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MUSICA

Nick Becattini
Qui non serve
la pelle nera
Il chitarrista finito
negli Usa per scoprire
di cosa era capace
Lorenzo Maffucci
Giornalista freelance

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I N CASA ha una foto scattata in un’indi-


menticabile serata sul palco di un vec-
chio Pistoia Blues. Il leader della band è
Albert King buonanima, davvero uno dei
più grandi, torvo ed elegante come gli altri
musicisti in scena; sulla sinistra, un personag-
campo, è la punta di un iceberg. Sotto si
muove una generazione di musicisti che ci
hanno creduto, che hanno fatto musica per
reale bisogno e l’hanno fatto genuinamente,
percorrendo la strada fino in fondo.
Nel rock, nel blues, sul solco dei cantautori,
cinato alla materia sonora, tradotto negli
anni in una decina di dischi da titolare,
chissà quanti da gregario (di lusso), con-
certi a centinaia. Tra i maestri, il povero
Maurizio Ferretti, mentore di tecnica e teo-
ria e spacciatore di dischi, e il chitarrista-
PISTOA E I PISTOIESI

La città del blues. A parole

B EL DILEMMA, un po’ come dire: è nato prima l’uovo o la gallina? «Può darsi che la
nostra sia la città del blues, ma forse non per i pistoiesi. Molte persone hanno tentato
gio che pare un imbucato a una festa, un nel reggae sono stati in molti anche dalle filosofo Motoaki Makino.
ragazzotto jeans e maglietta, chitarra a tracol- nostre parti, e oggi fanno i conti con un pre- La morale la mettiamo all’inizio: non la di inventare una continuità culturale, ma in realtà Pistoia non è troppo diversa dal resto d’Italia:
la, concentratissimo. È lui, più di vent’anni fa, sente in cui è difficile riconoscersi, a livello banalità di voler acchiappare un sogno, giornali, radio, televisione, nessuno parla di blues, è una battaglia coi mulini a vento. C’è una
invitato da King in persona a sostituire un globale e anche locale. Una conversazione che è giusto e sacrosanto ma che non è nicchia di appassionati, fine. Ma l’ambiente musicale pistoiese è centrato su altre cose.
membro della band all’ultimo minuto: cose che con Nick può essere molto istruttiva, un suo che la base, ma serve la voglia di andare a Dopo l’esperienza a Chicago qualcosa però è cambiato. «Nemo propheta in patria, ma quando
la musica può fare. concerto è doveroso averlo visto per capire, fondo, di chiedersi perché un ragazzo bian- uno torna dall’estero le porte cominciano ad aprirsi – dopo un po’, mica subito. A me è servito
Il chitarrista e cantante (pistoiese) Nicola una sua lezione di musica sarebbe utile per co europeo dovrebbe suonare musica tanto lavorare con la band in Italia: coi Serious Fun facevamo anche cento date all’anno. Ho
Becattini, classe ‘62, detto “Nick” non per inquadrare l’approccio misto, rispettoso ma popolare afroamericana. Non sono solo perso il conto delle ore al telefono per organizzare le mille cose da fare…».
vezzo ma – diciamo – per meriti acquisiti sul spregiudicato, con cui fin dagli esordi si è avvi- canzonette, insomma.

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GLI ANNI AMERICANI

In tournée e da Oprah Winfrey. Con l’auto tenuta dallo scotch

C HE ANNI, quegli anni americani. Nick Becattini li racconta come se, fotogramma dopo fotogramma, gli passassero davanti agli occhi. “Abbiamo
suonato a New York, siamo venuti in Europa, abbiamo fatto spettacoli negli studi di Oprah Winfrey, ci hanno aperto i concerti Johnny Winter,
Lonnie Mack, Lucky Peterson. Alla vigilia del nostro ultimo tour, Son Seals era appena uscito dall’ospedale: uscì venerdì mattina e venerdì sera partim-
mo per la tournée a New York. Son non era in grandissima forma, quindi tutti gli assoli toccavano a me! Dopo un paio di date il padrone del locale mi
dette il biglietto da visita di un’agente della Time Warner: “Cercano nuovi talenti, chiamala”. La chiamai, le dovevo mandare una nostra registrazione
ma... ero troppo disorganizzato e non se ne fece di nulla”. Alcuni paradossi colpiscono particolarmente Nick negli anni americani: “Mi faceva piacere
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la tranquillità della vita. E della guida, là si guida molto piano. Avevo una macchina che avevo pagato 300 dollari, tenuta insieme con lo scotch, per cui esl lorem, trelore
venivo preso per i fondelli ma di cui ero molto fiero. Ed è sempre partita al primo colpo, anche coi -40° che fa lì d’inverno…”. qieum testum salo

Rhode Island, 1975 però in casa e nel gruppo scout si cantava «bravino» (dice lui) e impara un po’ di ascoltavamo dischi insieme, si comprava il Marmalade” di Patti LaBelle la mandava- roba seria. La voce, gli assoli di slide... Ti
Warwick è una cittadina vicino a Providence insieme, e un po’ di lezioni le ho prese, trucchi, finché, nel 1980, un amico batteri- “Mucchio Selvaggio”, cercavamo i dischi no in tv, fantastico. Insomma: in città levava la pelle di dosso. Mi piacque molto
(nomen omen?), dalle parti di Boston per insieme a un amico. L’insegnante ci mise sta, compagno di scuola al liceo scientifi- per posta e nei negozi specializzati. Diverse cominciarono a venire dei concerti e si più lui di B.B. King, che pure era più raffi-
capirci. Sembra lontana dalle coordinate subito a fare solfeggio, e chiaramente co, gli chiede se ha voglia di metter su un volte siamo andati sul Ciao (in due) a andarono a vedere». È anche l’anno del nato e aveva una band pazzesca: ma
della musica blues, ma è solo apparenza: abbiamo smesso subito». Quando sei uno gruppo. «Va bene – risponde Nick –, però Firenze, andata e ritorno per comprare dei primo festival blues, e certe cose non si l’impatto di Muddy Waters, il suono
la zona produce, soprattutto negli anni si suona blues». dischi, o a Viareggio. Una volta andammo dimenticano. Mississippi elettrificato, erano qualcosa di
Ottanta e anche grazie alle prestigiose a Reggio Emilia in autostop per andare sconvolgente».
“Una sera a cena sono entrato Pistoia, 14 luglio 1980
scuole di musica, la Berklee in testa, per- Pistoia, 1980 prima a un concerto dei Byrds e poi, conti-
in uno stato di coscienza Nel frattempo, infatti, Nick ha cominciato a nuando, grazie al passaggio di un pesci- Una sera per caso
sonaggi notevoli come Ronnie Earl, Kim Piazza del Duomo, ore 9.05
Wilson, Fabulous Thunderbirds eccetera. A
alterata. Così ho capito coltivare la propria passione/ossessione vendolo, si arrivò a Milano: volevamo «Di prima mattina, io e il mio amico erava- Nello stesso periodo un altro episodio lo
Warwick vive la proverbiale zia d’America.
che la musica è la mia vita” per la musica nera. «A diciott’anni – ricor- andare a Gallarate, allo storico negozio mo già in piazza pronti a vedere il concer- scuote: «Eravamo a una cena con gli
Nick vola da lei con la famiglia per festeg- da – vidi i primi concerti blues al cinema- “Carù”. Si arrivò alle otto e si aspettò to, il primo Pistoia Blues. La piazza era amici, un po’ di vino, una chitarra, e si
giare il tredicesimo compleanno, e riceve in scout, comunque, un po’ di rudimenti di teatro Verdi: vennero il pianista Willie l’apertura. L’ho sempre sentito dire anche piena di seggiole. Arriva un tale e ci fa: facevano cose tipo “When The Saints Go
dono (grazie zia!) una chitarra andante, «di chitarra ti possono risolvere più di un pro- Mabon e Cooper Terry, un americano dalla generazione precedente alla mia, “Volete entrare gratis al concerto?”. Marching In”. Non so come sia successo,
quelle comprate ai grandi magazzini blema, non ultimi quelli legati all’educazio- molto in gamba che via Marocco era finito quella che si è formata negli anni Sessanta, “Certo!”. “Allora datemi una mano a spo- ma sono andato di fuori. Giuro. Sono
Sears». Non è amore a prima vista, ma ne sentimentale. Girano le canzoni di a Milano e che avrei incontrato anni dopo come Maurizio Ferretti o Roberto Carifi: stare tutte queste sedie”. E ci dette il pass. entrato come in uno stato di coscienza
qualcosa si innesca: «Diciamo – ammette Guccini, De André, Bennato, i cantautori: nel giro dei festival. Andavo spesso a casa per loro era ancora più complicato. È vero Eravamo in prima fila, e quando vidi alterata, come può succedere con la
Nick – che preferivo giocare a pallone; nel giro di un paio d’anni Nicola diventa di un amico appassionato di musica, però che i media qualcosa facevano: “Lady Muddy Waters mi cascò la mascella. Era meditazione. La musica mi ha innescato

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qualcosa… Quella notte ho capito che la musica era la mia vita, virgolette: 4 concerti a settimana, nei locali di tutta Italia. Avevamo vedevano arrivare mi chiamavano sul palco. Anche perché lì si Keith Dunn, cantante e armonicista Usa trasferitosi in Olanda. La
ho capito che lo stato di “coscienza alterata” raggiungibile attra- un nome ed eravamo di Milano, cosa che a quei tempi funziona- suona dalle 21.30 alle 2.30, e i musicisti si fanno volentieri una band va alla grande.
verso la musica era un’esperienza talmente elevata che valeva va, anche più di oggi». Senza scordare che sempre di gavetta si pausa per una birra. L’idea della jam è bellissima, ed è tutto
la pena di perseguirla fino in fondo. Lì ho cominciato, già ero trattava: «Una volta andammo a suonare in un paesino in Sicilia, basato sulla fiducia». A casa, 2003-20...
“fiammato” per la chitarra ed evidentemente avevo una certa una situazione indescrivibile. A Naso, in provincia di Messina, si «L’età avanza», dice lui. Capirai. E allora B.B. King? «Non so
predisposizione, ma mi sono applicato parecchio». Tanto che trovò un palco di tavole inchiodate in mezzo alla piazza, e nessu- Ritorno come faccia a fare 300 concerti l’anno, da 50 anni». Il presente e
nel giro di tre anni lo chiama a suonare con lui Giancarlo Crea, no, il vuoto, niente corrente. Una signora ci prestò una presa per La decisione arriva piuttosto rapida, per quanto di sicuro non il futuro di Nicola sono una figlia e tantissimi allievi in gamba
armonicista nei Model-T Boogie, un gruppo di Milano con cui l’attacco degli strumenti e si partì. I ragazzini passavano e grida- indolore. «A un certo punto trovai un sostituto e tornai in Italia. (affermati e in via di affermazione: Giacomo Guazzini, Giacomo
resterà praticamente fino al ‘90. vano: “Minchia, gli americani”!». Perché ero andato anche per quello, per capire profondamente Ballerini, Alessandro Gonfiantini, Michele Beneforti, Francesco
il blues e cosa c’entrassi io. Biadene solo per fare qualche nome), a partire, storicamente, da
Changer! Pistoia-Chicago, prima parte Pistoia-Chicago, seconda parte Avevo scoperto che la funzione del blues è simile a quella della Sergio Montaleni, chiamato a sostituire Nick durante il periodo
«Il nostro primo disco fu recensito benissimo: erano tutti brani Una band a distanza è un bell’impegno. «Ogni settimana prende- musica popolare, del folk, del liscio da noi. Avevo visto che ero chicagoano. Il Becattini artista vorrebbe ora allargare un po’ lo
originali e uno standard, e come ospite avemmo Rudi Rotta, che vo il treno. Dieci ore andata e ritorno, zainetto in spalla. Stavo per capace, per cui, raggiunta la consapevolezza che quello che spettro: un progetto con un attore a cavallo tra musica e teatro, e
ai tempi non era nessuno ma che Giancarlo conosceva bene». trasferirmi a Milano. Ma poi ci ho riflettuto: perché andare a Milano facevo andasse bene (ho bisogno di sicurezze nella vita), tornai «un trio roots, con chitarra, armonica e batteria, un po’ à la White
L’album innesca un po’ di movimento: il rinnovato Pistoia Blues se devo suonare blues? E decisi di andare a Chicago. Vendetti un in Italia per fare... non sapevo cosa. Volevo smettere di suonare Stripes». «Oggi – riprende – c’è la possibilità di formarsi e di pre-
Festival sceglie i Model-T per rappresentare il blues italiano po’ di chitarre e amplificatori, misi da parte i soldi e partii, nell’ot- blues: entrai in contatto con il management di Ligabue, ma le parasi meglio, e un giovane riesce a prepararsi anche molto
all’omologo festival di Chicago. È una sorta di gemellaggio/ tobre del ‘90». L’impresario italo-americano Gino Battaglia gli dà cose non andarono in porto. Alla fine mi cominciarono a richia- velocemente.
scambio: la banda prende l’aereo e vola a Chicago, con annes- una mano a sistemarsi nell’appartamento sopra uno dei suoi club mare per fare blues, ma per 7-8 mesi non ci ho capito nulla: Ma l’appiattimento culturale italiano è una realtà, lo è sempre
so apparato di giornalisti (per la cronaca i vari Assante, Castaldo, a Chicago («Per non avere seccature col vicinato, affittava il piano abitare e vivere di musica a Chicago per degli anni e tornare a stato. Quando uno ha voglia di fare qualcosa lo fa, e le porte (o gli
Gentile...). Suonano sul leggendario “Muddy Waters Drive”, superiore. Geniale»), e in capo a tre settimane Nick ha già un Pistoia è stata un’esperienza traumatica. Mi sono serviti un paio spiragli), si aprono sempre: le porte spalancate non ci sono mai
duettano con Phil Guy, conoscono Billy Branch, Otis Rush e ingaggio con la band di Son Seals, chitarrista e cantante grande d’anni per riprendere il filo». state, ora come allora, e la mia storia non è tanto diversa da quel-
Buddy Guy, rimanendo sempre «piuttosto flashati». e non troppo fortunato. È negli Usa, ed è passato dalla porta prin- Per un anno o due Nick fa il turnista in infiniti giri di concerti la di tanti che hanno fatto musica dagli Ottanta in poi, gente che
cipale. «Sono restato in America dall’ottobre del ‘90 all’aprile del accompagnando di volta in volta solisti blues di grido. La band si è fatta un bel mazzo.
Milano-Palermo, andata e ritorno ‘93, e in quel periodo ho sempre lavorato con Son. E mi infilavo in della ripartenza, i Serious Fun, sono il primo gruppo in cui Nick In ogni caso faccio molta fatica a ricordare: non penso mai al
Con la band, Nick comincia l’attività «da “professionista”, tra tutte le jam session improvvisate, ero fuori 7 sere su 7; quando mi figura da titolare: con lui, Luca Nardi, Davide “Malito” Lenti e passato, in realtà».

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