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Sfidarsi è un'opportunità per crescere a passi da

gigante. Potete sfidarvi in qualunque cosa susciti il


vostro interesse: ognuno ha doti e gusti diversi.

Tutti voi possedete i vostri unici punti di forza, i

vostri talenti. Anzi, ne possedete molti!

Alla fine del XIX secolo, in un Giappone che aveva


attraversato molti cambiamenti, viveva una
giovane donna la quale scoprì che la sua forza - il
suo talento - era inventare e scrivere storie di ogni

genere. Si chiamava Ichiyo Higuchi (1872-1896). Il

suo volto è ben noto alla maggior parte dei


giapponesi poiché è stampato sulle banconote da

5.000 yen.
Ichiyo Higuchi scrisse diversi romanzi, alcuni dei

quali sono diventati classici della letteratura

giapponese. Avendoli scritti molto tempo fa, la


lingua da lei utilizzata potrebbe risultarvi un po'

difficile da comprendere. Tuttavia parecchi suoi


racconti sono stati adattati e tradotti in un
linguaggio più moderno, in modo da poter essere
apprezzati anche dai lettori più giovani.
Ichiyo Higuchi nacque a Tokyo nel 1872, circa
centoquaranta anni fa. Il primo presidente della

Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi, che nacque


nel 1871, aveva un anno più di lei.

Ichiyo (che significa "foglia") era il suo


pseudonimo, ovvero il nome che si era scelta
come suo vero nome era Natsu, e
scrittrice. Il la

gente la chiamava affettuosamente con il

vezzeggiativo Nacchan. Durante l'infanzia si spostò

spesso per motivi familiari. Dai quattro ai nove


anni e, in seguito, per la maggior parte della vita,
ossia dai diciotto anni alla morte (avvenuta all'età

di ventiquattro anni), periodo in cui fu attiva come


scrittrice, visse nel quartiere Bunkyo di Tokyo.

Ho dei bellissimi ricordi di quel quartiere. Proprio lì,

quand'ero giovane, mi impegnai assiduamente

nelle attività della Gakkai assieme a molti altri


membri locali. Ci incoraggiavamo a vicenda per
non smettere di andare avanti. Ricordo che mi

domandavo come Ichiyo Higuchi trascorresse la

sua vita in quel quartiere, presa dalla scrittura dei


suoi romanzi.

La giovane Ichiyo amava studiare. Dopo le


elementari avrebbe voluto continuare ad andare a
scuola, ma a quei tempi la maggior parte delle
persone riteneva che l'istruzione non fosse

necessaria per le ragazze, alle quali, invece,

spettava imparare a cucire e a cucinare per poi

sposarsi e una famiglia il prima possibile.


costruire

Poiché era anche l'opinione di sua madre,


questa
a Ichiyo non fu concesso di proseguire gli studi.
Constatando quanto la cosa rattristasse la figlia, il

padre le permise di frequentare una scuola


speciale nella quale si insegnava poesia

giapponese.

La forma poetica studiata da Ichiyo Higuchi è

chiamata waka. Si tratta di brevi componimenti

costituiti da versi di cinque e sette sillabe, disposti

in quest'ordine: 5-7-5-7-7. La maggior parte dei


waka parla della natura o esprime emozioni. Grazie

al ritmo ben definito, essi trasmettono

agevolmente il messaggio arrivando al cuore delle

persone.
Anche il mio maestro, il secondo presidente della

Soka Gakkai Josei Toda, amava comporre poesie

waka e me ne donò parecchie in segno di

incoraggiamento. Anch'io ne composi alcune per


lui, nelle quali esprimevo determinazione e
gratitudine.

Quando, all'età di quattordici anni, Ichiyo Higuchi

cominciò a frequentare la scuola di poesia

femminile, notò subito che le sue compagne di

classe erano tutte ben vestite e provenivano da

famiglie benestanti o importanti. Alcune di loro

addirittura venivano a scuola in risciò (mezzo di

trasporto che utilizza la forza umana per la sua


trazione, n.d.r.). Ècome se oggi alcuni studenti

arrivassero a scuola in limousine! Benché Ichiyo

cercasse di presentarsi sempre ben vestita,

neanche i suoi migliori indumenti potevano reggere


il confronto con i kimono costosi e alla moda
indossati dalle altre ragazze. Ciò la faceva sentire

a disagio con se stessa. Ma poi pensò a suo padre,

che le dava la possibilità di frequentare la scuola,

e a sua madre, che lavorava sodo per prendersi

cura di lei e dei suoi fratelli.

Una volta compreso che il valore di una persona


non dipendeva dai vestiti indossati, Ichiyo cambiò

atteggiamento e continuò a studiare impegnandosi


al massimo.
Durante uno dei concorsi di poesia che si

svolgevano per l'anno nuovo, in occasione dei

quali ogni concorrente indossava uno dei suoi abiti

migliori, Ichiyo si presentò con un vecchio kimono

rammendatole dalla madre. Ciononostante,

compose una magnifica poesia e vinse il primo


premio tra più di sessanta partecipanti!

Questo evento fece aumentare la fiducia in se


stessa. Anche se indossava vestiti semplici e
banali, ora non si sentiva più in imbarazzo: aveva
trovato ilsuo punto di forza, il suo talento: scrivere
belle poesie. Ichiyo si impegnò per migliorare le

sue capacità e decise che voleva guadagnarsi da


vivere scrivendo racconti. All'epoca nel suo paese

non esisteva una sola donna che potesse


guadagnarsi da vivere come scrittrice. Ichiyo

Higuchi fu la prima donna in Giappone a diventare

scrittrice di professione. Chi anticipa i tempi deve

sempre affrontare molte difficoltà, e Ichiyo non


maggiore e
suo padre morirono uno dopo l'altro, lasciando a
lei il carico del sostentamento della famiglia. Non

potendo farcela con la sola scrittura, dovette


iniziare a fare altri lavori.

Ciononostante non si lasciò sconfiggere.

Desiderava leggere molti libri, pertanto andava in

biblioteca, studiava quanto più poteva e continuava

a scrivere racconti meravigliosi.

Una delle sue storie più famose, intitolata

Takekurabe (Crescere), parla di un ragazzoe una


ragazza, poco più grandi di voi, che crescono nella

zona centrale della vecchia Tokyo. In questo

racconto Ichiyo Higuchi descrive ciò che aveva


visto nel corso delle lotte intraprese nella sua vita.

Seppe trasformare in valore tutto il dolore e la

tristezza che aveva incontrato e sperimentato.


Sfortunatamente morì a soli ventiquattro anni a
causa di una malattia. Tuttavia, persino durante la

sua esistenza relativamente breve, scrisse storie

che continuano a essere lette e amate dai lettori di

generazioni successive, racconti che solamente lei

avrebbe saputo narrare.


Ichiyo Higuchi scrisse: «Tutte le persone nate in
questo mondo, che siano ricche o povere, che
appartengano agli strati più alti o più bassi della
1
società, sono tutte esseri umani». Questa è una
verità indiscutibile. Il Buddismo di Nichiren insegna

che i fiori di ciliegio, di susino, di pesco e di prugno


selvatico - benché siano tutti diversi - possiedono
ognuno la propria unica bellezza. La nostra pratica

buddista ci consente di far risplendere al massimo


la nostra bellezza.

Tutti voi avete dei punti di forza, dei talenti. Non

c'è bisogno di paragonarvi agli altri o esserne


invidiosi. Quando qualcosa sembra non andare per
il verso giusto nonostante facciate del vostro

meglio, oppure quando vi sembra di non riuscire a


trovare il vostro punto di forza, provate a recitare

Nam-myoho-renge-kyo. Recitare Daimoku vi dà

energia, incrementa la fiducia in voi stessi e fa

emergere il coraggio di continuare a mettercela

tutta.
Èaffrontando i problemi così come siete, recitando

Daimoku per risolverli e sfidandovi con fiducia, che

lucidate lo specchio della vostra vita. In questo

modo potete far risplendere i tesori del vostro

cuore e scoprire quali sono i vostri punti di forza.

Perché, di fatto, ne possedete moltissimi! E non


solo voi, ma anche i vostri amici. Per questo è
importante incoraggiarsi e aiutarsi l'un l'altro al fine

di sviluppare il più possibile tali doti.

Un punto di forza, tuttavia, non è necessariamente

un qualche talento speciale. Per esempio, avere il

coraggio di non temere il fallimento è un punto di

forza meraviglioso, come anche comportarsi in

modo gentile e premuroso verso i genitori e altre

persone che incontrate nella vita.

Ichiyo Higuchi diceva che tutti noi possediamo un


diamante nel cuore. 2 Troviamo il diamante che
abbiamo nel cuore, facciamone tesoro e lasciamolo
brillare in tutto il suo splendore.

Note

1) Ichiyo Higuchi, Higuchi Ichiyo Nikki (Il diario di

Ichiyo Higuchi), Adoree, Tokyo, 1993, p. 155. 2)


Ibidem, p. 293.

(Traduzione di Lisa Michieletto da Boys and Girls

Hope News, mensile della Soka Gakkai dedicato

ai bambini e alle bambine delle scuole elementari,

del 1settembre 2014)

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