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Relazione

2° incontro continuità materna-primaria:


Data: martedì 10 Maggio;
Orario: dalle 14.00 alle 15.30;
Luogo: scuola primaria di Terrazzo;
Partecipanti: materna di Begosso (6), materna di Terrazzo (12), alunni della classe
5° della primaria (8).

Gli alunni della classe 5° con la loro insegnante sig.na Giovanna Gelain hanno
accolto i bambini della materna all’ingresso della scuola e li hanno fatti
accomodare nell’aula multimediale dove precedentemente l’insegnante con il
loro aiuto aveva predisposto uno spazio apposito per l’occasione.
L’insegnante ha dato inizio all’incontro leggendo una favola africana “L’elefante e
la formica”, alla quale è seguita una conversazione guidata per far riflettere sul
significato della storia.
L’incontro prevedeva due attività pratiche: realizzare un disegno sulla favola
proposta e ritagliare una maschera a forma di elefante da colorare; la maschera
dopo essere stata fissata a dei supporti per tenerla in mano è stata portata a casa
come ricordo di quanto fatto insieme ai bambini della primaria.
Anche oggi l’incontro prevedeva una merenda comunitaria: l’insegnante ha
nuovamente coinvolto gli alunni di 5° apparecchiando i tavoli con tovaglie
colorate, bicchieri azzurri e rosa e appendendo festoni in tutta l’aula a mo’ di
festa di benvenuto.
Accoglienza festosa, testi di grande spessore morale, attività divertenti e
stimolanti: pertanto, la continuità di quest’anno è stata vissuta positivamente in
quanto molto sentita e originale, da ricordare!!!
L' elefante e la formica

C’ era una volta un elefante orgoglioso. 


Camminava per la giungla non curandosi di ciò che trovava sul suo
cammino rompendo e sradicando alberi. Quando barriva tutti gli altri
animali tremavano.
- Io sono il più grande di tutti gli animali della giungla – gridò - sono il più
forte. Tutti gli animali dovrebbero temermi e rispettarmi!
Un giorno mentre stava riducendo ad un mozzicone tutto quello che si
trovava nella strada da lui battuta con i suoi grandi piedi, sentì delle flebili
voci gridare.
- Per favore guarda dove metti i piedi o ci ucciderai.
L'elefante guardò per vedere le piccolissime formiche che costruivano un
formicaio. 
- Haa! Haa! Haa! - lui rise - Siete così piccole. Io non posso vedervi proprio.
Non vi vergognate della vostra grandezza? Haa! haa! Haa!
- Noi siamo felici ed orgogliose della nostra taglia - dissero le formiche -,
lavoriamo più di te grande animale pigro.
- Con un'oscillazione di tronco, io faccio più lavoro di voi, che nella vostra
vita potete solo sognare di fare - si vantò l'elefante - Haa! Haa! Haa! Siete
delle buone a nulla voi formiche!
La sua risata echeggiò nella foresta e fece tacere anche le scimmie
chiassose. Un po’ più tardi, l'elefante si trovò intrappolato in una
trappola.
Lui tentò di liberarsi ma fallì. Con i suoi movimenti goffi peggiorò la sua
posizione nella trappola. Le sue gambe erano appese all'aria mentre i suoi
orecchi enormi penzolavano sino toccare terra. Poi iniziò a schiamazzare
chiedendo aiuto.
Un leone che passava da quelle parti  sentì l'elefante.
- Per favore aiutami! Liberami! – disse piangendo.
Il leone guardò la trappola e scosse la sua testa.
- Io ho paura, non posso aiutarti mio amico. Devo andare via in fretta
prima che gli uomini arrivino e uccidano anche me.
Il leone si allontanò affrettatamente.
Un bufalo indiano passò lì vicino. Sentì e vide l'elefante nella trappola.
- Oh, bufalo indiano, per favore mi aiuti prima che io venga ucciso - pianse
l'elefante.
Il bufalo indiano guardò la trappola e disse:
- Io non posso aiutarti mio amico. Devo andare prima che gli uomini
arrivino e uccidano anche me.
Il bufalo indiano si allontanò.
Passarono nei pressi il rinoceronte, e più tardi il maiale.
Nessuno di loro aiutò l'elefante.
Tutti loro guardarono la trappola e si allontanarono rapidamente.
L' elefante era molto infelice ed impaurito. Pianse e lottò.
Poi una piccola voce tremante disse:
- Tu sembri nei  guai. Posso aiutarti? 
L’ elefante si guardò attorno.
Dopo avere lottato contro le corde lui vide la formica.
- Oh! Sei tu! - lui pianse -  non posso uscire da questa trappola. Il leone, il
bufalo indiano, il rinoceronte ed il maiale non mi hanno aiutato. Tu come
può aiutarmi? 
- Io posso aiutarti - disse la formica.
- Tu sei tanto piccola - disse l’ elefante - ma se puoi, allora fallo. 
- Bene -  disse la piccola voce - aspettami, tornerò presto. 
La piccola formica andò via e ritornò più tardi  con un piccolo esercito di
suoi amici che mangiarono tutte le corde che avevano imprigionato
l'elefante e lo liberarono.
L' elefante non riusciva a trovare parole per ringraziare le formiche per
ciò che loro avevano fatto. 
Aveva riso di loro. Ma promise di non ridere mai più di loro.
Quel giorno l' elefante imparò una buona lezione: capì infatti, che
l’importanza di ciascun essere sta proprio nella sua particolarità/diversità,
che lo rende unico ed essenziale.

Nel mondo dei grandi spesso la diversità è vista come “minaccia” alla propria
identità e per questo, talvolta, può capitare involontariamente di trasmettere
questa idea anche ai bambini che, invece, sono molto più capaci di percepire
nella diversità una risorsa, che arricchisce la propria e altrui identità.
In questo modo, ciascun bambino scopre di essere speciale, perché unico e
diverso da tutti gli altri.
Questa favola aiuta a trasmettere ai bambini i valori della solidarietà,
del rispetto e dell’accoglienza dell’altro: perché ai bambini dobbiamo dare
l’opportunità di conservare il loro punto di vista sulla realtà, quello “sguardo
plurale”  che consente loro di cogliere nella diversità dell’altro una risorsa.

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