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“Tulsi è una grande,” disse un uomo. “E’ davvero forte con le sue
posizioni.”
Come tutti gli uffici congressuali, anche quello della Gabbard riceve un
flusso continuo e variegato di visitatori: curiosi, sostenitori entusiasti,
elettori che si lamentano, vecchi amici. Questa mattina ha avuto una
breve discussione con un paio di esperti militari sulla difesa missilistica e
poi è dovuta correre al congresso per una serie di votazioni dall’esito
piuttosto scontato sullo sfruttamento sessuale. La camera era quasi
deserta tranne le gallerie aperte al pubblico, che erano piene di famiglie
in visita, nessuna delle quali peró sembrava essere al corrente dell’ordine
del giorno. “Questo tipo di votazioni sono separate da una pausa di due
minuti,” spiegó Gabbard. “Perció, se non fai attenzione, puoi finire per
sbagliar voto su un mucchio di cose.”
Gabbard è membro sia del comitato nazionale sulla politica estera che
del comitato delle forze armate. Eppure sta cercando far passare una
propria mozione, lo Stop Arming Terrorists Act, che andrebbe a proibire
i finanziamenti federali destinati ad “Al Qaeda, Jabhat Fateh al-Sham,
isil, e qualunque individuo o gruppo che sia affiliato, cooperante o
aderente a tali fazioni.” L’obiettivo principale di tale mozione è, come
spiega la Gabbard, di far sí che la C.I.A. smetta di aiutare i ribelli Siriani.
Il progetto di legge allo stato attuale conta quattordici deputati firmatari,
otto Repubblicani e sei Democratici, ma non è stato ancora messo al
voto. L’interesse di Gabbard per la politica estera la distingue da altri
parlamentari Democratici piú ambiziosi, molti dei quali fanno fatica ad
articolare una posizione chiara sulla Siria, e quasi tutti che preferiscono
limitarsi a quei temi di politica interna — fermare Trump, combattere la
povertá e la discriminazione — che vanno per la maggiore tra l’elettorato
Democratico. In questo e in molti altri casi, l’approccio controintuitivo
della Gabbard la fa risaltare come una persona di inusualmente sani
principi, o forse come una persona inusuale e basta. Gli Stati Uniti sono
da piú di 16 anni in prima linea nella guerra al terrorismo mondiale; e la
Gabbard è una delle pochissime voci nell'establishment Democratico che
ha il coraggio di parlarne apertamente.
Nel 2002, quando Tulsi aveva solo ventun’anni, corse alle elezioni
Democratiche per la Hawaii State House of Representatives assieme ad
un altro candidato esordiente: suo padre, che cercava ed ottenne un
seggio nel Consiglio Municipale apartitico di Honolulu. Lei ci tiene, oggi,
a ribadire che lei e suo padre hanno due vite politiche completamente
separate. “Lui parlava di gallerie, rifiuti e fognature, e io parlavo di
educazione, ambiente ad altri argomenti,” dice. “Ci vedevamo solo ogni
tanto.” Di fatto, i due Gabbard hanno fondato insieme almeno un paio di
organizzazioni no-profit: Stand Up for America, un gruppo patriottico e
pro-esercito, e la Healthy Hawaii Coalition, che promuove temi
ambientalistici e si assicuró fondi governativi per mandare la Gabbard
nelle scuole vestita da Water Woman, la supereroina anti-inquinamento.
Mentre Gabbard si avviava nella sua carriera politica, nel 2003, fece
qualcosa di sorprendente: si arruoló nella National Guard, e, quando la
sua brigata fu chiamata in Iraq, lei offerse volontariamente la propria
candidatura, nonostante il suo nome non fosse nell’elenco dei partenti.
Serví come specialista per l’assistenza medica in una base militare nel
“triangolo sunnita”, e poi come ufficiale della polizia militare, prima di
iscriversi alla scuola per ufficiali dell’arma in Alabama, dove venne
promossa a pieni voti; successivamente venne dispiegata in Kuwait.
Quando le si chiede della sua rinascita politica, lei cita spesso il Medio
Oriente. Quando tornó a presentarsi alle elezioni congressuali, nel 2012,
la Gabbard lo fece da progressista piú ortodossa, pro-scelta e
pro-matrimonio-gay. “Fare l’esperienza in prima persona, come donna,
dell’impatto che in alcuni paesi hanno certe tradizioni che si erigono a
giudici morali della propria gente — mi ha spinto a ripensare le mie
convinzioni,” dice. Questa conversione avvenne al momento giusto,
perché le permise di vincere le primarie Democratiche in uno stato che
era sempre piú tendente al blu (Mike Gabbard, che adesso è un senatore
dello stato hawaiano, lasció nel 2007 il partito Repubblicano e passó
dalla parte Democratica.) Ad un meeting nel 2012, lei si scusó con gli
attivisti L.G.B.T delle Hawaii per le cose “molto controverse e perfino
irrispettose” che aveva dette in precedenza. Ma la Gabbard pare rimasta
in qualche modo piú incerta sul tema dell’orientamento sessuale rispetto
ai suoi giovani colleghi Democratici, che sembrano felicemente unanimi
nel sostenere la causa dei diritti gay. Gabbard appare piú propensa a
tollerare il matrimonio omosessuale che a celebrarlo. “Solo perché quello
non é il mio stile di vita, non vuol dire che il governo dovrebbe far sí che
lo stile di vita di tutti si adattasse col mio,” mi ha confidato quest’estate.
Forse le sue convinzioni sono ancora in evoluzione, perché in una
recente conversazione ha affermato che “il matrimonio gay va celebrato.”
Nei primi anni settanta, il suo messaggio raggiunse le Hawaii, dove Chris
Butler era un giovane surfista e maestro di yoga. Butler, il figlio di un
famoso medico pacifista che veniva dalla terraferma, era una sorta di
prodigio: un guru autodidatta che inizió ad attrarre seguaci non appena
lasciato il college. Butler aveva un passione per Bhaktivedanta, in cui
riconosceva la capacitá di spiegare i vecchi testi indú come fossero dei
pratici manuali di istruzioni. Nelle sue esegesi della Bhagavad Gita, uno
poteva capire come servire Lord Krishna rifuggendo la carne e il cibo
piccante (che avrebbero “provocato sofferenza producendo mucosa nello
stomaco”), lavorando sodo e cantando il suo nome — piccoli, tangibili
passi che avrebbero portato il credente verso la divinitá.
Nel 1971, Bhaktivedanta venne alle Hawaii, e Butler, che aveva solo
ventitré anni, andó ad incontrarlo e gli fece una proposta: lui gli avrebbe
“girato” tutti i suoi discepoli, e in cambio ne avrebbe guadagnato un
nuovo nome, Siddhaswarupananda, che lo avrebbe consacrato come
accolito iniziato e figura di spicco dell'emergente movimento Hare
Krishna. Non fu sempre una relazione facile. A volte, Bhaktivedanta
ammoniva Butler per i suoi insegnamenti poco ortodossi, e Butler di
rimando questionava l’insistenza di Bhaktivedanta sul fatto che gli
iniziati dovessero per forza radersi la testa o indossare la tunica.
Dopo la morte del vecchio maestro, Butler non dovette piú scegliere tra
la devozione e l’indipendenza. Mentre il movimento Hare Krishna si
fratturava, Butler creó il suo gruppo, oggi conosciuto col nome di Science
of Identity Foundation, costruendo una fitta rete di seguaci, centinaia o
forse migliaia, che si estende dalle Hawaii fino in Australia, Nuova
Zelanda e Sud-Est Asiatico. Butler dava meno importanza ai vecchi testi
e tradizioni indiane, presentandosi invece come un tipo intelligente e
curioso che aveva trovato delle risposte a certe domande sorprendenti.
Nel 1984 pubblicó “Who Are You? Discovering Your Real Identity”, dove
utilizzava esempi dalle scienze per dimostrare che il materialismo è falso,
e che il Sé è reale — ed eterno. (Krishna e la Bhagavad Gita sono solo
nominati di sfuggita.) Registró anche una serie di programmi televisivi,
dove compariva come un giovane professore universitario alla moda
seduto su un divano, circondato da studenti curiosi.
L’editore di Valley Isle era un uomo d’affari di nome Rick Reed, che fu
eletto al senato di Hawaii nel 1986. Quell’anno Reed, che aveva lavorato
per un procuratore della zona, fu accusato di divulgare documenti
confidenziali dello stato per screditare un politico Democratico; la
ex-moglie di Reed disse all’Advertiser c he Butler era parte del complotto.
(Sia Reed che Butler negarono ogni accusa.) Nel 1992, Reed sfidó Daniel
Inouye, il vecchio leone della politica hawaiana, per un posto al senato
americano, e quella campagna elettorale porto ancora piú alla luce le sue
intime relazioni con Butler. Reed aveva sempre parlato di Butler come il
suo “consigliere spirituale”, ma disse all’Advertiser che non c’era “alcuna
prova che lui fosse mai stato membro dell’associazione Hare Krishna o
degli Indipendenti per il Governo Divino.” Reed perse le elezioni, ma si
difese con successo dalle accuse della Federal Election Commission, che
lo investigava riguardo ad un suo video natalizio filmato nelle Filippine e
poi distribuito alle Hawaii, ritenuto un tentativo di plagiare l’influente
comunitá Filippino-Americana residente sull’arcipelago. Il F.E.C. giudicó
infine totalmente legittima questa seppur insolita iniziativa elettorale del
Reed, e consideró il sovvenzionamento di novantamila dollari da lui
ricevuto per produrre tale video come una regolare donazione.
Gabbard non sembra essere troppo frustrata dal mancato progresso del
suo disegno di legge, lo Stop Arming Terrorists Act; in termini politici,
potrebbe in effetti tornare piú utile come una proposta in sospeso —
simbolo della sua battaglia contro l’intransigenza — che come legge
approvata. Anche se lei rimane piuttosto riluttante a criticare il
presidente eletto, o perfino a menzionare il suo nome, ha trovato
parecchie occasioni per ribadire il proprio dissenso con l’attuale
amministrazione. Ciononostante, nell’odierno clima politico la Gabbard
è consapevole che gli elettori Democratici sono piú inclini a sostenere
quei politici schierati apertamente contro Trump e i Repubblicani,
rispetto a chi, come lei, cerca di trovare terreno comune per instaurare
un processo di collaborazione. Molti dei suoi simpatizzanti sono convinti
che prima o poi questo clima cambierá. “Ad un certo punto,” dice Van
Jones, “il paese si stancherá di gente la cui sola qualifica è quella di
odiare il partito avversario.”
Postfazione del Traduttore, Dicembre 2019: Tulsi Gabbard è ora in corsa per le
primarie Democratiche 2020. Ad oggi, la sua campagna elettorale ha suscitato molto
scalpore e nonostante la scarsa visibilitá concessale dai media tradizionali la
Gabbard è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante nel dibattito interno al partito
Democratico. I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro della sua carriera politica.