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Il sistema produttivo bergamasco
e
Confindustria Bergamo
Indice
L’economia bergamasca 1
La struttura produttiva 3
L’imprenditorialità 7
Lo sviluppo industriale 11
Le multinazionali e le imprese internazionalizzate 13
Il commercio estero 15
La depressione internazionale e la ripresa 21
Il lavoro 24
Il territorio 28
Il Modello Bergamo 32
La domanda di spazi per le attività economiche al 2015 35
Confindustria Bergamo 39
L’economia bergamasca
Bergamo è tra le province più industrializzate d’Italia (e d’Europa) con il
46,2% di occupazione nel secondario (2009) ed un 44,2% di reddito
prodotto dalle attività industriali (2008).
I posti di lavoro nell’industria sono 220 mila, dei quali circa 160 mila nelle
attività manifatturiere.
Il tasso di disoccupazione è stato, per molti anni, frizionale ‐ al di sotto del
3% ‐; solo con la crisi del 2008/2009 è aumentato di circa ½ punto
percentuale.
Gli extracomunitari residenti in provincia di Bergamo superano le 100 mila
unità.
Il reddito prodotto nella provincia ammonta a oltre 31 miliardi € (2008),
equivalente ad un valore procapite intorno ai 30 mila €.
1
Quadro di sintesi
Popolazione Residente (Gennaio 2010) 1.087.204
Residenti Extra‐comunitari (Gennaio 2010) 111.083
Occupati Totali (2010) 468.000
Valore Aggiunto (Milioni 2008) 31.515
CONFRONTI (2009)
Euroarea
Bergamo Lombardia Italia
(2010)
Tasso di Attività (15‐64) 66,3 69,0 62,2 71,4
Tasso di Disoccupazione 3,7 5,6 8,4 10,1
Tasso di Occupazione M. 75,3 74,2 67,7 70,5
Tasso di Occupazione F. 51,7 55,8 46,1 57,9
Occupazione (2008)
. % Agricoltura 1,4 1,8 3,8 3,8
. % Industria 46,2 35,6 29,7 25,3
. % Servizi 52,4 62,5 66,5 70,9
Reddito (2008)
. % Agricoltura 0,9 1,1 2,0 1,8
. % Industria 44,2 33,3 26,9 26,3
. % Servizi 54,9 65,6 71,1 71,9
Fonte: Istat
2
La struttura produttiva
All’ultima rilevazione i posti di lavoro esistenti in provincia di Bergamo
(agricoltura e PA escluse) sono 408.568, di cui 193.799 nel terziario, dove
predomina il commercio con oltre 60 mila addetti, l’industria in senso stretto
occupa oltre 150 mila persone e l’edilizia 60 mila.
Bergamo ‐ Unità locali e addetti (2001‐2008) delle imprese
(esclusa agricoltura e pubblica amministrazione)
Addetti Addetti UL 2008‐ Specializza‐
2008 2001 2008 2001 zione
Estrattive 514 668 64 ‐23,0 0,92
Alimentari 6.808 6.036 879 12,8 0,67
Tessile, Abbigliamento, Accessori 19.677 28.653 1.495 ‐31,3 2,39
Legno, Carta, Stampa 11.447 12.274 1.355 ‐6,7 1,76
Chimica 8.088 8.192 256 ‐1,3 1,97
Gomma, Plastica, min. non met. 18.086 17.395 1.214 4,0 1,93
Metallo e Prodotti in metallo 33.532 32.626 3.137 2,8 2,03
Macchine 20.995 19.665 1.078 6,8 2,01
Elettromeccanica, Elettronica 12.168 14.497 680 ‐16,1 2,37
Auto 7.036 5.019 142 40,2 0,87
Altre manifatture 11.463 12.741 2.361 ‐10,0 1,25
Energia, Acqua, Gas, Rifiuti 3.263 2.595 387 25,7 0,50
Costruzioni 60.691 48.018 19.455 26,4 1,18
Commercio 63.161 55.232 20.673 14,4 0,77
Alberghi, Ristoranti 18.423 13.210 5.073 39,5 0,52
Trasporti, Comunicazioni 28.416 23.808 4.907 19,4 0,68
Credito, Assicurazioni 11.579 10.909 2.536 6,1 0,90
Terziario innovativo 49.503 35.337 20.574 40,1 0,65
Servizi alla persona 23.717 15.118 9.392 56,9 0,55
TOTALE 408.568 361.990 95.658 12,9 1,00
(Quando la specializzazione è superiore a 1 indica che quell’industria è più presente a
Bergamo che nella media nazionale) ‐ Fonte: Istat
3
In pochi anni il tessuto produttivo si è profondamente trasformato con la
crescita accelerata del settore dei servizi, in particolare il commercio (+14,4%),
il terziario innovativo (+40,1%), i servizi alla persona (+56,9%) e la ristorazione
(+39,5%).
Le costruzioni hanno avuto un decennio di straordinaria crescita (+26,4%)
come il settore dell’energia.
***
Oggi in termini assoluti Bergamo è una provincia ad elevata vocazione
meccanica; le industrie di questo settore, infatti, danno lavoro a poco meno
del 40% degli occupati del secondario.
In termini relativi i settori prevalenti sono, oltre al meccanico, la gomma‐
plastica ed il tessile‐abbigliamento.
4
L’artigianato di produzione occupa circa 75 mila addetti in poco più di 23 mila
unità locali (Istat); anche per questo comparto Bergamo vanta una forte
vocazione rispetto alla media nazionale.
Nonostante la piccola impresa sia fortemente presente e sia stato uno dei
motori dello sviluppo economico, Bergamo può vantare anche una presenza
non trascurabile di attività medio‐grandi che è soprattutto il frutto di industrie
che hanno saputo nel tempo crescere. La dimensione media delle unità locali
del secondario è di 6,9 addetti rispetto ad una media nazionale di 5,8, e sale ad
un significativo 12,7 nelle attività manifatturiere. Le imprese con oltre 50
dipendenti occupano oltre 80 mila addetti.
Totale economia
Classe di ampiezza
Unità locali Addetti
Da 1 a 9 addetti 88.681 179.884
da 10 a 19 4.208 55.614
Da 20 a 49 1.831 55.071
da 50 in su 938 117.999
TOTALE 95.658 408.568
Fonte: Istat
Attualmente le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti sono 15
(Confindustria Bergamo, 2011) e precisamente: Italcementi Spa (cemento);
Brembo Spa, Dalmine Spa, Same Deutz‐Fahr Italia Spa, N&W Global Vending
Spa, Schneider Electric Spa, Abb Spa – Div. Power Products, Promatech Spa
(elettromeccanica); Polynt Spa (chimica); Gewiss Spa (materie plastiche e
5
gomma); Cotonificio Albini Spa, Miro Radici Group, Radici Group, Gruppo
Zambaiti (tessile); Lediberg Spa (grafica).
La maggiore presenza, rispetto all’Italia, di imprese di medie dimensioni
garantisce un fatturato superiore alla media nazionale in tutti i settori, ma
soprattutto nell’industria in senso stretto, dove quasi l’80% dei dipendenti
operano in imprese che superano il milione di euro di fatturato e quasi la metà
in attività di dimensioni almeno medie.
Anche nei servizi la presenza di imprese strutturate e dal fatturato importante
è significativa.
Percentuale di addetti per classe di fatturato delle imprese
Fatturato 2008 milioni €
<1 mil 1‐5 mil 5‐10 mil 10‐50 mil >50 mil
Industria s.s. 21,5% 20,2% 9,7% 22,7% 25,9%
Costruzioni 59,2% 22,7% 7,2% 7,9% 3,0%
Commercio 43,5% 16,9% 4,8% 8,7% 26,1%
Altri servizi 58,2% 16,9% 5,4% 7,9% 11,5%
TOTALE 41,9% 19,0% 7,2% 13,7% 18,2%
Fonte: ASIA
6
L’imprenditorialità
A Bergamo sono attive oltre 85.000 imprese (2010) ovvero 8 ogni 100
residenti, un valore analogo a quello lombardo e italiano. In assoluto una
densità imprenditoriale che non ha eguali nel mondo sviluppato: negli Stati
Uniti ci sono 3,3 imprese ogni 100 residenti che diventano 3,5 in Germania, 4,6
nel Regno Unito e 5,7 in Francia. Nelle attività manifatturiere il rapporto è
ancor più squilibrato.
Attive/
Tasso di Tasso di
Registrate Attive Iscritte Cessate Variazioni 100
natalità mortalità
residenti
Bergamo 95.122 86.408 6.452 5.415 59 7,95 6,78 5,69
Lombardia 956.268 823.620 65.502 64.250 702 8,38 6,85 6,72
Italia 6.109.217 5.281.934 410.736 389.076 2.452 8,75 6,72 6,37
La quota delle società di capitale del secondario è pari al 38,4%, mentre, in
assoluto e nell’intera economia, la forma prevalente è quella delle imprese
individuali (56%).
Le imprese crescono tra il 2001 ed il 2010 di circa 9.000 unità (il 12% in termini
percentuali), ma la variazione positiva è tutta concentrata fino al 2008, mentre
nel biennio successivo l’andamento si stabilizza assestandosi sullo 0,6% (+500
imprese). Tra il 2001 ed il 2010 crescono soprattutto le società di capitale.
7
Settore 2010 Δ% 2010‐2001
capitale persone individ. totale* capitale persone individ. totale*
AGRICOLTURA 122 874 4.475 5.519 54,4 5,9 ‐3,4 ‐1,3
Estrattive, Lav. non metalliferi 257 95 138 494 17,9 ‐25,2 ‐11,5 ‐2,8
Alimentari 178 521 828 1.541 53,4 13,5 19,0 20,1
Tessile, Abbigliamento, Accessori 431 269 629 1.334 ‐9,6 ‐42,0 ‐21,1 ‐23,6
Legno 141 306 474 923 43,9 ‐21,1 ‐30,5 ‐21,1
Carta, Stampa 257 121 154 546 29,8 ‐30,1 ‐3,8 1,1
Chimica 187 21 22 231 23,8 ‐44,7 ‐45,0 0,9
Gomma, Materie Plastiche 352 137 168 674 11,0 ‐36,9 ‐19,2 ‐10,0
Metallo e Prodotti in metallo 1.231 789 1.421 3.467 39,6 ‐21,8 ‐11,1 ‐1,0
Macchine 698 247 511 1.463 37,1 ‐21,3 1,6 10,1
Elettromeccanica, Elettronica 396 258 523 1.185 14,5 ‐25,2 ‐15,1 ‐9,6
Auto 78 28 45 151 47,2 3,7 ‐2,2 19,8
Altre manifatturiere 333 302 600 1.243 20,2 ‐9,3 ‐12,9 ‐4,5
ENERGIA, ACQUA, GAS 97 1 8 110 288,0 0,0 300,0 161,9
COSTRUZIONI 3.543 2.263 13.855 19.810 94,2 ‐10,5 16,2 20,8
Commercio 3.230 3.686 12.878 19.889 36,4 ‐1,2 ‐2,0 2,7
Alberghi, Ristoranti 670 1.659 1.975 4.385 92,0 17,7 4,6 18,6
Trasporti, Comunicazioni 558 404 1.541 2.660 55,0 ‐9,6 ‐14,4 ‐1,8
Credito, Assicurazioni 275 204 1.492 1.990 ‐7,7 ‐10,9 9,5 4,2
Terziario Innovativo 7.214 2.673 3.164 13.410 70,5 12,6 27,9 43,3
Servizi alla persona 680 743 3.161 5.088 79,9 23,8 9,3 22,3
TOTALE 20.936 15.605 48.121 86.407 53,1 ‐3,1 3,8 11,7
* il totale delle tipologie d’impresa comprende anche le altre forme (2% del
totale), il totale dei settori comprende anche le imprese non classificate (0,3%).
L’agricoltura si stabilizza perdendo tra il 2001 ed il 2010 circa 70 imprese delle
circa 5.500 registrate, corrispondente ad una variazione percentuale dell’1,3%.
L’industria in senso stretto cede nel complesso il 3,4% delle imprese (473
unità), 207 tra il 2001 ed il 2008 e 266 nel successivo biennio, accusando quindi
un peggioramento a causa della crisi. Nel complesso la forte crescita delle
società di capitale (960 in valore assoluto pari al 27% in termini percentuali)
contrasta la diminuzione delle imprese individuali (‐673) e delle società di
persone (‐800).
8
I settori che, nel periodo, mostrano maggiore criticità sono, con una
contrazione di circa il 20% delle imprese, il tessile‐abbigliamento‐accessori e il
legno e con una perdita che invece si ferma al 10% l’elettronica e la gomma‐
plastica. Si mostrano in crescita invece due settori rappresentati da circa 1.500
imprese ciascuno, l’alimentare (+20%) e le macchine utensili (+10%), il secondo
tutto concentrato nel biennio 2008‐2010 e il settore dell’auto (20%) che però
arriva a coinvolgere “solo” 150 aziende. Per il resto la manifattura è stabile
anche se, il settore del metallo e prodotti in metallo che con circa 3.500
aziende risulta il più rappresentato in provincia, nell’ultimo biennio ha più che
annullato la crescita accumulata dal 2001.
Le costruzioni coinvolgono un numero molto rilevante di aziende (quasi
20.000), sono cresciute molto (21%) nel periodo considerato, ma solo fino al
2008, poi si sono stabilizzate in quanto la successiva crescita delle società di
capitale è stata interamente annullata dalla perdita accusata dalle imprese
individuali e dalle società di persone. Il settore estrattivo e della lavorazione
dei minerali non metalliferi ha accentuato nel biennio più recente la flessione
rilevata a partire dal 2001 e la tendenza alla sostituzione delle società di
persone e delle imprese individuali con società di capitale.
I servizi crescono tra il 2001 ed il 2010 del 15% (+6.200 unità) grazie alla spinta
intervenuta fino al 2008 (variazione dell’11%) e per il notevole contributo dato
dalle imprese di capitale (+4.600 imprese).
Il commercio con quasi 20.000 imprese è il settore più rappresentato, presenta
tuttavia una crescita modesta (2,7% nel periodo 2001‐2010); si rileva la
tendenza nel più recente biennio alla sostituzione con società di capitale delle
9
altre tipologie d’impresa. I settori degli alberghi e ristoranti e dei servizi alla
persona con rispettivamente 4.500 e 5.000 imprese presentano una
progressione costante intorno al 20%. I settori credito‐assicurazioni (2.000
imprese) e trasporti‐comunicazioni risultano più in affanno soprattutto il primo
e nell’ultimo biennio considerato. Il terziario innovativo in virtù della forte
crescita (+40%) registrata tra il 2001 e il 2008 coinvolge 13.400 imprese, più
della metà delle quali risulta essere società di capitale.
50.000
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
Agricoltura 2001
Agricoltura 2010
Industria 2010
Servizi 2001
Servizi 2010
Industria 2001
10
Lo sviluppo industriale
Lo sviluppo economico e industriale di Bergamo è fondato su fattori territoriali
come la disponibilità di risorse e di lavoro, sulla posizione baricentrica rispetto
al mercato dell’alta Italia, su una forte attitudine all’imprenditorialità, un
habitat che ha esercitato una forte attrazione di investimenti esteri, iniziata
durante la “rivoluzione industriale bergamasca” del secolo IXX e continuata
fino ad oggi.
Sono cinque le fasi in cui si articola la crescita economica di Bergamo:
La rivoluzione industriale inizia verso la metà dell’800 per concludersi con
l’inizio della prima guerra mondiale, durante la quale si hanno il passaggio
dalla manifattura all’industria e gli insediamenti delle prime grandi
imprese attratte dalla costruzione del mercato nazionale, soprattutto
orientate a quelli che oggi si chiamano Sistema Moda e Sistema Casa; in
questo periodo il ruolo del capitale estero è essenziale soprattutto per la
localizzazione di imprese svizzere.
Il periodo fra le due guerre mondiali durante il quale la provincia di
Bergamo non ha una crescita industriale particolarmente significativa, ma
che si caratterizza soprattutto per la prima affermazione dell’industria
meccanica.
Il boom economico quando, a Bergamo come in Italia, si ha una forte
accelerazione dell’attività e dell’occupazione industriale che favorisce
l’affermazione di nuovi imprenditori e di nuove imprese; è in questi 15
anni che si manifesta il fenomeno della piccola impresa.
11
Negli anni ’70, in parziale controtendenza con gli andamenti nazionali, si
ha un’ulteriore forte spinta allo sviluppo industriale, ancora una volta
trainato dalle piccole e medie imprese e dal decentramento produttivo e
territoriale.
In tempi più recenti – con la globalizzazione la cui fase inizia con gli anni
’90 del secolo scorso con la caduta del muro di Berlino – Bergamo
valorizza la sua forte capacità di esportazione e si sviluppa una forte
internazionalizzazione delle imprese con l’apertura di unità produttive sia
nei Paesi dai bassi costi che nelle aree ad alto reddito. A partire da questo
secolo la competizione diventa più ardua per l’ingresso – e la conseguente
concorrenza – della Cina e dell’India nell’Organizzazione del Commercio
Internazionale (WTO).
Bergamo ‐ Posti di lavoro nell’industria
Fonte: Istat
12
Le multinazionali e le imprese internazionalizzate
Sono operative a Bergamo 81 unità locali manifatturiere di proprietà di
imprese multinazionali estere, cui se ne devono aggiungere 10 che svolgono
attività di servizio (fonte: Confindustria Bergamo, 2011).
La maggioranza sono conseguenti ad acquisizioni di imprese locali, ma circa un
quarto sono investimenti greenfield.
Prevalgono le industrie chimiche e le elettromeccaniche. Le maggiori sono: 3m,
Abb, Basf, Bayer Ag, Bertelsmann Ag, Boehringer Ingelheim, Bosch ,Branded
Apparel, Dow, E.On, Exide, General Electric Company, Heineken, Henkel,
Lactalis, Mediamarket, Nestlè, Schneider Electric, Siemens, Triumph
International.
Gli Stati Uniti (con 22 stabilimenti) e la Germania (con 21) sono i paesi con
maggiori investimenti sul nostro territorio, a conferma del ruolo di principali
partner commerciali per il nostro settore manifatturiero, seguiti dalla Svizzera
(15), Francia (12) e Gran Bretagna (5).
18 sono gli stabilimenti in provincia di Bergamo controllati da multinazionali
italiane (Marcegaglia, Marzotto, ecc.) e 8 le imprese a struttura multinazionale
native di Bergamo (Brembo Spa, Dalmine Spa, Gewiss Spa, Italcementi Group,
Miro Radici Group, Polynt Spa, Radici Group, Same Deutz Fahr Group) con circa
500 unità locali in quasi 70 Paesi.
Infine, hanno casamadre a Bergamo 216 imprese che sono plurilocalizzate con
almeno uno stabilimento o società all’estero (circa 750 unità locali).
13
La gran parte di queste sono piccole imprese che hanno assunto una
dimensione globale; complessivamente controllano o partecipano ad attività
produttive presenti in oltre 83 paesi del mondo, le cui attività prevalenti sono
nella meccanica strumentale (con oltre 400 stabilimenti), nel tessile (con circa
70 stabilimenti), nel comparto della gomma e delle materie plastiche (quasi 80
stabilimenti) e nella chimica (più di 100 stabilimenti).
Meno diffusi ‐ circa 20 ‐ sono i gruppi nazionali, cioè le imprese bergamasche
che hanno aperto stabilimenti in altre province d’Italia.
Dipendenti delle imprese internazionalizzate
(unità locali di Bergamo ‐ 000)
10,5
41
25
11
multinazionali estere imprese internazionalizzate
multinazionali italiane altre industrie manifatturiere
Fonte: Confindustria Bergamo e Politecnico di Milano
14
Il commercio estero
Bergamo è l’ottava provincia per fatturato estero dopo Roma, Milano, Napoli,
Torino, Bari, Vicenza e Brescia e la quarta per avanzo commerciale dopo
Vicenza (+5,6 mld), Modena e Brescia (Fonte: Istat 2011).
Le esportazioni generano oltre 1/3 del Prodotto Lordo locale.
Importazioni ed esportazioni per settore (valori in migliaia di euro)
gen. ‐ set. 2010 valori %
Merce
import export import export
A‐prodotti dell'agricoltura, della
silvicoltura e della pesca
132.821,8 32.977,8 2,5 0,4
B‐prodotti dell'estrazione di minerali da
cave e miniere
69.293,6 29.758,8 1,3 0,4
C‐prodotti delle attivita' manifatturiere 5.015.398,4 8.114.740,9 94,0 98,3
ca‐prodotti alimentari, bevande e tabacco 194.908,5 261.081,0 3,7 3,2
CB‐prodotti tessili, abbigliamento, pelli e
accessori
550.753,7 695.222,0 10,3 8,4
CC‐legno e prodotti in legno; carta e
stampa
248.153,1 203.810,1 4,7 2,5
CD‐coke e prodotti petroliferi raffinati 27.132,2 491,3 0,5 0,0
ce‐sostanze e prodotti chimici 1.420.575,0 1.195.633,6 26,6 14,5
CF‐articoli farmaceutici, chimico‐
medicinali e botanici
52.686,7 43.399,3 1,0 0,5
CG‐articoli in gomma e materie plastiche,
altri prodotti della lavorazione di minerali 223.912,8 683.664,7 4,2 8,3
non metalliferi
CH‐metalli di base e prodotti in metallo,
esclusi macchine e impianti
652.214,8 1.170.564,4 12,2 14,2
CI‐computer, apparecchi elettronici e
ottici
356.059,2 173.499,1 6,7 2,1
CJ‐apparecchi elettrici 285.067,0 593.398,9 5,3 7,2
CK‐macchinari ed apparecchi n.c.a. 445.588,9 2.102.097,4 8,4 25,5
CL‐mezzi di trasporto 442.773,9 734.358,8 8,3 8,9
CM‐prodotti delle altre attività
manifatturiere
115.572,6 257.520,2 2,2 3,1
e‐prodotti delle attivita' di trattamento
dei rifiuti e risanamento
116.985,0 79.527,4 2,2 1,0
V‐ merci varie 10,0 128,8 0,0 0,0
5.334.508,9 8.257.133,6 100,0 100,0
Fonte: Istat (2011)
15
La composizione delle esportazioni premia le produzioni più diffuse e
specializzate con una prevalenza del settore delle macchine utensili (25,5%),
seguito dalla chimica (14,5%) e dai prodotti in metallo (14,2%); anche le altre
produzioni meccaniche raggiungono percentuali importanti, come i mezzi di
trasporto (8,4%); complessivamente la metalmeccanica vale il 57,9% delle
esportazioni bergamasche. La gomma‐plastica supera l’8% ed è l’industria con
una migliore tendenza alla crescita; il tessile mantiene le sue posizioni,
nonostante il ridimensionamento della base produttiva (8,4%).
Bergamo – Bilancia commerciale 2001/2010
Fonte: Istat
16
Le esportazioni, e più in generale l’apertura internazionale dell’economia
bergamasca, sono cresciute sistematicamente, a parte alcuni episodi
congiunturali, in tutto il secondo dopoguerra sia in dati correnti che costanti.
Solo dopo il 2001 si è manifestato un sensibile rallentamento; il calo è stato
completamente recuperato durante la buona fase espansiva degli anni
successivi fino alla grande depressione del 2008/2009. In questi due anni le
esportazioni sono cadute di circa il 30%.
La ripresa del 2010 ha consentito di recuperare circa 20 punti percentuali.
***
Durante gli anni l’industria bergamasca ha saputo cogliere le opportunità
commerciali offerte dai diversi mercati e dalle mutevoli condizioni di cambio.
***
Bergamo, pur tra oscillazioni congiunturali, ha mantenuto inalterata la sua
partecipazione agli scambi e le sue esportazioni si sono mosse con la medesima
velocità del commercio mondiale.
L’Italia, invece, ha perso quote di mercato per circa due punti percentuali,
passando dal 5% del 1991 all’attuale 3,2%.
17
La concorrenza, tuttavia, ha creato un percorso di sviluppo tortuoso per
Bergamo, dominato fra il 1991 e il 2001 da una formidabile espansione trainata
dalla globalizzazione e, negli anni successivi, un progressivo ritorno sui valori
antecedenti per l’effetto combinato dell’ingresso di Cina e India nel WTO e
della più recente recessione.
Tra il 1991 ed il 2009 la moneta europea è oscillata nei confronti del dollaro da
un minimo di 0,89 ad un massimo di 1,60; tuttavia, in una visione di medio
periodo, il cambio non ha avuto effetti sull’economia di Bergamo.
Si può comunque affermare che la soglia di 1,3 US$ per € sembra essere critica
e, una volta raggiunta, limita sostanziosamente la capacità di esportare; oltre
certi livelli di apprezzamento della nostra moneta la competizione diventa
difficile e può essere sostenuta solo da prodotti innovativi o da sostanziali
innovazioni di processo.
18
Bergamo – Importazioni per continente
Fonte: Istat 2010
Bergamo – Esportazioni per continente
Fonte: Istat 2010
19
Bergamo e Italia ‐ Percentuale del commercio mondiale
Fonte: Istat
Bergamo – Percentuale del commercio mondiale e cambio
Fonte: Istat
20
La depressione internazionale e la ripresa
Dopo una fase di rallentamento della congiuntura iniziata nella seconda metà
del 2007, la crisi violenta parte nel secondo trimestre del 2008 e precipita per
oltre 12 mesi. In questo periodo la produzione scende in media del 15%, con
punte che addirittura dimezzano i volumi produttivi.
Verso la fine del 2009 l’economia si riprende e inizia un percorso ascensionale
abbastanza prolungato che, alla fine dello scorso anno, riporta le quantità
prodotte su valori di circa 5 punti inferiori ai massimi precedenti.
La crisi è stata generalizzata, ma la ripresa è selettiva: alcuni settori – e
soprattutto il sistema casa – risultano ancora in una fase pesantemente
recessiva. Il periodo di recessione ha ampliato il divario fra imprese
competitive e settori in difficoltà. Le produzioni di alta tecnologia hanno subito
meno e reagito meglio, mentre i settori maturi hanno pagato un prezzo più
alto. In un periodo in cui è determinante per lo sviluppo l’accesso ai mercati
mondiali più propulsivi, le piccole imprese e l’artigianato hanno attraversato
maggiori difficoltà.
21
Bergamo ‐ Produzione industriale (indici 2000=100)
Fonte: Confindustria Lombardia, Unioncamere Lombardia
Entro l’anno, comunque, si dovrebbe poter ritornare sui volumi antecrisi in
maniera abbastanza diffusa, a meno che non intervengano nuovi shock
finanziari o diverse spinte recessive. Non mancano alcuni segnali negativi in
ambito finanziario ed, in particolare, per quanto riguarda la sostenibilità dei
bilanci degli Stati; sono manifeste alcune minacce sul versante del costo delle
materie prime e del rialzo del prezzo del petrolio.
***
La congiuntura estremamente sfavorevole ha colpito duramente il lavoro, non
tanto sul tasso di disoccupazione, quanto sull’uso degli ammortizzatori sociali.
A Bergamo i 18 mesi di crisi hanno portato le integrazioni salariali da qualche
centinaia di ore/mese a quasi 4,5 milioni.
22
Bergamo ‐ Cassa Integrazione (media mensile)
5.000.000
4.500.000
4.000.000
3.500.000
3.000.000
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
‐
2005‐I
2005‐III
2006‐I
2006‐III
2007‐I
2007‐III
2008‐I
2008‐III
2009‐I
2009‐III
2010‐I
2010‐III
2011‐I
2005‐II
2006‐II
2007‐II
2008‐II
2009‐II
2010‐II
2005‐IV
2006‐IV
2007‐IV
2008‐IV
2009‐IV
2010‐IV
ORDINARIA STRAORDINARIA DEROGA
Fonte: Inps
La stessa dinamica della cassa integrazione (ore autorizzate) ha segnalato
tempestivamente il punto più basso della recessione e il trend di ripresa:
all’inizio del 2011 raggiunge 1,3 milioni di ore/mese e dimostra che la crisi non
è più acuta, ma non è ancora del tutto superata.
È probabile – e previsto da tutti gli osservatori economici – che anche il pieno
riutilizzo della capacità produttiva non potrà consentire il ritorno rapido alla
piena occupazione, perché la crisi ha generato una forte razionalizzazione dei
processi produttivi e la competitività necessita di un forte miglioramento della
produttività degli impianti e del lavoro.
Il ritorno alla base produttiva anteriore alla recessione richiede nuovi
investimenti e forte innovazione.
23
Il lavoro
La questione lavoro, da sempre centrale nella bergamasca, assume una nuova
attualità. Per questo motivo si è costruito un quadro della struttura delle forze
lavoro a Bergamo negli ultimi sette anni per valutare le tendenze di medio
periodo e quantificare le trasformazioni determinate dalla crisi fino ad oggi
evidenti.
24
• I giovani non in età di lavoro che stavano subendo un ridimensionamento
quantitativo da qualche anno hanno ricominciato ad aumentare per un
recupero della natalità dovuto ai figli degli immigrati; pertanto, a medio
termine, non si dovrebbero registrare fenomeni di scarsità dell’offerta di
lavoro.
• La popolazione in età di lavoro non attiva, invece, è sostanzialmente
stazionaria perché si mantiene inadeguato il tasso di partecipazione
femminile.
• Gli occupati indipendenti – cioè il tasso di imprenditorialità – ha una
tendenza cedente e solo nel periodo più acuto della crisi è rimbalzato per
effetto dei dipendenti che hanno ritenuto opportuno mettersi in proprio.
Dato che l’imprenditorialità diffusa è stato uno dei fattori di sviluppo di
Bergamo, la tendenza va considerata con preoccupazione.
• La crisi, infine, ha modificato radicalmente la domanda e l’offerta di lavoro
dipendente e si è venuta a creare un’area critica che si può stimare riguardi
approssimativamente 50 mila persone.
25
AREA CRITICA (000)
Fonte: Confindustria Bergamo su dati Inps, Istat, Regione Lombardia
La stima è approssimativa in quanto è stata elaborata mescolando, con
qualche arbitrarietà ed alcune approssimazioni, la disoccupazione, la
disoccupazione potenziale, cioè quei lavoratori in cassa integrazione
straordinaria a 0 ore e poi evidenzia, invece, quei dipendenti coinvolti nella
cassa integrazione ordinaria, che si può ritenere possano rientrare nelle
imprese qualora la congiuntura continui in una fase di recupero.
I 50 mila disoccupati o minacciati di disoccupazione possono essere raffrontati
con i 15 mila degli anni precendenti e segnalano, quindi, un incremento per
Bergamo inusuale ed elevati in assoluto.
27
Il territorio
La provincia di Bergamo per la variabilità delle condizioni morfologiche e
ambientali del suo territorio si compone di ambiti territoriali che presentano
una storia, un assetto attuale e prospettive future di sviluppo specifici. Lo
sviluppo ha interessato inizialmente le zone vallive che grazie alla forza
propulsiva dell’acqua sono state protagoniste della rivoluzione industriale
bergamasca, si è poi spostato nella fascia centrale della provincia, in
particolare nell’ambito del capoluogo – dove si sono progressivamente
concentrate le funzioni terziarie – e nell’isola bergamasca per via delle
interazioni con la contigua provincia di Milano, mentre la pianura grazie
all’ampia disponibilità di spazi ed ai prossimi investimenti in infrastrutture sarà
probabilmente la maggiore protagonista della crescita futura.
L’assetto demografico vede una concentrazione della popolazione nell’ambito
del capoluogo e nella pianura (circa il 30% ciascuno), ma mentre il primo
mostra una crescita recente modesta ed un progressivo invecchiamento della
popolazione il secondo, con l’Isola e l’ambito dei Laghi e la Val Calepio, risulta il
territorio più dinamico e giovane della provincia. Le due valli principali
ricalcano le caratteristiche demografiche del capoluogo con l’aggravio di tassi
di crescita ancora più modesti.
29
Variabile V. Brembana V. Seriana Grande Laghi e
Isola Pianura
(*) e Imagna e Scalve Bergamo V.Calepio
76.486 105.381 127.846 334.302 141.747 301.442
Residenti
(7%) (10%) (12%) (31%) (13%) (28%)
Residenti
4,1 4,7 16,7 9,1 14,6 16,2
Δ% 10‐01
3.419 5.882 12.220 30.594 18.192 36.089
Stranieri
(3%) (6%) (11%) (29%) (17%) (34%)
Quota
4% 6% 10% 9% 13% 12%
stranieri
Indice di
129 135 101 129 104 99
vecchiaia
Addetti/
0,70 0,87 0,88 1,18 0,97 0,93
occupati
Addetti 22.082 39.416 48.961 167.715 57.740 120.805
Totale (5%) (9%) (11%) (37%) (12%) (26%)
Addetti
34% 39% 44% 24% 45% 37%
Industria
Addetti
17% 15% 15% 9% 17% 16%
Costruz.
Addetti
‐1,8 2,0 12,0 11,6 15,3 14,2
Δ% 08‐01
Add. Ind.
‐20,4 ‐16,0 ‐4,1 ‐4,0 0,9 ‐2,4
Δ% 08‐01
(*)Le variabili demografiche sono riferite a gennaio 2010, quelle economiche in media
d’anno 2008. L’industria è intesa in senso stretto quindi al netto delle costruzioni. L’indice di
vecchiaia è dato dal rapporto tra popolazione con più di 64 anni e quella con meno di 15 anni
moltiplicato per 100.
30
31
Il Modello Bergamo
La crescita economica dovrebbe trovare supporto adeguato in una demografia
attesa in forte crescita (100.000 abitanti in più nei prossimi 15 anni in virtù di
una piccola ripresa del tasso di natalità e dell’immigrazione).
L’immigrazione ha scongiurato la crisi demografica e la conseguente scarsità di
offerta di lavoro che solo qualche anno fa era presente in tutti gli scenari per
l’Italia ed anche per Bergamo.
L’immigrazione è anche il fattore che ha accelerato la ripresa della natalità ed
un rapporto fra popolazione attiva e residenti migliore e, dal punto di vista
dell’offerta di lavoro, Bergamo sarà in grado di supportare la conservazione di
un modello prevalentemente industriale senza deprimere le potenzialità di
sviluppo del terziario e senza dover “forzare” i tassi di attività che l’esperienza
europea dimostra essere strategia efficace solo nel lungo periodo.
32
Le minacce a questo scenario rassicurante anche dal punto di vista territoriale
vengono dalle retroazioni sulla coesione sociale che potrebbero arrivare
dall’insorgere di fenomeni significativi di squilibrio territoriale, da una miope
politica territoriale e, soprattutto, dall’incapacità di realizzare o rimandare i
progetti avviati.
Il ritardo potrebbe avere una ricaduta pesante perché la residua e limitata
capacità di competere a livello internazionale del sistema manifatturiero non
riesce più a garantire un progetto industriale di medio periodo ed il contenuto
ritorno degli investimenti limita le capacità finanziarie delle imprese.
Oltre alla politica infrastrutturale il luogo fondamentale di intervento si
riconferma nell’innovazione‐formazione; un asse che esige il contributo
congiunto e coordinato di pubblico e privato di imprese e dei sistemi delle
imprese e della formazione; dove meglio si sperimenta e si realizza la coesione
sociale.
33
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
Progetti infrastrutturali Squilibrio territoriale
Dinamica demografica Particolarismo degli Enti locali
Saturazione e ambiente
Limitate risorse del territorio per far
fronte ai bisogni e quindi incremento
della fiscalità locale
OPPORTUNITA’ RISCHI
Piani d’area Ritardi nella realizzazione dei progetti
Piani di settore Debolezza del governo locale,
Piano di Governo del Territorio deficit energetico
Integrazione dell’area pedemontana Accentuazione della gravitazione su
Costruzione, insieme alle infrastrutture, Milano
di una rete di servizi logistici Incapacità di governare l’immigrazione
Riuso ed integrare e formare gli immigrati
Queste tesi sono il fondamento del Progetto denominato “Modello Bergamo”,
condiviso da: Confindustria Bergamo, Imprese & Territorio e le Organizzazioni
Sindacali Provinciali CGIL, CISL, UIL.
34
La domanda di spazi per le attività economiche al 2015
Lo scenario al 2015 ha consentito di formulare una previsione sulla domanda di
spazi per le attività produttive, utile per il dimensionamento degli strumenti
urbanistici comunali e provinciali. Il riferimento al 2015 è fondamentale
perché, in quell’anno, si terrà l’Expo di Milano e, entro quella data, dovrebbero
essere completate una serie di importanti infrastrutture, fra le quali la
Pedemontana, la BreBeMi e alcuni tratti dell’alta capacità ferroviaria.
Queste infrastrutture sono destinate a modificare radicalmente la distribuzioni
delle attività economiche e dell’occupazione sul territorio provinciale.
Secondo le valutazioni svolte si determinano necessità di superfici produttive
per complessivi 343 ettari per attività di nuovo impianto e di 480 ettari per
ampliamento di attività esistenti, corrispondenti nel complesso al 54,8% delle
superfici oggi destinate a tale scopo dagli strumenti urbanistici.
Superfici destinate Valore % su aree di
ad attività produttive assoluto (ha) espansione esistenti
per nuove attività 342,7 22,8
per ampliamento attività esistenti 480,4 32,0
in complesso 823,1 54,8
impegnato dagli strumenti urbanistici 1.502,9 100,0
I fabbisogni complessivi per attività di nuovo impianto, corrispondono al 23%
circa della superficie di espansione attualmente prevista dagli strumenti
urbanistici, ma tale risparmio di suolo potrà concretizzarsi solo se l’offerta,
oltre ad essere localizzata in modo pertinente rispetto agli ambiti territoriali di
domanda, soddisferà la qualità richiesta dal mercato.
35
I fabbisogni risultano molto differenziati per ambito territoriale sia nel caso
delle nuove localizzazioni che nel caso dell’ampliamento di attività esistenti.
Emergono tendenze alla polarizzazione lungo alcuni assi privilegiati di sviluppo.
Il primo è la connessione Bergamo Treviglio comprendente anche i territori
dell’isola bergamasca (interessata dal tratto bergamasco della Pedemontana).
Il secondo è la direttrice est ovest della pianura bergamasca rispetto al quale
sono emerse in particolare necessità di aree per attività di nuovo impianto ma
dove risulta probabile che si concretizzino, in misura più marcata rispetto ad
altri ambiti, le necessità di crescita delle attività esistenti.
Dall’analisi specifica per ambito territoriale emerge un fabbisogno di aree per
attività produttive largamente inferiore all’offerta messa in campo dagli
strumenti urbanistici comunali. Solo nel caso di Ardesio, Clusone, Parre ed
Albino emerge un fabbisogno superiore a quanto previsto negli strumenti
urbanistici; si tratta comunque di una domanda potenziale limitata
(complessivamente 12 ettari).
***
Il fabbisogno futuro di volumi per attività terziarie è di 6.595.770 mc, di cui
1.825.199 per lo sviluppo dei settori commerciale e della ristorazione e
4.770.571 per la crescita delle restanti attività di servizio.
Il confronto con le previsioni comunali, in questo caso, è poco significativo,
perché solo a una parte delle attività terziarie vengono riservate dagli
strumenti urbanistici specifiche aree monofunzionali, mentre la maggior parte
36
dei bisogni è soddisfatto nelle zone residenziali1 o in quelle destinate ai servizi
pubblici (sanità, istruzione, uffici della PA).
Anche nel caso delle attività terziarie la situazione risulta altamente
differenziata per ambito territoriale.
1
Assegnando alle aree d’espansione dei vigenti PRG con specifica destinazione terziaria un
indice edificatorio di 1 mc. di volume edificabile per 1 mq. di superficie fondiaria, si
determina un’offerta complessiva di volumi per attività di servizio pari a 2.321.174 mc.
corrispondenti a circa 1/3 del fabbisogno stimato.
37
Domanda dell’industria al 2015 (ha)
Fonte: Confindustria Bergamo
I volumi per le attività terziarie al 2015 (mc.)
Fonte: Confindustria Bergamo
38
Confindustria Bergamo
Confindustria Bergamo ha una storia lunga un secolo.
Nata l’11 ottobre 1907 come Federazione Bergamasca Industrie Tessili, il
settore di gran lunga prevalente, nel 1910 insieme ad altre Associazioni fonda a
Torino la Confederazione Generale dell’Industria italiana.
Dopo il fascismo viene ricostituita il 25 marzo 1946.
Per la storia di Confindustria Bergamo si veda il volume, edito per il Centenario,
“1907 ‐ 2007: Cento anni di futuro”.
*****
39
Le imprese associate sono suddivise in 16 gruppi merceologici.
Sono stati creati diversi Club trasversali ai settori dedicati a favorire la
collaborazione dei dirigenti e dei quadri delle imprese associate che si
occupano di problemi specifici: Innovazione tecnologica, Qualità, Sicurezza,
Energia.
All’interno di Confindustria Bergamo sono attivi anche il Gruppo bergamasco
responsabili del personale (Diper) e l’Associazione bergamasca direttori
amministrativi e finanziari (Abedaf).
40
L’Organizzazione, grazie anche alla rete Confindustria, svolge azione di tutela e
rappresentanza per il sistema delle imprese, offre soluzioni e consulenze
specialistiche, organizza seminari, incontri e convegni sia su tematiche
strettamente tecniche che su argomenti più generali. Il ruolo propositivo a
livello territoriale è particolarmente importante sui temi della politica
industriale, ma anche della formazione, delle infrastrutture e della gestione
dell’ambiente.
Dal 2011 Servizi Confindustria Bergamo Srl assiste le imprese nei processi di
internazionalizzazione attraverso la Business World Service; organizza due
Master: il primo per imprenditori, l’altro per neo‐dirigenti; detiene una quota
di partecipazione di minoranza nella società Bergamonews Srl editrice del
quotidiano on‐line BergamoNews.
41
Inoltre, Servizi Confindustria Bergamo Srl controlla Unimpiego Srl, che si
occupa di ricerca e selezione del personale, di valutazione del capitale umano e
di outplacement, che gestisce attività di formazione manageriale, continua, per
l’apprendistato e di pre‐inserimento.
Confidustria Bergamo detiene anche partecipazioni in:
Confindustria Bergamo è associata o partner di:
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A cura dell’Area Studi e Territorio
Stampa in proprio
Giugno 2011
45