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L’ULTIMA CENA

LEONARDO DA VINCI
L’ultima cena è l’opera più importante
di Leonardo a Milano. Il capolavoro si
trova su una parete del refettorio di
Santa Maria delle Grazie e
commissionata da Ludovico Il Moro
(allora signore di Milano). Il
committente ha scelto la chiesa Di
santa Maria delle grazie come un
proprio mausoleo, al tempo sottoposta
ad un rinnovo da parte di Bramante. La data di inizio del lavoro di Leonardo è
risalente al 1493-94, ma i lavori furono molto lenti.
Il cenacolo rappresenta la più famosa raffigurazione dell’Ultima cena dell’intera
storia dell’arte, nonché è anche una delle opere più meravigliose e innovative
dell’intero panorama del rinascimento italiano. La prima novità di questo fantastico
capolavoro è la tecnica utilizzata da Leonardo. L’artista non sceglie la tecnica
dell’affresco perché la rapidità di esecuzione non era compatibile con il suo metodo
pittorico, ma utilizza una tecnica singolare che è molto simile alla pittura su tavola.
La preparazione era costituita da carbonato di calcio e magnesio e, prima di stendere i
colori, stendeva uno strato di “biacca”. Successivamente venivano stesi i colori
costituiti da tempera grassa. Questa tecnica permise una maggiore lucentezza dei
colori purtroppo persa a causa dell’incompatibilità con l’umidità del luogo.
Un’altra grande
novità è la
scelta del
momento da
raffigurare.
Leonardo non
sceglie il solito
momento della
divisione del
pane, ma
raffigura il
momento in cui
Cristo annuncia
il futuro
tradimento di uno dei suoi apostoli. Infatti, si può notare l’ansia e la titubanza verso
l’un l’altro degli apostoli: Pietro si alza (a destra di Cristo) chiamando Giovanni e
brandendo un pugnale, Andrea alza le mani come per tirarsene fuori. L’unico che è
girato di spalle è Giuda e Leonardo, quindi, ci permette di capire immediatamente la
figura di Giuda e il suo tradimento.
L’intera sala rappresenta un refettorio come per collegare l’opera all’ambiente
edilizio in cui era inserito. La stanza è costruita secondo una prospettiva lineare in cui
tutte le linee convogliano verso il centro dell’opera occupato dalla figura di Cristo.
Leonardo sceglie di collocare l’evento principale in primo piano e divide la scena
dallo spettatore mediante il tavolo, collocando così tutti gli apostoli da un lato del
tavolo in modo da farli apparire tutti frontali eccetto che per Giuda (fatto apposta per
individuarlo). In secondo piano è raffigurato il resto della stanza, molto vuoto e
avente solamente delle porte laterali che portano a delle altre stanze. Sullo sfondo,
possiamo scorgere dalle finestre un paesaggio di prati (anche se molto rovinato) e
questo ci fa capire che, probabilmente, il refettorio della scena è all’interno di un
monastero che, a quei tempi, erano isolati dalla città.
La figura di Cristo è non solo il centro prospettico
dell’opera, ma è anche l’asse centrale della scena per i
suoi gesti e per la forza emotiva che essi richiamano.
Cristo ha la bocca leggermente spalancata come per
esprimere il rammarico scaturito dall’annuncio di
quella notizia. Inoltre, aprendo le mani è come se
volesse mantenere la calma negli apostoli agitati. In
aggiunta, la luce proveniente da sinistra dà
l’impressione della presenza di un’aureola intorno
alla testa di Cristo.
A causa dei numerosi danni recati dall’umidità, l’opera è stata sottoposta a numerosi
restauri, l’ultimo dei quali avvenuto nel 2017 e ancora in corso. Nel 1980, il lavoro di
Leonardo è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco e, insieme ad esso, vengono
protetti anche la chiesa e il limitrofo convento.

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