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Agli occhi del pubblico del jazz, Pastorius non esprimeva la pulizia tecnica e formale dei grandi
maestri del basso elettrico del tempo, Stanley Clarke e Jeff Berlin. Ma anche le orecchie meno
sensibili potevano captare, nel suono sviluppato da quel ragazzo dai capelli lunghi e dal look
spesso più simile a quello di un cantante hard rock, come il segnale lanciato da un nuovo
universo musicale. Una diversa prospettiva per la composizione e l'improvvisazione, come pure
l'apertura a una maestosa rilettura strumentale di Hendrix e Marley, per fare solo due esempi.
Miles Davis, apripista di tanti cambi di direzione nel jazz e smanioso di uscire dal suo ghetto, per
una volta sarebbe arrivato dopo, onorando con il timbro inimitabile della sua tromba Michael
Jackson, Cindy Lauper e gli Scritti Politti tra 1985 (You're Under Arrest) e 1986 (Tutu). Idoli di
quella che allora veniva definita "cultura pop" e su cui Pastorius avrebbe inciso anche il proprio
nome. Qualche mese dopo il concerto newyorkese riesumato in Truth, Liberty & Soul, Jaco
avrebbe portato i Word of Mouth anche a Roma, non in un'asettica sala da concerto o in un jazz
club per cultori, ma sotto un tendone da circo. Si chiamava Teatro Tendastrisce, piantato sui prati
che ancora costeggiano via Cristoforo Colombo. Era il 23 novembre del 1987. Nove giorni prima
al Tendastrisce si era tenuto un incendiario concerto dei Motorhead.