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Pekko Käppi – Finnish Folk Songs Vol.

1 (autoproduzione, 2019)

Quasi vent’anni fa, usciva il primo disco di Pekko Käppi, l’EP “Kalastajia ja kaivostyöläisiä”
(“Pescatori e Minatori”) che riportava l’attenzione sul jouhikko, la lira ad arco finlandese a forma
rettangolare. Una storia simile ad altri strumenti legati all’accompagnamento dei balli: sei secoli di
gloria, oblio e re-invenzione nel XX secolo. Re-inventare significa anche “amplificare” e, nel caso
di uno strumento con un volume sonoro contenuto, questa dimensione ha spinto Käppi fin
dall’inizio ad esplorare la produzione del suono e a lavorare anche come produttore: di recente
l’avevamo incontrato in questa veste, e come musicista ospite, nell’album “Rajatila/Borderline” di
Tuuletar (https://www.blogfoolk.com/2019/08/tuuletar-rajatilaborderline-bafes.html). Questa
capacità di tradurre le proprie competenze musicali in professionalità complementari (musicista,
produttore, ricercatore, insegnante) in Finlandia, da decenni, trova efficace sostegno in istituzioni
musicali come la Ala-Könni Folk High School di Kaustinen e la Sibelius Academy di Helsinki dove
molti artisti del calibro di Käppi si sono formati e hanno continuato ad insegnare nel solco dei
gruppi che hanno aperto la strada negli anni Ottanta, in primo luogo Värttinä.
Nel tempo si sono susseguiti un bel numero di collaborazioni, dischi solisti e con il gruppo
K:H:H:L. mostrando una discreta capacità di spaziare e intersecare paesaggi musicali non
necessariamente contigui. Nel 2019, con i K:H:H:L. è uscito “Väärä laulu” (Svart Records); poi,
proprio a fine anno, Käppi è tornato alle radici con canzoni per jouhikko e voce. Ed è tornato ai
pescatori, in particolare alla Karelia e al repertorio di Feodor Pratshu (1852-1921). Nel giugno del
1916, su cilindri di cera, vennero registrati trentuno brani suonati da Pratshu: una quindicina di
questi brani offrono un’affascinante finestra sulle tradizioni locali così come venivano messe in
musica in Karelia, ad Impilahti, un secolo fa. Proprio cercando di imparare a suonare il jouhikko
sulle orme di Pratshu Pekko Käppi realizzò oltre vent’anni fa l’importanza di imparare a cantare
queste ed altre canzoni. Ad agosto del 2019, a Käpilä, vicino a Tampere, Tommi Laine ha
predisposto il soggiorno di casa sua per poter registrare e per tre ore Pekko Käppi ha dato fondo al
repertorio tradizionale imparato in diversi contesti finlandesi. Il “Vol. 1” sembra suggerire che
questa sia solo la prima puntata di album dedicati al folk finlandese. La scaletta comprende dieci
brani (anche se, curiosamente, le note del libretto parlano di undici canzoni): tutte melodie
tradizionali, eccetto la terza, “Salotien polka”.
Il disco mette in primo piano le melodie vocali insieme ai ritmi e alle armonie del jouhikko, senza
ricorrere ad alcun altro strumento o sovra-incisione. Quando la voce si prende una pausa, c’è spazio
per polke (“Salotien polkka”) e mazurke (“Hassun Pekon masurkka”) e qui il jouhikko fa fino in
fondo il suo mestiere di propiziatore di danze, anche se a questi brani vengono destinate
registrazioni relativamente brevi, intorno ai due minuti, che non permettono di registrare variazioni
di rilievo nell’interpretazione ritmico-melodica. In generale è un disco dai tempi rilassati, ma che sa
trovare con “Hevonen se heiniä”, a metà disco, il ritmo che si impenna – e sa offrire ammiccamenti
country-rock. All’estremo opposto incontriamo l’ipnotica melodia sacra, l’Inno 280 del “Vecchio
Libro degli Inni”, composta da Kirsi Ojala.
Ballate e canzoni d’amore permettono di entrare nello spirito dei rapporti affettivi e sociali, in
particolare quelle dedicate alle donne, con “Kai” che a ritmo incalzante ne percorre la giornata di
lavoro e con “Katriina”, la giovane serva su cui mette gli occhi il re e che il re prova a circuire e a
minacciare senza successo perché, in questo caso, a prevalere è lo spirito di resistenza e di rivincita
della donna e, con lei, del popolo.

https://www.youtube.com/watch?v=O3oFFR8tXP4

Alessio Surian

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