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Università «Mediterranea»

degli Studi di Reggio Calabria

Stabilità dei pendii


ing. Domenico Gioffrè

03
PENDII NATURALI E ARTIFICIALI

I fenomeni di instabilità di un pendio sono per lo più dovuti a


fattori direttamente legati a:

• La conformazione geometrica del pendio


• La situazione geologica
• Le proprietà geotecniche delle terre e delle rocce coinvolte nel
processo
• il regime idraulico caratteristico del sito.

Questi fattori estremamente variabili nel tempo e nello spazio


determinano le modalità del cinematismo di rottura.
PENDII NATURALI E ARTIFICIALI

La valutazione della stabilità di un pendio costituisce un problema


di difficile risoluzione che richiede, oltre ad una adeguata
esperienza, un'accurata conoscenza di dati geologici, geotecnici,
idraulici ed idrologici della zona oggetto dello studio.

Dall'elaborazione e dal confronto di questi dati è possibile:


• classificare il fenomeno
• procedere ad un'analisi di stabilità
• scegliere il tipo di intervento di stabilizzazione più appropriato
PENDII NATURALI E ARTIFICIALI

Lo studio della stabilità di un pendio può essere condotto a partire


da una delle tre seguenti possibili situazioni iniziali:
• il movimento franoso è già avvenuto e la nuova configurazione
geometrica è assolutamente compatibile con le caratteristiche
meccaniche dei terreni e delle rocce interessate dal fenomeno;
• un primo movimento franoso è già avvenuto, ma esiste ancora
la possibilità che ulteriori instabilità si verifichino;
• il pendio si trova in condizioni critiche e un evento franoso
risulta altamente probabile.
Risulta evidente che l'approccio al problema potrà essere
sostanzialmente differente a seconda che l'analisi di stabilità sia
condotta a priori o a posteriori dell'evento franoso.
Stadio di attività di una frana (Cruden & Varnes, 1993):

F. ATTIVA (“active” - attualmente in movimento):


di prima generazione (“first-time”),
riattivata (“reactivated”);

F. SOSPESA (“suspended” - attualmente ferma, ma con


movimenti nel corso dell’ultimo ciclo stagionale);

F. INATTIVA (“inactive” - senza movimenti nel corso dell’ultimo


ciclo stagionale).
Cause delle frane
Importanza di riconoscere la/le causa/e di una frana:
 per la scelta dei criteri d’intervento più adatti alla
stabilizzazione della frana;
 per la prevenzione di ulteriori fenomeni di instabilità in aree
limitrofe e simili sotto il profilo geologico e geotecnico.

In generale, più cause (o fattori) concorrono a generare l’instabilità di


un pendio:
• cause intrinseche (o interne);
• cause esterne:
- cause preparatorie (o predisponenti),
- cause scatenanti (o innescanti).
==>
L’instabilità di un pendio si verifica quando, lungo una potenziale superficie di
scorrimento, il rapporto fra la resistenza al taglio disponibile (dipende da f e
c) e lo sforzo tangenziale mobilitato (dipende da componente tangenziale
forza peso) è uguale a 1

S = W sin ()
N = W cos()
R = Ntan()+cA
FATTORI INSTABILIZZANTI

La rottura del terreno per taglio, e quindi il verificarsi di una frana


presuppone il verificarsi di fattori instabilizzanti che possono
essere raggruppati in due gruppi:

a) fattori che favoriscono l'incremento degli sforzi di taglio;


b) fattori che favoriscono la riduzione della resistenza al taglio.

R
F
S
FATTORI INSTABILIZZANTI

Tra i fattori appartenenti alla gruppo a) rientrano quei fenomeni


che modificano le condizioni al contorno della massa sollecitata.
I più frequenti sono:
• variazioni di carichi agenti all'interno o nell'immediato contorno
dell'ammasso; tali variazioni possono essere dovute a semplici
riporti o sterri di materiale, a nuove costruzioni, a serbatoi,
oppure a carichi dovuti ad eventi naturali eccezionali quali ad
esempio forti nevicate;
• eliminazione di materiale che svolgeva una funzione
stabilizzante per il versante; si pensi ad esempio ai fenomeni di
erosione dovuti ai corsi d'acqua, ai moti ondosi, alle azioni
disgregatrici gelo-disgelo;
• azioni tettoniche.
A) FATTORI CHE TENDONO AD AUMENTARE gli sforzi
• Rimozione di supporto laterale (aumento pendenza del versante):
erosione al piede ad opera di corsi d’acqua o da moto ondoso; alterazione
subaerea, cicli termici (secco/umido, gelo/disgelo); interventi antropici
(scavo e/o distruzione di opere di sostegno);

• Sovraccarico del pendio (aumento del peso del versante): accumulo di


materiale detritico in sommità; peso del manto nevoso o della vegetazione;
saturazione dell’orizzonte superficiale (per pioggia intensa, per disgelo o per
perdite di condotte idriche, fognature, canali, bacini); interventi antropici
(rilevati stradali o ferroviari, edifici o altre strutture, accumulo di materiali
di scavo, discariche in genere);
==>
(Cause delle frane – Fattori che tendono ad aumentare tmob)

• Rimozione di supporto in sotterraneo: attività carsica in rocce


carbonatiche; dissoluzione di gessi; deformazioni plastiche e rotture
nelle rocce sottostanti; interventi antropici (attività mineraria, scavo
di gallerie);
• Pressioni laterali: spinte idrostatiche (acqua nelle fratture o in
caverne); congelamento dell’acqua nelle fratture; rigonfiamento di
rocce argillose o anidritiche.
(Cause delle frane – Fattori che tendono ad aumentare tmob)

• Movimenti della crosta terrestre: modifica dell’inclinazione del


pendio a seguito di grandi deformazioni crostali, faglie attive;

• Sforzi transitori (sollecitazioni cicliche ad alta frequenza):


terremoti; microsismi da attività vulcanica; franamento per crollo
di grandi masse rocciose sul fondovalle; attività antropiche
(esplosioni, traffico stradale, macchine vibranti);
Duplice effetto:
- aumento temporaneo degli sforzi tangenziali mobilitati
e inoltre
- diminuzione della resistenza al taglio (per attrito e/o per
coesione).
FATTORI INSTABILIZZANTI

I fattori appartenenti al gruppo b) tendono a modificare le


caratteristiche fisico-meccaniche del terreno/roccia
condizionandone la resistenza al taglio caratteristica.
I più frequenti sono:
• Le azioni dell'acqua, che si manifestano durante i fenomeni
piovosi e nevosi e nel corso di siccità o di periodi di alternanza
di gelo e disgelo;
• le azioni dell'acqua nel corso di rapidi abbassamenti del livello
di serbatoi, o più in generale attraverso fenomeni di filtrazione
non adeguatamente regimati;
• i fenomeni di alterazione chimica e meccanica prodotte dagli
agenti atmosferici.
FATTORI INSTABILIZZANTI

Appare evidente che il controllo dell'acqua nell'ammasso instabile,


o ritenuto tale, può ridurre quei fenomeni che inciderebbero
direttamente sulla sua stabilità globale.

Eventi meteorici particolarmente intensi possono tuttavia


sviluppare nei pendii valori talmente elevati della pressione
neutrale, con conseguente riduzione della resistenza al taglio dei
terreni.

Nei mesi autunnali, in coincidenza con intense e durature


precipitazioni, si osserva una più alta frequenza di eventi franosi;
ciò è favorito anche dal basso contenuto d'acqua dei terreni
determinato dal caldo dei precedenti mesi estivi.
B) FATTORI CHE TENDONO A DIMINUIRE le resistenze
La resistenza al taglio può diminuire a seguito di:
- aumento della pressione dell’acqua nei pori del terreno,
- diminuzione della coesione c’,
- diminuzione dell’angolo di resistenza al taglio ’.
• Fattori intrinseci (del materiale e del pendio allo stato iniziale):
Composizione: terreni organici, t. ad elevata componente argillosa
(argille, rocce argillitiche), rocce soggette ad argillificazione, t.
con elementi lamellari (talco, mica, serpentino);
Struttura: disposizione sciolta delle particelle (argille, loess, sabbie fini,
materiale organico poroso, piroclastiti, argille sensitive); superfici di strato o
di scistosità, faglie, fratture, giacitura dei giunti rispetto al pendio, alternanza
di strati a diversa permeabilità o resistenza meccanica;
Orientazione del pendio: ad es. verso Sud (=> rapido scioglimento
del manto nevoso); ==>
(Cause delle frane – Fattori che tendono a diminuire tf)

• Modifiche di struttura:
Diminuzione della coesione per:
- fessurazione (argille sovraconsolidate, argilliti),
- decompressione di pendii in masse rocciose;
Diminuzione dell’angolo di resistenza al taglio (e/o della coesione),
per disturbo e rimaneggiamento (loess, argille sensitive, sabbie
sciolte);
• Sforzi transitori (sollecitazioni cicliche ad alta frequenza):
terremoti; microsismi, vibrazioni, ecc.;
Duplice effetto:
- accumulo di pressione dell’acqua nei pori e diminuzione della
resistenza per attrito, con possibilità di liquefazione;
- rottura di legami intergranulari e diminuzione della resistenza
per coesione.
e inoltre
- aumento temporaneo degli sforzi tangenziali mobilitati.
(Cause delle frane – Fattori che tendono a diminuire tf)

• Variazioni di contenuto d’acqua (e di pressione dell’acqua nei


pori):
A seguito di: piogge intense e prolungate;scioglimento del manto
nevoso; innalzamento del livello piezometrico a distanza;
deforestazione (aumento del coefficiente d’infiltrazione);
circolazione delle acque di scorrimento superficiale; irrigazione;
costruzione di bacini idrici;

Conseguenze:
- aumento di pressione
dell’acqua nei pori e
diminuzione degli sforzi
efficaci;
- spinte di filtrazione;
- saturazione degli
orizzonti superficiali.
(Cause delle frane – Fattori che tendono a diminuire tf)

• Alterazione (ed altri processi fisici e chimici):


Diminuzione della coesione per:
- rammollimento di argille sovraconsolidate fessurate o di argilliti,
- idratazione di minerali argillosi,
- rigonfiamento di argille montmorillonitiche,
- essiccamento di argille o rocce argillitiche,
- disintegrazione di rocce granulari,
- rimozione di cemento per soluzione;
Diminuzione dell’angolo di resistenza al taglio, per scambio di ioni
in minerali argillosi;
• Altre cause esterne:
incendio di boschi; azione disgregante da parte delle radici delle
piante; tane di animali:
tutte con diminuzione della coesione.
LE CAUSE DEI FENOMENI DI INSTABILITÀ

I processi coinvolti nelle frane consistono in una serie di eventi che


possono costituire causa o effetto. Nella maggior parte dei casi,
coesistono più cause diverse e, spesso, l’ultimo evento
semplicemente attiva un processo in masse già sull’orlo del
collasso.

Terzaghi (1950) ipotizza che le frane possono attivarsi in due modi:


• Per cause esterne che inducono un aumento delle tensioni di
taglio instabilizzanti. Queste tensioni aumentano lungo la
superficie di rottura fino al collasso.
• Per cause interne che inducono una diminuzione della
resistenza a taglio del materiale.
Cause naturali e antropiche

Cause esterne che possono modificare le condizioni di stabilità


• Modifiche geometriche (sottoscavi o erosione sotterranea, erosioni, incisioni per
scorrimento di corsi d’acqua, scavi artificiali che modificano la geometria del
pendio);
• Scavi (erosioni, incisioni, scavi artificiali)
• Caricamento (aggiunta di materiale, costruzione di edifici, ecc.)
• Shock e vibrazioni (artificiali, terremoti, ecc.)
• Modifiche nel regime delle acque (piogge: aumento del peso dell’unità di volume,
modifiche nella pressione interstiziale).

Cause interne che possono modificare le condizioni di stabilità


• Diminuzione di resistenza (τp, τcs, τr) dovuta a rottura progressiva (a seguito di
espansione laterale, fessurazione o erosione)
• Weathering (congelamento, imbibizione, essiccamento, diminuzione della
cementazione)
• Ruscellamento (da tubazioni, ecc.)
(Terzaghi, 1950; Brunsden, 1979)
Processi che possono causare instabilità nei pendii
Qualsiasi processo che causa modifiche nelle condizioni di carico sul pendio
 ij u
Processi naturali Processi conseguenti ad azioni antropiche
• Piogge (per es. infiltrazione con conseguenti • Scavi;
modifiche di γ; rigonfiamento, effetti diretti sulle • Riempimenti o caricamenti dovuti a nuove
pressioni interstiziali); costruzioni;
• Modifiche stagionali nel regime idrogeologico • Creazione di bacini/abbassamento
(per es. fluttuazioni del livello di falda e delle piezometrico.
pressioni interstiziali);
• Gelo e disgelo dell’acqua interstiziale;
• Erosione;
• Carichi sismici;
• Condizioni al contorno (per es. interazione con
altre masse già in movimento/frane;
caricamento della superficie del pendio);
• Condizioni idrauliche al contorno nell’acqua nei
pendii (per es. zone di accumulo di acqua,
svuotamento di bacini);
• Weathering;
• Modifiche nella geometria del pendio.
Cause morfologiche, cause fisiche e meteorologiche
Esse possono predisporre il versante a franare o innescare l’evento franoso.
Alcune di queste cause possono indirettamente o direttamente condizionare la
tipologia del movimento e la sua attività
• Morfologia (pendenza, lunghezza, altezza, ecc.) dei pendii ereditata dalle vicissitudini
geologiche;
• Aggiustamento isostatico glaciale;
• Erosione fluviale, marina, glaciale al piede del versante;
• Erosione sotterranea (rimozione del materiale solubile, crollo di caverne, asportazione per
dilavamento del materiale fine);
• Sovraccarico naturale al piede o alla cresta del versante;
• Disbloscamenti naturali (incendi naturali)
• Interazioni con altri corpi di frana
• Ruscellamento rapido delle nevi
• Intense piogge, eventi pluviometrici eccezionali e prolungati nel tempo
• Svuotamenti di bacini – prosciugamento di laghi
• Terremoti – maremoti – eruzioni vulcaniche
• Disfacimento meteorico: disgregazione e alterazione
• Variazioni delle pressioni di filtrazione, variazioni repentine della superficie piezometrica
connesse ad ampie maree e dopo esondazioni
• Piene eccezionali dei fiumi - esondanzioni
Cause antropiche
Esse possono predisporre il versante a franare o innescare l’evento franoso.

• Scavi al piede del pendio: trincee, scavi, canali, ecc.;


• Sovraccarichi sul versante o a monte del versante (costruzione di rilevati,
altre strutture ingegneristiche);
• Rapido abbassamento della superficie piezometrica: dighe;
• Svuotamenti di bacini – prosciugamento di laghi;
• Disboscamenti (incendi dolosi, cospicui ed estesi tagli di alberi, ecc.);
• Irrigazione
• Arti minerarie – estrazioni
• Vibrazioni artificiali.
Gli effetti di un sisma sulla stabilità dei pendii
Gli effetti degli afflussi meteorici sulla stabilità dei pendii
Gli effetti delle precipitazioni sulla stabilità dei pendii

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