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Filosofia

Karl Marx

Marx nasce in Germania da famiglia ebrea benestante. Studia inizialmente diritto


per poi dedicarsi alla filosofia. Intraprende anche la carriera giornalistica, e si sposa
con una donna con la quale condividerà una vita di ristrettezze economiche.

Conosce Engels a Parigi ed entra in contatto con la Lega dei Giusti (organizzazione
comunista), che in seguito diventerà la lega dei Comunisti, che affiderà a Marx ed
Engels di stilare il Manifesto del partito comunista, pubblicato nel 1848.

I lavori dell’ultimo Marx sono caratterizzati da un fondamento politico ed economico


piuttosto che filosofico, come ad esempio “Il Capitale”. Con questa serie di ultimi
lavori, Marx analizza la situazione economica contemporanea.

Marx riconosce ad Hegel il merito di aver scoperto il processo dialettico (triadico),


che aveva caratterizzato il suo pensiero, anche nel suo giudizio della storia.
Marx prende tutto ciò che ha fondamento razionale, ed elimina tutto ciò che ha basi
idealistiche. In pratica, prende il “nocciolo razionale” e lascia il “guscio mistico”.

Marx riprende anche le teorie di Feuerbach che riguardano l’alienazione dell’uomo;


non solo nella religione (come per Feuerbach), ma soprattutto nella società e nel
lavoro, in quanto l’uomo salariato viene alienato a causa dei metodi di sfruttamento
del capitalista, infatti per Marx l’unica soluzione è abbattere il sistema capitalistico.
Questo sarà possibile solo grazie alla rivoluzione, che porterà la classe del
proletariato a ribellarsi ai metodi disumani della classe dei capitalisti.

Secondo Marx il sistema capitalistico oltre che sfruttare l’uomo lo oggettiva e lo


rende alienato attraverso il suo lavoro. Il proletario viene espropriato della sua
umanità. Tutto questo è risolvibile solo con l’avvento del comunismo e l’abolizione
della proprietà privata, perché è proprio grazie al possesso dei mezzi di produzione
(macchine), che il capitalista oggettiva l’uomo.

Il mondo delle idee per Marx corrisponde all’ideologia, quindi ai valori dettati dalla
classe dominante, che corrispondo ad un’immagine rovesciata della realtà.
Le idee dipendono dalla realtà, non come in precedenza, quando le idee erano
indipendenti e comandavano la realtà.
Per Marx le false idee possono essere confutate non con altre idee, bensì con il
capovolgimento dei rapporti economico-sociali, e quindi questo spiega
razionalmente e filosoficamente la “Rivoluzione” auspicata da Marx.

Marx ed Engels nell’Ideologia tedesca esprimono la loro concezione di storia. La


storia è formata e costituita dalle azioni degli uomini che l’hanno fatta, basandosi sui
rapporti di produzione ed il lavoro, che ne stanno alla base.
La realtà è formata da struttura e sovrastruttura, la prima corrisponde al lavoro e ai
diversi modi di produzione: la civiltà asiatica, quella schiavistica, e la feudale e
borghese capitalista. La seconda, invece, è costituita dai sistemi filosofici, artistici e
politici che si sviluppano all’interno della struttura, quindi la sovrastruttura dipende
inevitabilmente dalla struttura. Questo rappresenta il “materialismo storico”.

Secondo quanto detto, allora, la rivoluzione tanto agognata da Marx non si


realizzerà in altro modo che in quello pratico e materiale.

Manifesto del partito comunista

Il manifesto viene pubblicato nel 1848, contemporaneamente allo scoppio delle


rivoluzioni in Europa. Questo lavoro ha valenze sia filosofiche che politiche-
economiche. Alla base c’è il concetto di “lotta di classe”, come strumento
rivoluzionario e di trasformazione. Fin dai tempi più remoti la classe oppressa della
borghesia prese il controllo della produzione rispetto ai feudatari, diventando classe
dominante, allo stesso modo, il proletariato deve attuare lo stesso capovolgimento
di classe nei confronti dei capitalisti.
La concorrenza è fondamentale perché costringe i capitalisti ad una continua
rivoluzione dei mezzi di produzione, e nei rapporti di produzione e vendita dei
prodotti.

Il capitale non è per Marx solamente denaro, ma denaro che produce denaro.
Il capitalista è colui che possiede i mezzi di produzione, il proletario è colui che
possiede solo la propria forza-lavoro che utilizza per produrre la merce che va al
capitalista. Il salario rappresenta la retribuzione che percepisce il proletario, e che
risulta quasi sempre inferiore al lavoro fornito, questo costituisce il reale guadagno
del capitalista.
Fino al capitalismo si utilizzava la formula M-D-M, cioè merce-denaro-merce, mentre
nell’economia capitalista lo schema è D-M-D, denaro-merce-denaro, cioè il
capitalista investe una somma in denaro per ricavare merce dalla quale ricaverà
ulteriore denaro. L’arricchimento del capitalista è dato principalmente dal
Plusvalore, che corrisponde alla quantità di lavoro non retribuito al proletario.
Il capitalista, praticamente, attua un’appropriazione indebita, sia nei confronti del
lavoro dell’uomo che nei confronti della natura. La proprietà privata e lo
sfruttamento dell’uomo su uomo non è una condizione intrinseca nell’essere
umano, ma è determinata dalle regole dell’economia capitalista.

Marx afferma che è stata la stessa borghesia a fornire le armi al proletariato che
attuerà la rivoluzione. Le armi sono gli stessi mezzi di produzione, così come i
borghesi trovarono degli intellettuali aristocratici che li sostennero nella rivoluzione,
i proletari troveranno negli intellettuali rivoluzionari (tra cui Marx), un aiuto nella
rivoluzione.

Questi intellettuali sono formati dal movimento comunista, che rappresenta


l’avanguardia della rivoluzione. Quando la rivoluzione sarà attuata, la borghesia
perderà il suo potere politico ed economico.

Questo porterà ad una società senza classi, quindi all’”abolizione dello Stato”, inteso
come abolizione di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Dal dominio proletario si
passerà ad una società senza classi, a favore dell’affermazione del comunismo.

Marx fa una distinzione tra le due fasi del comunismo: “rozzo” e “superiore”.
In quello “rozzo”, dopo la rivoluzione, la proprietà privata viene abolita e viene
nazionalizzata, ed ognuno riceve un salario in relazione al lavoro svolto. Con il
comunismo “superiore”, ci sarà l’abolizione di rapporti di possesso e di consumo, ed
ognuno riceverà un salario in relazione alle proprie capacità e secondo i suoi bisogni.
Sigmund Freud

Freud nasce in Moravia nel 1856, da famiglia ebrea. Studia medicina e si laurea a
Vienna col massimo dei voti. La sua specializzazione riguarda lo studio e la cura delle
malattie mentali. Grande influenza su di lui avrà Breuer, studioso dell’isteria.
Comincia a studiare queste nevrosi attraverso l’ipnosi, che permetteva a Freud di
capire i problemi che stavano alla base della malattia. Secondo Freud le patologie
nervose provenivano dalla struttura della psiche, piuttosto che da alterazioni
organiche. Tra i suoi lavori più importanti di Freud, ricordiamo: “L’interpretazione
dei sogni”, “Tre saggi sulla teoria sessuale” e “Il disagio della civiltà”.
La sua teoria della psicoanalisi, fu inizialmente derisa e non considerata, ma
successivamente prese piede in Europa, fino a fondare l’Associazione Psicoanalitica
Internazionale. Le sue opere furono bruciate nel 33’ da Hitler in Germania, fu
costretto a trasferirsi a Londra, dove morì nel 1939.

L’origine e i fondamenti della psicoanalisi

La Vienna a cavallo tra fine 800’ e inizi 900’, è una città vivacissima, piena di
intellettuali, in prevalenza ebrei. Freud, ebreo ed ateo, era un medico che propose la
sua teoria della Psicoanalisi, utilizzata come terapia medica, ma che si fonda su una
teoria scientifica. Secondo questa teoria ogni cosa è determinata dalla lotta tra gli
impulsi umani. Freud ritiene di aver scoperto l’inconscio, da lui definito “continente
sommerso”.

La scoperta dell’inconscio.

Fino a quel momento la filosofia presupponeva la conoscenza dei processi logici e


mentali da parte dell’uomo. Freud sostiene che i processi mentali sono per lo più
inconsci, cioè inconsapevoli. Nella parte inconscia, trovano sede i ricordi, le
esperienze rimosse e le pulsioni di origine sessuale. La Psiche per Freud è suddivisa
in diverse “istanze” o parti, che interagiscono tra loro in maniera conflittuale. La
parte conscia è soltanto ciò che emerge. (Esempio Iceberg).

Io, Es e Super-io.

Le tre istanze della Psiche sono:


-L’io, che è la parte conoscibile e raccontabile, ad esempio come ci chiamiamo, dove
abitiamo e quali sono i nostri progetti di vita, potremmo paragonarlo alla “punta
dell’Iceberg”.
-L’Es è la parte sommersa dell’Iceberg, la parte che è sede degli impulsi sessuali,
chiamata “libido”.
-Il Super-io è l’istanza di controllo, cioè quella che frena e censura gli impulsi dell’Es
che potrebbero sconvolgere gli equilibri sociali. Il Super-io contiene divieti e regole,
è la parte che non possiamo conoscere e che regola lo scontro tra desideri e divieti.
È proprio in questo conflitto che va ricercata l’origine delle malattie mentali.

La spinta sessuale.

La maggior parte dei filosofi escludeva la spinta sessuale come movente della nostra
condotta ( tranne Schopenhauer che aveva identificato gli istinti sessuali come
espressione della volontà umana). Freud afferma che la sessualità è alla base della
nostra condotta umana, non solo la sessualità dell’età adulta ma soprattutto quella
dell’età infantile. Afferma che le spinte pulsionali possano determinare malattie
nervose e mentali. Freud chiama “libido”, l’energia psichica propria della pulsione
sessuale.
Questi impulsi, danno la spinta all’uomo per creazioni artistiche, religiose, sociali e
culturali di alto livello. Secondo Freud, la società ha sacrificato queste spinte
sessuali, attraverso la rimozione, il controllo e la repressione, come prezzo per
vivere ed essere accettati nella società.(Sublimazione).

Le vie di accesso all’inconscio.

Secondo Freud è possibile scoprire il continente sommerso, grazie all’analisi di fatti


precedentemente considerati “marginali”. (Lapsus, atti mancati, sbadataggini, e
soprattutto sogni), che rientrano nella concatenazione causale degli eventi. Un
lapsus verbale non è “casuale”, ma soddisfa in modo manifesto un desiderio
inconscio. Mentre il sogno, è il sostituto deformato di qualcos’altro. (Desideri e
paure).

L’interpretazione dei sogni

Freud si sofferma molto sull’interpretazione dei sogni, che sta alla base della
psicoanalisi. Il contenuto manifesto del sogno (cioè quello che ci ricordiamo),
nasconde dei significati latenti, cioè inconsci. Durante il sonno, il Super-io allenta la
sua “censura” e quindi l’Es può esprimere e realizzare i suoi desideri, che vengono
manifestati in modo simbolico. Il compito dello psicoanalista è quello di individuare
questi significati latenti attraverso l’interpretazione del sogno, di natura
prevalentemente sessuale.
La sessualità infantile all’origine del comportamento adulto

Secondo Freud la sessualità infantile emerge nel sogno. Lo sviluppo dell’essere


umano prevede una serie di tappe fino al raggiungimento della sessualità adulta. Il
bambino è mosso fin dai primi mesi di vita da un impulso sessuale “libero”, senza
inibizioni. Il mancato superamento di una tappa o la regressione, porterà nell’adulto
disagi psichici o comportamenti sessuali devianti. Il fatto che l’impulso sessuale
infantile sia permanente nel nostro inconscio per tutta la vita, secondo Freud
dipende dall’esperienza nota come “Complesso di Edipo” per i maschi e “complesso
di Elettra” per le femmine. Secondo il Complesso di Edipo, il bambino desidera
sessualmente la madre e odia il padre e temendo la castrazione da parte del padre
tende a rimuovere questi impulsi. La femmina, invece scoperta l’assenza del pene,
desidera sessualmente il padre e odia la madre, ma anche la bambina deve rimuover
questo desiderio. Sia nel bambino che nella bambina questo desiderio riapparirà o
nel sogno o nei sintomi della nevrosi o nell’isteria.

La psicoanalisi come interpretazione dell’uomo contemporaneo

Io, Es e Super-io sono in continuo conflitto. Conscio e Inconscio hanno limiti sfumati,
proprio perché l’uomo ha il compito di equilibrare queste due istanze. La
psicoanalisi non è un processo definito, ma un compito infinito sempre soggetto a
revisioni. Questo compito infinito non riguarda solo il singolo soggetto, ma tutto il
genere umano. Secondo Freud, non è solo il principio del piacere a dominare la vita
psichica dell’individuo, il quale si trova a ripetere azioni e pensieri che vanno contro
il suo interesse e piacere. Freud propone una teoria delle pulsioni basata sul
conflitto tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. Freud arriva a proporre una
speculazione filosofica, che affronta lo studio dell’uomo e della civiltà
contemporanea. È proprio nei fenomeni sociali e culturali del suo tempo che Freud
scorge il risultato del conflitto tra processi non consapevoli e manifestazioni
coscienti. La religione viene interpretata come proiezione di una figura paterna e
rassicurante (Dio). Così lo stesso avviene nell’accettazione di regimi autoritari, che
rappresentano un capo che guida la popolazione.
Friedrich Nietzsche

Nietzsche nasce in Germania da una famiglia modesta. Si appassiona agli studi


filologici, accompagnati da letture filosofiche (soprattutto Schopenhauer) ed
interessi musicali (Richard Wagner). Insegna a Basilea al corso di filologia classica,
pubblica in questo periodo i suoi primi scritti, caratterizzati dall’influenza sia
filologica che filosofica. Il suo primo lavoro è “La nascita della tragedia”, che suscita
critiche sia tra i filologi che tra i filosofi. I suoi lavori sono caratterizzati da uno stile
aforistico, uno dei più importanti è “Così parlò Zarathustra”.
L’autore tratta principalmente dei temi del “superuomo”, “trasvalutazione di tutti i
valori”, “la volontà di potenza”.
Nietzsche inizia a mostrare i primi attacchi di follia, che lo porteranno
all’internamento e in seguito alla morte.
Gli scritti pubblicati postumi, sono stati molto discussi in quanto influenzati, a parere
dei critici, dallo squilibrio mentale dell’autore.

La nascita della tragedia è la prima opera filosofica di Nietzsche, ed è dedicata a


Wagner. Nietzsche non crede nel progresso dello scientismo, in quanto non
costituisce un arricchimento per l’uomo. Nietzsche propone un rovesciamento dei
valori precedenti, proprio come predicava la musica di Wagner.

L’autore fa spesso riferimento alla cultura greca, ed allo spirito apollineo


contrapposto a quello dionisiaco. Per rappresentare, in sintonia con Schopenhauer,
il mondo come rappresentazione e come volontà.
L’apollineo corrisponde alle illusioni del mondo contemporaneo, mentre il dionisiaco
alla realtà irrazionale e disarmonica.

La rappresentazione del pensiero razionalistico ed apollineo è vista dall’autore nella


filosofia di Socrate, per Nietzsche, da Socrate fino al suo periodo, Dioniso era stato
eclissato, a favore di mondi e pensieri illusori e apparentemente armonici. Nietzsche
vuole smascherare la realtà celata dietro queste illusioni, squarciando il velo di
Maya, e facendo uscire lo spirito dionisiaco, che è in verità l’essenza della vita.

Kant e Schopenhauer hanno smascherato i limiti della ragione umana (in campo
artistico Wagner ed il suo dramma) proponendo una realtà sia dionisiaca che
apollinea ed iniziano la “cultura tragica”. Se però Schopenhauer rinnega la vita,
Nietzsche dice “si” alla vita, anche durante le situazioni più tragiche.
Negli scritti successivi riflette su ragione, scienza e arte, riconoscendo la validità del
pensiero illuministico portato avanti da Voltaire, poiché gli illuministi rifiutavano
tutto quello che aveva radice religiosa o metafisica.
L’obbiettivo di Nietzsche è quello di smascherare le false verità, non di crearne
nuove. In un suo aforisma afferma che “Dio è morto”, intendendo la trasvalutazione
e il rovesciamento dei valori religiosi e metafisici in favore di quelli “terreni”.

Così parlò Zarathustra

Questo è il libro più famoso di Nietzsche, dal tono profetico, cerca di esprimere un
messaggio per l’umanità, comunicando che dopo la trasvalutazione dei valori e la
scomparsa della religione, l’uomo deve superarsi ed accettare questa condizione.

Ecco il “superuomo”, colui che va “oltre l’uomo” conosciuto che accetta la


condizione dei nuovi valori e da ad ogni momento della sua vita un senso, in accordo
con il “si” alla vita e la fedeltà alla terra.

Il “si” alla vita o “amor fati” (amore verso il destino), è caratterizzato da una ciclicità
degli avvenimenti, che si contrappone alla linearità della dottrina cristiana, che
prevede una linea dall’inizio del fenomeno ad una sua fine. Questa teoria
dell’eterno ritorno, spiega che il senso di ogni evento ritorna all’interno dell’evento
stesso, dando senso e significato ad ogni attimo.

Essendo distrutti tutti i valori religiosi e metafisici, il superuomo ha il compito,


attraverso la volontà di potenza, di creare altri valori per imporre un ordine al caos
della realtà. Questi valori sono “terreni”, ma non per forza “materialistici”.
Il superuomo deve creare un senso là dove non esiste, ed accettare che la vita è un
caos incessante e continuo divenire. La vita va amata, anche nelle sue
manifestazioni più tragiche.

Il nichilismo passivo, caratterizzato dal cristianesimo e dai valori eterni, lascia il


posto in Nietzsche al nichilismo attivo, di chi sa che non esistono valori eterni, e che
si impegna a creare nuovi valori che siano confacenti alla vita dell’uomo.

Secondo Nietzsche i valori della morale tradizionale sono sempre stati dettati dalla
classe sociale più alta, gli aristocratici, fin quando non si attuò il capovolgimento di
classe, come ad esempio quelli del proletariato e la borghesia.
In accordo con la trasvalutazione dei valori, Nietzsche non può che essere contrario
al cristianesimo, in quanto portatore di questi valori e causa della negazione della
vita. (Anticristo).
Esistenzialismo

L’esistenzialismo è una corrente di pensiero che si sviluppa soprattutto tra gli anni
20 e gli anni 50 del ‘900, tra le due guerre. Alla base di questa filosofia sta l’esistenza
dell’uomo in relazione al mondo. Gli esistenzialisti credevano che l’uomo fosse una
nullità in confronto al mondo e che dovesse sempre affrontare delle scelte, perché
disorientato e abbattuto dagli eventi successivi ai conflitti.
Arthur Schopenhauer

Schopenhauer nasce nel 1788 a Danzica, da una famiglia benestante, il padre lo


indirizza alla carriera mercantile, ma Arthur preferisce studiare medicina e in seguito
si appassionerà e terminerà gli studi filosofici.
La sua opera più importante è “Il mondo come volontà e rappresentazione”, che
rappresenta la principale espressione del suo pensiero.
Schopenhauer insegnerà a Berlino nella stessa università di Hegel, tenendo le sue
lezioni contemporaneamente a quelle del collega, ma con scarso afflusso di alunni,
che preferivano seguire le lezioni di Hegel.

Schopenhauer è ricordato come personaggio che odiava il genere umano e


soprattutto le donne, pessimista, scontroso e burbero.

Al contrario di Hegel (il reale è razionale), per Schopenhauer la realtà è volontà


irrazionale, che spiega l’esistenza del dolore e delle sofferenze umane.

Per Schopenhauer l’uomo deve allontanarsi dalla massa per poter comprendere il
suo pensiero. L’uomo deve arrivare allo stato di ascesi intellettuale.

La rappresentazione corrisponde al fenomeno kantiano ed all’apollineo di


Nietzsche, è la realtà che conosce l’uomo che è caratterizzata da illusioni ed inganni
(velo di Maya).
La volontà, corrisponde al noumeno kantiano ed al dionisiaco di Nietzsche che ci
permette di svelare gli inganni del mondo come rappresentazione attraverso la cieca
forza dell’irrazionalità.

Il principio di ragion sufficiente, corrisponde alla conoscenza comune e scientifica


della realtà, basata sul rapporto di causalità tra i fenomeni. Per questo principio ogni
cosa ha una causa determinante (Determinismo).

La volontà irrazionale, è quella volontà che permette all’uomo di conoscere la vera


realtà dietro le illusioni. Rappresenta la “cosa in sé” kantiana, quel qualcosa che non
si può conoscere razionalmente e si distingue dagli atti di volizione quotidiani, in
quanto sempre determinati da una causa.
La volontà irrazionale intesa da Schopenhauer si rivela nell’istinto di
autoconservazione sia della specie che dell’individuo, che risiede negli organi
genitali (intesi come riproduzione), e causa un conflitto permanente.
Questa condizione dell’uomo provoca il conflitto “naturale”, che si traduce in
guerre, distruzione che costituiscono le ragioni principali del pessimismo
Schopenhaueriano.

Il mondo come volontà (noumeno-dionisiaco, quindi irrazionale(ma reale) e


rappresentazione (fenomeno-apollineo, quindi reale ma illusorio)

L’opera, la più significativa del filosofo, trae ispirazione dalle teorie di Kant, e la sua
concezione dualistica della realtà (fenomeno e noumeno). La rappresentazione
corrisponde al “fenomeno”, che è inteso in maniera negativa da Schopenhauer che
lo riduce a semplice inganno; mentre la volontà corrisponde al “noumeno” kantiano,
quindi la realtà inconoscibile e caratterizzata per Schopenhauer dalla volontà
irrazionale, a differenza del noumeno kantiano, che era inconoscibile per l’uomo,
Schopenhauer lo ritiene conoscibile attraverso l’esperienza umana.

Schopenhauer si ispira anche al dualismo platonico che si basava sulla differenza tra
il mondo delle idee (iperuranio) e la realtà materiale.
Un’altra influenza particolarmente forte in Schopenhauer è costituita dalle filosofie
orientali dei Veda e in seguito del buddhismo che riteneva che la realtà fosse
illusione che provocava dolore e sofferenza negli uomini ed indicava il filosofo come
l’unico individuo che potesse guidare l’uomo alla liberazione da questo dolore.
Schopenhauer indica anche un percorso che l’uomo deve intraprendere per liberarsi
dal dolore, e passare gradualmente i livelli della vita etica (astinenza sessuale,
giustizia, amore, compassione, ascesi e santità).

Schopenhauer effettua un’analisi più approfondita appunto del mondo sia come
rappresentazione che come volontà.

Il mondo è rappresentazione, formata da tutti gli elementi conoscibili dall’uomo,


basandosi sul principio di ragion sufficiente. Per Schopenhauer ci sono delle fasi
conoscitive distinguibili in due parti:
-La Sensibilità permette all’uomo di conoscere singolarmente gli oggetti, l’intelletto
fa conoscere la relazione causale tra gli oggetti. A questo punto Schopenhauer
propone una concezione evoluzionistica della natura, che è passata da forme più
basse alle forme più evolute come l’essere umano.

-La ragione costituisce l’ultimo stadio della conoscenza della realtà ed è posseduta
soltanto dall’uomo, a differenza degli animali. La ragione non si ferma solo ad
analizzare gli elementi singolarmente e la loro relazione causale, ma si basa sui
concetti, sviluppati attraverso processi logici astratti e riflessivi, non semplicemente
intuitivi.
La condizione umana

La filosofia per Schopenhauer è l’arte più alta della conoscenza umana, va oltre la
scienza cercando di spiegare e dare risposte agli interrogativi che vanno oltre la
razionalità umana. Quindi spiegare l’origine della “cosa in sé” o noumeno kantiano,
che per Kant stesso era appunto inspiegabile razionalmente.

Schopenhauer, a differenza di altri filosofi, considera il corpo umano come tramite


fondamentale per arrivare alla conoscenza della “cosa in sé” o noumeno. Il corpo
umano ha anch’esso intrinseca un dualismo: da una parte il corpo conosciuto
scientificamente e come “rappresentazione”, dall’altra il corpo come “Volontà” che
corrisponde alla volontà umana e all’irrazionalità cieca e infinita. Questa volontà, è
volontà di superare lo stato di dolore e sofferenza, che non appena superato
provoca noia. Ecco, per Schopenhauer la vita è come un pendolo che oscilla tra
dolore e noia.

Schopenhauer indica principalmente due vie per la liberazione dal dolore:

-la via estetica che corrisponde con l’arte.


-la via della vita etica, ed il passaggio attraverso le varie fasi fino alla santità e fino al
nulla, inteso come nulla cosmico, nichilismo passivo.

Per Schopenhauer l’arte rappresenta una via, seppur precaria, per la liberazione dal
dolore: l’artista è l’unico che fondendosi con il principio di idea, riesce a creare
l’opera d’arte, risultato della sua esperienza “mistica”.

Questa esperienza è consentita al genio e all’artista, che tramite la sua visione


“speciale” del mondo riesce appunto a fondersi con l’idea, e a creare l’opera d’arte
che rappresenta la riproduzione delle idee. Schopenhauer riserva un posto speciale
nelle arti alla musica, la quale per il filosofo è essa stessa rappresentazione della
volontà (e quindi dell’idea).

La via dell’arte è comunque una via precaria, mentre per Schopenhauer la via
definitiva e solida per liberarsi dal dolore è rappresentata da un processo individuale
che interviene sul comportamento quotidiano di ognuno.
La volontà di vivere si manifesta soprattutto nella sfera sessuale, come simbolo di
autoconservazione sia individuale che della specie. La condizione naturale dell’uomo
è l’egoismo, che è lecito fino a quando non entra in collisione con la libertà di vivere
altrui, quando invece questo accade si crea quella guerra di tutti contro tutti che da
inizio alla limitazione della volontà.

Questo percorso formato da diverse tappe (come giustizia e amore), rappresenta


una sempre crescente limitazione della volontà fino ad arrivare ad un punto chiave
cioè quello della negazione dell’attività sessuale, quindi dell’autoconservazione della
specie.

A livelli ancora più estremi si ha l’ascesi e la santità.

L’ascesi nega praticamente la volontà di vivere e quindi rappresenta la negazione


degli istinti primari dell’uomo (mangiare, vestirsi e proteggersi). L’ascesi è uguale
alla santità, con una sostanziale differenza: dall’ascesi si può tornare indietro,
mentre la santità rappresenta una via ed una scelta definitiva da parte dell’uomo.
L’ascesi e la santità, hanno inevitabilmente come conseguenza il nulla.
Naturalmente se si nega l’istinto alla vita si distrugge il mondo come
rappresentazione, e Schopenhauer è ben consapevole di queste sue proposte
radicali e nichilistiche, infatti non è un caso che il suo capolavoro finisca proprio con
la parola “nulla”.

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