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Torniamo a parlare della carriera delle donne nel mondo della politica e del
lavoro sull'onda di alcuni successi come quello di Dilma Roussef in Brasile,
la nomina di Ana Patricia Botin al Banco Santander in Spagna, ed infine la
nomina di Susanna Camusso a segretaria della CGIL in Italia . Queste tre
importanti novità sono avvenute nel mezzo di un dibattito molto acceso sul
lavoro e le prospettive di crescita, promosso e guidato, guarda caso, da
Emma Marcegaglia e Federica Guidi che non hanno risparmiato critiche al
Governo , al ministero dello sviluppo economico ed anche ai sindacati.
Non sono affatto buoni i dati forniti sulla condizione femminile generale in
Italia dal World Economic Forum – www.weforum.org – nel Gender Gap
report 2010 che ha preso in esame gli ultimi 5 anni. Siamo scesi al 74° posto
nel 2009 dal 72°. Sempre in testa le nazioni scandinave; la Francia scende al
46°posto per le poche donne nel Governo attuale e gli USA, che hanno risalito
12 posizioni, oggi sono al 19° posto. In dettaglio si vede che l'85% dei paesi
esaminati, ben 114, ha migliorato in questi 5 anni mentre l'Italia con altri 13
paesi ha peggiorato la propria situazione. In particolare ci penalizza l'accesso
al mondo del lavoro e resta molto lenta la crescita del peso delle donne sulla
forza lavoro totale. In Parlamento raggiungono il 21% e quindi l'Italia è in
buona compagnia al 54° posto su 114. Il nostro fiore all'occhiello è il settore
dell'educazione dove le donne raggiungono il 100% nella primaria e
secondaria al pari degli uomini, mentre nel livello superiore le ragazze sono
al 79% ed i ragazzi raggiungono soltanto il 59%. Nelle posizioni di
'comando' nei 114 paesi, le donne raggiungono circa il 33% e pesante è anche
il dislivello dei salari; infatti le donne ricevono in media il 50% di quanto
guadagnano gli uomini e la media è calcolata in 20.000 euro l'anno contro i
40.000.-
...
Il nostro Parlamento sta discutendo una proposta che prevede l'obbligo per le
società quotate di avere nei loro Cda almeno il 30% di donne. Con questo
l'Italia sta cercando di copiare, (ma per la crisi politica il tutto sarà di certo
rinviato) la Norvegia che legiferò in tal senso nel 2003 – ne abbiamo già dato
ampio conto – e che ha prodotto risultati positivi.
Qui è interessante citare un economista liberale che mal sopporta le
restrizioni dettate per legge: Luigi Zingales. La sua tesi è questa. La
discriminazione pregiudiziale nei confronti delle donne è stata una costante
quando si è trattato di scegliere per posizioni di rilievo nei vari settori. Una