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Costanzo MARTINI

SORELLE

Quella non può pretendere di continuare ad entrare ed uscire dalla mia vita quando
vuole lei. Non sono una sala d`aspetto. Sorella, sorella. Cosa vuole dire sorella?
Stronza, ecco cosa vuole dire.
Avevo tredici anni quando se n’è fuggita da casa.
"E’ amore", disse. Chiuse eccitata la lampo del borsone di plastica verde, con quelle
che parevano tutte le sue cose. Mi ammalai quasi per questo.
Ma era la sua vita.
Fuggire, fuggire, senza mai sapere dove.
Ed io in questa vecchia casa ad aspettare, che desse un segno di vita, che almeno
tornasse per riempire altre borse, per sempre.
Ed invece si riaffacciava alla porta di casa soltanto per farsi coccolare. Ed ogni volta
mi raccontava le sue storie d'angeli custodi e di piedi freddi. La malinconia di quando
era bambina, ecco cos`era a farle vedere il suo angelo custode.
Passava qualche settimana a farsi scaldare il cuore e poi di nuovo in fuga. Ad
inseguire un’altra carota dondolante davanti al suo muso da eterna ventenne.
E non li ha più vent`anni. Il culetto le comincia a cadere, come a tutte, ed il cuore, il
suo cuore, ne sono sicura, ha cominciato a proteggersi con mille trappole. Sarà
presto un bel pezzo di roccia, duro, impenetrabile, uguale a quello di tutti noi.
Davvero non li ha più vent`anni. Perché scappa?
Ah, quante volte le ho ripetuto "Ok, questa è nuovamente casa tua, questa la tua
stanza, questo il tuo letto". E lei se ne stava a piangere per ore, rannicchiata come
un bambino, sotto la coperta a fiori, senza togliersi neanche i vestiti ed infilandosi
invece quelle vecchie calze di lana. Inutili per il freddo del cuore.
Cinque anni fa sembrava fatta. Viene qui da noi con il suo ragazzo. Carlo qui, Carlo
là, mi fa sentire viva, è il compagno della mia vita, si cammina bene con lui, senza
confonderci, senza soffocarci. Giuro che da vecchietti ce ne staremo uno accanto
all`altro sulle sedie azzurre del lungomare di Nizza, a guardare il mare, ancora a
guardarci nel cuore.
E così mio padre e mia madre per l'occasione si fanno rivedere insieme, tranquilli,
come una coppia di vecchi che sa ancora farsi compagnia.
Si sposa, annuncia. E per dire che sta facendo sul serio si porta via anche i libri della
sua biblioteca, gli "intoccabili".
È fatta, mi dico. Stavolta piango davvero, per sempre. Ma almeno è finita.
E si fa festa e si danza.
Tre volte divento zia, uno dietro l’altro: Paolo, Luca, Francesca. Escono fuori in fretta,
annusando già l`aria e lei, la sorella, senza un dolore, mentre Carlo le tiene forte la
mano e la protegge dai parenti ingordi di vita nuova, di speranze annunciate. Ogni
volta ci ritroviamo con il naso schiacciato sulla gran vetrata che in Ospedale separa il
mondo dei grandi da tutte quelle culle dai nastri azzurri e rosa. Noi sempre fuori, in
un angolo scuro, a spegnere decine di sigarette nei vasi.

Ah, sorella, sorella.


Torna a maggio, in una giornata piena di polline nell’aria. Come una nevicata.
"Da due giorni i nostri angeli custodi stanno perdendo le piume", dice, afferrando con
le dita un fiocco.
E singhiozza mentre racconta la sua nuova storia e la sua voglia di fuggire. I bambini
stanno da lui, per qualche tempo.
"Poi si vedrà" dico
"Li voglio qui" risponde.

Penso di averle dato un nome nel mio cuore e non la posso rinnegare. No, davvero
non la posso rinnegare.
Ed ora fuggire tocca proprio a me, che un nido tranquillo me lo sono costruito, con
fatica, pazienza, dolore, giorno dopo giorno.
Sono stanca, non accetto tutto ciò e le dico piangendo che quelli non sono più i suoi
figli, non li merita, non li ha mai meritati.
Lei zitta, non singhiozza neanche, non reagisce, non ricatta, non supplica. Silenzio,
solo silenzio.
Sorella, sorella, cosa vuole dire sorella?
Vuole dire che sono qui, sola davvero, con la pioggia che batte su queste finestre
piccolissime.
E il buio nel cuore.
Qui sola, a vegliarla dopo averla lavata, vestita, disegnato un sorriso incerto sulle sue
labbra ormai spente. Di un legno quasi bianco l`ho scelta, la bara, ed ho pronti, da
stenderle accanto, il paio di jeans che mi rubava quando decideva di fuggire.

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