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Io, Gesualdo
PERSONAGGI
Gesualdo
Fabrizio, suo cugino
L’alchimista,
Servitore, anche Maestro di musica
La strega del villaggio
Coro (da 1 a 5 elementi)
ATTO PRIMO
Scena prima
Il principe Carlo Gesualdo è steso su una specie di divano senza spalliera in posizione
scomposta. Sembra che dorma anche se ogni tanto emette un lamento. Il servitore di
fiducia entra e parla al principe. Il Principe di Venosa smania sudando e
gemendo, mentre pronuncia parole incomprensibili.
SERVITORE Hanno appena portato le bozze dalla stamperia del castello. Il suo quinto
libro di madrigali ha visto la luce!
SERVITORE La finestra
SERVITORE Non sono io ultimi dei suoi ultimi servi a dovervi dare dei consigli, ma
penso che dovreste moderarvi, Prence… Le arti di quella donna potrebbero portarvi alla
tomba.
Scena seconda
Scena terza
Gesualdo nella sua camera si alza lentamente, sciacquandosi il viso in una bacinella e
guardandosi assonnato in uno specchio.
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MAESTRO ALCHIMISTA Non proprio cattive… Però gli astri non sono favorevoli.
Soprattutto Saturno.
GESUALDO Saturno…
GESUALDO Saturno…
GESUALDO Presagi…
Scena quarta
Coro
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SECONDO CORIFEO … dove non si è tristi …
Scena quinta
Si odono squilli di tromba nel cortile. Sta arrivando tra una folta schiera di servitori un
cugino del Principe di Venosa, Fabrizio. Viene da Napoli, dove è incaricato della
custodia e manutenzione del palazzo di famiglia nel pieno centro della capitale del
regno.
GESUALDO Io non trovo bene te, Fabrizio… che hai un nome di cattivo
auspicio. (Fabrizio è il nome del duca D’Andria ucciso dal Principe insieme alla
moglie, Maria D’Avalos)
FABRIZIO Sì… Si narra che Maria vaghi di notte intorno al castello alla ricerca del
Principe.
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FABRIZIO Gli errori si fanno, forse l’ha pagata un po’ troppo duramente, Carlo.
GESUALDO Sto per farlo. Ma non sono ancora pronto, non mi sento del tutto sincero.
GESUALDO Scissione?
FABRIZIO Ho sentito che è uscito il tuo libro di Madrigali. Quando ci farai sentire
qualcosa?
FABRIZIO Sì, preferisco la tua musica alla obliosa dolcezza di un’armonia troppo
piena.
FABRIZIO (Guardando dalla finestra) Chi è quella donna che ti ronza sempre intorno?
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FABRIZIO Una donna del male o una donna del tuo male?
GESUALDO Dipende da come la guardi… Vai ora. Ti farò chiamare quando è pronta
la cena.
ATTO SECONDO
Scena prima
I servitori fanno correre sulla scena una lepre-giocattolo, con un meccanismo che la fa
muovere da sola. Si odono i suoni di corno da caccia e l’abbaiare dei cani.
FABRIZIO Cugino, aspetta che la lepre si nasconda nel bosco e poi parti
all’inseguimento.
FABRIZIO Il bosco degli Astroni. Non vorresti fare una brutta figura davanti ai tuoi
cavalieri …
GESUALDO Brutta figura … Non porta bene questo bosco. Già una volta non ci sono
entrato, eppure ne sono uscito.
FABRIZIO Attento, cugino … se ti butti in avanti con tanta foga rischi di cadere
SECONDO CORIFEO E’ come se volesse colpire un’immagine che proviene dalla sua
mente.
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TERZO CORIFEO Il Duca d’Andria.
I rumori della caccia si fanno sempre più assordanti. Il Principe alza più volte le mani
al cielo come se volesse invocare un’oscura divinità.
FABRIZIO Cavalieri, seguitelo! Più avanti c’è una forra pericolosa. Qualcuno dice che
lì si aggirino i fantasmi.
FABRIZIO Quello è il luogo del sabba, della cavalcata demoniaca delle streghe.
Raggiungetelo, è un luogo maledetto.
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i gelidi passi
nello stupore incantato
che muta con lo sguardo.
Il cielo non dà segnali.
STREGA Fermo!
ATTO TERZO
Scena prima
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MUSICO Eccomi a voi, Prence.
MUSICO Piuttosto complicato, Prence, non c’è divina armonia. Il contra punctus è
faticoso. La musica non scivola naturalmente sotto le dita.
Scena seconda
FABRIZIO Io non ho visto nessuno e avrei dubbi sul suo spirito religioso, anche se ha
più volte chiesto che gli venisse concesso il perdono in Chiesa.
FABRIZIO Ha scritto anche musica sacra… forse non con lo stesso ardore
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ALCHIMISTA Mi piacerebbe sentire la vera storia di ciò che è successo a Napoli. Qui
si sentono storie diverse. Chi lo difende, chi lo accusa. Forse un Principe non poteva
fare diversamente… ma il sangue pesa. Se conoscessi la verità, forse potrei aiutarlo con
qualche operazione alchemica.
FABRIZIO La verità probabilemente la sa solo lui. Lui e il servitore che gli ha porto il
pugnale.
FABRIZIO Non so se vi piacerà ascoltare quello che dico… questo strano racconto.
Come saprete il Principe era convolato a nozze con la sua bellissima cugina, Maria
D’Avalos, che uno strano destino aveva portato a incontrare il Duca D’Andria… quello
sciagurato. Era scoppiato l’amore tra i due, illecito. Macchiato dal tradimento. Fino a
congiungersi nel letto di lei, nel Palazzo San Severo, accanto alla camera del Principe.
Nella stanza
MUSICO Siamo tutti musici di scuola, molti di noi hanno fatto questa carriera per non
chiedere l’elemosina nella polvere delle strade. Molti di noi sono rimasti senza genitori
in tenera età, esposti sui gradoni delle chiese. O portati in orfanatrofio. E’ proprio nei
quattro orfanatrofi di Napoli che per vincere l’ozio hanno fatto studiare musica ai
bambini dopo avergli tagliato i capelli a zero. E qualche volta anche le palle. Ma da lì è
nata la grande scuola napoletana.
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GESUALDO In quelle scuole però non si studia veramente il madrigale, quello di
Marenzio, quello che viene dal nord. Si studiano le maniere del madrigale, seguendo i
trattati di retorica.
Nell’anticamera
ALCHIMISTA Queste sono notizie note. Quello che mi interessa è il mistero che questo
comporta. Non l’atteggiamento del Vicerè. Non quello dei familiari delle vittime. Ma
l’effetto che ha avuto sullo spirito del Principe. Cosa è successo veramente in quel
Palazzo?
FABRIZIO Quello che è successo veramente lo hanno potuto vedere anche i napoletani,
osservando i corpi martoriati penzolanti dalla finestra. Fino alla putrefazione.
GESUALDO Sì, finalmente. Così mettiamo nel corso giusto la giornata (pregustando
l’esecuzione delle sue musiche)
Alchimista e Fabrizio entrano nella stanza, dove si trovano Gesualdo e il Musico.
GESUALDO Ah, ecco i nostri ospiti (Infastidito dalla presenza degli ospiti). Volete
suonare davanti a loro?
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GESUALDO Altezza! Come alchimista valgo ben poco. Anche se è un’arte che mi
intriga. E’ vero c’è dell’alchimia in questo libro. Ma è un’alchimia da amatori, si parte
dal nero per raggiungere il rosso e il bianco della liberazione.
ALCHIMISTA Vedete, signori (rivolgendosi agli altri due), come il Principe è addentro
all’Arte misteriosa.
GESUALDO (divagando)
I colori hanno un’apparenza
svagata e insincera
nella zona di confine
tra il giorno e la sera
e i suoni tendono al grave
ma senza intenzione
per forza naturale.
FABRIZIO (Perplesso) Ebbene, non avevate promesso di farci sentire questa musica?
Gesualdo, innervosito perchè non vuole far sentire la nuova musica agli ospiti, si alza
con fatica dal letto bloccando l’Alchimista che aveva fatto segno di volerlo fermare per
proteggerlo da un nuovo incidente.
GESUALDO (Si avvicina lentamente al clavicembalo e pesta i tasti del clavicembalo
con furia incontrollata, sortendone un agglomerato di suoni che diventano
rumore) Gradite questa musica, signori?
Fabrizio e l’Alchimista si guardano perplessi, mentre il Musico si avvicina
amorevolmente al clavicembalo come a volerlo proteggere.
FABRIZIO Vedo che non siamo molto graditi in questo momento, è bene togliere il
disturbo.
Scena Terza
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Fabrizio e l’Alchimista escono. Dalla porta spalancata entra impetuosa una folata di
vento, che fa turbinare i fogli di musica in tutta la stanza. Il Musico, imbarazzato, cerca
di raccogliere i fogli sparsi sul pavimento.
GESUALDO Credete forse che si possa Metterla a nudo la propria musica davanti a
chiunque? Voi vi confessereste forse in pubblico? Non so nemmeno se avrei qualcosa
da confessare. Non sono che io che scrivo questa musica, è lei che si lascia scrivere.
Credete forse di poter dare in pasto a chiunque, a un estraneo, della musica che so già
che non sarebbe apprezzata, nè tantomeno capita. Credete che ci debba essere tutto
questo spazio tra le note? Io le avvicino, cerco di infilarmi in quel piccolo spazio, che
voi mi direte “dissonante”. Mi accusate di non seguire le regole della divina “armonia”.
Anche quando provo sul liuto questa melodia che discende, che sanguina, che sembra
voler raggiungere precocemente le propaggini dell’inferno, sento di allontanarmi dal
mondo consueto, come un navigante che vede allontanarsi la costa, senza sapere se
tornerà. Come musico sento quasi un morso di rimprovero verso me stesso, a
costringere quei poveri cantori di camera a provare e riprovare un’armonia che sfugge,
che è serpentina, senza un punto fisso. Dall’altro lato, come ho detto, questa musica non
l’ho scritta io. Si è scritta. L’ho pensata cavalcando furiosamente nel Bosco degli
Astroni, lungo le sue forre maledette, nel baluginio degli occhi di streghe notturne,
mentre sfioravo il pugnale non ancora sanguinante che premeva sul mio fianco.
(Calmandosi) Come posso mettere a nudo tutto questo, non credete? Come un
cagnolino ammaestrato, scacciato dall’aia, ricoperto dai morsi della calunnia, della
maldicenza, dalle accuse degli altri. Amavo Napoli, amo Napoli, come amavo ciò che lì
ho brutalmente abbandonato.
Fabrizio torna sui suoi passi, ma fermandosi nell’anticamera, dove ha modo di
ascoltare i discorsi del cugino.
GESUALDO Come può essere tranquilla e ammaestrata una musica che viene da questi
incubi? Come si può chiedere a un poeta come il mio amato Tasso di essere
diversamente da come è? Qualcuno trova che sulle dolci coste della Campania non
possa esserci altro che pace e tranquillità. Ma Tasso a Sorrento e io nei boschi pieni di
lupi dell’Irpinia stiamo raccontando al mondo un’altra storia.
Fabrizio è sorpreso dalle parole di lode nei confronti del Tasso. Evidentemente il
Principe non sa che il poeta ha dedicato quattro sonetti alla tragica fine dei due amanti.
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MUSICO Prence…
MUSICO Uhm…
MUSICO Pensano che i boschi dell’Irpinia non vi stiano facendo bene. Che vi siete
inselvatichito.
MUSICO Ma voi non avete bisogno di complimenti. La vostra musica sta girando in
tutta Europa. Altrove sono molto più curiosi di qui.
GESUALDO Bah, penso che Luca Marenzio o Monteverdi siano molto più conosciuti
di me. Ma non me ne curo.
GESUALDO Va bene. Torna domani, alloggerete nel castello per un po’, come mi
avevate chiesto. Devo riposare adesso.
Scena quarta
Entra Fabrizio
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GESUALDO Sommo, sommo poeta. Nel mio primo libro di madrigali ho attinto
ampiamente alla sua sapienza.
GESUALDO Sonetti?
GESUALDO Quale ingrato … si è nutrito al nostro desco per anni … siete sicuro di
quello che dite?
FABRIZIO Sicurissimo …
FABRIZIO Ma non vi agitate più del necessario, cugino, rischia di farvi male ai nervi
…
Scena quinta
Il musico rientra nella camera del Principe dopo essere stato richiamato.
MUSICO
Alme leggiadre a maraviglia, e belle
che soffriste morendo aspro martiro
se morte, amor, fortuna, il Ciel v’uniro
nulla più vi divide, e più vi svelle;
GESUALDO Nobilissimi?
GESUALDO Voi potete, io non posso più ritirarmi dallo scherno del mondo.
ATTO QUARTO
Scena Prima
Il Principe esce nel cuore della notte, dirigendosi verso la sua camera, riscaldata da un
gran fuoco. Si spoglia lentamente, guardandosi intorno con una punta di
preoccupazione. Si siede pensieroso accanto alla finestra, sfiorando i tasti del
clavicembalo, da cui provengono le note del suo sesto libro che sta scrivendo. Intona
un motivo a voce, “Moro, lasso, al mio duolo“. Si ferma e poi riprende il motivo,
accompagnandosi questa volta alcune note dal clavicembalo. Ogni tanto cerca di
intuire dalla finestra l’arrivo della persona che sta evidentemente aspettando. Riprende
a suonare, senza accorgersi dell’arrivo di una donna misteriosa alle sue spalle. E’ la
Strega del Villaggio, cui è legato da un legame infausto.
STREGA (con accento accattivante) Prence, è l’ora.
GESUALDO (sobbalzando e voltandosi lentamente verso l’ospite) E’ tutto il giorno che
aspetto quest’ora.
GESUALDO Che cosa porti in quelle boccette che hai sempre con te?
STREGA Sono pozioni. Diverse pozioni. Per il bene e per il male, e per necessità
diverse. (civettuola) Volete forse innamorare qualcuna?
Scena Seconda
ATTO QUINTO
Scena Prima
GESUALDO La carrozza?
GESUALDO
COMMIATO
Mentre
VOCE DI GESUALDO
SIPARIO
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