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2 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
mentre il Regno di Sardegna ne aveva 27,1 milioni[41] . te dal recente studio quantitativo di Stefano Fenoaltea e
Nitti pose inoltre l'accento sulle condizioni economiche Carlo Ciccarelli[48] "Through the Magnifying Glass: Pro-
del Regno delle Due Sicilie, all'epoca quello dotato di vincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unification
maggiore solidità finanziaria, e sulle condizioni opposte Italy", pubblicato dalla Banca d'Italia nella collana Qua-
dello Stato piemontese: derni di Storia Economica. In questo lavoro, gli studiosi
Le posizioni di Nitti furono tuttavia contestate da indagano le ragioni per le quali il Mezzogiorno non ha te-
Giustino Fortunato, altro studioso meridionalista[43] . nuto dopo l'unificazione lo stesso passo di sviluppo indu-
striale del resto d'Italia, lamentando, tra l'altro, che la di-
A sostegno di quanto affermato da Nitti, altri autori ri- scussione sulla Questione Meridionale in proposito si sia
portano che l'entità del risparmio pubblico e privato nelle a lungo basata non su stime quantitative. Nell'ambito del-
Due Sicilie era di notevoli dimensioni. Nel periodo im- le conclusioni del proprio lavoro, Fenoaltea e Ciccarelli
mediatamente precedente alla spedizione dei Mille, il so- affermano:
lo Banco delle Due Sicilie (evoluzione del Banco di Napo-
li fondato nel 1584) gestiva una somma pari a 33 milioni Oltre a porre l'accento sulle buone condizioni economi-
di ducati tra depositi pubblici e privati, equivalenti a cir- che delle Due Sicilie prima dell'unità, diversi revisionisti
ca 140 milioni di lire piemontesi (il tasso di cambio tra le riportano i numerosi primati del Regno in campo scien-
due monete era infatti pari ad un rapporto di 4,25:1,[44] tifico e tecnologico, sostenendone su questa base il pro-
in favore di quella napoletana) . A tale somma andava- gresso civile e sociale. È ad esempio accertato che nel-
no aggiunti due milioni di sterline, pari a circa 60 milio- le Due Sicilie sia stata costruita la prima nave a vapo-
ni di ducati (e quindi a 255 milioni di lire piemontesi) re nel Mediterraneo (1818)[50] ; la prima linea ferroviaria
di proprietà personale di Francesco II. Altri 30 milioni italiana (Napoli-Portici, 1839); la prima illuminazione a
di ducati (equivalenti ad altri 127,5 milioni di lire pie- gas in Italia (1839); il primo osservatorio vulcanologico
montesi) erano invece custoditi dalle banche siciliane[45] . del mondo (Osservatorio Vesuviano (1841)[51] ed ema-
Oltre al già citato Banco di Napoli, nella capitale era pre- nate le prime norme antisismiche d'Europa (1783)[52] .
sente una delle uniche quattro filiali europee (le altre era- Gli stessi autori sottolineano inoltre la presenza di im-
no a Londra, Parigi e Vienna) della banca della famiglia pianti industriali avanzati come la fabbrica metalmecca-
Rothschild.[46] nica di Pietrarsa (la più grande di tutta la penisola),[53] ;
il Cantiere navale di Castellammare di Stabia[54] , il Polo
siderurgico di Mongiana[55] e quello tessile, settecente-
sco, di San Leucio (oggi sito patrimonio dell'umanità
dell'UNESCO).Oltre ai primati del Regno nella sua to-
talità, i revisionisti riportano inoltre alcuni dati su Napo-
li. L'allora capitale, tra i numerosi primati, aveva quelli
di prima città d'Italia (e la terza d'Europa) per numero
di abitanti; di città d'Italia con il più alto numero di ti-
pografie (113) e per pubblicazioni di giornali e riviste;
ed il più alto numero di conservatori musicali e di teatri,
fra cui il famoso San Carlo (1737), tuttora il più anti-
co teatro d'opera d'Europa in attività. A Napoli era in-
fine stata fondata la prima cattedra di economia politi-
ca a livello mondiale, nata ad opera di Antonio Genovesi
nel 1754[56] nell'ambito dell'università Federico II, la più
antica università statale d'Europa[57] .
La Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo
Altri storici sono di diverso avviso. Giustino Fortunato
Quanto sostenuto dagli storici revisionisti sulla base di sostenne che il Mezzogiorno fosse affetto da una pover-
aspetti qualitativi dell'economia, è stato di recente ogget- tà atavica, che sarebbe stata in gran parte determinata
to di studio scientifico da parte di ricercatori moderni. dalle avverse condizioni geografiche e climatiche della
Gli economisti Vittorio Daniele dell'Università di Catan- regione.[58] . Tommaso Pedio, pur cogliendo alcuni segna-
zaro e Paolo Malanima dell'"Istituto di Studi sulle So- li di rinnovamento economico nel Regno delle Due Sicilie
cietà del Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ri- durante la prima metà dell'Ottocento, ha spesso riporta-
cerche" (ISSM - CNR) di Napoli hanno di recente pub- to, nei suoi saggi, le misere condizioni in cui versavano
blicato un'analisi delle serie storiche del prodotto delle all'epoca i lavoratori del Regno delle Due Sicilie, privi,
regioni nel periodo 1861-2004. Nell'ambito delle con- nella maggior parte dei casi, di tutele e con bassi livelli
clusioni del loro lavoro, essi sostengono che al momen- di reddito. Denis Mack Smith ritiene che le condizioni
to dell'annessione non vi fosse alcun reale divario eco- economiche e sociali del Meridione preunitario fossero
nomico tra nord e sud e che esso iniziò a manifestarsi proprie di regioni arretrate e che la maggior parte degli
nell'ultimo ventennio dell'800.[47] abitanti dell'area vivesse nello squallore. Secondo lo sto-
rico inglese, le cause di tale situazione sarebbero da ricer-
Le posizioni di Malanima e Daniele vengono corrobora-
4 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
care nei Borbone che egli ritenne sostenitori del sistema il disavanzo[66] .
feudale: La solidità finanziaria delle Due Sicilie e la contempo-
ranea situazione opposta a carico del Piemonte, è stata
esemplificata in questo modo dall'economista Francesco
3.2 La crisi finanziaria del Regno di Saverio Nitti:
Sardegna Anche la storica revisionista di impostazione cattoli-
ca Angela Pellicciari sostiene quanto sopra, riportando
Una parte della corrente revisionista sostiene che il vero una frase di Pier Carlo Boggio, deputato del Regno di
motivo della conquista degli stati preunitari, ed in parti- Sardegna[68] . Quest'ultimo scrisse nella sua opera Fra un
colare del Regno delle Due Sicilie, non sia stato di na- mese! (1859) che «la pace ora significherebbe per il Pie-
tura ideale, ma piuttosto riconducibile alla crisi finan- monte la riazione e la bancarotta»[69] affermando che i
ziaria del regno sabaudo[3][4] ; il quale, tra il 1848 e il gravi problemi finanziari del Piemonte erano conseguen-
1859, avrebbe accumulato un debito di circa 910 milio- za delle ingenti spese derivanti dal suo impegno per la
ni di lire[60] . Già nel luglio 1850, infatti, lo stesso con- causa nazionale:
te di Cavour così esprimeva in un intervento alla Came-
ra le sue preoccupazioni riguardo allo Stato delle finanze
piemontesi: 3.3 La tesi del complotto internazionale
Gli autori revisionisti ritengono che ad incidere sul pas- contro il Regno delle Due Sicilie
sivo del bilancio dello Stato sabaudo fossero le spese so-
stenute per le diverse guerre espansionistiche, e non, vo-
lute per inserirsi nel gioco diplomatico internazionale. In
particolare, la guerra di Crimea, che Cavour considerava
un buon trampolino di lancio per introdurre il Piemon-
te sullo scacchiere politico europeo, comportò a Tori-
no un importante sacrificio economico, che fu finanziato
con la contrazione di un debito con la Gran Bretagna che
verrà saldato solo nel 1902, andando a gravare per oltre
quarant'anni sul bilancio dello Stato unitario[62] .
Diverse fonti confermano lo stato di forte crisi finanziaria
del Regno di Sardegna, riportando, invece, una situazio-
ne opposta per il Regno delle Due Sicilie. Secondo tali
fonti, infatti, il debito pubblico delle Due Sicilie era un
terzo di quello piemontese (26 milioni di lire contro 64),
ma all'unificazione tale passivo fu accollato anche ai ter-
ritori degli altri stati preunitari. In particolare, in un suo
studio del 1862, il barone Giacomo Savarese confrontò
le rendite (cioè i titoli di Stato), di Piemonte e Due Si-
cilie. In particolare, evidenziò che il Piemonte aveva nel
1847 un debito pubblico limitato a 9.342.707,04 lire an-
nue, il quale negli anni successivi lievitò a tal punto che
nel solo 1860 furono emesse rendite per 67.974.177,10
lire[63] . Per contro, il totale delle emissioni di titoli del
debito pubblico delle Due Sicilie, nel decennio 1848- Ferdinando II delle Due Sicilie
1859, assommò a 5.210.731,00 lire[63] . Savarese, inol-
tre, mise a confronto, sempre nel decennio preso a pe- Con l'ascesa al trono di Ferdinando II, la politica estera
riodo di riferimento, i bilanci e le leggi allegate delle del Regno delle Due Sicilie fu caratterizzata da un orien-
Due Sicilie e del Piemonte deducendone che quest'ultimo tamento molto chiaro: il sovrano voleva trasformare il re-
aveva accumulato, un disavanzo maggiore del primo di gno in uno Stato nelle cui faccende nessun altro stato aves-
234.966.907,40 lire (369.308.006,59 lire del Piemonte se da immischiarsi, tale da non dar noia agli altri e da non
contro 134.341.099,19 lire delle Due Sicilie – che, ne- permetterne per sé. Di conseguenza, il reame di Sua Mae-
gli anni 1856 e 1859, avevano fatto registrare finanche stà Siciliana mantenne, riporta Croce, un contegno non
un avanzo di bilancio)[64] . Sempre nello stesso periodo, servile verso l'Inghilterra[70] ; ma, tale atteggiamento, se-
il Piemonte aveva approvato 22 provvedimenti legislati- condo quanto riferisce Paolo Mieli, non fu gradito al Re-
vi che introducevano nuove tasse o aggravavano quelle gno Unito, poiché Londra riteneva che l'aver protetto la
già esistenti (contro nessuna nuova tassa o aggravio nel- monarchia borbonica in età napoleonica le desse i titoli
le Due Sicilie), nonché altre disposizioni che decretarono per poter ottenere una totale subalternità da parte di Ferdi-
l'alienazione di una serie di beni pubblici[65] per ridurre nando II [71] . Dei guasti rapporti anglo-napoletani riporta
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 5
anche lo storico calabrese Ernesto Pontieri che definisce 3.3.2 I rapporti tra Regno di Sardegna e Inghilterra
la politica britannica verso le Due Sicilie come una poli-
tica di rancori, di insidie, di mal celata avversione verso Secondo alcuni filoni revisionisti, una macchinazione
chi, non senza ragione, conservava rispetto all'Inghilterra, contro il Regno delle Due Sicilie sarebbe stata ordita dal
immutata la sua diffidenza[72] . La nuova politica adottata Regno di Sardegna e l'Inghilterra, con lo scopo di trarre
dal reame delle Due Sicilie, con particolare riferimento entrambi profitto dal collasso dello Stato borbonico[37] .
a determinati episodi storici, contribuì, dunque, secondo Carlo Alianello sostenne che, oltre al regno sardo, anche
taluni autori, ad incrinare le relazioni internazionali tra la Gran Bretagna, una delle maggiori potenze mondia-
Napoli e Londra. li, aveva i suoi punti deboli (come la Grande carestia in
Alcuni revisionisti sostengono che, in seguito alle politi- Irlanda, a quel tempo parte del Regno Unito, che, oltre
che adottate dal sovrano, il regno borbonico fosse cadu- a provocare migliaia di morti, portò [37]
un elevato tasso di
[73]
to in una situazione di isolamento diplomatico . Fer- emigrazione verso le Americhe). .
dinando II, infatti, aveva effettuato la scelta di perse- Tuttavia non vi è ancora molta chiarezza sul ruolo di Ca-
guire una politica autarchica nella gestione dello Stato, vour nell'annessione del regno delle Due Sicilie. Secon-
che sul fronte estero si tradusse nella non adesione ad un do Arrigo Petacco, il primo ministro piemontese disap-
“partito” specifico. Il Regno delle Due Sicilie era piut- provava la conquista del regno borbonico e cercò persino
tosto legato all'Austria (Maria Teresa, moglie di Ferdi- di stipulare un accordo con Francesco II per una forma-
nando II, era austriaca) ed aveva relazioni di lunga data zione di uno Stato federale, ma quest'ultimo si sarebbe
sia con la Francia di Napoleone III, che con l'Inghilterra rifiutato.[77]
(queste ultime risalenti proprio al periodo speso in Sici-
Altri scrittori come Lorenzo Del Boca[78] e Aldo
lia da Ferdinando I). Ferdinando II, tuttavia, aveva dato
Servidio[79] riportano invece che nel 1856, quattro anni
segni fin dall'inizio del suo regno di volere assicurare al
prima della Spedizione dei Mille, Cavour e il conte di
proprio paese un'indipendenza diplomatica[74] , convinto
Clarendon, emissario di Lord Palmerston nonché mini-
com'era che la sua posizione di paese "tra l'acqua santa e
stro degli esteri inglese, ebbero contatti per organizzare
l'acqua salata"[75] lo avrebbe protetto da ingerenze estere,
rivolte antiborboniche nelle Due Sicili.[79] Cavour avreb-
a condizione di avere una potente marina militare.
be ordinato a Carlo Pellion di Persano di prendere contatti
a Napoli con l'avvocato Edwin James, uomo di fiducia del
governo inglese.[78][79]
Il conte di Clarendon si scagliò contro Ferdinando II, al
quale, a suo dire, le potenze progredite dovevano imporre
3.3.1 La prima guerra carlista di ascoltare la voce della giustizia e dell'umanità.[80]
Tra il 1833 e il 1840, ebbe corso la prima guerra Carlista, 3.3.3 I progressi delle Due Sicilie in campo maritti-
conflitto scoppiato per la successione a Ferdinando VII sul mo
trono di Spagna, che vedeva contrapposto a Isabella II, fi-
glia dello scomparso sovrano, il fratello di quest'ultimo, Secondo alcuni filoni revisionisti il contrasto diretto tra
don Carlos. Nel 1834, Ferdinando II non volle fornire la Gran Bretagna ed il Regno delle Due Sicilie avreb-
l'appoggio militare del proprio esercito a Isabella, al fian- be avuto radici nella progressiva affermazione di que-
co della quale erano schierate Francia e Inghilterra, che st'ultimo quale potenza marinara posta al centro del
valutarono la scelta del sovrano delle Due Sicilie come Mediterraneo, e, quindi, in diretto contrasto con gli in-
un atto di insubordinazione. Secondo Paolo Mieli, il ri- teressi inglesi[81][82] . A tal proposito, diverse fonti ripor-
fiuto di Ferdinando II fu determinante nel danneggiare tano come, in particolare sotto il regno di Ferdinando II
irrimediabilmente i rapporti con la Gran Bretagna, poi- di Borbone, la marina mercantile napoletana fosse pro-
ché tale atto fu interpretato dal governo di Londra come gressivamente cresciuta dalle 5.328 unità (102.112 ton-
un eloquente segnale che indicava una precisa volontà del nellate) del 1834 alle 9.847 unità (259.917 tonnellate) del
governo borbonico: liberare il Regno delle Due Sicilie da 1860, e come, soprattutto, fosse mutata la tipologia del
qualsiasi condizione di subalternità, elevandolo al rango naviglio a favore di unità a più elevato tonnellaggio, le
di medio-grande potenza. quali consentivano, quindi, di condurre traffici commer-
Secondo talune interpretazioni revisioniste, le politiche ciali su lunghe distanze[83][84] . Il proposito del sovrano di
adottate da Ferdinando II nelle relazioni diplomatiche e migliorare progressivamente l'influenza commerciale del-
il conseguente contrasto con l'Inghilterra furono tra le cir- la propria Marina nel Mediterraneo era in netto contrasto
costanze che determinarono una convergenza di interessi con la strategia inglese di dominio dei traffici sui mari; i
internazionali verso l'annessione delle Due Sicilie al Pie- lavori per l'apertura del canale di Suez erano appena ini-
monte. Per taluni autori, infatti, il processo di annessio- ziati e dunque le Due Sicilie avrebbero potuto interferire
ne sarebbe stato una operazione pianificata, attuata con il negli interessi inglesi di traffico tra la madrepatria e le
palese sostegno della Gran Bretagna[76] . Indie.[85]
6 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
3.3.4 La disputa territoriale sull'isola Ferdinandea tagna che, oltre a preannunciare il sequestro delle navi
siciliane,[90] mandò nel 1840 una flotta navale nel golfo
Anche la contesa su Ferdinandea, un'isola di circa quat- di Napoli, l'ordine era di bloccare le navi battenti ban-
tro chilometri quadrati emersa dal mare, nel luglio del diera delle Due Sicilie. Ferdinando II come risposta or-
1831, tra Sciacca e Pantelleria e, quindi, entro le acque dinò l'embargo contro tutti i legni mercantili britannici
territoriali siciliane, viene generalmente considerata co- presenti nei porti del regno o lungo le sue coste[91] . Il
me un'altra causa di contrasto tra la Gran Bretagna e le tutto sarebbe sfociato in una vera e propria guerra se il
Due Sicilie. La disputa sull'isolotto cominciò con la pre- sovrano francese Luigi Filippo non fosse riuscito a fare
sa di possesso dello stesso da parte della Gran Bretagna, da arbitro tra i due stati. La contesa venne conclusa con
che, da Malta, inviò la corvetta Rapid, comandata dal te- l'annullamento da parte dello Stato borbonico del contrat-
nente di vascello Charles Henry Swinburne, per sbarca- to stipulato con la Taix Aycard,[92][93] l'obbligo di rifon-
re sull'isola alcuni fanti affinché la occupassero. L'atto dere agli inglesi le perdite che sostenevano di aver avuto
dei britannici, viene considerato, da Paolo Mieli, spro- causa la rescissione del contratto, e di rimborsare ai fran-
porzionato, se si considerano esclusivamente le dimen- cesi il mancato guadagno derivante dall'annullamento del
sioni dell'isola. Il giornalista italiano, infatti, interpreta nuovo accordo.[37]
l'occupazione inglese di Ferdinandea come un segno ine-
quivocabile delle mire britanniche sulla Sicilia, dalla qua-
le Londra importava, non solo prodotti agroalimentari, 3.3.6 La guerra di Crimea e la politica estera di
ma soprattutto lo zolfo e che, quindi, avrebbe avuto inte- Cavour
resse a tenere sotto il proprio controllo[71] . Il 10 agosto,
dunque, gli inglesi piantarono per primi il loro vessillo La politica estera voluta da Ferdinando II, secondo alcu-
sull'isolotto, che fu battezzato isola di Graham. Il 17 ago- ne interpretazioni storiografiche, si estrinsecò anche nella
sto, tuttavia, ritenendo la neonata isola posta all'interno scelta di restare neutrale nella guerra di Crimea, non con-
delle proprie acque territoriali, lo Stato borbonico ne ri- cedendo l'uso dei suoi porti alle flotte inglesi e francesi[94] ,
vendicò l'appartenenza dandole il nome del proprio so- il che gli alienò non poche simpatie. Secondo Paolo Mieli,
vrano. Questa disputa, risolta velocemente con la scom- la guerra di Crimea fu per Ferdinando II l'occasione per
parsa dell'isola a fine dicembre[86] , è generalmente inter- affermare nuovamente le Due Sicilie come stato libero
pretata come un altro indice della volontà di Ferdinando da qualsiasi forma di subalternità. Dopo essersi dichiara-
II di affermare le Due Sicilie come potenza marinara te- to neutrale, infatti, Ferdinando II adottò ogni provvedi-
sa al controllo del Mediterraneo centro-meridionale[82] , mento possibile per non favorire il fronte anglo-francese.
in contrasto diretto con gli interessi inglesi. Il governo borbonico, infatti, emanò disposizioni sanita-
rie, giustificate dall'epidemia di colera sviluppatasi in Cri-
mea, che obbligavano i vascelli provenienti dall'Impero
3.3.5 La questione dello zolfo siciliano ottomano ad una quarantena di quindici giorni. Inoltre,
vietò il rilascio di passaporti ai cittadini siciliani, temen-
Secondo alcuni storici revisionisti, il comportamento de- do che avversatori isolani della dinastia si potessero ar-
gli inglesi sembrerebbe correlato anche con la questione ruolare nella Legione anglo-italiana, composta da fuoriu-
dello zolfo siciliano[87][88] . Tale preziosa materia prima sciti politici italiani[71] . In conseguenza di ciò, il 7 ago-
era gestita dalla Gran Bretagna in regime di monopolio, sto 1855, il primo ministro britannico Palmerston, in una
in virtù di una concessione fatta nel 1816 da Ferdinando I. seduta della Camera dei Comuni, accusò il governo di
A quei tempi, lo zolfo era una risorsa strategica per la fab- Napoli di essersi schierato a favore dell'Impero russo,
bricazione di polvere da sparo, e la produzione delle mi- poiché, secondo il capo del governo britannico, il Regno
niere siciliane copriva l'80% della domanda mondiale[89] . delle Due Sicilie ne era divenuto uno Stato vassallo. Per
Nel 1836, Ferdinando II ritenne svantaggiose per le cas- Palmerston, quindi "il regno borbonico aveva dimostrato
se dello Stato le condizioni economiche della concessio- sfrontatamente la sua ostilità alla Francia e all'Inghilterra
ne assegnata agli inglesi, che traevano profitto dal mi- vietando l'esportazione di merci che il suo stato di neutra-
nerale comprandolo a un costo molto basso e rivenden- le gli avrebbe consentito tranquillamente di continuare a
dolo a prezzi elevati, senza garantire un buon introito al trafficare"[71] ..
suo regno.[37] Il sovrano, che nel frattempo aveva ribas-
Differentemente da Ferdinando II, in tutto il decennio
sato il dazio fiscale sul macinato e rimossa la parte detta
precedente l'unità d'Italia, Cavour fu molto attivo nella
consumo rurale, si trovava in condizione di dover cerca-
diplomazia europea per assicurare allo Stato sabaudo la
re altri mezzi con cui incamerare contributi per le casse
simpatia, se non l'alleanza, di Inghilterra e Francia. È no-
del regno. La soluzione sembrò arrivare dalla Francia nel
to, infatti, che nel 1855 egli inviò un contingente di trup-
tentativo di modificare la partnership commerciale conpe per combattere a fianco di quelle inglesi nella Guerra
gli inglesi. La gestione dello zolfo venne così affidata ad
di Crimea. In questo modo, si guadagnò un seggio alla
una ditta francese, la Taix & Aycard di Marsiglia, che lo
successiva conferenza di pace, dove riuscì far prendere ai
avrebbe pagato almeno il doppio rispetto agli inglesi.[37]
rappresentanti inglesi e francesi una posizione sulla que-
Tutto ciò provocò una forte reazione della Gran Bre- stione italiana. L'amicizia piemontese con la Gran Bre-
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 7
tagna venne confermata dalla visita di stato che re Vit- Queste lettere ebbero un vasto diffusione e provocarono
torio Emanuele II fece alla Regina Vittoria[6] al termi- un vasto eco nell'opinone pubblica europea.
ne del conflitto. Sul fronte diplomatico francese, inve- Nell'introduzione alle lettere, era scritto, tra l'altro:
ce, Cavour riuscì ad avvicinare a sé Napoleone III e lo
fece, secondo quanto riportato da Gigi Di Fiore, anche Le due lettere vennero anche date alle stampe divenendo
grazie alle arti seduttive di una sua parente nei confron- note come: Two Letters to the Earl of Aberdeen, on the
ti dell'Imperatore[95] . L'amicizia con la Francia da parte State Prosecutions of the Neopolitan Government; ebbero
del Piemonte si concretizzò in alleanza militare con gli diverse ristampe[110] e ne venne pubblicata anche una lo-
accordi di Plombières, che posero le basi per la colla- ro traduzione in francese, intitolata Deux Lettres Au Lord
borazione tra francesi e sabaudi contro l'Austria duran- Aberdeen Sur Les Poursuites Politiques Exercées Par Le
te la Seconda guerra di indipendenza italiana e per la Gouvernement Napolitain. Le missive, dunque, si diffu-
successiva annessione della Lombardia al Piemonte. sero in tutta Europa e le affermazioni in esse contenu-
te furono accreditate come vere. A nulla valsero i tenta-
tivi del governo borbonico di smentire le asserzioni del
britannico[111] . La diffusione di tali assunti, inoltre, co-
3.3.7 Le dichiarazioni di Gladstone stò le dimissioni del primo ministro napoletano Giustino
Fortunato, per non aver informato il re della vicenda[112] .
Secondo Gianni Oliva la denuncia di Gladstone era da-
ta dalla preoccupazione che il regno borbonico, dopo gli
eventi del 1848, avrebbe continuato ad essere un fat-
tore d'instabilità politica senza un suo cambiamento su
posizioni meno rigide[113] .
Immediatamente dopo la loro pubblicazione, le accuse di
Gladstone suscitarono reazioni tra i contemporanei, ed i
primi commenti in risposta alle lettere si concentrarono
sulla confutazione delle affermazioni del politico britan-
nico. Alphonse Balleydier, ad esempio, in La vérité sur les
affaires de Naples, réfutation des lettres de m. Gladstone,
si propose di demolire gli assunti su cui Gladstone basava
le sue "fabuleux échafaudage", deplorando, tra l'altro, il
fatto che una volta giunto a Napoli, in luogo di visitare il
ministro Fortunato o rendere omaggio al sovrano, si fos-
se recato subito nelle prigioni a parlare con i più accaniti
avversari del governo napoletano[114] ivi detenuti.
Sempre in Francia, Jules Gondon, al fine di respingere le
accuse di Gladstone, pubblicò il libro La terreur dans le
royaume de Naples, lettre au right honorable W.E. Glad-
stone en réponse à ses Deux lettres à lord Aberdeen[115] . Il
conte Walewski, ambasciatore francese che soggiornò a
Napoli per quasi due anni, scrisse, invece, una lettera a
Lord Palmerston, in cui affermò:
William Gladstone Ad ogni modo, taluni autori collocano le lettere di
Gladstone tra gli episodi che potrebbero essere ascrit-
Il politico conservatore del Regno Unito William Glad- ti all'ipotesi del complotto internazionale ai danni delle
stone, tra l'autunno del 1850 e l'inverno del 1851, sog- Due Sicilie. Gli antirisorgimentali, infatti, ritengono che
giornò a Napoli, con la sua famiglia, per circa quattro le denunce sul presunto malgoverno dei Borbone fossero
mesi: la motivazione ufficiale del suo viaggio riguarda- un chiaro appoggio ai liberali italiani e che esse avrebbe-
va i problemi di salute di una delle sue figlie, Mary, di ro permesso a piemontesi e inglesi di indebolire la posi-
soli 3 anni. Rientrato in patria, in febbraio, scrisse due zione delle Due Sicilie nello scacchiere della diplomazia
lettere al Parlamento britannico, in cui sosteneva che lo internazionale[37] . Secondo Gigi Di Fiore, la motivazione
Stato borbonico fosse in una terribile situazione socia- ufficiale della visita di Gladstone a Napoli, cioè i proble-
le. Gladstone, assistette a Napoli al processo contro Luigi mi di salute di sua figlia, fu soltanto un pretesto: in realtà,
Settembrini e Carlo Poerio e si reco' a visitare il carcere di il motivo del viaggio sarebbe stato quello di relazionare
Nisida, nel quale erano incarcerati senza distinzione e nel- il governo di Londra circa gli eventi del 1848 nelle Due
le medesime condizioni i detenuti politici e i delinquenti Sicilie. Inoltre, per Di Fiore, le lettere di Gladstone sareb-
civili[109] ; nelle lettere scrisse di essere rimasto scioccato bero state finalizzate esclusivamente a screditare lo Stato
dalle condizioni in cui versavano i detenuti[7] . borbonico[111] .
8 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
Paolo Mieli, sposando la tesi della cospirazione orche- La figura di Poerio, come persona di riferimento dei libe-
strata dai due politici britannici, arriva a sostenere che rali napoletani, quindi, sarebbe stato una creazione me-
Palmerston e Gladstone furono "i più implacabili nemici diatica, costruita ad hoc per incarnare la figura del “ti-
della dinastia napoletana"[71] . pico” rivoluzionario liberale da contrapporre ad un'altra
In particolare, alcuni autori hanno sostenuto che le affer- creazione mediatica, il “mostro Bomba", frutto, secondo
mazioni di Gladstone fossero false, che egli non sareb- Harold Acton, di una stampa, da un lato, suggestionata
be mai entrato in alcun carcere borbonico e che quan- dal “giocoliere” Gladstone e, dall'altro, disprezzata dallo
to da egli riportato sarebbe stato partorito dalla mente stesso Ferdinando II[123] ; il Cotugno, in merito alle affer-
mazione del Petrucelli sul Poerio, riporta che: «dimentico
del politico inglese di concerto con il segretario di stato
per gli affari esteri del governo britannico, Lord Palmer- di quel che aveva scritto in onore del Poerio nel suo libro
su "La Rivoluzione di Napoli del 1848", per odio di parte,
ston. Ad esempio, Giacinto de' Sivo in Storia delle Due
Sicilie sostenne che Gladstone fosse stato inviato a Na- lo aggrediva con plateali insulti ne I moribondi del Palazzo
Carignano»[124] . Nel 1885, l'ex Ministro degli esteri in-
poli "col segreto onorevole ufficio", conferitogli da Pal-
merston, di divulgare calunnie riguardanti lo stato delle glese lord James Howard Harris, III conte di Malmesbu-
ry, richiamando il caso Poerio nelle sue memorie, scris-
cose nel reame di Sua Maestà Siciliana[117] . Domenico
Razzano, invece, nell'opera La Biografia che Luigi Set- se che le torture denunciate relativamente al Poerio non
tembrini scrisse di Ferdinando II sostenne che Gladstone, avrebbero potuto corrispondere a verità poiché, avendo-
tornato a Napoli tra il 1888 e il 1889, avrebbe confessato lo incontrato alla Camera dei Lords (a Londra) tre mesi
di non essere mai stato in alcun carcere e di aver scritto dopo la sua liberazione dalla prigione borbonica avvenuta
le due missive dietro incarico di Palmerston, basando le nel 1859, nove anni dopo la visita di Gladstone, lo ritenne
sue dichiarazioni sulle affermazioni di alcuni rivoluzio- in buone condizioni fisiche
nari antiborbonici[118] . Anche Di Fiore riporta che, a di- Secondo alcuni storici la linea assunta dal re Ferdinando
stanza di quaranta anni, il politico britannico sarebbe sta- II verso i condannati per reati politici non sarebbe sta-
to costretto a smentire le affermazioni contenute nelle sue ta delle più dure. Tra il 1851 ed il 1854, riporta Angela
missive, ammettendo che le sue denunce sarebbero state Pellicciari, i tribunali meridionali comminarono 42 con-
da lui stesso inventate e che egli non avrebbe visitato al- danne a morte per delitti politici, ma, non ne fu eseguita
cun penitenziario napoletano[111] . In un articolo compar- alcuna, poiché furono tutte commutate da Ferdinando II
so sulla pubblicazione Rassegna storica del Risorgimen- (19 in ergastoli, 11 in trenta anni di reclusione e 12 in
to, Maria Gaia Gajo, però, avanza dei dubbi in merito pene minori)[126] , viceversa Lord James Howard Harris,
alla possibilità di un'intesa tra Palmerston e Gladstone, nella stessa pagina delle sue memorie in cui parla di Poe-
poiché, ritiene assurdo che, un liberale ed un conservato- rio, osserva che a Napoli i prigionieri politici venivano te-
re (che in passato si era dimostrato un tenace oppositore nuti in carcere per anni, senza condanna, prima di subire
della linea politica di Palmerston) avessero potuto colla- un processo.
borare in tal senso[119] . Ai dubbi sull'effettiva presenza di
Una parte della stampa italiana, seguendo l'eco delle di-
Gladstone nelle carceri borboniche si ricollega un docu- chiarazioni di Gladstone, che continuò a propagarsi negli
mento che indusse coloro che lo hanno considerato come
anni, si scagliò contro il sistema carcerario borbonico. Il
un elemento probatorio. Un memorandum per S. M. Fer- 19 marzo 1857, il "Corriere Mercantile" di Genova, quin-
dinando II del 22 marzo 1850, che descrive le visite di un di l'Italia del Popolo nell'aprile dello stesso anno pubblica-
personaggio distinto a due carceri napoletane e le conver- rono articoli in cui si sosteneva che nelle carceri meridio-
sazioni intrattenute con le autorità delle prigioni, riguar- nali era adoperata la cuffia del silenzio[127] , che sarebbe
do al trattamento dei detenuti (sia comuni, sia politici), e stata inventata da Baione, ispettore di polizia di Paler-
con i detenuti politici stessi (e con il Carlo Poerio in par- mo, ed utilizzata soprattutto nei riguardi di due prigio-
ticolare), è stato, talvolta, interpretato come prova della nieri politici Lo Re e De Medici,[128] , il console generale
presenza del Gladstone in quei luoghi[120] . Il documento, delle Due Sicilie a Genova rispose al Corriere Mercantile
però, risale a circa un anno prima delle presunte visite di dichiarando falso che a Napoli sia stato istituito lo stru-
Gladstone e, secondo Nunzio Coppola, esso riporterebbe, mento di tortura qualificato cuffia del silenzio[129] . Nel
invece, della visita effettuata, il 20 marzo 1850, dal de- 1863, ancora, Pietro Corelli sostenne che, dopo l'arresto
putato inglese Alexander Baillie-Cochrane ai penitenziari di Francesco Riso, in seguito alla rivolta della Gancia, la
partenopei[121] . polizia di Palermo, avrebbe minacciato di adoperare la
Nelle sue missive Gladstone fece ampio riferimento alla cuffia del silenzio su costui, se egli non avesse rivelato i
prigionia che Carlo Poerio scontò sotto il governo bor- nomi degli altri rivoltosi[130] . Si trattava, in sostanza, di
bonico, spendendo, a giudizio di Gigi Di Fiore, parole di uno strumento di tortura composto da una serie di fasce
fuoco, per il liberale napoletano[111] . Ferdinando Petruc- metalliche, da assicurare intorno alla testa del detenuto,
celli della Gattina, in un articolo pubblicato, il 22 gennaio e recante una lingua di ferro ricurva che entrava nella
1861, sul giornale “Unione” di Milano, parlò di Gladsto- bocca fino al palato per impedire a questi di parlare. A
ne e di Poerio, senza, peraltro, negare l'imprigionamento queste affermazioni, risalenti al periodo risorgimentale,
di quest'ultimo: la storica revisionista Pellicciari, ribatte affermando che
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 9
tale dispositivo di costrizione, sarebbe stato ampiamente sell sostenne che l'invio di navi britanniche presso Mar-
adoperato dal sistema carcerario britannico[131] , e sareb- sala era stato ordinato dall'ammiraglio Fanshawe[144] , in
be stato sconosciuto a Napoli e mai impiegato nei peni- seguito alle richieste di protezione avanzate dai nume-
tenziari delle Due Sicilie[127] . Secondo il Dizionario bio- rosi sudditi inglesi, aventi case e interessi commercia-
grafico degli italiani la cuffia del silenzio venne usata dal li a Marsala (come i magazzini vinicoli di Woodhouse
capo della polizia siciliana Salvatore Maniscalco duran- e Ingham)[142] , preoccupati dalla voce di una possibile
te l'azione repressiva susseguente al moto di Mezzojuso insurrezione siciliana e del progetto della spedizione di
(1856) capitanato da Francesco Bentivegna e la caccia Garibaldi. Lord Russell, basandosi anche sul dispaccio
alla banda armata di Salvatore Spinuzza[132] telegrafico spedito dall'ufficiale in capo dell'Intrepid ri-
cevuto dall'ammiragliato, così ricostruì la vicenda: men-
tre era in corso lo sbarco dei garibaldini una fregata
3.3.8 La questione degli aiuti stranieri ai Mille ed un vapore della marina militare napoletana si avvi-
cinarono a Marsala, ma si astennero dallo sparare sulle
navi garibaldine e sugli uomini durante lo sbarco, per
quanto l'ufficiale dell'Intrepid affermasse che avessero
l'opportunità di far fuoco su entrambi gli obiettivi. Suc-
cessivamente allo sbarco il comandante del vapore na-
poletano chiese a Marryatt, comandante dell'Intrepid di
prendere possesso dei due vascelli, l'ufficiale inglese ri-
fiutò non avendo ricevuto istruzioni contrarie all'ordine
di condotta del governo inglese di mantenersi neutrale.
Lord Russell aggiunse che sembrerebbe che il comandan-
Lo sbarco dei Mille a Marsala da un disegno di un ufficiale te napoletano avesse chiesto il richiamo a bordo dei va-
osservatore, a bordo di una nave inglese.
scelli inglesi degli ufficiali eventualmente a terra, richie-
sta prontamente accetta ed eseguita con l'innalzamento
Secondo più fonti revisioniste, il governo inglese avreb- dell'apposito segnale sul pennone, dopo l'imbarco degli
be rivestito un ruolo importante nella spedizione dei Mil- ufficiali iniziò il bombardamento da parte delle due navi
le, finanziando la campagna militare di Garibaldi con 3 borboniche; questa richiesta, secondo Lord Russell po-
milioni di franchi francesi,[11] forniti anche con il con- trebbe essere interpretabile come un atto di cortesia in-
tributo della massoneria statunitense e canadese.[12] Pri- ternazionale da parte dell'ufficiale borbonico ma rimarcò
ma che i Mille giungessero in Sicilia, il contrammiraglio non implicasse che le due navi inglesi si opponessero al
George Rodney Mundy, vicecomandante della Mediter- suo fuoco. Il rappresentante inglese concluse la sua ri-
ranean Fleet della Royal Navy, aveva ricevuto ordine, dal sposta affermando che non risultava che l'ufficiale ingle-
suo governo, di assumere il comando del grosso delle uni- se abbia ecceduto nello svolgere suo dovere, e trovandosi
tà navali della sua flotta e di incrociare nel Tirreno e nel colà per proteggere gli interessi britannici nulla fece di
canale di Sicilia, effettuando frequenti scali nei porti si- più[145] .
ciliani, oltre che a scopo intimidatorio, come riporta Al-
berto Santoni[133] , e di raccolta di informazioni, anche al
fine di attenuare la capacità di reazione borbonica, come
sostiene Roberto Martucci[134] .
Al momento dello sbarco a Marsala, erano presenti due
navi da guerra britanniche nei pressi della costa. I due va-
scelli inglesi Argus e Intrepid, giunsero circa tre ore prima
della comparsa delle navi Piemonte (a bordo della quale
si trovava Garibaldi) e Lombardo[135] . È tuttora contro-
verso il motivo della presenza delle imbarcazioni inglesi
a Marsala[136] , diversi storici revisionisti e fonti sia coeve
che moderne danno per certo che essa fosse diretta ad ap-
poggiare lo sbarco dei garibaldini[137][138][139][140] . Secon-
do D. M. Smith, le navi borboniche arrivarono a distanza
di tiro quando i garibaldini erano tutti sbarcati[141] . Xilografia dell'Illustrated London News raffigurante una fol-
Dopo lo sbarco, vi fu a tal proposito un dibattito nel la festante durante il passaggio di Garibaldi nel corso del suo
parlamento della Gran Bretagna, durante il quale il de- soggiorno londinese del 1864.
putato Sir Osborne accusò le imbarcazioni britanniche
di aver favorito l'approdo di Garibaldi a Marsala[142] . Lo stesso Garibaldi, durante il suo viaggio in Inghilterra
Nella seduta parlamentare del 21 maggio 1860, Osbor- compito nel 1864, il 16 aprile durante un pubblico discor-
ne chiese se corrispondesse a verità quanto era stato ri- so al Crystal Palace Londra, ove era invitato dal Comitato
portato da alcuni giornali sulla vicenda[143] . Lord Rus- Italiano, ringraziò ampiamente l'Inghilterra per l'aiuto ri-
10 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
cevuto: «... L'Inghilterra ci ha aiutato nei buoni e cattivi lifiche, i comandi e lo stipendio. La formula andò a buon
giorni. Il popolo inglese ci prestò assistenza nella guerra fine e i garibaldini avrebbero avuto dalla loro parte circa
dell'Italia meridionale, ed anche ora gli ospizi di Napo- 2300 ufficiali[9][10] .
li sono in gran parte mantenuti dalle largizioni mandate Un esempio è quello di Tommaso Clary, comandante del
da qui. ... Se non fosse stato per l'Inghilterra gemeremmo forte di Milazzo, che, secondo Giuseppe Buttà, "fu vile o
tuttavia sotto il giogo dei Borboni di Napoli. Se non fosse traditore".[152]
stato pel governo inglese, non avrei mai potuto passare lo
stretto di Messina. Concittadini il nostro arrivo a Napoli Un altro ufficiale accusato di tradimento fu Guglielmo
sarebbe stato impedito, se fosse stato possibile, dagli stessi Acton, nipote di John e cugino di secondo grado di Lord
despoti che oggi si sforzano di schiacciare la povera e pic- Acton. Con il grado di capitano di fregata, Acton era
cola Danimarca[146] . ... » e, dopo altre frasi inneggianti comandante della corvetta Stromboli[153] , una delle navi
all'Inghilterra concludeva il discorso promettendo che sa- della flotta borbonica che, nella mattinata dell'11 maggio
rebbe stato pronto contraccambiare l'aiuto ad accorrere 1860, avevano l'incarico di dare la caccia ai due vapori
per assistere l'Inghilterra, se questa fosse stata attaccata e piemontesi che i servizi borbonici avevano indicato tro-
invasa da un nemico[147][148] . varsi nel tratto di mare compreso tra Trapani e Sciacca
e che non contrastarono, se non con forte ritardo[154] , lo
Alcuni storici sostengono, che non vi siano prove dirette sbarco dei Mille a Marsala. L'Acton fu sottoposto ad in-
di un'azione inglese volta a rovesciare il governo borboni- chiesta per il suo comportamento durante lo sbarco; il giu-
co. A tal proposito, la storica Lucy Riall, autrice di un sag- dizio della commissione della marina napoletana sulla sua
gio sulla demitizzazione di Garibaldi scrive: «Tuttavia, condotta fu che essa era stata «irreprensibile»; comun-
pur tenendo presenti i vantaggi derivanti dall'aiuto bri- que fu sospeso per due mesi finché venne assegnato al
tannico, non vi è alcuna prova che il governo della Gran Monarca in armamento presso il cantiere navale di Ca-
Bretagna avesse cospirato con Garibaldi per rovesciare la stellammare di Stabia.[155] Dopo l'Unità, Guglielmo Ac-
monarchia borbonica»[149] . Si osserva inoltre che gli in- ton fu nominato ammiraglio del Regno d'Italia divenen-
glesi non ostacolarono l'organizzazione e il funzionamen- done, in seguito, anche senatore e Ministro della Marina
to di una struttura borbonica nell'isola di Malta, a quel del Governo Lanza (14 dicembre 1869 - 10 luglio 1873)
tempo possedimento inglese, che, a partire dalla caduta dal 15 gennaio 1870 al 5 agosto 1872.
del Regno delle Due Sicilie, organizzava e spediva aiuti
e volontari sul continente, tra cui la spedizione di Borjes La battaglia di Calatafimi, dipinta sovente dalla storio-
salpato da Malta con 21 uomini armati, per alimentare grafia come un'eroica impresa garibaldina,secondo alcu-
la rivolta antiunitaria, questo nonostante le rimostranze ni autori sarebbe stata solamente una farsa. Il generale
italiane espresse sia sull'isola che a Londra, arrivando ad borbonico Francesco Landi fu colpevole, secondo Buttà,
arrestare due ufficiali della Marina italiana per un alterco di una vergognosa condotta dopo il fatto d'armi di Ca-
con redattori di un giornale maltese filoborbonico[150] . latafimi che «...segnò la caduta della Dinastia delle Due
Sicilie».[152]
L'inventore statunitense Samuel Colt, affiliato alla log-
gia massonica “St John’s” del Connecticut,[11] offrì Nonostante la netta superiorità numerica del suo eserci-
all'esercito garibaldino 100 armi da fuoco che compren- to, Landi ritirò le proprie truppe dal campo di battaglia,
devano rivoltelle e carabine, approfittando di poter pub- permettendo ai Mille di poter avanzare senza troppi disa-
blicizzare i suoi prodotti.[151] Dopo la conquista della gi a Palermo.[156] Accusato di tradimento, fu destituito e
Sicilia, Garibaldi sembrò soddisfatto delle armi fornite confinato ad Ischia per ordine di Francesco II. Landi morì
ed acquistò da Colt 23.500 moschetti al costo di circa il 2 febbraio 1861, secondo Di Fiore, di crepacuore per
160.000 dollari.[151] Garibaldi inviò poi una lettera di rin-essere stato ingannato dai garibaldini, i quali gli avreb-
graziamento all'inventore americano e Vittorio Emanuele bero promesso una somma di 14.000 ducati depositata
II gli donò una medaglia d'oro.[151] al Banco di Napoli ma, in realtà, ne avrebbe trovati solo
14.[157] . Raffaele De Cesare smentisce la sua morte per
crepacuore, riportando che mori' dopo alcuni giorni di
3.3.9 L'ipotesi di tradimento degli ufficiali borbo- malattia, ed aggiunge che uno dei suoi figli, per difender-
nici ne la memoria, scrisse a Garibaldi invocando la sua testi-
monianze, Garibaldi rispose smentendo l'accusa di corru-
Gli autori appartenenti ad alcuni filoni revisionisti sosten- zione con una lettera che fu poi pubblicato in un giornale
gono che in aggiunta al supporto britannico e america- di Napoli[158] .
no, i Mille ebbero dalla loro parte anche il rinnegamento
Secondo la Pellicciari la somministrazione di denaro da
di numerosi ufficiali delle Due Sicilie, reso possibile so-
parte del conte Carlo Pellion di Persano, fatta il 31 ago-
prattutto dalle sovvenzioni finanziarie dell'Inghilterra. I
sto 1860, a Salvatore Pes, marchese di Villamarina a
franchi, che sarebbero stati forniti dai britannici furono
Giuseppe Devincenzi Eugenio Fasciotti e al comitato
convertiti in piastre turche (la moneta usata a quel tempo
d'ordine cavouriano (che si opponeva al comitato d'azione
nel commercio internazionale) e sarebbero stati sfrutta-
mazziniano) riportata nelle pagine del diario del conte
ti in gran parte per garantire ai traditori il reclutamento
Carlo Pellion di Persano, sarebbe una prova della pratica
nell'esercito del nuovo Stato, conservando il grado, le qua-
3.4 Commistioni con la camorra 11
della corruzione. In questo passaggio del diario, riportan- Romano, un ex carbonaro che, quando ancora ricopriva
te una lettera scritta a Cavour, sembrerebbe che Persa- la carica di Ministro di polizia sotto Francesco II, iniziò
no potesse disporre di grosse cifre da adoperare per fo- a trattare segretamente con Cavour e Garibaldi e strinse
raggiare i sostenitori della causa unitaria: Ho dovuto Ec- accordi con la Camorra, finalizzati ad agevolare l'avvento
cellenza somministrare altro denaro. Ventimila ducati al del nuovo assetto istituzionale.
Devincenzi, duemila al console Fasciotti, giusta invito del Nel raccontare il tardo XVIII secolo, Gigi Di Fiore ri-
marchese di Villamarina, e quattromila al comitato. Seb- porta che, all'epoca, la camorra era attiva nella gestione
bene tutto questo sia fatto secondo le formole, che ho sta- del gioco d'azzardo e nello sfruttamento della prostitu-
bilite, perché non un soldo passi per le mie mani, pure que-
zione. L'autore poi riporta un passaggio dei giornalisti
sta faccenda di denaro m'intisichisce[159] . Infatti secondo Ferdinando Russo e Ernesto Serao in cui costoro descri-
la Pellicciari l'ammiraglio e futuro ministro della Marina,
vono lo sviluppo storico delle commistioni che sarebbero
fu tra i mandatari di Cavour che ebbero il compito, dopo esistite fra camorra e stato: “Sotto i Borboni la camorra
la conquista garibaldina della Sicilia, di assicurarsi i ser-
era un'organizzazione tollerata in piena luce e richiesta di
vigi, non solo degli ufficiali borbonici, ma anche di espo- servigi non infrequenti. Ai tempi del cardinale Ruffo era
nenti della nobiltà e della classe politica meridionale[160]
lo stato maggiore delle orde reazionarie. Ai tempi del Del
rispetto all'entrata in campo della monarchia sabauda. Il Carretto, capo della polizia, era l'alleato politico e poli-
6 agosto 1860, nel suo diario, scritto mentre era nella rada ziesco del governo. Là dove la sagacia dei commissarii e
di Napoli a bordo della Maria Adelaide, dopo aver incon- il braccio rude dei feroci non riusciva a colpire, riusciva
trato personalità del regno quali Leopoldo conte di Sira- al camorra”[162] . Fino al 1848, riporta Marc Monnier, la
cusa e zio di re Francesco II, Liborio Romano, ed appre- camorra sarebbe stata utilizzata come una sorta di “poli-
sa la notizia delle dimissioni del generale Nunziante così zia scismatica”[163] , in seguito ad una insana alleanza con
sintetizza nella parte conclusiva di una missiva scritta al la polizia: la camorra avrebbe provveduto alla repressio-
primo ministro piemontese: Termino col dargli la buona ne dei piccoli reati come “sorveglianza delle prigioni, dei
notizia che possiamo oramai far conto sulla maggior parte mercati, delle bische, delle case di tolleranza e di tutti i
dell'ufficialità della regia marina napoletana[161] . luoghi malfamati della città", mentre la polizia cittadina
avrebbe tollerato le attività dei camorristi[164] .
3.4 Commistioni con la camorra Non univoca è la ricostruzione della posizione assun-
ta dalla camorra nei rapporti tra governo borbonico e
opposizione liberale, dopo il 1849. Secondo Marcella
Marmo[165] , i camorristi avrebbero mantenuto una po-
sizione di equidistanza fra potere regio e liberali na-
poletani, ben sintetizzata da una loro canzoncina, cita-
ta anche da Salvatore Lupo[166] : “nuje nun simm' cravu-
nar' [carbonari],/nuje nun simm' rialist',/ma facimm' 'e
camorrist',/famm' 'n c... a chill'e a chist'".
Secondo la ricostruzione revisionista ., Ferdinando II av-
viò una campagna di repressione contro la camorra, al-
lo scopo di spezzare quell'alleanza istituzioni-criminalità,
che si era generata. La risposta dei camorristi fu di tipo
politico e si sarebbe concretizzata in una nuova alleanza,
questa volta con i liberali[164] . Ponendosi al “servizio del
movimento liberale”, la camorra favoriva la causa unita-
ria, tanto che, il 2 novembre 1859, Francesco II avrebbe
riferito all'ambasciatore austriaco a Napoli degli elevati
timori che i capi della camorra potessero organizzare una
insurrezione e degli sforzi del governo meridionale per
scongiurare tale ipotesi. Nel giugno del 1860, il Foreign
Office britannico, veniva informato da Henry George El-
liot, plenipotenziario inglese a Napoli, che bande arma-
te di camorristi erano schierate e pronte per affrontare
“la mobilitazione della plebe ancora fedele alla dinastia
borbonica”[164] .
Liborio Romano
Con l'approssimarsi di Garibaldi a Napoli e lo sposta-
Una parte della critica revisionista pone l'accento anche mento di re Francesco II ed esercito a Gaeta, Liborio
sulle modalità con cui agli artefici del Risorgimento si Romano, Prefetto di polizia passato alla fazione filouni-
sarebbero serviti della criminalità organizzata per addi- taria, provvide ad inquadrare i malavitosi nella guardia
venire al fine dell'Unità. La trattazione verte su Liborio
12 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
contemporanea alla chiusura provvisoria del Collegio del ro di astenuti e di contrari alle annessioni risultò essere
Salvatore: irrisorio.
Nel 1862, Salvatore De Crescenzo fu arrestato, e al mo- Lo Stato sabaudo utilizzò le consultazioni plebiscitarie
mento di essere preso in custodia dal delegato di polizia per dimostrare la diffusa volontà degli Italiani di riunir-
Nicola Jossa, incredulo di quanto stesse avvenendo, disse: si in un unico Stato e per legittimare, quindi, la politica
[19]
Il camorrista fu imprigionato a castel Capuano, quindi espansionistica attuata dal Piemonte . Giuseppe La Fa-
rina, in alcune epistole indirizzate all'abate Filippo Bar-
nell'isola di Ponza e mandato al confino per 5 anni[187] .
Fra il 1863 e il 1864, in applicazione della legge Pica, tolomeo, sottolineò come, per evitare la disapprovazione
furono tratti in arresto circa mille camorristi[188] . delle potenze europee, fosse indispensabile, per Vittorio
Emanuele II, ottenere un qualche riconoscimento popola-
re per giustificare le annessioni territoriali e per impedire
che si parlasse di “conquista”[19] . Il re sabaudo era consa-
3.5 Violazione del diritto internazionale pevole di non poter estendere la propria sovranità a popoli
che non avessero invocato il suo intervento; era consape-
Durante l'assedio di Gaeta, Francesco II, l'8 dicembre vole che solo il consenso popolare avrebbe dato pretesto
1860 fece un proclama ai suoi sudditi, il cui contenu- alla diplomazia di affermare che gli italiani approvavano
to secondo Giordano Bruno Guerri, costituisce la “sin- il nuovo Stato unitario[19] .
tesi della futura propaganda borbonica contro il Re-
gno d'Italia”[189] , tra le varie affermazionidove tra l'altro Sin dall'epoca dello svolgimento dei plebisciti
Francesco II disse: “Io credetti in buona fede che il re d'annessione, infatti, non mancò qualche voce cri-
di Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, ... tica sul senso di tale suffragio, come quella dell'ex
non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di
per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivo, né Sardegna, il torinese Massimo D'Azeglio:
dichiarazione di guerra”[190] . Alcuni filoni revisionisti ri- Una critica simile fu mossa dal liberale britannico Lord
prendendo il tema della modalità di intervento militare Russell, in un dispaccio inviato a Torino il 31 gennaio
piemontese sostengono che l'unificazione, con particola- 1861:
re riferimento all'annessione del Regno delle Due Sici-
Sullo stesso tema si espresse, il 30 aprile 1860, il
lie al Regno di Sardegna, sia avvenuta in violazione del
quotidiano inglese The Times commentando il plebiscito
diritto internazionale. A tal proposito, essi affermano che
per l'annessione della Savoia alla Francia:
l'entrata dell'esercito sabaudo nei territori delle Due Sici-
lie fu un atto illegale di aggressione, in quanto non pre- Critiche alle modalità di svolgimento dei plebisciti sono
ceduta da una formale dichiarazione di guerra[16][17][18] . state oggetto di trattazione da parte di accademici come
Di Fiore osserva inoltre che un comportamento simile a Denis Mack Smith e Martin Clark, che ha citato il pre-
quello tenuto nelle Due Sicilie si verificò anche in occa- detto brano del Times, e di alcuni altri autori revisioni-
sione dell'apertura delle ostilità contro il Ducato di Mo- sti come Angela Pellicciari, secondo la quale le consul-
dena e lo Stato della Chiesa, nessuno dei quali beneficiò tazioni si sarebbero svolte senza tutela della segretezza
di una dichiarazione di guerra.[191] del voto e, talvolta, perfino, in un clima di intimidazio-
ne, dato che, i plebisciti avevano il mero scopo di da-
re una parvenza di legittimazione popolare ad una deci-
3.6 I plebisciti sione già presa[197] . La Pelicciari, addirittura, definisce i
plebisciti come una truffa colossale considerandoli una
consultazione truccata[197] .
Le annessioni territoriali al Regno di Sardegna (e al
successivo Regno d'Italia), vennero ratificate median- In particolare, la storica marchigiana cita aneddoti riguar-
te i cosiddetti plebisciti d'annessione[192] . Il concetto di danti le consultazioni plebiscitarie per l'annessione del
plebiscito, come consultazione elettorale per ratificare il Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Filip-
trasferimento di territori tra stati, si era affermato già po Curletti, stretto collaboratore di Cavour e capo della
con la rivoluzione francese e l'originarsi del principio di polizia politica sabauda, affermò, nel suo memoriale, che
autodeterminazione dei popoli. Questo tipo di votazio- ai plebisciti modenesi, partecipò un modesto numero di
ne, infatti, non era infrequente: basti pensare ai plebisciti aventi diritto e, alla chiusura delle urne, furono distrutte
svoltisi nel 1852 e nel 1870 che ratificarono per due volte le schede degli astenuti. Dato l'elevato numero di assen-
la monarchia di Napoleone III di Francia. Tali consul- ti, inoltre, una pratica diffusa fu quella di "completare la
tazioni prevedevano sostanzialmente le medesime moda- votazione" con l'introduzione nelle urne di schede dove la
lità di svolgimento: erano votazioni a suffragio censita- preferenza era stata espressa dai sabaudi al fine di com-
rio, ovvero limitate a coloro che possedevano un certo pensare le assenze[197] . Tale pratica fu messa in atto in
censo, svolte per convalidare de iure situazioni di fatto. modo così grossolano che, in alcuni collegi, al momen-
Ai plebisciti risorgimentali, cui partecipò solo l'1,9% del- to dello spoglio, il numero dei votanti risultava maggio-
la popolazione nazionale[193] , risultò aver preso parte la re di quello degli aventi diritto[197] . In Toscana, secondo
maggioranza degli aventi diritto: in particolare il nume- quanto riportato da La Civiltà Cattolica, le consultazio-
14 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO
Il 14 agosto 1861, il generale Enrico Cialdini ordinò fine del secolo esteso a tutto il territorio nazionale, culmi-
una feroce rappresaglia contro i due comuni, dove i nando nelle sanguinose repressioni dei moti popolari del
briganti di Cosimo Giordano avevano ucciso 45 sol- 1898.
dati sabaudi che vi erano appena giunti. Cialdini in-
viò un battaglione di cinquecento bersaglieri a Ponte-
landolfo, capeggiato dal colonnello Pier Eleonoro Ne- 3.12 La questione meridionale
gri, mentre a Casalduni mandò un distaccamento sepa-
rato, al comando del maggiore Melegari. I due piccoli
centri vennero quasi rasi al suolo dai militari, lascian-
do circa 3.000 persone senza dimora.[28] Diverse fon-
ti riferiscono inoltre che la distruzione dei due paesi fu
accompagnata da atti di saccheggio[221] e stupri[222][223] .
Sul numero esatto delle vittime non vi è tuttora con-
senso, dato che le cifre vanno da un centinaio a più
di un migliaio di morti.[224] Altre città che subirono
una sorte simile a quella di Casalduni e Pontelandol-
fo furono Montefalcione, Campolattaro e Auletta[225][226]
(Campania); Rignano Garganico (Puglia); Campochiaro
e Guardiaregia (Molise); Ruvo del Monte, Barile e
Lavello (Basilicata); Cotronei (Calabria).[227]
Nel periodo di cui sopra, diversi comandanti milita-
ri si distinsero per i loro duri provvedimenti contro
il brigantaggio, tra cui Alfonso La Marmora, Pietro
Fumel, Raffaele Cadorna, Enrico Morozzo Della Roc-
ca e Ferdinando Pinelli. Tali atti suscitarono nume-
rose polemiche, anche da parte della classe liberale.
Giovanni Nicotera deputato dell'opposizione, intervenne
in Parlamento dichiarando:
Lo stesso Nino Bixio (uno dei comandanti della
spedizione dei Mille e protagonista del discusso episo-
dio della strage di Bronte) denunciò questi metodi in un
discorso alla camera il 28 aprile 1863:
Napoleone III, riferendosi ad una strage nel Caserta-
no perpetrata ai danni dei briganti, disse "les Bourbons Giustino Fortunato
n'ont jamais fait autant" (i Borbone non hanno mai fat-
to tanto),[230] mentre lord Alexander Baillie-Cochrane (lo Nonostante la storiografia più diffusa sostenga che il
stesso che nel marzo 1850 aveva visitato le carceri na- Mezzogiorno possedesse già un problema di ritardato svi-
poletane e Ferdinando II), riferendosi ad un editto anti- luppo prima dell'Unità, i revisionisti sostengono che il de-
brigantaggio di Pietro Fumel, dichiarò "a more infamous grado economico del Sud abbia avuto inizio dopo il Ri-
proclamation had never disgraced the worst days of the sorgimento a causa delle politiche del governo unitario
Reign of Terror in France" (un proclama più infame non poco attente alle necessità meridionali.[38]
aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del ter- Secondo gli elaborati di Francesco Saverio Nitti, l'origine
rore in Francia).[231] I metodi violenti delle truppe del della questione meridionale ebbe inizio quando il capitale
Regio Esercito Italiano furono infine applicati anche per appartenuto alle Due Sicilie, oltre a contribuire maggior-
la repressione dei moti di protesta operaia per la chiusura mente alla formazione dell'erario nazionale, fu destinato
progressiva di impianti industriali, ad esempio dello sta- in prevalenza al risanamento delle finanze settentrionali,
bilimento siderurgico di Pietrarsa (attualmente sede del nella fattispecie in Lombardia, Piemonte e Liguria.[234]
Museo Nazionale Ferroviario), dove il 6 agosto 1863, per Nitti inoltre enunciò, attraverso la sua ricerca statistica,
reprimere le proteste degli operai, intervennero Guardia che i fondi di sviluppo furono stanziati maggiormente
Nazionale, Bersaglieri e Carabinieri, lasciando sul terre- nelle zone settentrionali, fu istituito un regime doganale
no tra quattro e sette morti e una ventina di feriti. Al co- che trasformò il Sud in un mercato coloniale dell'industria
mando delle truppe c'era il Questore Nicola Amore, suc- del Nord Italia[235] e la pressione tributaria del meridione
cessivamente divenuto sindaco di Napoli, che nella sua risultò maggiore rispetto al settentrione[236] . L'economia
relazione al Prefetto parla di fatali e irresistibili circostan- del Mezzogiorno, infatti, fu sfavorita da un sistema doga-
ze[232][233] . Il mantenimento dell'ordine pubblico tramite nale di stampo protezionistico, il quale favoriva soprat-
interventi repressivi dell'esercito, senza scrupolo nell'uso tutto le industrie del nord Italia, permettendo ad esse di
delle armi contro le proteste popolari, continuò fino alla non soccombere di fronte alla concorrenza straniera.
3.13 Le concessioni ferroviarie 17
Giustino Fortunato, convinto sostenitore dello Stato uni- tezionismo, che aveva trovato le sue basi nell'obiettivo
tario, era, afferma Gaetano Salvemini, «[...] assai pessi- di favorire lo sviluppo dell'industria nazionale, non so-
mista sulla capacità dei meridionali a sollevarsi con le loro lo fu deleteria per l'agricoltura meridionale, ma compor-
forze dal baratro cui erano stati messi dalla natura nemica tò risultati scadenti anche in campo industriale[246] . Per
e dalle sventure della loro storia [...] e aspettava dal Nord compensare la mancata crescita nel settore secondario,
la salvezza»[237] . Nonostante ciò, non mancò di eviden- lo Stato investì notevolmente, con commesse pubbliche,
ziare come l'Unità d'Italia fosse stata la rovina economica nell'industria, specie in quella armatoriale: ad esempio,
del Mezzogiorno[238] e non risparmiò critiche alla politica nel 1884, furono create ex novo le Acciaierie di Ter-
economica e finanziaria dello Stato italiano e della gran- ni, che beneficiarono, tra le altre, delle commesse del-
de industria del Settentrione nel Meridione. Fu lo stesso la Regia Marina[247] . La forte presenza governativa per
Fortunato che, a seguito dell'indebitamento del Banco di l'impianto di Terni si pone in contrasto con l'assenza del-
Napoli di un milione di lire in tre anni, coniò il termine lo Stato verso il Polo siderurgico di Mongiana, fiorente in
di “carnevale bancario”[239] per indicare il trasferimento età borbonica, era entrato in una fase di lento declino in
di capitali del sud destinati alle industrie e agli istituti di seguito all'Unità[55] . L'abolizione dei dazi interni voluta
credito del nord. dalla destra storica e l'assenza di interventi da parte del
Il revisionista Nicola Zitara mosse denunce nei con- nuovo Stato unitario condannarono i siti di Mongiana e
fronti degli industriali Carlo Bombrini, Pietro Basto- Ferdinandea alla chiusura e gli operai del polo industria-
gi e Giuseppe Balduino, indicandoli tra i maggiori re- le e dell'indotto all'emigrazione: al declino dell'industria
sponsabili del crollo economico del meridione dopo meridionale faceva da contraltare la nascita della grande
l'unità.[240] industria del Nord[248] .
Dopo l'unificazione della penisola, oltre ad un aggra- [6] L. Cappelleti, 1892, p 258 e succ.
vamento della situazione economica del Mezzogiorno,
[7] Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Milano, 2003, p. 67
si ebbe un vertiginoso fenomeno migratorio, quasi ine-
sistente nel Sud prima del Risorgimento.[31] Le sta- [8] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
tistiche sull'emigrazione mostrano un numero notevo- Edizioni Trabant, 2009, p. 428.
le di partenze dal Mezzogiorno verso l'estero dopo
l'Unità, per l'aggravarsi della situazione contadina.[32] [9] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Milano, 1998, p. 61.
L'emigrazione post-unitaria interessò anche il settentrio- [10] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, Guida,
ne, in cui l'ondata migratoria fu maggiore rispetto al meri- 2002, p. 197, ISBN 88-7188-489-2.
dione nei primi anni di unificazione ma a partire dal '900
i flussi si intensificarono esponenzialmente anche nel sud. [11] Massimo Viglione, Libera Chiesa in libero Stato? Il Ri-
Il Veneto (tra gli ultimi territori annessi), risultò la regio- sorgimento e i cattolici: uno scontro epocale, Roma, 2005,
p.61
ne con il più alto tasso di espatri tra il 1876 ed il 1900.[261]
Nel 1901, l'allora presidente del consiglio Giuseppe Za- [12] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Casale Monferrato,
nardelli, in visita in diverse città del meridione, giunse a 1998, p.61
Moliterno (Potenza) e fu accolto dal sindaco che lo salutò
"a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila [13] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento
dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si [14] Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli
preparano a seguirli".[262]
[15] http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?
option=com_content&view=article&id=75&Itemid=27
Coinvolgimento della camorra da parte di Liborio
Romano
4 Il revisionismo nell'arte
[16] Gigi Di Fiore, I vinti del Risorgimento, Utet, Torino, 2004,
Il revisionismo del Risorgimento ha trovato espressione p. 99.
in ambito artistico, letterario e cinematografico attraverso [17] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
un certo numero di opere ed autori che ne hanno veicolato Edizioni Trabant, 2009, p. 331.
idee e concetti.
[18] Mario Spataro, I primi secessionisti: separatismo in Sicilia,
Napoli, 2001, p. 50.
[22] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivolu- [42] Scritti sulla questione meridionale. Il bilancio dello Stato
zione italiana:storia critica del Risorgimento, Il minotauro, dal 1862 al 1897, Laterza, Bari, 1958.
2001, p.164
[43] Giustino Fortunato, Il Mezzogiorno e lo stato italiano;
[23] Francesco Pappalardo, Il brigantaggio postunitario. Il discorsi politici (1880-1910), vol.2, Laterza, 1911, p.337
Mezzogiorno fra Resistenza e reazione, D'Ettoris, 2004.
[44] Domenico Demarco, Banca e congiuntura nel Mezzogior-
[24] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme, 1998, p. no d'Italia, vol. I (1809-1863), p. 31, E.S.I., Napoli,
145. 1963
[25] Francesco Mario Agnoli, Dossier brigantaggio: viaggio tra [45] R. Martucci, L'invenzione dell'Italia unita, Sansoni, Mila-
i ribelli al borghesismo e alla modernità, Napoli, 2003, p. no, 1999. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
258. pag. 263.
[59] Denis Mack Smith (1997), p. 5 [78] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme Editore,
Milano, 1998, p. 36.
[60] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del con-
te di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno, [79] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 65.
1862, p.209.
[80] Rosario Romeo, Vita di Cavour, Bari, Giuseppe Laterza
[61] Camillo Benso di Cavour, Lettere edite ed inedite, 1883, & Figli, 2004, p. 327, ISBN 88-420-7491-8.
p. 226.
[81] Erminio De Biase, L'Inghilterra contro il Regno delle Due
[62] Angela Pellicciari, 2000, pp. 111-112 Sicilie. Controcorrente editore, Napoli, 2002
[63] Giacomo Savarese, Le finanze napoletane e le finanze pie- [82] Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Fausto
montesi dal 1848 al 1860, Napoli, Tipografia Cardamone, Fiorentino Editore, Napoli 1990
1862, p. 26. ISBN non esistente
[83] Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzio-
[64] Giacomo Savarese , pp. 24-25 ni di Angelo Massafra,Università di Bari. Dipartimento
di scienze storiche e sociali,Italy. Soprintendenza archivi-
[65] Giacomo Savarese , pp. 28-29 stica per la Puglia, pag. 307-309. EDIZIONI DEDALO,
[66] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento, pag. 263-264. 1988 - 1312 pagine. Consultato il 12 gennaio 2011
[67] Francesco Saverio Nitti, Scritti sulla questione meridiona- [84] Radogna, Lamberto. Storia della marina mercantile delle
le. Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897, Laterza, Bari, Due Sicilie. (1734 – 1860). Mursia, 1982.
1958. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento, [85] Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Rassegna
pag. 264. storica del Risorgimento, Volume 29,Parti 3-4, 1942, p.729
[68] Angela Pellicciari, Il sud era ricco prima di diventare Italia [86] Tuttavia l'Inghilterra non perse l'interesse su quest'isola,
in www.angelapellicciari.it. URL consultato il 16 gennaio posizionata lungo la rotta per Malta, effettuando su quel
2011. tratto di mare, negli anni successivi, rilievi batimetrici
[69] Pier Carlo Boggio, Fra un mese!, Tip. scol. di S. Franco, [87] Thomson, Dennis (1989): The Sulphur War (1840): A
1859, p. 21-22. Confrontation between Great Britain and the kingdom of
[70] Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli. Citato in the Two Sicilies in the Mediterranean, Michigan State
Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Lon- University.
dra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli [88] Giura, Vincenzo(1973): La questione degli zolfi sici-
in nuovarivistastorica.it, Roma, Società editrice Dante liani (1838-1841), in: Cahiers internationaux d´histoire
Alighieri. URL consultato il 15 aprile 2012. economique et sociale, Nummer 2, pag.278-392
[71] Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Lon- [89] Harold Acton , p. 140
dra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli
in nuovarivistastorica.it, Roma, Società editrice Dante [90] Denis Mack Smith, Storia della Sicilia medioevale e
Alighieri. URL consultato il 22 aprile 2012. moderna,Editori Laterza, 1976, pag.512-513.
[72] Ernesto Pontieri, Il riformismo borbonico nella Sicilia [91] Lodovico Bianchini, Della storia economico-civile di Si-
del sette e dell'Ottocento: saggi storici, Napoli, Edizioni cilia, Palermo, Stamperia di Francesco Lao, 1841, Vol. II,
scientifiche italiane, 1965, p. 347, ISBN non esistente. p. 276
[73] Ennio Di Nolfo, Europa e Italia nel 1855-1856, Roma, [92] Rivista contemporanea,Vol 26,a pag 429,Torino-1861
Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1967, p.
412. ISBN non esistente [93] Denis Mack Smith,Storia della Sicilia medioevale e
moderna,pagg.512-513.Editori Laterza, 1976
[74] È famoso a tal proposito il commento del console inglese
a Napoli all'atto della sua salita al trono, che individuava [94] Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia
la necessità di “dargli [a Ferdinando II] qualche salutare
[95] Gigi di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia, p. 19
lezione in proposito”
[96] Coppola, p. 617
[75] L'espressione si riferisce al fatto che la sicurezza del Regno
delle Due Sicilie era garantita dall'essere protetto a nord [97] Coppola, p. 613
dallo Stato della Chiesa, ai tempi considerato intangibile, e
da tutti gli altri lati dal mar Mediterraneo, che era protetto [98] Antonio Scialoja, I principi della economia sociale esposti
dalla flotta militare in ordine ideologico, a cura di Gabriella Gioli, p. XIII,
Franco Angeli editore, Milano, 2006
[76] Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due
secoli, Tipografia del giornale La Discussione, Napoli, [99] Alexander Baillie-Cochrane, The prisons of Naples in
p.111 Young Italy by Alexander Baillie Cochrane, Londra, John
W. Parker, 1850, pp. 262-279. ISBN non esistente
[77] Intervista ad Arrigo Petacco autore del ”Il Regno del Sud”
in www.giornale.ms. URL consultato il 3 novembre 2010. [100] Coppola, p. 629
22 6 NOTE
[101] Coppola, pp. 619-620 [122] Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi, 1972, p.25
[129] vedi pag 702 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
[109] vedi p.223-224 Gianni Oliva, Un regno che è stato grande,
del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
Mondadori, 2012
Volume 3, A. Vallardi, 1918
[110] (EN) William Ewart Gladstone, Two Letters to the Earl of
[130] Pietro Corelli, La stella d'Italia; o, Nove secoli di Casa
Aberdeen, on the State Prosecutions of the Neopolitan Go-
Savoia, Vol. 5, Milano, Alessandro Ripamonti Editore,
vernment, Londra, John Murray Publication, 1851. ISBN
1863, p. 388. ISBN non esistente
non esistente
[131] In Gran Bretagna, infatti, le pene corporali stabilite dai
[111] Gigi Di Fiore (2007), p. 93 tribunali non erano infrequenti.
[112] Raffaele De Cesare, La fine di un regno: Ferdinando II, S. [132] Salvatore Maniscalco
Lapi, 1909, p.68
[133] Alberto Santoni, Storia e politica navale dell'età moder-
[113] vedi p.224 Gianni Oliva, Un regno che è stato grande, na: XV-XIX secolo, Roma, Ufficio storico della marina
Mondadori, 2012 militare, 1998, p. 305.
[114] (FR) Alphonse Balleydier, La vérité sur les affaires de [134] Roberto Martucci, L'invenzione dell'Italia unita: 1855-
Naples, réfutation des lettres de m. Gladstone, Parigi, 1864, Firenze, Sansoni, 1999, p. 165, ISBN 88-383-
Imprimerie de W. Remquet, 1851, pp. 5-6. ISBN non 1828-X.
esistente
[135] Harold Acton , p. 493
[115] (FR) Jules Gondon, La terreur dans le royaume de Naples,
lettre au right honorable W.E. Gladstone en réponse à ses [136] Giuseppe Pandolfo, Una Rivoluzione tradita:da Marsala a
Deux lettres à lord Aberdeen, Parigi, Auguste Vaton, 1851. Bronte, Italo-Latino-Americana Palma, 1986.
ISBN non esistente [137] Félix Dupanloup, La sovranità del Pontefice secondo il
diritto cattolico e il diritto europeo, Tipografia Monaldi,
[116] Raffaele Cotugno, Tra reazioni e rivoluzioni. Contributo
1861, p. IV.
alla storia dei Borboni di Napoli dal 1849 al 1860, Lucera,
M. & R. Frattarolo, s.a., p. 97. ISBN non esistente [138] Andrea Carteny, Contro l'unità d'Italia, di Pierre Joseph
Proudhon, Miraggi Edizioni, 2010, p. 12.
[117] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due sicilie: dal 1847
al 1861, Volume Primo, Trieste, Brenner, 1868, pp. [139] Angelo Tamborra, Garibaldi e l'Europa, Roma, Stato
377-378, ISBN non esistente. maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, 1983, p. 27.
[118] Domenico Razzano, La Biografia che Luigi Settem- [140] Francesco Protonotari, Nuova antologia, Vol. 548-549,
brini scrisse di Ferdinando II, a cura di Vincenzo Direzione della Nuova Antologia, 1982, p. 61.
D'Amico, Battipaglia, Ripostes, 2010, p. 26, ISBN
[141] pag. 88 D. M. Smith, Garibaldi, una grande vita in breve,
978-88-96933-02-2.
Lerici, 1966
[119] Maria Gaia Gajo, Le lettere di Gladstone ad Aberdeen in
[142] Editori Vari, Cronaca degli avvenimenti di Sicilia da aprile
Rassegna Storica del Risorgimento, anno LIX, fasc. IV,
1860 a marzo 1861, Harvard College Library, 1863, p.80,
ottobre-dicembre 1973, pp. 31-47.
cit.:«Nella camera de' comuni d' Inghilterra il deputato sir
[120] in Cotugno (lettere), pp. 8-9 e in Alfredo Comandini, Osborne accusa i legni inglesi di aver favorito lo sbarco di
L'Italia nei cento anni del secolo XIX, vol. III (1850-1860), Garibaldi a Marsala : il ministro lord Russell fa una ri-
Milano, A. Vallardi, 1907-1918, p. 20. sposta, in ogni parola della quale si può desumere qualche
spiegazione sullo spirito della politica inglese ne' fatti di
[121] Coppola, pp. 616-617 Sicilia.»
23
[143] pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Storia di Giuseppe Gari- [162] Gigi Di Fiore (1993), p. 45
baldi - Volume secondo - Documenti, Napoli, Stabilimento
tipografico Perrotti, 1870 [163] Marc Monnier, La Camorra: Notizie storiche raccolte e do-
cumentate, Firenze, Barbèra Editore, 1863, p. 84, ISBN
[144] Comandante la flotta inglese nel Mediterraneo non esistente. URL consultato il 6 dicembre 2011.
[145] Il testo integrale dell'interpellanza è riportato, numera- «[...] la camorra fu rispettata, usata spesso
to come doc. 23 pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Sto- sotto i Borboni fino al 1848. Essa forma-
ria di Giuseppe Garibaldi - Volume secondo - Documenti, va una specie di polizia scismatica, meglio
Napoli, Stabilimento tipografico Perrotti, 1870. istruita sui delitti comuni della polizia orto-
dossa, che occupavasi soltanto dei delitti po-
[146] In quell'anno la Danimarca venne attaccata da Austria e litici. [...] Inoltre la camorra [...] era incari-
Prussia cata della polizia delle prigioni, dei mercati,
[147] pagg. 906-907 in Giuseppe da Forio, Vita di Garibaldi, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi
Napoli, Stabilimento tipografico Perrotti, 1870(?) malfamati della città».
[148] Patrick Keyes O'Clery, L'Italia dal Congresso di Parigi a [164] Quando la camorra aiutò Garibaldi in nome della libertà
Porta Pia, Roma, 1980, p.118. di delinquere in Il Giornale (Milano), Società Europea di
Edizioni, 16 luglio 2011. URL consultato il 6 dicembre
[149] Lucy Riall, Il Sud e i conflitti sociali L'Unificazione,(2011), 2011.
Treccani.it, 2011
[165] vedi pag. 21 in Marcella Marmo, Il coltello e il mercato. La
[150] Massimo De Leonardis, Malta tra Risorgimento e anti- camorra prima e dopo l'Unita' d'Italia, Editore: L'ancora
Risorgimento. La visita di Garibaldi nel 1864 in Rassegna del Mediterraneo, 2011
storica del Risorgimento, vol. LXXII, fasc. III, 1985, pp.
339-341. [166] vedi pag. 75-76 in Salvatore Lupo, L'unificazione italiana.
Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile, Donzelli editore,
[151] Herbert G. Houze, Samuel Colt: arms, art, and invention, 2011
Yale University Press, 2006, p.187.
[167] Gigi Di Fiore (1993), pp. 62-64
[152] Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due
secoli, Tipografia del giornale La Discussione, Napoli, [168] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 90.
p.111
[169] Vedi pag. 76 in S. Lupo ibidem
[153] Raffaele De Cesare, La fine di un regno, Vol. 2, Città di
Castello, Scipione Lapi, 1909, p. 233. [170] Gigi Di Fiore (1993), pp. 62-63
[154] Gigi Di Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e mi- [171] Gigi Di Fiore (1993), pp. 63-64
sfatti del Risorgimento, Napoli, Rizzoli Editore, 2007, p. [172] Gigi Di Fiore (1993), p. 12
114, ISBN 88-17-01846-5.
[173] Ferdinando Russo, Ernesto Serao, La camorra, Napoli,
[155] • Carlo Agrati, I mille nella storia e nella leggen- Bidieri, 1907, p. 63, ISBN non esistente.
da, Milano, Mondadori, 1933, p. 172. ISBN non
esistente [174] Giovanni La Cecilia, Storia dell'insurrezione siciliana, Tip.
Sanvito, Milano, 1860, p. 318.
[156] Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Milano, 2003, p. 78-
79. [175] Harold Acton , p. 517
[157] Archivio privato Giuseppe Catenacci, missive e documen- [176] Salvatore De Crescenzo
ti famiglia Quandel: lettera del tenente colonnello Nicola
Landi a Raffaele De Cesare, 9 agosto 1898. Citato in Gigi [177] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 55.
Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia, p.147.
[178] decreto
[158] vedi pag. 211, Raffale De Cesare, La fine di un regno, vol
[179] vedi il capitolo XLIV-La camorra di G. Garibaldi, I Mille,
II., S.Lapi tipografo, Città di Castello, 1900
1874
[159] Vedi pag. 84 in Carlo Pellion di Persano, Diario privato-
[180] Si veda anche pag 74 di Pasquale Fornaro, István Türr:
politico-militare nella campagna navale degli anni 1860 e
una biografia politica , Rubbettino Editore, 2004,
1861 - seconda parte, Tipografia Arnaldi, Torino, 1870
online [181] Gigi Di Fiore (1993), p. 64
[160] Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere: liberali & [182] pag 126 Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia.
massoni contro la Chiesa, Roma, Edizioni Ares, 1998, p. Fatti e misfatti del Risorgimento
314, ISBN 88-8155-156-X.
[183] Giacinto de’ Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al
[161] Carlo Pellion di Persano, La presa di Ancona: Diario pri- 1861, vol. V, libro XXVIII p. 261, Berisio, Napoli 1964
vato politico-militare (1860), Pordenone, Edizioni Studio
Tesi, 1990, p. 91, ISBN 88-7692-210-5. URL consultato [184] Atti del governo estratti dal giornale officiale di Napoli,
il 23 febbraio 2011. Edizioni 1-27, Napoli, 1860, pp. 178-179.
24 6 NOTE
[185] Gigi Di Fiore (1993), p. 65 [209] Mario Iaquinta, Mezzogiorno, emigrazione di massa e sot-
tosviluppo, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2002. pag.
[186] Gigi Di Fiore (1993), p. 69 63 ISBN 88-8101-112-3
[187] Salvatore De Crescenzo. Biblioteca digitale della camorra, [210] Gigi Di Fiore, Quelle fortezze-carceri dove i «terroni»
Università degli studi di Napoli Federico II morivano. URL consultato il 17 gennaio 2011.
[188] Gigi Di Fiore (1993), p. 68
[211] Cavour, La liberazione del Mezzogiorno, vol.IV, p.295.
[189] Vedi pag. 67 in Giordano Bruno Guerri, Il sangue del Sud, Citato in Gigi Di Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia,
Mondadori, 2011 p.174
[190] vedi pag. 393 in Giovanni La Cecilia, Storia [212] Il numero dei detenuti è stato riportato da Alfredo Coman-
dell'insurrezione siciliana: dei successivi avvenimenti dini in una pubblicazione intitolata L'Italia nei Cento anni
per l'indipendenza ed unione d'Italia, Vol II, Libreria (1801-1900) del secolo XIX giorno per giorno illustrata.
Sanvito, Milano, 1861 Citato in Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia,
p.177
[191] Gigi di Fiore, controstoria dell'Unità d'Italia
[213] Gigi Di Fiore, I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi
[192] Plebiscito in Treccani.it. URL consultato il 18 gennaio combatté per i Borbone di Napoli, UTET Università, 2004.
2011.
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8 Voci correlate
• Brigantaggio postunitario
• Meridionalismo
• Plebisciti del Regno d'Italia
• Piemontesizzazione
• Questione meridionale
• Risorgimento
9 Collegamenti esterni
• Centro Studi Civitanovesi: ALTRI RISORGIMEN-
TI, otto conferenze dedicate al 150º anniversario
dell'Unità d'Italia.
28 10 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE
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