietta. Lo sentiva
sia sul petto che sulla pancia… quindi…
«S-Sei… nuda sotto la maglietta…».
«Oh per favore, Basara-san. Come se potessi essere tanto scortese da
entrare nel letto di qualcuno ancora vestita».
«Fanculo le tue inutili premure!».
In tal caso avrebbe dovuto considerare che entrare nella t-shirt di
qualcun altro fosse il massimo della maleducazione.
«…piuttosto, come mai non mi sono svegliato prima che tu arrivassi
fin qui?».
Era stato un piccolo shock per lui.
«Non ti ricordi, Basara-san? Sono una succube. Un Demone che
appare nei sogni. Gli incantesimi del sonno sono la mia specialità».
Maria si mise a ridere con leggera superbia.
«Ovviamente non ci sarei riuscita se fossi stato sveglio, Basara-san.
Ma visto che stavi dormendo… indifeso… era impossibile per te non
cadere sotto il mio incantesimo. Avevi la guardia abbassata».
«Questo è un cazzo di crimine premeditato!».
E lo avrebbero pensato anche quelli della polizia, visto che non
poteva nemmeno dormire tranquillamente nella propria stanza.
«Oh ma per favore, Basara-san. Sii onesto con te stesso! Sei
felicissimo di tutto questo».
Mostrando un sorriso malizioso, Maria intrecciò le braccia intorno al
suo collo, premendo il proprio corpo ancor più contro il suo.
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…aspetta, questo è male…
Anche se piccola e acerba, Maria rimaneva una ragazza vera e
propria. Era – orgogliosamente – molto carina, e onestamente a
quella distanza la situazione si stava facendo pericolosa.
La sua pelle liscia, in quel modo unico tipico delle ragazze, quei seni
morbidi, seppur modesti… in quel momento, tutto era uno stimolo
per Basara.
Soprattutto, c’erano due punti lo solleticavano quando lei si
muoveva. Erano i suoi capezzoli, probabilmente, che diventavano
più duri ad ogni strofinio.
«Mm… Ah… Mm… Fuh…».
La sua infantile espressione si trasformò poco a poco in un volto
sexy, e la sua voce iniziò a riempirsi di passione.
«Io… h-ho capito… Ammetto la sconfitta. Per favore, esci dalla mia
t-shirt».
«Mi rifiuto».
«C-Come scusa?».
Davanti al suo panico, Maria trasformò il suo sorriso soddisfatto in
uno malizioso.
«La zona interna ai tuoi vestiti già mi appartiene, Basara-san. Se
proprio vuoi che te la restituisca, mi devi dire: “Maria… voglio
venire dentro di te”… Esatto, e devi anche gemere un po’ con quella
voce dolce!».
Per un po’ rispose a quella piccola succube insolente con il silenzio.
«Maria…».
«Basara-san».
A Maria brillavano inutilmente gli occhi, ma questo non impedì a
Basara di colpirle la testa con il pugno destro.
Un suono sordo.
BAM.
Maria, nuda, gridò un «Ouch» sofferto, poi si voltò in lacrime.
«H-Hai alzato le mani su una ragazza!».
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«Già… sono un ragazzo orribile. Ma tu sei molto peggio, non ho
avuto scelta!».
Basara sfilò rapidamente le mani dalle maniche, poi allontanò il
corpo di Maria dal suo, in modo da avere tra di loro uno spazio
minimo di sicurezza.
Quindi – occhi chiusi per non vederla nuda – si sfilò velocemente
dalla t-shirt.
«Onestamente… cos’era quel “devi gemere un po’ con quella voce
dolce”? Beh… forse credo di saperlo già» disse un Basara a torso
nudo verso Maria, vestita solo con la sua t-shirt, quasi fosse un
vestito.
«La lingua giapponese è abbastanza difficile. Ma credo che nella
comunicazione la parte fondamentale stia nel trasmettere i propri
sentimenti. La MENTE».
«No. Nella comunicazione la parte fondamentale sta nel galateo e nel
buon senso».
Prima di tutto, non entrare mai più nella mia t-shirt senza il mio
consenso. Ti denuncio per violazione di domicilio.
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I bagni giapponesi hanno un divisorio, che separa il luogo per lavarsi il corpo dal lavabo, che
si trova in una sorta di anticamera del bagno (dove si tengono anche i vestiti di chi si sta
lavando).
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Nel momento in cui avevano iniziato a vivere insieme, per evitare
simili incidenti, si erano messi d’accordo su varie contromisure.
Ma… non aveva visto il cartellino “Ragazza – Occupato”2 sulla
porta. Si era forse dimenticata di appenderlo? No, Mio non sarebbe
stata tanto sbadata. Inoltre…
…doveva essere stata Maria…
Molto probabilmente era passata a rimuovere il cartellino messo da
Mio prima di intrufolarsi in camera di Basara. Nulla di strano per
quella burlona di Maria. Com’era fastidiosa…
Detto questo, sapeva cosa fare. Non poteva sapere se Mio avrebbe
creduto alle sue scuse, ma poteva solo spiegarle l’accaduto e
implorare il suo perdono. Così Basara annuì: «Okay».
…e improvvisamente se ne rese conto.
Prima che lui potesse notarlo, Mio si era fermata proprio davanti a
lui.
Aveva pensato che sarebbe sicuramente stata ricolma di rabbia, ma
Mio non disse nulla.
«…? Eh…?».
A quel punto Basara realizzò una cosa. La sua mano sinistra era
intorno alla vita di Mio, mentre la destra le copriva la bocca. E… per
qualche ragione, Basara si trovava ancora dentro il bagno e non al
suo esterno.
«…ehm, sta succedendo sul serio…?».
Mentre diceva così, il tono della sua voce iniziò a tremare. Iniziò a
sudare freddo.
Mh… era strano. Per caso, era forse possibile che…?
In sostanza, era successo questo. La sua mente, di fronte a quella
situazione estrema, era fuggita dalla realtà e lui si era ritrovato ad
immaginare di essere uscito dal bagno. Aveva forse visto un futuro
alternativo? Ma nella realtà, quando Mio stava per gridare, lui
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“Girl’s time”. Stavo per tradurlo con “Ragazza – Lavori in corso”, ma forse esageravo.
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l’aveva tirata con forza verso di sé e, una volta vicina, le aveva
tappato la bocca, impedendole di agire.
«…».
Oh mio Dio. Voleva impedirle di urlare per un malinteso del genere?
A quanto pareva, il suo corpo aveva predominato sulla sua stessa
mente. Detto questo, la situazione aveva preso la direzione peggiore,
ritrovandosi nel più orribile dei finali. L’asciugamano di Mio era
caduto quando l’aveva strattonata a sé e braccata per tapparle la
bocca. I loro corpi ora si trovavano a contatto diretto.
«…».
La situazione era stata tanto improvvisa per lei, che doveva essere
ancora perplessa. Non si muoveva, non sapendo forse come reagire
sul momento. In ogni caso, lei in quel momento era completamente
nuda e dal momento che Basara aveva prestato a Maria la sua t-shirt,
anche lui – nella parte superiore – era nudo. Ciò che accadde nel
momento in cui si abbracciarono in quello stato, fu fin troppo ovvio.
Anche sapendo di non doverlo fare, Basara abbassò lo sguardo, dove
il seno fin troppo grande di lei toccava sotto il petto di lui,
schiacciato in una forma oscena, a dimostrazione di quanto fosse
morbido quel seno. Diversamente da Maria, le dimensioni e le
sensazioni che scaturivano da quel seno erano distruttive ai massimi
livelli, sia visivamente che sensualmente.
«M-Mi dispiace, ma questo… Uwah?!».
Basara aveva cercato di retrocedere frettolosamente, con un salto
all’indietro, ma era scivolato in avanti per via dell’acqua che era
scesa dal corpo e dai capelli di Mio. Naturalmente Mio, davanti a lui,
era scivolata anche lei.
«…kyaa!».
Basara immediatamente reagì al suo grido, visto che stava per colpire
il pavimento. Con forza, Basara torse il suo stesso corpo a mezz’aria,
tirando a sé Mio, e in qualche modo riuscì ad andare sotto di lei,
attutendo la caduta della ragazza.
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Avendo le mani occupate da Mio, aveva assorbito il colpo contro il
pavimento con la schiena, e in parte con le braccia e con le spalle.
E così l’impatto alla caduta gli provocò un dolore sordo. Accigliato,
cercò di alzarsi. A quel punto si ritrovò con il viso in mezzo a
qualcosa di morbido.
«…hyahn?!».
«S-Scusa!».
Sentendo la voce sorpresa di lei, Basara si rese conto del suo nuovo
errore. Probabilmente aveva appena infilato il volto nel seno di Mio.
A quel punto afferrò le spalle di lei e cercò di uscire da quella
situazione.
«Ehi, yah… No, lì c’è…» esclamò Mio con una smarrita dolce voce
che lasciò Basara sorpreso. Quello…
La voce di Mio… ma non solo. Le spalle che lui aveva afferrato
erano stranamente morbide.
Naturalmente il corpo di una ragazza era più morbido di quello di un
ragazzo, spalle comprese. Tuttavia, quella sensazione che proveniva
dalle sue mani… era qualcosa di diverso dalle spalle.
E a quel punto comprese in che situazione si trovasse.
«Eh… …m».
Il viso di Mio, che sarebbe dovuto essere davanti a lui, non c’era.
C’era solo una fessura. Era il suo fondoschiena.
Non si sa come, ma Mio si trovava sopra di lui nel verso opposto al
suo.
Basara non aveva immerso il suo viso nel seno di Mio ma contro il
suo inguine. E non aveva afferrato le spalle di lei, ma il suo sedere. E
avendolo afferrato strettamente da sopra, credendo di spingere le
spalle di lei verso l’alto, aveva finito per allargare quella fessura.
Basara inavvertitamente si ritrovò a osservare Mio nella sua totalità.
«…KYAAAAAAAAAA!!!».
Questa volta, con un urlo, Mio saltò via frettolosamente da Basara.
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Afferrato l’asciugamano a terra, rossa in volto, se lo avvolse per
nascondere le proprie nudità.
«Perché sei entrato, sapendo che era occupato?! Pervertito! Ti
ucciderò cento volte!».
Anche se c’era stato qualcosa di ben più grave, Mio gridò sconvolta
tirando in ballo il problema che aveva scatenato tutto.
«Mi dispiace! Non c’era il cartellino sulla porta, quindi ho
pensato…».
«Bugiardo! Avresti dovuto pensare a una migliore bugia per scusarti,
Basara!».
«No, non è una bugia! Davvero. Credimi!».
Basara aveva aperto la porta del bagno tirandola verso di sé, mentre
scuoteva la testa come per negare tutto.
«Vedi, non c’è nessun cartellino. Visto?».
«È impossibile… Io ce l’ho messo».
Mio, non vedendolo, non riusciva quasi a crederci.
«Non mi dire che l’hai nascosto… volevi sbirciarmi mentre facevo il
bagno, e pensando di poter essere beccato, l’hai rimosso per poi
discolparti dicendo: “È stato tutto un incidente”?».
«Come se potessi! Inoltre… se facessi un atto tanto codardo… tutto
questo finirebbe!».
La vita con Mio e Maria era iniziata con la prospettiva di un nuovo
matrimonio per Jin. Alla fine il matrimonio si era rivelato una farsa,
ma anche così, Basara continuava a considerare Mio e Maria come le
sue sorelline… come la sua nuova famiglia. Non aveva voluto
abbandonarle nemmeno dopo aver scoperto che in realtà Mio era la
figlia del precedente Signore dei Demoni Wilbert e che Maria, una
succube, era la sua assistente. Il motivo era lo stesso sia per Basara
che per Jin. Ma il rapporto che li legava era lungi dall’essere
normale, e per vivere sotto un tetto comune, la fiducia era la
primissima cosa.
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Mio, vestita di nuovo con quell’asciugamano, sorrideva, mentre un
pallido bagliore fuoriusciva dal suo corpo.
«…ti perdonerò, basteranno cinquantamila volt».
Nel momento in cui lo disse, evocò un piccolo fulmine che colpì
Basara, il quale fu invaso da un flusso di corrente elettrica ad alta
tensione.
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Basara frettolosamente avvolse un asciugamano intorno alla propria
vita.
«Inoltre, anche se provi a restare calma, riesco a riconoscere che sei
rossa in viso, Yuki… sei imbarazzata, giusto?».
«… …già. Un po’. Ma volevo fare un bagno con te».
Un respiro.
«Per caso… odieresti farne uno con me?».
«No, non direi “odio”…».
Guardato dal basso da una distanza molto ravvicinata, Basara
inavvertitamente distolse lo sguardo per la vergogna. Era titubante a
dire “ne sarei felice”, poiché sarebbe potuto nascere un equivoco, ma
Yuki prese la cosa come un rifiuto.
«Eh… Ehm, Yuki-san?».
«…».
L’espressione di Yuki divenne triste.
«…n’hai fatto uno con Mio Naruse e con la succube, ma non ne vo’
fa’ uno con me?».
Mentre parlava, divenne palese il suo dialetto. Era una sua abitudine,
tipica di quando diventava incapace di trattenere oltre le sue
emozioni.
Ciò che Maria aveva detto l’altro giorno sul tetto doveva ancora
darle pensieri… ma era già troppo tardi per analizzare la cosa.
«E-Ehi…?!».
Ignorando il tentativo di Basara di fermarla, Yuki sciolse il nodo
dell’asciugamano. Esso cadde a terra, e la bella pelle liscia di Yuki fu
davanti ai suoi occhi.
Si era voltato in fretta, ma anche così aveva avuto una bella vista del
suo corpo.
Come era cresciuta e come era diventata bella Yuki Nonaka! E poi…
«…Basara, permettimi di lavarti».
Dicendolo con un tono più deciso rispetto a prima, Yuki premette il
proprio corpo con forza sulla schiena di Basara, abbracciandosi a lui.
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Inoltre… Basara Toujou aveva già intrapreso una nuova strada.
Avrebbe protetto quella ragazza che senza volerlo aveva ereditato il
potere del precedente Signore dei Demoni e che per tale ragione era
stata braccata dal corrente Signore dei Demoni e dai suoi subordinati.
Avrebbe protetto Mio Naruse. Né il Signore dei Demoni, né il vedere
Mio come un Demone, o il suo passato da Eroe, avevano importanza.
Aveva giurato di proteggere quelle due come parte della sua
famiglia, come se fosse stato il loro fratello maggiore.
Ma era qualcosa che andava contro la dottrina della Tribù degli Eroi.
Che Yuki l’altro giorno li avesse aiutati in battaglia era
un’incredibile eccezione. Entrambi avevano capito che…
«Ma Basara…».
Accadde quando Yuki stava cercando di dire qualcosa con un tono
leggermente implorante.
Al di là del bagno, la porta che separava l’anticamera del bagno dal
corridoio si aprì con un colpo.
«È possibile che… sei ancora lì dentro, Basara? Abbiamo già fatto
colazione da un po’, sai».
Sentendo la voce di Mio provenire dall’anticamera, Basara si
congelò.
Doveva essere venuta a chiamarlo, visto che non aveva ancora finito.
Anche se quell’incidente era successo qualche minuto prima… Mio
era di base una persona molto premurosa. Quando si erano trasferiti
in quella nuova casa per vivere tutti insieme, lei aveva acconsentito a
mostrargli i dintorni, pur lamentandosene. Doveva aver ricevuto una
buona educazione dai suoi, oramai defunti, genitori adottivi.
L’avevano cresciuta nel mondo umano, e anche se erano dei
subordinati del precedente Signore dei Demoni, ovvero il padre di
Mio, dovevano essere state anche delle brave persone, senza dubbio.
Tuttavia, non era quello il momento più adatto per ricordare il
passato di Mio.
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Sapendo che non sarebbe fuggito a causa di Mio, gli si mise di fronte
e lo abbracciò.
«Basara… cosa hai fatto nel trambusto?».
«B-Beh... c’è stato solo un piccolo incidente… Davvero!» disse
pacificamente a Yuki. Al che fuori dal bagno:
«Beh… se lo dici tu» disse Mio.
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“a burnt out SNS”. Non ne ho idea. Ho provato a cercare, ma non ho trovato nulla che possa
rendere comprensibile la risposta di Basara. SNS è anche una catena di fast-food americana che
fa hamburger con bistecche. Me la sono giostrata così.
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Durante l’incidente in bagno di quella mattina, dove Basara era
entrato in bagno occupato da Mio, lei aveva lanciato l’attacco dopo
le scuse di lui, quindi non aveva creato problemi. Ma questa volta
Mio era preoccupata: pensava di aver esagerato. E l’aver cercato di
attaccare Basara in una condizione simile… da qualche parte, nel suo
cuore, doveva essersi sentita in colpa. E questo aveva probabilmente
fatto scattare la maledizione.
«Yah, Ah… Hahn, Fuh… Mm…».
Lei si morse disperatamente le labbra per soffocare i propri gemiti,
ma non riuscì a trattenere il flusso di piacere che attraversava il suo
corpo.
Incapace di sopportare oltre, Mio torse il proprio corpo sul
pavimento, al che la porta dell’anticamera del bagno si aprì con
forza.
«Scusatemi! Ho ragione nel credere che Mio-sama stia per cedere del
tutto al piacere?!».
In qualunque modo si fosse accorta della cosa, Maria era giunta in un
baleno. E quando vide Mio sul pavimento e Basara e Yuki nudi, le
brillarono gli occhi con tanto di “Ohh”.
«Ho pensato che potesse succedere, così l’ho comprata in anticipo.
Piccola e leggera! I ricordi non vi abbandoneranno mai, queste
memorie della giovinezza rimarranno sempre con voi!».
Rapidamente si mise a settare una piccola videocamera, tirata fuori
da non si sa dove, per poi iniziare a filmare Mio.
«…».
Basara, senza parole, la afferrò per il capo, la gettò nel bagno e
chiuse la porta, bloccandola spietatamente con una scopa e con la
lavatrice. Subito la porta batté con un “BAM-BAM” dall’altro lato.
«Che stai facendo, Basara-san! Sei ancora arrabbiato per la storia
della t-shirt? Mi scuso per aver nascosto il cartellino del bagno di
Mio-sama! Posso anche rimanere qui, ma almeno la videocamera…
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Voleva proteggere la quotidianità di Mio, ma questo non faceva parte
di quella vita.
A questo ritmo, i suoi ragionamenti, la sua resistenza, la sua anima e
il suo corpo non sarebbero durati. Sicuramente.
Ad un certo punto avrebbe sicuramente commesso un errore. Non
poteva permettersi di ferire Mio… non poteva permettersi di ferire la
sua sorellina in quel modo orribile.
Pertanto Basara Toujou lo mormorò con tranquillità. Era un peccato
rinunciare alla possibilità di individuarsi a vicenda, ma…
«Alla prossima luna piena, nel momento in cui si potrà fare, romperò
il Contratto tra Padrone e Servo… il mio corpo non ce la può fare a
continuare».
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Capitolo 1
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Circa 45 euro. (04/08/16)
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Credo che stia parlando del “Oshibori”. In Giappone, nei locali, vengono dati questi
asciugamani puliti e già umidi per permettere ai clienti di “lavarsi le mani” prima di mangiare
senza doversi alzare dal tavolo.
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Proprio perché aveva visto Jin in quel modo, ora poteva seriamente
pensare che voleva proteggere Mio e Maria.
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«Accidenti… Di punto in bianco c’è stato quel silenzio e poi hai fatto
quella faccia così preoccupata. Pensa a come un’insegnante si possa
sentire nel vedere una faccia del genere in un suo allievo».
Pensava di aver represso quell’espressione, ma l’irritazione e
l’impazienza dovevano avergli giocato contro.
«…mi dispiace».
«Non c’è bisogno di scusarsi. Le preoccupazioni sono parte della
vita. Specialmente per un ragazzo della tua età. Ma ricorda, ci sono
persone che non puoi lasciare sole, anche se sei in questo stato».
Basara annuì leggermente, poi si abbandonò alle cure di Hasegawa
per un po’. Quando chiudeva gli occhi, poteva sentire la sua
gentilezza e la sua dolcezza molto di più.
«…grazie. Ora sto bene».
Poco tempo dopo, Basara la ringraziò per la premura. Quindi
Hasegawa lasciò andare la sua testa. Ma anche se Hasegawa aveva
staccato entrambe le mani dal suo collo, subito dopo le intrecciò
intorno alla sua vita.
«Ehm, che… Sensei?».
«Ti ho detto che non posso lasciarti solo. Al limite di ciò che puoi
dirmi, consultati con me».
«Bene, ma…».
Basara inavvertitamente si ritrovò esitante, mentre Hasegawa portava
lentamente il suo volto più vicino.
«O… non vuoi parlarne con me, Toujou?».
Non poteva dirle di no. La preoccupazione di Hasegawa riguardava
esclusivamente Basara. Pertanto…
«A dire il vero.. attualmente mio padre non si trova a casa».
Basara parlò delle sue preoccupazioni… quelle che poteva
permettersi di rivelare.
Ciò che non poteva dire perché avrebbe fatto preoccupare Mio e
Maria, o di cui Takigawa si sarebbe lamentato. L’angoscia di Basara
Toujou.
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«Certo che no. Prima che il Signore dei Demoni lo sollevasse dal suo
incarico, il mio padrone Zolgear aveva già fatto i suoi… preparativi.
Lars, dovresti saperlo».
Infatti. Quando Zolgear fu sollevato dal suo incarico, mise una
trappola per Mio Naruse.
E… non era ancora scattata. Takigawa non aveva informato Basara
riguardo ciò.
Si trovava in una situazione dove doveva ponderare ogni parola.
«Sono passati più di sei mesi in questo mondo da allora, e sono
venuta qui a verificare che tutto sia ancora così come dovrebbe
essere… e per questo, ho ricevuto il permesso dal Signore dei
Demoni».
Pertanto, Zest disse:
«In tal senso, ho bisogno di confermare la situazione e i cambiamenti
da quando il mio padrone Zolgear è stato sollevato dal suo incarico.
Mi assisterai nel compito, giusto Lars?».
Takigawa schioccò la lingua davanti agli occhi freddi di lei.
…non va bene.
Se lei avesse indagato, nel peggiore dei casi non solo le sarebbe
venuto fuori qualche sospetto, ma sarebbe stato completamento
esposto.
Aveva preso misure precauzionali per far sì che un terzo non
scoprisse la sua collaborazione con Basara, ma lei non era mica come
Volgar. Zest non era la mano destra di Zolgear per far scena.
Inoltre… Takigawa non aveva menzionato il “Banishing Shift” di
Basara nel suo rapporto. Se fosse saltata fuori, l’esistenza di Basara
sarebbe stata considerata un pericolo. Anche se non c’era garanzia
che avrebbe potuto esiliare il potere di Wilbert latente in Mio, non
era neppure detto che non potesse farlo.
Per questo Takigawa non aveva detto all’altra parte che stava
lavorando anche con lui. C’erano molte cose riguardanti l’abilità di
Basara che Takigawa stesso non conosceva. Se avesse riferito
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«Allora scegli l’opzione che ritieni migliore. Mostrami ciò che sai
fare, Basara-san. Ah, ma prima salva la partita. Potremmo ritrovarci
a caricare il salvataggio più avanti» disse Maria sulle sue gambe. Pur
essendo un Demone, sembrava decisamente avvezza a tale genere
videoludico.
…mostrarle ciò che sapeva fare… era più semplice a dirsi che a
farsi.
Pensando razionalmente, scelse la numero 1. In quel momento:
«Ah, lo sapevo» disse delusa Maria.
«Eh? Problemi?» chiese di ripicca Basara.
«Ah, scusa. L’ho detto di riflesso… p-prego, continua pure».
Mentre sentiva che Maria non era soddisfatta della sua scelta, Basara
iniziò a scorrere il testo. La ragazza annuì approvando il
comportamento del protagonista, il quale aveva deciso di prendere le
cose con calma e con ordine. “Non farò nulla, ma questa sera
cerchiamo di dormire insieme”. E con il passare del tempo, la
conversazione continuava e la scena si concludeva. E il giorno
successivo…
«…eh?».
Quando il protagonista si svegliò, la ragazza era scomparsa. Al suo
posto v’era una lettera. Nella lettera si scopriva che lei aveva fatto
una scommessa con il demone per vedere se il protagonista sarebbe
stato coraggioso. E aveva perso. Per questo ora all’inferno lei
sarebbe stata un giocattolo per demoni, ma era comunque felice di
essere stata trattata così gentilmente dal protagonista fino alla fine.
Poi la schermata divenne nera e comparve la scritta: BAD END.
«…che razza di sviluppo è questo?».
«Non ci arrivi? Questa è una tragedia nata dalla tua gentilezza,
Basara-san. Insegna che un uomo non può proteggere una donna solo
essendo gentile con lei. Santo cielo… sei così deplorevole che mi
viene da piangere».
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selvatico. Al fine di evitare una guerra totale con gli Eroi, i Demoni
cercavano di non attaccare troppo gli esseri umani nel mondo umano,
ma il ceto inferiore dei Demoni era mancante dell’intelligenza
necessaria per farlo. Loro seguivano solo i loro istinti.
E in quella notte, quando tutti i negozi avevano chiuso ad eccezione
di quelli alimentari, dei ristoranti per famiglie e dei fast-food,
qualcosa nacque dall’oscurità di un vicolo all’angolo del quartiere
commerciale.
Quel qualcosa si mimetizzò nell’oscurità del vicolo e osservò fisso la
strada principale. Un cacciatore in attesa della preda. E poi… una
giovane donna gli passò davanti.
Il Demone randagio attaccò senza pietà la donna. Un normale essere
umano, privo di speciali abilità, era incapace di vedere un Demone. E
se i Demoni randagi erano più deboli dei Demoni, erano comunque
molto più forti degli esseri umani.
Quella donna era una facile preda per quel Demone randagio.
Incapace di fare resistenza… nessun problema. Almeno in teoria.
Nell’istante successivo fu rilasciato un lampo d’energia che squarciò
il Demone randagio, uccidendolo. E molto probabilmente quella cosa
non si era nemmeno resa conto di essere morta. I resti del Demone
svanirono nel vuoto.
«…lo sapevo, sono molto attratti».
Una voce, quasi a farlo sembrare uno sputo, fece una mezza risata. In
quel momento tre figure emersero da quel buio vicolo, là da dove era
comparso il Demone randagio. Due ragazzi e una ragazza.
«È stato saggio, Takashi? Con una vittima, ci sarebbe stato un
motivo per l’eliminazione» disse informale un giovane uomo sulla
destra.
«Non c’è bisogno di aumentare le vittime inutilmente. Shiba-san, il
Villaggio ha già deciso» disse l’uccisore del Demone, a bassa voce e
palesemente scontento.
Un respiro.
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«…idem. Non ho più alcuna ragione per esitare nei suoi confronti».
Non v’era dubbio nel volto di Kurumi. Perché lei aveva già preso
una strada molto diversa da quella di Basara. Da quel giorno di
cinque anni prima.
«Bene. Sono emozioni vostre, gestitele voi. Non voglio interferire,
sono qui solo come supervisore. Sarete voi due ad occuparvi della
questione, io resterò a guardare» disse ai due, con un sorriso. Quasi a
dire: “Tocca a voi”.
«Bene. Andiamo, allora. Verso il nostro dovere di Eroi, protettori del
mondo…» disse Shiba Kyouichi «…verso l’eliminazione di colei che
potrebbe divenire il prossimo Signore dei Demoni».
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Capitolo 2
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“Ticket Gate”.
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Treni puntuali e file ordinate. Praticamente il Giappone per noi è tipo Narnia.
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Credo che sia un verso che contenga al suo interno un numero tendente a infinito di
bestemmie, ma potrei sbagliarmi.
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Mio sentì Maria che la chiamava alle sue spalle. Strano, credeva che
fosse accanto a lei.
Prima che se ne rendesse conto, si era mossa in avanti. Vivacemente
si frappose tra Yuki e l’impiegata.
«Scusa per averti fatto aspettare, Nonaka!» disse prendendo il
braccio di Yuki e la trascinò via.
«Ok, andiamo».
«…eh?».
Yuki era rimasta sorpresa dalla sua improvvisa apparizione. Lo
stesso valeva per Basara, accanto a lei. Tuttavia Mio non si
preoccupò di questo. Tirando il braccio di Yuki, cercò di allontanarsi
dal negozio. Ma le sue gambe, che stavano cercando di muoversi in
avanti vennero fermate contro la sua volontà. L’impiegato aveva
afferrato l’altro braccio di Yuki.
«Ah, sei una sua amica? Che ne dici vedere tutti insieme quest’altri
articoli? La tua amica sembrava interessata alla nuova collezione».
La negoziante aveva sicuramente esperienza. Non avrebbe lasciato
andare la preda che tanto facilmente era caduta nella sua rete. Anche
se nella sua bocca si era formato un sorriso amichevole, inchiodò
Mio con uno sguardo tagliente. Tuttavia, anche Mio mostrò un
sorriso amichevole.
«No, grazie».
«Ma questo…».
«No, grazie».
«Ehi, almeno dia un’occhiata a questo!».
«No, grazie».
Nel momento in cui continuò a ripetere quelle brevi parole verso
quell’impiegata insistente, quest’ultima fu costretta in breve tempo a
lasciar andare Yuki. Doveva aver realizzato che indifferentemente da
ciò che avrebbe potuto dire, non avrebbe venduto nulla.
A quel punto, da vera professionista, mostrò un sorriso alla loro
uscita e disse:
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Il suo volto un po’ frustrato non era dovuto al fatto che fosse stata
aiutata da Mio, ma dalla consapevolezza che era stata la sua stessa
negligenza a metterla nella condizione di dover usufruire di un aiuto.
«Allora… come sta andando, Yuki? C’è qualche negozio che ti
interessa?».
Sentendo Yuki rispondere con tranquillità, Basara ammorbidì la sua
espressione.
«Ok… quindi cosa facciamo, Yuki? Continuiamo a dare un’occhiata
in giro?».
Yuki rimase in silenzio alla domanda di Basara. Il suo sembrava più
un conflitto interiore che una riflessione. A quel punto:
«Uhm… se volete, possiamo accompagnarvi?» chiese all’improvviso
Maria.
«Ehi, Maria?!» esclamò Mio con voce agitata.
Maria rimase calma.
«No, voglio dire… voi due non siete abituati a posti come questo,
no? Ma se Mio-sama venisse con voi, situazioni come quella di
prima verrebbero facilmente evitate».
«Beh, sì… ma…».
Ma Yuki non avrebbe mai accettato una proposta simile, visto che
avrebbe potuto interferire con il suo appuntamento.
«Yuki, che ne dici…?» le chiese Basara.
Yuki rimase un po’ in silenzio, quindi chiuse gli occhi.
«…va bene».
Le ci volle poco tempo per accettare la proposta di Maria, ma lo fece
con un tono che dava l’idea che stesse rinunciando a qualcosa.
E quando Yuki aprì tranquillamente gli occhi, disse fissando Mio:
«Naruse-san… se non ti crea problemi, mi aiuteresti a comprare dei
vestiti?».
Mio accolse la richiesta di Yuki.
Non era così restia dall’aiutare Yuki: se lo fosse stata, non avrebbe
l’avrebbe aiutata poco prima con la commessa.
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Una promessa tra ragazze. Non voleva fare qualcosa senza essercisi
impegnata, e soprattutto, se l’avesse colpita con un colpo basso,
sarebbe stato per Mio come accettare di essere inferiore a Yuki. E
questo era inaccettabile.
Dopo che Yuki aveva finito di mostrare a Basara i vestiti scelti da
Mio per lei, ritornò nel camerino soddisfatta.
Quindi si svestì, rimanendo solo in biancheria intima. La linea alta e
slanciata di Yuki era alquanto impressionante. Mio, accanto a quel
corpo aggraziato, la guardò attraverso lo specchio.
…dopotutto lei è davvero carina.
Mio divenne consapevole ancora una volta del fascino di Yuki.
Mio non aveva la carnagione perlacea di Yuki. Le curve di lei erano
diverse dalle sue, e – anche se erano entrambe ragazze – Mio ne era
un po’ affascinata.
Aveva capito perché anche lei avesse un fan-club a scuola.
Ma non era invidiosa.
Ogni persona aveva un fascino tutto suo, un po’ come per i vestiti.
Mio aveva un suo fascino ed era convinta che non avrebbe perso
contro Yuki.
…ben più importante.
Era rimasta sorpresa dal fatto che fosse stata Yuki a chiedere a lei e a
Maria di accompagnarla. In teoria erano nel bel mezzo
dell’importante appuntamento tra lei e Basara.
Quella commessa insistente aveva di sicuro indebolito la sua
determinazione, ma Yuki avrebbe comunque dovuto sfruttare
l’occasione per stare da sola con Basara.
In tal senso, avrebbe dovuto cercare di respingere Mio e non
chiederle aiuto. Eppure, Yuki, con onestà, espresse la sua gratitudine.
«Grazie, Naruse-san».
«Nessun problema… ho solo aiutato l’impiegata a trovarti qualche
vestito adatto. Nulla di speciale».
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Se fossi stato in Mio, mi sarebbe salito il nichilismo che –Santo Nietzsche – l’eterno ritorno
glielo avrei dato a ceffoni.
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«…mh?».
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“Playing house”. Battuta stupenda in inglese, purtroppo in italiano è difficile da rendere
bene.
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Basara, che stava parlando con Mio e Maria, sentendo che qualcosa
non andava, aggrottò la fronte.
Stavano aspettando Yuki fuori dal negozio, ma Basara non riusciva
più a sentire la sua presenza.
«Yuki…?».
Subito la cercò tra la fila della cassa, ma non la scorse. Eppure si
sarebbe dovuta trovare lì.
Non importava quanto la cercasse per il negozio o nelle vicinanze,
Yuki Nonaka era scomparsa improvvisamente, pur essendo stata con
loro fino a un momento prima.
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In Giappone non esistono gli SMS. I telefoni sono collegati alla posta elettronica e si tende a
non dare l’indirizzo e-mail facilmente. Questo perché a volte i costi sono a carico del ricevente
e non del mittente, ergo ci stanno anche abbastanza attenti.
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Byakko significa Tigre Bianca ed è una delle quattro costellazioni cinesi.
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«…stai dicendo che è stato deciso che Yuki da sola non fosse
sufficiente per osservare Mio?».
Fu Shiba a rispondere alla domanda di Basara.
«No, Yuki-chan bastava per sorvegliarla. È l’opposto. È stato deciso
che la sorveglianza non fosse abbastanza».
Continuando ciò che aveva detto Shiba, Takashi spiegò
definitivamente:
«Per il Villaggio, Mio Naruse non è più un obiettivo di sorveglianza
di livello S-, ma un obiettivo di eliminazione di livello S-. È
ufficiale. Siamo qui per… compiere il nostro dovere di Eroi».
Mio fu inavvertitamente colta alla sprovvista dalle parole di Takashi.
Aveva parlato di eliminazione… significava che erano qui per
ucciderla.
Mio, di suo, voleva evitare di combattere contro la Tribù degli Eroi,
se possibile. Tra i vari motivi c’era anche il fatto che sarebbe stato
difficile combattere contro la fazione del corrente Signore dei
Demoni se fosse stata impegnata a combattere contro gli Eroi.
…inoltre…
Stava combattendo con Basara, un ex-Eroe, e grazie all’incidente
dell’altro giorno erano riusciti ad arrivare ad una sottospecie di
accordo con Yuki, un Eroe.
Grazie a ciò oggi erano riusciti ad andare a fare shopping tutti
insieme. Ma Mio realizzò che questo suo modo di pensare era stato
troppo ingenuo.
Per la fazione del corrente Signore dei Demoni non esisteva Mio
Naruse, ma la figlia del precedente Signore de Demoni Wilbert.
Era lo stesso per la Tribù degli Eroi. E molto probabilmente era lo
stesso anche per la fazione moderata… anche per Maria.
«…».
Abbassando lo sguardo, silente, si morse le labbra. Ad un tratto una
mano si posò sulla spalla di Mio.
Apparteneva all’unico lì che guardasse Mio per quella che era.
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«…».
«….va bene!».
Takashi e Kurumi saltarono, seppur tristi, e atterrarono vicino a
Shiba e Yuki.
Vedendo ciò, Basara e Maria si rilassarono momentaneamente,
rimanendo però diffidenti. Uno spazio si era formato naturalmente
tra le due fazioni.
«Facciamo un accordo, Basara. Per il momento noi ci scusiamo. Se
incautamente rovinassimo la città, gli anziani ci farebbero di nuovo
pressioni. Accordiamoci per una settimana. Nel frattempo noi
prepareremo una barriera capace di contenere il nostro scontro, e lì
combatteremo. Che ne dici?».
«…come se potessi dire di no».
«Già, immagino che sia così».
Shiba lo disse con noncuranza, quindi Basara chiese:
«Riguardo la barriera, dove sarà?».
«Deve essere un luogo adatto, ma purtroppo ancora non conosciamo
bene la città. Vi contatterò quando il posto sarà deciso».
«Se sei qui come sorvegliante, Shiba-san, allora dovremo combattere
contro Takashi e Kurumi?».
«E Yuki-chan. Anche voi siete in tre, il che è perfetto».
«…».
Non fate combattere Yuki. Basara non poteva più pronunciare quel
desiderio. Diede uno sguardo a Yuki, ma Yuki non incrociò i suoi
occhi di nuovo.
«…Bene, fra una settimana quindi».
Dicendo ciò, Shiba e gli altri si voltarono e se ne andarono.
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Capitolo 3
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I cinesi hanno cinque punti cardinali, in quanto tengono in considerazione anche il centro.
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«…mmm, alla fine non sarà così facile trovare un posto adatto in
città. Dalla tua parte come va, Takashi?».
«…idem. Potrebbe essere meglio lasciar perdere l’idea di usare una
normale barriera».
Takashi rispose a Shiba con indifferenza. Stavano comunicando
attraverso auricolari wireless.
Erano già passati due giorni dalla sera in cui avevano incontrato
Basara. In quel momento era primo pomeriggio.
Takashi e gli altri si erano divisi per dare un’occhiata alla città.
Stavano cercando un luogo adatto per combattere contro Basara e le
ragazze. Se avessero dovuto decidere il luogo solo tenendo presente
il minor numero possibile di vittime, il parco pubblico, con la sua
vasta estensione, sarebbe stato ottimo.
Ma i luoghi naturali, come montagne e foreste, spesso diventano
punti spirituali, che proteggono e ripuliscono la zona circostante.
Non era un caso che il fiume principale a nord si insinuasse per la
foresta e la collina del parco.
Aveva sentito da Yuki di come – durante il combattimento nella
foresta dell’altro giorno – il potere di Mio Naruse fosse andato fuori
controllo, devastando profondamente la zona. E come era logico, il
flusso naturale si trovava ancora in disordine, rendendo quella zona
inadeguata per il combattimento imminente.
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Yuki aveva fatto sì che i suoi sentimenti per Basara, che era stato
esiliato dal Villaggio, diventassero la sua forza.
Kurumi aveva ottenuto la sua forza desiderando di aiutare la sua
sorella maggiore.
E Takashi… lui voleva impedire il ripetersi di una simile tragedia.
Solo desiderando ciò, era diventato più forte.
Rispetto a Basara, aveva speso il suo tempo in maniera molto più
significativa.
Non che fossero in cattivi rapporti: esattamente come Yuki e
Kurumi, anche Takashi era un amico d’infanzia di Basara.
Tutti e quattro avevano passato parecchio tempo insieme.
Ma…
…che cosa aveva fatto dopo aver lasciato il Villaggio?
Tra tutte le persone possibili, Basara ora stava insieme alla figlia del
precedente Signore dei Demoni, la quale avrebbe solo portato
devastazione nel mondo.
Dopo quella tragedia, come aveva potuto fare una cosa simile?
Dimenticando la sua missione da Eroe, poteva essere stato trascinato
da un emotivo senso di giustizia. Eppure, sembrava che Basara
avesse dimenticato anche la tragedia di cinque anni prima.
«Se è così, te la farò ricordare io…».
Ricorderà la sua colpa.
Ricorderà le irrecuperabili anime dei loro compagni, perse nell’oblio,
cancellate nel nulla.
Perché tutti coloro che erano sopravvissuti all’incidente non erano
solo vittime ma anche colpevoli.
Yuki avrebbe difeso Basara a causa dei suoi sentimenti per lui, ma
Kurumi, che guardava Yuki come se fosse la sua sorellina, non
poteva perdonare Basara, e lo stesso era per Takashi.
Provavano lo stesso.
Takashi Hayase sputò.
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«…».
Percependo la gelida lama sulla sua gola, Mio Naruse deglutì.
Davanti a lei, Basara le puntava contro la spada magica Brynhildr.
Aveva fermato la sua spada ad un pelo da lei. Si stavano allenando,
ma… se fosse stata una vera lotta, se il suo avversario fosse stato
Takashi Hayase, o Kyouichi Shiba, o Kurumi Nonaka… allora Mio
sarebbe di sicuro morta.
«…bene. Facciamo una piccola pausa».
Basara rilassò la propria espressione e abbassò la spada.
«Ah…».
Mio si accasciò, sbattendo il sedere a terra, dopo essersi sentita libera
da quella pressione che l’aveva immobilizzata.
Nello stesso momento, tutta la tensione abbandonò il suo corpo e
percepì improvvisamente quanto fosse stanca. Eppure…
«Io… posso continuare…».
Mio provò ad alzarsi nonostante tutto, ma un asciugamano bianco le
fu messo sulle spalle.
«Lo so. Ma riprenderemo quando ti sarai riposata un po’ e avrai
recuperato un po’ di resistenza. Se dovessi esagerare, perderesti
concentrazione e sarebbe pericoloso».
«…».
La mano di Basara si posò sulla testa di Mio. Quest’ultima annuì.
Basara aveva detto loro di Takashi Hayase – il possessore della
lancia spirituale Byakko – di Yuki Nonaka, di Kurumi Nonaka e
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“Taking the pet bottle of the drink with the catchphrase of having the same composition as
sweat from Maria…”. “Bevi anche tu Sudorgate, la bevanda energetica fatta come il
sudore!”. D:
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Maria, sentendo ciò, disse: «Oh cielo…» e si sedette accanto a lui sul
divano.
Ancora il suo piccolo corpo stava diffondendo i leggeri vapori
provenienti dal bagno caldo e emanava una dolce fragranza di
shampoo e bagnoschiuma.
«Vedi… Basara-san, ti vorrei chiedere un parere».
«Il m-mio parere…?».
Basara si eccitò davanti all’incredibile sex-appeal della ragazzina.
«Già… su una questione davvero importante».
Maria Naruse disse ciò avvicinandosi a lui.
Mio si era lavata con Maria, ma era rimasta nella vasca qualche
minuto più a lungo. L’aveva fatto per dissipare la fatica in vista
dell’allenamento del giorno dopo. E poi, era abituata a stare nella
vasca per anche più tempo: normalmente ci sarebbe stata altri dieci
minuti. La polvere da bagno che aveva usato quel giorno
probabilmente le aveva fatto effetto. Comunque, avevano fatto fare il
bagno prima a Basara, in modo che lei potesse poi prendersela
comoda e riscaldarsi completamente.
Pochi minuti dopo Maria, Mio uscì dalla vasca, e poi, leggermente
accaldata, si asciugò con l’asciugamano in microfibra. Quindi passò
ai capelli.
Fatto anche questo, infilò prima un piede e poi l’altro nei nuovi
pantaloncini, quindi li tirò su fino al sedere.
«Mm…».
Con un dito tese l’elastico dei pantaloncini, e tirandoli su oltre il
sedere, lo rilasciò, provocando un leggero schiocco.
Poi prese una camicetta al posto del pigiama e la abbottonò.
Iniziò dal fondo e quando arrivò in cima, lasciò la camicetta un po’
aperta sul seno, in modo che non le desse fastidio durante il sonno.
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«Non si tratta di scherzi. Questo è per il tuo bene e per quello di Mio-
sama» disse Maria «Ci rimangono solo due giorni prima del
combattimento contro i tuoi ex-compagni. Gli scorsi giorni abbiamo
continuato ad allenarci preparando delle contromisure, ma non
possiamo diventare più forti così facilmente. Temo che tu sia l’unico
tra noi ad avere il loro stesso livello di forza, Basara-san.
Sfortunatamente, io e Mio-sama siamo un… no, due passi indietro».
«Questo non…».
Basara non sapeva cosa dire, dimostrando che l’analisi di Maria
fosse corretta.
Soprattutto perché Basara conosceva la loro differenza di forza anche
meglio di Maria.
«E poi anche tu, Basara-san, la nostra ultima speranza, non ti sei
allenato per cinque anni. E inoltre ci hai detto che il possessore della
lancia spirituale è più forte di te… per come siamo messi ora, non
possiamo batterli».
Basara rimase in silenzio davanti alla sua affermazione.
«Tuttavia c’è una soluzione che potrebbe cambiare tutto. Come già
sai, chi stipula il Contratto tra Padrone e Servo guadagna forza al
crescere della fiducia. Se entrambi foste in grado di far ciò,
potremmo avere una possibilità di farcela».
«Ecco perché mi hai chiesto di sottomettere Mio…».
«Già. Perché anche se ho parlato di fiducia, deve essere relativo al
contratto… adatto al rapporto tra padrone e servo. Ho paura che
questa sia la nostra unica possibilità di vittoria a questo punto. E non
credo che dovremmo sprecarla».
«…concordo. È un dato di fatto che ci sarebbe utile sfruttare le
potenzialità del contratto. Ma la fiducia di cui parli… non è un
qualcosa che può crescere o intensificarsi così velocemente».
«No… l’intensità di un sentimento non è relativo al tempo. Il
sentimento nato in un solo giorno può sorpassare quello che si
ottiene in un anno intero… quello nato in un solo secondo,
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caso sono diventato il suo padrone… per prima cosa rimango suo
fratello».
Basara lo disse con un’espressione seria, tant’è che inavvertitamente
Maria spalancò gli occhi.
Maria, una succube, sapeva molto bene quanto fossero deboli gli
uomini davanti a questo genere di desideri. E come i pensieri
perversi e malvagi nei confronti delle ragazze possano crescere da
qualche parte nel profondo. Ancor di più se si pensava alla bellezza
di Mio.
…ma…
Quel ragazzo di fronte a lei, Basara Toujou, aveva ammesso questi
suoi desideri senza tentare di nasconderli. Guardandolo, Maria sentì
un brivido scenderle lungo la schiena.
«…capisco. Ho un’altra idea, quindi portiamo avanti quella».
«Hai un’altra id… uh… aspetta, ehi?!».
Agitato, improvvisamente Basara alzò la voce. Questo perché Maria
si era seduta sulle sue gambe e aveva slegato il nodo
dell’asciugamano che la copriva. Maria alzò sorprendentemente la
maglia che Basara stava indossando.
«Per favore non ti muovere…».
Dicendo questo, iniziò a strusciare la sua nuda pelle contro quella di
Basara. Diversamente da quando si era insinuata nella sua t-shirt, ora
lui aveva modo di vederla nuda mentre faceva quei movimenti
lascivi.
Basara riusciva a vedere il calore e la morbidezza del corpo di Maria.
«A-Aspetta, Maria… che stai facendo così all’improvviso?».
«Se ti dispiace per Mio-sama e non vuoi fare quella cosa, allora mi
aiuterai a potenziarmi».
Infatti, essendo una succube, poteva incrementare il suo potere
assorbendo il desiderio e l’eccitazione.
E da un ragazzo dal cuore puro come Basara, l’effetto era incredibile.
Maria rise con gli occhi lucidi «Fu-fu».
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«…».
Mio, completamente rossa, la guardò. La sua espressione sembrava
in qualche modo mortificata.
«Perché stai facendo quella faccia? Bene, se insisti nel voler
guardare, sei la benvenuta. Comunque, per favore, non interferire».
Con un sorriso, Maria sollevò di nuovo la maglietta di Basara. In
quel momento:
«…per favore, fermati».
Mio l’aveva detto con una voce flebile.
Mio osservò Maria fermarsi alla sua richiesta, quindi la guardò.
Gli occhi ammalianti ma ancora infantili di Maria sembravano dirle:
“Qual è il problema? Forza, spiegati”.
Mio disse allora con voce tremante:
«…lo farò io… no, lasciamelo fare» perché «quella che deve
diventare più forte non sei tu, Maria… sono io. Quindi, per favore
Basara… sottomettimi».
«No, ma…» esclamò Basara con voce confusa, mentre Mio scuoteva
la testa.
«Non voglio essere un peso… inoltre, se c’è qualcosa che posso fare
per permetterci di vincere, la voglio fare. Intendo… potremmo anche
non vincere questa volta. Ma ci rimane ancora una cosa da provare
per diventare più forti, no?».
«…quindi stavi ascoltando dopotutto».
Mio annuì alle parole di Maria.
«Se il contratto può fare anche questo, non mi importa. Se perdiamo
senza aver provato tutto il possibile… non riuscirei a trovare pace da
morta».
E Mio non sarebbe la sola a perdere la propria vita in caso di
sconfitta.
Stavano inseguendo lei, ma Basara e Maria, combattendo con lei,
sarebbero potuti morire anche loro.
E Mio non avrebbe mai lasciato che questo accadesse.
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Indossando nel peggiore dei modi una camicia, Mio – a gambe molto
aperte – stava sulle ginocchia di qualcuno.
E lei vide il proprio seno venire afferrato e palpato con decisione da
dietro. Il suo seno era bagnato e luccicante a causa di qualche
liquido, e muovendosi faceva un suono lascivo.
Quei seni emanavano una fragranza abbastanza dolce da scuoterla e
da farla ritornare in sé. Quindi si voltò.
Dietro di lei c’era il padrone di Mio… il ragazzo a cui aveva giurato
fedeltà.
«…Mio, riesci a parlare?».
In che razza di situazione si trovava ora…
«Basara… Yah, Io… Ah, Fuaaaaah?».
I suoi sensi erano tornati con la sua coscienza, e il torrente di piacere
fece venire Mio ancora una volta. Il suo intero corpo sussultò e una
vibrante sensazione di piacere la percorse.
«Ah, ahh… Mm… Ahh».
Non ebbe il tempo di chiudere gli occhi che subito accadde. Così
Mio si guardò durante il cruciale momento, visto che ancora si
vedeva riflessa nello specchio. La vide… la sua faccia prima di ciò,
durante ciò… e dopo ciò.
Maria rise: «Mio-sama, stai facendo una faccia così lasciva…».
«Ya… No, ah…».
Vedendosi nello specchio, Mio provò a coprire il suo volto con le
mani. Ma non poté. Aveva visto nella se stessa nello specchio
qualcosa che non avrebbe dovuto mostrare.
…N-No…
Il copioso sciroppo d’acero era sdrucciolato dal suo seno fino al suo
ombelico e oltre, tra le sue gambe, bagnando i pantaloncini che stava
indossando. E sotto quei pantaloncini, che ormai da quanto erano
bagnati erano diventati trasparenti, c’era un calore che non poteva
derivare dal fresco sciroppo d’acero.
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«…».
Quando lo disse con noncuranza, Zest si zittì del tutto. Bastò questo
per affermare eloquentemente che Takigawa aveva detto il vero.
Zolgear si era avvicinato all’intrattenimento che derivava dal
formulare Contratti tra Padrone e Servo con la caratteristica
afrodisiaca della succube e possedeva un gran numero di subordinate
che trattava come oggetti sessuali… e Zest era la sua mano destra.
Normalmente si sarebbe pensato che Zolgear avesse reclamato lei
per prima, ma…
…sembra che quell’informazione sia giusta.
Takigawa ridacchiò tra sé. Una metà erano solo pettegolezzi, ma si
diceva che la più fidata di Zolgear, la sua mano destra, fosse la più
bella tra le sue subordinate… ma ciò era dovuto al fatto che mai un
uomo l’aveva presa. Per questo Zolgear non ha mai messo le mani su
di lei.
Per inciso, Takigawa non era né un incubo19, né un vampiro: non
avrebbe mai potuto percepire la castità di una donna dall’odore.
L’aveva ingannata facendole credere che conosceva il suo segreto e
aveva confermato che le informazioni ottenute erano credibili.
E alla fine, lo notò anche Zest.
«…».
Per un attimo lo guardò severamente, per poi scomparire quasi come
se si fosse dissolta nell’aria.
«Beh, direi di essere riuscito a colpirla per una volta…» disse
Takigawa con un leggerissimo sorriso. La presenza di Zest era
scomparsa dall’area. Molto probabilmente, per quel giorno si era
ritirata.
«…mi sa che me ne andrò anch’io».
Infine, Takigawa rivolse la sua attenzione verso casa Toujou per un
ultima volta.
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Semplificando, è la versione maschile delle succubi.
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Basara aveva sollevato Mio e si era diretto in bagno con Maria. Beh,
aveva fatto un magnifico Lotion Play20 con lo sciroppo d’acero.
Sicuramente si erano mossi per lavare quel corpo appiccicoso.
«…».
Basara posò Mio sul pavimento dell’anticamera del bagno e provò ad
andarsene, ma Maria lo fermò.
Apparentemente lo stava invitando a fare un bagno insieme, visto
che anche lui era appiccicaticcio.
Basara era in preda al panico. Il soggiogare audacemente Mio di
prima sembrava ora una bugia.
Ma a differenza dello sconcertato Basara, Mio non mostrò segni di
rifiuto, anche se il suo volto arrossì imbarazzato.
Molto probabilmente, il suo corpo era ancora in fiamme dal piacere
che Basara le aveva procurato.
Poco dopo, Mio si alzò e abbracciò Basara da dietro… come a dirgli
di non andarsene. Basara, abbracciato da Mio che indossava solo dei
pantaloncini, si pietrificò. Yahiro Takigawa fece un sorriso ironico.
«Beh, oggi scatenati, Basacchi… spero proprio che questo non sia il
tuo ultimo ricordo divertente».
Dopo aver detto ciò con un sussurro, anche lui scomparve
nell’oscurità della notte.
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Quanto a Yuki, dopo quello che era successo non era venuta per
niente a scuola. Come se volesse evitare di incontrarlo.
Nulla di sorprendente, visto che presto sarebbero stati nemici.
Incontrarsi prima del dovuto avrebbe confuso i suoi sentimenti.
Eppure, lui avrebbe voluto parlarle almeno una volta prima della
battaglia.
…ma…
Anche se si fossero incontrati, cosa avrebbe potuto dirle? L’attuale
situazione era nata dal tentativo di entrambi di rimanere fedeli alle
proprie convinzioni.
E le lezioni mattutine si susseguirono senza che lui riuscisse a
trovare una risposta. Venne la pausa pranzo.
…Mio era insieme a Aikawa e Sakaki.
Dopo aver seguito con lo sguardo Mio e le sue amiche, che se ne
stavano andando a pranzare insieme, anche Basara si alzò dalla sedia.
L’aver stretto amicizia con Takigawa aveva fatto sì che Basara non
fosse più isolato nella sua classe.
Ma anche se ogni tanto scambiava qualche parola con gli altri,
rimaneva fin troppo distante per poter chiedere a qualcuno di
pranzare insieme.
Negli ultimi dieci giorni Takigawa era stato assente, perciò Basara
aveva pranzato da solo.
E dall’altro giorno, sia i fan di Mio che di Yuki non gli avevano dato
noie, anche quando era da solo.
Basara era lontano dal credere che ciò che era accaduto nel cortile
fosse stato sufficiente a chiudere la questione, ma gli sarebbe andato
benissimo se le cose fossero rimaste ambigue come ora.
Mentre pensava a ciò, Basara uscì dalla classe sbucando nel
corridoio, al che il suo coordinatore di classe Sakasaki lo chiamò.
«Toujou. Takigawa è sempre stato assente in questi giorni, ne sai
niente?».
«No, nulla… non vi ha contattato al riguardo?».
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«Perché…».
«Mi sono ritornati alla mente i giorni in cui io e mio padre eravamo
al Villaggio… avevi la chiave di casa nostra, non è vero?».
«È stato molto tempo fa. Siamo persone diverse ora. Inoltre, ‘sta
notte…».
«…sì, lo so».
Basara annuì.
«Ma sai, Yuki… non voglio arrendermi nonostante tutto. Insomma,
potresti venire a casa nostra come facevi in passato».
Dopotutto…
«Siamo certamente diversi ora… ma anche così, non è tutto finito tra
noi… non ancora. Non voglio che finisca… mai. Quindi… spero che
tu possa prenderla».
Anche quando il giorno odierno sarebbe finito, anche quando l’alba
di domani sarebbe giunta… Basara non si sarebbe arreso e avrebbe
continuato a sperare che Yuki in futuro avrebbe usato quella chiave.
Non si sarebbe arreso.
«…».
Yuki rimase in silenzio. Basara pensò che stesse per rifiutare, ma lei
lasciò la stanza senza dire una parola, ma tenendo comunque stretta
la chiave.
Lei non si voltò a guardarlo, ma a Basara la cosa non importava.
Sapeva che era difficile. Ancora, continuava a vedere una possibilità
per il futuro che desiderava.
Poi… avrebbe dovuto solo afferrare quel futuro.
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renderà solo più dettagliata, ma anche più stabile. Inoltre una barriera
del genere richiede parecchia concentrazione per erigerla, ergo
sarebbe difficile per entrambe le parti inserirci dei trabocchetti
nascosti».
Inoltre, disse Shiba:
«Non importa dove e quando lo facciamo, qualora la barriera si
dovesse rompere dovremo fermare comunque il combattimento.
Quindi non credo che combattere qui e ora sarebbero per voi tutto
questo svantaggio».
«…cosa intendi?» chiese Mio accigliata, al che Shiba alzò le spalle.
«Significa che non saremo in grado di fare nulla nel caso che
decidessi volontariamente di disfare o distruggere la barriera… nel
caso in cui foste sopraffatti. Senza barriera rischieremmo di mettere
in pericolo le persone, e questo noi non possiamo permettercelo».
Alzando le braccia, si mise a ridere.
«Deve essere bello… non avere responsabilità o obblighi verso
questo mondo. Umani, animali, la città e la natura non significano
niente per te, non è vero? È veramente ingiusto, accidenti».
«…non è vero!».
«…Mio».
Mio inavvertitamente cadde nella provocazione di Shiba. Basara la
calmò posando le proprie mani sulle sue spalle.
«Dobbiamo solo mostrar loro in battaglia che non siamo quel genere
di persone. Non devi cadere nella sua provocazione. Non perdere la
tua freddezza».
«…».
Seppur frustrata, Mio annuì.
E Mio improvvisamente guardò Yuki, che si trovava alle spalle di
Shiba.
Ma lei non provò a incrociare il suo sguardo. Lentamente abbassò lo
sguardo, rimanendo con un’espressione addolorata.
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Tuttavia, Basara ora non aveva il tempo di preoccuparsi per lei. Era
l’attuale situazione ad imporlo.
Così Basara Toujou guardò di nuovo verso Shiba e dichiarò:
«Bene. Se è ciò che vuoi, non c’importa… iniziamo subito».
A quel punto si iniziò a erigere la barriera.
Prima di tutto, Takashi conficcò Byakko a terra e, usandola come
catalizzatore, Mio lanciò l’incantesimo per la barriera.
Una persona normale – priva di particolari poteri – non avrebbe visto
né la magia di Mio né Byakko.
Per questo, Mio poté erigere la barriera con calma.
«…».
Mio Naruse si concentrò. La barriera si estendeva per un diametro di
mezzo chilometro, dove al centro vi era Byakko.
Anche se si trattava di un’arma nemica, l’arma le prestò il suo potere
per erigere la barriera, in quanto serviva a proteggere la zona.
Nel momento in cui Mio finì di pronunciare l’incantesimo, la
barriera magica, amplificata da Byakko, si attivò.
Gli edifici vicini vennero riprodotti nella forma e nella sostanza,
andando a riempire lo spazio interno alla barriera.
Eppure non tutto era uguale a prima.
Mancavano le persone normali, che non dovevano in alcun modo
trovarsi in mezzo alla battaglia.
Ma quando la barriera era quasi finita…
«Eh…?» disse sorpresa Mio.
Tra i loro avversari era scomparso Kyouichi Shiba.
Mio si sconcertò per l’avvenimento improvviso.
«Non preoccuparti. Ho chiesto alla mia Byakko di lasciarlo fuori».
Mentre le diceva ciò con indifferenza, Takashi Hayase estrasse
Byakko dal pavimento.
«Cosa significa, Takashi…?» chiese Basara confuso.
«Lui non è altro che un osservatore questa volta. Significa che non
c’entra nulla con questa battaglia» disse Takashi.
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«Non voglio che interferisca con il nostro scontro nel caso che gli
venisse il capriccio… tutto qui».
«…capisco» borbottò Basara alle parole di Takashi.
Vedendo le loro espressioni, Mio divenne pensierosa.
Quei due trattavano sicuramente Shiba in modo particolare… era una
cosa che Maria e Mio non potevano comprendere.
…molto probabilmente.
C’erano ancora un sacco di cose che Mio non conosceva di Basara.
Comparata a Yuki e Takashi, il tempo che aveva trascorso con lui era
alquanto irrisorio.
Eppure, Mio ora si trovava lì dopo aver approfondito la loro fiducia
in quel modo. Ripensandoci, ritenne di aver fatto tutto il possibile.
«È ora. Iniziamo».
Dopo aver detto ciò, Takashi diede con Byakko una sferzata, quindi
lentamente si voltò per tornare da Yuki e Kurumi.
«…».
Realizzate le sue intenzioni, Mio e gli altri iniziarono anche loro a
prendere le distanze. Allo stesso tempo la parte superiore di un
lampione venne tagliato, il quale lentamente si incrinò spinto dalla
forza di gravità.
E nel momento in cui il clangore si diffuse rumorosamente, tutto
iniziò a muoversi.
La battaglia era iniziata.
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Capitolo 4
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È un tipo di pavimento composto da materie di origine naturale.
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In quel momento…
«…».
L’atmosfera divenne un po’ tesa. Basara doveva aver detto loro
quanto pericoloso potesse essere Takashi mentre lui si trovava ad
ovest impugnando Byakko.
Con un brusio, improvvisamente un manichino si diresse verso
Takashi. Bastò un colpo per tagliarlo a metà con Byakko.
Dunque…
«Laggiù, quindi».
Nel momento in cui lo mormorò, calciò il pavimento.
Mentre si precipitava là da dove era venuto il manichino, altri due
manichini gli furono lanciati contro.
Takashi riuscì a schivarli per un soffio, al che, nella penombra del
passaggio davanti a sé, vide una piccola figura. Era Maria.
Takashi accelerò tutto d’un tratto, eliminando la distanza tra lui e
lei… ed era sul punto di colpirla con Byakko…
Ma proprio prima che potesse farlo…
«Cosa…?».
Si ritrovò leggermente sorpreso. Era convinto che Maria sarebbe
fuggita di nuovo, eppure fece qualcosa che non si aspettava.
Rise.
«…ecco che arriva».
Dicendo ciò, Maria calciò il pavimento e balzò verso Takashi.
Nonostante il suo piccolo corpo, provò ad attaccarlo con un calcio
volante dato per orizzontale.
«…».
Takashi immediatamente si mise sulla difensiva. Maria non era la
sua unica avversaria.
Se avesse schivato con noncuranza e preso le distanze da Maria, era
alquanto probabile che Mio l’avrebbe colpito con la sua magia.
Quindi si ritrovò costretto a parare il calcio di Maria con l’asta di
Byakko.
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«Guh… …cos…?!».
Incapace di fermare un colpo che aveva di gran lungo superato ogni
sua previsione, Takashi venne slanciato via.
Mentre stava volando verso la vetrina di un negozio di vestiti per
bambine, Takashi si mise in posizione a mezz’aria e atterrò slittando
sul pavimento.
«Non ti basta? Eccone di più!» disse Maria con voce allegra,
riducendo la distanza tra loro.
Entrando ancor di più nel raggio d’azione di Byakko, sferrò una
continua serie di calci e pugni a corto raggio.
Schivando bruscamente, Takashi fu costretto a evitare il colpo. Il suo
combatterla con noncuranza si era rivelato pericoloso, visto che i
suoi potenti attacchi gli andavano contro uno dopo l’altro.
…cosa sta succedendo?
Aveva controllato la forza della succube una settimana prima.
Certo, non era un’avversaria da prendere alla leggera, ma di sicuro
non era così forte da avere possibilità di sconfiggerlo.
Poi era ovvio, sicuramente in quei sette giorni non era rimasta a
girarsi i pollici. Doveva essersi allenata con Basara.
…ma anche così…
Il potere attuale di quella succube era di molto superiore a quello di
una settimana prima. No… non solo il suo potere. Anche le sue
abilità fisiche si erano potenziate. Come se avesse visto il suo
sgomento:
«Che peccato. Grazie a Basara-san e a Mio-sama, mi sono caricata…
in più modi».
Dicendo ciò, aumentò ancor di più la forza dei suoi attacchi. Inoltre,
mentre combatteva a distanza ravvicinata, sempre faceva sì che
Takashi non ponesse mai le spalle ad ovest.
Però…
«Come se ti potessi permettere… di fare il tuo gioco per sempre!».
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Element Master
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Prince of Persia, sei tu?
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…sorella…
Kurumi pensò improvvisamente a sua sorella maggiore. Erano
sempre state insieme.
Kurumi conosceva i sentimenti di Yuki, ma non poteva perdonare
Basara per aver dato così tanto dolore a sua sorella, per aver
calpestato i suoi sentimenti, che in quei cinque anni erano diventati
sempre più forti al limite della disperazione.
Yuki sarebbe stata triste alla sua morte? E… l’avrebbe vendicata?
…ma…
Kurumi improvvisamente chiuse gli occhi. Non voleva che Yuki
combattesse contro Basara dopotutto.
In fondo, Yuki era diventata più forte per il bene di Basara. Aveva
lavorato tanto per seguire quell’obiettivo.
Perciò Kurumi avrebbe voluto che non combattesse all’ultimo
sangue contro…
«Eh?».
Nel momento in cui venne abbracciata strettamente, Kurumi aprì
istantaneamente gli occhi. Era…
«T-Tu…».
«Stai ferma!».
«…!».
Nel momento in cui le disse ciò con un tono duro, Kurumi di riflesso
smise di cercare di muoversi.
Sempre tenendola tra le braccia, Basara portò il suo corpo
verticalmente, e atterrò a terra.
«…».
Anche Basara era ferito. Eppure, teneva tra le braccia Kurumi.
L’impatto contro il terreno non l’avrebbe ucciso, ma le sue gambe
avrebbero comunque subito il colpo.
Eppure, Kurumi non percepì l’atterraggio.
Perché proprio prima di atterrare, si era stretta ancor più forte a lui.
«…non so come, ma sembra che ora siamo al sicuro…».
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Mentre alle loro spalle la battaglia tra Yuki e Takashi iniziava, Mio e
Maria si fermarono.
Ciò che si presentava davanti ai loro occhi era un litigio tra Eroi.
Tuttavia, Mio non aveva dubbi su cosa stava accadendo. Sapeva fin
troppo bene per cosa… no, per chi Yuki Nonaka combatteva.
Ed era per questo che non poteva ignorarla, anche se Yuki non
avesse avuto alcuna intenzione di proteggerle. Capiva i suoi
sentimenti fin troppo bene.
«Quell’idiota…».
«La prego aspetti, Mio-sama».
Mio era sul punto di tornare indietro, ma Maria la fermò.
«È lei che vuole, Mio-sama. Se ritornate ora, finirà dritta nelle sue
mani».
«Anche così, non posso abbandonare Nonaka» disse Mio, presa dalle
emozioni.
«Per favore, calmatevi. Perché stiamo prendendo tempo? Non
possiamo sconfiggerlo ora. Come pure non può farlo Yuki Nonaka».
«Questo…».
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Doveva essere questo il motivo per cui lui aveva potuto fare qualcosa
di così stupido come proteggere la figlia del Signore dei Demoni…
Kurumi non poteva perdonarlo per questo.
In quel momento…
«Eh, ehi… cosa?».
Improvvisamente vide del dolore percorrere il volto di Basara e andò
nel panico. L’attacco di Yuki aveva solo lo scopo di fargli perdere
conoscenza, ma Basara aveva ricevuto diverse ferite nella battaglia
contro Kurumi. I suoi organi o il suo cervello potevano essersi
danneggiati.
Davanti a una disorientata Kurumi:
«…uh… Kuh… Grr… Ah…!».
Oltre alla smorfia sul suo volto che era comparsa per il dolore, iniziò
anche a tremare leggermente. E poi…
«…».
Kurumi inavvertitamente deglutì ai deboli gemiti di Basara.
Perché lo aveva sentito. Anche se era silente.
Mi dispiace ragazzi.
Non era una scusa diretta a Mio e Maria per non essere riuscito a
correre in loro aiuto ora. Aveva parlato al maschile. Quindi a chi si
riferiva? Era ovvio.
Nel momento in cui iniziò a capire… si ritrovò presa alla sprovvista.
«…non può essere».
Kurumi finalmente realizzò. Il motivo per cui Basara non era
cambiato non era perché non provava nulla al ripensare alla tragedia.
Non poteva cambiare, che se voleva.
Molto probabilmente, per Basara Toujou il tempo si era fermato alla
tragedia di cinque anni prima.
«Impossibile…».
Kurumi Nonaka era rimasta a corto di parole. Credeva che fossero gli
unici ad aver sofferto. Eppure, avevano potuto confortarsi a vicenda,
quindi ne erano usciti meglio.
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Ma per Basara era stato diverso. Esiliato dal Villaggio, aveva iniziato
una nuova vita con solo Jin con lui.
E poi… Jin non era al Villaggio al tempo della tragedia, quindi anche
se Basara aveva avuto un genitore con lui a sostenerlo, non aveva
nessuno con cui condividere il dolore.
Inoltre, per Basara non era stato solo un massacro dove erano morti
compagni e amici, come era stato per Kurumi e gli altri. Per lui era
stato un irreparabile incidente causato dal suo potere andato fuori
controllo. La ferita nella sua mente doveva essere ancora più
profonda che per loro.
Senza contare che aveva solo dieci anni al tempo. Anche a pensare
che venisse considerato un genio e che molte speranze fossero poste
su di lui, Basara non era altro che un bambino al tempo. E non era
qualcosa che un bambino poteva gestire da solo.
Kurumi e gli altri avevano sempre avuto intorno qualcuno negli
ultimi cinque anni. Condividendo la tristezza e il dolore, erano
riusciti a crescere più forti insieme un poco alla volta. Basara invece
era stato solo durante quel tempo in una città sconosciuta mentre il
rammarico sembrava schiacciarlo, incapace di cambiare.
Quanto doveva essersi preoccupato? Quanto doveva aver sofferto?
Quante volte si era maledetto da solo?
Come ad esprimere la propria sofferenza, Basara cercò di afferrare
qualcosa alzando la mano, mentre una smorfia percuoteva il suo
volto.
Kurumi afferrò strettamente quella mano. Mentre sopprimeva i
singhiozzi:
«Basara-oniichan…».
Involontariamente lo aveva chiamato come era solita fare.
Lui, che aveva adorato come un vero fratello, che era più forte e più
gentile di chiunque altro. In quel momento…
«Basara!».
Una ragazza era corsa verso di loro a perdifiato. Era Mio Naruse.
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Rapid Eye Movement. Una fase del sonno dove gli occhi si muovono casualmente.
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Non era un giudizio erroneo il loro, ma ciò aveva anche fatto sì che
Takashi potesse ritenersi ad ovest e potesse quindi usufruire del
potere di Byakko per difendersi.
A medio raggio, Yuki sfruttò la propria spada per lanciare lame di
vento, mentre nei combattimenti ravvicinati colpiva con continui
fendenti, ma…
«Inutile».
Tutti i suoi attacchi erano stati fermati dalla barriera di vento intorno
a Byakko e dalla lancia stessa.
E gli attacchi di Takashi, che si facevano strada nei momenti in cui
lei non attaccava, erano veramente veloci.
«...!».
Ad ogni suo attacco Yuki era costretta a schivare con tutte le sue
forze.
Tuttavia, la velocità di Takashi era superiore alla sua e lui l’attaccò
con un affondo.
«Non sotto ai miei occhi!».
Maria si gettò su Takashi da un lato, ma la capacità difensiva di
Byakko fermò con facilità l’attacco a sorpresa. Attacco che se fosse
andato a segno avrebbe colpito Takashi, in quanto proveniente da un
punto a lui cieco.
Poi iniziarono a pressare su Takashi in uno scontro due contro uno,
ma lui non sembrava avere problemi nel vedersela con entrambe.
E a quel punto…
«Che succede? …sei lenta».
Alle parole di Takashi, Yuki sembrava tutt’altro che felice.
Ciò che turbava Yuki non era solo l’andamento dello scontro.
Non che fosse ferita o altro, il problema era mentale. Combattere per
proteggere Basara, combattere per proteggere ciò che lui voleva
proteggere… questa era stata una sua decisione. Eppure, non
importava quanto grande fosse la sua determinazione, non sarebbe
mai stata in grado di eliminare quella esitazione che la stava
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“Basara. Non c’è stato giorno a cui non ho pensato a te. E anche se i
tuoi sentimenti sono per qualcun'altra… ti amo. Ti amo più di
chiunque ti potrà mai amare. Quindi… non ti dimenticare di me”.
Nel momento in cui pensò al suo addio, un suono metallico risuonò.
«…eh?».
Yuki Nonaka guardò sbalordita verso ciò che non poteva essere
un’illusione.
Lei l’aveva sempre vista durante sua infanzia… la schiena della
persona a lei più cara.
Incredibile. Aveva inalato così tanto di quel profumo soporifero…
Ed era anche ferito. Non si sarebbe dovuto svegliare se non tra dodici
ore. Eppure…
Lì c’era la schiena di colui che la stava proteggendo dalla Byakko di
Takashi, la schiena di colui che le aveva salvato la vita. Vita che lei
si era già rassegnata a perdere.
Praticamente era successa la stessa cosa di cinque anni prima,
quando lui aveva combattuto durante la tragedia per salvarle la vita.
Basara Toujou stava proprio lì, davanti a lei.
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«Kuh…!».
L’aver attivato metà dell’autodifesa forzatamente, privò Takashi
della possibilità di reagire.
E nel giro di poco quella difesa non avrebbe più retto, costringendo a
instaurare una barriera di vento.
Byakko doveva aver giudicato Takashi troppo lento contro l’attacco
di Basara, sia nel pensare che nei movimenti.
Significava che Byakko aveva ritenuto Takashi un ostacolo per la sua
protezione.
«…impossibile!».
Non poteva accettarlo.
Fu così che Takashi, volando in preda all’ira, provò a distruggere la
barriera di vento alzando Byakko sopra la sua testa.
Perché, se fosse continuata così, lui non sarebbe stato per nulla in
grado di attaccare.
E si ritrovò in preda alle convulsioni.
Takashi si era riguardato nel trovarsi ad ovest per avere la protezione
di Byakko, e quest’azione lo espose al pericolo.
La mistica bestia guardiana, protettrice dell’ovest, era solita
affrontare i pericoli che colpivano l’ovest. Takashi era stato
dolorosamente messo al corrente di ciò che la contraddizione
avrebbe portato.
Nel momento in cui Byakko toccò la barriera di vento, si creò una
forte onda d’urto e Takashi venne sbalzato via.
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Quello che stava per fare era l’attacco che avrebbe voluto usare
contro il gigantesco Demone Valgar durante il loro combattimento
una settimana prima. Calcolò strada migliore, oltre che la più breve,
per abbattere il nemico, oltre alla velocità necessaria per farlo.
Nel momento in cui era pronto ad agire…
Un attacco di Yuki riuscì finalmente a frantumare la barriera di
Byakko.
«…».
Basara Toujou trasformò tutto il suo potere in velocità e agì.
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dimenticare ciò che nemmeno voi potere! O pensavi che foste i soli a
soffrire?!».
«Che cosa stai dicendo…».
«M-Mio-sama… posso dire io come stanno le cose, ma vi prego,
calmatevi».
«Lasciami andare, devo schiaffeggiare questo idiota un’altra volta!».
Mio provò a riavvicinarsi a Takashi, ma Maria in qualche modo
riuscì ad allontanarla da lui.
Takashi le guardò, al che Basara gli disse:
«Takashi… se continuerai a perseguitare Mio, a perseguitare noi,
allora io ti fermerò. Ti formerò ogni volta. Questa è la strada che ho
scelto, e non come Eroe».
Non importa cosa sarebbe successo, lui non si sarebbe fatto indietro.
«Ma non ti ucciderò mai. Continuerò a portarmi appresso il passato e
il vostro odio».
Era la cosa più giusta, pensò Basara. Non avrebbe mai potuto
dimenticare: non ci era mai riuscito fino a quel momento, non ci
sarebbe riuscito nemmeno in futuro.
Non aveva voltato le spalle al passato, l’aveva messo sulle sue spalle.
Guardando il futuro.
Vivendo il presente.
Certo, a volte si sarebbe fermato, a volte si sarebbe voltato, ma
sarebbe sempre andato avanti.
«Neanche il “Banishing Shift” può cancellare il mio passato».
«…».
Alle sue parole, Takashi si morse le labbra e abbassò lo sguardo.
«Allora, avete finito di parlare?».
All’improvviso sentirono una chiara voce provenire da dietro di loro.
Girandosi, videro Kyouichi Shiba.
«Impossibile… come sei entrato all’interno della barriera?» chiese
Kurumi, sbalordita.
Shiba strinse le spalle.
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Epilogo
Possibilità Future
La campanella annunciò la fine della lezione.
Si alzò e si inchinò… di solito era il rappresentante di classe ad
eseguire quella routine.
Ma quel giorno, fu l’assistente del rappresentante di classe della 1-B
a fare tutto ciò.
Perché la rappresentante di classe, Yuki Nonaka, era essente.
Conoscendone il motivo, Mio Naruse guardò al primo banco della
sua fila, quella più vicina alle finestre.
La sedia di Yuki era rimasta vuota sin dal mattino. A quel punto Mio
guardò la schiena di Basara, il quale sedeva al proprio banco. Anche
lui, come Mio, stava guardando la sedia di Yuki.
«…».
Mio tranquillamente distolse lo sguardo dalla schiena di Basara.
Tre giorni prima, quel venerdì della settimana appena passata, Mio e
gli altri avevano combattuto contro Yuki e gli altri.
Dopo la fine della battaglia, Yuki aveva ubbidito a quel Shiba e se ne
era andata con gli altri due.
L’aveva fatto per prendersi le sue responsabilità. Aveva tradito i suoi
compagni per seguire il suo desiderio di proteggere Basara.
Per questo quel giorno non si trovava a scuola. E molto
probabilmente non sarebbe mai ritornata.
…dopotutto…
Ieri, Mio e gli altri avevano fatto un salto a casa di Yuki. Sapevano
che lei non sarebbe stata lì, eppure non erano riusciti a resistere e le
loro gambe li avevano portati lì di riflesso.
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Sulla strada per casa né Basara né Mio dissero nulla. Poco dopo
arrivarono a casa.
«Siamo a casa…».
Quando entrarono annunciando il loro ritorno, un delizioso odore li
accolsero sulla porta d’ingresso. Molto probabilmente Maria stava
preparando la cena. Mio andò al secondo piano per cambiarsi, mentre
Basara si stava dirigendo in salotto.
Dopo aver aperto la porta ed essere entrato, i suoi piedi lo portarono
dritto in cucina. Mentre apriva il frigo per prendere il latte…
«Ha un buon odore… cosa stai cucinando?» chiese con disinvoltura.
«…uno speciale stufato di manzo» rispose una calma voce. Una voce
diversa da quella di Maria.
In reazione a quella voce gentile…
«…?».
Basara si voltò in preda alla confusione.
Perché sapeva a chi apparteneva quella voce.
Non c’erano dubbi. Lei era proprio lì.
«Yuki…».
Spalancando gli occhi dalla sorpresa, Basara Toujou pronunciò il suo
nome a bocca aperta.
Il nome della sua amica d’infanzia. Il nome di colei che si era
rassegnato a non vedere mai più.
«Perché sei…».
«Sono venuta per prendermi le mie responsabilità».
Non potendoci credere, aveva iniziato a domandare, ma Yuki aveva
risposto subito senza esitare.
«No, ma…».
Era per prendersi le sue responsabilità che Yuki era stata riportata al
Villaggio da Shiba. Avrebbe dovuto essere la conclusione della
battaglia. Senza contare che si era subito occupata del luogo dove
abitava.
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«…Basara?».
La ragazza di fronte a lui lo guardò perplessa.
Lei era la sua preziosa amica d’infanzia, la voleva proteggere. Il solo
Eroe in quel mondo che avrebbe combattuto al loro fianco. Quindi
Basara non riusciva più a trattenersi.
La trascinò più vicino a sé e l’abbracciò. Yuki trasalì, sorpresa tra le
sue braccia per un momento. Ma a Basara non importò e la strinse
ancora più forte. Si sentiva bene ad abbracciare Yuki Nonaka.
Era stato un abbraccio istintivo nato dall’emozione. Ma Yuki non
mostrò segni di dispiacere o dolore. Al contrario, rispose
abbracciandolo a sua volta.
Come se avesse appena ottenuto conferma che Yuki era veramente lì,
Basara la lasciò andare e deglutì.
Perché il volto di Yuki era proprio di fronte a lui e lei aveva chiuso
gli occhi.
«Basara…».
Era stato un completo attacco a sorpresa. Le labbra di Yuki
cercarono di raggiungere le indifese labbra di Basara.
«COUGH».
Prima che le loro labbra si potessero incontrare, un improvviso colpo
di tosse provenne proprio da dietro a loro.
Quando guardò in quella direzione, vide Mio vestita con abiti casual.
«Vi siete appena rincontrati ed eravamo convinti che non ti avremmo
più vista, quindi sono rimasta gentilmente in silenzio per un po’…
ma come avete fatto a farvi trasportare in una scena da bacio?».
«N-No, ecco…!».
Mio aveva parlato mostrando un preoccupante tic al volto, che portò
Basara a cercare in fretta di separarsi da Yuki.
Tuttavia non ci riuscì. Yuki lo teneva ancora abbracciato a lei.
Al che, si tenette ancora più stretta a Basara, come se volesse
dimostrare qualcosa a Mio.
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«Quindi… non potendo affrontare la cosa, sei corso via? Sei proprio
uno smidollato, Basacchi».
«…non essere stupido».
Alla critica di Takigawa, Basara replico completamente esausto.
Si trovavano in un fast-food vicino alla strada statale.
Basara aveva pedalato in bicicletta senza metà, in una vera e propria
ritirata strategica, quando gli era capitato di incontrare per caso
Takigawa.
Visto che doveva comunque parlarci, erano andati in quel fast-food.
Detto questo, Basara aveva ordinato solo qualcosa da bere. Lo
stufato di Yuki lo stava attendendo a casa. Già si sentiva colpevole
per essersi dato alla fuga, ergo se avesse anche mangiato fuori, la sua
vita sarebbe stata in pericolo.
Takigawa d’altra parte stava masticando le patatine che aveva
ordinato.
«Ti capisco, fra’25… Come se Mio Naruse e quella succube non
fossero abbastanza, ora devi anche vivere insieme a Nonaka».
Giusto. Sorprendentemente, Yuki ora voleva vivere insieme con loro.
L’aveva menzionato mentre litigava con Mio, ma non sembrava che
lo avesse detto d’impulso.
Apparentemente, Jin aveva anche suggerito che Yuki vivesse
insieme con Basara e le ragazze durante le sue negoziazioni con gli
anziani. Quest’ultimi si erano poi trovati d’accordo nel ritenere che
sarebbe stato più facile per lei sorvegliarla abitando sotto lo stesso
tetto, visto che tanto Mio già sapeva che era la sua osservatrice.
Casa Toujou aveva ancora una stanza vuota, quindi non c’erano
problemi di spazio. Semmai, sarebbe stato problematico per la pace
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I feel ya, bro…
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Postfazione
Autore
A coloro che hanno già finito di leggere, come per coloro che hanno
pianificato di leggerlo più tardi, vi ringrazio moltissimo di aver preso questo
volume. Sono Tetsuto Uesu.
Per prima cosa, vorrei dire una cosa a tutti voi! Grazie agli sforzi e all’aiuto
delle persone coinvolte, e grazie soprattutto al sostegno dei nostri amici
lettori, è stata presa questa rapida decisione: verrà serializzata una serie
manga nella rivista “Monthly Shounen Ace”! L’artista che curerà la
versione manga sarà Miyako Kashiwa-sensei. Il programma prevede che la
serializzazione inizi all’inizio dell’estate di quest’anno, quindi tenete
d’occhio la cosa!
Ora, la prima versione di un manoscritto di una light novel non può essere
mandata direttamente in stampa. Si passa attraverso l’acquisizione e una
correzione delle bozze, e il tutto sarà pubblicato solo dopo aver corretto
alcune cose inadeguate. Al contempo, indifferentemente dal fatto che si
trattasse del primo o del secondo volume, i pareri dalle fasi primarie della
revisione sono stati “troppe pagine” e “questa scena di fanservice deve
essere più erotica”.
Lasciando stare la prima, la seconda equivale a un “il tuo racconto erotico è
troppo banale!”. A quel punto ho fatto tutto ciò che potevo per correggere la
cosa, e il personale incaricato mi ha dato questi pareri dopo aver letto la
versione corretta:
“Molto interessante. Tuttavia mi chiedo se sia il caso di pubblicare
veramente su Sneaker Bunko una cosa del genere :)”.
“Hai scritto una cosa così erotica, eppure ancora sei riuscito a rendere il
tutto inaspettatamente serio :)”.
“Molto aggressivo. Mi ha fatto pensare: [cosa sto facendo?] dopo aver dato
un’occhiata a questa bozza :)”.
“Davvero erotico, mi ha persino fatto sorridere :)”.
“Ah, è solo erotico :)”.
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Cosa posso dire, è questo quello che si prova quando si vince una sfida ma
per farlo si perde qualcuno? :)
Per inciso, la scena di fanservice principale nel volume 2 avrei voluto
sistemarla durante la stesura, ma durante la fase di acquisizione è stato
necessario risistemarla. A quel punto ne avevo fatto due versioni che
seguivano una il livello “passionale” mentre l’altra era “super-passionale”.
Inizialmente volevamo mettere quella “passionale”, ma alla fine si è optato
per quella “super-passionale” e il risultato è quello che avete sotto gli occhi.
Questo lavoro è il risultato dal tutta la potenza di fuoco che avevamo io e la
commissione di acquisizione.
Poi, grazie allo staff che ha seguito questo libro. Grazie Ookuma-san da
Nitro+, che è colui che realizza le illustrazioni: i tuoi disegni sono superbi!
Il design dei nuovi personaggi del volume sono veramente splendidi e tra
questi quello di Zest è davvero meraviglioso.
In futuro, prendetevi cura di me, voi tutti.
Tetsuto Uesu
Illustratore
Grazie per aver comprato Shinmai Volume 2!
Sono Nekosuke Ookuma, quello che si occupa delle illustrazioni. Ciao a
tutti!
Questa volta è tutto su Mio-chan: “Ahn ♥ Ahann ♥”
E ancora, sembra che la postfazione abbia sfarzo…
Ma il volume 3 sarà ancora “Ahn ♥ Ahann ♥”… decisamente.
(○ˊ∀ˋ○)
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In secondo luogo, la cura nei dettagli: come ogni secondo volume di questo
genere che si rispetti, il focus è incentrato sulla seconda ragazza dell’harem,
ovvero Yuki. Eppure, l’autore è riuscito a gestire più livelli: ha messo le
basi per il terzo volume oltre ad aver già messo degli indizi riguardanti
quelli successivi. Non è una cosa scontata, alcuni autori preferiscono fare un
pezzo alla volta, molte volte senza avere un quadro generale in mente, e il
fatto che qui invece ci sia… beh è sicuramente una cosa molto positiva.
Al contrario ho detestato due cose in particolare: il ripetere tutta la manfrina
per la quindicesima volta quasi a voler allungare il brodo e l’aver
depotenziato in corso d’opera il potere di Basara. Che io ricordi, nel primo
volume non c’era scritto che lui potesse usare il “Banishing Shift” solo
come contrattacco. Non ho apprezzato questa cosa, perché si tratta di una
limitazione stupida e anche abbastanza indefinita. E lo capisco che
altrimenti il buon Basara sarebbe diventato sennò troppo forte, ma a
pensarci prima no, eh?
Vabbè… piccoli sfoghi a parte, direi che sono alquanto soddisfatto di questo
volume… e il terzo volume l’ho già iniziato a tradurre.
Spero di non metterci troppo!
Al prossimo volume!
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