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Antonio De Lisa

Io, Gesualdo

PERSONAGGI

Gesualdo
Fabrizio, suo cugino
L’alchimista, 
Servitore, anche Maestro di musica
La strega del villaggio
Coro (da 1 a 5 elementi)

ATTO PRIMO

Scena prima

Il principe Carlo Gesualdo è steso su una specie di divano senza spalliera in posizione
scomposta. Sembra che dorma anche se ogni tanto emette un lamento. Il servitore di
fiducia entra e parla al principe. Il Principe di Venosa smania sudando e
gemendo, mentre pronuncia parole incomprensibili.

SERVITORE Prence, sveglia Prence. Sta finendo la mattina! E’ ora di alzarsi.

GESUALDO (mormorando) uhm…

SERVITORE Prence, ci sono delle novità importanti.

GESUALDO (Sbadigliando) Che novità?

SERVITORE Hanno appena portato le bozze dalla stamperia del castello. Il suo quinto
libro di madrigali ha visto la luce!

GESUALDO Sono io che non vedo la luce…


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SERVITORE Basta aprire le imposte, Prence!

GESUALDO Imposte? Che imposte?

SERVITORE La finestra

GESUALDO “Finestra”? (come se non capisse gli si sta dicendo)

SERVITORE Scommetto che morite dalla voglia di vederlo, Prence!

GESUALDO E’ andata via quella strega?

SERVITORE Non sono io ultimi dei suoi ultimi servi a dovervi dare dei consigli, ma
penso che dovreste moderarvi, Prence… Le arti di quella donna potrebbero portarvi alla
tomba.

GESUALDO Sì, tanto ho già pronto il sepolcro…

SERVITORE E poi, Prence, ci sono brutte notizie sui raccolti di quest’anno.

GESUALDO Quanto brutte?

SERVITORE Molto brutte… La primavera ha portato il gelo dopo il caldo ed è andato


tutto in malora.

GESUALDO Non si è salvato nulla?

SERVITORE Poco e di cattiva qualità.

GESUALDO Fai venire il Maestro Alchimista.

SERVITORE Vado subito a chiamarlo

Scena seconda

Entra il coro, tutto vestito di bianco, disponendosi intorno al giaciglio del Principe di


Venosa.

PRIMO CORIFEO Quando sei su nel paese delle ombre …


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SECONDO CORIFEO … la sera ce l’hai già dentro e ti avvolge …

TERZO CORIFEO … con lievi fruscii e silenzi dorati: …

QUARTO CORIFEO … il sontuoso preludio della notte …

QUINTO CORIFEO … è avvolto in una nuvola di echi …

PRIMO CORIFEO … come uno sciame che vibra ai tuoi passi …

SECONDO CORIFEO … e scuote lo sciame dei tuoi pensieri …

TERZO CORIFEO … dalla loro distratta fissità …

QUARTO CORIFEO … sconvolgendone e mischiando le orme …

QUINTO CORIFEO … E’ la metamorfosi delle ombre.

Scena terza

Gesualdo nella sua camera si alza lentamente, sciacquandosi il viso in una bacinella e
guardandosi assonnato in uno specchio.

GESUALDO Sto invecchiando…

Bussa alla porta il Maestro Alchimista

GESUALDO Venite avanti Maestro

MAESTRO ALCHIMISTA Eccomi Prence. Ai vostri servigi

GESUALDO Che dice l’oroscopo di oggi, Maestro?

MAESTRO ALCHIMISTA Uhm…

GESUALDO Ci sono cattive notizie?

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MAESTRO ALCHIMISTA Non proprio cattive… Però gli astri non sono favorevoli.
Soprattutto Saturno.

GESUALDO Saturno…

MAESTRO ALCHIMISTA Il pianeta della malinconia…

GESUALDO Saturno…

MAESTRO ALCHIMISTA Racconta di strani presagi.

GESUALDO Presagi…

MAESTRO ALCHIMISTA Si avvicina un lutto nel palazzo, Prence…

GESUALDO Di chi? Non nascondermi il mistero delle stelle.

MAESTRO ALCHIMISTA Non riesco a vederlo, Prence… Stanotte l’ho sognato, ma


solo di spalle, abbracciava quel tale del villaggio che è morto da poco.

GESUALDO La Chiesa impone di non credere ai sogni premonitori.

MAESTRO ALCHIMISTA La Chiesa dice tante cose…

Scena quarta

Coro

PRIMO CORIFEO Mi godo la sospensione …

SECONDO CORIFEO … di un’ora senza minuti …

TERZO CORIFEO … nel non-tempo …

QUARTO CORIFEO … di un mondo parallelo.

QUINTO CORIFEO Un’apnea dei pensieri …

PRIMO CORIFEO … dove non fa freddo né caldo …

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SECONDO CORIFEO … dove non si è tristi …

TERZO CORIFEO … né allegri.

QUARTO CORIFEO E latita la dannazione …

QUINTO CORIFEO … dei desideri.

Scena quinta

Si odono squilli di tromba nel cortile. Sta arrivando tra una folta schiera di servitori un
cugino del Principe di Venosa, Fabrizio. Viene da Napoli, dove è incaricato della
custodia e manutenzione del palazzo di famiglia nel pieno centro della capitale del
regno.

FABRIZIO Ti trovo bene, cugino.

GESUALDO Io non trovo bene te, Fabrizio… che hai un nome di cattivo
auspicio. (Fabrizio è il nome del duca D’Andria ucciso dal Principe insieme alla
moglie, Maria D’Avalos)

FABRIZIO Acqua passata, Carlo. Non ci pensare più.

GESUALDO Che dicono nella capitale, Fabrizio?

FABRIZIO Si mormora, Carlo… A Napoli si mormora sempre. Su tutto. Su tutti. Tu sei


in cima alla lista.

GESUALDO Proprio in cima?

FABRIZIO Sì… Si narra che Maria vaghi di notte intorno al castello alla ricerca del
Principe.

GESUALDO Del suo Principe o del Duca, Fabrizio?

FABRIZIO Io penso del suo Principe: Carlo Gesualdo da Venosa.

GESUALDO Poteva anche pensarci prima.

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FABRIZIO Gli errori si fanno, forse l’ha pagata un po’ troppo duramente, Carlo.

GESUALDO A volte lo penso anche io.

FABRIZIO Dovresti distinguere l’atteggiamento di un principe legato all’onore, da


quello di un uomo legato a sua moglie.

GESUALDO Si può vivere questa scissione tremenda?

FABRIZIO Dovresti chiedere perdono alla Santa Madre Chiesa.

GESUALDO Sto per farlo. Ma non sono ancora pronto, non mi sento del tutto sincero.

FABRIZIO Questo si vede nella scissione della tua musica.

GESUALDO Scissione?

FABRIZIO Sì, una dolce melodia guastata dalla dissonanza.

GESUALDO Non è così la vita in generale?

FABRIZIO Forse la tua in particolare…

GESUALDO Sì, la mia.

FABRIZIO Ho sentito che è uscito il tuo libro di Madrigali. Quando ci farai sentire
qualcosa?

GESUALDO Trovi dissonante la mia musica e vuoi sentirla?

FABRIZIO Sì, preferisco la tua musica alla obliosa dolcezza di un’armonia troppo
piena.

GESUALDO Ho fatto preparare le tue stanze. Ora permettimi di congedarmi.

FABRIZIO (Guardando dalla finestra) Chi è quella donna che ti ronza sempre intorno?

GESUALDO E’ la donna del male…

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FABRIZIO Una donna del male o una donna del tuo male?

GESUALDO Dipende da come la guardi… Vai ora. Ti farò chiamare quando è pronta
la cena.

ATTO SECONDO

Scena prima

La scena cambia completamente. Il Principe è in sella a un cavallo a dondolo,


circondato da Fabrizio (anch’egli su un cavallo a dondolo) e dai suoi cavalieri,
mascherati da cavalieri medievali, rigidi e impettiti.

FABRIZIO Si dia inizio alla caccia!

I servitori fanno correre sulla scena una lepre-giocattolo, con un meccanismo che la fa
muovere da sola. Si odono i suoni di corno da caccia e l’abbaiare dei cani.

FABRIZIO Cugino, aspetta che la lepre si nasconda nel bosco e poi parti
all’inseguimento.

GESUALDO Devo proprio? Io lo conosco questo bosco, fin troppo bene.

FABRIZIO Il bosco degli Astroni. Non vorresti fare una brutta figura davanti ai tuoi
cavalieri …

GESUALDO Brutta figura … Non porta bene questo bosco. Già una volta non ci sono
entrato, eppure ne sono uscito.

La scena si movimenta con un rapido susseguirsi di movimenti di comparse

FABRIZIO Attento, cugino … se ti butti in avanti con tanta foga rischi di cadere

PRIMO CORIFEO Il Prence si lancia all’inseguimento con troppa foga

SECONDO CORIFEO E’ come se volesse colpire un’immagine che proviene dalla sua
mente.

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TERZO CORIFEO Il Duca d’Andria.

QUARTO CORIFEO I dolori del passato.

QUINTO CORIFEO L’angoscia del presente.

I rumori della caccia si fanno sempre più assordanti. Il Principe alza più volte le mani
al cielo come se volesse invocare un’oscura divinità.

GESUALDO Ridatemi la vita, mostri infernali …

FABRIZIO Carlo, calmati, mi stai proccupando.

GESUALDO Ridatemi la quiete e l’oblio del sonno

Si inoltrano sempre più in profondità nella nebbia del bosco.

FABRIZIO Cugino, non riesco quasi più a vederti!

GESUALDO Ti dicono una parola


e diventa un boato, i sussurri
più tenui vorticano di suoni.

FABRIZIO Cavalieri, seguitelo! Più avanti c’è una forra pericolosa. Qualcuno dice che
lì si aggirino i fantasmi.

GESUALDO Nel deserto di ghiaccio


scricchiolano lusinghe
e gemiti; cristalline
escrescenze lunari
si affilano nelle carni
appuntite e sonore ma calme.

FABRIZIO Quello è il luogo del sabba, della cavalcata demoniaca delle streghe.
Raggiungetelo, è un luogo maledetto.

GESUALDO L’impassibile notte


cela lo sguardo, ferma

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i gelidi passi
nello stupore incantato
che muta con lo sguardo.
Il cielo non dà segnali.

†FABRIZIO Sta precipitando! Lo abbiamo quasi perso, è troppo avanti.

Fabrizio e gli altri cavalieri scompaiono dalla vista

GESUALDO Il cielo non dà segnali!

Compare la Strega del Villaggio

STREGA Fermo!

Gesualdo si ferma troppo bruscamente, cadendo da cavallo

STREGA Fermo Prence, o perderai anche l’anima.

La strega scompare, mentre ricompaiono Fabrizio con i Cavalieri, che prelevano


pietosamente il Principe e lo portano via.

ATTO TERZO

Scena prima

Il Principe dopo la caduta da cavallo è convalescente. Lo ritroviamo nella sua camera,


con il braccio fasciato, dolente, dolorante.
GESUALDO (Parlando da solo)
Il ritmo lento dell’attesa
scandisce pulsazioni sincopate
lì, nella parte sinistra della testa.
E’ l’ostinato dolore
che pullula di eventi insospettati.
Il musico di corte entra nella stanza di Gesualdo, portando con sè le musiche del
Principe.

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MUSICO Eccomi a voi, Prence.

GESUALDO Avete seguito correttamente l’accompagnamento al cembalo?

MUSICO Piuttosto complicato, Prence, non c’è divina armonia. Il contra punctus è
faticoso. La musica non scivola naturalmente sotto le dita.

GESUALDO La musica non deve scivolare sotto le dita.

MUSICO Ma in questo modo chi ascolta si smarrisce.

GESUALDO Si è smarrito anche chi ha composto.

Scena seconda

Nell’anticamera entra Fabrizio accompagnato dall’Alchimista, che svolge anche


funzioni di cerusico

ALCHIMISTA Mi sembra proprio che non sia un dolore fisico.

FABRIZIO Ma è caduto da cavallo!

ALCHIMISTA Non è la caduta. Ha forti dolori al braccio, ma non ha battuto la testa.


Vaneggia per altro. Racconta di strane apparizioni al margine della forra. Di visioni
contrarie al suo spirito religioso.

FABRIZIO Io non ho visto nessuno e avrei dubbi sul suo spirito religioso, anche se ha
più volte chiesto che gli venisse concesso il perdono in Chiesa.

ALCHIMISTA Ah sì, il perdono. Potrebbe alleviare i dolori dello spirito. Rassicurarlo


sulla sua vita futura. Ma la sua musica racconta un’altra storia.

GESUALDO (Nella stanza)


Un tappeto di nervi in fiamme
un mare di fiammelle
che guizzano caotiche ma a tempo.

FABRIZIO Ha scritto anche musica sacra… forse non con lo stesso ardore
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ALCHIMISTA Mi piacerebbe sentire la vera storia di ciò che è successo a Napoli. Qui
si sentono storie diverse. Chi lo difende, chi lo accusa. Forse un Principe non poteva
fare diversamente… ma il sangue pesa. Se conoscessi la verità, forse potrei aiutarlo con
qualche operazione alchemica.

FABRIZIO La verità probabilemente la sa solo lui. Lui e il servitore che gli ha porto il
pugnale.

GESUALDO (Mormorando tra sè)


Ma questa è opera di magia
magia di rito vespertino:
tutti i giorni alla stessa ora
come un orologiaio indispettito.
Nell’anticamera

FABRIZIO Non so se vi piacerà ascoltare quello che dico… questo strano racconto.
Come saprete il Principe era convolato a nozze con la sua bellissima cugina, Maria
D’Avalos, che uno strano destino aveva portato a incontrare il Duca D’Andria… quello
sciagurato. Era scoppiato l’amore tra i due, illecito. Macchiato dal tradimento. Fino a
congiungersi nel letto di lei, nel Palazzo San Severo, accanto alla camera del Principe.

Nella stanza

GESUALDO Io ho conosciuto molti musici. Con loro ho conversato a lungo di musica.


Devo dire che mi hanno anche insegnato molte cose. Come Pomponio Nenna, che
stimo. Ma sono musici di scuola, io potevo permettermi di fare di testa mia. Non si può
dire a un principe che non capisce di musica. Lo si può solo pensare.

MUSICO Siamo tutti musici di scuola, molti di noi hanno fatto questa carriera per non
chiedere l’elemosina nella polvere delle strade. Molti di noi sono rimasti senza genitori
in tenera età, esposti sui gradoni delle chiese. O portati in orfanatrofio. E’ proprio nei
quattro orfanatrofi di Napoli che per vincere l’ozio hanno fatto studiare musica ai
bambini dopo avergli tagliato i capelli a zero. E qualche volta anche le palle. Ma da lì è
nata la grande scuola napoletana.

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GESUALDO In quelle scuole però non si studia veramente il madrigale, quello di
Marenzio, quello che viene dal nord. Si studiano le maniere del madrigale, seguendo i
trattati di retorica.

Nell’anticamera

ALCHIMISTA Queste sono notizie note. Quello che mi interessa è il mistero che questo
comporta. Non l’atteggiamento del Vicerè. Non quello dei familiari delle vittime. Ma
l’effetto che ha avuto sullo spirito del Principe. Cosa è successo veramente in quel
Palazzo?

FABRIZIO Quello che è successo veramente lo hanno potuto vedere anche i napoletani,
osservando i corpi martoriati penzolanti dalla finestra. Fino alla putrefazione.

ALCHIMISTA (coprendosi la bocca con disgusto) Storia terribile. Allora è proprio


vero quello che si racconta.
Scena seconda

MUSICO Prence, vogliamo suonare qualcosa?

GESUALDO Sì, finalmente. Così mettiamo nel corso giusto la giornata (pregustando
l’esecuzione delle sue musiche)
Alchimista e Fabrizio entrano nella stanza, dove si trovano Gesualdo e il Musico.
GESUALDO Ah, ecco i nostri ospiti (Infastidito dalla presenza degli ospiti). Volete
suonare davanti a loro?

MUSICO Perchè no.

GESUALDO Far sentire a loro i nostri acerbi tentativi?

ALCHIMISTA Prence, è appena uscito il vostro quinto libro di madrigali, non mi


sembra una musica tanto acerba! Anzi, leggo in essa arcani segnali dell’alchimia, di cui
sono cultore fin troppo modesto, e non alla vostra altezza.

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GESUALDO Altezza! Come alchimista valgo ben poco. Anche se è un’arte che mi
intriga. E’ vero c’è dell’alchimia in questo libro. Ma è un’alchimia da amatori, si parte
dal nero per raggiungere il rosso e il bianco della liberazione.

ALCHIMISTA Vedete, signori (rivolgendosi agli altri due), come il Principe è addentro
all’Arte misteriosa.

FABRIZIO Quindi l’avete raggiunta la liberazione, mio caro parente.

GESUALDO (divagando)
I colori hanno un’apparenza
svagata e insincera
nella zona di confine
tra il giorno e la sera
e i suoni tendono al grave
ma senza intenzione
per forza naturale.
FABRIZIO (Perplesso) Ebbene, non avevate promesso di farci sentire questa musica?
Gesualdo, innervosito perchè non vuole far sentire la nuova musica agli ospiti, si alza
con fatica dal letto bloccando l’Alchimista che aveva fatto segno di volerlo fermare per
proteggerlo da un nuovo incidente.
GESUALDO (Si avvicina lentamente al clavicembalo e pesta i tasti del clavicembalo
con furia incontrollata, sortendone un agglomerato di suoni che diventano
rumore) Gradite questa musica, signori?
Fabrizio e l’Alchimista si guardano perplessi, mentre il Musico si avvicina
amorevolmente al clavicembalo come a volerlo proteggere.

MUSICO Prence, no! Che fate? Perchè?

FABRIZIO Vedo che non siamo molto graditi in questo momento, è bene togliere il
disturbo.

Scena Terza

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Fabrizio e l’Alchimista escono. Dalla porta spalancata entra impetuosa una folata di
vento, che fa turbinare i fogli di musica in tutta la stanza. Il Musico, imbarazzato, cerca
di raccogliere i fogli sparsi sul pavimento.

GESUALDO Credete forse che si possa Metterla a nudo la propria musica davanti a
chiunque? Voi vi confessereste forse in pubblico? Non so nemmeno se avrei qualcosa
da confessare. Non sono che io che scrivo questa musica, è lei che si lascia scrivere.
Credete forse di poter dare in pasto a chiunque, a un estraneo, della musica che so già
che non sarebbe apprezzata, nè tantomeno capita. Credete che ci debba essere tutto
questo spazio tra le note? Io le avvicino, cerco di infilarmi in quel piccolo spazio, che
voi mi direte “dissonante”. Mi accusate di non seguire le regole della divina “armonia”.
Anche quando provo sul liuto questa melodia che discende, che sanguina, che sembra
voler raggiungere precocemente le propaggini dell’inferno, sento di allontanarmi dal
mondo consueto, come un navigante che vede allontanarsi la costa, senza sapere se
tornerà. Come musico sento quasi un morso di rimprovero verso me stesso, a
costringere quei poveri cantori di camera a provare e riprovare un’armonia che sfugge,
che è serpentina, senza un punto fisso. Dall’altro lato, come ho detto, questa musica non
l’ho scritta io. Si è scritta. L’ho pensata cavalcando furiosamente nel Bosco degli
Astroni, lungo le sue forre maledette, nel baluginio degli occhi di streghe notturne,
mentre sfioravo il pugnale non ancora sanguinante che premeva sul mio fianco.
(Calmandosi) Come posso mettere a nudo tutto questo, non credete? Come un
cagnolino ammaestrato, scacciato dall’aia, ricoperto dai morsi della calunnia, della
maldicenza, dalle accuse degli altri. Amavo Napoli, amo Napoli, come amavo ciò che lì
ho brutalmente abbandonato.
Fabrizio torna sui suoi passi, ma fermandosi nell’anticamera, dove ha modo di
ascoltare i discorsi del cugino.

GESUALDO Come può essere tranquilla e ammaestrata una musica che viene da questi
incubi? Come si può chiedere a un poeta come il mio amato Tasso di essere
diversamente da come è? Qualcuno trova che sulle dolci coste della Campania non
possa esserci altro che pace e tranquillità. Ma Tasso a Sorrento e io nei boschi pieni di
lupi dell’Irpinia stiamo raccontando al mondo un’altra storia.

Fabrizio è sorpreso dalle parole di lode nei confronti del Tasso. Evidentemente il
Principe non sa che il poeta ha dedicato quattro sonetti alla tragica fine dei due amanti.
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MUSICO Prence…

GESUALDO Ma ditemi, cosa pensano davvero a Napoli di questa musica?

MUSICO Uhm…

GESUALDO Non abbiate timore…

MUSICO Pensano che i boschi dell’Irpinia non vi stiano facendo bene. Che vi siete
inselvatichito.

GESUALDO In fondo anche questo è un complimento.

MUSICO Ma voi non avete bisogno di complimenti. La vostra musica sta girando in
tutta Europa. Altrove sono molto più curiosi di qui.

GESUALDO Bah, penso che Luca Marenzio o Monteverdi siano molto più conosciuti
di me. Ma non me ne curo.

MUSICO Prence, forse è meglio che vada.

GESUALDO Va bene. Torna domani, alloggerete nel castello per un po’, come mi
avevate chiesto. Devo riposare adesso.

MUSICO Con permesso.

(Il Musico esce)

Scena quarta

Entra Fabrizio

FABRIZIO Ho ascoltato per caso le lodi al tuo amico poeta.

GESUALDO Quale poeta

FABRIZIO Torquato Tasso

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GESUALDO Sommo, sommo poeta. Nel mio primo libro di madrigali ho attinto
ampiamente alla sua sapienza.

FABRIZIO Fareste bene a non attingere altro da lui.

GESUALDO Perché mai?

FABRIZIO A Napoli si mormora di certo sonetti …

GESUALDO Sonetti?

FABRIZIO Sonetti sopra la tragica storia di due amanti uccisi…

GESUALDO Ma non è possibile…

FABRIZIO Chiedete al vostro Musico e vi dirà.

GESUALDO Quale ingrato … si è nutrito al nostro desco per anni … siete sicuro di
quello che dite?

FABRIZIO Sicurissimo …

GESUALDO Mi mandate per cortesia il Musico, ditegli che voglio parlargli …

FABRIZIO Ma non vi agitate più del necessario, cugino, rischia di farvi male ai nervi

GESUALDO (Terreo) Volete farmi la cortesia di far venire il Musico?

FABRIZIO Come volete (Esce).

Scena quinta

Il musico rientra nella camera del Principe dopo essere stato richiamato.

MUSICO Prence, mi avete fatto richiamare?

GESUALDO E’ da qualche tempo che mi è giunta voce di un sonetto del Tasso


dedicato ai due … amanti …
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MUSICO Sì, cioè …

GESUALDO Eravate a conoscenza di questo infame soggetto e non mi avete detto


niente …

MUSICO Ecco, Prence …

GESUALDO Vi devo allora annoverare nella schiera dei nemici …

MUSICO Non sono un vostro nemico, Prence, ma un umile servitore …

GESUALDO Un umile traditore …

MUSICO SI dice, si mormora ….

GESUALDO Fate il piacere di mormorare anche a me …

MUSICO Ma non ce li ho qui con me …

GESUALDO Tanto, li avete appresi a memoria …

MUSICO 
Alme leggiadre a maraviglia, e belle
che soffriste morendo aspro martiro
se morte, amor, fortuna, il Ciel v’uniro
nulla più vi divide, e più vi svelle;

Ma, quai raggi congiunti, o pur facelle,


d’immortale splendor nel terzo giro;
già fiammeggiate; e del gentil desiro,
son più lucenti le serene stelle.

Anzi è di vostra colpa il Cielo adorno,


(se pu è colpa in duo cortesi amanti)
fatto più bello all’amoroso scorno.

Chi biasma il vostro error ne’ tristi pianti,


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incolpi il Sol, che ne condusse il giorno,
ch’in tal guisa fallir le stelle erranti.
Gesualdo resta per lunghi tratti pensieroso. Si sposta verso la finestra, poi torna al
centro della stanza.

GESUALDO E ha un titolo questo sonetto?

MUSICO “In morte di due nobilissimi amanti”.

GESUALDO Nobilissimi?

Gesualdo di nuovo si dirige verso la finestra, poi al centro della stanza.

GESUALDO La bellezza è pari al martiro che questi versi mi infliggono.

MUSICO Prence, col vostro permesso io vorrei ritirarmi.

GESUALDO Voi potete, io non posso più ritirarmi dallo scherno del mondo.

ATTO QUARTO

Scena Prima

Il Principe esce nel cuore della notte, dirigendosi verso la sua camera, riscaldata da un
gran fuoco. Si spoglia lentamente, guardandosi intorno con una punta di
preoccupazione. Si siede pensieroso accanto alla finestra, sfiorando i tasti del
clavicembalo, da cui provengono le note del suo sesto libro che sta scrivendo. Intona
un motivo a voce, “Moro, lasso, al mio duolo“. Si ferma e poi riprende il motivo,
accompagnandosi questa volta alcune note dal clavicembalo. Ogni tanto cerca di
intuire dalla finestra l’arrivo della persona che sta evidentemente aspettando. Riprende
a suonare, senza accorgersi dell’arrivo di una donna misteriosa alle sue spalle. E’ la
Strega del Villaggio, cui è legato da un legame infausto.
STREGA (con accento accattivante) Prence, è l’ora.
GESUALDO (sobbalzando e voltandosi lentamente verso l’ospite) E’ tutto il giorno che
aspetto quest’ora.

STREGA E’ tutto il giorno che mi preparo a quest’ora.


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GESUALDO Per essere una strega sei particolarmente elegante stasera.

STREGA Le due cose non sono incompatibili.

GESUALDO Che cosa porti in quelle boccette che hai sempre con te?

STREGA Sono pozioni. Diverse pozioni. Per il bene e per il male, e per necessità
diverse. (civettuola) Volete forse innamorare qualcuna?

GESUALDO Pensi che ci sia qualcuno alla mia altezza?

Scena Seconda

ATTO QUINTO

Scena Prima

SERVITORE (Bussa timidamente alla porta) Prence …

GESUALDO (Stravolto dalla notte insonne) Sì?

SERVITORE E’ pronta la carrozza …

GESUALDO La carrozza?

SERVITORE La strada è lunga per Ferrara ….

GESUALDO

COMMIATO

Mentre

VOCE DI GESUALDO

Allor che ne’ miei spirti intepidissi


Quel ch’accendete voi soave foco,
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Pigro divenni augel di valle e roco
E vile e grave a me medesmo io vissi:
Nulla poscia d’amor cantai né scrissi,
E s’alcun detto i’ ne formai da gioco
N’ebbi scorno tal volta, e basso e fioco
Garrir non chiaro e nobil carme udissi.
Come cetra son io discorde, o come
Lira cui dotta mano o rozza or tocchi
E dia noia o diletto in vario suono;
E dolce il canto è sol nel vostro nome,
E poetando sol di sí begli occhi
Mi detta Amor quanto io di lui ragiono.

SIPARIO

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