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VENERDI’ 5 NOVEMBRE 2010.

PRIMA CONFERENZA
LA SPEZIA MEDIEVALE

Principali emergenze architettoniche


Mura 200-300
Portali
Manufatti reimpiegati
Memorie delle fonti storiche
1343 – 1371 cinta muraria
1437 e 1443 rifacimenti della cinta muraria
Mura del XIV secolo inglobate in San Giorgio. Costruite con la tecnica a filaretto, ovvero
con conci ben squadrati disposti in file parallele . Mura diverse da quelle che emergono
dall’oratorio di San Bernardino oggi Museo etnografico.
Le fortificazioni:
all’altezza dell’Oratorio di San Bernardino, di fronte si può vedere un palazzo dalla facciata
diagonale rispetto all’asse di Via Prione. Reimpiego di elementi architettonici preesistenti,
risalente all’edificazione dell’edificio civile. Probabilmente le fortificazioni della stessa
porta.
Progetto poi delle mura del 1605-9.
In via Gioberti e Sapri correvano le mura del XIV secolo.

Piazza Beverini: Chiesa di Santa Maria 1461, Curia 1402-12. cd. Ponte Romano di origine
medievale.

LE TESTIMONIANZE ARCHITETTONICHE

Via Calatafimi ang. Via Marsala. Basso medioevo: pilastro angolare. I conci sono regolari
e ben squadrati. Tecnica di lavorazione diffusa a partire dall’XI secolo. Indica l’esistenza di
un edificio di particolare prestigio, a causa dei costi sostenuti della lavorazione delle pietre.
Devono esistere cave coltivate. La lavorazione di un blocco necessita di 4-6 ore. Macchina
per squadrare i conci. Erano lasciate a vista proprio per ostentarne l’accurata lavorazione.
La muratura mostra la floridezza e il benessere economico dei committenti. Tipologia
diffusa a Genova dal XII al XV secolo. Fondaco aperto probabilmente su modello
genovese. Cronologia 1350 ca.

Via Calatafimi n. 8 e 9. 1350 ca. Rimaneggiamenti di pilastri e stipiti rimaneggiati in età


successiva. Lo stemma, abraso (?) è stato ricostruito dal relatore ed attribuito alla famiglia
Pogliasca, di origine chiavarese, presente a La Spezia a partire dal XV secolo. Importante
Giovan Francesco, nominato vescovo da Paolo III che consacrò la chiesa dei Santi e
Giovanni e Agostino.
Sovrapporta marmorea; il portone ha affiancato un portale piccole dimensioni. In questo
portalino manca l’elemento in basso a sinistra probabilmente riutilizzato nel portone
principale. Il portale principale è stato probabilmente rimaneggiato; infatti la cordonatura
muove in senso inverso nella pietra sotto l’architrave. L’ architrave è probabilmente stato
posto sopra architravi preesistenti. L’ iscrizione è in lettere gotiche, quindi fanno datare
l’architrave agli anni 1450-1500.

Portale cd. Di San Bernardino in arenaria è un portale ricollocato. Mensola decorata a


ricciolo. Frammenti. Il monogramma IHS, caratterizzato dalla presenza del Sole raggiante,
simbolo della carità cristiana irraggiata dal Cristo nel mondo.

Via Calatafimi angolo via Prione. Tipica architettura genovese con casa-torre alla cui
base si trovavano dei fondachi e al di sopra le abitazioni. All’interno presenta pilastri in

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pietra squadrata, mensole con ricciolo con copertura architravata non a volta. 1450 -1500
ca.

Via Sforza angolo Via Prione. Muratura analoga a quella di via Calatafimi, con pilastro
angolare di pietre ben lavorate. Probabile fondaco o bottega con soffitto architravato.

Via Prione. Portale con architrave timpanato. Poco oltre portale in arenaria databile per
forma e tipologia al 1500 ca.
Via S. Agostino la cd. Casa-torre. Probabilmente non è architettura assimilabile alla
tipologia sopraddetta. Portale con architrave in arenaria databile al 1550-1600, successivo
al portale vicino, che ha una datazione anteriore al precedente.

Via S. Agostino Palazzo Castagnola. Lastre marmoree di rivestimento. Paramento


murario del XV secolo. Analogo a Palazzo Remedi in Sarzana.

Via S. Agostino 26. Elementi databili al 1400-1500.

Palazzata di s. Agostino. Case-torri medievali poi unite tra loro e riadattate per realizzare
i palazzi oggi presenti tra XVII e XVIII secolo, secondo modalità tipiche di svecchiamento e
valorizzazione del patrimonio immobiliare medievale, praticate in tutta Italia a partire dal
XV-XVI secolo. Sono presenti tracce di portali tardo quattrocenteschi.

Via Sforza 28. A fianco della Suprema la cd. “ferita di guerra”. Non sono i locali del
Convento di S. Agostino. La muratura, nel pilastro che si vede, è di reimpiego.

Sulla scalinata sopra la Suprema. Portale della fine XV- inizio XVI secolo. Buono stato di
conservazione. Analogo a quello di S. Bernardino.

Via Sforza. Colonne in arenaria provenienti dal convento di S. Agostino. Unica esistente
oggi si trova a Brugnato, conservata grazie alla lungimiranza del sindaco di Brugnato del
secondo dopoguerra. Le altre colonne, e le macerie del convento distrutto dai
bombardamenti, sono state gettate in mare.

INTERVENTO DI DIEGO DEL PRATO. IL 1471 A LA SPEZIA.


L’accoglienza da riservare al Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza.

Nel 1471 il Duca di Milano, figlio di Bianca Maria Visconti e Ludovico Sforza (24 gennaio
1444 – 26 dicembre 1476 assassinato) si trova a Firenze, insieme alla sua numerosa
Corte, ospite di Lorenzo il Magnifico. Tra le questioni da discutere, c’era quella del
possesso fiorentino della città e delle fortezze di Sarzana. Sarzana, secondo accordi
diplomatici avrebbe dovuto rimanere un territorio soggetto alla Repubblica Genovese.
Partito da Firenze, rientrando in patria desidera visitare i dominii liguri del Ducato (soggetti
al Ducato di Milano dal 1456 circa). Sino ad oggi si riteneva che il Duca fosse passato nel
Golfo, sostando a Portovenere dove si trovavano le galee che avrebbero portato lui e la
corte a Genova. Non si avevano documenti del passaggio da La Spezia, seppure fosse
già il principale centro (capitanato?) del Levante Ligure.
Del Prato ha rintracciato nei volumi dell’Archivio di Stato milanese una lettera scritta dal
capitano della città, alle dipendenze degli Sforza, circa la tappa spezzina del viaggio del
Duca nelle terre del Levante Ligure.
Il Duca partì da Milano con 2000 persone, tra cui molti armati. Per persuadere il Medici
circa la forza e lo sfarzo della corte milanese porto con sé, oltre alle vettovaglie, fiere ed
animali esotici, oltre a numerosi doni per Lorenzo de’ Medici. La visita al Medici non ebbe
il risultato sperato, e Sarzana restò ai fiorentini. Da Firenze furono circa mille le persone a

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partire alla volta di Genova e poi Milano, passando attraverso i domini dei Medici e dei loro
alleati. Gli ufficiali sforzeschi di Sestri Levante e Levanto ritennero che il luogo più adatto
ad ospitare un così gran corteo fosse La Spezia, definita “città degna”. Il Del Prato ne
deduce assiomaticamente che la città fosse necessariamente ricca ed assolutamente
adeguata a tale funzione. Uomini della corte vennero però ospitati anche ad Arcola,
Vezzano e Trebiano. Le strade, all’arrivo di un così importante ospite, vengono ornate con
fiori, esposti i drappi di seta sulle facciate dei principali palazzi. Gli spezzini misero a
disposizione del Duca, per garantire la sua sicurezza personale degli “uomini di Zignago”.

VENERDI’ 12 NOVEMBRE 2010. SECONDA CONFERENZA


LA SPEZIA CITTA’ DI PALAZZI TRA CINQUE E SETTECENTO.

I relatori, Federica Lazzeri ed Elisabetta Scapazzoni, illustrano al pubblico presente la


metodologia di ricerca storico –architettonica seguita per ricostruire la planimetria della
città seicentesca.

Le FONTI STORICHE impiegate:

il documento della cosiddetta CARATATA, un documento redatto in forma scritta (senza


immagini, cartine, piante di edifici) dagli amministratori del CATASTO della Repubblica
Ligure, in uso nel XVI –XVII secolo. Documento necessario alla riscossione di tasse e
imposte sul territorio della Repubblica. La prima Caratata con la prima redazione ufficiale
della popolazione ligure e delle sue condizioni economiche venne redatta nel 1531.
Attraverso la descrizione dei palazzi, della loro rendita e l’elenco dei loro proprietari le
studiose hanno ricostruito parte del patrimonio immobiliare della città di La Spezia alla
data del 1609-12, sovrapponendolo a quello attuale. Nella Caratata mancano le indicazioni
circa la consistenza dell’estensione degli immobili censiti.

Il Liber Deliberationum

Il Liber Decretorum

Dalle ricerche fatte emerge che entro il perimetro delle mura urbane erano presenti
appezzamenti di terreno coltivati a “vineati, ortivi e fruttiferi). Emerge anche la destinazione
commerciale degli edifici e fondi di Via Prione, che conferma la vocazione a importante
strada commerciale. Alti valori immobiliari anche in piazza S. Agostino e nella palazzata,
oggi quasi scomparsa, delle case dei Biassa, a fianco della Cattedrale di S. Maria, lato
Nord delle mura. Di minor valore le case del quartiere della Cittadella, ad Ovest della città,
quartiere di cui, dopo la costruzione delle mura dell’ Arsenale, si è persa ogni traccia delle
architetture medievali e moderne.

Dall’indagine archeologica sono emerse le tracce della fondazione di una probabile


fortificazione (torre) presso la Porta della Marina, lato Sud delle mura. Anche nelle
adiacenze del sito in cui si apriva la Porta Romana sono state trovate le fondazioni di una
struttura architettonica di andamento curvilineo. Anche Porta S. Maria, verso Nord, era
fortificata. Non ci sono tracce di fortificazioni nei pressi delle porte est, in direzione della
piana di La Spezia, verso San Francesco e Sant’Andrea. Quest’ultimo sito vide sorgere
nel 1479 l’Ospedale. Forse la porta del Carmine era di uso non comune ma riservato, ed
era da “serarsi” (dal Liber Deliberationes).
Le mura urbane erano alte palmi 18 al “cordone”, circa quattro metri e mezzo; sopra il
cordone si innalzavano per altri 6 palmi per un totale di sei metri circa.

Via Biassa con la palazzata omonima aveva alle spalle orti e giardini.
In piazza S. Agostino passava un piccolo acquedotto che veniva da Porta Romana.

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Il Convento degli Agostiniani ospitava otto botteghe al piano terra.
Le ricercatrici deducono l’esistenza di un edificio coperto nella Piazza Pubblica, ove i
fornai della città avrebbero dovuto portare il pane per la vendita (XVII sec).
Il quartiere della Cittadella viene definito dall’ estimatore della Caratata come denso di
“casette e casupole. La proprietà è molto frazionata, le particelle catastali piccolissime.
Probabilmente case a sviluppo verticale, tipicamente liguri. Non ci sono attività
commerciali.

INTERVENTO DI ANDREA LERCARI, ARCHIVISTA DELL’ARCHIVIO DI GENOVA,


STUDIOSO DELLA STORIA DELLE FAMIGLIE NOBILI E NON DELLA LIGURIA.
Il materiale reperibile sulla città del ‘ 600 è piuttosto ricco. Lo studioso ha dimostrato come
anche a La Spezia, così come a Genova, esistevano dei registri tipo quelli dei Rolli
genovesi, seppure in edifici di minor valore architettonico.
Fonti:
Documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Genova: Registro Opera Pia, registro
esistente iniziato nel 1407; Registro Notarile Genovese; archivio della Collegiata di S.
Maria, dove manca però lo stato delle anime (rilievi fatti in occasione della benedizione
delle famiglie e del registro delle proprietà)., Museo Civico Etnografico.
Altre fonti: relazioni di viaggio, descrizioni del territorio fatte in età moderna, edifici
esistenti, presso i quali il relatore ha effettuato sopralluoghi per cercare conferma alle sue
tesi.
Nel 1623 Ippolito Landinelli scriveva di La Spezia “da 200 anni la città si dota di edifici di
valore e di qualita”.
Le classi dirigenti della città erano composte soprattutto da commercianti; pochi erano gli
uomini di lettere, se si eccettuano gli uomini formatisi alla scuola della Canonica di Santa
Maria. La classe dirigente è in parte iscritta ai registri del Patriziato Genovese (BIASSA,
CASTAGNOLA, OLDOINI, DE NOBILI, PROMONTORIO), in parte è costituita appunto da
mercanti con interessi economici nel regno di Napoli e in Spagna. Ci sono anche
proprietari terreni che curano i terreni fuori dalle mura.
Nel 1752 La Spezia ha un ceto civile. Non ha una nobiltà civica che ha diritto di ricoprire
ereditariamente, trasmettendosele, le cariche pubbliche. E’ l’anno in cui muore l’abate del
Monastero di La Spezia e il popolo spezzino chiede che il nuovo abate si eletto tra i
cittadini della città e non sia un “forestiero”.

Nel 1500 La Spezia vive un periodo di importante fioritura economica, connesse agli ottimi
risultati in campo finanziario e commerciale del “siglo de oro” dei genovesi, correlato ai
prestiti agli Asburgo. Dai dati ricavati consultando i documenti dell’archivio storico
genovese emergono alcune importanti figure di commercianti: commercianti di grano con il
Regno di Napoli, in rapporto con importanti famiglie di Genova.
Da questo dato si può dedurre che i palazzi fatti edificare dai maggiorenti di La Spezia
avessero come modello quello dei palazzi genovesi, visti dagli spezzini stessi nei loro
spostamenti nella capitale. Nel XVI e XVII convergono in città alcune importanti famiglie di
notabili si insediano a LA Spezia, alcune anche dal territorio savonese. Lercari ne deduce
che La Spezia dovesse essere una città di un certo rango, tale da attrarre a sé importanti
personaggi e le loro famiglie. Esempi sono i DEGARESSIO dei mercanti e i
BURLAMACCHI provenienti da Lucca. I BURLAMACCHI erano per Lucca quello che i
Doria erano per Genova, la famiglia più importante e influente nella vita cittadina.

Nel 1783 l’ Abate di S. Maria, Spontoni compila degli alberi genealogici delle famiglie
nobili cittadine: sono censiti 53 casati, altri 13 non vennero censiti. A ciascun casato deve
certo corrispondere un palazzo adeguatamente decoroso e ornato.

Tra 500 e 700 si trovano in citta una trentina di palazzi e case dipregio. C’è un’analogia
con i registri dei Rolli genovesi (i Rolli hanno 3 livelli di importanza (principi, ambasciatori,

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uomini importanti). A La Spezia si trovano due livelli: Sindacatori della Repubblica e
Commissari Straordinari. Non sono veri e propri registri ma elenchi, bussoli ovvero
foglietti inseriti in un bussolotto ed estratti a sorte a seconda della bisogna.
Nel 1569 ad eempio sono estratte le abitazioni dei Biassa, dei Fagnino, Redoan e
Colombino.

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