Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
sempre stata di casa. Batterista di banda il nonno, batterista jazz il padre. Lui amava cantare. La
sua leggenda aveva iniziato a prendere forma dopo il trasferimento della famiglia in Florida, negli
anni Cinquanta. "Lì il clima è troppo umido - aveva raccontato una volta -. Io avevo un basso.
Una mattina mi svegliai e scoprii che l'umidità aveva fatto scoppiare il mio strumento. Non me lo
posso permettere, mi dissi. E non ci pensai due volte. Andai a comprare un coltello e tirai via tutti
i tasti dal mio Fender Precision. Andò proprio così". Jaco non aveva inventato il basso fretless.
Ma trasformando il suo strumento per necessità, aveva scoperto di trovarsi tra le mani un suono
diverso e potenzialità tutte da scoprire.
Quel basso aveva una sua "vocalità". Privato dei tasti, era in grado di sviluppare nuove e
misteriose armonie con le "false note" generate dalle corde vibranti per simpatia. Jaco si
apprestava a reinventare il ruolo dello strumento, facendolo evadere dalla prigione
dell'accompagnamento ritmico per farne una proprio una voce. La sua voce, in grado di
accarezzare la melodia con la stessa sensibilità di un pianista, un sassofonista o un trombettista.
Il suo manifesto era racchiuso già nella prima traccia dell'omonimo album di debutto di Jaco
Pastorius, pubblicato dalla Epic nel 1976: Donna Lee, standard firmato Charlie Parker, ma di cui
aveva reclamato la paternità anche Miles Davis, che lo incise nel 1947 con il sassofonista e Bud
Powell al piano, Tommy Potter al basso e Max Roach alla batteria. Quasi trent'anni dopo la
performance del totemico quintetto bebop, Pastorius risolveva Donna Lee in circa due minuti e
mezzo di canto solitario del suo fretless e l'unico accompagnamento del percussionista Don
Alias alle congas. L'estratto di Truth, Liberty & Soul, che Repubblica propone per gentile
concessione di Resonance, è costituito proprio dai primi tre minuti di Donna Lee, nel concerto
esplosa in una versione che supera i 13 minuti. Jaco e il suo basso protagonisti, prima che il
brano decolli sulle ali della big band. Jaco aveva osato portare il basso elettrico in testa alla
gerarchia di quello che all'epoca era il suo mondo sonoro di riferimento, tra jazz-rock e fusion.
Come una copernicana rivoluzione, che nei decenni a venire avrebbe ispirato e dato un senso a
tanti altri progetti incentrati sul basso, al di là delle barriere di genere.