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Luce e Ombra
MATERIA PRIMA
Sommario
EDITORIALE
di Diego Frigoli ……………………………………………………………………………………………….. 2
LUCE E OMBRA
La dimensione archetipica della trasformazione
di Diego Frigoli ……………………………………………………………………………………………….. 4
AREA CULTURALE
Un viaggio affascinante nel cuore dell’ombra. 'S ogno di un'ombra l'uomo' Pindaro''
di Raffaella Restelli……………………………………………………………………….…...……………… 10
AREA CLINICA
Il bagliore dell'alta montagna e la tenebra di una tubercolosi polmonare: luce ed
Ombra del processo di individuazione ne ‘La montagna incantata’ di Thomas Mann
di Raffaele Toson …………………………………………………………………………………………... 19
AREA ATTUALITÁ
L’ombra delle idee psicologiche. Le immagini animali, vegetali e minerali
di Marco Maio ..…………………………………………………………………………...……………..….. 25
AREA INTERVISTE
La dialettica delle forme: intervista al Prof. Francesco Collotti
a cura di Valentina Rossato ………………………………………………………………………………. 42
AREA BIOGRAFIE
Paracelso. La luce nell’ombra. Riflessioni sull’anatomia visibile ed invisibile
del mondo.
di Francesca Violi……………………………………………………………………………………..……… 50
AREA RECENSIONI
• Bibliografia ragionata… dall’infrarosso all’ultravioletto…
di Marco Maio ……………………………………………………………………………………….…… 57
• Cigno nero e cigno bianco, la contrapposizione tra ombra e luce, emozione e steri-
lità, nel percorso di crescita femminile, una riflessione sul film "Il cigno nero"
di Silvia Ostini …………………………………………………………………………………………….. 60
Editoriale Pagin a 2
di Diego Frigoli
Fondatore e promotore del pensiero ecobiopsicologico,
Psichiatra, Psicoterapeuta e Direttore della Scuola di
Specializzazione in Psicoterapia Istit uto ANEB.
Innovatore nello studio dell'immaginario con particolare
riferimento all'elemento sim bolo in ra pport o alla sue
dinamiche fra coscienza individuale e collettiva.
complessità gli impone di considerare tutto ciò che esiste, la vita stessa e tutte le forme in cui essa si manifesta
come un immenso telaio incantato, in cui tutto si lega al tutto attraverso vincoli sincronici di corrispondenze
determinate dal risveglio di Eros disceso dall’Empireo in cui era stato confinato dall’astrazione del desiderio. Jung ci
ricorda che «la nostra visione del mondo non deve servire per il mondo, ma per noi»3 e se non creiamo un
immagine del mondo strutturata sulla sua complessità non creiamo in noi un’adeguata coscienza in grado di
riprodurla, perché non va dimenticato che è «solo nello specchio della nostra immagine del mondo che possiamo
vedere completamente noi stessi»4.
Ecco perché in questo numero della rivista, dal titolo allusivo Luce e Ombra, abbiamo pensato di evidenziare un
percorso che attraversa vari “orti”, da quello psicologico di una rilettura dell’opera di Thomas Mann, La montagna
incantata, in cui Raffaele Toson esplora con la consueta maestria e profondità il percorso di individuazione del
protagonista Hans Castorp, a quello mitologico e antropologico di Raffaella Restelli, che partendo da un
frammento delle Pitiche di Pindaro, sviluppa con profondità di accenti e novità di conclusioni il tema dell’Ombra,
sia come esperienza del contrasto che come premessa dell’immaginario per poter realizzare un’autentica
trasformazione della coscienza. L’itinerario che la rivista si prefigge è quello di essere aperta a tutte le discipline e a
tutte le riflessioni, e in questa prospettiva vanno ricordati sia il contributo di Simona Gazzotti, che prendendo lo
spunto dagli ultimi sviluppi della teoria psicologica dell’attaccamento, esplora con ampie vedute e ricchezza di
sintesi la relazione fra genitori e figli, evidenziando la possibilità di integrare i codici intrapsichici e gli aspetti
interpsichici in un modello unitario di individuazione, che i contributi di Marco Maio e di Silvia Ostini. Marco Maio
propone un’interessante e stimolante riflessione, sulla base delle revêries bachelardiane, delle immagini
archetipiche che hanno ispirato la psicoanalisi freudiana e la psicologia analitica junghiana. Nelle loro ricerche
sull’anima questi autori hanno inconsciamente fatto riferimento ad un codice metaforico filogenetico che rimanda
per la psicoanalisi al regno animale e per la psicologia analitica al regno vegetale. Silvia Ostini poi, attraverso una
lettura ispirata dal film Il cigno nero di Darren Aronofsky, porta il lettore ad esplorare il mondo complesso dell’arte
cinematografica, coniugando, con un’opera sempre attenta ed intelligente il “visibile” al suo significato, non solo
attraverso la descrizione della psicologia dei personaggi, ma soprattutto attraverso l’evidenza di quelle eterne
immagini simboliche che narrano la “storia” del divenire archetipico.
Si è parlato all’inizio di questa introduzione di visitare vari “orti” in un percorso non solo orizzontale ma anche
verticale, risalendo nel tempo per accostare immagini e autori classici alle problematiche moderne. In questo senso
va letto l’articolo di Francesca Violi, che recuperando la figura di Paracelso dalle nebbie della storia della filosofia e
della medicina, attraverso una lucida sintesi del pensiero di questo autore, lo accosta creativamente agli sviluppi
più recenti dell’epistemologia della complessità, in particolare evidenziando il rapporto fra le “corrispondenze” del
microcosmo e le “analogie vitali” dell’ecobiopsicologia. Se la spiritualità di Paracelso è ambiziosa e secondo alcuni
interpreti troppo diretta, perché può ferire l'anima con le sue osservazioni a tratti polemiche e a tratti “dionisiache”,
il Prof. Francesco Collotti, intervistato da Valentina Rossato, nel trattare la problematica del rapporto fra
architettura ed archetipo, ci conduce con mano sicura e sempre “misurata”, direi quasi “apollinea”, ad operare un
simbolico viaggio fra il carattere di un edificio e le immagini archetipiche che hanno costellato non soltanto
l'evoluzione dello stile architettonico ma, più in generale, l'Anima dell'u omo. Da ultimo, nel mio articolo, ho voluto
tratteggiare più che l’Ombra il tema delle immagini archetipiche della Luce, con particolare riferimento ai “dottori”
medioevali e alle loro intuizioni in relazione al tema complesso e poco amplificato del “corpo sottile”, nel suo
significato di conquista alchemica sia come “liberazione” che “illuminazione”.
Note
1 James Hillman, L’Anima del Mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano 2002, pag.159.
2 Carl Gustav Jung, Psicologia analitica e visione del mondo, in Vol VIII, Boringhieri, Torino 1976, pag. 406.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
Bibliografia
Carl Gustav Jung, Psicologia analitica e visione del mondo, in Vol VIII, Boringhieri, Torino 1976.
James Hillman, L’Anima del Mondo e il p ensiero del cuore, Adelphi, Milano 2002.
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L UCE E OMBRA:
L A DIME NSI ONE A RCHE TIPI CA DE LL A TRA SFORM AZ IONE .
affermano che la vera forma del Purusha5 le cose. Questa “Potenza oltre l’umana”, già
«non è oggetto di percezione [perché] nes- intravista da Platone, è Colei che conosce i
suno la può vedere con l’occhio; essa è per- nomi, prima ancora che le cose accadano e
cepibile per il cuore, per la conoscenza e la Sua “prescienza” è anteriore alle cose,
per la mente»6. Solo «mediante l’immedesi- non in senso temporale, ma nel senso che
mazione dell’uno nell’altro il Purusha deve non essendo derivate dalle cose è la causa
essere colto dicendo “esso” è»7. della loro esistenza.
M a che cosa si g ni fi ca quest a E’ dunque in virtù di questa “provvidenza”
“immedesimazione” del soggetto nell’ogget- divina che tutte le cose vengono prodotte
to della sua contemplazione se non una for- nella loro perfezione di “forma” e di
ma di concentrazione della psiche nel pro- “significato”: essere nominati, ricevere un
fondo dell’anima, una sorta di estasi al di là nome equivale a nascere, ad entrare nella
di ogni parola e di ogni immagine, che nella vita, secondo un ordine specifico ad ogni
mistica zoroastriana è descritta come “Luce essere individuale. Fino a quando un princi-
delle Luci”?8 pio individuale rimane in atto, questi con-
Attraverso l’estinzione di ogni dialettica, la serva un nome; il mondo dei “nomi”11
coscienza può accedere a quella totalità che è il mondo della “vita”, e anche se un uomo
non ha volto né nome, come ci ricorda il ta- muore, ciò che non lo a bbandona è il
oismo metafisico9, perché coincide con “nome”, perché quest’ultimo è legato alla
quella visione intuitiva e distaccata che tra-
sforma ogni evento in una esperienza i cui 5 Purusha: nella filosofia Samkhya dell ’India vedica il Puru-
sha e la Prakriti rappresentano i principi eterni, il primo
confini non dipendono dall’arbitrio della ra- immutabile ed inalterabile che sottintende la totalità dei
gione ma solo dall’ampiezza di quella espe- processi cosmici e individuale mentre il secondo costitui-
rienza. L’ermeneutica sottesa a questa e- sce l’aspetto relativo dell ’insieme del mondo manifesto.
Possono essere paragonati all’” essenza” e alla “sostanza”.
sperienza, soprattutto quando viene appli- 6 Katha, Upanishad, II, VI, 9, UTET.
Nel Cratilo, infatti, si discute di come il filosofico sia una religione organizzata, derivati entrambi
dall’insegnamento dei gr andi filosofi cinesi dell’antichità, in
“suono” si relazioni al suo significato solo particolare Lao-Tzu. Il punto di partenza dei pensatori taoi-
quando esso esprime un senso naturale: di sti è quello di conoscere sino ad identificarsi con il Tao,
lì la conclusione è che il vero nome di una inteso come principio o forza vitale che ispira il Grande
Tutto dell’universo.
cosa è solo quello che imita (gr. mimesis) la 10 Platone, Cratilo, Tutte le opere, Sansoni, Firenze, 1974.
cosa in termini di “suono”. Il dialogo termi- 11 Nomi: l a dottrina della “parola” cr eatrice è patrimonio
na con l’affermazione di Cratilo che, «colui comune di molte culture tradizionali. È tuttavia particolar-
mente interessante l a tradizione indiana, p erché sviluppa
che conosce i nomi, conosce anche le cose l’idea del mondo considerato come suono divenuto mate-
che essi esprimono»10, e di conseguenza co- ria con chiarezza maggiore che nel le altre culture. Al cen-
lui che per primo ha dato i nomi alle cose tro del mito vedico vi è una figura femminile chiamata Vac,
la sacra Parola, sostanzialmente non distinta dall’androgi-
l’ha fatto con una perfetta conoscenza della no primordiale, il Purusha, di cui costituisce l’aspetto fem-
loro natura. Pertanto il Creatore è colui che minile. Nella sua qualità di generatrice universale Vac
non solo conosce tutti i nomi nascosti delle “parla” il mondo: ossia lo crea nel suo non sensibile aspet-
to verbale. L’ener gia cosmica di Vac nel r icettacolo spazio-
cose, ma anche di quelle che non si sono temporale genera il nome e la forma specifica di tutto ciò
ancora manifestate nel loro apparire; me- che esiste; pertanto ciò che esiste ha un “corpo” e questo
diante questa “prescienza” dei nomi, dun- “corpo” è un organismo formato e sonoro, come tale è un
linguaggio che dentro la propria forma ri echeggia la Parola
que, l’Archetipo Creatore ha compiuto tutte primordiale.
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sua essenza archetipica. In questa prospet- blematica ficiniana sulla luce consiste es-
tiva secondo cui la denominazione e l’esi- senzialmente nel definire la relazione che
stenza individuale delle forme appaiono co- essa intrattiene con l’esperienza interiore
me aspetti fra loro inseparabili, legati al- della vita spirituale e contemplativa, e di
l’”enunciazione” originaria ed inesauribile conseguenza con la beatitudine. L’occhio,
della creatività archetipica, che cosa è pos- afferma Ficino, vede grazie alla luce; questa
sibile astrarre dalle immagini della luce, per luce sensibile e la luce intelligibile delle ide-
poter accedere a quella scienza arcaica de- e, che è invisibile, appartengono ad un uni-
gli archetipi, che organizza la gerarchia degli co genere: quest’ultimo di grado superiore,
esseri in base a un rapporto di corrispon- il primo di grado inferiore. Fra questi due
denza e di relazioni in cui il fattore domi- aspetti non vi è soluzione di continuità, ma
nante è sempre una polarità che collega il solo la relazione simbolica o analogica fra il
fisico al metafisico? Attraverso l’esame di mondo sensibile e quello intelligibile può
alcune proprietà della luce cercheremo di permettere al pensiero, secondo una pro-
accostarci a quella controparte non imme- gressione ascendente, di accedere al mon-
diatamente evidente di essa, nella speranza do delle idee o a quello delle forme13. Gra-
che il linguaggio verbale e figurativo dell’a- zie all’opera del Ficino e alle sue traduzioni
nalogia, ci permetta di avvicinarci alla con- del Corpus Hermeticum, ritornò in voga il
templazione degli archetipi celati nella for- culto del Sole. Secondo Ficino il Sole rap-
ma sensibile. Le immagini più adatte a far si presenta in ordine discendente prima Dio,
che per visibilia si possa accedere ad invisi- poi la luce divina, l’illuminazione intellettua-
bilia sono quelle specifiche del linguaggio le e da ultimo il calore corporeo. Ognuna di
simbolico della Tradizione, “pensate” da queste prerogative fa riferimento al differen-
uomini il cui stadio di sviluppo interiore ha te grado di manifestazione dell’archetipo
potuto consentire una intuizione dell’origi- della luce, che l’alchimista, conoscendo “la
ne, ossia una “visione” della realtà archeti- matematica sottile” delle corrispondenze
pica attraverso immagini capaci di espri- reciproche fra gli oggetti sensibili e i principi
merla sia linguisticamente che plasticamen- intelligibili, può, tramite la sua Arte, mani-
te. Esaminiamone qualcuna. polare.
Nel trattato De Luce, Roberto Grossatesta, A tal proposito Paracelso, nella sua opera
uno dei primi maestri d’Oxford del XIII se- Philosophia Sagax, non esita ad affermare
colo afferma che «la forma corporea primor- che il lumen naturae deriva non solo dalla
diale, quella che si chiama materialità, è, a conoscenza delle influenze degli astri, ma
mio avviso, la luce»12, perché nel buio infor- soprattutto dalla conoscenza dell’astrum o
me, privo di tutte le determinazioni della sydus della “stella” che è nell’uomo. «E co-
corporeità, essa, espandendosi in tutte le me nella stessa c’è tutta la luce naturale…
direzioni a partire da un punto luminoso, così egli [l’uomo] deve anche nascere nella
delimita una sfera “materiale” di luce che stella [personale]»14. Se alla sua nascita
rappresenta un primo aspetto di corporeità. l’uomo è dotato di una perfetta e istintiva
Inoltre, tale autore, distinguendo il Lux co- comprensione della luce della natura, tutta
me luce della sorgente, dal Lumen come lu- la sua esistenza può essere considerata co-
ce irraggiata e diffusa, stabilisce che la pri- 12 E. Weber, La Lumière principe de l’univers, d’après
ma corrisponde alla forma-funzione dell’ar- Robert Grosseteste, in Lumière et Cosmos, Cahiers de
chetipo, mentre la seconda, il Lumen cioè, l’Hermetisme, Albin Michel, Paris 1981, pag. 17.
13 S. Matton, En mar ge du De Lumine spl endeur et
alle immagini archetipiche diffuse a partire
mélancolie chez Marsil e Ficin, in Lumière et Cosmos,
dall’archetipo. Cahiers de l’Hermétisme, Albin Michel , Paris 1981, p ag.
Anche in Marsilio Ficino, filosofo neoplato- 32-75.
14 Philosophia Sagax, di Paracelso, op. cit. in C.G. Jung,
nico del XV secolo, la luce mantiene un po-
Riflessioni teoriche sull’essenza della Psiche, Vol. VIII,
sto privilegiato nelle sue riflessioni. La pro- Boringhieri Torino, 1976, pag. 211.
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luce chiarissima. Al di là delle considerazio- lo rendono servo e che sono costituite dalle
ni psicologiche su queste esperienze tanato- opinioni comuni, dalle ipocrisie degli affetti,
logiche, è importante rilevare che il primo dai sofismi della ragione e dalla tirannide
effetto della morte imminente veniva de- delle idee.
scritto come un’esperienza di distacco dal L’individuazione dunque non esclude ma
proprio corpo. Gli antichi alchimisti e gli au- include il mondo. Alano di Lilla, filosofo e
tori ermetici sono stati sempre vicini a de- letterato del XII secolo d.C., formatosi alla
scrivere questa esperienza, tanto che è noto scuola di Chartres, studioso della natura,
come l’obiettivo di molti alchimisti non fos- nella sua opera De planctu naturae, ci pre-
se altro che di ottenere in vita una meta- senta un dialogo tra la natura e Alano stes-
morfosi e una rigenerazione del “corpo sot- so, conferendo alla natura un volto, cesella-
tile”, definendo questa iniziale condizione di to alla maniera in cui uno scultore dà alla
palingenesi come “opera al nero” o pietra le qualità che intende esprimere. Egli
“nigredo”. Nella “nigredo” lo spirito e l’ani- scrive:
ma abbandonano il vecchio corpo che entra «Figlia di Dio e madre delle cose, legame
in una fase di annerimento e di putrefazio- del mondo e suo nodo serrato, beltà della
ne. Solo in seguito lo spirito e l’anima subli- terra, specchio degli accadimenti, fiamma
mati e purificati, si riuniranno al corpo e da del globo. Tu che costringi sotto le tue redi-
questa triade nascerà la coscienza della tra- ni l’incedere del mondo, lega con un nodo
sformazione e della libertà dai vincoli corpo- di armonia tutto ciò cui tu dai forza nell’es-
rei del “corpo sottile”. Quando ciò a ccade, sere e col cemento della pace unisci il cielo
sul piano psicologico si parla di “uomo tota- e la terra.
le”, di una coscienza cioè, in cui tutte le par- Ad un segno per il quale il mondo ringiova-
ti inconsce della personalità dipendente da- nisce, la foresta vede la sua capigliatura
gli aspetti irrazionali degli istinti e delle pas- inanellarsi di foglie e, avvolgendosi nel suo-
sioni, sono state rese coscienti e in seguito mantello di fiori, la terra inorgoglisce»18.
assimilate dall’Io in un processo di indivi- Nella contemplazione della natura e del
duazione nella direzione del Sé. Per poter mondo l’uomo coglie il senso della luce,
realizzare questa trasformazione occorre perché già nella Bibbia il Verbo Creatore è
però che il complesso dell’Io presenti una definito Lumen de Lumine.
struttura così solida da consentirgli di sop- Il mondo sensi bile è espressione di Dio e
portare il confronto dei contenuti inconsci dunque non può essere concepito separato
senza subire smagliature fatali nel suo tes- da esso. Per questo filosofia e scienza fra
suto. Quando ciò si verifica l’Io subisce una loro sono inscindibili. Nella creazione le co-
de-centralizzazione della sua posizione e si se procedono dal nulla, la luce è la prima
trova ad assumere il ruolo di spettatore pas- manifestazione della creazione ed è comune
sivo di fronte ai contenuti inconsci, sosti- a tutte le forme; l’unione di essa con altri a-
tuendo alla sua volontà la direzione imposta spetti della materia darà origine ai corpi, de-
dal Sé. terminandone le proprietà essenziali che li
E’ a questo punto che alla debole luce del- disporranno in ordine gerarchico.
l’Io si sostituisce la scintilla dell’Anima, che Secondo Bonaventura da Bagnoregio, filo-
brilla così intensamente da permettere all’Io sofo del XIII secolo d.C., esponente della
stesso una lettura immediata di quella luce scuola filosofica francescana medioevale e
naturale dell’Anima Mundi sperimentata in autore dell’opera più famosa sulla possibili-
modo inconsapevole solo alla nascita e nei tà per l’uomo di attingere alla pienezza del
primi anni di vita dell’uomo. L’uomo possie- sapere spirituale, l’Itinerarium mentis in
de dunque una missione da compiere nei
confronti della natura e del mondo, quella 18G. Raynaud de Laje, Alain de Lille, poète du XII siecle,
di liberare l’universo intero dalle catene che Paris, 1951, pag. 106-107.
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Deum 19, l’anima è una sostanza in se stessa Mundus Imaginalis in cui le forme acquista-
completa, separabile dal corpo, incorruttibi- no via via una loro prima e sottile consisten-
le e immortale. Riprendendo il pensiero dei za, per aprirsi solo nel tempo, con la pazien-
Vittorini, Riccardo ed Ugo di San Vittore, af- za dello studio e del lavoro, alla fruizione più
ferma che l’anima è dotata di tre facoltà d’- sicura dei simboli e delle analogie. Solo da
occhi: la sensibilità rivolta alle cose esterne; ultimo la disciplina della percezione intrin-
lo spirito, rivolto a se stesso; la mente rivol- seca delle forme simboliche può far da so-
ta a ciò che è al di sopra dell’anima umana. stegno alle energie interiori e permettere
Con i primi due occhi è possi bile conoscere quello speciale genere di attività mentale
Dio rispettivamente attraverso le vestigia che consiste nel cogliere il mondo senza l’-
che ha lasciato nel creato e le immagini che antagonismo e il dissidio dovuti all’ignoran-
ha lasciato negli esseri intellettivi; con il ter- za delle cause.
zo occhio è possibile sentire Dio in se stes-
so per similitudine. Utilizzando queste tre 19 Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium mentis in
Deum.
facoltà l’anima può percorrere l’itinerario a 20 Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, I canto,
Dio in sei gradi: senso, immaginazione, ra- verso 70, Rizzoli, Milano, 1981.
gione, intelletto, intelligenza, apice della
mente. Le ultime due tappe sono compiute
grazie alla volontà; il punto di arrivo è l’esta-
si mistica, una settima tappa nella quale l’a-
nima si unisce e si acquieta in Dio. Le rifles- Bibliografia
sioni profonde di Bonaventura, un vero e
proprio cammino di contemplazione, rap- 1 Bibbia
presentano uno specifico viaggio della men- 2 Plotino, Enn., I, 6, 9, Rusconi.
te verso la conoscenza dell’archetipo crea- 3 Katha, Up., II,VI, 9, UTET.
del cuore. In questo viaggio le facoltà della 6 Weber E., La Lumière principe de
sensibilità e della razionalità prima si sotto- l’univers, d’après Robert Grosseteste, in
pongono al dominio dell’analogia, che per- Lum ière et Cosm os, Ca hi ers de
mette di ritrovare le concordanze del molte- l’Hermetisme, Albin Michel, Paris 1981,
plice, poi l’analogia diventa “analogia vitale” pag. 17.
come “proporzione” di immagini sulle quali 7 Matton S., En marge du De Lumine
che ha fatto dire a Dante il trasumanar dell’- C.G. Jung, Riflessioni teoriche sull’essenza
occhio come mistero in grado di penetrare della Psiche, Vol. VIII, Boringhieri Torino,
nel mondo metafisico, incommensurabile 1976, pag. 211.
del Paradiso20. 9 Ibidem, pag. 211.
Manca lo spazio per trattare di tutti gli altri 10 von Franz M.L., La morte e i sogni, Borin-
aspetti di questo archetipo, di come la sua ghieri Torino, 1986, pag. 152.
estetica fatta di infinite immagini colmino 11 Raynaud de Laje G., Alain de Lille, poète
quel vuoto che fa convertire “l’estetico” in du XII siecle, Paris, 1951, pag. 106-107.
“teoretico”, soprattutto quando il theorèin 12 Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium
archetipo ha bisogno di attraversare quel radiso, XXXI canto, pag. 109 e ss.
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I ombra
n Pitica VIII, Pindaro recita ‘Sogno di un’-
l’uomo’ . Pindaro non dice sem-
1
Ma abbiamo ancora un bel pezzo di st rada da
percorrere insieme.
Platone: Ne farei volentieri a meno.
plicemente che ‘l’uomo è un’ombra’. In
Skia: Ma che cosa ti hanno fatto le ombre? Per-
questo modo, l’uomo resterebbe legato solo ché ce l’hai con loro?
alla luce. Pindaro dice che ‘l’uomo è sogno Platone: Sono troppo invadenti, ecco cos’hanno.
di un’ombra’. Altrettanto errato sarebbe in- Distraggono. Sono scure . Spaventano i bambini.
fatti considerare direttamente ‘l’uomo come Sono difficili da capire . Creano problemi di ogni
tipo.
un sogno’. L’uomo non è né solo ombra né
solo sogno, né soltanto entrambe le cose Scendendo al Pireo, Platone si ferma ad un an-
insieme. L’ombra essendo qualcosa che o- golo di st rada e si mette con le spalle al sole. Ai
scura non può essere ciò che illumina e, an- suoi piedi Skia si disegna con part icolare preci-
cor meno, la luce stessa. E’ invece una spe- sione. Il vento increspa le chiome degli ulivi.
cie di assenza, un’’assenza essenziale’ di ciò
Skia (disperata): Rinchiusa in una caverna. Usa-
che illumina e che propriamente appare. Al ta come esempio di conoscenza inferiore. Addi-
di là della connotazione di apparenza occul- tata per secoli come spaventapasseri della filo-
tante che assume nella grande favola plato- sofia. Insisto: ti accompagno ogni giorno dall’al-
nica della caverna, l’ombra è di fatto ambi- ba al tramonto e tu non fai altro che calpestarmi.
Dovresti chiedere scusa.
gua e ciò viene ben evidenziato nel dialogo Platone: Che impertinenza. Hai visto anche tu
di Platone con la sua ombra2 che ci permet- che oltre a essere effimera e oscura contieni un
te di dar corso a un viaggio affascinante nel nido di contraddizioni, crei confusione e spaven-
cuore dell’ombra: to e lasci perplessi grandi e piccini. La tua situa-
zione mi sembra solo peggiorata.
Platone dall’Acropoli si incammina in direzione Skia: Ma è proprio quest o il punto! Voglio mo-
del mare. Skia, la sua ombra, è appena visibile strarti che pur essendo spaventevole e nono-
nella luce di mezzogiorno. Le cicale gridano im- stante gli umani non sappiano bene che cosa
pazzite. pensare di me posso essere ut ile a tutti, com-
presi gli scienziati e i filosofi come te.
Skia: Che fatica, con possiamo riposarci un po- Platone: Questa poi. Non sò proprio a cosa tu
co? possa servire .
Platone: Che cosa dici? Riposarsi? Sono io che Skia: Tanto per cominciare senza di me non ci
cammino. La tua ridicola danza non è che un’i- sarebbe alternanza fra il giorno e la notte, non
mitazione della mia marcia. vedresti la forma delle cose, tutto ti apparirebbe
Skia: Io non cammino, ma tu continui a calpe- piatto e senza sostanza…
AREA CULTURALE
In riva al mare, Platone guarda Skia imprimersi altro libro sulla conoscenza, ti tratterei con più
ormai gigantesca sulle pa reti de lle case. La luce riguardo.
è leggera mentre il sole scende nel mare. Skia: Il sole è ormai prossimo a scomparire. Non
possiamo disfare le cose che abbiamo fatto, ma
Skia: Tiriamo le fila, prima che cali la notte. godiamoci questo bel t ramonto, prima che io mi
Platone: Che ne sarà di te? ricongiunga alla grande ombra della notte.
Skia: Finalmente potrai liberart i di me. Tra poco
scomparirò nell’ombra della terra. A dire il ve ro Il sole scende nel mare. Skia si stacca dal corpo
tutto ciò mi è indifferente. di Platone, rolla silenziosa, scavalca le case e si
Platone: Sei così evanescente che toccandoti distende sulle montagne dietro Atene.3
non posso ferirti. Ma se i davve ro così insensibi-
le? A me questo commiato dispiace. Chi ha l’ultima parola? Platone o la sua om-
Skia: Caro Platone, non conosco la tristezza per-
bra? L’ombra affascina. E’ un’immagine del
ché non ho ricordi. Sono fatta così. Il mio nome,
skia, è anche quello della traccia, eppure su di corpo che permette di riconoscere i tratti
me non troverai un segno come la cicatrice che del suo proprietario. Dipende dal corpo e vi
riga il tuo braccio e che ricorda a tutti una ferita è saldamente attaccata. E’ però un’immagi-
che ti facesti da bambino. Non ho una storia da ne astratta e immateriale. Cresce e decre-
raccontare perché non porto su
di me l’impronta del passato. Ma
sce, scompare e ri compare, è attaccata al
osserva: questo è anche il mio corpo ma non si lascia catturare. L’ombra è
privilegio. A ogni momento sono il testimone dell’incontro fra il mondo delle
“L’ombra diversa, ma in quel momento so- cose materiali e il mondo in cui la materia
no costretta a essere un’immagi- non sembra così importante. Un mondo ca-
è la ne fedele di ciò di cui sono om-
bra. Proprio per questo i geome-
priccioso e sicuramente evanescente e mi-
memoria
tri, gli ast ronom i e i pittori si so- sterioso. Un mondo di cose e persone i cui
della no fidati di me. Non a vendo me - tratti portanti sono sostanzialmente gli stes-
moria non posso ingannare nes- si in tutte le culture. Skia fa notare a Platone
luce” suno quando consegno il mes- che continua a calpestarla senza curarsi di
saggio che mi è stato affidato.
lei, che lo ‘accompagna dall’alba al tramon-
Quello che dico è al di sopra di
ogni sospetto. to’, che senza l’ombra ‘non ci sarebbe alter-
Platone: Credo di aver capit o nanza fra il giorno e la notte’, che ‘non ve-
l’importanza de lle om bre. Sono veramente og- drebbe la forma delle cose’ e che ‘tutto ap-
getti fuori dal comune. parirebbe piatto e senza sostanza’4. L’ombra
Skia: Sono oggetti fuori dal comune perché sono
a metà strada tra la percezione e il pensiero.
sembra abitare in una stanza della mente
Platone: Che cosa vuoi dire? che comunica con il dipartimento degli og-
Skia: Ogni om bra contiene un messaggio, ben getti essendo l’ombra una cosa fisica, e al
custodito nel suo involucro oscuro. Le ombre tempo stesso si apre sul dipartimento della
sono piene di pensieri. Ma sono pensie ri visibili psiche essendo l’ombra immagine dell’ani-
a tutti.
Platone: Un pò come una parola, se conosci la
ma. Le ombre ‘sono oggetti fuori dal comu-
lingua in cui è scritta. Per questo gli scienz iati ne perché sono a metà strada tra la perce-
hanno saputo parlare con le ombre. zione e il pensiero’ come afferma Skia.5
Skia: Ti dirò di più. Gli scienziati sanno parlare
con le ombre perché ogni ombra è uno scienzia- Ed è proprio in questa duplicità che proba-
to. Per esempio, costruisce un modello in due
dimensioni di una realtà corporea. E lo fa conti-
bilmente si annida la spiegazione cognitiva
nuamente, instancabilmente. della ricchezza delle metafore e delle storie
Platone: Ma a che cosa serve? dell’ombra. ‘Luce’ e ‘ombra’, sono infatti
Skia: Hai dimenticato Eratostene? Ha interroga-
to un’ombrina piccina piccina sul fondo di una
ciotola, e questa gli ha rivelato la dimensione
3 Ibidem.
della terra! 4 Ibidem.
Platone: Ho im parato la lezione . Se scrive ssi un 5 Ibidem.
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termini che ben esprimono questa biparti- ro, conoscerne la lingua. Platone afferma
zione del reale in due classi: ciò che è no- che l’ombra è ‘Un pò come una parola se
stro e ciò che è alieno ma che pure esiste, conosci la lingua in cui è scritta’7. Occorre
ed essendo rappresenta l’ostacolo e il pro- saperne comprenderne il significato. Occor-
blema con cui siamo chiamati a confrontar- re saper interagire con l’ombra, accedervi.
ci. Se l’esperienza dell’ombra è, in termini L’ombra è diversa in ogni momento, ma è
generali, l’esperienza del diverso e del non sempre immagine fedele di ciò di cui è om-
familiare, non tanto del ‘non abituale’ quan- bra, e non avendo memoria non può ingan-
to piuttosto in quello di estraneo a ciò che nare, nessuno è mai stato ingannato dall’-
comprendiamo e amiamo e, per transizioni ombra: Eratostene ‘ha interrogato un’ombri-
naturali, del paradossale, dell’ambiguo, del na piccina piccina sul fondo di una ciotola, e
minaccioso, prima ancora che riferita al do- questa gli ha rivelato la dimensione della
minio dell’etos, l’ombra rappresenta un da- terra!8
to generalissimo della condizione umana.
Ed è proprio questa esperienza universale E’ pertanto chiaro come particolare atten-
del dualismo che costituisce il generale sup- zione debba essere riservata all’ombra.
porto archetipico al tema dell’ombra. Skia L’ombra deve essere trattata con riguardo
recita: ‘Ogni ombra contiene un messaggio, perché l’uomo è la sua ombra.
ben custodito nel suo involucro oscuro. Le
ombre sono piene di pensieri. Ma sono pen- 6 Ibidem.
sieri visibili a tutti’6. Tuttavia, per poter inda- 7 Ibidem.
gare le ombre occorre saper parlare con lo- 8 Ibidem.
L’uomo non può prescindere dall’ombra nel E’ indubbio che il riconoscimento della
suo percorso di individuazione. La faticosa ‘proiezione’ dell’ombra e la sua conseguen-
salita dell’uomo verso la vera conoscenza te integrazione siano momenti faticosi, an-
viene ben rappresentata ancora una volta che se fondamentali, nel processo di indivi-
da Platone nella parte iniziale del Mito della duazione dell’uomo nonché condizione per
Caverna dove i prigionieri incatenati nella ogni ulteriore conquista sul terreno di una
caverna sono esemplificativi della maggior maturità psicologica. E’ l’assunzione delle
parte dell’umanità e dove il filosofo, Plato- parti oscure e negative della personalità, è
ne, è colui che tenta di portare i suoi com- l’utilizzazione dell’ombra come produzione
pagni verso la conoscenza. E’ necessario di energia psichica, è l’impiego del negativo
che l’uomo si svegli da quel sonno che vie- come polo di un nuovo campo energetico il
ne chiamato ‘vita’ (equivalente alla libera- cui polo positivo è costituito dall’Io orienta-
zione del prigioniero) per rendersi conto to secondo i valori del canone culturale o
delle finzioni che credeva entità reali (le om- dell’ideale dell’Io freudiano. E’ interessante
bre sulla parete della caverna) e giungere a notare come Jung in l’‘Energetica psichica’
vedere la verità per quella che è realmente fornisca un’immagine della psiche come di
(il sole ed il mondo all'esterno della caver- una molteplice corrente e-
na). L'istinto dell'uomo sarà poi quello di li- nergetica che può sussistere
“L’ombra è
berare gli altri prigionieri per condividere le perché esistono i poli o le
sue scoperte, anche se questo tentativo ri- differenze di potenza entro quel che in
sulterà inutile, in quanto i prigionieri non cui l’energia stessa si stabili-
noi non può
possono e non vogliono vedere oltre le ras- sce. Ed è da questo punto di
sicuranti ombre ed attaccano il portatore vista che si può affermare essere
della verità. Gli uomini infatti, secondo la fi- che l’integrazione dell’ombra
risolto in
losofia di Berkeley, non conoscono diretta- consista nell’assunzione del
mente ed immediatamente i veri oggetti del negativo alla dignità di un valore
mondo, ma piuttosto soltanto l'effetto che la polo di campo energetico, in
collettivo”
realtà esterna ha sulle menti. In altre parole, quanto solo in tal modo l’e-
quando osserviamo un oggetto, noi ne per- nergia che prima andava di-
cepiamo solo una copia, una semplice rap- spersa nell’ombra non riconosciuta o rifiuta-
presentazione mentale del ‘vero’ oggetto ta diviene disponibile all’Io. Ma l’assunzione
della realtà esterna. Volendo abituarsi alla dell’ombra alla dignità di polo di un campo
nuova situazione, il prigioniero riesce infatti energetico significa anche l’assunzione di
inizialmente soltanto a distinguere le ombre un elemento individuale, singolo, irripetibile
delle persone e le loro immagini riflesse nel- nell’ambito della vita psichica. L’ombra è
l'acqua, solo con il passare del tempo arriva quel che in noi non può essere risolto in va-
a sostenere la luce e a guardare gli oggetti lore collettivo, è ciò che si oppone radical-
stessi. E solo successivamente, di notte, può mente a ogni valore universale. E dal punto
volgere lo sguardo al cielo, e ammirare i di vista morale è ciò che permette la fonda-
corpi celesti con maggior facilità che di gior- zione di un’etica individuale i cui valori uni-
no, per poi infine, liberato, è in grado di ve- versali vengono perseguiti in quanto conti-
dere il sole stesso, invece che il suo riflesso nuamente rapportati al singolo o meglio, al-
nell'acqua, capire che ‘è esso a produrre le l’elemento individuale e irrepetibile della
stagione e gli anni e a governare tutte le co- personalità.
se del mondo visibile e ad essere causa, in
un certo modo, di quello che egli e i suoi
compagni vedevano’. 9 9 Ivi, p. 98.
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Particolarmente interessanti se letti in que- traccia. ‘Skia’, il termine del greco antico
st’ottica sono i resoconti linguistici, etnogra- per indicare l’ombra significa infatti anche
fici e letterari relativi a quella costellazione ‘traccia’. In quanto immagine, l’ombra può
di immagini che si forma attorno al concetto anche fare le veci dell’oggetto che la proiet-
di ombra. I racconti mitici infatti rappresen- ta divenendone un duplicato. Un’ombra può
tano il fondamento archetipico da cui l’iden- infatti nascondere un oggetto essendo lega-
tità collettiva riceve energia e senso avendo ta non solo all’aspetto fisico dell’assenza di
la funzione mitopoetica della psiche prodot- luce, ma anche all’aspetto percettivo, alla
to prima immagini interiori e solo successi- visibilità. Ed è proprio perché le ombre sono
vamente narrazioni mitiche. Questa è l’im- scure o addirittura oscure che possono na-
portanza che riveste la narrazione immagi- scondere. Il tedesco ‘Schatten’ e l’inglese
nale che emerge da un nucleo archetipico. ‘Shadow’ derivano infatti dal greco ‘Skot-‘
Gli archetipi costituiscono la radice dei miti che indica l’oscurità, quell’oscurità che può
essendo i miti figure nelle quali si incanala e proteggere ma anche dominare: si è all’om-
si esprime l'energia dell'anima, delle singole bra di qualcuno quando
anime viventi e quando, in alcuni casi e si- non si esce dalla sua sfera “in culture
tuazioni, queste figure si impadroniscono di influenza, ma chi pro-
non
del loro ospite, lì nasce l'alienazione, cioè la tegge può anche fare om-
perdita di sé, la patologia. bra a chi gli sta vicino, im- occidentali
pedendogli di essere visto.
le ombre
In ogni tempo e in culture molto diverse tra
loro, pertanto, si ritrovano storie, tabù e riti Nel ‘Ramo d’Oro’, Frazer sono dotate
dell’ombra, immagini complesse nate dalla elenca alcune credenze
di vita a sé e
lenta sedimentazione delle forme sociali e che avvicinano le proprietà
delle tradizioni narrate con valenze diverse dell’ombra a quelle dell’a- poteri di
rispetto al mondo occidentale e a quello nima o almeno a quelle di
varia
non occidentale. Il linguaggio metaforico ha ‘una parte viva dell’uomo e
pescato abbondantemente nel tesoro di im- dell’animale’. Nella cultura natura”
magini che nascono dall’ombra: le ombre occidentale il modo in cui
sono immateriali, sono prive di consistenza, si pensa alle ombre sembra infatti libero da
ed è per questo che essere l’ombra di se ogni ingenuità a differenza di quanto avvie-
stessi significa non conservare più che una ne in culture non occidentali che considera-
parvenza di quello che si era. no le ombre, stando ad alcuni etnologi e an-
tropologi, come dotate di una vita a sé stan-
L’Ade era abitato da ombre di defunti, da te e poteri di varia natura facendone un’im-
esangui duplicati di quelli che un tempo e- magine dell’anima. Da un lato si può infatti
rano esseri pieni di forza. Le ombre risulta- agire sugli altri agendo sulla loro ombra,
no essere parassiti degli oggetti che le dall’altro lato l’ombra altrui può agire su di
proiettano e di cui, a volte, riproducono la noi e bisogna fare attenzione: un colpo arre-
forma. Sembrano da sempre consegnate al cato all’ombra può anche fare ammalare
mondo delle apparenze. L’ombra è un’im- (isola di Wetar). Tuttavia l’ombra può non
magine, una rappresentazione dell’oggetto solo patire, ma anche agire, e tanto più sub-
che fa ombra. Ma è una rappresentazione dolamente in quanto cammina silenziosa. La
incompleta, una silhoutte in cui solo il con- leggenda del guerriero Takaitawa narrata
torno viene rappresentato: l’interno dell’om- dai Mangaiani, mette in guardia: la sua forza
bra è indistinto e non dice nulla dell’oggetto ‘cresceva e diminuiva con la lunghezza della
che proietta l’ombra se non che è un ogget- sua ombra’, per cui bastò al suo avversario
to opaco e non trasparente. L’ombra è una aspettare mezzogiorno, il momento in cui
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l’ombra è più corta, per sfidarlo e ammaz- le; la seconda ombra è la forma del corpo e
zarlo. In queste storie l’ombra si comporta segue le fasi della vita: è un abbozzo nel gio-
come una parte del corpo, come il cuore, e vane, è completa solo nell’adulto e se la si
va quindi protetta. taglia si provoca la morte prematura anche
se scompare definitivamente solo quando
Altre narrazioni fanno dell’ombra un feno- vengono smembrate le ossa; e la terza è l’a-
meno psichico. Il pensiero occidentale ha nima propriamente detta, che dopo la mor-
riconosciuto il ruolo animistico se non il po- te resta in circolazione per un po’. Una teo-
tere magico dell’ombra come evidenziato ria particolarmente sofisticata dell’ombra si
nella tradizione letteraria con Peter ritrova poi presso i Dogon: l’ombra rappre-
Schlemihl, lo sfortunato protagonista della senterebbe l’anima non intelligente, e ne e-
storia di Adelbert von Chamisso che vende sprimerebbe le qualità nel gioco dei chiari e
la sua ombra al diavolo ma non riesce più a degli scuri. Tale anima, raffigurata anche dai
vivere normalmente, o con Peter Pan nella riflessi nell’acqua, sarebbe un gemello di
storia di James Berrei che in fuga perde l’- sesso opposto a quello del
“un’attività
ombra che resta chiusa nella finestra e la suo possessore.
signora Darling la arrotola con cura riponen- estetica che
dola in un cassetto per essere poi recupera- Chiaro è il riferimento all’-
sposta la
ta. O ancora con la saga della notte di Val- archetipo dell’acqua come
purga immortalata nel Faust di Goethe che simbolo dell’inconscio. In concezione
si collega invece ai giochi d’ombra del Bro- un’ottica psicologica infatti,
del
cken nelle montagne dello Harz a nord di l’acqua rappresenta ‘lo spi-
Gottinga, un raro fenomeno ottico in cui al rito divenuto conscio’. Chi concepirsi
tramonto l’ombra del viandante sulla cima, guarda nello specchio del-
alla scienza
proiettata sulla superficie di nuvole basse, l'acqua, vede per prima co-
viene ingigantita e circondata da un alone sa l'immagine di sé stesso dell’immagin-
colorato. (incontro con sé stesso),
ma lo specchio mostra fe- arsi”
Ma particolare attenzione deve essere riser- delmente ciò che vi si riflette, il volto senza
vata alle leggende dell’Africa sub-sahariana: maschera. Saper incontrare sé stessi ovvero
gli Yoruba ritengono che l’Anima sia rappre- la propria ombra e di conseguenza far affio-
sentata da òjìji, l’ombra, e che si possa far rare l’inconscio personale è una grande pro-
del male a qualcuno facendo dei ‘lavori’ sul- va di coraggio, ma se la si compie si può ar-
la sua ombra. Presso gli Ewe si pensa che rivare a vedere la propria ombra, quella por-
alla nascita vengano associati fra loro vari ta angusta che può portare verso la sorgen-
principi per comporre l’anima: questi princi- te dell'acqua intesa come anima di tutto ciò
pi sono luvo anima, gbogbo spirito e vovoli che è vivo. Se vogliamo sapere chi siamo
ombra, ma la parola vovoli viene anche u- dobbiamo imparare a conoscere noi stessi.
sata per parlare dell’anima, e può essere Il mito, dunque, il grande sogno dell’umani-
scambiata per luvo proprio perché l’ombra tà per dirla alla Jung, analizzato nelle sue
permette il riconoscimento della persona, singole immagini mitologiche specifiche ri-
l’ombra è la forma visibile dell’anima. Tre feribili all’ultravioletto, avrà sul piano dell’-
vere e proprie ombre ‘umvwe’, compongo- archetipo, un correlato corrispondente nel-
no invece la persona per i Luba: l’ombra so- l’infrarosso, cioè in un preciso passaggio e-
lare, la prima, è un modello per le altre due: volutivo ontogenetico e filogenetico nell’uo-
con l’operazione magica si può racchiudere mo. Il mito contiene infatti gli archetipi pri-
l’anima nell’ombra, almeno provvisoriamen- mordiali, è un espressione dell’inconscio
te, in modo da rendere il corpo invulnerabi- collettivo, è una versione collettiva del so-
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pindaro.htm
Istituto di Psicoterapia ANEB
Via Vittadini, 3 — 20123 MILANO
Direttore Dr. Diego Frigoli
[D.M. del 30 Maggio 2002 pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale del 20 Giugno N. 143]
L A TEORIA
I fondamenti teorici della metodologia insegnata relazionale e sociale. Da tali premesse teoriche, de-
nella scuola di psicote rapia dell‘Istituto ANEB sono riva che la tecnica psicoterapica presentata nei corsi
riconducibili a due impianti concettuali essenziali. Il della scuola insegnerà a leggere il conflitto psichico
primo, di taglio psicodinamico, si serve delle con- (e le sue possibili soluzioni) sia attraverso gli stru-
cezioni fondamentali della tradizione freudiana e ne- menti tradizionali della psicoterapia ad orientamen-
o–freudiana, ma in particolare s‘ispira alla concezio- to psicoanalitico, sia attraverso la maturazione di
ne strutturale e funzionale della psiche descritta da un‘originale capacità di interpretazione dei messaggi
C.G. Jung, con particolare attenzione alle nozioni– prove nienti dal corpo. All‘allievo ve rrà proposta la
chiave della psicologia analitica quali l‘inconscio possibilità di acquisire, attraverso l‘insegnamento
collettivo, gli archetipi, il Sé e la funzione simbolica. teorico, la presentazione di materiale clinico, la pra-
Il secondo, che appartiene in modo più orig inale alla tica della supervisione, una metodolog ia per inter-
scuola, parte da una concezione dell‘apparato psi- pretare sim bolicamente il materiale portato dal pa-
chico che vede la psiche stessa come profondamen- ziente sia attraverso il linguaggio ve rbale che attra-
te e inestricabilmente legata alla dimensione cor- verso il linguaggio somatico, compre ndendo in
porea. Più precisamente, l‘uomo (sia nell‘espe rienza quest‘ultima area anche il significato psicologico ed
della salute che in quella della malattia) è visto co- esistenziale delle malattie di competenza medica,
me un‘unità complessa e articolata formata dalla permettendo di mettere a fuoco i tratti fondamentali
dimensione psichica, da que lla somatica e da que lla del progetto del Sé del paziente.
L A FORMAZIONE E L A PRATICA
Il corso si articola in quattro anni. La durata annuale zione all‘albo dei medici o all‘albo degli psicologi
del corso va da novembre a giugno. Le lezioni si svol- (l‘iscrizione all‘albo può essere conseguita anche
geranno il Sabato e la Domenica. Per ogni anno sono nella prima sessione utile successiva all‘inizio effetti-
previste 500 ore di corso, di cui 370 ore di lezioni vo del corso), 3) Avere svolto, avere in corso, o esse-
(comprensive di supervisione) e 130 ore di tirocinio re motivato ad intraprendere (entro i primi due anni
pratico. Le 370 ore di lezione sono articolate in: 230 della scuola), un‘analisi personale che deve avere
ore di lezioni magistrali, 60 ore di lezioni teorico- durata non inferiore a 300 ore. Se tutti i requisiti so-
pratiche e 80 ore di seminari e di supervisione sulla no soddisfatti, è necessario presentare una domanda
pratica psicoterapeutica. d‘ammissione in carta libera al Direttore della scuola
contenente una presentazione personale e le motiva-
ISCRIZIONE E SELEZIONE DEI CANDIDATI
zioni che hanno spinto alla scelta della Scuola di for-
Per essere ammessi alla scuola si devono possede re, mazione in Psicoterapia ANEB, allegandovi un detta-
all‘atto della domanda d‘iscrizione, i seguenti requisi- gliato curriculum formativo–professionale. Il Diretto-
ti: 1) Conseguimento della laurea in medicina e chi- re valuterà chi ammettere, stilando una graduatoria,
rurgia oppure in psicologia. 2) Superamento sulla base dei curricula dei candidati e dei risultati
dell‘esame di stato con conseguente regolare iscri- dei colloqui d‘ammissione.
INSEGNAMENTI
Psicologia generale; Psicologia dello sviluppo e psi- coterapia; Psicologia sociale e modelli di psicotera-
copatologia dell‘età evolutiva (biennale); Psichiatria pia familiare; Tecniche complementari e loro integra-
e psicopatologia generale (biennale); Indirizzi teorici zione in psicoterapia (biennale); Stress e Psiconeuro-
della psicoterapia (biennale ); Psicodiagnost ica; La endocrinoimm unologia; Bioet ica in psicoterapia; La
psicoterapia di fronte all‘evidence–basedǁ. Indirizzi psicoterapia in ambito istituz ionale; Il linguaggio del
teorici della psicosomatica; La relazione terapeuta– corpo in psicoterapia; Il modello relazionale del rap-
paziente alla luce dell‘Ecobiopsicologia; Metodiche porto mente–corpo nell‘Ecobiopsicologia: la com-
diagnostiche in psicosomatica. Pratica della psiotera- plessità; Mode llo psicodinamico e psicosomatico di
pia in psicosomatica (biennale); Psicoterapia e set- gruppo; Cronobiologia e Bioclimatologia in psicote-
ting in psicosomatica; Le tendenze più recenti in psi- rapia; La programmazione dei Servizi Psicoterapici.
CONTATTI
Segreteria dell‘Istituto: Tel. 02/36519170 - Fax 02/36519171 – email: istituto@ane b.it
Ulteriori informazioni sono disponibili presso la pagina web dell‘istituto, all‘indirizzo www.aneb.it
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Raffael e Toson — Medico chirurgo, docente presso le scuole di specializzazione in psicoterapia ANEB e CIPA,
terapeuta EMDR, socio SIMP.
S eincantata,
non avete ancora letto La montagna
questa è l’occasione per
si trovi di fronte ad una esperienza
i n d i v i du a t i va de l
“tendiamo a
colmare una lacuna nella conoscenza di una pr ot a g o ni st a . Ci ò
opera letteraria di grande valore psicologico dipende dal fatto che, a considerare
e che, più specificamente, racchiude un causa di un pregiudizio
l’individuazio-
simbolismo di estremo interesse per la di tipo moralistico ed
psicologia analitica e per l’ecobiopsicologia. escatologico, tendiamo ne come una
Nessuno, sembra dirci Thomas Mann ne La a co nsid era re
condizione
m ontag na i nca nt at a, può t orna re l’individuazione come
dall’incontro con lo spirito della montagna una condizione ultima, ultima,
senza esserne profondamente trasformato. illumi nata e
Tra le quinte delle cime di Davos, e di un incorruttibile: una sorta illuminata e
sanatorio per tubercolotici, le vicende che di liquidazione di tutti i incorruttibile”
coinvolgono il giovane Hans Castorp, il complessi e di tutte le
protagonista, tessono la trama sottile della miserie esistenziali precedenti. Così
sua lenta trasformazione. Le vicissitudini di formulata, l’individuazione ha piuttosto il
Castorp, come cercherò di illustrare, significato psicologico di una fuga in avanti,
possono essere lette come fasi di un verso un compimento disincarnato e
processo psicologico di individuazione. Si idealizzato, che in realtà finisce col
tratta di un percorso attraverso il quale, somigliare piuttosto ad una inflazione
secondo Jung, una persona diventa idealizzante. Non è questo però il caso di
pienamente se stessa, intera e distinta dalla Hans Castorp che all’incontro con la
psicologia collettiva, pur maturando una tragedia della guerra giungerà da iniziato,
relazione adulta e fertile con il collettivo. In dopo che la sua ancor giovane esistenza ha
questo processo, psiche e soma, materia e attraversato una sequenza di confronti non
AREA CLINICA
visita al cugino Joachim che vi è ospitato da introduce ai riti di quel tempio della
tempo perché malato di tubercolosi consunzione. Per lui Joachim incarna un
polmonare. Castorp, da frequentatore aspetto d’ombra poiché, già da qualche
provvisorio e un po’ naïf, nel volgere di tempo, l’oscuro morbo l’ha fatto suo e gli
breve tempo diviene suo malgrado un ospite erode i polmoni. Cast orp, giunto
fisso di quel santuario della morte, dopo che “perfettamente sano” fin lassù, vedrà morire
i medici hanno scoperto anche a lui “une il cugino, ma quella stessa macchia nera
petite tache humide” ad un polmone. contagerà le sue carni come una sinistra
Questo evento, che pure non avrà gravi eredità. D’altra parte, l’ironia presaga
conseguenze cliniche, pone fine alla sua dell’assistente Krokowsky, un medico del
innocenza giovanile. Da quel momento la sanatorio fautore dell’“analisi dell’anima”, lo
montagna rimarrà oscuramente incantata aveva già bruscamente richiamato al
per i sette lunghi anni, scanditi dai riti confronto con la nerezza i nteriore
quotidiani della vita del sanatorio, durante i accogliendolo così al suo arrivo al sanatorio:
quali si protrarrà il suo soggiorno a quella “Ma allora lei è un fenomeno ben degno di
quota. Nell’interminabile sospensione del studio! Io, infatti, non ho ancora incontrato
tempo che lo attende, la “petite tache un uomo perfettamente sano”2.
humide” diviene il centro tenebroso e Il lento processo di
regressivo della sua esistenza, il lungo esilio t ra sforma z i one del la “la scoperta
interiore dal quale scrutare impietosamente personalità di Castorp si dell’ombra
se stesso, fino ad uscirne profondamente dipana, nel romanzo,
trasformato in vista del compimento del suo attraverso il confronto con fisica che lo
destino. Nonostante la noia che caratterizza gli ospiti del sanatorio. I abita assume
la vita del sanatorio e nella quale rischia rapporti che si sviluppano
quotidianamente di naufragare, la scoperta con a l cuni di essi un
dell’ombra fisica che lo abita assume un finiscono con il mobilitare
significato
signifi cat o i niziat i co che l o desta processi interiori che
progressivamente alla presa di contatto potremmo leggere come iniziatico”
consapevole e dolorosa con parti del equivalenti di tappe del
proprio Sé. Si tratta di una chiamata processo individuativo. Due ospiti del
lacerante che non concede sconti perché sanatorio - Settembrini, italiano razionalista
impone il confronto con la propria “verità” e liberale, e Naphta, gesuita un po’
per quanto amara essa sia. Solo dopo che mefistofelico - sono i suoi mentori
gli è stata diagnosticata la “petite tache intellettuali e morali. Razionalismo e
humide”, la severa atmosfera di Davos spiritualismo si contendono le simpatie del
contribuirà alla lenta crescita psichica e giovane discepolo, attraverso incessanti
morale del giovane Castorp. Come ebbe a controversie morali e dispute filosofiche. Si
dire lo stesso Thomas Mann durante una tratta di una pedagogia degli opposti,
conferenza: intellettuale e morale, che educa Hans
Castorp ad un sentimento più adulto e
Nel febbrile ermetismo della montagna magica, disincantato, ma non cinico e indifferente.
questo semplice soggetto riceve un incremento Questo affinamento spirituale ha però un
il quale lo rende capace di avventure morali,
carattere ancora troppo intellettualistico e
spirit uali e sensuali, che nel mondo detto
sempre ironicamente “pianura”, egli non
non basta a soddisfare le domande radicali
avrebbe mai osato sognare1 1 Mann T., Lezione all’Università di Princeton, in appendice
a: La montagna incantata, Corbaccio, Milano, 1992,
Castorp, arrivato a Davos, riabbraccia il p. 1225.
2 Mann T., La montagna incantata, Corbaccio, Milano,
cugino Joachim che in breve tempo lo
1992, p. 27-28.
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che il sovvertimento della sua esistenza gli spiritualità evocata dal bianco accecante
ha imposto. È necessario che l’incontro con della neve lo avviluppa e lo inebria.
l’ombra della “petite tache humide”
conduca la sua morale convenzionale al Era lieto della conquista che gli spalancava un
confronto con l’anima e alla disponibilità ad mondo inaccessibile e annullava quasi gli
ostacoli; esso lo fasciava con la desiderata
esserne trasformato in un senso più solitudine, la più profonda che potesse
profondamente personale. In effetti è immaginare, una solitudine che gli toccava il
proprio allora che una donna russa cuore con le sensazioni di un’enorme e critica
affascinante e un po’ inquietante, Madame lontananza dagli uomini.3
Chauchat, dagli occhi come “fessure
tartare” e dalle braccia sensuali, fa perdere Catt urat o dal l’i nflaz ione dell ’alt ezz a,
a Castorp il suo equilibrio di amburghese a Castorp va incontro al pericolo che attende
modo, sobrio e convenzionale. Come ogni uomo troppo estraniato da sé e dagli
resistenza al fascino che lo sta insidiando, altri e si smarrisce. Una violenta tormenta di
egli inizialmente è infastidito e turbato dalla neve lo assale e, persi i sensi, ha un sogno
bella russa, tanto da essere critico e archetipico. Nel sogno egli si trova
sferzante nei suoi confronti. proiet tat o i n un dol ce a m bient e
“Apertosi In realtà ne è sedotto nel mediterraneo, ricco di luci, colori e profumi.
profondo. La sensualità e il Varcato l’ingresso di un grande tempio
alla
noncurante charme di lei dall’architettura ellenistica, assiste ad una
s g ret ol an o il su o macabra scena:
relazione
armamentario di civilissime
con il Due donne grigie, seminude , coi capelli
abitudini ed egli finisce per
scarmigliati, i seni da streghe penduli e i
femminile innamorarsene. Apertosi alla capezzoli lunghi un dito, erano impegnate là
relazione con il femminile, dentro, tra sfiaccolanti padelle di fuoco, in un
Castorp quasi con stupore, Castorp lavoro orribile. Sopra un catino sbranavano un
scopre l’anima, l’altra metà bambinello, lo sbranavano con le mani in un
scopre
silenzio sinistro.4
del mondo che gli era stata
l’anima” fino ad allora ignota, una
Al risveglio Castorp è sconvolto dall’orrore
metà del mondo fatta di
di albergare in sé immagini così mostruose,
istinti, sentimenti, passioni, gelosie.
Ora Castorp, dopo il confronto con l’ombra ma non può più sottrarsi all’incontro con i
e con l’anima, è pronto a misurarsi con gli demoni dell’inconscio archetipico, al quale
la montagna iniziatica lo ha lentamente
abissi del suo inconscio archetipico.
preparato e fatalmente condotto. Dal sogno
Nell’episodio cruciale dello smarrimento
nella tormenta di neve, la sua avventura i r ro m po n o n el l a c os c i e nz a l e
interiore tocca il culmine. É il momento in rappresentazioni di uno smembramento e di
un pasto cannibalesco. Nella mitologia
cui il Sé lo chiama alla prova del confronto
classica questo è un tema della giovinezza di
solitario con le potenze terrifi canti
dell’inconscio. La vicenda prende le mosse Dioniso. Narra il mito che Dioniso fu
smembrato e cotto dai titani, ma in una
dal desiderio di Castorp di affrontare in
variante più simile al sogno di Castorp sono
solitudine una salita con gli sci verso l’alta
le nutrici stesse di Dioniso fanciullo a
montagna. Egli è ormai da qualche tempo a
trasformarsi in menadi furiose che lo
Davos, ma la rassegnazione e l’accidia che
dilaniano.
regnano nel sanatorio non l’hanno
definitivamente contagiato. Castorp inizia la
sua ascensione con una certa quale euforia 3 Ivi, p. 795.
4 Ivi, p. 827.
e lentamente l’atmosfera di rarefazione e di
Pagin a 22
Modulo I - Programma
In anteprima vi indichiamo gli argomenti che caratterizzeranno il Modulo II: l’apparato endocrino
e il linguaggio dell’unità; l’apparato urinario fra natura e cultura; i disturbi del comportamento
alimentare; il linguaggio del corpo tra psicosomatica e mito.
Marco Maio - Psicologo specializzato in psicoterapia presso l’Uni versité Européen Jean Monne t di Bruxelles
e presso l’Isti tuto ANEB. Docente dell’Istitu to Superiore di Stu di in Tecnologie dell’Infor mazione e della
Comunicazione e collaboratore del Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica dell’Università di
Genova.
“La scienza si forma più su una fantasia che progresso e Giorello G., Scienza: la forza degli affetti, rac-
su una esperienza e sono necessarie parec- colti in Preta L. (a cura di), Immagini e metafore del la
scienza, Laterza, Bari,1992.
chie esperienze per cancellare le nebbie del 6 Bion, W. R., cit. in Meg Harris Will iams, Underlying
La ricerca psicologica del profondo è attra- La pulsione necessita di uno stimolo, di una
versata da immagini e metafore che riman- energia e di una direzione di scarica: tutte
gono in una zona d’Ombra. metafore della vita animale, che per trovare
soddisfazione deve agire, muoversi.
Se cogliamo la profondità del messaggio di
Bachelard -“l’Immaginazione è la forza stes- Ma se la psicologia freudiana è ispirata dal-
sa della produzione psichi ca. Psichicamen- l’immagine animale, qual è l’immagine crea-
te, siamo creati dalla nostra fantasia”- non trice della psicologia junghiana? Quale im-
risulterà difficile riconoscere l’importanza di magine ispira il pensiero junghiano?
un’analisi delle immagini della scienza, nel La psicologia analitica junghiana sarebbe
nostro caso della scienza dell’anima. creata da immagini vegetali. Vediamo come.
alla psicologia delle masse, alla teoria psico- Torino, 1977, p. 488.
9 Jung C.G., Spirito e vita (1926), in Opere, vol. VIII, Borin-
antropologica del totem e tabù (il ruolo del- ghieri, Torino 1976, p. 349.
l’uccisione del padre nella nascita della cul- 10 Jung C.G., Anima e morte (1934), Opere, vol. VIII, Borin-
trasforma sé medesimo non mediante un Allo stesso modo la psiche raggiunge la sua
movimento, ma mediante la sua propria cre- compiutezza nell’autorealizzazione. Come il
scita. vegetale trova in sé il mezzo per il proprio
Infatti, mentre l’animale mediante la sua fine, così per mezzo del principio di indivi-
crescita non fa che realizzare una forma pre- duazione la psiche realizza il proprio fiore, il
scrittagli in precedenza, la pianta plasma la Sé, che trasforma l’intera personalità.
propria vita con il suo stesso crescere e as-
sume la sua propria forma in base alle circo- Mentre la crescita di un animale dipende
stanza che si presentano. Un cane, quando solo marginalmente dalle condizioni am-
cresce, ha sempre quattro zampe, due oc- bientali (in compenso esso agisce diversa-
chi, una testa; un melo invece si dirama ora mente a seconda della stagione o l’ora del
in due, ora in più rami, ogni ramo getta ra- giorno), il vegetale cresce più rapidamente
moscelli e foglie senza che gli sia prescritto di giorno che di notte, più rapidamente du-
in precedenza né il numero né la direzione rante una regolare alternanza di calore e u-
esatta, ma soltanto sulla base delle circo- midità, cresce diversamente a seconda della
stanze ambientali. Si rivolge posizione del sole o del luogo in cui si trova.
“ l’immagine alla luce, si piega, si attorci- Allo stesso modo il Sé necessita di condizio-
archetipica glia, trattiene l’acqua. ni ambientali precise per potersi sviluppare:
un “terreno” adatto, che è il rapporto con i
sarebbe la bisogni, una “temperatura” affettiva suffi-
Dunque il crescere della
meta pianta equivale all’agire dell’- ciente, un “sole” spirituale verso cui rivolge-
animale. re i propri fini, una “umidità” di pensieri.
spirituale a
cui tende la La natura di questa differen- Un animale finisce di crescere in breve tem-
za ci potrebbe far compren- po, una pianta cresce per tutta la sua vita;
natura dere più pienamente alcune smettere di crescere significa per essa ces-
dell’uomo” formulazioni junghiane a pro- sare di vivere. Allo stesso modo mentre l’Io
posito del Sé. smette di crescere piuttosto in fretta, la co-
scienza dell’Io cresce per tutta la vita, per-
La pianta è un essere che ha bisogno di lu- ché per tutta la vita assimila i contenuti del
ce, che tende a ri cercarla, spostandosi, con- Sé, lungo la crescita individuativa.
torcendosi, allungandosi.
Allo stesso modo l’immagine archetipica sa- Nell’animale gli organi, anche dopo che si
rebbe la “meta spirituale a cui tende la na- sono completamente sviluppati, continuano
tura dell’uomo”11 laddove spirito e luce a partecipare attivamente al metabolismo.
stanno in un rapporto analogico (non è ne- Nel vegetale invece gli organi una volta for-
cessario soffermarsi su questa analogia, ba- mati non hanno più a che fare col metaboli-
sterà il richiamo biblico: E Dio disse: "Sia la smo e con l’attività vitale: la materia incor-
luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era porata successivamente viene sempre usata
cosa buona e separò la luce dalle tenebre, solo per formare nuovi organi; i vecchi orga-
Genesi, 1, 3-4). ni rimangono come residuo di una prece-
dente attività vitale affinché su di essi se ne
Mentre nell’animale il punto più alto della possano sviluppare di nuovi, oppure cado-
vita viene toccato nel momento del comple- no. Così la materia legnosa dell’albero si e-
to sviluppo di tutti gli organi, nella pianta stranea sempre più da ogni scambio vitale
coincide con lo sviluppo di un nuovo orga-
no, cioè il fiore. E con questo, la sua crescita Jung C.G., Gli archetipi dell ’inconscio collettivo (1954),
11
con l’esterno, anzi l’albero può persino di- il suo correlato anatomico, il Sistema Nervo-
ventare cavo internamente e ciononostante so Vegetativo.
continuare ad essere vivo e germogliare e- Jung era interessato alla coscienza che vi è
sternamente. oltre l’Io, intuendo giustamente che
“Dell’incredibilmente importante regolazio-
Allo stesso modo il Sé è una tensione finali- ne dei processi interni del corpo, a cui serve
stica: i traumi, i conflitti, le parti morte, non il sistema nervoso simpatico, l’Io non ha che
partecipano attivamente al metabolismo una percezione crepuscolare”.
della psiche, cioè non incorporano necessa- I suoi studi lo persuasero che “un sostrato
riamente sempre nuova energia (tale è la nervoso come il sistema simpatico, così di-
natura dei “complessi”, invece); ma lasciano verso quanto a origine e a funzione dal siste-
il posto alle nuove parti, tanto da indurci a ma cerebro-spinale può produrre evidente-
chiedere se quei conflitti, quei traumi, più mente pensieri e percezioni con la stessa
che essere la causa di ciò che si è diventati facilità di quest’ultimo”13.
in età adulta, non siano da
considerare invece come la “Il sistema nervoso “simpatico”, non gover-
“Jung era preparazione al proprio de- na, come il sistema cerebro-spinale, l’attività
interessato stino, al proprio daimon , o
12 percettiva e muscolare dominando lo spazio
addirittura l’intuizione di ciò circostante; mantiene invece, senza organi
alla che si sarebbe diventati. di senso, l’equilibrio della vita, e non soltan-
In ogni caso, l’immagine ve- to ci trasmette per vie misteriose e tramite
coscienza
getale delle foglie che conti- stimoli sintonici la conoscenza della natura
che vi è nuano a germogliare nono- intima della vita di altri esseri, ma irraggia
stante un tronco cavo, ap- anche su questi la sua azione interiore. Esso
oltre l’Io”
partiene ad una psicologia è in questo senso la vera e propria base di
che riconosce nella vitalità, ogni participation mystique, laddove la fun-
unità e autonomia della psiche la sua vera zione cerebrospinale culmina nella separa-
natura. zione e determinazione delle qualità specifi-
che dell’Io, e attraverso l’intermediario spa-
La psicologia junghiana sul piano della sua ziale si limita a riconoscere il superficiale e
immagine creatrice, potremmo definirla una l’esterno. La funzione cerebrospinale speri-
“psicologia vegetale”; quella freudiana inve- menta tutto come esteriorità; il simpatico
ce, una “psicologia animale”. come interiorità”14.
Questa differenza sul piano dell’immagine Ecco di nuovo l’immagine vegetale. L’ani-
corrisponde, a ben vedere, a livelli psicologi- male (oltre che la funzione cerebrospinale)
ci differenti, che rispecchiano strutture ana- sperimenta tutto come esteriorità – agisce,
tomiche differenti. territorializza, si accoppia, aggredisce, ecc. –
Sul piano filogenetico possiamo collegare la
dimensione animale alle parti più evolute, la
dimensione vegetale alle parti meno evolu-
12 Prima della nascita, afferma Hill man, l’anima di ognuno
di noi sceglie una immagine o disegno che poi vivr emo sul-
te. Sappiamo che Freud intendeva occuparsi la terra. Il daimon è il compagno che ci guida e “ci ricorda
unicamente del sistema nervoso centrale, il contenuto della nostra immagine, gli el ementi d el dise-
senza entrare in merito al sistema nervoso gno prescelto; è lui dunque il portatore del nostro desti-
no” (Hillman J, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano,1997,
autonomo. La sua è una psicologia del Si- p. 23).
stema Nervoso Centrale, animale. 13 Jung C.G., La sincronicità come principio di nessi acausa-
Jung, invece, decise di entrare in rapporto li (1952), Opere, vol.VIII, Boringhieri, Torino, 1976.
14 Jung C.G., Gli archetipi dell ’inconscio collettivo (1954),
con le parti meno evolute della psiche e con Opere, vol. IX, tomo I, Boringhieri, Torino, 1980, p. 18.
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il vegetale (il sistema simpatico) come inte- cioè inconsce. Abbiamo osservato come la
riorità – la crescita, la formazione del fiore, i psicologia freudiana incorra in immagini ani-
germogli. Il rapporto della psicologia del mali e quella junghiana in immagini vegetali.
profondo con strati psichici e psicosomatici Tali immagini possono essere considerati
sempre più arcaici non deve farci pensare simboli di processi subliminali che vengono
ad una regressione dell’Io e di conseguenza costellati nella psiche che si apre alla cono-
non deve indurci nel grossolano errore di scenza e che elabora successivamente per
considerare la psicologia vegetale “più re- mezzo delle funzioni analitiche dell’Io.
gredita” di quella animale.
C’è una sostanziale differenza tra Un princi pio gnoseologico generale afferma
“regressione psicologica” e “confronto con che nell’atto del conoscere l’oggetto, il sog-
le parti più regressive”. getto si trasforma, ampliando le proprie po-
Il confronto con le parti più regressive non tenzialità conoscitive. Sul piano della scien-
costituisce necessariamente una perdita za dell’anima possiamo osservare che nell’-
delle funzioni più elaborate atto di conoscere nuove dimensioni dell’in-
conscio, la psicologia muta il proprio lin-
“il rapporto dell’Io (processo seconda-
rio), al contrario può rap- guaggio, si apre a nuove immagini, si tra-
con le presentare un arricchimen- sforma e amplia le proprie possibilità cono-
to in termini di creatività15. scitive17.
immagini
Sappiamo d’altra parte che
arcaiche esiste una regressione utile Potremmo tracciare una linea di sviluppo
c he Kri s c hia m a della conoscenza dell’inconscio che riper-
rappresenta
“regressione al servizio del- corre all’indietro, recuperandolo, il cammi-
una l’Io”. no evolutivo dell’uomo, dal vegetale all’ani-
Non c’è lo spazio in questo male.
evoluzione
lavoro per dimostrare il si-
per l’Io” gnificato del livello energe- È interessante notare a questo proposito
ticamente differente di una che il concetto di “pulsione” (Trieb), pre-
immagine simbolica in relazione alla forma- sente nella psicologia freudiana ma anche in
coscienza di cui è espressione16. È sufficien- quella junghiana (pur con significati diffe-
te ricordare che possiamo considerare le renti), significa sia “spinta”, “impulso”,
immagini filogeneticamente più arcaiche co- “scarica verso una direzione”, propri del-
me più difficili da comprendere per l’Io ma l’immaginazione animale, che “germoglio”,
più facili da assimilare per il Sé. Il rapporto proprio dell’immaginazione vegetale.
con tali immagini rappresenterebbe per l’in- Nel concetto di pulsione, aperto ad ambe-
dividuo la possibilità di integrare parti pro- due i fronti, quello animale e quello vegeta-
fonde del proprio inconscio al servizio della
15 Silvano Arieti (1976) a proposito dei processi creativi
propria individuazione.
introduce il concetto di un "processo terziario”. Secondo
Possiamo concludere affermando che il rap- l’autore nell’esperienza creativa sono presenti esperienze
porto con immagini più arcaiche rappresen- molto arcaiche e sottili della vita psichica che alimentano la
ta una evoluzione per l’Io, se vengono con- spinta affettiva: se sono contemporaneamente attive le fun-
zioni dell’Io che permettono l’analisi e la sintesi, allora a-
servate le sue funzioni analitiche e sinteti- vremo una integrazione di entrambi i processi primario e
che. secondario in una “sintesi magica” che può essere vista
come il superamento del dilemma conscio-inconscio.
16 Cfr. Frigoli D., Ecobiopsicologia. La psicosomatica della
Allo stesso modo, il recupero delle parti più complessità, M&B, Milano, 2004
arcaiche sul piano della conoscenza e in se- 17 Sappiamo quanto la psicologia del profondo, ad esem-
guito della scienza dell’anima (la psicologia) pio, ha ampliato il proprio orizzonte conoscitivo che a parti-
re dalle nevrosi, si è esteso ai disturbi della personalità, le
rappresenta l’integrazione di parti Ombra, psicosi e i disturbi psicosomatici.
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le, possiamo leggere il destino della psicoa- sione morfogenetica di un ordine e di un’ar-
nalisi fino ad oggi. monia archetipicamente implicita nella natu-
ra. Se per i cristalli tale ordine è solo il risul-
La psicologia “minerale” e il recupero tato di forze attrattive e repulsive capaci di
dell’Ombra delle idee mantenere gli atomi in posizione stabile nel
reticolo cristallino, per quanto riguarda le
Il cammino “a ritroso” nell’evoluzione sem- forme organiche, le forze in esse presenti
bra non essersi fermato da parte della cono- debbono integrare le configurazioni moleco-
scenza psicologica, o, da un altro punto di lari e atomiche specifiche in strutture non
vista, l’archetipo della filogenesi sembra ri- rigide, onde rispondere alle esigenze dina-
chiamare l’attenzione della psiche a ulteriori miche dell’ambiente esterno, interno e alle
profondità: la dimensione “minerale”. prospettive dell’evoluzione. Ora, se ogni for-
Già la rappresentazione junghiana dell’ar- ma può essere osservata al suo esterno co-
chetipo, in effetti, richiamava il regno mine- me cosa materiale, il suo interno, fatto di in-
rale, in particolare il “sistema assiale del cri- terazioni di forze e progetti direzionati ci
stallo”, il quale “preforma” sfugge sempre… Una conoscenza interna
“la
la struttura del cristallo che esamina ogni dettaglio subordinato e si
successione stesso nell’acqua madre, vede nella sua unità complessa, è uno stato
senza possedere un’esisten- di coscienza. Possiamo pertanto arrivare ad
delle za materiale sua propria.18 una prima conclusione: ogni forma è il
coscienze “rovescio” di un “diritto” rappresentato dal-
Con gli studi dell’ecobiopsi- lo stato di coscienza individuale di quella
implicite cologia quale nuova disci- forma. Come la successione delle forme co-
nelle forme plina che affronta il rappor-
stituisce la filogenesi, così la successione
to mente-corpo in una pro- delle coscienze implicite nelle forme costi-
costituisce spettiva filogenetica e ar- tuisce la filogenesi della coscienza. Nel
la chetipica, viene infine este- mondo inorganico tale stato di coscienza è
so questo tipo di immagina- presente in modo potenziale, in quello orga-
filogenesi rio inorganico alla microfisi- nico comincia a manifestarsi in atto e nel-
ca: l’intuizione junghiana l’uomo, pur essendo più evoluto, non è an-
della
della metafora dello spettro cora completo… Il termine Ecobiopsicologia
coscienza” elettromagnetico quale rap- sta appunto ad indicare la direzione indivi-
presentazione degli aspetti duante del vettore informativo o Sé psicoso-
infrarossi (I.R.) e ultravioletti (U.V.) dell’ar- matico, che in accordo con l’evoluzione
chetipo, diventa un modello operativo e di
ricerca.19 18 Jung C.G., Gli aspetti psicologici dell ’archetipo dell a Ma-
Il recupero della dimensione minerale è il dre (1938), Opere, vol. IX, tomo I, Boringhieri, Torino, 198-
0, p. 81
risultato di questo processo conoscitivo che 19 La banda del visibile corrisponde alla realtà della co-
si amplia aggiungendo dimensioni su di- scienza egoica capace di coglier e solo gli aspetti particolari
mensioni al poligono metaforico della co- della totipotenzialità energetica dell’archetipo. La banda
infrarossa corrisponde agli istinti delle specie viventi che
scienza.
l’uomo mantiene in sé in forma sublimata, e la banda del-
Secondo la prospettiva ecobiopsi cologica, l’ultravioletto corrisponde agli aspetti più sottili della psi-
“tutta l’evoluzione delle “forme naturali”, dai che e dello spirito, che l a coscienza ordinaria non coglie.
A partire da queste premesse concettuali l’ecobiopsicolo-
minerali, ai vegetali, agli animali, e all’uomo,
gia quale nuova metodologia di studio del continuum mate-
non sarebbero altro che una lunga catena di ria psiche affronta il polo infrarosso e quello ultravioletto in
“progetti” della filogenesi, attualizzata nel senso analogico e propone di “postulare che a ogni punto
del continuum sul versante “infrarosso” corrisponda un
corso del suo divenire. Inoltre, tutte le forme
analogo sul versante “ultravioletto”” (Cfr. Frigoli D., Eco-
naturali hanno in sé una tendenza innata alla biopsicologia. La psicosomatica della complessità, M&B,
propria individuazione, intesa come espres- Milano, 2004).
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“ispira” dapprima le forme viventi dell’am- un ruolo dominante che il simbolo riduce
biente (fase ecologica), “concentra” poi le soltanto in parte. Le conseguenze della pos-
informazioni ecologiche nelle strutture bio- sessione dell’Io da parte di un contenuto in-
logiche dell’uomo (fase biologica), per ritro- conscio sono note: perdita delle funzioni a-
varle in seguito negli aspetti psichici di esso nalitiche logico-razionali e regressione a sta-
come il linguaggio e i simboli (fase psichi- ti cognitivi maggiormente incentrati sul pro-
ca)”.20 cesso primario.
Gli studi di Bachelard, autore con cui abbia-
Riconoscendo gli aspetti filogenetici quali mo incominciato questo lavoro, ci hanno ri-
momenti particolari presenti nello sviluppo cordato che il pensiero (e la scienza in gene-
dell’essere umano e condensati nel suo psi- rale), appoggiandosi a delle immagini può
chismo21, l’ecobiopsicologia può includere rimanerne a tal punto posseduto da costrui-
le psicologie precedenti recuperandone, re il proprio discorso passando di metafora
dietro le impostazioni epistemologiche, gli in metafora, di immagine in immagine, pen-
aspetti analogici, dietro le parti in luce, gli sando di pensare, ma rimanendo sostanzial-
aspetti in ombra. Riappropriandosi della di- mente fissato ad un livello mitologico. È pro-
mensione filogenetica del- babilmente per questa ragione che Wittgen-
l’immaginario, in altre pa- stein ha potuto affermare che la psicanalisi
L’ecobiopsic- role, può recuperare anche è una "potente mitologia". Il carattere mito-
le espressioni di pensiero logico di una spiegazione risiederebbe, se-
ologia può
delle psicologie preceden- condo il filosofo, nella "sua capacità di im-
includere le ti, integrandole in una vi- porsi immediatamente come interpretazione
sione più ampia e amplian- universalmente valida, quella della quale
psicologie
do le proprie possibilità siamo convinti a priori, per delle ragioni
precedenti conoscitive.22
recuperando-
Le immagini che costella-
no il processo conoscitivo
20 Frigoli D., a cura di, La forma, l’immaginario e l ’Uno,
ne gli aspetti
Guerini Studio, Milano, 1993, p.87.
della psiche che indaga sé 21 Jung intuì per fettamente il ruolo del corpo ma non si ad-
analogici”
stessa, possono essere dentrò nel suo studio (“Sono personalmente convinto che
considerate come delle la nostra mente corrisponde alla vita fisiologica del corpo,
ma il modo con cui è collegata al corpo è per ovvie r agioni
metafore, cioè come figure in conoscibile”. C.G. Jung, "Letter to D. Cappon, March 15,
retoriche che aiutano ad esprimere un con- 1954," in C.G. Jung Letters, vol.2, p.160; “L'esper ienza del-
cetto in modo più chiaro, oppure possono la psiche è l a sola esperi enza immediata. Il corpo è metafi-
sico come lo spirito" C.G. Jung, "Letter to Henry Murray,
essere considerate veri e propri simboli. Il September 10, 1935," in C.G. Jung Letters, vol.1, p. 200).
presente lavoro ha riconosciuto nelle imma- 22 Se l a psicologia animale di Freud era r appresentativa del
gini animali, vegetali e minerali, delle imma- sistema nervoso centrale e la psicologia vegetale di Jung
era rappres entativa del sistema nervoso autonomo, l’eco-
gini simboliche e non semplici metafore. biopsicologia sembra rappresentativa di strati più arcaici
I simboli, come hanno dimostrato gli studi dello psicosoma: il tema dell ’organo e del la cellula. Cfr. Il
di Jung, sono innanzitutto forze provenienti sistema immunitario, l’Io e il Sé, L’archetipo della forza,
Cancro e AIDS, L’oro di Mida e la filogenesi ematica, in
dall’inconscio e quindi soltanto in parte ge- Frigoli, a cura di (1993).
stibili dall’Io (al contrario della metafora); 23 A questo proposito si può ricordare come il fisico premio
questo significa che il ri corso alle immagini Nobel W. Pauli, alli evo e collaboratore di Jung, dimostrò
che l’immagine dello spettro luminoso utilizzata da Jung
simboliche può avvenire anche inconscia- come metafora del continuum psiche-materia, non è una
mente, come è avvenuto del resto anche nel “analogia costruita razionalmente ma piuttosto un simboli-
corso delle descrizioni metapsicologiche ri- smo appena scoperto” (Pauli, Psiche e mater ia). Quella
che poteva sembrare una semplice metafora era secondo
portate.23 Pauli la scoperta di un nuovo simbolismo, nello specifi co
L’inconscio ha nei confronti della coscienza un simbolo della frequenza.
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L’evoluzione è la storia dell’auto-organizzazione della materia in sistemi più complessi: processo generale
che ingloba l’evoluzione prebiotica, quella biologica, quella della società umana, sino alle prospettive più
estreme della coscienza, che riguardano la progettualità e la spiritualità. Ecco perché i meccanismi più
scontati per spiegare l’evoluzione biologica – la lotta per la vita, le variazioni spontanee a livello dei
cromosomi, la selezione naturale – non bastano più e devono essere completati e generalizzati da nuovi
paradigmi, per renderli applicabili non solo ai sistemi biologici, ma anche ai sistemi sociali e alla psiche
collettiva, affinché si permettano nuove risposte a domande perenni, relative alla dimensione spirituale
incarnata nelle reti della vita. Questo punto di vista globale dell’evoluzione, ben riassunto dagli schemi di
lavoro dell’ecobiopsicologia, integra nello studio dei sistemi viventi tre concetti: energia, informazione e
tempo. Il suo scopo è quello di giungere a disegnare sotto la stessa luce la genesi dell’organizzazione della
vita e della società, la loro conservazione e la loro evoluzione in direzione di un ordine sempre più
complesso, neghentropico, capace di integrare in una visione d’assieme tanto le reti della vita quanto le
immagini della coscienza collettiva. Oggi si sa che il fenomeno vita è un fluire di energia e, nonostante la
fisica affermi che ogni processo energetico è irreversibile e diretto verso una propria meta costituita da uno
stato di riposo (entropia), la vita al contrario sembra sottrarsi a tale destino di quiete assoluta.
L’ecobiopsicologia, affrontando la questione degli sviluppi della teoria dell’informazione, ha introdotto un
nuovo paradigma che ha modificato radicalmente la nozione di equilibrio entropico: ogni scarto
dall’equilibrio termodinamico è equivalente a un’informazione. In altre parole, le espressioni «lontano dallo
stato di equilibrio» e «diverso dall’ambiente» hanno esattamente lo stesso significato. Ogni distacco
dall’equilibrio comincia da una semplice fluttuazione: è la nascita di una soggettività. Se questa viene
amplificata grazie al gioco delle assimilazioni informative e stabilizzata nel tempo da anelli di retroazione, si
creano le condizioni per l’autoconservazione. Date queste premesse generali si può affermare che ogni
fluttuazione aleatoria (un processo di apparizione di forma, la nascita di un pensiero originale, una nuova
teoria, ecc.) rappresentano la possibilità di una nuova organizzazione, ovvero un generatore di varietà, che sul
piano della complessità è alla base di ogni trasformazione, sia molecolare che psicologica.
1ª giornata - Domenica 02/10/2011 - “La ricerca dell’unità: il risveglio della coscienza globale.”
- I paradigmi moderni dell’evoluz ione: l’epigenetica e i sistemi auto organizzanti.
- Il nuovo modello evolut ivo: l’ecobiopsicologia.
- Un mondo sincronico.
- Le immagini del futuro.
2ª giornata - Domenica 6/11/2011 - “Adolescenza e senescenza nell’evoluzione dell’uomo, tra mito e
psicosomatica”
- L’idea di evoluzione nel macro e microcosmo.
- Il Miti e valori simbolici dell’adolescenza.
- Miti e valori simbolici della senescenza.
- Adolescenza e senescenza, tappe cruciali nel viaggio della vita: riflessioni ecobiopsicologiche.
3ª giornata - Domenica 04/12/2011 - “L’alba di Psychè: l’attaccamento, la nascita della mente e la sua
evoluzione: una prospettiva ecobiopsicologica”
- Alla ricerca della relazione mente cervello: la coscienza e l’inconscio.
- La teoria dell’attaccamento: aspetti pratici della infant-observation.
- Attaccamento, Sé riflessivo e Sé soggetto.
- Amore e Psiche: la nascita della mente nel mito.
In anteprima vi indichiamo gli argomenti che verranno trattati nei prossimi appuntamenti:
15/01/2012 - Le immagini alchemiche: la visione ecobiopsicologica.
12/02/2012 - Autismo. Lo scacco dell’evoluzione
04/03/2012 - Società iper-moderna e difese arcaiche. Un’evoluzione negli scenari della trasformazione interiore.
22/04/2012 - L’“Opera” del terapeuta: cambiamento, trasformazione, evoluzione nella terapia ecobiopsicologica.
13/05/2012 - Nuove prospettive del concetto di evoluzione . Evoluzione: l'ascesa della materia come dinamica tra
Eros e Logos. L'evoluzione costruttiva: dal caso e necessità alle strutture informate come base della trasformazione
e dell'evoluzione.
Sede: Doria Grand Hotel – Viale Andrea Doria, 22 – 20124 Milano.
Per maggiori dettagli, clicca qui.
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Giorgio Cavallari - Psichiatra, Psicoterapeuta, Direttore Generale dell‘ANEB, Direttore Scientifico dell‘Istituto
di Psicoterapia ANEB e Responsabile Scientifico dell‘area editoriale.
Simona Gazzotti - Psicologa e Psicoterapeuta specializzata presso l‘Istituto ANEB e collaboratrice nell'area
della Ricerca e dell'Editoria.
partiamo sono in primo luogo gli studi pio- grado di accedere a modalità di funziona-
neristici di Louis W. Sander (1978), e il filo- mento più articolate, adattative, ricche e po-
ne di lavori centrati sull’Infant Research tenzialmente creative.
(Beebe, Jaffe, Lachmann, Feldstein, Crown, Tale percorso non è però lineare, e nel suo
Jasnow 2000; Beebe e Lachmann 2002). In dispiegarsi conosce successi, balzi in avanti
particolare Sander (2002) mise a fuoco co- ma anche momenti di crisi, di disorganizza-
me fin dalle prime fasi della vita extrauterina zione e di disfunzionalità.
(una sua fondamentale osservazione riguar- Qualsiasi “Mondo”, compreso il mondo psi-
da un bambino di otto giorni) l’interazione chico della prima infanzia e quello ad un
bambino-adulto sia regolata dal “principle tempo naturale e sacro formato dalla madre
of joining directionality”, traducibile in italia- con il suo bambino è un Cosmos organizza-
no come “principio di direzionalità connet- to che conosce momenti di Chaos, dove le
tente”. tenebre sembrano inghiottire la luce, ma
In una prospettiva ecobiopsicologica, tale dove dalle tenebre può riemergere la luce, e
principio significa che neonato e adulto co- la dialettica archetipica Luce-Ombra trova
stituiscono nel loro incontro un sistema di- concreta, umana, drammatica e niente affat-
namico complesso capace di mantenersi e to intellettualistica applicazione. Un Co-
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smos che è un sistema dinamico complesso, quindi ad una sorta di resa rassegnata. Tale
vulnerabile ed insieme potenzialmente ge- microepisodio si caratterizza inoltre per il
nerativo. frequente ricorso da parte del bambino a
In questa prospettiva vogliamo rileggere in precoci strategie auto regolatorie e auto
chiave ecobiopsicologica un'altra fondamen- consolatorie, quali per esempio toccarsi i
tale acquisizione degli studi di Infant Rese- capelli o succhiare il pollice (Gianino, Tro-
arch, quella ottenuta grazie ai lavori basati nick, 1988). Lo sperimentatore allora da la
sul paradigma del volto immobile (Still- consegna alla madre di abbandonare il volto
Face) condotti da E. Tronick e dai suoi colla- immobile, riprendendo la interazione gioco-
boratori (Cohn e Troni ck 1983). Tale grup- sa, sintonizzata e comunicativa. Non imme-
po di ricerca ha ampliato la conoscenza spe- diatamente, ma gradualmente, il bambino
rimentale dell’attività di comunicazione e re- riguadagna l’ingaggio e il sistema si ricom-
golazione emotiva che caratterizza la relazio- pone. Assistiamo in diretta al preziosissimo
ne tra madre-bambino nei primi mesi di vita. attuarsi di quello che può essere definito un
L’esperimento del “volto immobile” (still fa- processo riparativo.
ce), che brevemente descriveremo, è estre- Si badi bene, non è stato
mamente semplice nella sua realizzazione, e semplicemente restaurato “La luce ha
di drammatico impatto nella comprensione un ordine funzionale prece-
ripreso il
del suo significato e nelle considerazioni che dente, ma ne è stato creato
se ne possono trarre. Concretamente, una uno nuovo: dal punto di vi- posto
coppia madre-bambino viene filmata a parti- sta ecobiopsicologico il Co-
dell’ombra,
re da un momento di normale interazione smos della coppia adulto-
sintonizzata: il bambino coinvolge la madre, bambino ha conosciuto il ma è la luce
ne attira la attenzione, ne chiede e ne ottie- Chaos temporaneo per a c-
ne la cooperazione nel gioco comune. La cedere ad una nuova orga- di un
madre risponde con adeguata attenzione e nizzazione. La luce ha ripre- giorno
livello di coinvolgimento, con una mimica so il posto dell’ombra, ma è
attenta, sorridente, adeguatamente espres- la luce di un giorno nuovo, nuovo”
siva e reattiva di fronte ai messaggi inviati non è semplicemente il ri-
dal bambino, e pronunciando parole e suoni torno della luce di ieri. Riprendendo il con-
che testimoniano un ingaggio coinvolto e in- cetto di “espansione diadica della coscien-
tenzionalmente mirato a mantenere la co- za” (Tronick, 2003) che segue ai processi di
municazione aperta. A un certo punto lo riparazione, Tronick apre la via a quello che
sperimentatore dà una consegna precisa al- nella concezione ecobiopsicologica porta a
la mamma: passare di colpo ad una mimica connettere tale nozione di espansione della
inespressiva (volto immobile), al silenzio, al- coscienza a quello di evoluzione creatrice.
l’assenza di risposte sintonizzate di fronte Un nuovo modo di essere nel mondo, carico
alle comunicazioni gestuali, mimiche, vocali dell’esperienza della crisi e del recupero re-
del bambino. Nel corso del filmato si vede lazionale che l’ha seguita si dischiude come
chiaramente come il bambino risponda a ta- risultato di un momento di creatività comu-
le situazione “critica”, situazione di disorga- ne messo in atto dal sistema complesso ma-
nizzazione di un sistema comunicativo fino a dre-bambino. Nell’ottica proposta tale recu-
quel momento ben funzionante: tenta con pero non è da intendersi in termini esclusi-
varie modalità di ripristinare la comunicazio- vamente empatici o emotivi, si tratta di una
ne, e di fronte al mantenimento del volto im- ricucitura relazionale fondata sulla possibili-
mobile può passare a reazioni di protesta, tà di condivi dere il senso di quanto speri-
talvolta chiaramente rabbiose e aggressive, mentato: il bambino può sentirsi non solo in
nei confronti della madre, per giungere contatto emotivo, ma anche compreso dall’-
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altro, sviluppando al contempo un’immagine somatico che stiamo considerando nel no-
di sé come efficace, del tipo “so farmi capi- stro lavoro, e che possono essere più preci-
re”, “sono in grado di farmi comprendere”. samente così articolati: impariamo a vedere
Ciò che in modo un po’ innaturale avviene perché qualcuno ci vede, impariamo ad a-
in laboratorio è il paradigma di una infinità scoltare perché siamo ascoltati, e imparia-
di rotture, micro-rotture, ricostruzioni riusci- mo ad “andare incontro” perché qualcuno
te, parziali, fallite che caratterizzano la storia viene verso di noi, si piega verso di noi.
di ogni essere umano nel suo rapporto pri- Orange lo fa però in un modo particolare,
mario con la madre e, cosa non meno im- riferendosi a due autori di matrice non psi-
portante, anche nei rapporti a significativa coanalitica ma filosofica, e appartenenti non
valenza affettiva presenti per tutta la vita che alla tradizione anglosassone ma a quella più
vanno ben oltre la famiglia e l’infanzia, a li- speculativa franco-tedesca. Il primo è Gada-
vello micro e macrosociale. mer (Gadamer 1979), il cui pensiero è stato
La madre muta, con la faccia inespressiva, definito una “ermeneutica della voce dell’Al-
con il corpo che si sottrae al tro”: per lui la voce, che in una prospettiva
“ognuno di dialogo tonico può essere ecobiopsi cologica definiamo come una fun-
letta in una prospettiva eco- zione peculiare espressiva della forma-
noi per biopsicologica come il uomo, è “la voce che consente che ciò che
esistere ha
drammatico sottrarsi di tre appare lontano e alienato parli di nuovo”.
funzioni vitali, archetipiche, Nessuna migliore definizione può essere da-
bisogno di incardinate nella forma psi- ta del silenzio che accompagna la faccia im-
cosomatica tipica dell’uomo mobile di Tronick: qualcosa che il bambino
qualcuno
che sono indispensabili af- non spiega, ma sperimenta drammatica-
che ci guardi finché l’alba di Psychè, l’on- mente come un silenzio che esprime lonta-
togenesi di ciò che è pro- nanza, estraneità e alienazione, mentre il ri-
vedendoci,
fondamente umano possa torno della voce della madre riporta a quella
che ci parli avere luogo: ognuno di noi vicinanza e riconoscimento che permette di
per esistere fin dai primi ricostruire il dialogo.
ascoltando-
giorni di vita ha bisogno di E’ interessante notare come la “voce” di cui
ci e che qualcuno che ci guardi ve- andiamo parlando non sia tanto la voce a-
dendoci, che ci parli ascol- settica, denotativa in cui prevale il momento
interagisca
tandoci, e che interagisca di veicolazione di un contenuto (ad esempio
sentendoci” con noi a livello somatopsi- lo speaker del telegiornale che fornisce sin-
chico “sentendoci”, in un teticamente notizie), quanto piuttosto il mo-
incontro autenticamente dialogante. mento psicosomatico in cui un “soffio” pro-
L’indagine ecobiopsicologica riconosce il va- veniente dai polmoni, plasmato dalla laringe
lore euristico degli studi dell’Infant Rese- e dalla lingua sotto l’influsso di precisi sti-
arch, e in una prospettiva complessa ne in- moli nervosi porta alla genesi di “suoni” che
terroga il senso profondo portando i risultati al di là del loro valore semantico (in sé in-
di tale metodo all’incontro con altri contri- comprensibile per i bambini piccoli) comu-
buti forniti da pensatori che a loro volta si nicano grazie al loro ritmo, alla loro cadenza,
ispirano a una visione centrata sul paradig- alla loro musicalità, e al loro appartenere a
ma della complessità. In un saggio di recen- un corpo che si piega verso, che si incontra
tissima pubblicazione e di alta significatività toccandosi con il corpo di chi ascolta. Una
per la riflessione che stiamo conducendo, prossimità umanizzante, che parla e che dia-
Donna M. Orange (Orange 2011) getta uno loga, che Gadamer descrisse con il termine
sguardo psicoanalitico e insieme complesso tedesco Horizontsverschmelzung, molto ap-
ai tre nodi archetipici dello sviluppo psico- prossimativamente traducibile come
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INTELLIGENZA ANALOGICA.
Oltre il mito della ragione
a cura di Diego Frigoli
M&B Edizioni, Milano 2005
PSICOSOMATICA E SIMBOLO.
Saggi di ecobiopsicologia
AA.VV. (a cura di Diego Frigoli), Ed. Armando, Milano 2010
BIBLIOGRAFIA
• DAL SÉ AL SOGGETTO
di Giorgio Cavallai, La Biblioteca di Vivarium, Milano, 2005
Cosa ne pensa del continuo scambio nella attraverso l’esterno, il rivestimento, il carattere
storia della sua disciplina tra artificiale e dell’interno in modo allusivo. L’architetto doveva
naturale? pensare all’effetto che intendeva raggiungere,
Per secoli gli architetti, interrogandosi su come ossia la sensazione che lo spazio doveva
l’uomo aveva imparato a costruire, si son chiesti produrre sullo spettatore: poteva essere la paura
se l’uomo sia partito dalla capanna e quindi o lo spavento, come in un carcere; il senso di
abbia intrecciato i rami degli alberi come prima calore, come nella propria casa; il rispetto per
delimitazione dello spazio, usando la natura l’autorità, come in un palazzo del governo.
direttamente come materiale da costruzione. Stimmung, voce di dentro? Stato d’animo e
Ancora oggi usiamo la natura, variamente molto di più!
trasformata: usiamo la sabbia, i mattoni che Ma in che modo l’esterno allude all’interno
sono argilla cotta, persino il ferro. E’ senza rappresentarlo direttamente?
impensabile che si prescinda dai materiali della Attraverso un uso adeguato del materiale e della
natura per costruire una casa. forma, rispettando il linguaggio formale che ogni
Due colonne di Bramante, nei Chiostri di materiale possiede! E il principio del
Sant’Ambrogio a Milano, fatte alla maniera di un rivestimento è applicabile anche alla natura:
tronco d’albero evocano la questione del l’uomo è rivestito di pelle, l’albero di corteccia.
rapporto e dell’origine di ogni forma costruita Alcuni architetti hanno lavorato
con la natura. sull’analogia tra edifici e corpo, “alcuni
Jean-Jacques Lequeu (1757-1826), architetto di tra faccia e facciata: così come
sogni, ossessioni e pietre sbozzate grosse, negli edifici anche nell’uomo, la architetti
insiste sul tema del bosco, della capanna faccia e il corpo possono hanno
primitiva, della grotta e sul tema ambiguo del esprimere o celare gli stati
rapporto tra artificiale e naturale. Solo per gradi d’animo. lavorato
semb ra ch e d alla n atur a si giun ga Non distante è Jung quando ci
all’architettura. fa r i fl etter e s u l r u o lo sull’analo-
Goethe parla a proposito dell’architettura di fondamentale dell’analogia per gia tra
seconda natura che opera a fini civili.1 E ritengo la comprensione del mondo.
che tutta l’architettura rientri in questa Raffaello (1483-1520), pittore edifici e
definizione. e architetto italiano, tra i più
Schinkel (1781-1841), Maestro di buona celebri del Rinascimento, per corpo”
architettura e autore - tra l’altro - di una raccontare al Papa cosa sia la
straordinaria scenografia della Zauberflöte di pianta in architettura, scrive che essa somiglia
Mozart, precisa che l’architettura è la messa in alla pianta del piede, una pianta che però non
opera della natura. Ecco, nei disegni di Schinkel dà informazioni esaustive sulla configurazione
prende corpo una piccola chiesa sulle pendici del corpo. Dentro a questa definizione Raffaello
dell’Etna: il basamento sembra a poco a poco racconta l’architettura...
trascolorare dalla indistinta massa petrosa della
montagna fino a una partitura regolare di In che modo l’analogia tra uomo e
blocchi squadrati. cos t ruzi one di vi e ne i mporta nt e i n
Sembra che si delinei una trasformazione per architettura?
gradi che passa per un lungo percorso che va La questione dell’analogia è feconda di come la
dal naturale all’artificiale, dalla roccia alla faccia dica e non dica, di come possa
modanatura, dall’informe fino al rettangolo dissimulare, per giungere poi a questioni che
aureo. E’ questo il percorso dal naturale riguardano il vestito e il rivestimento, l’abito e le
all’artificiale, fino a conferire il carattere per abitudini.
mezzo di un ordine. L’uomo quindi parte da se stesso e dal vestito
che è una delle prime cose che usa.
Oggi come conferisco ad un edificio il suo L’atto di rivestire la casa, nel pensiero
carattere?
Adolf Loos (1870-1933), architetto austriaco, si
chiedeva come fosse possibile evocare 1 J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura.
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rapporto capace di tutto spiegare. Non è questo d’oro si trova origine e progetto insieme: una
del resto il significato iniziatico del numero d’oro proporzione geometrica, un legame fra due
indagato da Matila Ghyka? lunghezze, che, per le sue straordinarie
proprietà, ha ricevuto il nome di “sezione
aurea”. La sezione aurea si ritrova come
principio ispiratore di armonia e simmetria,
come regola universale utilizzata da pittori,
artisti, architetti, musicisti.
Le nombre d’or di Ghyka ha una prima parte
dedicata al raffronto tra le geometrie e le
proporzioni di alcuni edifici classici. E’ la parte di
più facile accesso e comprensione e spiega i
concetti che gli Antichi misero in gioco per
tradurre la sezione aurea in uno strumento
efficace al progetto. La seconda parte del
volume è invece di carattere iniziatico,
simbolica, analogica, e ripercorre le strade,
spesso sotterranee e occulte, attraverso le quali
La conchiglia del Nautilus pompilius segue una curva il cui fattore di quella che un tempo era una conoscenza
crescita costante è rigorosamente «aureo», la sua forma è una spirale
logaritmica.
segreta, è giunta fino a noi.
Matila Ghyka parla di sinfonia perfetta: gioco
Matila Ghyka (1881-1965), matematico, storico, delle proporzioni che ritroviamo nel corpo
scrittore e musicista, nel suo lavoro ricerca, nei umano e che l’architetto perseguirà nell’opera
diversi aspetti del reale, dalla natura, al corpo, con l’arte di analoghe corrispondenze.
alla musica, alle opere architettoniche, i numeri In un punto centrale di questo libro, parla di
che ricorrono. simmetria, concependola non unicamente come
Dalle sue riflessioni e dai suoi studi arriva a rappresentazione di figure specchiate rispetto
spiegare che è possibile tenere insieme il tutto ad un asse centrale, ma, riprendendo Vitruvio,
attraverso il “numero d’oro”, un numero che ci come ‘concordanza delle misure tra i diversi
permette di capire le sequenze, le proporzioni. Il elementi dell’opera così come tra i singoli
numero d’oro è allora la chiave che spiega elementi e l’insieme… come per il corpo umano,
perché alcune forme siano più armoniche di del resto, essa deriva dalla proporzione, dalla
altre. consonanza tra ogni parte e il tutto. Questa
Tale numero è la sezione aurea2 che riguarda simmetria è regolata dal modulo, cioè l’unità di
quindi anche il rapporto che si stabilisce tra le misura di base (per l’opera considerata) ciò che
parti. Il numero d’oro è l’archetipo i Greci definiscono il NUMERO. Che vi sia
dell’architettura mediterranea? Nel numero adeguata proporzione tra altezza e larghezza, tra
larghezza e profondità. E che tutte le parti
abbiano il loro posto nella simmetria totale
dell’edificio…’ (Ghyka, 1931).
Le Corbusier (1887-1965), amico di Matila
Ghyka, ritorna sul tema del rapporto tra
proporzioni e bellezza. In Vers une architecture,
ripercorre il mito delle origini dell’architettura.
ne che esiste tra luce e ombra, si connota nel proprio l’integrazione di questa parte. Come
senso del conflitto ma anche della comple- si può integrare l’ombra delle forme?
mentarità. Qual è allora il rapporto tra luce, Io ne so quanto me... parto dal mio lavoro e da
ombra, forme in architettura? ciò che imparo nel lavoro degli studenti.
Nel rispondere alla sua domanda vorrei partire Dice del resto il Talmud che il mondo si regge
dall’esperienza del Laboratorio di Progettazione sul respiro degli studenti.
della Facoltà di Architettura. Quando gli studenti Gli studenti percepiscono i corpi, la materia con
fanno un disegno piatto, in cui rappresentano la quale costruire, la terza dimensione solo nel
solo le membrature, non si riesce a cogliere la momento in cui mettono l’ombra ai disegni. La
profondità e la matericità dei corpi di fabbrica, realtà virtuale è fatta di comunicazione fredda,
delle facciate, delle sezioni che dei corpi son la congelata, ma non di cose provate, è come se
tomografia.. il disegno non raggiunge il puntum, mancassero i corpi.
il corpo è distante dalla realtà... non è corpo, ma Freddi sono i disegni che riducono i corpi a tra-
pura astratta rappresentazione non costruibile, me o superficiali orditi e le case, figlie di quel-
l’ombra è la vita quale conseguenza della luce. l'ombra negata, il più delle volte esprimono que-
Questa sensazione si accentua nel vedere i dise- sta mancanza. E tutto questo in un'epoca di cor-
gni virtuali, in cui si colgono solo le linee, il trat- pi molto esibiti eppure totalmente assenti.
to. E’ come vedere solo lo schema di un corpo La calda vita
che risulta totalmente privo di fascino, incapace al contrario
di provocare un’emozione. Quando invece gli vien invece
studenti cominciano a disegnare con le ombre, fuori nella
iniziano a capire che i corpi hanno una profondi- sequenza di
tà, uno spessore e in tal modo i corpi diventano spazi: la luce
materia, cominciano a sfogliarsi, diventando in- mi attira e mi
teressanti. Solo allora comprendo che i corpi prende per
non sono virtuali, non sono un foglio di carta, ma mano in un
sono materia, come una pietra che pesa, un pez- criptoportico
zo di legno che è caldo, un vetro che è freddo e a villa Adria-
scivoloso. na come in
Basta un tratto al grande disegnatore per dar la un interno di
sensualità di una schiena con una leggera om- casa dis- Piano della Sforzinda di Filarete
bra. velato per
Rappresento quindi dei corpi che hanno un loro gradi, mi fa cogliere uno spessore murario dietro
spessore e che reagiscono. Questo è il lavoro a un tratto scuro. La luce e la sua ombra mi dan-
più difficile da far capire: cioè che tutte le forme no lo spessore e il tempo di un muro visto a I-
portano con loro la vita, cioè il sole che le illumi- stanbul scavato dal passare delle esperienze, la
na e l’ombra portata con sé. luce mi tira dentro nel racconto, ma se fossi solo
Non è dato corpo che non porti con sé la sua abbagliato non coglierei la piega che mi fa entra-
ombra. re.
Questo mi pare analogo alla questione del dai- E per entrare tocca mettersi in ascolto, altrimen-
mon di Platone (428-348 a.c.), quell’entità inter- ti non si passa.
media tra il piano divino e umano, quel compa-
gno “unico e tipico nostro” affidatoci, secondo il L’ombra appare allora come un prezioso stru-
mito platonico, prima della nascita. Ci portiamo mento di conoscenza per la comprensione
dietro questa parte inseparabile che per i corpi è del mondo materiale e delle leggi della scien-
l’ombra. Tolta l’ombra non siamo più. za e del mondo immateriale e le dinamiche
della psiche. Come l'ombra e la luce diventa-
Questo concetto richiama il tema junghiano no elementi fondamentali in architettura?
dell’ombra definita come l’insieme degli at- La luce, con la sua ombra portata, diventa mate-
teggiamenti non sviluppati della personalità, riale da costruzione. Nell’architettura che è co-
il lato oscuro della personalità, la parte rifiu- me il mondo, non è pensabile che una luce non
tata e rimossa di sé. Un aspetto essenziale porti con sé anche l’ombra.
nel processo di individuazione risulta essere
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Non la piena superficie, non il piatto, non il fo- form e. Prim a non ho neanche la coscienza del
glio o la nuda cartilagine bianca è spazio: la luce luogo.
pura è troppa, è come fotografare il sole che ti Mille volte vorrei saper rappresentare l’ombra di
acceca. un portico e da quella solo quella saper prende-
La pura luce del bianco assoluto non dà spazio. re per mano chi guarda e raccontare del portico,
Anche se chi lavora sul bianco sa come porsi in senza mostrarlo. Da quell’ombra e solo da quel-
ascolto delle pieghe tra cui passar di stato (ma la vorrei far cogliere la grandezza dell’edificio.
questo a che vedere con la meditazione e l’al- Ma l’edificio, in quel disegno, non c’era.
chimia e sta forse nell’eterico?).
La luce crea ombre e, quindi, plasticità, gene-
ra sensazioni spaziali. E’ attraverso la luce
che l’architettura prende vita?
La luce sfoglia, è in grado di darci la sequenza.
Mi viene in mente una frase di Le Corbusier che,
visitando degli scavi di Pompei, esclama
“Architetti rispettate i muri”4! Egli si trovava in
uno spazio oscuro e viene attirato da una parete
sul fondo illuminata dall’alto e la luce lo attira. In
questa sequenza spaziale, di uno spazio più scu-
ro che va verso uno più illuminato e che in mez-
zo ha vari gradi di luce e di ombra, si riescono a
cogliere una serie di profondità e di consapevo-
lezze che altrimenti non sono date.
Penso che per progettare la realtà si debba at-
tentamente studiare la realtà, come lo scrittore
deve avere una grande biblioteca di altri scritto-
ri. Per l’architetto l’esperienza degli spazi, vede-
re il mondo e viaggiare sono elementi fonda-
mentali. Conoscere per l’architetto è indissolu-
bile da ri-conoscere. Vedere, disegnare e cono-
Il centro del corpo u mano è inol tre per natura l’ombelico; infatti,
se si sdraia un uo mo sul dorso, mani e piedi allargati, e si pun ta scere rappresentano un percorso insostituibile
un compasso sul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, di gradi di avvicinamento della realtà, attraverso
descrivendo un cerchio, l’estremità delle di ta delle sue mani e cui poterla ricostruire. Cosa puoi saperne del
dei suoi piedi” (De Architectura, Vitruvio)
mondo delle forme se le hai costruite solo a ta-
E’ la luce in rapporto al volume che porta con sé volino? Bisogna averne esperienza, devi avere
inevitabilmente l’ombra. Sono poco interessanti manipolato i corpi, devi averli persino traditi, pe-
le fotografie, i disegni che colgono le forme nell’- rò conosciuti rispetto a quello che sono in grado
attimo in cui la luce non ha ombre. Invece divie- di raccontare.
ne seducente la luce con l’ombra portata, che
rimanda al corpo che capisco. Ed è da questa 4 Le Corbusier, Vers une architecture, Paris 1923-1.
mancanza di luce che io sento la necessità di al-
tra luce. Bibliografia
Ancora forse in questo caso sostener la ragione F. Collotti, Appunti per una teoria dell’architettura,
del demone meridiano mediterraneo sudato e Quart Edizioni, Lucerna, 2002.
sensuale versus quelle latitudini dove la moda- F. Collotti, Architett ure 1.2.3., Accademia Universa
natura par pallida e asettica. Press, 2009.
Se è pensabile, in rari casi, la luce senza l’om- C. Matila Ghyka, Le nombre d’or, Editions Gallimard,
Paris, 2002.
bra, non è pensabile l’om bra totalm ente priva di
G. Pirazzoli, F. Collotti, Da zero a tre dimensioni, Bi-
luce, è uno spazio che non posso pensare, co-
blioteca del Cenide, Reggio Calabria, 2007.
m e la caverna di Platone . M i rendo conto di es- Le Corbusier, Voyage d’Orient, Forces Vives, Paris,
sere in una caverna nel m om ento in cui da fuori 1966.
entra luce e incom incio a vedere delle om bre di Le Corbusier, Vers une architecture, Paris 1923.
J.W. Goethe, Scritti sull’arte e sulla letteratura, a cura
Pagin a 50
Vi è nell'uomo un duplice potere attivo: l'u- medicina presso l'università di Tubinga, che
no che agisce invisibilmente, o potere vita- egli riceve i primi insegnamenti in medicina
le, e l'altro che agisce visibilmente o forza
meccanica. Il corpo visibile ha le sue forze
e in chimica. In seguito, sotto l'abate ed al-
naturali, e il corpo invisibile ha le sue forze chimista Giovanni Tritemio, studia chimica
naturali egualmente; i rimedi di tutte le ed occultismo. Per quanto riguarda la sua
malattie o lesioni che possono colpire la
formazione universitaria, che avviene tra il
forma visibile sono contenuti nel corpo in-
visibile..." 1509 e il 1515, lui stesso dice di aver fre-
quentato varie università. A quanto pare,
Paracelsus
non subisce alcun fascino da parte della
Sorbona di Parigi, che pure era all'avanguar-
Philippus Aureolus dia dal punto di vista del sapere anatomico.
Theophrastus Bomba- La sua fortuna pare quella di venire a con-
stus von Hohenheim tatto con la medicina innovativa dell'Italia
detto Paracelsus o Pa- settentrionale. Si laurea in medicina presso
racelso (Einsiedeln, 14 l'Università di Ferrara, alla quale non rimane
novembre 1493 – Sali- fedele, poiché si opponeva ad un cambia-
sburgo, 24 settembre mento del sistema medico. La sua vita è e-
1541) è alchimista, a- stremamente movimentata e difficile da ri-
strologo e medico sviz- costruire perché, notoriamente, Paracelso
zero. Paracelso o Para- ha abbellito la sua biografia di particolari in-
celsus (che significa ventati ed avventurosi. Secondo quanto lui
"eguale a" o "più grande di" Celsus, l'enciclo- dice, dopo aver lavorato nelle miniere in
pedista romano del primo secolo Aulus Cor- Germania e in Ungheria, dove ha appreso i
nelius Celsus1, noto per il suo trattato di segreti dei metalli, intraprende lunghi vaga-
medicina) è una delle figure più rappresen- bondaggi che lo portano in Italia, soggior-
tative del Rinascimento. Si laurea all'Univer- nando a Torino, e poi in Spagna, in Germa-
sità di Ferrara, più o meno negli stessi anni nia, in Inghilterra, in Svezia, in Polonia, in
di Copernico. Transilvania, fino ad arrivare pure in India e
Paracelso è figlio di Wilhelm von Hohen- in Cina. Pare che abbia visitato anche la
heim e di una serva ecclesiastica. Nasce ad Russia, alla ricerca delle miniere dei Tartari,
Einsiedeln, in una delle case vicine al mona-
stero di Unsere Liebe Frau, una delle stazio-
AREA BIOGRAFIE
dove sarebbe stato fatto prigioniero dal mente, mentre nella malattia si separano. Il
Khan, che gli avrebbe svelato dei segreti. medico si getta quindi alle spalle la teoria
Molto importante è per lui l'esperienza di degli umori da tutti condivisa. Nella prima
medico militare, prima durante la guerra ve- metà del XVI secolo sostiene infatti:
neziana, più tardi in Danimarca e in Svezia.
Tornato in Germania, la sua fama aumenta «come infatti attraverso uno specchio ci si
rapidamente e nel 1527 gli è offerta la cat- può osservare con cura punto per punto, lo
tedra di medicina all'Università di Basilea. stesso modo il medico deve conoscere l'uo-
Paracelso, nello stesso anno, fa bruciare mo con precisione, ricavando la propria
pubblicamente dai suoi studenti i testi di scienza dallo specchio dei quattro elementi
Galeno ed Avicenna, bollandoli come igno- e rappresentandosi il microcosmo nella sua
ranti in materia medica. Poco dopo inizia a interezza [...] l'uomo è dunque un'immagine
perdere anche quella stima e fiducia da par- in uno specchio, un riflesso dei quattro ele-
te degli studenti che fino allora lo avevano menti e la scomparsa dei quattro elementi
appoggiato. La sua opposizione aperta sia comporta la scomparsa dell'uomo. Ora, il ri-
alla medicina tradizionale, sia alla nuova flesso di ciò che è esterno si fissa nello
medicina nata tra Italia e Francia e la sua in- specchio e permette l'esistenza dell'immagi-
dole polemica lo portano a perdere il lavoro ne interiore: la filosofia quindi non è che
fisso di insegnante presso l'Università di Ba- scienza e sapere totale circa le cose che
silea. Lascia infatti la città nel gennaio del conferiscono allo specchio la sua luce. Co-
1528, anno in cui le università francesi e me in uno specchio nessuno può conoscere
quelle italiane riscoprono i classici di Galeno la propria natura e penetrare ciò che egli è
ed Avicenna. (poiché egli è nello specchio nient'altro che
una morta immagine), così l'uomo non è
Secondo questo singolare personaggio, i mi- nulla in sé stesso e non contiene in sé nien-
gliori insegnamenti per un medico non pro- t'altro che ciò che gli deriva dalla conoscen-
vengono affatto dai veneratissimi medici del za esteriore e di cui egli è l'immagine nello
passato, come Ippocrate, Galeno o Avicen- specchio.»3
na, bensì dall'esperienza, quella stessa che
lui aveva raccolto nei suoi numerosi viaggi e Inoltre alla teoria dei contrari egli oppone la
che voleva trasmettere ai suoi alunni. Alla teoria dei simili, già presente presso i primi-
retrocessione agli antichi egli voleva con- tivi e gli egiziani, secondo la quale una ma-
trapporre il progresso, uno slancio verso u- lattia può essere curata con la stessa sostan-
no studio più approfondito della natura, in za da cui è stata causata.
cui lui era convinto ci fosse la cura per ogni Quella di Paracelso è una medicina che po-
sorta di malattia. In particolare, come egli ne al centro l'uomo vivo. Egli dà molta im-
spiega nei dieci libri degli Archidoxa, nella portanza ad un'attenta osservazione del pa-
natura ci sono delle forze guaritrici chiamate ziente ed è molto capace nell'immedesimar-
Arcana2 che vengono portate alla luce dal- si nei suoi disturbi. L'anatomia di Paracelso,
l'arte alchemica. I quattro arcana principali infatti, non si basa sulla dissezione come
sono la prima materia, il lapis philosopho- quella di Vesalio, bensì sull'esteriorità, sulla
rum, il mercurium vitae e la tintura. capacità del medico di ricollegare i segni sul
Nella visione paracelsiana tutti i corpi, orga- corpo all'agente interno causa della malattia.
nici e inorganici, l'uomo compreso, sono co-
stituiti da tre elementi basilari: il sale, lo zol-
2 La teoria dell'archeo afferma che nell a natura è nascosto
un artefice, espressione simbolica delle virtù e dell e forze
fo e il mercurio. Lo stato di salute è quello in naturali e corrispondente all'incirca al concetto moderno di
cui queste tre sostanze formano una perfet- uno spirito vitale.
3 Liber Sancta Trinitate, volume 3, pag. 54.
ta unità e non sono riconoscibili singolar-
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Si può dire dunque che pone le basi della la visione scientifica delle cose si mescola
semeiotica. Nei suoi scritti, nel descrivere le sempre con una più spiritualistica e astrolo-
parti anatomiche, inserisce contemporanea- gica. Quando tratta di medicina, tratta anche
mente le sue interpretazioni, non distingue di magia, di alchimia, di astrologia. "Non c'è
ciò che vede da ciò che pensa. medicina senza alchimia, non c'è medicina
senza astrologia, non c'è medicina senza
"Coloro che si limitano a studiare e a tratta- magia" 6. Egli afferma: "Sulla Terra c'è ogni
re gli effetti della malattia sono come perso- tipo di medicina ma non coloro che sanno
ne che si immaginano di poter mandar via applicarla" 7. Non a caso egli stesso, nel Pa-
l'inverno spazzando la neve sulla soglia della ragranum, afferma che i quattro pilastri della
loro porta. Non è la neve che causa l’inver- medicina sono la filosofia, l'astronomia, l'al-
no, ma l’inverno che causa la neve.”4 chimia e le virtù: l’arte di conoscere l’essere
e il divenire delle cose (la filosofia), l’arte di
In Paracelso l'uomo è considerato quintupli- conoscere la forma e la virtù delle cose
ce nelle sue manifestazioni fisiche e spiritua- (astrologia), l’arte di
li ed in contatto armonico e continuo con il conoscere ed operare la “Non c'è
cosmo. Dalle corrispondenze micro- trasformazione delle co- medicina senza
macrocosmiche del corpo fisico – e dalle se (alchimia), la capaci-
sue componenti sottili – deriva la medicina tà di determinare i limiti alchimia, non
ermetica e tutta l'operatività ermetica e- e la condotta del pro-
c'è medicina
spressa in termini alchemici. prio comportamento
(virtù). senza
La stessa attuale medicina psicosomatica Queste sono le quattro
astrologia,
non potrebbe trovare migliore definizione colonne della medicina
che quella espressa da Paracelso (1493- che consentono al me- non c'è
1541) stesso: “Sappiate che l'influsso della dico di praticare quest’- medicina senza
volontà costituisce un ca pitolo importante arte con l’unico fine del-
della medicina. Può avvenire, infatti, che la salvezza umana. magia”
l'uomo che non si concede nulla di buono e
che odia se stesso finisca con l'ammalarsi in Paragrano
seguito all'odio che ha per sé stesso. L'odio L’allontanamento da parte di Paracelso dalla
per sé stessi proviene da un oscuramento medicina ortodossa e più in generale da un
dello spirito. E può darsi che le immagini sistema di pensiero e cosmologico di tipo
siano maledette nella malattia, portando se- sintetico speculativo, che negli ambienti ac-
co febbri, epilessia, apoplessia e simili. E voi cademici mirava a declassare il valore dell’-
medici non immaginate nemmeno lontana- esperienza, comportava prima di tutto una
mente quanta parte abbia nella malattia la nuova visione generale della realtà.
forza della volontà, perché la volontà è una Nuove categorie interpretative avrebbero
genitrice di spiriti di cui l'uomo razionale dovuto guidare lo spirito umano; un nuovo
non sospetta nemmeno”5. sistema filosofico doveva essere applicato
sistematicamente alla conoscenza della na-
Leggere Paracelso presenta una serie di tura. Nel rapporto fra Micro e Macrocosmo
problematiche non facilmente risolvibili: egli
è medico, astrologo, mago e alchimista e al 4 http://www.macropolis.org/allmotti/afoaut/paracelso.htm
5 http://www.esonet.it/News-fil e-print-sid-918.html
contempo nemico della medicina, dell'astro- 6 Paracelso, Diego Meldi ( a cura di), 7 libri dei supremi in-
logia, della magia e dell'alchimia tradizionali. segnamenti magi ci, Firenze, Giunti-Demetra, 2007, p. 5.
7 Ibidem, p. 6.
Tutto ciò che scrive è influenzato da queste
discipline e nello stesso tempo è utilizzato esiste una attrazione simpatetica fra la rap-
polemicamente contro di esse. In Paracelso, presentazione interiore di un oggetto parti-
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colare nella costituzione propria dell’uomo e tangibile. Zolfo, Mercurio, Sale diventano
la sua controparte esterna. così i tre principi primordiali ed i quattro e-
L’unione con l’oggetto avviene attraverso il lementi diventano semplicemente matrices
corpo astrale e l’apprendimento che da que- o “uteri” in cui gli oggetti vengono generati e
sto contatto intimo e totale scaturisce, non da cui ricevono le loro segnature. Inoltre vi è
essendo quindi una conoscenza di tipo sen- una quintia essentia, che non è un quinto e-
sibile e locale. L’uomo comunica con gli a- lemento in aggiunta agli altri, ma l’elemento
stri mettendo in contatto queste forze preponderante fra terra, aria, fuoco e acqua,
(chiamate anche Virtù), ma non è tutto: cia- tale da rendere un oggetto differente da un
scun oggetto, corpo animato od inanimato, altro.
astro, pianeta o pianta possiede un proprio
e caratteristico corpo astrale. In quest’ottica, mentre la filosofia è impiega-
Il compito specifico del medico e del natura- ta per comprendere l’uomo a livello fisico e
lista sarà allora quello di cercare dentro di materiale come scienza delle relazioni sensi-
sé, ovvero all’interno del microcosmo, quel- bili, l’astronomia chiarisce invece le attività
le corrispondenze specifiche che colgono funzionali dell’uomo non percepibili ai nostri
un’attrazione simpatetica col macrocosmo. sensi. Possedere quest’arte è fondamentale
Queste corrispondenze fra i due poli di rife- per il medico poi ché, sposando l’idea di un
rimento, uomo e natura, fanno in modo che saldo connubio terra-cielo, permette di
uno rimandi direttamente all’altro, e vicever- comprendere l’uomo nella sua totalità.
sa: l’universo è un macroantropo e l’uomo Paracelso non accettava l’idea cosmologica
un cosmo in miniatura. In quest’ottica, dun- aristotelica per cui mondo celeste e mondo
que, si comprende come, con il fagiolo, si sublunare obbedivano a leggi distinte e si
possa curare il rene o, con la noce, i disturbi concentrò sui concetti secondo i quali ogni
della testa: il simile cura il simile. entità vitale non fosse collocata all’interno di
una scala gerarchica. Essendo tutto sottopo-
Paracelso considera la magia come oggetto sto ad un’unica legge, veniva salvaguardata
e mezzo d’indagine del naturalista, dato che l’autonomia individuale. Proprio per questo
essa svela le corrispondenze e le influenze l’uomo è un microcosmo completo che pos-
invisibili fra gli oggetti. La magia naturalis li- siede in sé un’idea infallibile che lo rende
vella sullo stesso piano le forze celesti e le simile a qualsiasi altra entità terrestre o lu-
forze terrestri, e dato che il potere del mago nare. Ogni cosa possiede un corpo materia-
è un potere spirituale, colui che pratica que- le ed un corpo astrale, o meglio un astrum,
sta arte è in grado di conoscere i segreti del- ed è tramite quest’ultimo che ogni singola
la natura. La magia insegna al medico la pa- parte viene messa in contatto con il resto
tologia, dal momento che per simpatia una del cosmo. Gli astra (o virtù) sono ciò che
forza cosmica agisce e si combina con un governa le funzioni di un organismo, e dato
sistema o sostanza interna al corpo a cui che gli astra dei pianeti e l’astrum dell’uomo
corrisponde secondo le analogie esistenti fra sono della stessa natura, ne consegue una
micro e macrocosmo. uguaglianza fra intervalli di tempi dei ritmi
biologici e dei corpi celesti.
Paracelso, nella sua lotta contro il sapere e- Paracelso curiosamente associa le stelle e le
reditato degli antichi, mette in discussione la costellazioni agli organi e agli apparati, in u-
dottrina degli elementi, senza tuttavia rifiu- na similitudine che lega il firmamento cele-
tarla definitivamente. Acqua, terra, aria e ste alla fisiologia dell’uomo. Ogni pianeta è
fuoco non sono più i componenti ultimi del- legato ad un organo del corpo umano: in
la materia, bensì i composti di altri tre ele- questo modo Venere è vincolata ai reni,
menti che permettono la loro resa visibile e Mercurio ai polmoni, Giove al fegato, il Sole
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al cuore, la Luna al cervello, Saturno alla l’astronomia che indaga sui corpi celesti per
milza ed infine Marte agli organi genitali. conoscere la composizione delle cose e l’a-
strologia che “origlia” (ablauschen) nell’invi-
“Dal che consegue che il medico deve sapere che sibile cogliendo l’influenza degli astri sulla
nell’uomo ci sono il Sole, la Luna, Saturno, Marte, sfera del sensibile. Anche le riflessioni sulle
Mercurio, Venere e tutti i segni celesti, il polo artico e
malattie si inseriscono in questo contesto in
antartico, il carro e tutti i quarti dello Zodiaco. Que-
sto deve sapere il medico se vuole conoscere il fon-
maniera coerente ed originale: all’interno
damento della medicina.” dell’uomo, come su tutta la superficie del
Paracelso (Paragrano) corpo, è riprodotto un firmamento con tutte
le stelle attraverso una mimesi in perfetta
concordanza con il firmamento del cielo.
Quello che è più importante sottolineare è
che gli effetti della malattia si compiono sul-
la parte psicofisica dell’individuo, ma l’origi-
ne proviene dal limbus, cioè dalla parte invi-
sibile e celeste. Allo stesso modo, l’astrolo-
gia e l’astronomia indicano tempi, luoghi e
modi di somministrazione dei farmaci adatti.
Il medico deve essere a perfetta conoscenza
delle somiglianze e delle differenze fra es-
senza del medicamento ed essenza della
malattia poiché il potere curativo della so-
stanza medicinale non risiede nella sostanza
stessa ma nel suo arcanum, nella parte ete-
rea trattenuta nella sostanza stessa. La ma-
lattia quindi proviene dal limbus (dalla parte
astrale del corpo) e può essere debellata so-
lo dall’arcanum (ovvero dalla parte astrale
del medicamento), poiché sono simili nella
loro essenza. Il medico deve quindi cono-
Uomo anatomico, Les Très Riches Heures du duc de Berry.
Museo Condé, Chantilly, XV secolo. scere le corrispondenze tra la stella che ha
provocato la malattia e la stella capace di
Parafrasando il primo aforisma ermetico, u- guarirla tramite il farmaco appropriato.
na parte può stare per il tutto ma non può Astronomia ed astrologia quindi indicano i
esistere solo per se stessa; i sette pianeti co- tempi di preparazione e di somministrazione
me i sette metalli, dato che ciascun elemen- dei farmaci, oltre alla corrispondenza tra l’-
to possiede le qualità degli altri sei, parteci- essenza del medicamento e l’essenza della
pano ad un flusso unico e continuo dal qua- malattia. (vedi immagine seguente)
le nulla può esimersi. Il medico deve essere
consapevole che gli astra di ciascun oggetto Scrivendo la biografia di Paracelso, non si
presente al mondo mettono in contatto il può fare a meno di notare come egli sia pro-
tutto con il tutto, e dunque con l’aiuto di ciò fondamente attuale nelle tematiche se pen-
che è visibile, il medico prende coscienza di siamo all’epistemologia della scienza della
ciò che è invisibile. La conoscenza di tutte le complessità.
parti che compongono il mondo nel posto Secondo l’ottica ecobiopsicologica, a orien-
che occupano e nella funzione che svolgono, tamento psicoanalitico junghiano, sentendo
viene chiamata da Paracelso l’anatomia del nominare gli Arcana, immediatamente nasce
mondo, che deve essere studiata attraverso spontaneo associarli agli Archetipi di Jung.
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Marco Maio - Psicologo specializzato in psicoterapia presso l’Uni versité Européen Jean Monne t di Bruxelles
e presso l’Isti tuto ANEB. Docente dell’Istitu to Superiore di Stu di in Tecnologie dell’Infor mazione e della
Comunicazione e collaboratore del Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica dell’Università di
Genova.
A noi non piace guardare la nostra Ombra, tuttavia ci sono molte persone nella
nostra società civilizzata che hanno completamente smarrito la propria Ombra,
la loro terza dimensione, e con essa, solitamente, anche il senso del corpo.
C.G.Jung
stelle, galassie e nubi di gas sembrano muo- rano strategie artistiche per porgere aiuto
versi in risposta all’influenza gravitazionale attraverso tale particolare ascolto.
di materia invisibile, ma anche processi co-
me la radioattività presentano problemi che Le orme del passato sono cariche di impulsi
possono essere risolti ipotizzando l’esisten- figurativi, ritmici, che emanano da un'ombra
za di particelle ancora ignote. poetica dietro la quale un attento e sensibi-
Si ritiene che la materia oscura sia costituita le lavoro da archeologo può rilevare un
dalle WIMP (Weakly Interactive Massive grande fuoco: emozioni, sentimenti, affetti
Particle), particelle che interagiscono in mi- nell'esistenza di ciascuno. Le espressioni ar-
sura quasi nulla con il mondo visibile. La tistiche, musicali, poetiche, sono secondo
caccia alle ipotetiche WIMP vede in primo l’autore complementari all'arte di ascoltare
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Il Cigno nero, film di Darren Aronofsky del mento, di rivalsa, di vivere attraverso il suo
2010, esprime l’eterna dicotomia di ombra successo ciò a cui ha rinunciato, in modo
e luce, nel combattimento interiore, paralle- sostitutivo come se la figlia fosse un’esten-
lamente vissuto anche nelle vicissitudini sione di sé, un oggetto sé, senza che alcun
della vita della protagonista, tra le sue parti maschile abbia potuto spezzare la simbiosi.
pure, accettate e comunemente espresse, e Si può scorgere in questa madre avvilup-
ciò che è estromesso come inaccettabile, pante e piena di rancore l’aspetto negativo,
negativo, inopportuno, diverso. l’aspetto ombra dell’archetipo Demetra. Se
Da sfondo le prove del balletto ‘Il lago dei nell’aspetto luce è colei che nutre gratuita-
cigni’, composto da Tchajkovskij tra il 18- mente, la generatrice e dispensatrice di vi-
75 e il 1876, ispirato a sua volta al racconto ta, l’accoglienza e l’amore incondizionato,
‘Il velo rubato’ di Musaus: nel suo aspetto ombra manifesta l’aspetto
<<Una regina è vittima di un incantesimo e un rabbioso e depressivo: nega il nutrimento
mago trasforma sua figlia in un cigno, lei piange affettivo nel momento in cui le sue aspetta-
tutte le sue lacrime che formano un lago e alla tive sono deluse, alimenta la dipendenza al
fine si suicida annegando nel lago. Dopo molti fine di procrastinare il proprio ruolo di ma-
anni il principe Siegfried si imbatte nelle rive dre prodiga, si rende indispensabile ad ogni
del lago e vede uno stormo di cigni che si tra-
sforma in un gruppo di graziose fanciulle, fra le
costo impedendo di crescere e quindi man-
quali spicca Odette. Tra i due è amore a prima
tenendo infantile, manifesta ansia e control-
vista, ma c’è un ostacolo da superare: il sortile- lo eccessivo se la figlia non è a portata di
gio del malvagio Rothbart che la costringe alla mano, sostituendosi a lei e veicolando il
metamorfosi e che può essere spezzato solo messaggio che quest’ultima non sarà mai
grazie alla promessa di vero amore. Il mago cer- abbastanza brava da provvedere da sola a
ca di scongiurare questo pericolo facendo se- se stessa, dimostrando un’incredi bile diffi-
durre il principe da sua figlia, Odile, identica ad coltà a lasciar crescere, a lasciar andare, a
Odette n ell’aspetto ma opposta nell’anima. Si- lasciare essere, esistere come individuo a
gfried cade nel tranello e giura fedeltà a Odile, sé stante. La madre si rende quindi inevita-
che lo seduce con la sua sensualità. In quell’i-
bilmente fautrice dello stesso successo del-
stante a Odette non resta nessuna speranza di
la figlia e del suo ruolo di ballerina, come
rompere l’incantesimo e si butta nel lago, ina-
bissandosi tra le acque, tornando alla madre e quando da pi ccola la portava alle prove
al suo eterno richiamo.>> 1 mentre Nina non avrebbe voluto andare.
Nina, giovane ballerina alle prese con le Osserviamo la sua ansia, l’esasperato biso-
prove di ballo, è vittima di un rapporto De- gno di prendersi cura di lei, vestirla, svestir-
metra-Kore con la madre. Nina e la madre la, controllarle la pelle, tagliarle le unghie,
vivono sole in un appartamento fatto su mi- cucirle e prepararle le scarpette, in attesa la
sura per loro, senza alcuna menzione al pa- sera del rientro e prodiga al risveglio mattu-
dre, come nel mito di Kore, che prima di tino in tempo per le prove di danza, fino a
tutto è figlia della mamma. Dal film si può quando Nina comincerà a d utiliz-
dedurre che il pa dre possa essere stato for- zare una sbarra di ferro per chiudere la por-
se un compagno di scena o addirittura il ta della camera, unica difesa che le rimane
maestro della madre quando a sua volta era per sfuggire al controllo incessante. Come
una ballerina e che sia uscito presto di sce- se solo l’intervento fallico di un maschile
na. La madre, infatti, è una ex ballerina, che mancato, potesse rompere questo incante-
per colpa della nascita della figlia deve ri- simo e tagliare il cordone ombelicale.
nunciare a diventare una stella nel firma-
mento della danza. A quel punto investe to- 1 Tratto da http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/
talmente sulla figlia il suo bisogno di risarci- il_lago_dei_cigni.htm, libretto di Vladimir Petrovic Begicev
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quindi la difficoltà estrema di una Nina vis- ignorata. Proprio all’inizio delle prove per il
suta nell’ingenuità e in un corpo che non balletto compare quindi, in carne ed ossa,
conosce, nello sforzo di acquisire la sua un’altra ballerina, Lily, così seducente, libe-
parte Ombra, relegata nell’oscurità per così ra, spontanea, sulla quale inevitabilmente
tanto tempo. Nina proietta la sua Ombra erotica che non
Il complesso di madre negativo, dove la riesce ad esprimere. Nina è attratta, incu-
madre viene vissuta come terrifica e vendi- riosita e allo stesso tempo spaventata dal-
cativa, paralizza ogni aspetto della vita istin- l’incontro con la nuova ragazza, che guarda
tiva e quindi l’eros, e la possibilità di rap- caso ha un nome che ricorda Lilith, l’aspet-
porto con l’uomo, che, relegati nell’Ombra to Ombra della donna che rappresenta la
si trasformano in aspetti negativi, ed è la sessualità e la carnalità. Lo stesso maestro
volontà di una madre che desidera mante- presenta Lily come cigno nero ideale, per la
nere la figlia in uno stato virginale, puro, in- sua naturale sensualità “lei è il sesso, im-
fantile. Infatti la madre la mette in guardia perfetta ma viva, reale”, e tra le sue scapole
verso il maestro “Non è che si approfitta di intravediamo due grandi ali nere tatuate.
te? Stai attenta a non fare il mio errore”, <<La perfezione è un’aspirazione maschile
l’uomo è il negativo, da evitare. mentre la donna per sua natura mira alla com-
Ma è proprio lui a fare da tramite verso la pletezza… Come la completezza è sempre im-
parte oscura e rinnegata, imponendole il perfetta, così la perfezione è sempre incomple-
ta e rappresentante perciò uno stato finale di-
confronto con la parte erotica che lei non
speratamente sterile. Ex perfecto nihil fit, dico-
conosce di sé. L’Animus infatti, come affer-
no gli antichi maestri, mentre l’imperfectum
ma la Di Lorenzo2 oltre ad essere portatore porta in sé i germi di futuri miglioramenti>> 3.
dei valori spirituali e del principio di co-
Come ci ricorda la Di Lorenzo, nel Nuovo
scienza, quando entra in contatto con l’Io,
Testamento il principio femminile è stato
assume anche i caratteri sessuali ed erotici
accettato e elevato in dignità nella figura di
che sono tipici della relazione e della sfera
Maria, ma sempre secondo la tendenza ma-
dell’Anima. Inoltre porta alla donna ciò che
schile alla perfezione, che offende il princi-
in lei è rimosso e rifiutato, una parte Om-
pio femminile di imperfezione e completez-
bra: in questo caso è proprio l’Animus
za. Maria è libera dalla macchia del peccato
proiettato sul maestro che seduce Nina e le originale, ha una “concezione” immacolata,
apre la porta verso l’incontro con la parte ha una verginità perenne. E’ troppo perfetta
Ombra e quindi con Lily, la seduzione. Arri-
per essere umana, è senza Ombra e svuota-
va il maschile a staccarla dal complesso
ta della potenza delle antiche Dee: la forza
materno, cercando di fare breccia dentro di creatrice dell’Eros, sessualità e istinti, che
lei e provocare quella spinta al cambiamen- allontana la donna, quindi, dalla sua vera
to, così come il principe Sigfrido del lago
natura.
dei cigni, deve liberare Odette dall’incante-
Nel caso di Nina, le istanze e i bisogni di E-
simo del mago. Come in tutte le favole di ros, allontanati dalla coscienza, tornano
trasformazione sul femminile (La bella ad- come allucinazioni e idee deliranti e para-
dormentata del bosco, Raperonzolo, Bian-
noiche. Con il proseguire della vicenda, in
caneve e i sette nani), è l’incontro col ma-
un incalzare di scene di specchi e continui
schile e “col vero amore” che determinano rimandi, Lily diviene un aspetto delirante di
nella fanciulla il distaccamento dalla madre-
matrigna-strega e la trasformazione da fi-
glia-Kore-vergine a donna. Ma l’incontro 2 Di Lorenzo Silvia, La donna e la sua ombra, Liguori Edi-
tore (Inconscio e cultura), Napoli , 1989, pag. 116.
con il maschile prevede l’integrazione della 3 Jung C. G., Opere Vol 11 Psicologia e religione, Bollati e
parte Ombra del femminile fino ad allora Boringhieri, Torino, 1992, pp. 374-75.
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Nina, nelle scene di erotismo saffico, di ses- gioco di specchi e di scontro, Lily appare
so con il maestro, nelle visioni del suo volto, sempre più perfida, sfrontata, presuntuosa,
della sua voce, che come presenza demo- provocatoria. Lottando con Lily, Nina è gui-
niaca, diviene la parte persecutoria che le data da tutta la rabbia, lotta con i denti per
vuole rubare il ruolo da protagonista. proteggere il suo ruolo, ciò a cui tiene più di
Lily è una ragazza della stessa età e corpo- sé stessa, finché con un pezzo di vetro dello
ratura di Nina, inizialmente si confonde lei, specchio andato in frantumi, uccide Lily e si
con la stessa pettinatura. Quando la si met- libera della rivale.
te a fuoco, però, è un’altra persona: lo Ora deve rappresentare il cigno nero, si ve-
sguardo è profondo, fiero, sorridente, la ri- ste, si trucca, ed esce alla ribalta come fos-
sata cristallina, il viso gioioso, truccato, la se un’altra persona, trasformata, vitale, vi-
pelle ambrata, l’abbigliamento semplice ma brante di sensualità e forza, e nel mentre si
allo stesso tempo sensuale, maliziosa nel trasforma anche fisicamente, laddove c’era
comportamento, disinibita con i ragazzi, con il sanguinamento delle spalle, cominciano a
il maestro, sicura nei movimenti, nella paro- spuntare le piume nere, la pelle si fa a pun-
la, disinvolta sin dal primo momento in cui tini, come la pelle d’oca, i
entra nella sala prove. Nina è sfuggente, piedi palmati, le braccia, ali
spaventata, fragile e piagnucola perché non di cigno, nell’ultima piroetta
si sente all’altezza e desidera la perfezione, che coglie un’esultante pla- “Lily è
rasentando, però, la sterilità. Lily è sponta- tea. Torna il cigno bianco e spontanea,
nea, fresca, imperfetta, ma vera, va incontro Nina si rende conto in quel
a Nina, la consola, la cerca, finché la condu- momento che Lily è viva, da- fresca,
ce nel mondo esterno, il mondo reale, il vanti a lei, le fa i complimen- imperfetta,
mondo della notte, il mondo del piacere e ti, non ha ucciso lei: ca duto
della trasgressione che Nina non conosce: l’incantesimo della proiezio- ma vera”
una serata tipica per le ragazze della sua e- ne su Lily del suo aspetto
tà, cenare fuori, conoscere dei ragazzi, bal- Ombra, si rende conto che
lare in discoteca, diverso dalla danza impo- tentando di eliminare ogni aspetto Ombra
stata di tutti i giorni, e anche la trasgressio- da sé, non ha ucciso nient’altro che se stes-
ne, la droga, che la scioglie, che le abbassa sa.
le rigide censure, che la catapulta nel mon- Identificandosi sempre più con il ruolo di
do dell’inconscio dove il confine tra realtà e cigno, mostra momenti di “cambiamento”
immaginario è labile, finché ha, o crede di nel suo corpo. Inizialmente vediamo una
avere sotto l’effetto della droga, un’espe- Nina dall'aspetto anoressico, non mangia
rienza erotica con la stessa Lily, che le fa quasi mai o rifiuta il cibo, vomita spesso per
provare il piacere dei sensi e finalmente la- la tensione. Vomita il cibo, rappresentante
sciarsi andare all’abbandono e liberarsi del- dei vincoli materni, vomita una situazione
la rigida impalcatura. L’esperienza di la- troppo difficile da reggere (intensa è la sce-
sciarsi andare rischia però di farle perdere il na in cui la madre compra una gigantesca
posto da prima ballerina e recuperata la lu- torta per festeggiare che Nina rifiuta, e la
cidità, e la vecchia modalità ossessiva di madre, sentendosi a sua volta rifiutata, fa
perfezione e controllo, si ributta nella sce- per buttarla nella spazzatura finché Nina,
na, interpretando un cigno bianco quasi accomodante, ritratta). Grattandosi conti-
perfetto, se non fosse per una brutta cadu- nuamente le scapole, (dove Lily ha tatuato
ta. Nina è infatti inquieta, Lily è stata nomi- le grandi ali nere), si provoca ferite e san-
nata sua sostituta e Nina è vittima del guinamento. Vuole eliminare il sangue che
dramma persecutorio: non si fida, e in un spinge per uscire, che non si lava con l’ac-
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qua, il sangue fatto di emozioni, prova tan- Inizialmente Nina è fusa con la madre e il
gibile della vita che vuole emergere. Il san- suo livello di coscienza è alla fase primor-
gue sgorga da una pelle che viene strappa- diale, uroborica, dove il suo pensiero è il
ta, sanguinano le unghie di mani e piedi che pensiero della madre, non c’è autocoscien-
in ultimo si trasformeranno in zampe pal- za, non c’è distacco.
mate e piume. La pelle, confine tra interno Nell’incontro con il maschile esterno, co-
ed esterno e parte visibile, rappresenta minciano a comparire frammenti di conte-
quell’involucro che definisce e rende uni ci nuti spirituali interni, albori dello sviluppo
di fronte al mondo esterno. Se l’involucro dell’Animus, che Neumann definisce
diventa opprimente, una gabbia stretta che “coscienza patriarcale” nello stadio dello
non permette di volare, si ha necessità di sviluppo della coscienza chiamato uroboro
“cambiare pelle” ovvero trasformarsi. patriarcale6, e identificabili con elementi ci-
Tutto rimanda ad un bisogno di trasforma- gno-protopensieri che tentano di staccarsi
zione che spinge dall’inconscio e che trovia- dalle acque-mamma-inconscio per rendersi
mo anche nell’aspetto simbolico del cigno. autonomi. Sono contenuti maschili di natu-
Gli uccelli rappresentano idee e funzioni in- ra emotivo-sensoriale, senza parole, non
volontarie, intuizioni, fantasie, che appaiono ancora staccati dall’inconscio, che prendo-
improvvisamente e misteriosamente. Sono no forma come fantasie, sogni ad occhi a-
contenuti autonomi dell’inconscio che pos- perti, desideri, a carattere erotico, demoni-
sono volare via senza lasciare traccia per- co, musicale, divino, dove gli elementi ter-
ché non c’è ancora rapporto cosciente, ri- reno e celeste, […] amorale e angelico sono
flessione o pensiero critico: l’Io non ha an- riuniti in modo totalmente irrazionale7. La
cora integrato i contenuti dell’Animus. Il ci- seduzione propria di questi elementi ma-
gno, uccello sacro ad Apollo, rappresenta schili, impongono il sacrificio del rapporto
una conoscenza superiore e in senso nega- primario e la coscienza femminile, gravida
tivo la qualità inumana e volatile dell’Ani- di contenuto, può sviluppare uno stato più
mus che tenta di sfuggire al controllo della evoluto, dove l’Animus è fatto di opinioni e
coscienza. Il cigno, come l’anatra e l’oca è frasi, e la donna è capace di un’autorifles-
un uccello acquatico, e rappresenta una sione su di sé.
femminilità primordiale ancora indefinita e Questo è ciò che Nina, suo malgrado, non
totalmente inconscia, dalla quale, in epoca riesce a compiere, il completamento dell’e-
arcaica, si formò la mitologia di Demetra e voluzione del suo femminile, con l’acquisi-
Kore, con quello che essa esprime: il desti- zione della controparte rappresentata dal
no della donna, dell’anima, dell’uomo.4 cigno nero e, accecata dall’ira proiettiva, si
L’uccello acquatico oltrepassa i limiti umani suicida piuttosto che andare oltre, così co-
perché può muoversi in tutti i regni della me Odette, che si butta da una rupe, per
natura: terra, acqua e aria. Perciò come di- raggiungere la madre nel lago di lacrime da
ce la Von Franz ra ppresenta la funzione tra- lei creato invece che rompere l’incantesimo
scendente, <<quella strana capacità della psi- che la tiene prigioniera. Tornando, quindi,
che inconscia di trasformare e guidare l’essere
umano, che è rimasto bloccato in una situazio-
ne, nella situazione nuova. Ogni volta che la vita 4 Kereny Karol, Miti e misteri, Bollati Boringhieri Editore,
do a livello simbolico un nuovo modo di vita, ce Astrolabio, Ubaldini editore, Roma, 1975, p.75
7 Neumann Erich, La psicologia del femminile, Casa editri-
che poi prende forma e conduce a una situazio-
ce Astrolabio, Ubaldini editore, Roma, 1975, p.56
ne nuova>> 5.
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CONTATTI
Segreteria dell‘Istituto: Tel. 02/36519170 - Fax 02/36519171
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Ulteriori informazioni sono disponibili presso la pagina web dell‘istituto, all‘indirizzo
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Gustave Doré, Divina Commedia, 1867.
“Io son Beatrice che ti faccio andare
Vegno del loco ove tornar disio;
Amor mi mosse, che mi fa parlare.”
Inferno, Canto II, v. 70-12
ET SIC IN INFINITUM...
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