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Puntata 1 (Europa, Alcmena)

Siamo in un prato, è un bel giorno di primavera e Zefiro soffia


delicatamente incespando in modo leggero il mare che si sente in
lontananza.
Europa, figlia del re Agenore, é insieme ad altre sette ragazze,
tutte sue ancelle. Stanno giocando al giorno e alla notte. Si sono
divise in due squadre ed ogni squadra ha una conchiglia, un lato è
dipinto di nero e l'altro di bianco. Quando lancia la squadra che
rappresenta il giorno deve cercare di far atterrare la conchiglia
dalla parte bianca, per la squadra della notte invece vale l'opposto.
Quando la conchiglia atterra invece dal lato sbagliato, le componenti
della squadra che ha commesso l'errore devono scappare ed arrivare a
toccare i piedi nel mare, prima di farsi acchiappare dalle altre.
Le ragazze hanno appena effettuato una lunga corsa e stanno tornando
lentamente dal mare verso il prato.
Europa è accaldata, sente delle gocce di sudore scenderle lungo le
gote, così decide di togliersi il chitone e lasciarlo ai piedi di un
albero.
È bellissima Europa, con gli occhi grandi, scuri e i capelli
acconciati in una semplice coda di cavallo, e non si vergogna per
niente del suo corpo di adolescente, ora rimasto completamente nudo.
In fin dei conti la maggior parte delle amiche si è già spogliata,
così da potersi muovere meglio e poi quel posto è isolato, di certo
non c'è nessuno a spiarle.

M -Europa, guarda quel toro, non è bellissimo?


E -Per Zeus, hai ragione! Non ho mai visto un animale del genere.
M -Credi che sia cattivo?
E -Non mi sembra, pare voglia semplicemente brucare l'erba.
M -E allora ti sfido a montargli in collo.
E -Non essere sciocca, perchè dovrei salirgli sopra.
M -Così, per gioco! Hai detto che è buono no? non avrai mica paura?
E -E va bene, gli salirò sopra, ma ad una condizione.
M -Sentiamo, quale?
E -Mi regalerai il tuo cerchietto per i capelli.
M -Ma sei una principessa, ne avrai centinaia.
E -Un patto è un patto Alcmena, allora? Accetti?
M -Va bene, se gli sali in collo avrai il mio cerchietto.

È coraggiosa Europa, o forse soltanto ingenua. Quell'animale però gli


ispira fiducia. Il pelo candido pare fatto di latte e non ha l'odore
tipico dei buoi. Quel fetore di fieno misto a letame, no, il toro al
contrario emana un delicato profumo di rose selvatiche.
Se ne sta fermo, con i muscoli rilassati e le zampe leggermente
flesse, quasi avesse capito le intenzioni della ragazza e volesse
falicitarle il compito.
Così si avvicina spedita, mentre le ancelle la osservano in silenzio,
gli afferra le corna, due speroni prepotenti e talmente lucidi da
riflettere la luce del sole, come il bronzo delle armi che tante
volte ha visto indossare al padre e ai fratelli.
E l'animale rimane fermo, immobile, tanto che la ragazza riesce
facilmente a salirgli in groppa.

E -Cara Alcmena, ho vinto un cerchietto!


M -Attenta!
E -Cosa?
M -Il toro si sta alza...
E -Ahhhhh

È accaduto che in un baleno il toro si è alzato, ha contratto i


muscoli e si è messo a correre, veloce, velocissimo.
Europa non ha il tempo di ragionare, d'istinto si accovaccia sulla
bestia e gli cinge con entrambe le mani il collo, poi poggia la testa
sulla groppa e chiude gli occhi, nel tentativo di non farsi vincere
dalla paura.
Le compagne invece sono paralizzate, non sanno cosa fare. Le emozioni
sono duplici, ma entrambe negative. Innanzitutto Europa è loro amica
le vogliono bene, poi è la figlia del re. Se gli accadesse qualcosa
di male sicuramente lui darebbe la colpa a loro.
Dopo qualche istante Alcmena, la stessa della scommessa, la più
temeraria, prende in mano la situazione ed inizia a correre dietro al
toro.
L'animale però è già lontano e la ragazza può soltanto guardarlo
entrare nel mare.
A questo punto torna indietro, pallida.

M -Si è tuffato nel mare, si è tuffato nel mare con lei sopra. È
morta di sicuro.
Puntata 2 (Alcmena, Agenore, Cadmo) (Fenice, Cilice, Telefe)

L - Sei sicura di quello che dici?


M - Sì padrone, è stato un toro, un toro bianco che non avevamo mai
visto.
L - E per quale motivo Europa ci sarebbe salita sopra?
M - Noi, beh, ecco noi stavamo facendo un gioco...
L - Un gioco eh?!
M - Padrone Agenore, non credevo...
L - Sì, sì, lascia perdere, alla vostra punizione penseremo dopo. Dì
un po', parlami di questo toro, Com'era?
M - Era... era un toro bianco. Molto più grande di tutti quelli che
io abbia mai visto.
L - C'erano macchie?
M - No, era talmente candido da essere quasi accecante.
L -(come parlando tra sè) Strano, molto strano.
(rivolgendosi ad Alcmena) - eee dimmi, aveva altre cose
particolarità?
M - Beh, le corna. Le corna erano grandissime, come due enormi archi
e splendevano al sole. (leggera pausa) poi...
L - Poi cosa? (spazientito).
M - Ecco... l'odore. Io non mi sono avvicinata troppo, ma già da
qualche passo di distanza si sentiva uno strano profumo, come di
rose.
L - Ho capito, ho capito... Vattene ora! Poi faremo i conti per bene!

Agenore, il vecchio re di Tiro, sulle prime aveva pensato che la


figlia fosse stata presa dai pirati. Da qualche tempo le coste della
città erano funestate di briganti che, con le loro navi veloci,
sbarcavano indisturbati, rapivano qualche persona e la portavano via.
Sarebbe stato un affronto tremendo, ma non una situazione impossibile
da affrontare. Una volta resisi conto di aver preso la figlia del re
avrebbero sicuramente chiesto il riscatto e, per quanto alto, lui
l'avrebbe pagato, su questo non c'era dubbio.
Il racconto di Alcmena e delle altre ancelle però, gli sta facendo
cambiare idea.
Certo, magari non vogliono ammettere di essersela fatta portar via da
sotto il naso, ma la storia del toro pare strutturata troppo bene per
essere inventata.
Agenore ne è sempre più certo, deve essere stato davvero l'animale a
rapire la figlia.
Poi c'è una vecchia storia di famiglia che riguarda strani bovini.
Vuoi vedere, pensa il re, che anche stavolta c'è lo zampino degli
dei?
La sua bisnonna, infatti, era Io, quella ragazza di cui Zeus si era
innamorato follemente e che poi, per nascondere il tradimento alla
moglie, aveva deciso di trasformare in mucca.
Una mucca, ma guarda un po', completamente bianca e dalle splendenti
corna ricurve.
Com'è come non è, il vecchio re però non si dà pace. È quasi certo
che Europa non sia morta e sia in mano ad un Dio. Che Zeus si infatui
di una bella ragazza e decida di rapirla è una cosa sentita e
risentita, mentre un toro che decide di suicidarsi non lo ha mai
visto nessuno.
Tutto questo lo rincuora, regala speranza al suo cuore, ma non è
abbastanza.
Rivuole la figlia, vuole che torni a casa.
Bisogna trovarla e riportarla a palazzo. (proj 0- 1.50)

N - Padre, perchè ci hai fatto venire qui?


L - Perchè oggi, qua,chiedo a voi un giuramento solenne.
N - Ed io credo di parlare a nome di tutti dicendovi che, qualsiasi
cosa ci chiederete, noi la onoreremo. Si tratta di nostra sorella,
vero?
L - Sì Cadmo, vi chiedo di ritrovarla. Di vagare per mari, terra ed
anche cielo se c'è bisogno. Dalle vette dell'Olimpo fino alle
profondità del tartaro e riportarmela a casa.
N - Avete la mia parola, sia quella di figlio che quella di fedele
suddito. Farò tutto ciò che gli dei mi concederanno per riportarla a
casa.
Io - Vale lo stesso per noi.
L - Però, figli miei, vi chiedo di giurare. Giurate quindi di fronte
a vostro nonno Poseidone e a tutti gli dei di non tornare finché non
avrete ritrovato Europa?
N - Giuriamo padre. Che noi possiamo morire ed il nostro nome essere
maledetto se torneremo a Tiro senza nostra sorella.

Il cielo è scuro. Il carro di Elio, il titano dell'astro solare, non


è ancora arrivato sopra Tiro per donarle la luce.
Agenore se ne sta sulla riva, a fianco a lui Telefe, sua moglie.
Tutti e due hanno il viso gonfio e arrossato, lo ha reso così il
pianto. La notte infatti non sono riusciti a dormire, ma l'hanno
passata a versare lacrime, cercando, invano, di consolarsi a vicenda.
Entrambi rivogliono Europa, la vogliono con tutti loro stessi
Basterebbe anche soltanto un minuto, un ultimo abbraccio, una
carezza.
Mentre vedono le navi salpare sanno però benissimo che ora, anziché
una figlia, rischiano di perderne quattro. Non sono sicuri di
rivedere mai più Fenice, Cilice e Cadmo.
Li conoscono, onoreranno di certo il giuramento e non torneranno in
patria se non insieme alla sorella, ma, se davvero Europa è stata
presa da un Dio, allora la ricerca potrebbe comunque rivelarsi vana.
(proj 1- 1.00)

L - Non piangere Telefe, ti prego, non fare così.


E - Spero solo che il mare non li inghiotta.
Puntata 3 (Zeus, Europa) (Poseidone, altro Dio/dea)

Europa apre gli occhi, ed immediatamente li richiude, sentendoli


bruciare a causa del vento e dell'acqua salata.
Ciò di cui si è resa in quella frazione di secondo però è la
sconvolgente conferma di quello che già si aspettava. Il toro sta
come correndo sull'acqua e solca le onde ad altissima velocità.
Forse sta sognando, sì, oppure è stata colpita dal morbo sacro e
qualche Dio sta cercando di comunicare con lei.
Eppure tutto sembra così reale. L'acqua che le spruzza il corpo, il
pelo del toro al quale è avvinghiata, il profumo di rose misto a
quello del sale.
Apre gli occhi, di nuovo, stavolta in modo attento, lentamente, per
impedire alle folate di eolo di farsi strada tra le sue palpebre.
Terra.
La terra è vicina e quindi deve per forza essere un sogno. Dalle
coste di Tiro non si vede terraferma, è impossibile che il toro abbia
scavalcato l'orizzonte. (proj 2 1.00)

E - Se è un sogno, oppure una visione, allora non può succedermi


nulla di male -

si dice rincuorata

Il toro rallenta la sua corsa e poggia finalmente le zampe sulla


spiaggia poi continua, trotterellando, e si inoltra nella macchia,
infine, arrivato ad un grande platano si ferma, rilassa il dorso ed
abbassa il capo, come se la stesse invitando Europa a scendere. (proj
3 0.20)

E - Chi sei?
L - Sono Zeus!
E - Certo, ed io sono Atena.
L - Non mi credi?
E - Perché dovrei?
L - Hai mai sentito un toro parlare?
E - No, ma tanto questo è un sogno.
L - Non è un sogno.
E - Va bene, va bene, facciamo che ti credo. Allora, onnipotente
Zeus, perché mi avresti portata via da casa?
L - Perché mi sono innamorato di te.
E - E non facevi prima a dirmelo? anziché trasformarti in toro, far
prendere uno spavento assurdo a me e a tutte le mie amiche e rapirmi?
L - Beh, ma io...
E - Tu cosa? Ti aspettavi forse che con una dimostrazione del genere
sarei caduta ai tuoi piedi?

Europa inizia ad essere stanca di quel sogno. L'idea di dialogare con


Zeus anche se soltanto nel regno di Nyx, la inquieta. Di certo deve
avere un significato importante e a lei, sin da piccola, hanno
insegnato che non sempre sognare gli dei è una buona cosa. (proj 4,
0.20)

E - Voglio svegliarmi! Voglio tornare a casa!

Il toro non si cura di quella supplica, pare non abbia udito. In


verità infatti si sta contorcendo, la sua figura superba pare
sconvolta dagli spasmi, come se qualcosa al suo interno tentasse di
fuoriuscire, poi, di colpo, l'animale scompare e al suo posto si
palesa un'aquila. È evidente che sia un'emanazione del toro, una
sorta di figlia. Anche lei è bianca ed il becco arcuato ricorda le
corna della bestia.
Europa che aveva già le lacrime agli occhi, si ferma sbalordita e
sente il cuore salirle in gola.
In fin dei conti, forse, non è un sogno, che quello sia veramente
Zeus? L'onnipotente, il re di tutti gli dei?
L'aquila, quasi a voler dissipare definitvamente i dubbi della
ragazza, spicca il volo, stacca un fiore rotondo dalla cima
dell'albero e lo deposita delicatamente tra i suoi capelli. (proj 5
0.55)

L - Ora mi credi?
E - Diciamo di sì, certo però continuo a non capire cosa vuoi.
L - Voglio te.
E - Ma... Come?
L - Tu non preoccuparti, a questo ci penso io.

Mentre Zeus che ora ha preso forma di uomo, è intento a sciogliere le


ultime resistenze di Europa, l'universo è invece sconvolto dalla
furia di Tifone, il gigantesco mostro primordiale, figlio della
terra: Gea e della realtà tenebrosa del tartaro. Tifone,
approfittando dell'assenza di Zeus è convinto di poter sovvertire
l'ordine e sconfiggere gli olimpi. Gli dei, atterriti, sono in fuga,
senza la loro guida si sentono perduti. (proj 6 0.30)

N - L'ho visto, l'ho visto. So dov'è, bisogna andarlo a chiamare!


Io - Posedione calmati! Cosa stai dicendo?
N - Zeus è a Creta, l'ho visto mentre nuotava. Bisogna andare a
chiamarlo, soltanto con lui abbiamo una speranza.
puntata 4 (zeus, pan, tifone, cadmo)

Zeus è tornato, ridestatosi controvoglia dal torpore della passione e


dalle gioie della conquista. Ha lasciato Europa a Creta, incinta,
perché le unioni con gli dei sono sempre feconde.
Sà che il mondo ha bisogno di lui.
Tifone è un mostro grande come una montagna, ha il corpo d'uomo, la
testa d'asino e ali simili a quelle di un pipistrello. Alzando le
braccia riesce ad acchiappare le stelle e così si mette a squassare
lo zodiaco, impedendo ad Aurora di portare i suoi morbidi raggi sul
mondo e a Selene, la luna, di muoversi.
Il cosmo si difende come può, ma le frecce di Orione e del Sagittario
non riescono nemmeno a scalfire la pelle del mostro.
Zeus, sull'Olimpo vorrebbe organizzare la resistenza, guidando i suoi
alla carica, con il fulmine, tonitruante, in mano.
Purtroppo però è accaduta una cosa senza precedenti. Tifone,
approfittando del caos che ha generato è riuscito ad impadronirsi
delle saette del re degli dei, per fortuna non riesce ad utilizzarle,
ma Zeus senza di loro, non sa come fare per opporglisi. (proj 7 1.10)

N - Zeus, forse ho un'idea.


L - Parla Pan!
N - Hai presente quella ragazza che hai rapito e portato a Creta?
L - Sì, Europa, quindi?
N - I suoi fratelli sono in viaggio per cercarla.
L - Beh, me lo immaginavo, ma non riesco a capire cosa...
N - Mentre vagavo nei boschi ho sentito uno di loro, Cadmo, suonare
il flauto, devo dire che è veramente bravo.
L - Non stento a crederci, vorrà dire che se non saremo tutti morti
organizzeremo presto un bel concerto. Sei proprio una...
N - Zeus, ascoltami e lasciami finire! Il suono del suo flauto era
talmente melodioso da annebbiarmi per un attimo la mente e farmi
dimenticare qualsiasi cosa.
L - Continuo a...
N - E lasciami finire nonno!
L - Va bene, va bene, continua (sottovoce) tanto peggio di così...
N - Se la sua musica ha fatto questo effetto a me, figurati cosa
potrebbe fare a Tifone.
L - Stai scherzando o veramente proponi di sconfiggere quel mostro
con un flauto?
N - Sì, se il flauto sarà il mio. Lo doneremo a Cadmo e lui lo
suonerà.
L - Fai come credi, tentare in effetti non costa nulla.

Così Pan si reca nei boschi, trova il ragazzo, gli si rivela e, dopo
esersi complimentato, gli dona il suo strumento sacro.
Cadmo è dubbioso, gli sembra strano che il Dio dei boschi faccia
proprio a lui un regalo del genere, quindi ne chiede la motivazione.
Quando Pan gli spiega ciò che si aspetta, la prima idea che balena
nella sua mente è quella di fuggire. Trovarsi di fronte ad un mostro
potentissimo e sanguinario, è l'ultima cosa che vuole. Gli doni degli
dei; però, non si possono rifiutare, così, suo malgrado, sorride,
ringrazia, ed accetta.

Come nelle più rosee previsioni di Artemide, la musica di Cadmo


attirà Tifone.
Il mostro ora ha non sembra più così cattivo ed ha un aspetto persino
buffo, con i suoi occhi Asino socchiusi, persi nell'ascolto di quella
musica celestiale. (prj 8 1.00)

Io - No, ti prego, non scappare, continua a suonare, suona per me!


N - Chi sei?
Io - Sono Tifone e presto regnerò sugli dei.
N - Ma...
Io - continua a suonare! E quando regnerò ti prometto un posto
nell'Olimpo ed il letto di una dea.

Mentre il mostro si siede ad ascoltare e Cadmo lo incanta con le sue


note, Zeus riesce a recuperare la sua folgore.
La battaglia che ne consegue è tremenda.
La eco dei tuoni sconvolge l'intero universo, ma Tifone è forte e
sembra riuscire a resistere, sradica montagne ed intere foreste per
scagliarle addosso a Zeus.
Il re degli Dei però ride, ormai, con in mano le sue ritrovate armi,
sa che nessuna creatura può sconfiggerlo.
Così fa venire una grandinata colossale. Chicchi grandi come cocomeri
si abbattono su Tifone e, in breve tempo, lo seppelliscono,
impedendogli di muoversi. A questo punto, accendere un fuoco nelle
sue membra con le saette è facile.
Il mostro è sconfitto e, atterrito, chiede pietà.
Zeus sa di non poterlo uccidere così lo spedisce negli abissi di Gea,
sua madre, perché non possa mai più vedere la luce del sole. (proj 9
1.00)

L - Cadmo, devo ringraziarti.


N - Padre Zeus, ho fatto soltanto il mio dovere.
L - No Cadmo, il tuo coraggio e la tua bravura hanno salvato il
mondo.
N - Grazie padre. (schermendosi)
L - Voglio sdebitarmi, ti darò in sposa una dea.
Puntata 5 (Zeus, Cadmo, Pizia, Efesto, Ares)

Armonia è la figlia dell'unione proibita di Afrodite ed Ares. La dea


dell'amore, sposa del deforme Efesto, si è lasciata sedurre dai
muscoli possenti del dio della guerra e, da lui, ha generato una
figlia, Armonia appunto.
È lei la dea ha cui ha fatto riferimento Zeus, quella che vuole
donare in moglie a Cadmo per averlo aiutato nello scontro contro
Tifone.
La ragazza sulle prime non vorrebbe. Cadmo è un mortale, è nipote di
Dei, ma non si nutre di ambrosia, sulle sue vene non scorre l'ìcore,
ma comune sangue.
Tuttavia quando Zeus comanda qualcosa c'è poco da fare o ci si
ribella ed allora il proprio destino è praticamente segnato e prevede
una lunga gita nel tartaro, oppure si accetta.
E poi, dopo averlo visto, i dubbi di Armonia sul suo futuro sposo
pian piano si dissipano.
Cadmo è alto, con le spalla larghe e i muscoli forti, ma ha un viso
dolce, senza la barba ad indurirne l'aspetto: il viso di un uomo
buono.
Il ragazzo, dal canto suo, si innamora di Armonia a primo sguardo. È
di una bellezza talmente folgorante che è difficile anche soltanto
osservarla per più di qualche istante.
Le loro nozze sono la più grande festa che si sia vista fino a quel
momento e al banchetto partecipano tutti gli dei.
A servire le portate c'è nientemeno che Ganimede, il coppiere degli
dei, e l'atmosfera è festante. (proj 10 1.30)

L - Io, Zeus, benedico questa unione! Che possa Cadmo vivere una vita
lunga e fruttuosa, accanto alla sua sposa Armonia!
(rumori approvazione)

Cadmo però ha un nodo che gli stringe la gola. Vorrebbe tornare a


casa e portare con sé la sua sposa divina, presentarla ai genitori e
vivere con lei a Tiro, tranquillo, in attesa di ereditare il regno.
Il suo giuramento però lo vincola, ha detto che non tornerà in patria
se non assieme alla sorella e non può venire meno alla sua parola.
(proj 11 0.20)

N - Potente Zeus, devo chiedervi una cosa.


L - Dimmi Cadmo.
N - Come devo comportarmi? Come farò a tornare a casa?
L - Non posso essere io a dirtelo, io non conosco il tuo futuro, ma
so chi può aiutarti.
N - Chi?
L - La pizia, la sacerdotessa di Apollo. Devi parlare con lei. Se
riuscirai ad interpretare le sue parole saprai cosa dovrai fare.
Così, con quelle parole che gli risuonano ancora nelle orecchie,
Cadmo si tranquillizza. Gli dei sono dalla sua parte, gli hanno
donato una sposa bellissima e presto conoscerà il suo futuro.
La festa passa tra canti e balli e c'è soltanto un breve momento di
tensione, quando Ares, ubriaco, prova a baciare Artemide.
Efesto, l'unico essere divino a non essere felice di trovarsi in quel
luogo, si scaglia addosso ai due con il suo martello. (proj 12 0.30)

Io - Già devo sopportare di assistere al matrimonio del frutto del


vostro tradimento. Questa è un offesa troppo grande.
E - Efesto, come osi metterti contro...
Io - Zitta! Vediamo se la dea della bellezza resterà tale anche dopo
che avrà assaggiato il mio martello!
E - Devi solo provarci.
Io - Non aspetto altro!
L - Fermi voi due, è un giorno di festa, non roviniamolo.
Io - Ma...
L - Ho detto fermi, ne discuteremo dopo, ora alziamo i calici!

Riportato l'ordine la festa continua e va avanti fino a che Elio non


finisce il suo giro e nix comincia a colorare le nuvole di bruno.
Rimasti soli Cadmo e Armonia si sdraiano e, dopo aver unito i loro
corpi si addormentano, abbracciati.
La mattina dopo però sono di nuovo in viaggio, destinazione Delfi.
(proj 13 0.25)

M - Entra, Cadmo.
N - Come fai a sapere il mio nome?
M - Sapevo che saresti venuto.
N - Sacra sacerdotessa, come potrò ritrovare mia sorella?
M - Non la ritroverai.
N - Cosa vuol dire?
M - Non è questo il tuo destino.
N - E allora qual è?
M - Uscito da qui troverai una vacca sacra, la riconoscerai perchè
sul suo mantello sembra ci siano disegnate la luna e le stelle.
Seguila. Nel luogo in cui si fermerà fonderai una nuova città.
Puntata 6 (Cadmo, Armonia, Atena, drago)

Eolo soffia forte sulla cresta di Delfi, ma Cadmo non si cura del
vento. Le parole della Pizia lo hanno sconvolto.
Credeva che gli dei gli avrebbero concesso di tornare a casa e
passare una vita tranquilla ed invece lo aspetta un'altra prova. E
poi le parole della sacerdotessa sono state strane. (proj 14 0.20)

N - Dove potrò trovare una mucca che ha disegnate sul mantello la


luna e le stelle. E anche la trovassi, come farò a seguirla?
E - Stai tranquillo Cadmo, troveremo il modo.

A rincuorarlo e a donargli forza ed amore, per fortuna c'è sempre


Armonia. Si comporta con dolcezza ed al tempo stesso decisione,
guidando i suoi passi e tirandolo su di morale quando lo sconforto
prende il sopravvento. (proj 15 0.15)

E - Guarda lì, credo che l'abbiamo trovata!


N - Hai ragione, non può che essere lei.

Di fronte a loro, come materializzatasi dal nulla, è comparsa una


mandria di vacche selvatiche. Una di queste combacia perfettamente
con la descrizone della sacerdotessa.
La base del manto è bianca, ma ai lati ha tanti piccoli puntini
marroni, sormontati da un cerchio più grande che sembra proprio una
luna piena.
Cadmo e Armonia cominciano a seguirla, ma l'impresa si dimostra più
complicata del previsto. L'animale è veloce e pare instancabile.
La coppia di sposi la segue per due giorni e due notti, senza potersi
nemmeno fermare a riposare.
Quando anche le ultime riserve di forza stanno venendo meno e i due
sembrano sul punto di rinunciare alla missione, la mucca, finalmente
si ferma.
È arrivata ad un ruscello, in un punto incui la strada si allarga
aprendosi in una vasta pianura, circondata da monti. Un posto
perfetto per fondare una città prospera e protetta.
Cadmo si avvicina all'animale lo uccide, accende un fuoco ed offre
l'oblazione agli dei.
Il suo destino pare finalmente compiuto, è partito per cercare sua
sorella ed è finito a fondare una nuova città, con una moglie divina
al suo fianco.
Ecco, questo pensiero rende Cadmo un po' meno festante. Sono soli,
come possono costruire una città in due? Chi la popolerà? (proj 16
1.25)

M - Cadmo.
N - Chi è? chi parla?
M - Non mi riconosci? SOno Atena, ero anche al tuo matrimonio.
N - Scusami, non mi aspettavo di vederti qua.
M - Sono venuta a darti un consiglio.
N - Ed io te ne sarò riconoscente.
M - Lassù c'è un drago, fa da guardiano ad una grotta. Tu dovrai
ucciderlo e sotterrare i suoi denti all'interno della caverna.
N - E poi?
M - Tu fa come ti dico.

Cadmo non si fida. Comincia a pensare che il suo sarà un viaggio


senza fine e che, prima o poi, fallirà una delle prove e finirà
ucciso. Non è nemmeno sicurissimo che a parlargli sia stata veramente
Atena, magari è un genio maligno, un eidola che ha preso per un
attimo il possesso della sua mente.
Armonia però lo riporta nella realtà, lei ne è certa, a parlare è
stata Atena: bisogna fare come ha detto. (proj 17 0.30)

Io - Chi osa avvicinarsi alla mia dimora?


N - Cadmo figlio di Agenore e Telefe.
Io - E cosa ci fai qui?
N - Sono qui per ucciderti e fondare una città. Per ordine di Atena.
Io - (ride) e chi ti dice che non sarai tu a morire?
N - Questo masso!

Sfruttando il fatto che il drago rida, impegnato a prendersi gioco di


lui, Cadmo solleva una pietra e la scaglia verso la testa della
fiera.La bestia ha soltanto il tempo di alzare gli occhi, ma non
riesce a spostarsi e stramazza a terra, morta.
Subito l'eroe, aiutato dalla moglie, gli infila le mani dentro la
bocca ed estrae i denti uno ad uno, con la sola forza delle dita.
Poi seppellisce le zanne all'interno della caverna.
Passa qualche istante e la terra comincia a gonfiarsi, come se la
caverna stia partorendo qualcosa. Dalla buca in cui ha sepolto i
denti escono in effetti molti uomini, armati di tutto punto, uno per
ogni dente del drago. (proj 18 0.45)

N - Credi che ci aiuteranno a costruire la città?


E - Non lo so, ma per ora mi embrano abbastanza arrabbiati.
N - Ma perché Atena ci avrebbe giocato un tiro del genere?
E - Non lo so, ma fossi in te scapperei!
N - Aspetta, ho un'idea!

Come guidato da una mano invisibile Cadmo raccoglie un sasso da terra


e lo lancia verso i guerrieri.
E gli opliti si fermano per un attimo, sconcertati, senza riuscire a
capire da dove sia arrivato il colpo. Così, con il cervello sconvolto
dalla rabbia si buttano l'uno contro l'altro, trucidandosi a vicenda.
Alla fine del sanguinoso combattimento ne rimagono soltanto cinque e,
fieramente, Cadmo si avvicina loro. (proj 19 0.30)
N -Voi siete gli sparti, i seminati. Con il vostro aiuto edificherò
una città e la chiamerò Tebe!

puntata 2 (20)
puntata 3 (21)
puntata 4 (22)
puntata 5 (23)
puntata 6 (24)

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