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Revisionismo del Risorgimento

Il revisionismo del Risorgimento è il riesame, attua-


to attraverso un approccio critico, di quel periodo della
storia d'Italia noto come Risorgimento.
L'analisi posta in essere dai vari autori non è univoca,
poiché diverse sono le “anime” rintracciabili nell'ampio
panorama dell'interpretazione o reinterpretazione del Ri-
sorgimento e, in particolare, degli eventi che condussero
all'unificazione politica dell'Italia peninsulare e insulare
in una sola entità statuale, delle istanze e dei presuppo-
sti alla base di tali eventi, delle condizioni economiche e
sociali degli stati preunitari, degli interventi legislativi e
militari attuati dal neonato Regno d'Italia per mantene-
re il nuovo assetto istituzionale, delle politiche economi-
che, fiscali, daziarie e sociali realizzate dai diversi governi
unitari nelle province meridionali e degli effetti di queste
stesse politiche.

La penisola italiana prima dell'unificazione


1 Contesto e premesse storiche del
revisionismo del Risorgimento 2 Interpretazioni revisionistiche
Le idee alla base del movimento revisionista cominciaro-
del Risorgimento
no a sorgere e consolidarsi già negli anni immediatamente
successivi agli eventi che condussero il Regno di Sarde- Vari autori e personaggi politici hanno espresso una vi-
gna a trasformarsi in Regno d'Italia, ancor prima della na- sione critica del fenomeno dell'unificazione italiana, con
scita di un dibattito storiografico in materia. I primi dubbi letture spesso diverse ma accomunate da una visione
sulle ragioni alla base della politica estera di Casa Savoia polemica di fondo. Il processo di revisione iniziò già
furono sollevate da Giuseppe Mazzini, uno dei teorici e nell'immediatezza dell'unificazione italiana, trovando in
fautori dell'unificazione italiana. Questi, al proposito, teo- Giacinto de' Sivo il suo esponente di maggior rilievo.
rizzò sul suo giornale Italia del popolo che il governo di In epoca successiva, si segnalano i contributi critici di
Cavour non fosse stato interessato al principio di un'Italia numerosi meridionalisti, tra cui Piero Gobetti, Antonio
unita, ma semplicemente ad allargare i confini dello Stato Gramsci, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nit-
sabaudo.[1] ti. In età contemporanea, è possibile citare tra gli al-
tri le opere di Carlo Alianello, Gigi Di Fiore, Lorenzo
Anche una volta unificata l'Italia, Mazzini tornò ad Del Boca, Eugenio Di Rienzo, Nicola Zitara, Michele
attaccare in proposito il governo della nuova nazione: Topa, Tommaso Pedio, Salvatore Lupo e Roberto Mar-
Le dichiarazioni di Mazzini sono antesignane della di- tucci; e tra gli storici stranieri, Denis Mack Smith
sputa ideale sul processo di unificazione, che iniziò già e Christopher Duggan. Tra i revisionisti di estrazione
nel corso del Novecento, come continuazione del dibat- cattolica, è possibile ricordare Angela Pellicciari.
tito polemico tra i partiti risorgimentali moderato e de-
mocratico. Le prime critiche contro le ricostruzioni agio-
grafiche provennero dagli stessi esponenti liberali, i qua- 3 Argomentazioni del revisionismo
li avevano promosso con entusiasmo ogni attività poli-
tica utile alla causa nazionale. Tra i principali bersagli storico del Risorgimento
polemici vi fu la politica accentratrice del nuovo Sta-
to unitario, definita negativamente con il neologismo di Un certo numero di revisionisti sostengono che
"piemontesizzazione". l'invasione del Regno delle Due Sicilie non sia stata

1
2 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

temente le attività economiche del sud Italia a favore di


quelle del nord.[20][21]
Il peggiorare improvviso delle condizioni economi-
che ed il forte contrasto sociale e culturale tra pie-
montesi e abitanti delle regioni meridionali annes-
se sarebbe stato alla base dell'esplosione del fenome-
no del brigantaggio, interpretato dai revisionisti come
movimento di resistenza[22][23] (durante il quale i sa-
baudi si resero colpevoli di crimini di guerra quali
deportazioni[24][25][26][27] , eccidi[28][29] e stupri[29][30] ) ed
alla successiva massiccia emigrazione che colpì i ter-
ritori meridionali[31][32] . Alcuni autori sostengono che
nell'opera di annichilimento culturale e sociale avreb-
bero avuto un'influenza le teorie razziste elaborate da
Lombroso a partire dal 1864, e pubblicate a partire dal
1876, che furono adottate come base pseudoscientifica
Mappa del Regno delle Due Sicilie per giustificare le repressioni in atto,[33][34] ma questo
punto è tuttora oggetto di dibattito.

dettata da motivi ideali legati alla volontà di unire l'Italia,


ma sia piuttosto derivata dalla volontà del Regno di 3.1 Situazione economica e sociale delle
Sardegna di allargare i propri confini a danno degli stati Due Sicilie
contigui, incamerandone inoltre le ricchezze per sanare il
proprio deficit[3][4][5] . Al fine di conseguire questo scopo,
il Regno di Sardegna, attraverso soprattutto l'opera
diplomatica di Cavour, si sarebbe assicurato l'appoggio
sia dell'Inghilterra[6] , che della Francia, che a diverso
titolo avevano interesse in proposito.
In quest'ottica, la spedizione dei Mille non sarebbe sta-
ta un moto spontaneo di pochi idealisti, ma la testa di
ponte di un'invasione pianificata a tavolino. In prepara-
zione di quest’ultima, sarebbe stata effettuata una vasta
opera di mistificazione e propaganda ai danni del go-
verno borbonico[7][8] , la quale aveva lo scopo di accen-
tuarne l'isolamento diplomatico. Contemporaneamente, Inaugurazione della linea ferroviaria Napoli-Portici
il governo piemontese avrebbe effettuato una vasta ma-
novra di corruzione degli alti gradi dell'esercito e della
Molti revisionisti sostengono che il Regno delle Due Si-
marina del Regno delle Due Sicilie[9][10] . Oltre che con cilie, generalmente descritto come uno Stato povero e
l'appoggio del Regno Unito[11] e marginalmente francese,
oppresso[35][36] , fosse in realtà un regno in cui si vive-
nonché della massoneria internazionale[12] , l'impresa dei va un certo benessere[37] , con un buon tasso di progresso
Mille sarebbe stata effettuata con l'appoggio della mafia
economico, sociale e culturale e che stava attraversando
in Sicilia[13] , e della camorra a Napoli[13][14][15] , e sareb- una fase di sviluppo crescente, bruscamente fermata dalle
be stata successivamente consolidata con l'invasione del
modifiche indotte dalla piemontesizzazione.[38]
Regno delle Due Sicilie da parte delle truppe sabaude,
senza che tale atto fosse preceduto da una dichiarazione A supporto di questa tesi viene generalmente citata
di guerra[16][17][18] . l'opera dell'economista lucano Francesco Saverio Nitti,
che fu tra l'altro Presidente del consiglio dei ministri del
Sempre secondo tali autori, in seguito all'invasione, sa- Regno d'Italia tra il 1919 e il 1920. Agli inizi del Nove-
rebbero stati organizzati dei plebisciti-farsa, tesi a di- cento, quest'ultimo compì studi approfonditi sulla situa-
pingere come moto popolare spontaneo degli abitanti zione economica del regno borbonico e degli altri stati
delle Due Sicilie il rivolgimento in atto, e a giustifica- che comporranno in seguito l'Italia unita, sostenendo che
re l'operato piemontese di fronte all'opinione pubblica le Due Sicilie fossero lo Stato che apportò al bilancio ita-
europea[19] . liano minori debiti e la più grande ricchezza pubblica sot-
Dopo l'annessione, il Piemonte avrebbe infine procedu- to tutte le forme[39] . In particolare, nelle sue opere Scienza
to ad un'opera di estensione della propria organizzazione delle Finanze e Nord e Sud, Nitti riportò che al momen-
statale, con norme e persone piemontesi, all'intero terri- to dell'introduzione della lira, nel Regno delle Due Sicilie
torio del neonato Regno d’Italia, cancellando leggi ed or- furono ritirate 443,3 milioni di monete di vario conio[40]
dinamenti secolari, e smantellando più o meno coscien- pari al 65,7% di tutte le monete circolanti nella penisola;
3.1 Situazione economica e sociale delle Due Sicilie 3

mentre il Regno di Sardegna ne aveva 27,1 milioni[41] . te dal recente studio quantitativo di Stefano Fenoaltea e
Nitti pose inoltre l'accento sulle condizioni economiche Carlo Ciccarelli[48] "Through the Magnifying Glass: Pro-
del Regno delle Due Sicilie, all'epoca quello dotato di vincial Aspects of Industrial Growth in Post-Unification
maggiore solidità finanziaria, e sulle condizioni opposte Italy", pubblicato dalla Banca d'Italia nella collana Qua-
dello Stato piemontese: derni di Storia Economica. In questo lavoro, gli studiosi
Le posizioni di Nitti furono tuttavia contestate da indagano le ragioni per le quali il Mezzogiorno non ha te-
Giustino Fortunato, altro studioso meridionalista[43] . nuto dopo l'unificazione lo stesso passo di sviluppo indu-
striale del resto d'Italia, lamentando, tra l'altro, che la di-
A sostegno di quanto affermato da Nitti, altri autori ri- scussione sulla Questione Meridionale in proposito si sia
portano che l'entità del risparmio pubblico e privato nelle a lungo basata non su stime quantitative. Nell'ambito del-
Due Sicilie era di notevoli dimensioni. Nel periodo im- le conclusioni del proprio lavoro, Fenoaltea e Ciccarelli
mediatamente precedente alla spedizione dei Mille, il so- affermano:
lo Banco delle Due Sicilie (evoluzione del Banco di Napo-
li fondato nel 1584) gestiva una somma pari a 33 milioni Oltre a porre l'accento sulle buone condizioni economi-
di ducati tra depositi pubblici e privati, equivalenti a cir- che delle Due Sicilie prima dell'unità, diversi revisionisti
ca 140 milioni di lire piemontesi (il tasso di cambio tra le riportano i numerosi primati del Regno in campo scien-
due monete era infatti pari ad un rapporto di 4,25:1,[44] tifico e tecnologico, sostenendone su questa base il pro-
in favore di quella napoletana) . A tale somma andava- gresso civile e sociale. È ad esempio accertato che nel-
no aggiunti due milioni di sterline, pari a circa 60 milio- le Due Sicilie sia stata costruita la prima nave a vapo-
ni di ducati (e quindi a 255 milioni di lire piemontesi) re nel Mediterraneo (1818)[50] ; la prima linea ferroviaria
di proprietà personale di Francesco II. Altri 30 milioni italiana (Napoli-Portici, 1839); la prima illuminazione a
di ducati (equivalenti ad altri 127,5 milioni di lire pie- gas in Italia (1839); il primo osservatorio vulcanologico
montesi) erano invece custoditi dalle banche siciliane[45] . del mondo (Osservatorio Vesuviano (1841)[51] ed ema-
Oltre al già citato Banco di Napoli, nella capitale era pre- nate le prime norme antisismiche d'Europa (1783)[52] .
sente una delle uniche quattro filiali europee (le altre era- Gli stessi autori sottolineano inoltre la presenza di im-
no a Londra, Parigi e Vienna) della banca della famiglia pianti industriali avanzati come la fabbrica metalmecca-
Rothschild.[46] nica di Pietrarsa (la più grande di tutta la penisola),[53] ;
il Cantiere navale di Castellammare di Stabia[54] , il Polo
siderurgico di Mongiana[55] e quello tessile, settecente-
sco, di San Leucio (oggi sito patrimonio dell'umanità
dell'UNESCO).Oltre ai primati del Regno nella sua to-
talità, i revisionisti riportano inoltre alcuni dati su Napo-
li. L'allora capitale, tra i numerosi primati, aveva quelli
di prima città d'Italia (e la terza d'Europa) per numero
di abitanti; di città d'Italia con il più alto numero di ti-
pografie (113) e per pubblicazioni di giornali e riviste;
ed il più alto numero di conservatori musicali e di teatri,
fra cui il famoso San Carlo (1737), tuttora il più anti-
co teatro d'opera d'Europa in attività. A Napoli era in-
fine stata fondata la prima cattedra di economia politi-
ca a livello mondiale, nata ad opera di Antonio Genovesi
nel 1754[56] nell'ambito dell'università Federico II, la più
antica università statale d'Europa[57] .
La Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo
Altri storici sono di diverso avviso. Giustino Fortunato
Quanto sostenuto dagli storici revisionisti sulla base di sostenne che il Mezzogiorno fosse affetto da una pover-
aspetti qualitativi dell'economia, è stato di recente ogget- tà atavica, che sarebbe stata in gran parte determinata
to di studio scientifico da parte di ricercatori moderni. dalle avverse condizioni geografiche e climatiche della
Gli economisti Vittorio Daniele dell'Università di Catan- regione.[58] . Tommaso Pedio, pur cogliendo alcuni segna-
zaro e Paolo Malanima dell'"Istituto di Studi sulle So- li di rinnovamento economico nel Regno delle Due Sicilie
cietà del Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ri- durante la prima metà dell'Ottocento, ha spesso riporta-
cerche" (ISSM - CNR) di Napoli hanno di recente pub- to, nei suoi saggi, le misere condizioni in cui versavano
blicato un'analisi delle serie storiche del prodotto delle all'epoca i lavoratori del Regno delle Due Sicilie, privi,
regioni nel periodo 1861-2004. Nell'ambito delle con- nella maggior parte dei casi, di tutele e con bassi livelli
clusioni del loro lavoro, essi sostengono che al momen- di reddito. Denis Mack Smith ritiene che le condizioni
to dell'annessione non vi fosse alcun reale divario eco- economiche e sociali del Meridione preunitario fossero
nomico tra nord e sud e che esso iniziò a manifestarsi proprie di regioni arretrate e che la maggior parte degli
nell'ultimo ventennio dell'800.[47] abitanti dell'area vivesse nello squallore. Secondo lo sto-
rico inglese, le cause di tale situazione sarebbero da ricer-
Le posizioni di Malanima e Daniele vengono corrobora-
4 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

care nei Borbone che egli ritenne sostenitori del sistema il disavanzo[66] .
feudale: La solidità finanziaria delle Due Sicilie e la contempo-
ranea situazione opposta a carico del Piemonte, è stata
esemplificata in questo modo dall'economista Francesco
3.2 La crisi finanziaria del Regno di Saverio Nitti:
Sardegna Anche la storica revisionista di impostazione cattoli-
ca Angela Pellicciari sostiene quanto sopra, riportando
Una parte della corrente revisionista sostiene che il vero una frase di Pier Carlo Boggio, deputato del Regno di
motivo della conquista degli stati preunitari, ed in parti- Sardegna[68] . Quest'ultimo scrisse nella sua opera Fra un
colare del Regno delle Due Sicilie, non sia stato di na- mese! (1859) che «la pace ora significherebbe per il Pie-
tura ideale, ma piuttosto riconducibile alla crisi finan- monte la riazione e la bancarotta»[69] affermando che i
ziaria del regno sabaudo[3][4] ; il quale, tra il 1848 e il gravi problemi finanziari del Piemonte erano conseguen-
1859, avrebbe accumulato un debito di circa 910 milio- za delle ingenti spese derivanti dal suo impegno per la
ni di lire[60] . Già nel luglio 1850, infatti, lo stesso con- causa nazionale:
te di Cavour così esprimeva in un intervento alla Came-
ra le sue preoccupazioni riguardo allo Stato delle finanze
piemontesi: 3.3 La tesi del complotto internazionale
Gli autori revisionisti ritengono che ad incidere sul pas- contro il Regno delle Due Sicilie
sivo del bilancio dello Stato sabaudo fossero le spese so-
stenute per le diverse guerre espansionistiche, e non, vo-
lute per inserirsi nel gioco diplomatico internazionale. In
particolare, la guerra di Crimea, che Cavour considerava
un buon trampolino di lancio per introdurre il Piemon-
te sullo scacchiere politico europeo, comportò a Tori-
no un importante sacrificio economico, che fu finanziato
con la contrazione di un debito con la Gran Bretagna che
verrà saldato solo nel 1902, andando a gravare per oltre
quarant'anni sul bilancio dello Stato unitario[62] .
Diverse fonti confermano lo stato di forte crisi finanziaria
del Regno di Sardegna, riportando, invece, una situazio-
ne opposta per il Regno delle Due Sicilie. Secondo tali
fonti, infatti, il debito pubblico delle Due Sicilie era un
terzo di quello piemontese (26 milioni di lire contro 64),
ma all'unificazione tale passivo fu accollato anche ai ter-
ritori degli altri stati preunitari. In particolare, in un suo
studio del 1862, il barone Giacomo Savarese confrontò
le rendite (cioè i titoli di Stato), di Piemonte e Due Si-
cilie. In particolare, evidenziò che il Piemonte aveva nel
1847 un debito pubblico limitato a 9.342.707,04 lire an-
nue, il quale negli anni successivi lievitò a tal punto che
nel solo 1860 furono emesse rendite per 67.974.177,10
lire[63] . Per contro, il totale delle emissioni di titoli del
debito pubblico delle Due Sicilie, nel decennio 1848- Ferdinando II delle Due Sicilie
1859, assommò a 5.210.731,00 lire[63] . Savarese, inol-
tre, mise a confronto, sempre nel decennio preso a pe- Con l'ascesa al trono di Ferdinando II, la politica estera
riodo di riferimento, i bilanci e le leggi allegate delle del Regno delle Due Sicilie fu caratterizzata da un orien-
Due Sicilie e del Piemonte deducendone che quest'ultimo tamento molto chiaro: il sovrano voleva trasformare il re-
aveva accumulato, un disavanzo maggiore del primo di gno in uno Stato nelle cui faccende nessun altro stato aves-
234.966.907,40 lire (369.308.006,59 lire del Piemonte se da immischiarsi, tale da non dar noia agli altri e da non
contro 134.341.099,19 lire delle Due Sicilie – che, ne- permetterne per sé. Di conseguenza, il reame di Sua Mae-
gli anni 1856 e 1859, avevano fatto registrare finanche stà Siciliana mantenne, riporta Croce, un contegno non
un avanzo di bilancio)[64] . Sempre nello stesso periodo, servile verso l'Inghilterra[70] ; ma, tale atteggiamento, se-
il Piemonte aveva approvato 22 provvedimenti legislati- condo quanto riferisce Paolo Mieli, non fu gradito al Re-
vi che introducevano nuove tasse o aggravavano quelle gno Unito, poiché Londra riteneva che l'aver protetto la
già esistenti (contro nessuna nuova tassa o aggravio nel- monarchia borbonica in età napoleonica le desse i titoli
le Due Sicilie), nonché altre disposizioni che decretarono per poter ottenere una totale subalternità da parte di Ferdi-
l'alienazione di una serie di beni pubblici[65] per ridurre nando II [71] . Dei guasti rapporti anglo-napoletani riporta
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 5

anche lo storico calabrese Ernesto Pontieri che definisce 3.3.2 I rapporti tra Regno di Sardegna e Inghilterra
la politica britannica verso le Due Sicilie come una poli-
tica di rancori, di insidie, di mal celata avversione verso Secondo alcuni filoni revisionisti, una macchinazione
chi, non senza ragione, conservava rispetto all'Inghilterra, contro il Regno delle Due Sicilie sarebbe stata ordita dal
immutata la sua diffidenza[72] . La nuova politica adottata Regno di Sardegna e l'Inghilterra, con lo scopo di trarre
dal reame delle Due Sicilie, con particolare riferimento entrambi profitto dal collasso dello Stato borbonico[37] .
a determinati episodi storici, contribuì, dunque, secondo Carlo Alianello sostenne che, oltre al regno sardo, anche
taluni autori, ad incrinare le relazioni internazionali tra la Gran Bretagna, una delle maggiori potenze mondia-
Napoli e Londra. li, aveva i suoi punti deboli (come la Grande carestia in
Alcuni revisionisti sostengono che, in seguito alle politi- Irlanda, a quel tempo parte del Regno Unito, che, oltre
che adottate dal sovrano, il regno borbonico fosse cadu- a provocare migliaia di morti, portò [37]
un elevato tasso di
[73]
to in una situazione di isolamento diplomatico . Fer- emigrazione verso le Americhe). .
dinando II, infatti, aveva effettuato la scelta di perse- Tuttavia non vi è ancora molta chiarezza sul ruolo di Ca-
guire una politica autarchica nella gestione dello Stato, vour nell'annessione del regno delle Due Sicilie. Secon-
che sul fronte estero si tradusse nella non adesione ad un do Arrigo Petacco, il primo ministro piemontese disap-
“partito” specifico. Il Regno delle Due Sicilie era piut- provava la conquista del regno borbonico e cercò persino
tosto legato all'Austria (Maria Teresa, moglie di Ferdi- di stipulare un accordo con Francesco II per una forma-
nando II, era austriaca) ed aveva relazioni di lunga data zione di uno Stato federale, ma quest'ultimo si sarebbe
sia con la Francia di Napoleone III, che con l'Inghilterra rifiutato.[77]
(queste ultime risalenti proprio al periodo speso in Sici-
Altri scrittori come Lorenzo Del Boca[78] e Aldo
lia da Ferdinando I). Ferdinando II, tuttavia, aveva dato
Servidio[79] riportano invece che nel 1856, quattro anni
segni fin dall'inizio del suo regno di volere assicurare al
prima della Spedizione dei Mille, Cavour e il conte di
proprio paese un'indipendenza diplomatica[74] , convinto
Clarendon, emissario di Lord Palmerston nonché mini-
com'era che la sua posizione di paese "tra l'acqua santa e
stro degli esteri inglese, ebbero contatti per organizzare
l'acqua salata"[75] lo avrebbe protetto da ingerenze estere,
rivolte antiborboniche nelle Due Sicili.[79] Cavour avreb-
a condizione di avere una potente marina militare.
be ordinato a Carlo Pellion di Persano di prendere contatti
a Napoli con l'avvocato Edwin James, uomo di fiducia del
governo inglese.[78][79]
Il conte di Clarendon si scagliò contro Ferdinando II, al
quale, a suo dire, le potenze progredite dovevano imporre
3.3.1 La prima guerra carlista di ascoltare la voce della giustizia e dell'umanità.[80]

Tra il 1833 e il 1840, ebbe corso la prima guerra Carlista, 3.3.3 I progressi delle Due Sicilie in campo maritti-
conflitto scoppiato per la successione a Ferdinando VII sul mo
trono di Spagna, che vedeva contrapposto a Isabella II, fi-
glia dello scomparso sovrano, il fratello di quest'ultimo, Secondo alcuni filoni revisionisti il contrasto diretto tra
don Carlos. Nel 1834, Ferdinando II non volle fornire la Gran Bretagna ed il Regno delle Due Sicilie avreb-
l'appoggio militare del proprio esercito a Isabella, al fian- be avuto radici nella progressiva affermazione di que-
co della quale erano schierate Francia e Inghilterra, che st'ultimo quale potenza marinara posta al centro del
valutarono la scelta del sovrano delle Due Sicilie come Mediterraneo, e, quindi, in diretto contrasto con gli in-
un atto di insubordinazione. Secondo Paolo Mieli, il ri- teressi inglesi[81][82] . A tal proposito, diverse fonti ripor-
fiuto di Ferdinando II fu determinante nel danneggiare tano come, in particolare sotto il regno di Ferdinando II
irrimediabilmente i rapporti con la Gran Bretagna, poi- di Borbone, la marina mercantile napoletana fosse pro-
ché tale atto fu interpretato dal governo di Londra come gressivamente cresciuta dalle 5.328 unità (102.112 ton-
un eloquente segnale che indicava una precisa volontà del nellate) del 1834 alle 9.847 unità (259.917 tonnellate) del
governo borbonico: liberare il Regno delle Due Sicilie da 1860, e come, soprattutto, fosse mutata la tipologia del
qualsiasi condizione di subalternità, elevandolo al rango naviglio a favore di unità a più elevato tonnellaggio, le
di medio-grande potenza. quali consentivano, quindi, di condurre traffici commer-
Secondo talune interpretazioni revisioniste, le politiche ciali su lunghe distanze[83][84] . Il proposito del sovrano di
adottate da Ferdinando II nelle relazioni diplomatiche e migliorare progressivamente l'influenza commerciale del-
il conseguente contrasto con l'Inghilterra furono tra le cir- la propria Marina nel Mediterraneo era in netto contrasto
costanze che determinarono una convergenza di interessi con la strategia inglese di dominio dei traffici sui mari; i
internazionali verso l'annessione delle Due Sicilie al Pie- lavori per l'apertura del canale di Suez erano appena ini-
monte. Per taluni autori, infatti, il processo di annessio- ziati e dunque le Due Sicilie avrebbero potuto interferire
ne sarebbe stato una operazione pianificata, attuata con il negli interessi inglesi di traffico tra la madrepatria e le
palese sostegno della Gran Bretagna[76] . Indie.[85]
6 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

3.3.4 La disputa territoriale sull'isola Ferdinandea tagna che, oltre a preannunciare il sequestro delle navi
siciliane,[90] mandò nel 1840 una flotta navale nel golfo
Anche la contesa su Ferdinandea, un'isola di circa quat- di Napoli, l'ordine era di bloccare le navi battenti ban-
tro chilometri quadrati emersa dal mare, nel luglio del diera delle Due Sicilie. Ferdinando II come risposta or-
1831, tra Sciacca e Pantelleria e, quindi, entro le acque dinò l'embargo contro tutti i legni mercantili britannici
territoriali siciliane, viene generalmente considerata co- presenti nei porti del regno o lungo le sue coste[91] . Il
me un'altra causa di contrasto tra la Gran Bretagna e le tutto sarebbe sfociato in una vera e propria guerra se il
Due Sicilie. La disputa sull'isolotto cominciò con la pre- sovrano francese Luigi Filippo non fosse riuscito a fare
sa di possesso dello stesso da parte della Gran Bretagna, da arbitro tra i due stati. La contesa venne conclusa con
che, da Malta, inviò la corvetta Rapid, comandata dal te- l'annullamento da parte dello Stato borbonico del contrat-
nente di vascello Charles Henry Swinburne, per sbarca- to stipulato con la Taix Aycard,[92][93] l'obbligo di rifon-
re sull'isola alcuni fanti affinché la occupassero. L'atto dere agli inglesi le perdite che sostenevano di aver avuto
dei britannici, viene considerato, da Paolo Mieli, spro- causa la rescissione del contratto, e di rimborsare ai fran-
porzionato, se si considerano esclusivamente le dimen- cesi il mancato guadagno derivante dall'annullamento del
sioni dell'isola. Il giornalista italiano, infatti, interpreta nuovo accordo.[37]
l'occupazione inglese di Ferdinandea come un segno ine-
quivocabile delle mire britanniche sulla Sicilia, dalla qua-
le Londra importava, non solo prodotti agroalimentari, 3.3.6 La guerra di Crimea e la politica estera di
ma soprattutto lo zolfo e che, quindi, avrebbe avuto inte- Cavour
resse a tenere sotto il proprio controllo[71] . Il 10 agosto,
dunque, gli inglesi piantarono per primi il loro vessillo La politica estera voluta da Ferdinando II, secondo alcu-
sull'isolotto, che fu battezzato isola di Graham. Il 17 ago- ne interpretazioni storiografiche, si estrinsecò anche nella
sto, tuttavia, ritenendo la neonata isola posta all'interno scelta di restare neutrale nella guerra di Crimea, non con-
delle proprie acque territoriali, lo Stato borbonico ne ri- cedendo l'uso dei suoi porti alle flotte inglesi e francesi[94] ,
vendicò l'appartenenza dandole il nome del proprio so- il che gli alienò non poche simpatie. Secondo Paolo Mieli,
vrano. Questa disputa, risolta velocemente con la scom- la guerra di Crimea fu per Ferdinando II l'occasione per
parsa dell'isola a fine dicembre[86] , è generalmente inter- affermare nuovamente le Due Sicilie come stato libero
pretata come un altro indice della volontà di Ferdinando da qualsiasi forma di subalternità. Dopo essersi dichiara-
II di affermare le Due Sicilie come potenza marinara te- to neutrale, infatti, Ferdinando II adottò ogni provvedi-
sa al controllo del Mediterraneo centro-meridionale[82] , mento possibile per non favorire il fronte anglo-francese.
in contrasto diretto con gli interessi inglesi. Il governo borbonico, infatti, emanò disposizioni sanita-
rie, giustificate dall'epidemia di colera sviluppatasi in Cri-
mea, che obbligavano i vascelli provenienti dall'Impero
3.3.5 La questione dello zolfo siciliano ottomano ad una quarantena di quindici giorni. Inoltre,
vietò il rilascio di passaporti ai cittadini siciliani, temen-
Secondo alcuni storici revisionisti, il comportamento de- do che avversatori isolani della dinastia si potessero ar-
gli inglesi sembrerebbe correlato anche con la questione ruolare nella Legione anglo-italiana, composta da fuoriu-
dello zolfo siciliano[87][88] . Tale preziosa materia prima sciti politici italiani[71] . In conseguenza di ciò, il 7 ago-
era gestita dalla Gran Bretagna in regime di monopolio, sto 1855, il primo ministro britannico Palmerston, in una
in virtù di una concessione fatta nel 1816 da Ferdinando I. seduta della Camera dei Comuni, accusò il governo di
A quei tempi, lo zolfo era una risorsa strategica per la fab- Napoli di essersi schierato a favore dell'Impero russo,
bricazione di polvere da sparo, e la produzione delle mi- poiché, secondo il capo del governo britannico, il Regno
niere siciliane copriva l'80% della domanda mondiale[89] . delle Due Sicilie ne era divenuto uno Stato vassallo. Per
Nel 1836, Ferdinando II ritenne svantaggiose per le cas- Palmerston, quindi "il regno borbonico aveva dimostrato
se dello Stato le condizioni economiche della concessio- sfrontatamente la sua ostilità alla Francia e all'Inghilterra
ne assegnata agli inglesi, che traevano profitto dal mi- vietando l'esportazione di merci che il suo stato di neutra-
nerale comprandolo a un costo molto basso e rivenden- le gli avrebbe consentito tranquillamente di continuare a
dolo a prezzi elevati, senza garantire un buon introito al trafficare"[71] ..
suo regno.[37] Il sovrano, che nel frattempo aveva ribas-
Differentemente da Ferdinando II, in tutto il decennio
sato il dazio fiscale sul macinato e rimossa la parte detta
precedente l'unità d'Italia, Cavour fu molto attivo nella
consumo rurale, si trovava in condizione di dover cerca-
diplomazia europea per assicurare allo Stato sabaudo la
re altri mezzi con cui incamerare contributi per le casse
simpatia, se non l'alleanza, di Inghilterra e Francia. È no-
del regno. La soluzione sembrò arrivare dalla Francia nel
to, infatti, che nel 1855 egli inviò un contingente di trup-
tentativo di modificare la partnership commerciale conpe per combattere a fianco di quelle inglesi nella Guerra
gli inglesi. La gestione dello zolfo venne così affidata ad
di Crimea. In questo modo, si guadagnò un seggio alla
una ditta francese, la Taix & Aycard di Marsiglia, che lo
successiva conferenza di pace, dove riuscì far prendere ai
avrebbe pagato almeno il doppio rispetto agli inglesi.[37]
rappresentanti inglesi e francesi una posizione sulla que-
Tutto ciò provocò una forte reazione della Gran Bre- stione italiana. L'amicizia piemontese con la Gran Bre-
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 7

tagna venne confermata dalla visita di stato che re Vit- Queste lettere ebbero un vasto diffusione e provocarono
torio Emanuele II fece alla Regina Vittoria[6] al termi- un vasto eco nell'opinone pubblica europea.
ne del conflitto. Sul fronte diplomatico francese, inve- Nell'introduzione alle lettere, era scritto, tra l'altro:
ce, Cavour riuscì ad avvicinare a sé Napoleone III e lo
fece, secondo quanto riportato da Gigi Di Fiore, anche Le due lettere vennero anche date alle stampe divenendo
grazie alle arti seduttive di una sua parente nei confron- note come: Two Letters to the Earl of Aberdeen, on the
ti dell'Imperatore[95] . L'amicizia con la Francia da parte State Prosecutions of the Neopolitan Government; ebbero
del Piemonte si concretizzò in alleanza militare con gli diverse ristampe[110] e ne venne pubblicata anche una lo-
accordi di Plombières, che posero le basi per la colla- ro traduzione in francese, intitolata Deux Lettres Au Lord
borazione tra francesi e sabaudi contro l'Austria duran- Aberdeen Sur Les Poursuites Politiques Exercées Par Le
te la Seconda guerra di indipendenza italiana e per la Gouvernement Napolitain. Le missive, dunque, si diffu-
successiva annessione della Lombardia al Piemonte. sero in tutta Europa e le affermazioni in esse contenu-
te furono accreditate come vere. A nulla valsero i tenta-
tivi del governo borbonico di smentire le asserzioni del
britannico[111] . La diffusione di tali assunti, inoltre, co-
3.3.7 Le dichiarazioni di Gladstone stò le dimissioni del primo ministro napoletano Giustino
Fortunato, per non aver informato il re della vicenda[112] .
Secondo Gianni Oliva la denuncia di Gladstone era da-
ta dalla preoccupazione che il regno borbonico, dopo gli
eventi del 1848, avrebbe continuato ad essere un fat-
tore d'instabilità politica senza un suo cambiamento su
posizioni meno rigide[113] .
Immediatamente dopo la loro pubblicazione, le accuse di
Gladstone suscitarono reazioni tra i contemporanei, ed i
primi commenti in risposta alle lettere si concentrarono
sulla confutazione delle affermazioni del politico britan-
nico. Alphonse Balleydier, ad esempio, in La vérité sur les
affaires de Naples, réfutation des lettres de m. Gladstone,
si propose di demolire gli assunti su cui Gladstone basava
le sue "fabuleux échafaudage", deplorando, tra l'altro, il
fatto che una volta giunto a Napoli, in luogo di visitare il
ministro Fortunato o rendere omaggio al sovrano, si fos-
se recato subito nelle prigioni a parlare con i più accaniti
avversari del governo napoletano[114] ivi detenuti.
Sempre in Francia, Jules Gondon, al fine di respingere le
accuse di Gladstone, pubblicò il libro La terreur dans le
royaume de Naples, lettre au right honorable W.E. Glad-
stone en réponse à ses Deux lettres à lord Aberdeen[115] . Il
conte Walewski, ambasciatore francese che soggiornò a
Napoli per quasi due anni, scrisse, invece, una lettera a
Lord Palmerston, in cui affermò:
William Gladstone Ad ogni modo, taluni autori collocano le lettere di
Gladstone tra gli episodi che potrebbero essere ascrit-
Il politico conservatore del Regno Unito William Glad- ti all'ipotesi del complotto internazionale ai danni delle
stone, tra l'autunno del 1850 e l'inverno del 1851, sog- Due Sicilie. Gli antirisorgimentali, infatti, ritengono che
giornò a Napoli, con la sua famiglia, per circa quattro le denunce sul presunto malgoverno dei Borbone fossero
mesi: la motivazione ufficiale del suo viaggio riguarda- un chiaro appoggio ai liberali italiani e che esse avrebbe-
va i problemi di salute di una delle sue figlie, Mary, di ro permesso a piemontesi e inglesi di indebolire la posi-
soli 3 anni. Rientrato in patria, in febbraio, scrisse due zione delle Due Sicilie nello scacchiere della diplomazia
lettere al Parlamento britannico, in cui sosteneva che lo internazionale[37] . Secondo Gigi Di Fiore, la motivazione
Stato borbonico fosse in una terribile situazione socia- ufficiale della visita di Gladstone a Napoli, cioè i proble-
le. Gladstone, assistette a Napoli al processo contro Luigi mi di salute di sua figlia, fu soltanto un pretesto: in realtà,
Settembrini e Carlo Poerio e si reco' a visitare il carcere di il motivo del viaggio sarebbe stato quello di relazionare
Nisida, nel quale erano incarcerati senza distinzione e nel- il governo di Londra circa gli eventi del 1848 nelle Due
le medesime condizioni i detenuti politici e i delinquenti Sicilie. Inoltre, per Di Fiore, le lettere di Gladstone sareb-
civili[109] ; nelle lettere scrisse di essere rimasto scioccato bero state finalizzate esclusivamente a screditare lo Stato
dalle condizioni in cui versavano i detenuti[7] . borbonico[111] .
8 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

Paolo Mieli, sposando la tesi della cospirazione orche- La figura di Poerio, come persona di riferimento dei libe-
strata dai due politici britannici, arriva a sostenere che rali napoletani, quindi, sarebbe stato una creazione me-
Palmerston e Gladstone furono "i più implacabili nemici diatica, costruita ad hoc per incarnare la figura del “ti-
della dinastia napoletana"[71] . pico” rivoluzionario liberale da contrapporre ad un'altra
In particolare, alcuni autori hanno sostenuto che le affer- creazione mediatica, il “mostro Bomba", frutto, secondo
mazioni di Gladstone fossero false, che egli non sareb- Harold Acton, di una stampa, da un lato, suggestionata
be mai entrato in alcun carcere borbonico e che quan- dal “giocoliere” Gladstone e, dall'altro, disprezzata dallo
to da egli riportato sarebbe stato partorito dalla mente stesso Ferdinando II[123] ; il Cotugno, in merito alle affer-
mazione del Petrucelli sul Poerio, riporta che: «dimentico
del politico inglese di concerto con il segretario di stato
per gli affari esteri del governo britannico, Lord Palmer- di quel che aveva scritto in onore del Poerio nel suo libro
su "La Rivoluzione di Napoli del 1848", per odio di parte,
ston. Ad esempio, Giacinto de' Sivo in Storia delle Due
Sicilie sostenne che Gladstone fosse stato inviato a Na- lo aggrediva con plateali insulti ne I moribondi del Palazzo
Carignano»[124] . Nel 1885, l'ex Ministro degli esteri in-
poli "col segreto onorevole ufficio", conferitogli da Pal-
merston, di divulgare calunnie riguardanti lo stato delle glese lord James Howard Harris, III conte di Malmesbu-
ry, richiamando il caso Poerio nelle sue memorie, scris-
cose nel reame di Sua Maestà Siciliana[117] . Domenico
Razzano, invece, nell'opera La Biografia che Luigi Set- se che le torture denunciate relativamente al Poerio non
tembrini scrisse di Ferdinando II sostenne che Gladstone, avrebbero potuto corrispondere a verità poiché, avendo-
tornato a Napoli tra il 1888 e il 1889, avrebbe confessato lo incontrato alla Camera dei Lords (a Londra) tre mesi
di non essere mai stato in alcun carcere e di aver scritto dopo la sua liberazione dalla prigione borbonica avvenuta
le due missive dietro incarico di Palmerston, basando le nel 1859, nove anni dopo la visita di Gladstone, lo ritenne
sue dichiarazioni sulle affermazioni di alcuni rivoluzio- in buone condizioni fisiche
nari antiborbonici[118] . Anche Di Fiore riporta che, a di- Secondo alcuni storici la linea assunta dal re Ferdinando
stanza di quaranta anni, il politico britannico sarebbe sta- II verso i condannati per reati politici non sarebbe sta-
to costretto a smentire le affermazioni contenute nelle sue ta delle più dure. Tra il 1851 ed il 1854, riporta Angela
missive, ammettendo che le sue denunce sarebbero state Pellicciari, i tribunali meridionali comminarono 42 con-
da lui stesso inventate e che egli non avrebbe visitato al- danne a morte per delitti politici, ma, non ne fu eseguita
cun penitenziario napoletano[111] . In un articolo compar- alcuna, poiché furono tutte commutate da Ferdinando II
so sulla pubblicazione Rassegna storica del Risorgimen- (19 in ergastoli, 11 in trenta anni di reclusione e 12 in
to, Maria Gaia Gajo, però, avanza dei dubbi in merito pene minori)[126] , viceversa Lord James Howard Harris,
alla possibilità di un'intesa tra Palmerston e Gladstone, nella stessa pagina delle sue memorie in cui parla di Poe-
poiché, ritiene assurdo che, un liberale ed un conservato- rio, osserva che a Napoli i prigionieri politici venivano te-
re (che in passato si era dimostrato un tenace oppositore nuti in carcere per anni, senza condanna, prima di subire
della linea politica di Palmerston) avessero potuto colla- un processo.
borare in tal senso[119] . Ai dubbi sull'effettiva presenza di
Una parte della stampa italiana, seguendo l'eco delle di-
Gladstone nelle carceri borboniche si ricollega un docu- chiarazioni di Gladstone, che continuò a propagarsi negli
mento che indusse coloro che lo hanno considerato come
anni, si scagliò contro il sistema carcerario borbonico. Il
un elemento probatorio. Un memorandum per S. M. Fer- 19 marzo 1857, il "Corriere Mercantile" di Genova, quin-
dinando II del 22 marzo 1850, che descrive le visite di un di l'Italia del Popolo nell'aprile dello stesso anno pubblica-
personaggio distinto a due carceri napoletane e le conver- rono articoli in cui si sosteneva che nelle carceri meridio-
sazioni intrattenute con le autorità delle prigioni, riguar- nali era adoperata la cuffia del silenzio[127] , che sarebbe
do al trattamento dei detenuti (sia comuni, sia politici), e stata inventata da Baione, ispettore di polizia di Paler-
con i detenuti politici stessi (e con il Carlo Poerio in par- mo, ed utilizzata soprattutto nei riguardi di due prigio-
ticolare), è stato, talvolta, interpretato come prova della nieri politici Lo Re e De Medici,[128] , il console generale
presenza del Gladstone in quei luoghi[120] . Il documento, delle Due Sicilie a Genova rispose al Corriere Mercantile
però, risale a circa un anno prima delle presunte visite di dichiarando falso che a Napoli sia stato istituito lo stru-
Gladstone e, secondo Nunzio Coppola, esso riporterebbe, mento di tortura qualificato cuffia del silenzio[129] . Nel
invece, della visita effettuata, il 20 marzo 1850, dal de- 1863, ancora, Pietro Corelli sostenne che, dopo l'arresto
putato inglese Alexander Baillie-Cochrane ai penitenziari di Francesco Riso, in seguito alla rivolta della Gancia, la
partenopei[121] . polizia di Palermo, avrebbe minacciato di adoperare la
Nelle sue missive Gladstone fece ampio riferimento alla cuffia del silenzio su costui, se egli non avesse rivelato i
prigionia che Carlo Poerio scontò sotto il governo bor- nomi degli altri rivoltosi[130] . Si trattava, in sostanza, di
bonico, spendendo, a giudizio di Gigi Di Fiore, parole di uno strumento di tortura composto da una serie di fasce
fuoco, per il liberale napoletano[111] . Ferdinando Petruc- metalliche, da assicurare intorno alla testa del detenuto,
celli della Gattina, in un articolo pubblicato, il 22 gennaio e recante una lingua di ferro ricurva che entrava nella
1861, sul giornale “Unione” di Milano, parlò di Gladsto- bocca fino al palato per impedire a questi di parlare. A
ne e di Poerio, senza, peraltro, negare l'imprigionamento queste affermazioni, risalenti al periodo risorgimentale,
di quest'ultimo: la storica revisionista Pellicciari, ribatte affermando che
3.3 La tesi del complotto internazionale contro il Regno delle Due Sicilie 9

tale dispositivo di costrizione, sarebbe stato ampiamente sell sostenne che l'invio di navi britanniche presso Mar-
adoperato dal sistema carcerario britannico[131] , e sareb- sala era stato ordinato dall'ammiraglio Fanshawe[144] , in
be stato sconosciuto a Napoli e mai impiegato nei peni- seguito alle richieste di protezione avanzate dai nume-
tenziari delle Due Sicilie[127] . Secondo il Dizionario bio- rosi sudditi inglesi, aventi case e interessi commercia-
grafico degli italiani la cuffia del silenzio venne usata dal li a Marsala (come i magazzini vinicoli di Woodhouse
capo della polizia siciliana Salvatore Maniscalco duran- e Ingham)[142] , preoccupati dalla voce di una possibile
te l'azione repressiva susseguente al moto di Mezzojuso insurrezione siciliana e del progetto della spedizione di
(1856) capitanato da Francesco Bentivegna e la caccia Garibaldi. Lord Russell, basandosi anche sul dispaccio
alla banda armata di Salvatore Spinuzza[132] telegrafico spedito dall'ufficiale in capo dell'Intrepid ri-
cevuto dall'ammiragliato, così ricostruì la vicenda: men-
tre era in corso lo sbarco dei garibaldini una fregata
3.3.8 La questione degli aiuti stranieri ai Mille ed un vapore della marina militare napoletana si avvi-
cinarono a Marsala, ma si astennero dallo sparare sulle
navi garibaldine e sugli uomini durante lo sbarco, per
quanto l'ufficiale dell'Intrepid affermasse che avessero
l'opportunità di far fuoco su entrambi gli obiettivi. Suc-
cessivamente allo sbarco il comandante del vapore na-
poletano chiese a Marryatt, comandante dell'Intrepid di
prendere possesso dei due vascelli, l'ufficiale inglese ri-
fiutò non avendo ricevuto istruzioni contrarie all'ordine
di condotta del governo inglese di mantenersi neutrale.
Lord Russell aggiunse che sembrerebbe che il comandan-
Lo sbarco dei Mille a Marsala da un disegno di un ufficiale te napoletano avesse chiesto il richiamo a bordo dei va-
osservatore, a bordo di una nave inglese.
scelli inglesi degli ufficiali eventualmente a terra, richie-
sta prontamente accetta ed eseguita con l'innalzamento
Secondo più fonti revisioniste, il governo inglese avreb- dell'apposito segnale sul pennone, dopo l'imbarco degli
be rivestito un ruolo importante nella spedizione dei Mil- ufficiali iniziò il bombardamento da parte delle due navi
le, finanziando la campagna militare di Garibaldi con 3 borboniche; questa richiesta, secondo Lord Russell po-
milioni di franchi francesi,[11] forniti anche con il con- trebbe essere interpretabile come un atto di cortesia in-
tributo della massoneria statunitense e canadese.[12] Pri- ternazionale da parte dell'ufficiale borbonico ma rimarcò
ma che i Mille giungessero in Sicilia, il contrammiraglio non implicasse che le due navi inglesi si opponessero al
George Rodney Mundy, vicecomandante della Mediter- suo fuoco. Il rappresentante inglese concluse la sua ri-
ranean Fleet della Royal Navy, aveva ricevuto ordine, dal sposta affermando che non risultava che l'ufficiale ingle-
suo governo, di assumere il comando del grosso delle uni- se abbia ecceduto nello svolgere suo dovere, e trovandosi
tà navali della sua flotta e di incrociare nel Tirreno e nel colà per proteggere gli interessi britannici nulla fece di
canale di Sicilia, effettuando frequenti scali nei porti si- più[145] .
ciliani, oltre che a scopo intimidatorio, come riporta Al-
berto Santoni[133] , e di raccolta di informazioni, anche al
fine di attenuare la capacità di reazione borbonica, come
sostiene Roberto Martucci[134] .
Al momento dello sbarco a Marsala, erano presenti due
navi da guerra britanniche nei pressi della costa. I due va-
scelli inglesi Argus e Intrepid, giunsero circa tre ore prima
della comparsa delle navi Piemonte (a bordo della quale
si trovava Garibaldi) e Lombardo[135] . È tuttora contro-
verso il motivo della presenza delle imbarcazioni inglesi
a Marsala[136] , diversi storici revisionisti e fonti sia coeve
che moderne danno per certo che essa fosse diretta ad ap-
poggiare lo sbarco dei garibaldini[137][138][139][140] . Secon-
do D. M. Smith, le navi borboniche arrivarono a distanza
di tiro quando i garibaldini erano tutti sbarcati[141] . Xilografia dell'Illustrated London News raffigurante una fol-
Dopo lo sbarco, vi fu a tal proposito un dibattito nel la festante durante il passaggio di Garibaldi nel corso del suo
parlamento della Gran Bretagna, durante il quale il de- soggiorno londinese del 1864.
putato Sir Osborne accusò le imbarcazioni britanniche
di aver favorito l'approdo di Garibaldi a Marsala[142] . Lo stesso Garibaldi, durante il suo viaggio in Inghilterra
Nella seduta parlamentare del 21 maggio 1860, Osbor- compito nel 1864, il 16 aprile durante un pubblico discor-
ne chiese se corrispondesse a verità quanto era stato ri- so al Crystal Palace Londra, ove era invitato dal Comitato
portato da alcuni giornali sulla vicenda[143] . Lord Rus- Italiano, ringraziò ampiamente l'Inghilterra per l'aiuto ri-
10 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

cevuto: «... L'Inghilterra ci ha aiutato nei buoni e cattivi lifiche, i comandi e lo stipendio. La formula andò a buon
giorni. Il popolo inglese ci prestò assistenza nella guerra fine e i garibaldini avrebbero avuto dalla loro parte circa
dell'Italia meridionale, ed anche ora gli ospizi di Napo- 2300 ufficiali[9][10] .
li sono in gran parte mantenuti dalle largizioni mandate Un esempio è quello di Tommaso Clary, comandante del
da qui. ... Se non fosse stato per l'Inghilterra gemeremmo forte di Milazzo, che, secondo Giuseppe Buttà, "fu vile o
tuttavia sotto il giogo dei Borboni di Napoli. Se non fosse traditore".[152]
stato pel governo inglese, non avrei mai potuto passare lo
stretto di Messina. Concittadini il nostro arrivo a Napoli Un altro ufficiale accusato di tradimento fu Guglielmo
sarebbe stato impedito, se fosse stato possibile, dagli stessi Acton, nipote di John e cugino di secondo grado di Lord
despoti che oggi si sforzano di schiacciare la povera e pic- Acton. Con il grado di capitano di fregata, Acton era
cola Danimarca[146] . ... » e, dopo altre frasi inneggianti comandante della corvetta Stromboli[153] , una delle navi
all'Inghilterra concludeva il discorso promettendo che sa- della flotta borbonica che, nella mattinata dell'11 maggio
rebbe stato pronto contraccambiare l'aiuto ad accorrere 1860, avevano l'incarico di dare la caccia ai due vapori
per assistere l'Inghilterra, se questa fosse stata attaccata e piemontesi che i servizi borbonici avevano indicato tro-
invasa da un nemico[147][148] . varsi nel tratto di mare compreso tra Trapani e Sciacca
e che non contrastarono, se non con forte ritardo[154] , lo
Alcuni storici sostengono, che non vi siano prove dirette sbarco dei Mille a Marsala. L'Acton fu sottoposto ad in-
di un'azione inglese volta a rovesciare il governo borboni- chiesta per il suo comportamento durante lo sbarco; il giu-
co. A tal proposito, la storica Lucy Riall, autrice di un sag- dizio della commissione della marina napoletana sulla sua
gio sulla demitizzazione di Garibaldi scrive: «Tuttavia, condotta fu che essa era stata «irreprensibile»; comun-
pur tenendo presenti i vantaggi derivanti dall'aiuto bri- que fu sospeso per due mesi finché venne assegnato al
tannico, non vi è alcuna prova che il governo della Gran Monarca in armamento presso il cantiere navale di Ca-
Bretagna avesse cospirato con Garibaldi per rovesciare la stellammare di Stabia.[155] Dopo l'Unità, Guglielmo Ac-
monarchia borbonica»[149] . Si osserva inoltre che gli in- ton fu nominato ammiraglio del Regno d'Italia divenen-
glesi non ostacolarono l'organizzazione e il funzionamen- done, in seguito, anche senatore e Ministro della Marina
to di una struttura borbonica nell'isola di Malta, a quel del Governo Lanza (14 dicembre 1869 - 10 luglio 1873)
tempo possedimento inglese, che, a partire dalla caduta dal 15 gennaio 1870 al 5 agosto 1872.
del Regno delle Due Sicilie, organizzava e spediva aiuti
e volontari sul continente, tra cui la spedizione di Borjes La battaglia di Calatafimi, dipinta sovente dalla storio-
salpato da Malta con 21 uomini armati, per alimentare grafia come un'eroica impresa garibaldina,secondo alcu-
la rivolta antiunitaria, questo nonostante le rimostranze ni autori sarebbe stata solamente una farsa. Il generale
italiane espresse sia sull'isola che a Londra, arrivando ad borbonico Francesco Landi fu colpevole, secondo Buttà,
arrestare due ufficiali della Marina italiana per un alterco di una vergognosa condotta dopo il fatto d'armi di Ca-
con redattori di un giornale maltese filoborbonico[150] . latafimi che «...segnò la caduta della Dinastia delle Due
Sicilie».[152]
L'inventore statunitense Samuel Colt, affiliato alla log-
gia massonica “St John’s” del Connecticut,[11] offrì Nonostante la netta superiorità numerica del suo eserci-
all'esercito garibaldino 100 armi da fuoco che compren- to, Landi ritirò le proprie truppe dal campo di battaglia,
devano rivoltelle e carabine, approfittando di poter pub- permettendo ai Mille di poter avanzare senza troppi disa-
blicizzare i suoi prodotti.[151] Dopo la conquista della gi a Palermo.[156] Accusato di tradimento, fu destituito e
Sicilia, Garibaldi sembrò soddisfatto delle armi fornite confinato ad Ischia per ordine di Francesco II. Landi morì
ed acquistò da Colt 23.500 moschetti al costo di circa il 2 febbraio 1861, secondo Di Fiore, di crepacuore per
160.000 dollari.[151] Garibaldi inviò poi una lettera di rin-essere stato ingannato dai garibaldini, i quali gli avreb-
graziamento all'inventore americano e Vittorio Emanuele bero promesso una somma di 14.000 ducati depositata
II gli donò una medaglia d'oro.[151] al Banco di Napoli ma, in realtà, ne avrebbe trovati solo
14.[157] . Raffaele De Cesare smentisce la sua morte per
crepacuore, riportando che mori' dopo alcuni giorni di
3.3.9 L'ipotesi di tradimento degli ufficiali borbo- malattia, ed aggiunge che uno dei suoi figli, per difender-
nici ne la memoria, scrisse a Garibaldi invocando la sua testi-
monianze, Garibaldi rispose smentendo l'accusa di corru-
Gli autori appartenenti ad alcuni filoni revisionisti sosten- zione con una lettera che fu poi pubblicato in un giornale
gono che in aggiunta al supporto britannico e america- di Napoli[158] .
no, i Mille ebbero dalla loro parte anche il rinnegamento
Secondo la Pellicciari la somministrazione di denaro da
di numerosi ufficiali delle Due Sicilie, reso possibile so-
parte del conte Carlo Pellion di Persano, fatta il 31 ago-
prattutto dalle sovvenzioni finanziarie dell'Inghilterra. I
sto 1860, a Salvatore Pes, marchese di Villamarina a
franchi, che sarebbero stati forniti dai britannici furono
Giuseppe Devincenzi Eugenio Fasciotti e al comitato
convertiti in piastre turche (la moneta usata a quel tempo
d'ordine cavouriano (che si opponeva al comitato d'azione
nel commercio internazionale) e sarebbero stati sfrutta-
mazziniano) riportata nelle pagine del diario del conte
ti in gran parte per garantire ai traditori il reclutamento
Carlo Pellion di Persano, sarebbe una prova della pratica
nell'esercito del nuovo Stato, conservando il grado, le qua-
3.4 Commistioni con la camorra 11

della corruzione. In questo passaggio del diario, riportan- Romano, un ex carbonaro che, quando ancora ricopriva
te una lettera scritta a Cavour, sembrerebbe che Persa- la carica di Ministro di polizia sotto Francesco II, iniziò
no potesse disporre di grosse cifre da adoperare per fo- a trattare segretamente con Cavour e Garibaldi e strinse
raggiare i sostenitori della causa unitaria: Ho dovuto Ec- accordi con la Camorra, finalizzati ad agevolare l'avvento
cellenza somministrare altro denaro. Ventimila ducati al del nuovo assetto istituzionale.
Devincenzi, duemila al console Fasciotti, giusta invito del Nel raccontare il tardo XVIII secolo, Gigi Di Fiore ri-
marchese di Villamarina, e quattromila al comitato. Seb- porta che, all'epoca, la camorra era attiva nella gestione
bene tutto questo sia fatto secondo le formole, che ho sta- del gioco d'azzardo e nello sfruttamento della prostitu-
bilite, perché non un soldo passi per le mie mani, pure que-
zione. L'autore poi riporta un passaggio dei giornalisti
sta faccenda di denaro m'intisichisce[159] . Infatti secondo Ferdinando Russo e Ernesto Serao in cui costoro descri-
la Pellicciari l'ammiraglio e futuro ministro della Marina,
vono lo sviluppo storico delle commistioni che sarebbero
fu tra i mandatari di Cavour che ebbero il compito, dopo esistite fra camorra e stato: “Sotto i Borboni la camorra
la conquista garibaldina della Sicilia, di assicurarsi i ser-
era un'organizzazione tollerata in piena luce e richiesta di
vigi, non solo degli ufficiali borbonici, ma anche di espo- servigi non infrequenti. Ai tempi del cardinale Ruffo era
nenti della nobiltà e della classe politica meridionale[160]
lo stato maggiore delle orde reazionarie. Ai tempi del Del
rispetto all'entrata in campo della monarchia sabauda. Il Carretto, capo della polizia, era l'alleato politico e poli-
6 agosto 1860, nel suo diario, scritto mentre era nella rada ziesco del governo. Là dove la sagacia dei commissarii e
di Napoli a bordo della Maria Adelaide, dopo aver incon- il braccio rude dei feroci non riusciva a colpire, riusciva
trato personalità del regno quali Leopoldo conte di Sira- al camorra”[162] . Fino al 1848, riporta Marc Monnier, la
cusa e zio di re Francesco II, Liborio Romano, ed appre- camorra sarebbe stata utilizzata come una sorta di “poli-
sa la notizia delle dimissioni del generale Nunziante così zia scismatica”[163] , in seguito ad una insana alleanza con
sintetizza nella parte conclusiva di una missiva scritta al la polizia: la camorra avrebbe provveduto alla repressio-
primo ministro piemontese: Termino col dargli la buona ne dei piccoli reati come “sorveglianza delle prigioni, dei
notizia che possiamo oramai far conto sulla maggior parte mercati, delle bische, delle case di tolleranza e di tutti i
dell'ufficialità della regia marina napoletana[161] . luoghi malfamati della città", mentre la polizia cittadina
avrebbe tollerato le attività dei camorristi[164] .
3.4 Commistioni con la camorra Non univoca è la ricostruzione della posizione assun-
ta dalla camorra nei rapporti tra governo borbonico e
opposizione liberale, dopo il 1849. Secondo Marcella
Marmo[165] , i camorristi avrebbero mantenuto una po-
sizione di equidistanza fra potere regio e liberali na-
poletani, ben sintetizzata da una loro canzoncina, cita-
ta anche da Salvatore Lupo[166] : “nuje nun simm' cravu-
nar' [carbonari],/nuje nun simm' rialist',/ma facimm' 'e
camorrist',/famm' 'n c... a chill'e a chist'".
Secondo la ricostruzione revisionista ., Ferdinando II av-
viò una campagna di repressione contro la camorra, al-
lo scopo di spezzare quell'alleanza istituzioni-criminalità,
che si era generata. La risposta dei camorristi fu di tipo
politico e si sarebbe concretizzata in una nuova alleanza,
questa volta con i liberali[164] . Ponendosi al “servizio del
movimento liberale”, la camorra favoriva la causa unita-
ria, tanto che, il 2 novembre 1859, Francesco II avrebbe
riferito all'ambasciatore austriaco a Napoli degli elevati
timori che i capi della camorra potessero organizzare una
insurrezione e degli sforzi del governo meridionale per
scongiurare tale ipotesi. Nel giugno del 1860, il Foreign
Office britannico, veniva informato da Henry George El-
liot, plenipotenziario inglese a Napoli, che bande arma-
te di camorristi erano schierate e pronte per affrontare
“la mobilitazione della plebe ancora fedele alla dinastia
borbonica”[164] .
Liborio Romano
Con l'approssimarsi di Garibaldi a Napoli e lo sposta-
Una parte della critica revisionista pone l'accento anche mento di re Francesco II ed esercito a Gaeta, Liborio
sulle modalità con cui agli artefici del Risorgimento si Romano, Prefetto di polizia passato alla fazione filouni-
sarebbero serviti della criminalità organizzata per addi- taria, provvide ad inquadrare i malavitosi nella guardia
venire al fine dell'Unità. La trattazione verte su Liborio
12 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

di commettere crimini ai camorristi che Romano aveva


rimesso in libertà, sempre Romano affidava a costoro il
potere di polizia[168] . Una volta ottenuto il potere, la ca-
morra avviò una serie di assalti ai commissariati di poli-
zia: nascondendosi dietro gli intenti rivoluzionari, i mala-
vitosi esercitarono vendette personali contro i funzionari
della polizia borbonica che li avevano combattuti in pas-
sato. Così, il camorrista Felice Mele, uccise a pugnalate
l'ispettore Perrelli; dopo l'omicidio, il Mele fu nominato
ispettore, in sostituzione del funzionario che egli stesso
aveva assassinato[171] .
Il 7 settembre 1860, afferma Di Fiore, Garibaldi entrò
nella città partenopea disarmato e senza scorta[172] , “solo
grazie all'intervento della camorra": capeggiati dalla “san-
guinaria” Marianna De Crescenzo, sorella di Salvatore e
detta la Sangiovannara, i camorristi assunsero il controllo
delle zone strategiche di Napoli, reprimendo l'attività dei
filoborbonici[164] . Come ricompensa, Garibaldi concesse
la grazia a Tore 'e Criscienzo[173] e confermò Romano
ministro dell'Interno.[174] A sua volta Romano ricambiò
la Camorra e inserì diversi membri dell'organizzazione
nelle istituzioni[175] , tra cui il capo camorrista Salvato-
Il camorrista Salvatore De Crescenzo (Tore 'e Criscienzo) re De Crescenzo[176] , affidando loro incarichi di polizia
e facendo loro amministrare l'erogazione in tre anni di
75.000 ducati al popolo, secondo un decreto di Garibaldi
[177][178]
cittadina, facendo in modo che i camorristi diventasse- emanato nell'ottobre 1860.
[164]
ro i “veri padroni” della città . Romano, massone e Tuttavia Garibaldi, nelle sue memorie “I Mille”[179] , so-
mazziniano, assegnò alla camorra il compito di “corpo stenne che i camorristi aborrivano i garibaldini, venendo
speciale di potere": i delinquenti furono nominati poli- quest'ultimi rappresentati dal clero locale come eretici, e
ziotti, "con tanto di coccarda", e, in quanto polizia ufficia- scrisse che:
le, venivano stipendiati dallo Stato. Napoli fu consegnata
nelle mani della camorra. Dunque, al fine di mantenere accennando, inoltre, a trattative di ufficiali borbonici con
l'ordine all'arrivo di Garibaldi in città Romano provvi- camorristi affinché spargessero notizie di vittorie borbo-
de a far scarcerare i camorristi detenuti per ottenere un niche e indicando la camorra come responsabile della fine
maggior appoggio: tra essi vi era il temuto Salvatore De del patriota Gambardella, mortalmente pugnalato poco
[180]
Crescenzo, detto Tore 'e Criscienzo [167]
. Gli accordi tra dopo l'ingresso di Garibaldi a Napoli . Secondo Gi-
costui, che era il capo riconosciuto della camorra, e Li- gi Di Fiore, però, fu proprio nel periodo di transizione
borio Romano furono presi quando il De Crescenzo era della dittatura di Garibaldi verso l'avvento della monar-
ancora detenuto: egli, infatti, sotto il governo borbonico, chia sabauda che la camorra a Napoli riuscì ad ottenere
aveva trascorso 8 degli ultimi 10 anni in galera [168]
. Se- maggior potere:
condo Salvatore Lupo, Liborio arruolò chiunque potesse L'attività della camorra prosperava attraverso il contrab-
servire a mantenere l'ordine pubblico durante il turbolen- bando, controllato dal solito De Crescenzo e da Pasquale
to periodo di transizione di potere, onde evitare il rischio Merolle. I camorristi, dicendo "è roba d'o zi' Peppe", in-
di stragi e saccheggi ad opera degli elementi legittimisti tendendo appunto Giuseppe Garibaldi, facevano in mo-
similmente a quanto avvenuto nel 1799 e 1848[169] : Li- do che le merci fossero sbarcate senza che venisse pagato
borio, infatti, scrisse nelle sue memorie che i camorristi il dazio alla dogana ed intascando essi stessi le somme
attendevano il momento per approfittare di “qualsivoglia che avrebbero dovuto essere pagate allo Stato[181] . Con
perturbazione avvenisse”, di conseguenza per salvare, a un decreto del 26 ottobre 1860, a firma del pro-dittatore
suo giudizio, la città da questi pericoli trovò l'unico espe- Giorgio Pallavicino, fu stabilita l'erogazione di una pen-
diente di “prevenire la triste opera dei camorristi offren- sione di 12 ducati al mese a Marianna la Sangiovannara,
do ai loro capi un mezzo per nobilitarli: e cosi pervenni cugina di Salvatore De Crescenzo[182] , e ad altre cinque
toglierli ai partiti del disordine, o almeno a paralizzar- donne, con la seguente motivazione[183] :
ne le tristi tendenze”[170] . Aldo Servidio, però, nota un
Secondo Di Fiore, le beneficiarie del provvedimento
paradosso in questa interpretazione dell'operato del Ro-
sarebbero state tutte donne di camorra ricompensate
mano, sottolineando che era stato lo stesso Ministro di
con l'attribuzione di prebende, giustificata dai meriti
polizia a far rimettere in libertà il “grande e qualifica-
patriottici[185] . La circostanza è riportata puntualmen-
tissimo numero di camorristi” dal cui operato criminale
te anche da Giacinto de' Sivo il quale la riporta come
egli voleva proteggere la città: in sostanza, per impedire
3.6 I plebisciti 13

contemporanea alla chiusura provvisoria del Collegio del ro di astenuti e di contrari alle annessioni risultò essere
Salvatore: irrisorio.
Nel 1862, Salvatore De Crescenzo fu arrestato, e al mo- Lo Stato sabaudo utilizzò le consultazioni plebiscitarie
mento di essere preso in custodia dal delegato di polizia per dimostrare la diffusa volontà degli Italiani di riunir-
Nicola Jossa, incredulo di quanto stesse avvenendo, disse: si in un unico Stato e per legittimare, quindi, la politica
[19]
Il camorrista fu imprigionato a castel Capuano, quindi espansionistica attuata dal Piemonte . Giuseppe La Fa-
rina, in alcune epistole indirizzate all'abate Filippo Bar-
nell'isola di Ponza e mandato al confino per 5 anni[187] .
Fra il 1863 e il 1864, in applicazione della legge Pica, tolomeo, sottolineò come, per evitare la disapprovazione
furono tratti in arresto circa mille camorristi[188] . delle potenze europee, fosse indispensabile, per Vittorio
Emanuele II, ottenere un qualche riconoscimento popola-
re per giustificare le annessioni territoriali e per impedire
che si parlasse di “conquista”[19] . Il re sabaudo era consa-
3.5 Violazione del diritto internazionale pevole di non poter estendere la propria sovranità a popoli
che non avessero invocato il suo intervento; era consape-
Durante l'assedio di Gaeta, Francesco II, l'8 dicembre vole che solo il consenso popolare avrebbe dato pretesto
1860 fece un proclama ai suoi sudditi, il cui contenu- alla diplomazia di affermare che gli italiani approvavano
to secondo Giordano Bruno Guerri, costituisce la “sin- il nuovo Stato unitario[19] .
tesi della futura propaganda borbonica contro il Re-
gno d'Italia”[189] , tra le varie affermazionidove tra l'altro Sin dall'epoca dello svolgimento dei plebisciti
Francesco II disse: “Io credetti in buona fede che il re d'annessione, infatti, non mancò qualche voce cri-
di Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, ... tica sul senso di tale suffragio, come quella dell'ex
non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di
per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivo, né Sardegna, il torinese Massimo D'Azeglio:
dichiarazione di guerra”[190] . Alcuni filoni revisionisti ri- Una critica simile fu mossa dal liberale britannico Lord
prendendo il tema della modalità di intervento militare Russell, in un dispaccio inviato a Torino il 31 gennaio
piemontese sostengono che l'unificazione, con particola- 1861:
re riferimento all'annessione del Regno delle Due Sici-
Sullo stesso tema si espresse, il 30 aprile 1860, il
lie al Regno di Sardegna, sia avvenuta in violazione del
quotidiano inglese The Times commentando il plebiscito
diritto internazionale. A tal proposito, essi affermano che
per l'annessione della Savoia alla Francia:
l'entrata dell'esercito sabaudo nei territori delle Due Sici-
lie fu un atto illegale di aggressione, in quanto non pre- Critiche alle modalità di svolgimento dei plebisciti sono
ceduta da una formale dichiarazione di guerra[16][17][18] . state oggetto di trattazione da parte di accademici come
Di Fiore osserva inoltre che un comportamento simile a Denis Mack Smith e Martin Clark, che ha citato il pre-
quello tenuto nelle Due Sicilie si verificò anche in occa- detto brano del Times, e di alcuni altri autori revisioni-
sione dell'apertura delle ostilità contro il Ducato di Mo- sti come Angela Pellicciari, secondo la quale le consul-
dena e lo Stato della Chiesa, nessuno dei quali beneficiò tazioni si sarebbero svolte senza tutela della segretezza
di una dichiarazione di guerra.[191] del voto e, talvolta, perfino, in un clima di intimidazio-
ne, dato che, i plebisciti avevano il mero scopo di da-
re una parvenza di legittimazione popolare ad una deci-
3.6 I plebisciti sione già presa[197] . La Pelicciari, addirittura, definisce i
plebisciti come una truffa colossale considerandoli una
consultazione truccata[197] .
Le annessioni territoriali al Regno di Sardegna (e al
successivo Regno d'Italia), vennero ratificate median- In particolare, la storica marchigiana cita aneddoti riguar-
te i cosiddetti plebisciti d'annessione[192] . Il concetto di danti le consultazioni plebiscitarie per l'annessione del
plebiscito, come consultazione elettorale per ratificare il Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Filip-
trasferimento di territori tra stati, si era affermato già po Curletti, stretto collaboratore di Cavour e capo della
con la rivoluzione francese e l'originarsi del principio di polizia politica sabauda, affermò, nel suo memoriale, che
autodeterminazione dei popoli. Questo tipo di votazio- ai plebisciti modenesi, partecipò un modesto numero di
ne, infatti, non era infrequente: basti pensare ai plebisciti aventi diritto e, alla chiusura delle urne, furono distrutte
svoltisi nel 1852 e nel 1870 che ratificarono per due volte le schede degli astenuti. Dato l'elevato numero di assen-
la monarchia di Napoleone III di Francia. Tali consul- ti, inoltre, una pratica diffusa fu quella di "completare la
tazioni prevedevano sostanzialmente le medesime moda- votazione" con l'introduzione nelle urne di schede dove la
lità di svolgimento: erano votazioni a suffragio censita- preferenza era stata espressa dai sabaudi al fine di com-
rio, ovvero limitate a coloro che possedevano un certo pensare le assenze[197] . Tale pratica fu messa in atto in
censo, svolte per convalidare de iure situazioni di fatto. modo così grossolano che, in alcuni collegi, al momen-
Ai plebisciti risorgimentali, cui partecipò solo l'1,9% del- to dello spoglio, il numero dei votanti risultava maggio-
la popolazione nazionale[193] , risultò aver preso parte la re di quello degli aventi diritto[197] . In Toscana, secondo
maggioranza degli aventi diritto: in particolare il nume- quanto riportato da La Civiltà Cattolica, le consultazio-
14 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

ni furono precedute da un'incalzante campagna stampa Sardegna.


dove si definiva nemico della patria e reo di morte chiun- Cavour, in una lettera del dicembre 1860, raccomandò al
que non avesse votato per l'annessione[197] . Alle tipogra- ministro di grazia e giustizia Giovanni Battista Cassinis
fie toscane, poi, fu commissionata la stampa di un gran di avere una rappresentanza napoletana ridotta:
quantitativo di bollettini pro annessione, mentre fu sco-
raggiata la stampa di bollettini contrari all'unificazione. Il 20 novembre 1861, in un'interpellanza al Parlamen-
Sempre la rivista gesuita affermò che si sarebbe abusa- to Italiano, così si esprimeva il deputato di Casoria,
to dell'ingenuità delle popolazioni delle aree rurali spin- Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni:
gendole a recarsi alle urne poiché, in caso contrario,
sarebbero incorse in sanzioni[197] .
Altri autori, come Roberto Martucci, corroborano le lo-
ro critiche ai plebisciti sottolineando, oltre l'esiguo nu-
mero degli astenuti, anche il numero irrisorio dei “no”
all'annessione: tali dati consentono al Martucci di defi-
3.8 Politiche fiscali
nire il voto politicamente ininfluente[198] . Al riguardo,
l'autore si sofferma ad analizzare le modalità di voto ed
i risultati plebiscitari delle province siciliane, citando i
Patrick Keyes O'Clery, nel saggio The making of Italy, so-
casi di Palermo (36.000 favorevoli e 20 contrari), dove stenne che le politiche fiscali attuate dal nuovo Stato uni-
furono autorizzati a votare anche i cittadini sprovvisti di
tario si configurarono come dannose per l'economia del
certificato, poiché "smarrito"; Messina (24.000 contro 8);
Meridione. Egli evidenziò che l'imposizione fiscale nel
Alcamo (3.000 contro 14); Girgenti (2.500 contro 70); Regno delle Due Sicilie era tra le meno severe d'Europa;
Siracusa, dove si votò senza che fossero state redatte le
al contrario, la tassazione in Piemonte era molto gravosa.
liste elettorali; e Caltanissetta, dove il governatore proi-
Dopo l'Unità, il sistema tributario sabaudo fu esteso a tut-
bì qualsiasi propaganda in senso autonomista[199] . Tomasi
ta la penisola, e ciò comportò per i cittadini delle province
di Lampedusa, nelle pagine de Il Gattopardo, affrontò le meridionali un improvviso incremento del prelievo fisca-
problematiche connesse ai plebisciti siciliani. le (incremento giunto al 100% nel 1866), che, di fatto,
[203]
A Venosa, comune in provincia di Potenza, riporta Anto- era il doppio di quello attuato in epoca borbonica .
nio Vaccaro, su 1.448 preferenze, solamente una risultò La fiscalità piemontese prevedeva tutta una serie di im-
contraria all'unificazione[200] . poste che, invece, erano inesistenti nelle Due Sicilie pre-
Altri autori riportano infine come il plebiscito che deter- unitarie: di conseguenza, andarono a gravare anche sulle
minò l'annessione delle Due Sicilie al Regno d'Italia fu ac- popolazioni meridionali la tassa di successione (che po-
compagnato da eventi di particolare gravità ed illegalità. teva arrivare fino al 10% del patrimonio oggetto di tra-
Le operazioni di voto avvennero nel centralissimo Largo sferimento ereditario), le tasse sugli atti delle società per
di Palazzo a Napoli (l'attuale Piazza del Plebiscito). Le azioni e degli istituti di credito, e la tassa sul sale (dal-
urne, su cui vi era chiaramente indicato il “sì" o il “no”, la quale i Borbone avevano esentato la sola Sicilia)[68] .
erano palesi e venivano sorvegliate a vista da numero- Fu inasprita l'imposta fondiaria[68] e furono introdotte o
si camorristi, che Liborio Romano aveva arruolato come inasprite le tasse che colpivano gli strati più poveri della
poliziotti, esautorando gli agenti fedeli ai Borbone.[13][14]popolazione, come la tassa sul macinato (che fu più che
raddoppiata ed estesa a tutte le granaglie, finanche alle
castagne)[203] , i dazi di consumo (applicati sugli acquisti
3.7 La piemontesizzazione di bevande e generi alimentari) e la tassa sulla macella-
zione. L'imposta di bollo, che andava da un minimo di tre
Con il termine piemontesizzazione, utilizzato già nel 1861 ad un massimo di 12 grani, fu innalzata all'equivalente [204]
di
in chiave critica nel neonato Parlamento del Regno un minimo di 13 grani ed un massimo di 58 grani .
d'Italia[20] , si indica l'estensione ai territori del nuovo La politica fiscalista attuata dopo l'Unità ed in partico-
Regno d'Italia dell'organizzazione politica ed ammini- lare durante i governi della destra storica è spiegata dalla
strativa dello Stato sabaudo nonché, in buona parte, del- volontà di risanare il bilancio dello Stato unitario, che ere-
le sue leggi. Secondo le tesi revisioniste tale estensione ditava il pesante debito pubblico del Piemonte sabaudo,
normativa non avrebbe tenuto in considerazione le dif- per raggiungere, appunto, il pareggio di bilancio (risul-
ferenze tra i diversi stati pre-unitari. Nell'ambito delle tato ottenuto nel 1876). A tale scopo, infatti, il governo
stesse critiche si fa notare come le principali cariche bu- italiano attuò una severa politica fiscale, basata principal-
rocratiche e militari siano state quasi esclusivamente ri- mente sulla imposizione indiretta, che gravava sui con-
servate ad appartenenti della classe politica del Regno sumi, colpendo, in questo modo, principalmente i ceti
sabaudo.[21] La prima legislatura del Regno d'Italia fu meno abbienti. Il gettito fiscale, quindi, venne impiegato
l'VIII, come da numerazione dello Stato piemontese. Il esclusivamente per il pagamento dei debiti contratti dal-
primo re d'Italia conservò la sua precedente successio- lo Stato e non fu destinato allo sviluppo e alla crescita
ne dinastica di secondo, come se fosse ancora sovrano di economica[205] .
3.11 Eccidi 15

Briganti lucani della banda Volonnino, fucilati dall'esercito


sabaudo.
Lapide in ricordo dei soldati borbonici all'interno del forte di
Fenestrelle
3.9 Reinterpretazione del brigantaggio
il numero degli imprigionati sarebbe ammontato a 3000
La reinterpretazione del brigantaggio postunitario come
al settembre 1861, quando gli allora ministri Bettino Ri-
rivolta legittima, nonché l'eccessiva repressione messa in
casoli e Pietro Bastogi vi fecero visita.[212] Nel forte di
atto dallo Stato unitario. Il brigantaggio viene rivaluta-
Fenestrelle si sostiene, invece, che furono deportati circa
to da parte di un filone revisionista come un movimen-
20.000 soldati borbonici (per lo più provenienti dalla resa
to di resistenza,[22] alcuni ritengono persino in analogia a
della fortezza di Capua)[213] e papalini.[214]
quello che avrebbe coinvolto, in seguito, i partigiani ita-
liani contro le truppe tedesche durante la seconda guer- Per via delle condizioni malsane e delle temperature mol-
ra mondiale.[23] Il deputato Giuseppe Ferrari, durante un to rigide, si ritiene che gran parte dei detenuti perì per fa-
dibattito parlamentare, disse: me, stenti e malattie.[214][215] Per evitare epidemie ed es-
sendovi difficoltà nel seppellire i cadaveri, i corpi dei re-
La repressione del brigantaggio, ottenuta con successo (e
clusi venivano disciolti nella calce viva.[216] Anche alcuni
con molta difficoltà) in circa dieci anni dal governo uni-
briganti vennero relegati al forte, un esempio fu la ca-
tario, viene aspramente criticata dai revisionisti a causa
labrese Maria Oliverio. Nel 2008 venne posta all'interno
della violenza con cui il Regio Esercito italiano (soprat-
della fortezza una lapide commemorativa in ricordo ai de-
tutto dopo la promulgazione della legge Pica) applicava
portati borbonici.[217] Benché si parli di migliaia di morti
sommarie condanne a morte senza processo o con sbriga-
nel forte di Fenestrelle, un altro recente vaglio storico, ad
tive sentenze emesse sul campo dai tribunali militari,[207]
opera di Juri Bossuto, consigliere regionale piemontese
il più delle volte giustiziando anche coloro che venivano
di Rifondazione Comunista, ridimensiona notevolmente
solamente sospettati di connivenze o adesioni alle bande
il numero delle vittime, riportandone solo quattro nel no-
brigantesche.[208]
vembre del 1860 e tende a smentire il maltrattamento ai
La violenza degli scontri è testimoniata dal fatto che danni dei prigionieri borbonici, poiché sarebbero stati as-
non meno di 14.000 briganti o presunti tali furono fu- sistiti con vitto e cure sanitarie.[218] Più recentemente an-
cilati, uccisi in combattimento o arrestati nel periodo di che lo storico Alessandro Barbero si è decisamente op-
applicazione della legge[209] . posto alla tesi secondo cui a Fenestrelle furono uccisi o
intenzionalmente lasciati morire i soldati borbonici.[219]

3.10 Deportazioni Nella medesima prigione furono rinchiusi anche al-


cuni garibaldini fatti prigionieri sull'Aspromonte nel
Secondo alcune tesi revisioniste, i militari borbonici che 1862, mentre [220]
tentavano una spedizione verso lo Stato
rifiutarono di prestare giuramento al nuovo sovrano Vit- Pontificio.
torio Emanuele II, vennero reclusi in presidi militari del
settentrione italiano, quali Alessandria, San Maurizio Ca-
3.11 Eccidi
navese e Fenestrelle, considerati da taluni revisionisti veri
e propri campi di concentramento.[24][25][26][27] I soldati Nei territori dell'ormai decaduto Regno delle Due Sicilie,
fedeli al loro vecchio sovrano furono visti con scarsa con- ed in particolare durante la fase acuta del cosiddetto bri-
siderazione e disprezzo, tanto che il generale La Marmora gantaggio (1861-1862), si verificarono numerosi episodi
li definì “un branco di carogne”.[210] Lo stesso Cavour, in di violenza ai danni delle popolazioni civili. In partico-
una lettera indirizzata a Vittorio Emanuele II, scrisse: «I lare, i revisionisti affermano che le truppe piemontesi si
vecchi soldati borbonici appesterebbero l'esercito».[211] resero responsabili di diversi eccidi, tra cui i più noti fu-
Non esistono ancora stime ufficiali sul numero dei dete- rono quelli di Casalduni e Pontelandolfo, due paesi del
nuti e delle vittime. Nel forte di San Maurizio Canavese Beneventano.
16 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

Il 14 agosto 1861, il generale Enrico Cialdini ordinò fine del secolo esteso a tutto il territorio nazionale, culmi-
una feroce rappresaglia contro i due comuni, dove i nando nelle sanguinose repressioni dei moti popolari del
briganti di Cosimo Giordano avevano ucciso 45 sol- 1898.
dati sabaudi che vi erano appena giunti. Cialdini in-
viò un battaglione di cinquecento bersaglieri a Ponte-
landolfo, capeggiato dal colonnello Pier Eleonoro Ne- 3.12 La questione meridionale
gri, mentre a Casalduni mandò un distaccamento sepa-
rato, al comando del maggiore Melegari. I due piccoli
centri vennero quasi rasi al suolo dai militari, lascian-
do circa 3.000 persone senza dimora.[28] Diverse fon-
ti riferiscono inoltre che la distruzione dei due paesi fu
accompagnata da atti di saccheggio[221] e stupri[222][223] .
Sul numero esatto delle vittime non vi è tuttora con-
senso, dato che le cifre vanno da un centinaio a più
di un migliaio di morti.[224] Altre città che subirono
una sorte simile a quella di Casalduni e Pontelandol-
fo furono Montefalcione, Campolattaro e Auletta[225][226]
(Campania); Rignano Garganico (Puglia); Campochiaro
e Guardiaregia (Molise); Ruvo del Monte, Barile e
Lavello (Basilicata); Cotronei (Calabria).[227]
Nel periodo di cui sopra, diversi comandanti milita-
ri si distinsero per i loro duri provvedimenti contro
il brigantaggio, tra cui Alfonso La Marmora, Pietro
Fumel, Raffaele Cadorna, Enrico Morozzo Della Roc-
ca e Ferdinando Pinelli. Tali atti suscitarono nume-
rose polemiche, anche da parte della classe liberale.
Giovanni Nicotera deputato dell'opposizione, intervenne
in Parlamento dichiarando:
Lo stesso Nino Bixio (uno dei comandanti della
spedizione dei Mille e protagonista del discusso episo-
dio della strage di Bronte) denunciò questi metodi in un
discorso alla camera il 28 aprile 1863:
Napoleone III, riferendosi ad una strage nel Caserta-
no perpetrata ai danni dei briganti, disse "les Bourbons Giustino Fortunato
n'ont jamais fait autant" (i Borbone non hanno mai fat-
to tanto),[230] mentre lord Alexander Baillie-Cochrane (lo Nonostante la storiografia più diffusa sostenga che il
stesso che nel marzo 1850 aveva visitato le carceri na- Mezzogiorno possedesse già un problema di ritardato svi-
poletane e Ferdinando II), riferendosi ad un editto anti- luppo prima dell'Unità, i revisionisti sostengono che il de-
brigantaggio di Pietro Fumel, dichiarò "a more infamous grado economico del Sud abbia avuto inizio dopo il Ri-
proclamation had never disgraced the worst days of the sorgimento a causa delle politiche del governo unitario
Reign of Terror in France" (un proclama più infame non poco attente alle necessità meridionali.[38]
aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del ter- Secondo gli elaborati di Francesco Saverio Nitti, l'origine
rore in Francia).[231] I metodi violenti delle truppe del della questione meridionale ebbe inizio quando il capitale
Regio Esercito Italiano furono infine applicati anche per appartenuto alle Due Sicilie, oltre a contribuire maggior-
la repressione dei moti di protesta operaia per la chiusura mente alla formazione dell'erario nazionale, fu destinato
progressiva di impianti industriali, ad esempio dello sta- in prevalenza al risanamento delle finanze settentrionali,
bilimento siderurgico di Pietrarsa (attualmente sede del nella fattispecie in Lombardia, Piemonte e Liguria.[234]
Museo Nazionale Ferroviario), dove il 6 agosto 1863, per Nitti inoltre enunciò, attraverso la sua ricerca statistica,
reprimere le proteste degli operai, intervennero Guardia che i fondi di sviluppo furono stanziati maggiormente
Nazionale, Bersaglieri e Carabinieri, lasciando sul terre- nelle zone settentrionali, fu istituito un regime doganale
no tra quattro e sette morti e una ventina di feriti. Al co- che trasformò il Sud in un mercato coloniale dell'industria
mando delle truppe c'era il Questore Nicola Amore, suc- del Nord Italia[235] e la pressione tributaria del meridione
cessivamente divenuto sindaco di Napoli, che nella sua risultò maggiore rispetto al settentrione[236] . L'economia
relazione al Prefetto parla di fatali e irresistibili circostan- del Mezzogiorno, infatti, fu sfavorita da un sistema doga-
ze[232][233] . Il mantenimento dell'ordine pubblico tramite nale di stampo protezionistico, il quale favoriva soprat-
interventi repressivi dell'esercito, senza scrupolo nell'uso tutto le industrie del nord Italia, permettendo ad esse di
delle armi contro le proteste popolari, continuò fino alla non soccombere di fronte alla concorrenza straniera.
3.13 Le concessioni ferroviarie 17

Giustino Fortunato, convinto sostenitore dello Stato uni- tezionismo, che aveva trovato le sue basi nell'obiettivo
tario, era, afferma Gaetano Salvemini, «[...] assai pessi- di favorire lo sviluppo dell'industria nazionale, non so-
mista sulla capacità dei meridionali a sollevarsi con le loro lo fu deleteria per l'agricoltura meridionale, ma compor-
forze dal baratro cui erano stati messi dalla natura nemica tò risultati scadenti anche in campo industriale[246] . Per
e dalle sventure della loro storia [...] e aspettava dal Nord compensare la mancata crescita nel settore secondario,
la salvezza»[237] . Nonostante ciò, non mancò di eviden- lo Stato investì notevolmente, con commesse pubbliche,
ziare come l'Unità d'Italia fosse stata la rovina economica nell'industria, specie in quella armatoriale: ad esempio,
del Mezzogiorno[238] e non risparmiò critiche alla politica nel 1884, furono create ex novo le Acciaierie di Ter-
economica e finanziaria dello Stato italiano e della gran- ni, che beneficiarono, tra le altre, delle commesse del-
de industria del Settentrione nel Meridione. Fu lo stesso la Regia Marina[247] . La forte presenza governativa per
Fortunato che, a seguito dell'indebitamento del Banco di l'impianto di Terni si pone in contrasto con l'assenza del-
Napoli di un milione di lire in tre anni, coniò il termine lo Stato verso il Polo siderurgico di Mongiana, fiorente in
di “carnevale bancario”[239] per indicare il trasferimento età borbonica, era entrato in una fase di lento declino in
di capitali del sud destinati alle industrie e agli istituti di seguito all'Unità[55] . L'abolizione dei dazi interni voluta
credito del nord. dalla destra storica e l'assenza di interventi da parte del
Il revisionista Nicola Zitara mosse denunce nei con- nuovo Stato unitario condannarono i siti di Mongiana e
fronti degli industriali Carlo Bombrini, Pietro Basto- Ferdinandea alla chiusura e gli operai del polo industria-
gi e Giuseppe Balduino, indicandoli tra i maggiori re- le e dell'indotto all'emigrazione: al declino dell'industria
sponsabili del crollo economico del meridione dopo meridionale faceva da contraltare la nascita della grande
l'unità.[240] industria del Nord[248] .

Nel 1954, l'economista piemontese Luigi Einaudi, nella


sua opera Il buongoverno disse: 3.13 Le concessioni ferroviarie

3.12.1 Mancata riforma agraria

Alcuni revisionisti sostengono che la mancata suddivisio-


ne delle grandi proprietà terriere in Sicilia sia stata uno
dei fattori all'origine della conflittualità tra Garibaldi e le
masse contadine[242] . Infatti, erano stati numerosi i con-
tadini che, spinti dal malcontento verso lo Stato borbo-
nico dovuto alle cattive condizioni dei lavoratori agrico-
li, si erano uniti ai Garibaldini. Tuttavia le loro speranze
di mutazione della situazione esistente erano andate de-
luse. Inoltre la mancata attuazione dei decreti che Gari-
baldi, una volta assunta la dittatura sull'isola in nome del
re Vittorio Emanuele II, emanò circa l'abolizione sia di Il progetto di prolungamento della ferrovia Napoli-
diverse tasse su prodotti agricoli[243] , sia dei canoni sul- Castellammare fino a Nocera (linea realizzata nel
le terre demaniali[243] generò ulteriore malcontento[244] . 1844)
Il primo a sollevare questo dibattito fu Antonio Gram-
sci. In generale, nulla venne fatto dal governo unitario Le ferrovie napoletane, le prime in Italia con la tratta
per combattere il latifondo, che, anzi, crebbe in segui- Napoli–Portici (1839), al momento dell'Unità, avevano in
to alla vendita dei beni ecclesiastici ai grandi proprietari esercizio una rete estesa per 128 chilometri. Buona parte
terrieri[245] . della storiografia più diffusa, riferendosi al primo tratto
di ferrovia italiano[249] , afferma che le ferrovie napole-
tane fossero un "giocattolo del Re", realizzato per con-
3.12.2 Politiche daziarie e doganali sentire al sovrano di spostarsi più rapidamente da Napo-
li alla residenza estiva della Favorita presso Portici, al-
La dissomiglianza tra le politiche economiche attuate da tri autori, come Montanelli sottolinearono che alla vigi-
destra storica e sinistra storica ebbe, invece, serie conse- lia dell'Unità d'Italia, di chilometri di binari: “Il Piemonte
guenze sull'agricoltura meridionale: se, infatti, l'assenza ne aveva nel frattempo costruiti 900, il Lombardo-Veneto
di barriere doganali, dovuta alle politiche liberiste della 500, la Toscana 250...”. Viceversa taluni autori revisioni-
destra, consentì all'agricoltura del Mezzogiorno di trova- sti affermano che le ferrovie del Regno delle Due Sicilie,
re, per i suoi prodotti pregiati, quali agrumi, olio e vi- non fossero, per l'appunto, un "giocattolo del Re", ma ne
no, un mercato di sbocco in Francia[245] , il protezioni- sottolineano le funzioni di trasporto pubblico e commer-
smo attuato dalla sinistra generò un conflitto doganale ciale. Al riguardo, alcuni autori riportano dell'immediato
con Parigi che danneggiò quei settori che erano trainanti riscontro, in termini di numero di passeggeri, ottenuto
per l'agricoltura delle regioni del Sud. La scelta del pro- dal nuovo mezzo di trasporto, sulla citata tratta[250][251] ,
18 3 ARGOMENTAZIONI DEL REVISIONISMO STORICO DEL RISORGIMENTO

che si assestò su una media giornaliera di oltre un mi-


gliaio di viaggiatori[252] , e sulle tratte realizzate negli anni
successivi: a titolo di esempio il Giornale del Regno delle
Due Sicilie riporta che, nel novembre 1856, i passeggeri
che, nelle diverse classi di viaggio, adoperarono la linea
Napoli-Capua furono 115.151[253] .
Già nel 1843, infatti, fu inaugurato il tratto Napoli–
Caserta, prolungato fino a Capua nel 1845; nel 1844 fu
aperto il ramo fino a Nocera, seguito dal tratto Cancello–
Nola–Sarno nel 1856, mentre parallelamente era già stata
prolungata la Napoli–Portici fino a Castellammare.
A ulteriore supporto di tale fatto, va evidenziato che lo
sviluppo delle ferrovie delle Due Sicilie non si era affatto
arrestato, ma anzi all'atto dell'unificazione stava per co-
noscere un'ulteriore fase di espansione. Con il Decreto
Reale del 28 aprile 1860 (Decreto contenente de' prov-
vedimenti per la costruzione di tre grandi linee di strade
ferrate ne' dominii continentali, e di altrettante nei domi-
nii di là del Faro), infatti, Francesco II delle Due Sicilie
tracciò il piano di allungamento delle ferrovie esistenti,
il quale si sarebbe poggiato sia sull'affidamento dei lavo-
ri in concessione a privati, che sull'iniziativa governativa;
e che avrebbe interessato sia la parte continentale, che
quella insulare del Regno:
L'orario dei treni da Napoli da partire dal 24 dicembre 1843
Le linee ferroviarie di cui sopra avevano scopo eminente-
mente commerciale, come esplicitato nell'incipit del de-
creto. Per quanto riguardava i domini continentali, sa-
rebbero state costruite tre linee ferroviarie, che aveva-
no lo scopo di mettere in comunicazione il Tirreno con
l'Adriatico e lo Jonio. Tutte con base di partenza Napo-
li, si sarebbero dirette a Brindisi e Lecce via Foggia, la
prima; a Reggio Calabria attraverso la Basilicata, la se-
conda; e al Tronto attraverso gli Abruzzi, la terza. In Si-
cilia, del pari, sarebbero state costruite tre linee che, di-
partendosi tutte da Palermo, si sarebbero dirette a Cata-
nia, la prima, a Messina, la seconda, e a Terranova (Ge-
la) via Girgenti (Agrigento), la terza. Francesco II avreb-
be presieduto personalmente ai progetti, attraverso una
commissione composta dai più alti gradi del governo[255] .
I lavori per le ferrovie ed il materiale rotabile erano
affidate al Real Opificio di Pietrarsa ed alle fabbriche
dell'indotto.
Durante la Spedizione dei mille, con una serie di tre de-
creti (25 giugno, 2 e 17 agosto 1860), e riprendendo quin-
di quanto decretato due mesi prima da Francesco II, ven-
ne disposto dal prodittatore, in nome di Vittorio Ema-
nuele II, la costruzione di una rete ferroviaria siciliana,
Le ferrovie italiane alla proclamazione del Regno d'Italia (17
che avrebbe dovuto unire Palermo e Messina, passando
marzo 1861)
per Caltanissetta e Catania e la progettazione di una li-
nea ferroviaria passante per i principale centri minerari
solfiferi isolani, da Girgenti a Caltanissetta[256] .
glia e Calabria, di effettuare i collegamenti con le esistenti
Prima della proclamazione dell'unità d'Italia, il governo ferrovie papaline, procedere nella costruzione delle trat-
dittatoriale di Garibaldi concesse, con un decreto ema- te ferroviarie siciliane, di costruire le grandi officine di
nato il 25 settembre 1860 a Caserta, alla ditta Adami e riparazione e costruzione delle macchine e vagoni, di do-
Lemmi l'esclusiva delle ferrovie per il sud Italia[257] , con tare le linee di collegamenti telegrafici e di adattare tut-
l'obbligo di estendere le esistenti linee alla Basilicata, Pu- to l'impianto rotabile agli standard delle ferrovie dell'alta
19

Italia dopo aver scelto se sia preferibile il sistema adotta- 6 Note


to “nell'antico regno Lombardo Veneto” o nel Piemonte.
Col decreto alla ditta Adami e Lemmi era richiesto di de- [1] “Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresen-
positare a titolo di cauzione l'equivalente di 500.000 lire e tiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monar-
venne stabilito un sistema di pagamento lavori di tipo bo- chica. Noi desideriamo soprattutto l'unità nazionale, voi
nus et malus in funzione della tempistica di avanzamento l'ingrandimento territoriale (Giuseppe Mazzini)". Citato
dei lavori. Veniva inoltre richiesto l'impiego esclusivo di in Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & figli, 1932, p.
manodopera locale e di persone provenienti dall'esercito 249.
meridionale[258] . [2] Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, 1993, p. 286.
Il governo piemontese, però, non convalidò questa
[3] Nicola Zitara, L'Unità d'Italia: nascita di una colonia, Jaca
concessione[259] , che fu affidata alla Società Vittorio Book, 1974, p.40.
Emanuele. La successiva proposta di mediazione che ri-
servava a capitali francesi le linee adriatiche[260] non [4] Angela Pellicciari, L'altro Risorgimento: una guerra di re-
trovò attuazione. ligione dimenticata, Milano, Edizioni Piemme, 2000, p.
117, ISBN 88-384-4970-8.

[5] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del con-


3.14 L'emigrazione te di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno,
1862, p.209

Dopo l'unificazione della penisola, oltre ad un aggra- [6] L. Cappelleti, 1892, p 258 e succ.
vamento della situazione economica del Mezzogiorno,
[7] Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Milano, 2003, p. 67
si ebbe un vertiginoso fenomeno migratorio, quasi ine-
sistente nel Sud prima del Risorgimento.[31] Le sta- [8] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
tistiche sull'emigrazione mostrano un numero notevo- Edizioni Trabant, 2009, p. 428.
le di partenze dal Mezzogiorno verso l'estero dopo
l'Unità, per l'aggravarsi della situazione contadina.[32] [9] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Milano, 1998, p. 61.
L'emigrazione post-unitaria interessò anche il settentrio- [10] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, Guida,
ne, in cui l'ondata migratoria fu maggiore rispetto al meri- 2002, p. 197, ISBN 88-7188-489-2.
dione nei primi anni di unificazione ma a partire dal '900
i flussi si intensificarono esponenzialmente anche nel sud. [11] Massimo Viglione, Libera Chiesa in libero Stato? Il Ri-
Il Veneto (tra gli ultimi territori annessi), risultò la regio- sorgimento e i cattolici: uno scontro epocale, Roma, 2005,
p.61
ne con il più alto tasso di espatri tra il 1876 ed il 1900.[261]
Nel 1901, l'allora presidente del consiglio Giuseppe Za- [12] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia!, Casale Monferrato,
nardelli, in visita in diverse città del meridione, giunse a 1998, p.61
Moliterno (Potenza) e fu accolto dal sindaco che lo salutò
"a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila [13] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento
dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si [14] Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli
preparano a seguirli".[262]
[15] http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?
option=com_content&view=article&id=75&Itemid=27
Coinvolgimento della camorra da parte di Liborio
Romano
4 Il revisionismo nell'arte
[16] Gigi Di Fiore, I vinti del Risorgimento, Utet, Torino, 2004,
Il revisionismo del Risorgimento ha trovato espressione p. 99.
in ambito artistico, letterario e cinematografico attraverso [17] Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861,
un certo numero di opere ed autori che ne hanno veicolato Edizioni Trabant, 2009, p. 331.
idee e concetti.
[18] Mario Spataro, I primi secessionisti: separatismo in Sicilia,
Napoli, 2001, p. 50.

[19] La Farina Giuseppe, Epistolario di Giuseppe La Farina,


5 Critiche al revisionismo del Ri- Vol. 2, a cura di Ausonio Franchi, Milano, E. Treves & C.,
1869, pp. 181-184. URL consultato il 19 gennaio 2011.
sorgimento
[20] Francesco Proto Carafa, Duca di Maddaloni, Interpel-
lanza al Parlamento Italiano, Atto 234, 20 novembre
L'approccio revisionista al Risorgimento, essendo lega-
1861
to una posizione largamente minoritaria in storiografia, è
stato nel corso degli anni oggetto di varie critiche da parte [21] Marco Meriggi, Breve storia dell'Italia settentrionale
di esponenti del mondo accademico e giornalistico. dall'Ottocento a oggi, Roma, 1996, p. 60
20 6 NOTE

[22] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivolu- [42] Scritti sulla questione meridionale. Il bilancio dello Stato
zione italiana:storia critica del Risorgimento, Il minotauro, dal 1862 al 1897, Laterza, Bari, 1958.
2001, p.164
[43] Giustino Fortunato, Il Mezzogiorno e lo stato italiano;
[23] Francesco Pappalardo, Il brigantaggio postunitario. Il discorsi politici (1880-1910), vol.2, Laterza, 1911, p.337
Mezzogiorno fra Resistenza e reazione, D'Ettoris, 2004.
[44] Domenico Demarco, Banca e congiuntura nel Mezzogior-
[24] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme, 1998, p. no d'Italia, vol. I (1809-1863), p. 31, E.S.I., Napoli,
145. 1963

[25] Francesco Mario Agnoli, Dossier brigantaggio: viaggio tra [45] R. Martucci, L'invenzione dell'Italia unita, Sansoni, Mila-
i ribelli al borghesismo e alla modernità, Napoli, 2003, p. no, 1999. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento,
258. pag. 263.

[46] Beaud Michel (2004) Storia del capitalismo. Dal Rinasci-


[26] Giovanni De Matteo, Brigantaggio e Risorgimento:
mento alla New Economy. Oscar Storia Mondadori. ISBN
legittimisti e briganti tra Borbone e i Savoia, Guida Editore,
88-04-52802-8
Napoli, 2000, p. 187.
[47] Paolo Malanima, Vittorio Daniele, Il prodotto delle regio-
[27] Fulvio Izzo, I lager dei Savoia:storia infame del Risor-
ni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004) in www.
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[48] Rispettivamente docente di Economia Applicata e Dotto-
[28] Christopher Duggan, The Force of Destiny: A History of re di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni presso
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[29] Di Fiore Gigi, 1861, Pontelandolfo e Casalduni un [49] Carlo Ciccarelli, Stefano Fenoaltea (2010 Through the
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[51] Lisetta Giacomelli,Roberto Scandone, Vulcani d'Italia,
[31] Massimo Viglione, Francesco Mario Agnoli, La rivoluzio- Napoli, 2007, p.161
ne italiana:storia critica del Risorgimento, Roma, 2001, p.
98 [52] Elisabetta Curzel - Case antisismiche: i sistemi dei Bor-
bone sono validi ancora oggi. Il Corriere della Sera, 9
[32] E. Sori, L'emigrazione italiana dall'Unità alla seconda settembre 2013
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[53] Piero Bevilacqua Breve storia dell'Italia meridionale:
[33] Tommaso Pedio, Perché «Briganti», p.99. Citato in Gigi dall'Ottocento a oggi, Roma, 1993, p.54
Di Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia, p.227-228.
[54] A. Fratta (a cura di) (1990) La fabbrica delle navi. Storia
[34] Giuseppe Galasso, Passato e presente del meridionalismo, della cantieristica nel Mezzogiorno d'Italia. Electa Napoli
vol.1, Guida, 1978, p.19
[55] Brunello de Stefano Manno; Gennaro Matacena, Le Reali
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VOL01/FEDERICIANA_VOL01_000205.xml
[39] Francesco Saverio Nitti, L'Italia all'alba del secolo XX,
[58] «...io credo che il problema sociale delle Isole come in tut-
Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo, Torino-Roma,
to il Mezzogiorno è «... il problema della miseria... sono
1901, p.118
regioni in grandissima parte non così naturalmente fertili,
[40] Nicola Zitara, Nascita di una colonia, Jaka Book, 1971, p. come si immagina, per condizioni difficilissime di clima e
36. suolo, né suscettibili di altra produzione al di fuori di quel-
la agricola...»Da Giustino Fortunato, Le Regioni, 1896, in
[41] Harold Acton , p. 2 Rosario Villari, pp. 245-246.
21

[59] Denis Mack Smith (1997), p. 5 [78] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme Editore,
Milano, 1998, p. 36.
[60] Camillo Benso di Cavour, Opera parlamentaria del con-
te di Cavour, volume primo, Razzauti Editore, Livorno, [79] Aldo Servidio, L'imbroglio nazionale, Napoli, 2000, p. 65.
1862, p.209.
[80] Rosario Romeo, Vita di Cavour, Bari, Giuseppe Laterza
[61] Camillo Benso di Cavour, Lettere edite ed inedite, 1883, & Figli, 2004, p. 327, ISBN 88-420-7491-8.
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[81] Erminio De Biase, L'Inghilterra contro il Regno delle Due
[62] Angela Pellicciari, 2000, pp. 111-112 Sicilie. Controcorrente editore, Napoli, 2002

[63] Giacomo Savarese, Le finanze napoletane e le finanze pie- [82] Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Fausto
montesi dal 1848 al 1860, Napoli, Tipografia Cardamone, Fiorentino Editore, Napoli 1990
1862, p. 26. ISBN non esistente
[83] Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzio-
[64] Giacomo Savarese , pp. 24-25 ni di Angelo Massafra,Università di Bari. Dipartimento
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[65] Giacomo Savarese , pp. 28-29 stica per la Puglia, pag. 307-309. EDIZIONI DEDALO,
[66] Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento, pag. 263-264. 1988 - 1312 pagine. Consultato il 12 gennaio 2011

[67] Francesco Saverio Nitti, Scritti sulla questione meridiona- [84] Radogna, Lamberto. Storia della marina mercantile delle
le. Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897, Laterza, Bari, Due Sicilie. (1734 – 1860). Mursia, 1982.
1958. Citato in: Gigi di Fiore, I vinti del Risorgimento, [85] Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Rassegna
pag. 264. storica del Risorgimento, Volume 29,Parti 3-4, 1942, p.729
[68] Angela Pellicciari, Il sud era ricco prima di diventare Italia [86] Tuttavia l'Inghilterra non perse l'interesse su quest'isola,
in www.angelapellicciari.it. URL consultato il 16 gennaio posizionata lungo la rotta per Malta, effettuando su quel
2011. tratto di mare, negli anni successivi, rilievi batimetrici
[69] Pier Carlo Boggio, Fra un mese!, Tip. scol. di S. Franco, [87] Thomson, Dennis (1989): The Sulphur War (1840): A
1859, p. 21-22. Confrontation between Great Britain and the kingdom of
[70] Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli. Citato in the Two Sicilies in the Mediterranean, Michigan State
Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Lon- University.
dra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli [88] Giura, Vincenzo(1973): La questione degli zolfi sici-
in nuovarivistastorica.it, Roma, Società editrice Dante liani (1838-1841), in: Cahiers internationaux d´histoire
Alighieri. URL consultato il 15 aprile 2012. economique et sociale, Nummer 2, pag.278-392
[71] Paolo Mieli, L'errore dei Borbone fu inimicarsi Lon- [89] Harold Acton , p. 140
dra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli
in nuovarivistastorica.it, Roma, Società editrice Dante [90] Denis Mack Smith, Storia della Sicilia medioevale e
Alighieri. URL consultato il 22 aprile 2012. moderna,Editori Laterza, 1976, pag.512-513.
[72] Ernesto Pontieri, Il riformismo borbonico nella Sicilia [91] Lodovico Bianchini, Della storia economico-civile di Si-
del sette e dell'Ottocento: saggi storici, Napoli, Edizioni cilia, Palermo, Stamperia di Francesco Lao, 1841, Vol. II,
scientifiche italiane, 1965, p. 347, ISBN non esistente. p. 276
[73] Ennio Di Nolfo, Europa e Italia nel 1855-1856, Roma, [92] Rivista contemporanea,Vol 26,a pag 429,Torino-1861
Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1967, p.
412. ISBN non esistente [93] Denis Mack Smith,Storia della Sicilia medioevale e
moderna,pagg.512-513.Editori Laterza, 1976
[74] È famoso a tal proposito il commento del console inglese
a Napoli all'atto della sua salita al trono, che individuava [94] Gigi Di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia
la necessità di “dargli [a Ferdinando II] qualche salutare
[95] Gigi di Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia, p. 19
lezione in proposito”
[96] Coppola, p. 617
[75] L'espressione si riferisce al fatto che la sicurezza del Regno
delle Due Sicilie era garantita dall'essere protetto a nord [97] Coppola, p. 613
dallo Stato della Chiesa, ai tempi considerato intangibile, e
da tutti gli altri lati dal mar Mediterraneo, che era protetto [98] Antonio Scialoja, I principi della economia sociale esposti
dalla flotta militare in ordine ideologico, a cura di Gabriella Gioli, p. XIII,
Franco Angeli editore, Milano, 2006
[76] Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due
secoli, Tipografia del giornale La Discussione, Napoli, [99] Alexander Baillie-Cochrane, The prisons of Naples in
p.111 Young Italy by Alexander Baillie Cochrane, Londra, John
W. Parker, 1850, pp. 262-279. ISBN non esistente
[77] Intervista ad Arrigo Petacco autore del ”Il Regno del Sud”
in www.giornale.ms. URL consultato il 3 novembre 2010. [100] Coppola, p. 629
22 6 NOTE

[101] Coppola, pp. 619-620 [122] Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi, 1972, p.25

[102] Coppola, p. 623 [123] Il richiamo alle affermazioni di Petruccelli è utilizzato da


Acton per sottolineare come i liberali napoletani restaro-
[103] Baillie-Cochrane, p. 275 no coesi fintantoché fu in vita Ferdinando II, «principale
bersaglio dei loro strali», ma, morto quest'ultimo, furono
[104] Coppola, p. 624
incapaci di una seria azione politica finendo per scagliarsi
[105] Francesco Mastroberti, Tra scienza e arbitrio : il problema «l'uno contro l'altro per sbranarsi». Harold Acton , p. 4
giudiziario e penale nelle Sicilie dal 1821 al 1848, Bari, [124] Cotugno (lettere), p. 34
Cacucci, 2005, p. 251, ISBN 88-8422-461-6.
[125] James Howard Harris Malmesbury, p. 313
[106] Pécout Gilles, Il lungo Risorgimento. La nascita dell'Italia
contemporanea (1770-1922), a cura di R. Balzani, Torino, [126] Angela Pellicciari, 2000 , p. 188
Bruno Mondadori, 1999, p. 129, ISBN 978-88-424-9357-
[127] Angela Pellicciari, 2000 , p. 190
0.
[128] vedi pag 700 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
[107] Baillie-Cochrane, p. 276 del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
[108] Baillie-Cochrane, p. 279 Volume 3, A. Vallardi, 1918

[129] vedi pag 702 Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni
[109] vedi p.223-224 Gianni Oliva, Un regno che è stato grande,
del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata,
Mondadori, 2012
Volume 3, A. Vallardi, 1918
[110] (EN) William Ewart Gladstone, Two Letters to the Earl of
[130] Pietro Corelli, La stella d'Italia; o, Nove secoli di Casa
Aberdeen, on the State Prosecutions of the Neopolitan Go-
Savoia, Vol. 5, Milano, Alessandro Ripamonti Editore,
vernment, Londra, John Murray Publication, 1851. ISBN
1863, p. 388. ISBN non esistente
non esistente
[131] In Gran Bretagna, infatti, le pene corporali stabilite dai
[111] Gigi Di Fiore (2007), p. 93 tribunali non erano infrequenti.
[112] Raffaele De Cesare, La fine di un regno: Ferdinando II, S. [132] Salvatore Maniscalco
Lapi, 1909, p.68
[133] Alberto Santoni, Storia e politica navale dell'età moder-
[113] vedi p.224 Gianni Oliva, Un regno che è stato grande, na: XV-XIX secolo, Roma, Ufficio storico della marina
Mondadori, 2012 militare, 1998, p. 305.
[114] (FR) Alphonse Balleydier, La vérité sur les affaires de [134] Roberto Martucci, L'invenzione dell'Italia unita: 1855-
Naples, réfutation des lettres de m. Gladstone, Parigi, 1864, Firenze, Sansoni, 1999, p. 165, ISBN 88-383-
Imprimerie de W. Remquet, 1851, pp. 5-6. ISBN non 1828-X.
esistente
[135] Harold Acton , p. 493
[115] (FR) Jules Gondon, La terreur dans le royaume de Naples,
lettre au right honorable W.E. Gladstone en réponse à ses [136] Giuseppe Pandolfo, Una Rivoluzione tradita:da Marsala a
Deux lettres à lord Aberdeen, Parigi, Auguste Vaton, 1851. Bronte, Italo-Latino-Americana Palma, 1986.
ISBN non esistente [137] Félix Dupanloup, La sovranità del Pontefice secondo il
diritto cattolico e il diritto europeo, Tipografia Monaldi,
[116] Raffaele Cotugno, Tra reazioni e rivoluzioni. Contributo
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L'Italia nei cento anni del secolo XIX, vol. III (1850-1860), Garibaldi a Marsala : il ministro lord Russell fa una ri-
Milano, A. Vallardi, 1907-1918, p. 20. sposta, in ogni parola della quale si può desumere qualche
spiegazione sullo spirito della politica inglese ne' fatti di
[121] Coppola, pp. 616-617 Sicilia.»
23

[143] pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Storia di Giuseppe Gari- [162] Gigi Di Fiore (1993), p. 45
baldi - Volume secondo - Documenti, Napoli, Stabilimento
tipografico Perrotti, 1870 [163] Marc Monnier, La Camorra: Notizie storiche raccolte e do-
cumentate, Firenze, Barbèra Editore, 1863, p. 84, ISBN
[144] Comandante la flotta inglese nel Mediterraneo non esistente. URL consultato il 6 dicembre 2011.
[145] Il testo integrale dell'interpellanza è riportato, numera- «[...] la camorra fu rispettata, usata spesso
to come doc. 23 pagg. 42-43 in Giuseppe da Forio, Sto- sotto i Borboni fino al 1848. Essa forma-
ria di Giuseppe Garibaldi - Volume secondo - Documenti, va una specie di polizia scismatica, meglio
Napoli, Stabilimento tipografico Perrotti, 1870. istruita sui delitti comuni della polizia orto-
dossa, che occupavasi soltanto dei delitti po-
[146] In quell'anno la Danimarca venne attaccata da Austria e litici. [...] Inoltre la camorra [...] era incari-
Prussia cata della polizia delle prigioni, dei mercati,
[147] pagg. 906-907 in Giuseppe da Forio, Vita di Garibaldi, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi
Napoli, Stabilimento tipografico Perrotti, 1870(?) malfamati della città».

[148] Patrick Keyes O'Clery, L'Italia dal Congresso di Parigi a [164] Quando la camorra aiutò Garibaldi in nome della libertà
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[178] decreto
[158] vedi pag. 211, Raffale De Cesare, La fine di un regno, vol
[179] vedi il capitolo XLIV-La camorra di G. Garibaldi, I Mille,
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[159] Vedi pag. 84 in Carlo Pellion di Persano, Diario privato-
[180] Si veda anche pag 74 di Pasquale Fornaro, István Türr:
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[190] vedi pag. 393 in Giovanni La Cecilia, Storia [212] Il numero dei detenuti è stato riportato da Alfredo Coman-
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25

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8 Voci correlate
• Brigantaggio postunitario

• Meridionalismo
• Plebisciti del Regno d'Italia

• Piemontesizzazione
• Questione meridionale

• Regno delle Due Sicilie


• Revisionismo

• Risorgimento

9 Collegamenti esterni
• Centro Studi Civitanovesi: ALTRI RISORGIMEN-
TI, otto conferenze dedicate al 150º anniversario
dell'Unità d'Italia.
28 10 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

10 Fonti per testo e immagini; autori; licenze


10.1 Testo
• Revisionismo del Risorgimento Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Revisionismo_del_Risorgimento?oldid=68393665 Contributori: Re-
taggio, SpeDIt, MM, Blackcat, Lou Crazy, AleR, Vipera, Angeloxg1, CruccoBot, Jalo, Rojelio, Codas, Eumolpo, Bultro, Piero Montesacro,
Pequod76, Pirizz, Nickanc, Sergio fucchi, Guarracino, Syrio, Diegos79, Generale Lee, Anthos, Vituzzu, Bramfab, Disgusto, Gierre, Ave-
mundi, Mizardellorsa, Afnecors, Guybrush Threepwood, Castagna, Snow Blizzard, Theirrulez, K.Weise, Plink, Justinianus da Perugia, GJo,
Cotton, LukeWiller, BetaBot, Nicola Romani, Hal8999, Pramzan, Crisarco, Radio89, Nikbot, AndreaFox, Federico Bardanzellu, Phan-
tomas, Pracchia-78, Lo Scaligero, Ferdinando Scala, Nuceria5, Chrysochloa, Emanuele Mastrangelo, Vito Calise, Antonio d'alessandro,
Sandrobt, Xerse, No2, Discanto, BRG, Salvatore gioitta, FrescoBot, Rosa nero, Frassionsistematiche, Er Cicero, AttoBot, Micione, Ric-
cardo Fangarezzi, LucienBOT, Ragazzzo, Cunibertus, The White Lion, K'n-yan, Pierpao, Horcrux92, Alexmar983, Mauro Tozzi, Nubifer,
Tenebroso, Melancholia, Midlander, Taueres, Tommaso Ferrara, ChuispastonBot, IlSistemone, Massimiliano Panu, Adamanttt, Atarubot,
Louisbeta, Aplasia, Ipvariabile, Niculinux, TintoMeches, Botcrux, Kingeddy31, Ambaradan, PatroclusMega, Addbot, Napy65 e Anonimo:
70

10.2 Immagini
• File:Briganti_Volonnino.JPG Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/34/Briganti_Volonnino.JPG Licenza: Public
domain Contributori: http://www.brigantaggio.net/brigantaggio/Briganti/Volonnino.htm Artista originale: Ignoto
• File:Crossed_sabres.svg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/71/Crossed_sabres.svg Licenza: CC-BY-SA-3.0
Contributori: Own work, based on image “Military symbol.svg” by Ash Crow (GFDL pic) Artista originale: Ash Crow, F l a n k e r
• File:Emblem-important.svg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4c/Emblem-important.svg Licenza: Public do-
main Contributori: The Tango! Desktop Project Artista originale: The people from the Tango! project
• File:Emblem-scales.svg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/29/Emblem-scales.svg Licenza: CC-BY-SA-2.5 Con-
tributori: Image:Unbalanced_scales.svg & The Tango! Desktop Project. Artista originale: w:User:Tkgd2007; w:User:Booyabazooka; The
people from the Tango! project.
• File:Exquisite-kfind.png Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f1/Exquisite-kfind.png Licenza: GPL Contributori:
www.kde-look.org Artista originale: Guppetto
• File:Ferdinand_Zweite_von_Neapel_Sizilien.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f3/Ferdinand_Zweite_
von_Neapel_Sizilien.jpg Licenza: Public domain Contributori:
Original uploader was Caro1409 at de.wikipedia
Artista originale: Martorelli F
• File:Ferdinando_I_-_Prima_nave_a_vapore_nel_Mediterraneo.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/6a/
Ferdinando_I_-_Prima_nave_a_vapore_nel_Mediterraneo.jpg Licenza: ? Contributori: Napoli - Museo della Certosa di San Martino
Artista originale: ignoto
• File:Fergola,_Salvatore_The_Inauguration_of_the_Naples_-_Portici_Railway,_1840.JPG Fonte: http://upload.wikimedia.org/
wikipedia/commons/3/39/Fergola%2C_Salvatore_The_Inauguration_of_the_Naples_-_Portici_Railway%2C_1840.JPG Licenza: Public
domain Contributori: ? Artista originale: ?
• File:Garibaldi_à_Londres_1864.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e8/Garibaldi_%C3%A0_Londres_
1864.jpg Licenza: CC-BY-SA-3.0 Contributori: Opera propria Artista originale: Pramzan
• File:Gfortunato.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f8/Gfortunato.jpg Licenza: Public domain Contributori:
Artista originale:
• File:Gladstone.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/54/Gladstone.jpg Licenza: Public domain Contributori: ?
Artista originale: ?
• File:Italia_ferrovie_1861.03.17.png Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/79/Italia_ferrovie_1861.03.17.png Li-
cenza: CC-BY-SA-3.0 Contributori: Opera propria Artista originale: Friedrichstrasse
• File:Italy_unification_1815_1870.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1b/Italy_unification_1815_1870.jpg
Licenza: Public domain Contributori: Shepherd, William. Historical Atlas. New York: Henry Holt and Company, 1911 Transferred from
nl.wikipedia Artista originale: Original uploader was Känsterle at nl.wikipedia
• File:Kingdom_of_the_Two_Sicilies_stub_icon.svg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/
commons/0/03/Kingdom_of_the_Two_Sicilies_stub_icon.svg Licenza: CC-BY-SA-3.0 Contributori: Ope-
ra propria Artista originale: <a href='//commons.wikimedia.org/wiki/User:ANGELUS' title='User:
ANGELUS'>Angelus</a>(<a href='//commons.wikimedia.org/wiki/User_talk:ANGELUS#top' title='User talk:ANGELUS'>talk</a>)
• File:Koenigreich_beider_Sizilien.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c7/Koenigreich_beider_Sizilien.jpg
Licenza: Public domain Contributori: ? Artista originale: ?
• File:Lapide_Fenestrelle.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1d/Lapide_Fenestrelle.jpg Licenza: CC-BY-SA-
3.0 Contributori: Opera propria Artista originale: The White Lion
• File:Liborio_Romano.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/d/db/Liborio_Romano.jpg Licenza: ? Contributori: ? Artista
originale: ?
• File:Orarionapoli1843.png Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/0/05/Orarionapoli1843.png Licenza: ? Contributori: ? Artista
originale: ?
10.3 Licenza dell'opera 29

• File:P_icon_Colosseum.svg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/48/P_icon_Colosseum.svg Licenza: CC-


BY-SA-3.0 Contributori: P blank.svg <a href='//commons.wikimedia.org/wiki/File:P_blank.svg' class='image'><img alt='P
blank.svg' src='//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a9/P_blank.svg/65px-P_blank.svg.png' width='65' height='59'
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originale:
• derivative work: Hazmat2
• File:Planapnoc_001.png Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/51/Planapnoc_001.png Licenza: ? Contributori: ? Artista
originale: ?
• File:Sbarco_Marsala_1860.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/74/Sbarco_Marsala_1860.jpg Licenza: Pu-
blic domain Contributori: The Illustrated London News Artista originale: Sconosciuto
• File:Tore_'e_Criscienzo.jpg Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/7/7f/Tore_%27e_Criscienzo.jpg Licenza: ? Contributori: ?
Artista originale: ?

10.3 Licenza dell'opera


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