PRIMA CONFERENZA
LA SPEZIA MEDIEVALE
Piazza Beverini: Chiesa di Santa Maria 1461, Curia 1402-12. cd. Ponte Romano di origine
medievale.
LE TESTIMONIANZE ARCHITETTONICHE
Via Calatafimi ang. Via Marsala. Basso medioevo: pilastro angolare. I conci sono regolari
e ben squadrati. Tecnica di lavorazione diffusa a partire dall’XI secolo. Indica l’esistenza di
un edificio di particolare prestigio, a causa dei costi sostenuti della lavorazione delle pietre.
Devono esistere cave coltivate. La lavorazione di un blocco necessita di 4-6 ore. Macchina
per squadrare i conci. Erano lasciate a vista proprio per ostentarne l’accurata lavorazione.
La muratura mostra la floridezza e il benessere economico dei committenti. Tipologia
diffusa a Genova dal XII al XV secolo. Fondaco aperto probabilmente su modello
genovese. Cronologia 1350 ca.
Via Calatafimi angolo via Prione. Tipica architettura genovese con casa-torre alla cui
base si trovavano dei fondachi e al di sopra le abitazioni. All’interno presenta pilastri in
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pietra squadrata, mensole con ricciolo con copertura architravata non a volta. 1450 -1500
ca.
Via Sforza angolo Via Prione. Muratura analoga a quella di via Calatafimi, con pilastro
angolare di pietre ben lavorate. Probabile fondaco o bottega con soffitto architravato.
Via Prione. Portale con architrave timpanato. Poco oltre portale in arenaria databile per
forma e tipologia al 1500 ca.
Via S. Agostino la cd. Casa-torre. Probabilmente non è architettura assimilabile alla
tipologia sopraddetta. Portale con architrave in arenaria databile al 1550-1600, successivo
al portale vicino, che ha una datazione anteriore al precedente.
Palazzata di s. Agostino. Case-torri medievali poi unite tra loro e riadattate per realizzare
i palazzi oggi presenti tra XVII e XVIII secolo, secondo modalità tipiche di svecchiamento e
valorizzazione del patrimonio immobiliare medievale, praticate in tutta Italia a partire dal
XV-XVI secolo. Sono presenti tracce di portali tardo quattrocenteschi.
Via Sforza 28. A fianco della Suprema la cd. “ferita di guerra”. Non sono i locali del
Convento di S. Agostino. La muratura, nel pilastro che si vede, è di reimpiego.
Sulla scalinata sopra la Suprema. Portale della fine XV- inizio XVI secolo. Buono stato di
conservazione. Analogo a quello di S. Bernardino.
Via Sforza. Colonne in arenaria provenienti dal convento di S. Agostino. Unica esistente
oggi si trova a Brugnato, conservata grazie alla lungimiranza del sindaco di Brugnato del
secondo dopoguerra. Le altre colonne, e le macerie del convento distrutto dai
bombardamenti, sono state gettate in mare.
Nel 1471 il Duca di Milano, figlio di Bianca Maria Visconti e Ludovico Sforza (24 gennaio
1444 – 26 dicembre 1476 assassinato) si trova a Firenze, insieme alla sua numerosa
Corte, ospite di Lorenzo il Magnifico. Tra le questioni da discutere, c’era quella del
possesso fiorentino della città e delle fortezze di Sarzana. Sarzana, secondo accordi
diplomatici avrebbe dovuto rimanere un territorio soggetto alla Repubblica Genovese.
Partito da Firenze, rientrando in patria desidera visitare i dominii liguri del Ducato (soggetti
al Ducato di Milano dal 1456 circa). Sino ad oggi si riteneva che il Duca fosse passato nel
Golfo, sostando a Portovenere dove si trovavano le galee che avrebbero portato lui e la
corte a Genova. Non si avevano documenti del passaggio da La Spezia, seppure fosse
già il principale centro (capitanato?) del Levante Ligure.
Del Prato ha rintracciato nei volumi dell’Archivio di Stato milanese una lettera scritta dal
capitano della città, alle dipendenze degli Sforza, circa la tappa spezzina del viaggio del
Duca nelle terre del Levante Ligure.
Il Duca partì da Milano con 2000 persone, tra cui molti armati. Per persuadere il Medici
circa la forza e lo sfarzo della corte milanese porto con sé, oltre alle vettovaglie, fiere ed
animali esotici, oltre a numerosi doni per Lorenzo de’ Medici. La visita al Medici non ebbe
il risultato sperato, e Sarzana restò ai fiorentini. Da Firenze furono circa mille le persone a
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partire alla volta di Genova e poi Milano, passando attraverso i domini dei Medici e dei loro
alleati. Gli ufficiali sforzeschi di Sestri Levante e Levanto ritennero che il luogo più adatto
ad ospitare un così gran corteo fosse La Spezia, definita “città degna”. Il Del Prato ne
deduce assiomaticamente che la città fosse necessariamente ricca ed assolutamente
adeguata a tale funzione. Uomini della corte vennero però ospitati anche ad Arcola,
Vezzano e Trebiano. Le strade, all’arrivo di un così importante ospite, vengono ornate con
fiori, esposti i drappi di seta sulle facciate dei principali palazzi. Gli spezzini misero a
disposizione del Duca, per garantire la sua sicurezza personale degli “uomini di Zignago”.
Il Liber Deliberationum
Il Liber Decretorum
Dalle ricerche fatte emerge che entro il perimetro delle mura urbane erano presenti
appezzamenti di terreno coltivati a “vineati, ortivi e fruttiferi). Emerge anche la destinazione
commerciale degli edifici e fondi di Via Prione, che conferma la vocazione a importante
strada commerciale. Alti valori immobiliari anche in piazza S. Agostino e nella palazzata,
oggi quasi scomparsa, delle case dei Biassa, a fianco della Cattedrale di S. Maria, lato
Nord delle mura. Di minor valore le case del quartiere della Cittadella, ad Ovest della città,
quartiere di cui, dopo la costruzione delle mura dell’ Arsenale, si è persa ogni traccia delle
architetture medievali e moderne.
Via Biassa con la palazzata omonima aveva alle spalle orti e giardini.
In piazza S. Agostino passava un piccolo acquedotto che veniva da Porta Romana.
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Il Convento degli Agostiniani ospitava otto botteghe al piano terra.
Le ricercatrici deducono l’esistenza di un edificio coperto nella Piazza Pubblica, ove i
fornai della città avrebbero dovuto portare il pane per la vendita (XVII sec).
Il quartiere della Cittadella viene definito dall’ estimatore della Caratata come denso di
“casette e casupole. La proprietà è molto frazionata, le particelle catastali piccolissime.
Probabilmente case a sviluppo verticale, tipicamente liguri. Non ci sono attività
commerciali.
Nel 1500 La Spezia vive un periodo di importante fioritura economica, connesse agli ottimi
risultati in campo finanziario e commerciale del “siglo de oro” dei genovesi, correlato ai
prestiti agli Asburgo. Dai dati ricavati consultando i documenti dell’archivio storico
genovese emergono alcune importanti figure di commercianti: commercianti di grano con il
Regno di Napoli, in rapporto con importanti famiglie di Genova.
Da questo dato si può dedurre che i palazzi fatti edificare dai maggiorenti di La Spezia
avessero come modello quello dei palazzi genovesi, visti dagli spezzini stessi nei loro
spostamenti nella capitale. Nel XVI e XVII convergono in città alcune importanti famiglie di
notabili si insediano a LA Spezia, alcune anche dal territorio savonese. Lercari ne deduce
che La Spezia dovesse essere una città di un certo rango, tale da attrarre a sé importanti
personaggi e le loro famiglie. Esempi sono i DEGARESSIO dei mercanti e i
BURLAMACCHI provenienti da Lucca. I BURLAMACCHI erano per Lucca quello che i
Doria erano per Genova, la famiglia più importante e influente nella vita cittadina.
Nel 1783 l’ Abate di S. Maria, Spontoni compila degli alberi genealogici delle famiglie
nobili cittadine: sono censiti 53 casati, altri 13 non vennero censiti. A ciascun casato deve
certo corrispondere un palazzo adeguatamente decoroso e ornato.
Tra 500 e 700 si trovano in citta una trentina di palazzi e case dipregio. C’è un’analogia
con i registri dei Rolli genovesi (i Rolli hanno 3 livelli di importanza (principi, ambasciatori,
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uomini importanti). A La Spezia si trovano due livelli: Sindacatori della Repubblica e
Commissari Straordinari. Non sono veri e propri registri ma elenchi, bussoli ovvero
foglietti inseriti in un bussolotto ed estratti a sorte a seconda della bisogna.
Nel 1569 ad eempio sono estratte le abitazioni dei Biassa, dei Fagnino, Redoan e
Colombino.