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THOMAS HOBBES

(1588-1679)

Opere principali: Obiezioni alle meditazioni metafisiche di Cartesio (1641); Del


cittadino (1642); Leviatano (1657); Del corpo (1655); Dell'uomo (1658).

L'assolutismo politico
Nello studio degli aspetti sperimentabili della realtà rientrano più che mai l'etica e la
politica. Nel Leviatano, Hobbes si domanda quale possa essere lo stato di natura dell'uomo,
ovvero quale direzione prenderebbero le vite gli uomini nell'assenza di ogni struttura sociale (in uno
stato primitivo della convivenza umana).
Hobbes afferma che lo stato di natura dell'uomo è la guerra di tutti contro tutti (Bellum omnium
contra omnes), e che ogni uomo è lupo per gli altri uomini (HOMO HOMINI LUPUS).
Nello stato naturale ognuno ha diritto su tutti, ogni uomo aspira a soverchiare il suo prossimo,
i desideri di potere di ogni uomo si sovrappongono e si scontrano inevitabilmente.
Ciò che può porre un limite a questa situazione di anarchia è il patto sociale che porta
inevitabilmente alla costituzione di uno stato sovrano. Attraverso un patto sociale gli uomini
rinunciano quindi alla loro assoluta libertà individuale e si affidano ad un uomo o ad un
gruppo di uomini che li possano guidare, cancellando il caos e facendo confluire le molteplici
volontà contrastanti dei singoli uomini in una sola volontà regolamentatrice.
Dunque, secondo Hobbes, si pone fine alla guerra di tutti contro tutti solamente assoggettando
la volontà dispersa dei molti in un'unica volontà sovrana ed assoluta.
L'interesse supremo della pace e della prosperità, dell'assenza dei conflitti e della moderazione tra le
parti contrarie, è conseguibile solamente attraverso LA FORMA DELLO STATO ASSOLUTO.
I punti principali di questa dottrina dell'assolutismo politico sono:
1. L'indivisibilità del potere sovrano, attribuito ad un solo uomo ad una sola assemblea;
2. Il dovere di obbedienza dei sudditi;
3. La superiorità dello Stato sulla legge, il sovrano non è legato da nessun tipo di contratto
sociale ai suoi sudditi, essi invece, stipulando un patto sociale, si assoggettano ad un contratto
negativo che li priva della propria libertà;
4. La proibizione di ogni ribellione, anche quando il sovrano va contro gli interessi dei sudditi;
5. La fusione dell'autorità politica con quella religiosa.
Tale giustificazione dell'assolutismo è conseguenza della meccanicità alla quale tutto il mondo è
soggetto: in esso il principio razionale non deve guidare solo la scienza degli uomini, ma penetrare
nelle loro stesse vite attraverso l'imposizione razionale di un potere assoluto che pone fine alla
naturale anarchia che scaturirebbe dalla prevaricazione di ciascun uomo sull'altro.

La filosofia politica: il “De Cive” e il “Leviatano”


La filosofia politica di Thomas Hobbes è contenuta principalmente nella sua opera più celebre, Il
Leviatano, ma altrettanto importante è la trattazione contenuta nella precedente trattazione, il De
cive (o Il cittadino, 1642) e si fonda su due postulati, da cui si dipana l’intera trattazione:
1) Ogni uomo è affetto da una bramosia naturale che lo porta a voler godere da solo di
quei beni che dovrebbero essere comuni. Per Hobbes, quindi, l’uomo è un animale
mosso meccanicisticamente da pulsioni egoistiche.
2) Ogni uomo per natura ritiene la morte violenta il peggior male possibile e la sfugge in
ogni modo; ovvero, in ogni uomo, sin dallo stato di natura, è insito l’impulso
all’autoconservazione.
L’uomo quindi per Hobbes non è un animale politico o sociale: infatti, pur necessitando dell’aiuto
degli altri, l’uomo non possiede un amore naturale per il suo simile. L’associazione in
gruppi nasce così dal timore reciproco o dal bisogno, non certo dalla benevolenza. Il timore
scaturisce dall’uguaglianza naturale degli uomini, che li porta a desiderare le medesime cose, e
dall’antagonismo che deriva dai contrasti e dall’insufficienza di beni. Dati questi presupposti
(l’uguaglianza naturale e la volontà di nuocere al prossimo) lo stato di natura è uno stato di guerra
di tutti contro tutti, continua e costante; Hobbes lo definisce, con una celebre formual
latina, bellum omnium contra omnes. Non essendoci legge, nello stato di natura non vi è nemmeno
una distinzione di giusto e ingiusto e ciascun uomo ha diritto su qualsiasi cosa (ovvero, lo ius
omnium in omnia), compresa la vita degli altri. Ma siccome l’istinto naturale dell’uomo lo porta a
fuggire il male più grande che può concepire, cioè lamorte violenta, e siccome lo stato di guerra
continua non può che concludersi con ladistruzione dell’umanità, la ragione umana, dotata della
capacità di imparare dall’esperienza e provvedere al futuro, suggerisce l’adozione delle leggi e del
vivere civile.
Per Hobbes, il primo di questi vincoli fondamentali è la legge naturale, ovverossia la proibizione di
fare qualunque cosa provochi la distruzione della vita o l’impossibilità di avere i mezzi per
conservarla al meglio. La legge naturale mira quindi a imporre all’uomo una disciplina che lo
protegga dagli istinti antagonistici e che gli consenta di conseguire un miglioramento della
propria vita (come del resto si prefigge di fare anche la filosofia). Da questi presupposti derivano tre
leggi naturali:
1) Conseguire la pace se ci sono i presupposti per ottenerla o, in caso
contrario, prepararsi al meglio per la guerra; è un principio di natura utilistaristica.
2) Se è necessario al conseguimento della pace, rinunciare al diritto su tutto e avere tanta
libertà quanta ne hanno gli altri rispetto a ciascuno.
3) Osservare la parola data.
La seconda legge è quella che porta al passaggio dallo stato di natura allo stato civile, ovvero a
quel patto sociale mediante cui gli uomini rinunciano al “diritto su tutto” (ius in omnia) dello stato
di natura trasferendolo a terzi in modo tale che, con la sottomissione della volontà di tutti, si realizzi
uno stato che si ponga a difesa per tutti. Questo trasferimento porta così alla costituzione
dello Stato, o persona civile, che ingloba in sé la volontà di tutti e colui che lo rappresenta è
il sovrano, di cui ogni altro cittadino è suddito 1.
Hobbes diventa così il principale e più coerente teorico dell’assolutismo: il “patto” è irreversibile
e unilaterale, in quanto il potere trasmesso al sovrano non può essere revocato dai cittadini, e il
monarca non è sottoposto alla legge di natura, in quanto è lui stesso che legifera su ciò che si deve
intendere per giusto o sbagliato.Il potere sovrano, inoltre, non è divisibile in poteri che si limitino
vicendevolmente, poiché il loro accordo negherebbe la libertà dei cittadini e il disaccordo la guerra
civile. Solo lo Stato può quindi distinguere il bene dal male, all’infuori di quei criteri particolari che
ne dissolverebbero l’azione.
VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=CR9ywQRJKj8 Lo Stato Assoluto di Hobbes
https://www.youtube.com/watch?v=i6uxlLYlC9w Thomas Hobbes

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