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le caratteristiche
il costo
i fenomeni di corrosione
1
MATERIALI USATI PIÙ FREQUENTEMENTE
ferro
ferrosi acciai
Si suddividono in:
CARATTERISTICHE PROPRIETÀ PROPRIETÀ
CHIMICO-FISICHE MECCANICHE TECNOLOGICHE
3/9
Proprietà e caratteristiche dei materiali
Le proprietà meccaniche evidenziano il comportamento dei materiali quando vengono
sottoposti ad una forza che tende a deformarli. Le più importanti proprietà meccaniche
sono:
3/9
Proprietà e caratteristiche dei materiali
Le proprietà tecnologiche si definiscono osservando il comportamento dei
materiali durante la loro lavorazione, quando sono sottoposti ad una forza
esercitata da un utensìle. Sono molto numerose, e le più comuni sono:
3/9
Proprietà chimiche dei materiali
Le proprietà chimiche riguardano l'interazione dei materiali con l’ambiente esterno
per poter agire su di essi per due diverse finalità:
2. Adottare provvedimenti per evitare che venga attaccato da sostanze con le quali
può venire a contatto.
• Soprattutto la corrosione
7
Proprietà chimiche dei materiali
Ac3 = temperatura alla quale, durante un riscaldamento veloce, la lega di acciaio ipoeutettoide termina la
trasformazione in Austenite. Temperatura detta di Austenizzazione.
Allo stato solido si presenta nelle tre seguenti forme allotropiche:
Ferro α: struttura cristallina cubica a corpo centrato (CCC) Ferrite
Ferro γ: struttura cristallina cubica a facce centrate (CFC ) Austenite
Ferro δ: struttura cristallina cubica a corpo centrato (CCC ) la soluzione interstiziale
Fase Fe3C: Cementite.
Proprietà strutturali dei materiali
SOLLECITAZIONI SEMPLICI
Proprietà meccaniche dei materiali
flessione
5. COMPRESSIONE
torsione
trazione
compressione
taglio
• la resistenza a trazione
• la resistenza a compressione
• la resistenza a flessione
• la resistenza a torsione
• la resistenza al taglio
• la resilienza
• la resistenza a fatica
• la durezza
• la resistenza al caldo e al freddo
• l'usura
Proprietà tecnologiche dei materiali
• la fucinabilità
• la fusibilità
• la saldabilità
• la temperabilità
• la plasticità detta anche malleabilità, duttilità, estrudibilità, imbutibilità,
piegabilità e attorcigliabilità .
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1GXBT4C8R-1PFD7BG-RZL/Propriet%C3%A0%20tecnologiche.cmap
Unificazione e tipi di prove
La durezza determinata col metodo Brinell è consigliata per materiali molto duri
quali le ghise e non per gli acciai temperati. La durezza Rockwell viene
comunemente effettuata sugli acciai temperati.
La determinazione della durezza ha un'importanza notevole poiché i risultati delle
prove secondo i vari metodi possono essere correlati ai carichi di rottura a
trazione.
La resistenza a trazione
Ghise grigie
ghise grezze
Ghise bianche
Nelle ghise grigie il carbonio contenuto si trova libero sotto forma di grafite. Il nome
deriva dalla colorazione grigia assunta dalle facce esposte del metallo sottoposto a
frattura, dovuta alla presenza del carbonio libero,che si presenta scuro.
Le ghise grigie sono molto impiegate per la costruzione di pezzi fusi essendo le
leghe più economiche disponibili per questo scopo e vengono utilizzate per la
costruzione di basamenti di macchine utensili, attrezzi agricoli, radiatori, tubazioni
varie, carcasse di pompe, motori, ingranaggi, flange, alberi di trasmissione non
troppo sollecitati. Le ghise grigie sono resistenti agli acidi e alla corrosione.
Ghise grigie
•surriscaldamento
•tempra
•rinvenimento
•inoculazione
.
Ghise grigie
Tempra: Si effettua soprattutto sulle ghise grigie a matrice perlitica con grana
fine. Lo scopo del trattamento é quello di trasformare, nelle ghise grigie con
grafite lamellare, la matrice perlitica in martensitica, ottenendo così una
struttura molto dura con determinate proprietà fisiche e meccaniche. Il ciclo
termico della tempra normale (o diretta) é il seguente:
1. riscaldamento in due tempi, prima a circa 500 °C e poi a 850 - 870 °C in
modo da avere la trasformazione della perlite in austenite
2. permanenza a tale temperatura per un tempo che dipende dallo spessore dei
pezzi (30 minuti per 20 mm di spessore)
3. raffreddamento in acqua, olio o aria soffiata a seconda della struttura che si
vuole ottenere (martensite o bainite).
Poiché l'elevata durezza provoca fragilità, é necessario eseguire dopo la
tempra un rinvenimento.
Ghise grigie
Nelle ghise bianche il carbonio contenuto si trova legato al ferro sotto forma di
carburo. Il nome deriva dalla colorazione bianca assunta dalle facce esposte del
metallo sottoposto a frattura, dovuta alla presenza del carburo, che si presenta
chiaro.
Le ghise bianche sono caratterizzate da un'elevata durezza, una spiccata
resistenza all'usura e una modesta resistenza agli urti. Con piccole aggiunte di
nichel e cromo vengono impiegate per costruire sfere per mulini a palle,
mascelle per frantoi, pale per impastatrici, rivestimenti di mulini e parti di pompe
che movimentano sospensioni abrasive. Presentano un'elevata resistenza
agli acidi, alle soluzioni saline e alla corrosione.
Ghise speciali
Una delle caratteristiche che rende gli acciai estremamente versatili consiste nel
fatto che è possibile modificare le proprietà meccaniche tramite opportuni
trattamenti termici.
Trattamento Caratteristiche e scopi
Consiste nel riscaldare l'acciaio e mantenere
la temperatura in maniera da ottenere
l'austenite. Quindi si ha un raffreddamento più
o meno rapido in maniera da ottenere,
tempra
almeno in superficie, la martensite. Consente
di ottenere elevata durezza e grande
resistenza meccanica del pezzo, a scapito
della resilienza.
Viene effettuato, per attenuare gli svantaggi
della tempra, riscaldamento a temperature
relativamente basse in maniera da
rinvenimento trasformare la martensite in perlite. Il
trattamento consente di abbassare la fragilità
acquisita dall'acciaio dopo la tempra
(incrudimento).
Trattamenti termici degli Acciai
•acciai al carbonio:
•acciai legati:
Contengono meno dell'1% di carbonio e altri elementi diversi dal ferro e dal
carbonio. Si dicono debolmente legati se nessun elemento diverso dal ferro
supera il 5%; fortemente legati se almeno un altro elemento è presente per più
del 5% nella composizione.
Acciai al carbonio
vanadio
tungsteno
MATERIALI NELL’ IMPIANTISTICA CHIMICA
le caratteristiche
il costo
i fenomeni di corrosione
1
MATERIALI USATI PIÙ FREQUENTEMENTE
ferro
ferrosi acciai
Si suddividono in:
CARATTERISTICHE PROPRIETÀ PROPRIETÀ
CHIMICO-FISICHE MECCANICHE TECNOLOGICHE
3/9
Proprietà e caratteristiche dei materiali
Le proprietà meccaniche evidenziano il comportamento dei materiali quando vengono
sottoposti ad una forza che tende a deformarli. Le più importanti proprietà meccaniche
sono:
3/9
Proprietà e caratteristiche dei materiali
Le proprietà tecnologiche si definiscono osservando il comportamento dei
materiali durante la loro lavorazione, quando sono sottoposti ad una forza
esercitata da un utensìle. Sono molto numerose, e le più comuni sono:
3/9
Proprietà chimiche dei materiali
Le proprietà chimiche riguardano l'interazione dei materiali con l’ambiente esterno
per poter agire su di essi per due diverse finalità:
2. Adottare provvedimenti per evitare che venga attaccato da sostanze con le quali
può venire a contatto.
• Soprattutto la corrosione
7
Proprietà chimiche dei materiali
Ac3 = temperatura alla quale, durante un riscaldamento veloce, la lega di acciaio ipoeutettoide termina la
trasformazione in Austenite. Temperatura detta di Austenizzazione.
Allo stato solido si presenta nelle tre seguenti forme allotropiche:
Ferro α: struttura cristallina cubica a corpo centrato (CCC) Ferrite
Ferro γ: struttura cristallina cubica a facce centrate (CFC ) Austenite
Ferro δ: struttura cristallina cubica a corpo centrato (CCC ) la soluzione interstiziale
Fase Fe3C: Cementite.
Proprietà strutturali dei materiali
SOLLECITAZIONI SEMPLICI
Proprietà meccaniche dei materiali
flessione
5. COMPRESSIONE
torsione
trazione
compressione
taglio
• la resistenza a trazione
• la resistenza a compressione
• la resistenza a flessione
• la resistenza a torsione
• la resistenza al taglio
• la resilienza
• la resistenza a fatica
• la durezza
• la resistenza al caldo e al freddo
• l'usura
Proprietà tecnologiche dei materiali
• la fucinabilità
• la fusibilità
• la saldabilità
• la temperabilità
• la plasticità detta anche malleabilità, duttilità, estrudibilità, imbutibilità,
piegabilità e attorcigliabilità .
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1GXBT4C8R-1PFD7BG-RZL/Propriet%C3%A0%20tecnologiche.cmap
Unificazione e tipi di prove
La durezza determinata col metodo Brinell è consigliata per materiali molto duri
quali le ghise e non per gli acciai temperati. La durezza Rockwell viene
comunemente effettuata sugli acciai temperati.
La determinazione della durezza ha un'importanza notevole poiché i risultati delle
prove secondo i vari metodi possono essere correlati ai carichi di rottura a
trazione.
La resistenza a trazione
Ghise grigie
ghise grezze
Ghise bianche
Nelle ghise grigie il carbonio contenuto si trova libero sotto forma di grafite. Il nome
deriva dalla colorazione grigia assunta dalle facce esposte del metallo sottoposto a
frattura, dovuta alla presenza del carbonio libero,che si presenta scuro.
Le ghise grigie sono molto impiegate per la costruzione di pezzi fusi essendo le
leghe più economiche disponibili per questo scopo e vengono utilizzate per la
costruzione di basamenti di macchine utensili, attrezzi agricoli, radiatori, tubazioni
varie, carcasse di pompe, motori, ingranaggi, flange, alberi di trasmissione non
troppo sollecitati. Le ghise grigie sono resistenti agli acidi e alla corrosione.
Ghise grigie
•surriscaldamento
•tempra
•rinvenimento
•inoculazione
.
Ghise grigie
Tempra: Si effettua soprattutto sulle ghise grigie a matrice perlitica con grana
fine. Lo scopo del trattamento é quello di trasformare, nelle ghise grigie con
grafite lamellare, la matrice perlitica in martensitica, ottenendo così una
struttura molto dura con determinate proprietà fisiche e meccaniche. Il ciclo
termico della tempra normale (o diretta) é il seguente:
1. riscaldamento in due tempi, prima a circa 500 °C e poi a 850 - 870 °C in
modo da avere la trasformazione della perlite in austenite
2. permanenza a tale temperatura per un tempo che dipende dallo spessore dei
pezzi (30 minuti per 20 mm di spessore)
3. raffreddamento in acqua, olio o aria soffiata a seconda della struttura che si
vuole ottenere (martensite o bainite).
Poiché l'elevata durezza provoca fragilità, é necessario eseguire dopo la
tempra un rinvenimento.
Ghise grigie
Nelle ghise bianche il carbonio contenuto si trova legato al ferro sotto forma di
carburo. Il nome deriva dalla colorazione bianca assunta dalle facce esposte del
metallo sottoposto a frattura, dovuta alla presenza del carburo, che si presenta
chiaro.
Le ghise bianche sono caratterizzate da un'elevata durezza, una spiccata
resistenza all'usura e una modesta resistenza agli urti. Con piccole aggiunte di
nichel e cromo vengono impiegate per costruire sfere per mulini a palle,
mascelle per frantoi, pale per impastatrici, rivestimenti di mulini e parti di pompe
che movimentano sospensioni abrasive. Presentano un'elevata resistenza
agli acidi, alle soluzioni saline e alla corrosione.
Ghise speciali
Una delle caratteristiche che rende gli acciai estremamente versatili consiste nel
fatto che è possibile modificare le proprietà meccaniche tramite opportuni
trattamenti termici.
Trattamento Caratteristiche e scopi
Consiste nel riscaldare l'acciaio e mantenere
la temperatura in maniera da ottenere
l'austenite. Quindi si ha un raffreddamento più
o meno rapido in maniera da ottenere,
tempra
almeno in superficie, la martensite. Consente
di ottenere elevata durezza e grande
resistenza meccanica del pezzo, a scapito
della resilienza.
Viene effettuato, per attenuare gli svantaggi
della tempra, riscaldamento a temperature
relativamente basse in maniera da
rinvenimento trasformare la martensite in perlite. Il
trattamento consente di abbassare la fragilità
acquisita dall'acciaio dopo la tempra
(incrudimento).
Trattamenti termici degli Acciai
•acciai al carbonio:
•acciai legati:
Contengono meno dell'1% di carbonio e altri elementi diversi dal ferro e dal
carbonio. Si dicono debolmente legati se nessun elemento diverso dal ferro
supera il 5%; fortemente legati se almeno un altro elemento è presente per più
del 5% nella composizione.
Acciai al carbonio
vanadio
tungsteno
La chimica industriale è quella branca della chimica che si occupa delle
trasformazioni su scala industriale delle materie prime per la
produzione di sostanze chimiche, miscele e materiali di varia natura, dei
processi e degli impianti chimici utilizzati e dei loro impatti economici
sull'industria e sul costo dei prodotti finiti.
.
La chimica industriale pone particolare attenzione agli impianti pilota
(modelli in scala ridotta) e alle operazioni unitarie di laboratorio. Con
questi può impostare modelli predittivi di tutte le variabili in gioco nel
processo chimico e fisico, svolgere il dimensionamento finale e la scelta
di materiali ed attrezzature per quello che sarà l'impianto industriale.
In questo ambito entrano in gioco modelli di trasferimento di massa e di
calore e la realizzazione di sistemi di controllo, che sono trattati
nell'ambito delle discipline dell'ingegneria chimica.
INIZIO ORA
Conoscenze del affiancamento di un
chimico di ingegnere, un agronomo,
laboratorio un medico, con un campo di
intervento sterminato
La chimica è per definizione la scienza della trasformazione
delle sostanze.
Poche materie
prime materia prima
materia prima
Inoltre, l'industria chimica può fornire ad altri settori produttivi, o
al consumatore finale, prodotti intrinsecamente "diversi",
capaci però di svolgere lo stesso "ruolo":
• chimico (solventi, detergenti),
• meccanico (leghe, fibre, colle),
• energetico (combustibili),
• estetico (coloranti, cosmetici)
• fisiologico (medicinali).
La crescente pervasività dei prodotti chimici nella civiltà industriale
ha differenziato la produzione in numerosi settori, caratterizzati da
una propria "storia", con stadi di sviluppo e di maturità distanziati
nel tempo.
Si possono tracciare alcune linee distintive nella storia
dell'industria chimica:
1. la grande industria chimica inorganica, nata dalla rivoluzione
industriale;
2. l'industria chimica organica dei prodotti "fini" (fine chemicals),
fiorita fra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento;
3. il rinnovamento delle tecnologie di sintesi, con la ricerca di
condizioni di reazione estreme (nei primi decenni del XX
secolo);
4. l'affermarsi dell'industria organica pesante dei nostri giorni;
5. il moderno affermarsi di tecniche sintetiche legate
alle biotecnologie.
Settori dell'industria chimica
chimica
industriale
chimica chimica
primaria secondaria
Chimica primaria
È il settore industriale di base che si occupa della produzione, a
partire da materie prime (petrolio, gas naturale, minerali…) di
composti chimici relativamente semplici (come ad
esempio benzene, fenolo e propilene) usati successivamente
dalla chimica secondaria come punto di partenza per ulteriori
trasformazioni.
chimica
secondaria
Composti
semplici
Materie
prime
La chimica primaria è strettamente legata all'industria
dell'estrazione mineraria (zolfo, pirite) e all'industria del petrolio,
anche se normalmente la petrolchimica, per la sua complessità e
specificità, viene considerata un settore a parte. Caratteristica
dell'industria chimica primaria è quella di operare su grande
scala (grandi quantità di materiali e grandi dimensioni degli
impianti).
Chimica secondaria
La chimica secondaria produce molecole più complesse (come
i coloranti, i fitofarmaci eccetera).
chimica
secondaria
chimica
chimica delle
fine specialità
Chimica fine
Produzione di intermedi, materie prime, principi attivi, additivi,
ausiliari, coadiuvanti tecnologici, enzimi e catalizzatori per diverse
industrie manifatturiere, parachimica e chimica di trasformazione
(chimica specialistica: tensioattivi, vernici, dolcificanti, additivi
alimentari, adesivi, farmaci, cosmetici, eccetera).
macchine
attrezzature
organizzazione
Sistemi Produttivi
Lo schema di classificazione composita di Brandolese, Brugger,
Garetti, Misul (1985) considera una suddivisione secondo tre assi
cartesiani.
Sistemi Produttivi
Sull'asse del mercato, si classificano secondo le modalità di
vendita:
costruiscono
commesse prodotti già
venduti
vendono
prodotti
magazzino
già
costruiti
Sistemi Produttivi
Sull'asse tecnologico, si classificano secondo le modalità di
realizzazione del prodotto in:
•impianti di processo (ove la produzione riguarda profonde
trasformazioni chimico-fisiche e non è possibile ritornare
facilmente ai componenti iniziali partendo dal prodotto finale)
•impianti di fabbricazione, che a loro volta si suddividono in:
impianti di produzione
impianti di assemblaggio
la collocazione dei
macchinari al fine di
secondo elenco
minimizzare alcuni costi
imputabili al layout.
Lotto i A1 A2 A3 A4
1 3 4 2
Lotto i 1
Mj1 Mj2
3
Mj4 Mj3
4 2
Reparto Aj
Fabbricazioni per Linee di Prodotto
Lotto i
M1 M2 M3 M4
L'acronimo WIP, che sta per Work In Process (ossia, tradotto
dall'inglese, materiale in corso di lavorazione), è un termine tecnico
usato per indicare il numero di pezzi (o di lotti) che vengono lavorati
contemporaneamente all'interno di un sistema produttivo.
Si tratta del materiale in uscita da una fase del processo di
lavorazione in attesa di essere trattato da quella successiva.
Rappresenta un costo per l'azienda legato a
immobilizzo di capitale,
spazio occupato
movimentazione dei materiali.
Questo parametro può essere utilizzato come indicatore per valutare
le prestazioni del sistema: a parità di lotti prodotti, si preferisce la
soluzione che corrisponde al più basso livello di WIP; l'azienda in
questo modo può ridurre i costi dovuti all'immobilizzazione
delle giacenze di materie prime e di semilavorati.
Confronto tra le Soluzioni Estreme della
Fabbricazione
Job Shop Vantaggi Svantaggi
Alta Flessibilità Elevati Tempi di Produzione
Elevata Elasticità (e.g.Guasti) Elevato Work In Process
Scarsa Obsolescenza Scarso Sfruttamento delle Risorse
Rapido Avvio di Nuove Produzioni Scarsa Prevedibilità dei Tempi di Consegna
Difficoltà della Gestione (vedi lucido seguente)
Lotto 2
Lotto 2 Lotto 1
Difficoltà della Gestione della Produzione del
Job Shop
Problemi Principali:
Scelta tra più Risorse (Macchine) disponibili per la
lavorazione dei Lotti
Loading: Scelta dei lotti da inoltrare nell’impianto e scelta
della sequenze di inoltro dei lotti nell’impianto
Dispatching/Sequencing: Scelta della sequenza di
Lavorazione dei Lotti sulle Singole Macchine
Minimizzazione di diversi parametri prestazionali quali il
tempo di trasferimento e i tempi di Set-Up delle Macchine
Soluzioni:
Esperienza Umana
Soluzioni Algoritmiche (informatizzazione) per
l’Ottimizzazione della Produttività
Difficoltà della Progettazione della Linea di
Fabbricazione
Lotto i
M1 M2 M3 M4
T1 T2 T3 T4
M1 2 1 3
M2 3 2 1
M3 3 1 2
Routing Tecnologico:
Lotto 1= (M1, M3, M2)
Lotto 2= (M1, M2, M3)
Lotto 3= (M2, M3, M1)
Tempi di Produzione:
Lotto 1 = (M1(2), M3(1), M2(2))
Lotto 2 = (M1(2), M2(1), M3(2))
Lotto 3 = (M2(1), M3(3), M1(3))
Unità 8 controllo dei processi chimici
industriali
Fluidodinamica
In tutte le industrie chimiche vi è sempre la necessità di trasferire liquidi in tubazioni e questo per due motivi:
• il primo è che la quasi totalità delle reazioni chimiche avviene in un mezzo liquido allo scopo di favorire il contatto
fra le sostanze, per cui, anche quando i reagenti sono solidi, essi sono prima disciolti in un adatto solvente e poi sono
fatti reagire;
• il secondo è che risulta più semplice trasferire da un punto all'altro degli impianti una sostanza liquida in una
tubazione chiusa, piuttosto che un solido, per cui, quando bisogna spostarne uno, se possibile, si preferisce prima
scioglierlo in un solvente.
Fluidodinamica
Numero di Reynolds
Quando un liquido si muove in una tubazione chiusa, si possono verificare due tipi di moto chiamati moto laminare e
moto turbolento. Ai due moti si può anche dare rispettivamente il nome di viscoso e vorticoso.
Numero di Reynolds
Fluidodinamica
Numero di Reynolds
Nel caso della presenza dei filetti fluidi colorati nella corrente, si è in presenza di un moto laminare, nell'altro caso di un
moto turbolento.
Cambiando il tipo di liquido nella riserva, Reynolds constatò che, per ognuno di essi, esisteva una velocità critica, data
dalla velocità alla quale il moto passava da laminare a turbolento.
Numero di Reynolds
• il diametro del tubo (d)
• la densità del liquido (ρ) [rho]
• la viscosità del liquido (η) [eta]
velocità critica =
Numero di Reynolds
˂ 2000 laminare
˃4000 turbolento
Per valori intermedi si è in presenza di un moto di transizione non meglio definito, per il quale non può essere predetto
teoricamente il comportamento del liquido in movimento nelle condutture.
Fluidodinamica
due diversi
profili
Fluidodinamica
Intuitivamente, la quantità di liquido che passa attraverso le due sezioni A1 e A2, deve essere uguale.
Questa affermazione rappresenta la formulazione della legge della continuità per i liquidi in moto.
Per cui si può affermare che la portata nelle due sezioni considerate deve essere uguale
Fluidodinamica
Equazione di continuità
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Molto spesso, per la risoluzione di problemi di ordine quantitativo, si ricorre al principio di conservazione dell'energia
una delle teorie più valide e più frequentemente usate in chimica industriale.
Quando tale principio viene applicato a un liquido in movimento, si è in presenza del teorema di Bernoulli.
Questo teorema può presentarsi sotto forma di una espressione matematica alquanto complessa perché, teoricamente,
ogni specie di energia può essere coinvolta in un sistema in cui vi è un liquido in movimento.
Il trattamento più semplice:
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Si consideri una tubazione posta in un campo gravitazionale
e avente un andamento come riportato in figura
Teorema di Bernoulli
Teorema di Bernoulli
Nelle due sezioni
Teorema di Bernoulli
Se si prende in esame una certa quantità in peso di liquido (P), nelle condizioni ipotizzate, le diverse energie che
possiede sono:
• energia potenziale, dovuta alla sua altezza rispetto al piano di riferimento; corrisponde al lavoro necessario per
vincere la gravità fino alla quota h e cioè:
= ℎ (= ℎ)
• energia potenziale, data dalla pressione posseduta, misurata dal lavoro necessario per portare il liquido, di peso
specifico assoluto #$ , a un’altezza corrispondente all’altezza piezometrica:
%
=
#$
• energia cinetica, dovuta alla sua velocità, misurata dalla formula
=
2
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Considerando l’unità di peso (1N) il termine P può essere trascurato e dimensionalmente le tre componenti energetiche
diventano dimensionalmente delle altezze.
L’espressione della conservazione dell’energia (per unità di peso) per le due sezioni diventa:
% %
ℎ + + =ℎ + +
# 2 # 2
!
Teorema di Bernoulli per moto
quando tutte le molecole del fluido che attraversano una
sezione qualsiasi del condotto hanno la stessa velocità in tutti i stazionario di un fluido perfetto
successivi istanti (la portata non varia nel tempo). Inoltre, nel omgeneo e incomprimibile immerso ni
regime stazionario le molecole del fluido si muovono con la un campo puramente gravitazionale
stessa velocità in qualsiasi punto della sezione,
indipendentemente dalla distanza dalle pareti.
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Lo stesso risultato si può ottenere considerando qualsiasi peso diverso dall’unitario in quanto il termine P compare in
tutti i membri dell’equazione e può essere quindi semplificato
% %
ℎ + + = ℎ + +
# 2 # 2
In altre parole, per la tubazione in oggetto, la somma delle tre energie possedute dal liquido è costante per qualsiasi
sezione della conduttura.
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
I tre termini dell'espressione, in accordo con le loro dimensioni formali, vengono chiamati rispettivamente altezza
geodetica, altezza piezometrica e altezza cinetica.
%
ℎ+ + = ()
# 2
geodetica cinetica
piezometrica
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Alcune considerazioni supponendo di volta in volta costante uno dei termini dell'espressione di Bernoulli.
Teorema di Bernoulli
• Si consideri costante l'altezza delle due sezioni l’equazione si modifica in:
Teorema di Bernoulli
Teorema di Bernoulli
Teorema di Bernoulli
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
Come precedentemente accennato, l'espressione del teorema di Bernoulli può essere estremamente complessa in
quanto nelle tubazioni, fra le due sezioni considerate, il fluido può subire una variazione di peso specifico e si possono
verificare perdite o acquisti di energie dovuti ai più svariati motivi:
• perdite di carico;
• apparecchiature operatrici idrauliche;
• scambi termici;
• reazioni chimiche.
Fluidodinamica
Teorema di Bernoulli
La spiegazione del termine "perdite di carico" verrà affrontata dopo la spiegazione sulle tubature. L’equazione di
Bernoulli, quindi, può presentare altri termini a seconda delle energie che di volta in volta vengono considerate nel
sistema e riveste una grande importanza dal punto di vista pratico in quanto permette di calcolare:
• le perdite di carico presenti in una tubazione;
• la portata di un liquido;
• l'energia necessaria per muovere un liquido nelle tubazioni.
Il controllo di processo
Introduzione al controllo di processo
• Il processo chimico/industriale
• Singola apparecchiatura
• Sottosezione di impianto
• Impianto completo
• Attuatore: è l’elemento fisico che realizza sul campo le scelte del controllore
(es. valvole, interruttori, …). Spesso le valvole sono pneumatiche, ove lo stelo
che regola il flusso è mosso da un diaframma modificato dalla pressione
dell’aria
Set
Controllore
Point
Disturbi
Le termocoppie
Funzionano in base al fenomeno conosciuto come effetto Seebeck.
Sono formate da due filamenti diversi uniti tra di loro. Se il punto di saldatura fra
i due fili si trova a una temperatura diversa da quella alla quale si trovano le due
estremità libere dei filamenti, fra le due estremità dei due fili si genera una
differenza di potenziale proporzionale alla differenza di temperatura esistente
fra la saldatura e i capi liberi. Mantenendo i due capi a temperatura costante e
collegando questi a un rilevatore di differenza di potenziale tarato, è possibile
misurare la temperatura del corpo a contatto con la giunzione saldata. Le
termocoppie vengono usate per misurare temperature comprese tra 70 e 1800
La polarizzazione e
l’intensità di questa forza
elettromotrice
dipende unicamente dalla
tipologia dei due metalli e
dalla temperatura cui sono
sottoposte le due giunzioni.
Misuratori di temperatura
Le termocoppie
I CONTATORI A TURBINA
Manometro a spirale
Detto anche Manometro di
Bourdon, permette la
determinazione della pressione
mediante la deformazione di una
molla tubolare, costituita da un
tubo pieghettato. Per mezzo di un
opportuno meccanismo la
deformazione della molla viene
trasformata nel moto rotatorio di
un indice che scorre su una scala
tarata in unità di pressione.
Misuratori di pressione
MANOMETRO A MEMBRANA
I manometri a membrana
misurano la pressione che si
esercita su una membrana
solidale con un meccanismo in
grado di spostare un indice su
una scala.
Misuratori di LIVELLO
Misuratori a galleggiante
INDICATORE MAGNETICO DI
Indicatore di livello ad
LIVELLO BY PASS
ultrasuoni
INIZIO ORA
Conoscenze del affiancamento di un
chimico di ingegnere, un agronomo,
laboratorio un medico, con un campo di
intervento sterminato
La chimica è per definizione la scienza della trasformazione
delle sostanze.
Poche materie
prime materia prima
materia prima
Inoltre, l'industria chimica può fornire ad altri settori produttivi, o
al consumatore finale, prodotti intrinsecamente "diversi",
capaci però di svolgere lo stesso "ruolo":
• chimico (solventi, detergenti),
• meccanico (leghe, fibre, colle),
• energetico (combustibili),
• estetico (coloranti, cosmetici)
• fisiologico (medicinali).
La crescente pervasività dei prodotti chimici nella civiltà industriale
ha differenziato la produzione in numerosi settori, caratterizzati da
una propria "storia", con stadi di sviluppo e di maturità distanziati
nel tempo.
Si possono tracciare alcune linee distintive nella storia
dell'industria chimica:
1. la grande industria chimica inorganica, nata dalla rivoluzione
industriale;
2. l'industria chimica organica dei prodotti "fini" (fine chemicals),
fiorita fra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento;
3. il rinnovamento delle tecnologie di sintesi, con la ricerca di
condizioni di reazione estreme (nei primi decenni del XX
secolo);
4. l'affermarsi dell'industria organica pesante dei nostri giorni;
5. il moderno affermarsi di tecniche sintetiche legate
alle biotecnologie.
Settori dell'industria chimica
chimica
industriale
chimica chimica
primaria secondaria
Chimica primaria
È il settore industriale di base che si occupa della produzione, a
partire da materie prime (petrolio, gas naturale, minerali…) di
composti chimici relativamente semplici (come ad
esempio benzene, fenolo e propilene) usati successivamente
dalla chimica secondaria come punto di partenza per ulteriori
trasformazioni.
chimica
secondaria
Composti
semplici
Materie
prime
La chimica primaria è strettamente legata all'industria
dell'estrazione mineraria (zolfo, pirite) e all'industria del petrolio,
anche se normalmente la petrolchimica, per la sua complessità e
specificità, viene considerata un settore a parte. Caratteristica
dell'industria chimica primaria è quella di operare su grande
scala (grandi quantità di materiali e grandi dimensioni degli
impianti).
Chimica secondaria
La chimica secondaria produce molecole più complesse (come
i coloranti, i fitofarmaci eccetera).
chimica
secondaria
chimica
chimica delle
fine specialità
Chimica fine
Produzione di intermedi, materie prime, principi attivi, additivi,
ausiliari, coadiuvanti tecnologici, enzimi e catalizzatori per diverse
industrie manifatturiere, parachimica e chimica di trasformazione
(chimica specialistica: tensioattivi, vernici, dolcificanti, additivi
alimentari, adesivi, farmaci, cosmetici, eccetera).
macchine
attrezzature
organizzazione
Sistemi Produttivi
Lo schema di classificazione composita di Brandolese, Brugger,
Garetti, Misul (1985) considera una suddivisione secondo tre assi
cartesiani.
Sistemi Produttivi
Sull'asse del mercato, si classificano secondo le modalità di
vendita:
costruiscono
commesse prodotti già
venduti
vendono
prodotti
magazzino
già
costruiti
Sistemi Produttivi
Sull'asse tecnologico, si classificano secondo le modalità di
realizzazione del prodotto in:
•impianti di processo (ove la produzione riguarda profonde
trasformazioni chimico-fisiche e non è possibile ritornare
facilmente ai componenti iniziali partendo dal prodotto finale)
•impianti di fabbricazione, che a loro volta si suddividono in:
impianti di produzione
impianti di assemblaggio
la collocazione dei
macchinari al fine di
secondo elenco
minimizzare alcuni costi
imputabili al layout.
Lotto i A1 A2 A3 A4
1 3 4 2
Lotto i 1
Mj1 Mj2
3
Mj4 Mj3
4 2
Reparto Aj
Fabbricazioni per Linee di Prodotto
Lotto i
M1 M2 M3 M4
L'acronimo WIP, che sta per Work In Process (ossia, tradotto
dall'inglese, materiale in corso di lavorazione), è un termine tecnico
usato per indicare il numero di pezzi (o di lotti) che vengono lavorati
contemporaneamente all'interno di un sistema produttivo.
Si tratta del materiale in uscita da una fase del processo di
lavorazione in attesa di essere trattato da quella successiva.
Rappresenta un costo per l'azienda legato a
immobilizzo di capitale,
spazio occupato
movimentazione dei materiali.
Questo parametro può essere utilizzato come indicatore per valutare
le prestazioni del sistema: a parità di lotti prodotti, si preferisce la
soluzione che corrisponde al più basso livello di WIP; l'azienda in
questo modo può ridurre i costi dovuti all'immobilizzazione
delle giacenze di materie prime e di semilavorati.
Confronto tra le Soluzioni Estreme della
Fabbricazione
Job Shop Vantaggi Svantaggi
Alta Flessibilità Elevati Tempi di Produzione
Elevata Elasticità (e.g.Guasti) Elevato Work In Process
Scarsa Obsolescenza Scarso Sfruttamento delle Risorse
Rapido Avvio di Nuove Produzioni Scarsa Prevedibilità dei Tempi di Consegna
Difficoltà della Gestione (vedi lucido seguente)
Lotto 2
Lotto 2 Lotto 1
Difficoltà della Gestione della Produzione del
Job Shop
Problemi Principali:
Scelta tra più Risorse (Macchine) disponibili per la
lavorazione dei Lotti
Loading: Scelta dei lotti da inoltrare nell’impianto e scelta
della sequenze di inoltro dei lotti nell’impianto
Dispatching/Sequencing: Scelta della sequenza di
Lavorazione dei Lotti sulle Singole Macchine
Minimizzazione di diversi parametri prestazionali quali il
tempo di trasferimento e i tempi di Set-Up delle Macchine
Soluzioni:
Esperienza Umana
Soluzioni Algoritmiche (informatizzazione) per
l’Ottimizzazione della Produttività
Difficoltà della Progettazione della Linea di
Fabbricazione
Lotto i
M1 M2 M3 M4
T1 T2 T3 T4
M1 2 1 3
M2 3 2 1
M3 3 1 2
Routing Tecnologico:
Lotto 1= (M1, M3, M2)
Lotto 2= (M1, M2, M3)
Lotto 3= (M2, M3, M1)
Tempi di Produzione:
Lotto 1 = (M1(2), M3(1), M2(2))
Lotto 2 = (M1(2), M2(1), M3(2))
Lotto 3 = (M2(1), M3(3), M1(3))
Unità 8 controllo dei processi chimici
industriali
Fluidostatica
Densità e peso specifico
• =
• Il peso specifico assoluto indica il rapporto fra il peso e il volume occupato di una qualsiasi sostanza. In formula:
• =
Bisogna ricordare che la massa è una delle grandezze fondamentali del SI, mentre il peso è la forza con la quale un corpo
è attratto dalla Terra (P = m · g)
Fluidostatica Il coefficiente di comprimibilità cubica non
va confuso con il fattore di comprimibilità,
che è un parametro utilizzato nello sviluppo
delle equazioni di stato.
Comprimibilità
Nella definizione di liquido data sopra, si è parlato di volume ben determinato, perché i liquidi sono considerati
incomprimibili anche quando sono sottoposti a elevate pressioni. In realtà non è così in quanto una certa comprimibilità
è caratteristica per ciascun liquido ed è misurata dal coefficiente di comprimibilità cubica.
Questo parametro indica la variazione di volume, a temperatura costante, dell'unità di volume di un liquido sottoposto a
una pressione unitaria e si indica con la lettera greca α (alfa):
∆
• = =
Fluidostatica per ridurre di appena un millesimo un
volume di acqua occorre una pressione di
circa 2,2 MPa
Comprimibilità
Per l'acqua, alla temperatura di 283,15 K, α = 5,12 × 10-10 Pa-1. Questo significa che se si applica una pressione di un
pascal a un metro cubo d’acqua, si ha una diminuzione di volume pari a 5,12 × 10-10 m3, valore che corrisponde a 0,512
mm3.
La comprimibilità del petrolio è circa 1,7 volte quella dell'acqua (8,66 × 10-10 Pa-1), quella della glicerina circa la metà
(2,55 × 10-10 Pa-1).
Poiché i valori relativi a questo parametro sono così bassi, nella maggior parte dei problemi riguardanti i liquidi, questi
ultimi possono essere considerati incomprimibili senza che questa approssimazione generi scostamenti fra i risultati
ottenuti e la realtà fisica.
Fluidostatica
Viscosità
Prove effettuate hanno dimostrato che la viscosità varia al variare della temperatura alla quale si trova il liquido, in
maniera inversamente proporzionale. Esistono due modi per esprimere i valori di viscosità, ossia si distingue una viscosità
dinamica e una viscosità cinematica.
La descrizione della viscosità risulta semplice nel caso di moto laminare (si pensi allo scorrimento delle carte da gioco in
un mazzo).
Fluidostatica
Viscosità
Si consideri (vedere la figura) una piattaforma di area A galleggiante su uno spessore h di fluido e trainata con velocità
costante v0. Il fluido a contatto con la piattaforma si muove con la stessa velocità v0 della piattaforma mentre il fluido a
contatto con il fondo, alla profondità h, è fermo.
Fluidostatica
Viscosità
In regime laminare i vari strati di fluido scorrono gli uni rispetto agli altri ed hanno velocità crescenti dal fondo (v=0) fino
in superficie (v = v0). Per mantenere la piattaforma in moto uniforme con velocità v bisogna applicare alla piattaforma
una forza costante F la cui intensità è data da
v0
• =
Introdotta la densità del fluido , si definisce coefficiente di viscosità cinematica la quantità collegata a dalla
relazione
• =
Fluidostatica
Viscosità
Per alcuni liquidi il valore della viscosità dinamica rimane costante anche se varia l'intensità della forza applicata e il
tempo per il quale essa viene applicata. Questi liquidi sono detti liquidi Newtoniani e per essi il valore della viscosità è in
v0
accordo con la formula =
Altri liquidi, invece, variano il valore della viscosità al variare della forza applicata o al protrarsi del tempo di applicazione
della stessa. Essi si dicono, con termine generale, non Newtoniani e si dividono in diverse categorie.
Fluidostatica
Viscosità
• liquidi plastici sono quelli che possono sopportare una certa forza prima di cominciare a muoversi;
• liquidi dilatanti in essi la viscosità aumenta al crescere della forza applicata;
• liquidi pseudoplastici in essi la viscosità diminuisce al crescere della forza applicata;
• liquidi tissotropici in essi la viscosità diminuisce al crescere del tempo di applicazione della forza;
• liquidi reopectici in essi la viscosità aumenta al crescere del tempo di applicazione della forza.
• https://www.youtube.com/watch?v=FQtrxuECbu4
Fluidostatica
Viscosità
Fluidostatica
Viscosità
Per quel che riguarda la dipendenza dal gradiente di velocità tra i fluidi non newtoniani distinguiamo tra fluidi
Per poter trattare matematicamente problemi con tali fluidi in movimento è necessario determinare sperimentalmente la
relazione che lega sforzo tangenziale e gradiente di velocità; quella che ha dato i risultati migliori è la legge di potenza.
Fluidostatica
Viscosità
I fluidi tixotropici presentano una struttura che si disgrega gradualmente per effetto di uno sforzo tangenziale, quindi
presentano una diminuzione di nel tempo; quindi tali sostanze sottoposte a sforzi di taglio aumentano la loro fluidità
passando da uno stato pastoso allo stato liquido; tale comportamento è reversibile e la struttura si ricostruisce
gradualmente in condizioni di riposo, dando luogo tuttavia a una curva reologica caratterizzata da isteresi.
Nei fluidi reopectici al contrario si verifica la graduale formazione di una struttura sotto l’azione di uno sforzo tangenziale,
non eccessivamente rapido, quindi un aumento di ; anche in questo caso si ha isteresi.
L'isteresi è un fenomeno per cui il valore assunto da una grandezza dipendente da altre è
determinato, oltre che dai valori istantanei di queste ultime, anche dai valori che avevano assunto
in precedenza[1]; ovvero, in altre parole, l'isteresi è la caratteristica di un sistema di reagire in
ritardo alle sollecitazioni applicate e in dipendenza dello stato precedente.
Fluidostatica
Comprimibilità Viscosità
A conclusione del paragrafo è opportuno ricordare che tutti i liquidi reali presentano un valore finito di comprimibilità e
uno di viscosità. Molto spesso, nelle spiegazioni teoriche o nei calcoli, si fa riferimento a un liquido ideale o perfetto che
presenta la caratteristica di essere incomprimibile e privo di viscosità. Questa idealizzazione è possibile solo fino a quando
il trascurare la comprimibilità e la viscosità non comporta errori sostanziali nella realtà della situazione considerata.
Fluidostatica
Pressione assoluta e relativa
La pressione assoluta che incide su ciascun punto di una superficie isobara, interna a un liquido contenuto in un
recipiente aperto, si può calcolare con la formula:
paS = p0 + hS
la quale indica che sulla superficie generica S incide sia la pressione atmosferica p0 sia la pressione data dal prodotto del
peso specifico assoluto del liquido per la distanza verticale della superficie dal pelo libero del liquido in quiete hS
Fluidostatica
Pressione assoluta e relativa (effettiva)
Non si deve confondere la pressione assoluta con la pressione relativa, detta anche pressione manometrica o pressione
effettiva che rappresenta invece la sola pressione dovuta al peso del liquido. In formula la pressione relativa è data da:
peS = hS
Fluidostatica
Pressione assoluta e relativa
Per quanto riguarda l'unità di misura usata per la pressione, usando il SI essa viene misurata in pascal (Pa) che
corrisponde a N/m2 (newton al metro quadrato).
Nella pratica impiantistica, però, è molto diffuso l'impiego dell'atmosfera tecnica (indicata con il simbolo at), che
corrisponde a 98 000 Pa o anche a 1 kgf/cm2.
Si ricorda che l'atmosfera fisica (indicata con il simbolo atm) corrisponde a 101 256 Pa o anche a 1,033 227 kgf /cm2
La simbologia usata prevede che, quando la pressione è espressa in atmosfere tecniche, la pressione assoluta sia indicata
con il simbolo ata, mentre quella relativa con la notazione ate.
Fluidostatica
Pressione assoluta e relativa
Prendendo in esame due superfici generiche S1 e S2, interne al liquido, distanti h1 e h2 dal pelo libero, le pressioni
assolute che incidono su ogni loro punto sono date da:
paS1 = p0 + hS1
paS2 = p0 + hS2
Fluidostatica
Pressione assoluta e relativa
Questo significa che la differenza di pressione tra due punti in un liquido in quiete è indipendente sia dalla forma sia
dalla sezione del recipiente, ma dipende solo dal peso specifico assoluto del liquido e dalla distanza verticale fra i due
punti. Questa formulazione corrisponde alla legge di Stevino.
peso
forma
specifico
differenza
di pressione
distanza
sezione
verticale
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
Si consideri ora un recipiente, avente altezza hT, contenente un liquido con peso specifico e si consideri una generica
superficie X interna alla massa liquida distante h dalla superficie e h1 dal fondo
peT = hT h1
Poiché il pelo libero del recipiente e il fondo sono
superfici isobare e la superficie X è anch'essa isobara, è
così intuitivo che si può anche scrivere:
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
Poiché il pelo libero del recipiente e il fondo sono superfici isobare e la superficie X è anch'essa isobara, è così intuitivo
che si può anche scrivere:
peT = h + h1
I valori di h e h1 possono variare a piacere, per cui, qualunque essi siano, si verifica sempre:
h + h1 = cost
Il valore della costante coincide con la pressione idrostatica sul fondo del recipiente.
equazione fondamentale
dell'idrostatica
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
h + h1 = peT
Per poterne capire a fondo il significato è necessario formularla diversamente, dividendo ogni membro per il peso
specifico del liquido:
ℎ ℎ !"#
+ =
!"$ !"#
+ℎ =
È molto importante a questo proposito rilevare come le dimensioni dei tre termini presenti siano le stesse e
corrispondano a [L].
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
pX
Il termine è detto altezza piezometrica e rappresenta l'altezza di una colonna di liquido, con peso specifico assoluto
'
, in grado di produrre una pressione relativa peX
!"$ !"#
+ ℎ =
!" = ℎ
altezza piezometrica
)"
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
Il termine h1, è detto altezza geodetica e rappresenta la distanza in verticale della superficie presa in esame dal fondo del
recipiente.
h1
)"
h1
Fluidostatica
Equazione fondamentale dell'idrostatica
L'equazione fondamentale dell'idrostatica (nella forma più conosciuta) può anche essere enunciata nel seguente modo:
per una qualsiasi superficie in una massa di liquido in quiete è sempre costante la somma dell'altezza piezometrica e
dell'altezza geodetica e, di conseguenza, aumentando l'una diminuisce l'altra e viceversa. Si ricorda ancora una volta che
il valore della costante coincide numericamente con l'altezza del recipiente in esame.
Fluidostatica
Misura della pressione
Nella pratica esistono strumenti in grado di misurare la pressione presente in un determinato punto di una massa
d'acqua. Tali strumenti si chiamano manometri e si possono classificare in due categorie: quelli a colonna di liquido e
quelli metallici.
Sostanzialmente, un manometro a colonna di liquido è un semplice tubo a U nel quale vi è un liquido non miscibile con il
liquido del quale si vuole conoscere la pressione. Uno dei due rami di questo tubo viene posto in contatto con l'ambiente
di cui si vuole conoscere la pressione, l'altro può essere chiuso o aperto.
Fluidostatica
Misura della pressione
Poiché nel manometro a tubo aperto il liquido manometrico è sottoposto a due pressioni diverse nei due rami - quella
del liquido nel serbatoio e quella atmosferica dall'altra parte - esso si innalza dalla parte a pressione inferiore. La fig. 4.10
riporta la situazione tipo in cui ci si trova se si vuole misurare la pressione in un liquido. Ricordando che le superfici
orizzontali sono tutte isobare, sul piano A della figura si deve verificare che:
! = !* + ℎ
Fluidostatica
Misura della pressione
! = !* + ℎ
nella quale
! = !* + !"
e sostituendo:
!* + !" = !* + ℎ
e quindi:
+,- = ./
Fluidostatica
Misura della pressione
Con questo tipo di manometro si possono misurare pressioni superiori o inferiori a quella atmosferica. Il campo di
funzionamento è limitato dalla lunghezza dei rami, per cui, di solito, viene impiegato per pressioni relativamente
prossime a quella atmosferica.
Fluidostatica
Misura della pressione
Per misurare pressioni più elevate si impiega il manometro a tubo chiuso ad aria compressa, costituito di un tubo a U
molto resistente, di solito contenente mercurio (fig. 4.11). Quando il manometro non è connesso ad alcun recipiente,
l'aria nella parte chiusa è a pressione atmosferica e presenta un volume noto. Se viene collegato a un ambiente con
pressione maggiore di quella atmosferica, il mercurio si innalza nel ramo chiuso diminuendo il volume dell'aria che
contiene.
Fluidostatica
Misura della pressione
Considerando come di consueto la superficie isobara A, per i due rami del manometro deve valere l'eguaglianza:
!* + ℎ = ! + ℎ
nella quale:
2 = !12
Essendo, per il principio di Pascal, il valore della pressione p lo stesso, si può anche scrivere:
12 322
2 = =
1 32
A = 53 2
Fluidostatica
Torchio idraulico
Il che equivale a dire che il rapporto fra le forze è uguale al rapporto dei quadrati dei raggi o dei diametri.
Per esempio, se il diametro del cilindro grande è 5 volte quello del piccolo, si ha A2/A1 = 25 e quindi la forza utilizzata
dallo stantuffo maggiore risulterà 25 volte maggiore di quella esercitata sul cilindro piccolo.
Fluidostatica
Torchio idraulico
Anche i freni servoassistiti delle autovetture si basano sul principio di Pascal.
L'espressione servo riferita a organi meccanici vuol proprio dire aumento di forza dovuto all'applicazione del principio di
Pascal: si hanno così i servofreni, i servosterzi ecc.
Fluidostatica deriva dalla legge di Stevino
(p dipende solo dall’altezza)
pozzo artesiano
Fluidostatica
Principio dei vasi comunicanti
Se nei diversi recipienti si pongono liquidi con diverso peso specifico, essi raggiungeranno altezze inversamente
proporzionali al proprio peso specifico.
Fluidostatica
Principio dei vasi comunicanti
Questo perché, considerando un unico piano di riferimento orizzontale, la pressione incidente su di esso deve essere
uguale per tutti i contenitori. (superfici orizzontali sono isobare, ! = ℎ)
Fluidostatica
Principio di Archimede
L'enunciato del principio è il seguente:
un corpo immerso in un liquido subisce una spinta, dovuta alla pressione del liquido, su tutte le superfici e la risultante
delle pressioni è una forza verticale, diretta verso l'alto, di intensità uguale al peso del liquido spostato.
In formula:
= 0
Fluidostatica
Principio di Archimede
Un corpo immerso in un liquido affonda se il suo peso è maggiore della spinta che riceve, galleggia se il suo peso è
inferiore. Nel caso di un corpo che galleggia, esso presenta una parte sopra e una sotto il pelo libero del liquido.
La parte sommersa,
detta pescaggio, sposta
un volume di acqua il
cui peso è pari al peso
di tutto il corpo.
Fluidostatica
Principio di Archimede
Il principio di Archimede può servire anche a determinare la densità di un corpo. Un corpo con un volume V immerso
completamente in un liquido riceve una spinta verticale pari al peso del liquido spostato:
= 0
Ricordando che il peso specifico è uguale al peso (mg) relativo al volume unitario (V1 = 1), si può anche esprimere la
spinta in altro modo:
89 70
) = 89 7 = = 9 70
09
Fluidostatica
Principio di Archimede
È possibile sostituire nell'ultima espressione il volume ricavato dalla formula che indica la spinta di Archimede,
9
0= → )= 97 =
7 7
e quindi:
)
9 =
Il peso del corpo in aria (P) lo si misura con un dinamometro, la densità del liquido ( ) è conosciuta sapendo di quale
liquido si tratta, la spinta di Archimede (F) è data dalla differenza fra il peso del corpo in aria e quello misurato, sempre
con un dinamometro, quando il corpo è immerso nel liquido. Essendo tutti i termini a destra dell'espressione noti, è
possibile risalire alla densità del corpo immerso nel liquido.