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E GEOPOLITICA
COLLANA DI STUDI STORICI E POLITICO–SOCIALI
Direttore
Antonello F B
Sapienza – Università di Roma
Coordinamento scientifico
Giovanna M
Sapienza – Università di Roma
Andrea C
CEMAS Sapienza – Università di Roma
Comitato scientifico
Segreteria redazionale
Gabriele N
Link Campus University
Comitato redazionale
Stato, nazione e nazionalismo sono categorie che nascono nell’alveo della modernità
occidentale e caratterizzano la storia successiva anche del resto del mondo. Con
la fine della Guerra fredda, tuttavia, nel dibattito scientifico di sovente sono state
presentate come strumenti d’analisi superati dal tempo. A distanza di un quarto di
secolo, la verifica empirica ci dice che, nonostante alcune trasformazioni, rimangono
centrali nel vocabolario politico e si innestano all’interno di processi complessi che
abbracciano anche le sfere dell’economia, della società e della cultura. La sovrap-
posizione con le contemporanee dinamiche di integrazione sovranazionale e di
interdipendenza economica, infatti, non ne hanno segnato il tramonto. Piuttosto ne
hanno favorito un’evoluzione che assume caratteristiche e contenuti specifici nei dif-
ferenti quadranti geopolitici, rendendo inutilizzabile il concetto di “globalizzazione”
e favorendo il ricorso a quello di “regionalizzazione”.
La riflessione su questi temi non può prescindere da un’analisi storica delle
componenti strutturali e contingenti che influenzano la formazione delle identità
nazionali e da uno studio dei fattori politico–internazionali che ne determinano i
percorsi e le trasformazioni. La collana, quindi, si pone l’obiettivo di analizzare tali
tematiche attraverso un approccio multidisciplinare, che spazia dalla prospettiva della
storia internazionale, a quella della geopolitica, passando per gli studi di relazioni
internazionali e quelli sui nazionalismi.
I contributi scientifici sono realizzati con il supporto e il coordinamento del
CEMAS – Centro interdipartimentale di Ricerca “Cooperazione con l’Eurasia, il
Mediterraneo e l’Africa sub–sahariana” di Sapienza – Università di Roma. Ogni
opera è stata sottoposta a peer review.
Il volume è stato pubblicato con il contributo del progetto FIRB “L’Europa
di Versailles (–). I nuovi equilibri europei tra le due guerre nelle fonti
dell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito”, unità di ricerca
del Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della Sapienza – Università di Roma.
Alberto Becherelli
Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni
nell’Europa di Versailles (–)
Prefazione di
Alessandro Vagnini
Aracne editrice
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
Copyright © MMXVII
Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
www.gioacchinoonoratieditore.it
info@gioacchinoonoratieditore.it
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11 Prefazione
di Alessandro Vagnini
15 Introduzione
27 Capitolo I
Il Regno SHS e l’Alto Adriatico
1.1. La questione adriatica, 27 – 1.2. Obiettivi italiani, serbi e jugoslavi, 28 –
1.3. Dalla proclamazione del Regno SHS alla costituzione di San Vito, 38 –
1.4. Fedeltà jugoslava agli Asburgo?, 47 – 1.5. L’occupazione italiana di
Fiume e Dalmazia, 54 – 1.6. La delegazione jugoslava alla Conferenza della
Pace, 70 – 1.7. Verso Rapallo, 83.
93 Capitolo II
L’unione con il Montenegro
2.1. Una tradizione all’insegna dell’indipendenza, 93 – 2.2. La controversa
unione alla Serbia, 97 – 2.3. L’insurrezione del natale ortodosso, 101 – 2.4. Il
mancato accreditamento della delegazione montenegrina alla Conferenza
della Pace, 111 – 2.4.1. I memorandum del governo montenegrino del 5
marzo 1919, 114 – 2.4.2. La rivendicazione di Scutari, 117 – 2.4.3. Il
memorandum Popović e la mémoire Plamenac, 124 – 2.5. La presenza
militare interalleata nella primavera del 1919, 129 – 2.6. Conclusione della
questione montenegrina, 134.
39
410 Indice
217 Conclusioni
231 Bibliografia
Prefazione
di Alessandro Vagnini1
1
Sapienza – Università di Roma.
5
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612 Prefazione
1
Dal 1929 ufficialmente Regno di Jugoslavia come veniva chiamato indistintamente
in ambito internazionale fin dal 1918.
9
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10 Introduzione
Introduzione
2
I.J. LEDERER, La Jugoslavia dalla Conferenza di Pace al trattato di Rapallo 1919-
1920, Il Saggiatore, Milano 1966, p. 3 [ed. originale: Yugoslavia at the Paris Peace
Conference: A Study in Frontier-Making, Yale University Press, New Haven and Lon-
don 1963].
Introduzione
Introduzione 17
11
3
Ivi, p. 100.
Introduzione
Introduzione 19
13
4
Cfr. D. DJOKIĆ (ed.), Yugoslavism: Histories of a Failed Idea, 1918-1992, Hurst &
Co., London 2003, p. 4. L’esistenza stessa dello jugoslavismo come idea – al pari della
creazione dello Stato jugoslavo – negherebbe l’appellativo di “idea artificiale” ad esso
attribuito con sempre più insistenza negli ultimi anni. L’idea jugoslava in tal senso non
sarebbe stata meno “naturale” di altre ideologie nazionali incluse la serba e la croata. Si
veda D. RUSINOW, The Yugoslav Idea before Yugoslavia, ivi, pp. 11-26. Tra i più noti
studi in lingua inglese dedicati all’idea jugoslava si ricorda A.B. WACHTEL, Making a
Nation, Breaking a Nation. Literature and Cultural Politics in Yugoslavia, Stanford
University Press, Stanford 1998.
22
16 Introduzione
Introduzione
5
I.J. LEDERER, op. cit., p. 13. Di tali radici, così come delle altre ideologie nazionali
alternative allo jugoslavismo sviluppatesi tra le popolazioni slave del sud prima del
1918, si ha un ampio resoconto in un testo altrettanto fondamentale per l’analisi della
situazione interna dello Stato jugoslavo delle origini (1918-1921): I. BANAC, The Na-
tional Question in Yugoslavia: Origins, History, Politics, Cornell University Press, I-
thaca 1984. Banac sostiene che le cause dell’instabilità jugoslava siano da ricercarsi
proprio nelle contrastanti ideologie nazionali serba e croata propagatesi prima dello
Stato comune jugoslavo e mai soppiantate anche dopo la sua fondazione.
6
M. MACMILLAN, Paris 1919: Six Months That Changed the World, Random House,
London 2001, p. 110.
7
D. DJOKIĆ, Elusive Compromise: A History of Interwar Yugoslavia, Columbia
University Press, New York and London 2007, p. 42. A confutare il “mito” del ruolo
Introduzione
Introduzione 23
17
avuto dalla comunità internazionale nella creazione del Regno SHS Djokić chiama in
causa il ritardo di diversi mesi delle Grandi Potenze nel riconoscere l’unificazione del
1° dicembre 1918. Il concetto è ripreso da un contributo presente nel precedente volume
edito dall’Autore: A. MITROVIĆ, The Yugoslav Question, the First World War and the
Peace Conference, in D. DJOKIĆ (ed.), Yugoslavism: Histories of a Failed Idea, pp. 42-
56 (p. 56).
8
J. EVANS, Great Britain and the Creation of Yugoslavia. Negotiating Balkan
Nationality and Identity, Tauris Academic Studies, London-New York 2008, p. 1. Non
a caso Evans dedica un capitolo del suo lavoro all’incorporazione del Montenegro
nell’unione jugoslava in virtù delle particolari implicazioni diplomatiche assunte dalla
questione a livello internazionale.
24
18 Introduzione
Introduzione
9
S. PAVLOVIĆ, Balkan Anschluss. The Annexation of Montenegro and the Creation of
the Common South Slavic State, Purdue University Press, West Lafayette 2008, p. 23n.
Introduzione
Introduzione 25
19
21
27
28
22 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
1
Fiume, esclusa dalle concessioni all’Italia previste dal Patto di Londra, sarà rivendi-
cata dal governo di Roma al termine della guerra, in seguito alla dissoluzione
dell’Austria-Ungheria. Al momento dell’ingresso in guerra al fianco dell’Intesa l’Italia
aveva rivendicato il controllo dell’Adriatico con l’annessione di gran parte della Dal-
mazia; la Russia, tuttavia, in difesa degli interessi della Serbia e delle popolazioni slave
del sud, aveva insistito affinché le fossero concesse solamente Zara e Sebenico. Prima
tra le potenze dell’Intesa a sostenere l’importanza del contributo militare italiano allo
sforzo bellico alleato (soprattutto a causa delle sconfitte subite nel corso del 1915 per
mano tedesca), la Russia temeva al tempo stesso che l’Italia potesse rappresentare un
elemento di discordia all’interno della coalizione alleata e una complicazione per il fu-
turo assetto di pace. Cfr. R. ALBRECHT-CARRIÉ, Italy at the Paris Peace Conference,
Columbia University Press, New York 1938, p. 25.
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23
2
Cfr. W. WARREN, The Just Claims of Italy. The Question of the Trentin, of Trieste
and of the Adriatic, n.p. 1917, pp. V-VI (Thaon di Revel) e 46-47. Sulla valenza geo-
grafica della questione adriatica si veda inoltre D. JOHNSON, Geographic Aspects of the
Adriatic Problem, in Proceedings of the American Philosophical Society, 59, 6, 1920,
pp. 512-516.
3
Per il testo del Patto di Londra si veda A. GIANNINI, Documenti per la storia dei
rapporti fra l’Italia e la Jugoslavia, Istituto per l’Europa orientale, Roma 1934, pp. 7-
12. Sui negoziati si veda M. TOSCANO, Il Patto di Londra. Storia diplomatica
dell’intervento italiano (1914-1915), Zanichelli, Bologna 1934.
4
Vis, Hvar, Korčula, Lastovo.
30
24 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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5
Drvenik, Mali Drvenik, Čiovo, Solta, Brač.
6
Sulla Serbia durante la Prima guerra mondiale si veda A. MITROVIĆ, Serbia’s Great
War 1914-1918, Purdue University Press, West Lafayette Indiana 2007. Sul periodo
bellico in relazione all’unificazione jugoslava: D. DJORDJEVIĆ (ed.), The Creation of
Yugoslavia, 1914-1918, Clio Books, Santa Barbara 1980. Sul pensiero politico di Pašić:
C. JELAVICH, Nikolas P. Pasic: Greater Serbia or Jugoslavia?, in Journal Of Central
European Affairs, XI, 1951, pp. 133-152.
7
Cfr. K.ST. PAVLOWITCH, The First World War and the Unification of Yugoslavia, in
D. DJOKIĆ, Yugoslavism: Histories of a Failed Idea, pp. 27-41 (p. 29); A. MITROVIĆ,
Serbia’s Great War 1914-1918, p. 89. Sugli obiettivi di guerra serbi si veda più in gene-
rale M. EKMEČIĆ, Ratni ciljevi Srbije 1914, Srpska književna zadruga, Beograd 1973.
8
Izjava kr. srpske vlade u Narodnoj Skupštini, Niš, 7. dec. (24. nov.) 1914, in F.
ŠIŠIĆ, Dokumenti o postanku Kraljevine Srba, Hrvata i Slovenaca 1914.-1919., Nakla-
da Matice Hrvatske, Zagreb 1920, p. 10. Si veda anche E.J. WOODHOUSE, C.G. WOO-
DHOUSE, Italy and the Jugoslavs, R.G. Badger The Gorham Press, Boston 1920, p. 69;
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, p. 96; D. DJOKIĆ, Elusive Compromise,
p. 14.
9
Professore dell’università di Belgrado tra i principali teorici del programma jugosla-
vista serbo sarà membro della sezione etnografica e storica della delegazione SHS alla
Conferenza della Pace.
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25
sburgico altro non sia che parte, seppure essenziale, della più
vasta questione nazionale serba. E se l’interesse principale
dell’Intesa in quel momento è piegare la potenza tedesca – non
si pensa a una dissoluzione dell’Impero asburgico – dal 1916
diventerà sempre più concreta nell’Europa occidentale l’idea di
promuovere e incoraggiare la creazione, dall’unione della Ser-
bia e del Montenegro, di un grande Stato slavo-meridionale – o
al più una federazione di Stati – che possa arginare
l’espansionismo germanico verso l’Oriente europeo soddisfa-
cendo al tempo stesso i principi di nazionalità10.
L’espansionismo belgradese contrasta con la concezione di
jugoslavismo degli esuli croati e sloveni che dall’inizio della
guerra sostengono la causa jugoslava nei Paesi dell’Intesa. Cer-
to i successi nelle Guerre balcaniche del 1912-13 hanno guada-
gnato prestigio alla Serbia e non sono mancati i croati che fin
dal luglio 1914 si sono uniti all’esercito serbo; anche in questo
caso, tuttavia, ciò a cui non si è rinunciato è il rispetto
dell’identità nazionale croata, rivendicata attraverso la richiesta
dei volontari di introdurre le insegne croate nell’esercito serbo
già durante la guerra. La contrarietà di Pašić alla creazione di
alcun tipo di formazione legionaria che possa sminuire il suc-
cesso serbo sarà interpretato come un primo segnale dei reali
obiettivi egemonici di Belgrado inducendo molti volontari croa-
ti ad abbandonare l’esercito serbo, tacciato di propositi pan-
serbisti11.
Il Comitato jugoslavo (Jugoslavenski odbor) dei croato-
dalmati Ante Trumbić e Frano Supilo, costituito nell’aprile-
maggio del 1915 tra Parigi e Londra, non vuole una Serbia più
grande, ricompensa degli eventuali successi ottenuti nel conflit-
to, ma un’unione degli slavi meridionali in base al diritto di na-
10
Si veda I.J. LEDERER, op. cit., pp. 14-15, 32 e 59.
11
Si veda I. DESPOT, The Short Existence of the State of Slovenes, Croats, and Serbs
(From Late October to December 1st, 1918), in O. HRISIMOVA (ur.), Europe: Peoples
and Boundaries. The Treaty of Versailles and his heritage, Studia Balcanica 28, Para-
digma, Sofija 2010, pp. 34-55.
32
26 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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12
Trumbić era stato presidente del Partito nazionale croato nella dieta dalmata e un
attivo sostenitore dell’unione jugoslava. Sul Comitato jugoslavo si veda M. PAULOVA,
Jugoslavenski odbor (Povijest jugoslavenske emigracije za svjetskog rata 1914.-1918.),
Prosvjetna nakladna zadruga, Zagreb 1925; V. BOGDANOV, F. ČULINOVIĆ, M. KO-
STRENČIĆ (ur.), Jugoslavenski odbor u Londonu, Jugoslavenska akademija znanosti i
umjetnosti, Zagreb 1966; G. STOKES, The Role of the Yugoslav Committee in the For-
mation of Yugoslavia, in D. DJORDJEVIĆ (ed.), op. cit., pp. 51-67.
13
Dal gennaio del 1916 fino al termine della guerra, Corfù, sede del governo serbo,
dei membri della Skupština e degli elementi dell’esercito fuggiti alla disfatta militare
(ma riorganizzati nella primavera del 1916 per esser posti a disposizione del comando
alleato di Salonicco), è il centro dell’attività diplomatica e politica serba. Sull’epica riti-
rata serba verso l’Adriatico e le operazioni di salvataggio durate sino all’aprile del 1916
con circa 170.000 evacuati tra militari e civili si veda A. MITROVIĆ, Serbia’s Great
War, pp. 151-161.
14
Ivi, pp. 290-292; D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 16.
15
Supilo morirà nel 1917 dopo aver abbandonato il Comitato jugoslavo l’anno prece-
dente in seguito a contrasti sorti con Trumbić relativi alle relazioni da intrattenere con
Belgrado (Supilo voleva staccarsi da Pašić, Trumbić sosteneva si dovesse collaborare
con il governo serbo). D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 18.
16
Nel novembre del 1918, in una comunicazione al ministro degli Esteri Sidney Son-
nino, l’ambasciatore italiano a Parigi Lelio Bonin Longare definisce Steed “più jugosla-
vo dei (sic) jugoslavi”. Si vedano i Documenti Diplomatici Italiani (DDI), Sesta serie,
1918-1922, vol. I, doc. 23.
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17
A Londra come a Parigi tali circoli intellettuali elogiano lo sforzo bellico serbo e
montenegrino nei rispettivi ambienti governativi e nell’opinione pubblica nazionale. Su
istruzione del Foreign Office Seton-Watson e lo storico George Trevelyan alla fine del
1914 viaggiano attraverso la Serbia per due mesi con il compito di riportare al governo
inglese quanto sta accadendo nel Paese. Cfr. A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-
1918, p. 104. Su Seton-Watson si veda H. SETON-WATSON et. al. (eds), R.W. Seton-
Watson and the Yugoslavs: Correspondence, 1906-1941, I-II, British Academy and Za-
greb University Press, London-Zagreb 1976. Sulle posizioni di Trevelyan si veda G.M.
TREVELYAN, Austria-Hungary and Serbia, in The North American Review, 201, 715,
1915, pp. 860-868. Su Léger e Denis si veda F. FEJTŐ, Requiem per un impero defunto.
La dissoluzione del mondo austro-ungarico, Mondadori, Milano 1990, pp. 363-370.
18
Si veda I.J. LEDERER, op. cit., pp. 19 e 31-33.
19
Cfr. E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., pp. 71-72.
34
28 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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20
Il Club jugoslavo invierà a Praga un telegramma che invoca la lotta fianco a fianco
di jugoslavi e cecoslovacchi per l’autodeterminazione nazionale. Ivi, p. 77.
21
Deklaracija Jugoslovenskoga kluba (Beč, 30. maja 1917.), in F. ŠIŠIĆ, op. cit., p.
94. Si veda anche E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 75; D. DJOKIĆ, Elu-
sive Compromise, p. 24.
22
Vi aderiranno anche i clericali sloveni del vescovo Anton Jeglić, i cattolici e i fran-
cescani della Bosnia-Erzegovina, gli universitari di Zagabria, i deputati istriani e i serbi
del Partito radicale in Vojvodina. Si veda F. ŠIŠIĆ, op. cit., pp. 102-108 e 114-117.
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29
23
Per il testo della Dichiarazione di Corfù (Krfska Deklaracija, 20. jula 1917) si ve-
da: F. ŠIŠIĆ, op. cit., pp. 96-99; E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., pp. 72-
74; P.D. OSTOVIĆ, The Truth about Yugoslavia, Roy, New York 1952, pp. 275-276; B.
PETRANOVIĆ, M. ZEČEVIĆ, Jugoslavenski Federalizam, Ideje i Stvarnost. Tematska
zbirka Dokumenata, Prvi tom 1914-1943, Prosveta, Beograd 1987, pp. 36-38. Sui nego-
ziati per la dichiarazione si veda: F. ŠIŠIĆ, op. cit., pp. 306-314; A. SMITH-PAVELIĆ, Dr.
Ante Trumbić. Problemi Hrvatsko-Srpskih Odnosa, Knjižnica hrvatske revije, München
1959, pp. 73-91; D. JANKOVIĆ, Jugoslovensko pitanje i Krfska deklaracija 1917. godi-
ne, Savremena administracija, Beograd 1967. Sulle reazioni italiane si veda nella sto-
riografia jugoslava: D. ŠEPIĆ, Italija, Saveznici i Jugoslavensko Pitanje 1914-18, Škol-
ska knjiga, Zagreb 1970; D.R. ŽIVOJINOVIĆ, The War Aims Of Serbia And Italy (1917),
in V.G. PAVLOVIĆ (ed.), Italy’s Balkan Strategies 19th & 20th Century, Institute for Bal-
kan Studies, Belgrade 2014, pp. 137-158 (pubblicato originariamente in Istorija 20. ve-
ka, I, 1983).
24
Deklaracija crnogorskog odbora za nar. ujedinjenje, Pariz, 11. augusta (29. jula)
1917, Predsjednik Andrija Radović, in F. ŠIŠIĆ, op. cit., pp. 100-101.
36
30 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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25
D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, pp. 1-4 e 43.
26
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, p. 91.
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31
27
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 183.
28
Il Patto di Roma recita: «I rappresentanti dei due popoli s’impegnano a risolvere
amichevolmente le questioni territoriali sulla base del principio di nazionalità e del di-
ritto dei popoli a disporre del proprio destino nell’ottica di non pregiudicare gli interessi
vitali delle due nazioni, che dovranno essere definiti dal trattato di pace. Qualora gruppi
compatti di una delle due popolazioni dovessero venire a trovarsi inclusi nelle frontiere
dello Stato dell’altro, sarà riconosciuta e garantita a questa minoranza il diritto di vedere
rispettata la propria lingua, la propria civiltà nazionale, i propri interessi morali ed eco-
nomici”. Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME),
E-8, Commissioni interalleate di Parigi, Jugoslavia, b. 79, fasc. 9, La questione jugosla-
va e l’Italia, La question des frontières italo-yougoslaves, Première partie, II – Pro-
grammes italiens de conciliations, pp. 3-4. Si veda anche F. ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja na
Konferenciji Mira u Parizu. Zbirka akata i dokumenata, Izvanredno izdanje Matice
Hrvatske, Zagreb 1920, pp. 13-15; E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p.
148.
38
32 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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29
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 38-39.
30
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 9, La question des frontières italo-yougoslaves, Pre-
mière partie, III – Revendications Yougoslaves, p. 4.
31
Sulla costituzione del Consiglio nazionale SHS si veda J. HORVAT, Politička povi-
jest Hrvatske – drugi dio, August Cesarec, Zagreb 1990, pp. 72-78. E più in generale Z.
MATIJEVIĆ, Narodno vijeće Slovenaca, Hrvata i Srba u Zagrebu. Osnutak, djelovanje i
nestanak (1918/1919), in Fontes: izvori za hrvatsku povijest, 14, 2008, pp. 35-66.
Il Regno
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32
Organizacija Narodnoga Vijeća, Zagreb, 29. oktobra 1918, in F. ŠIŠIĆ, Dokumenti,
p. 212. Ante Pavelić non va confuso con il più (tristemente) noto leader del movimento
ustaša croato.
33
I. BANAC, op. cit., pp. 128-129. I “frankisti” sono i seguaci di Ivo Frank, leader del
Partito del diritto croato (Hrvatska stranka prava, HSP).
34
Nota države Slovenaca, Hrvata i Srba Ententi, Zagreb, 31. oktobra 1918., in F.
ŠIŠIĆ, Dokumenti, pp. 216-217.
35
D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, pp.12-13.
40
34 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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36
I. BANAC, op. cit., p. 134. Per la risoluzione di Ginevra (Ženevska deklaracija od 9.
nov. 1918.) si vedano F. ŠIŠIĆ, Dokumenti, pp. 236-241; B. PETRANOVIĆ, M. ZEČEVIĆ,
op. cit., pp. 59-64. La risoluzione rimarrà priva di ratifiche. In tale contesto si consuma
la rottura tra il reggente Aleksandar e Pašić, con le dimissioni del secondo da capo di
governo. A Ginevra è emersa infatti la necessità dei convenuti di isolare Pašić per la sua
attitudine reazionaria: il leader radicale serbo non accetta sia usato il termine “jugosla-
vo”, considerato dannoso all’individualità serba, né tantomeno intende ratificare la con-
venzione ginevrina ritenuta lesiva degli interessi politici di Belgrado. Pašić per invalida-
re la convenzione arriverà a sostenere, falsamente, la contrarietà di Aleksandar alla sua
ratifica. Gli intrighi dello statista serbo finiranno con il privarlo della fiducia del sovra-
no costandogli la leadership del primo governo jugoslavo: Aleksandar, che ha più volte
dichiarato non essere sua intenzione “serbizzare la Jugoslavia”, chiederà a Pašić di farsi
da parte in favore di Stojan Protić. Si veda E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op.
cit., pp. 120-121; I.J. LEDERER, op. cit., pp. 64-65.
37
Hrvatski Državni Arhiv (HDA), Narodno Vijeće Slovenaca, Hrvata i Srba (NV
SHS), fund 124, kut. 1., Središnji i Poslovni odbor, Kompromisni prijedlog Smodlake i
Krstelja za privremeno jedinstveno uređenje Države SHS, 2.7.15.1.
Il Regno
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35
38
II. Sjednica Narodnog Vijeća od 23. novembra 1918: a) Predlog zemaljske vlade za
Dalmaciju; b) Predlog dra Lukinića i drugova; c) Predlog dra Andjelinovića i drugova;
e) Predlog dra A. Tresića-Pavičića, in F. ŠIŠIĆ, Dokumenti, pp. 268-271; J. HORVAT,
op. cit., pp. 120-123. Si veda anche D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 28.
39
La posizione di Hinković riflette la natura del movimento jugoslavo negli Stati
Uniti, decisamente contrario all’unione dei territori slavo-meridionali della Duplice
Monarchia alla Serbia. Come accennato proprio il sostegno economico del movimento
statunitense aveva permesso al Comitato jugoslavo di mantenere una certa indipendenza
da Belgrado.
40
Su Radić e il Partito contadino croato si veda M. BIONDICH, Stjepan Radić, the
Croat Peasant Party, and the politics of mass mobilization, 1904-1928, University
Press, Toronto, 2000.
41
II Sjednica Narodnog Vijeća od 23. novembra 1918, d) Predlog Stjepana Radića,
in F. ŠIŠIĆ, Dokumenti, p. 271. Si veda anche I. BANAC, op. cit., p. 136; D. DJOKIĆ, Elu-
sive Compromise, p. 29.
42
36 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
42
D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 32.
43
Adresa izaslanstva narodnog vijeća SHS prestolo-nasledniku Aleksandru i njegov
odgovor, Beograd 1. decembra/18. novembra 1918, in B. PETRANOVIĆ, M. ZEČEVIĆ,
op. cit., pp. 73-78. Riportato anche in E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p.
172; J. HORVAT, op. cit., pp. 133-135.
44
D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 36.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 43
37
dente guidato da Marko Trifković 1), i musulmani bosniaci (1). Cfr. D. DJOKIĆ, Elusive
Compromise, p. 42n. Sui partiti politici nel Regno SHS si veda B. GLIGORIJEVIĆ, Par-
lament i političke stranke u Jugoslaviji, 1919-1929, Institut za savremenu istoriju, Beo-
grad 1979.
50
È il caso del Partito del diritto di Starčević, dell’Unione nazionale croata,
dell’Unione musulmana di Bosnia e del Partito democratico progressista della Croazia,
che il 6 marzo 1919 danno vita al Club nazionale, partito croato che pur aderendo
all’idea di Stato unitario sostiene l’autonomia amministrativa per Croazia e Bosnia-
Erzegovina.
51
Il Blocco democratico-socialista è composto dal neo-costituito Partito democratico
(il principale con i suoi 115 deputati su 137 complessivi della coalizione) insieme al
Partito social-democratico della Croazia-Slavonia e un gruppo di montenegrini unioni-
sti. L’Unione parlamentare è invece composta dal Partito radicale, il Club nazionale
(croato), il Club jugoslavo (principalmente i clericali sloveni di Korošec) e undici depu-
tati di due piccoli gruppi di liberali serbi. In totale l’Unione parlamentare ha 130 depu-
tati: 74 radicali, 26 del Club nazionale e 19 del Club jugoslavo. Si veda I. BANAC, op.
cit., p. 383; D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, pp. 42-45.
52
Ibidem.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
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l’Alto Adriatico 45
39
cipazione alla vita politica del Paese e l’elemento serbo che esi-
ge il diritto di governo. Il dissenso croato è rappresentato dal
Partito del diritto di Starčević (Starčevićeva stranka prava), dai
“frankisti” e – come detto – soprattutto dal Partito contadino di
Radić. I primi due sono partiti che nell’Austria-Ungheria hanno
sostenuto il diritto di Stato croato e la costituzione del triregno
di Croazia, Slavonia e Dalmazia – nei casi più estremi anche
l’idea “grande-croata”. Considerata la diffusione delle idee pan-
serbe non erano invisi alle autorità imperiali. Solamente in un
secondo tempo il Partito del diritto di Starčević abbraccia un
più ampio programma jugoslavo in conseguenza di una pro-
gressiva collaborazione con i clericali sloveni Korošec e Janez
Krek, culminata con l’adesione alla Dichiarazione del 30 mag-
gio 1917 del Club jugoslavo al Reichsrat di Vienna53. Il Partito
del diritto di Starčević accettato lo Stato unitario sostiene il de-
centramento amministrativo contro l’egemonia serba. I “franki-
sti” guidati da Vladimir Prebeg e Josip Pazman rappresentano
la frazione più estrema del nazionalismo croato, gli elementi
più irrequieti, avversi all’ortodossia serba e inclini al separati-
smo.
È tuttavia il Partito contadino a emergere come la formazio-
ne politica croata più forte dopo le elezioni alla costituente del
28 novembre 192054. Dal largo seguito popolare, bene organiz-
zato, avverso all’ortodossia serba, di tendenze repubblicane, è il
solo partito a non avere un esponente nel governo. Radić invie-
rà alla Conferenza della Pace un memorandum di denuncia con-
tro il governo di Belgrado: anche per questo, oltre che per gli
appelli in favore dell’autonomia regionale e del federalismo, il
25 marzo 1919 su ordine di Pribičević è arrestato a Zagabria in-
sieme a Pazman e Prebeg, con l’accusa di avere svolto
all’estero azione contraria agli interessi del Regno SHS e noci-
va alla sua situazione alla Conferenza della Pace. In un secondo
53
Deklaracija Starčevićeve stranke prava, Zagreb, 5. juna 1917., in F. ŠIŠIĆ, Doku-
menti, pp. 94-96. Si veda anche A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, p. 300.
54
Dal maggio 1921 il Partito contadino sarà a capo del Blocco croato comprendente
anche il Club croato (ex Club nazionale), il Partito del diritto e l’Unione dei lavoratori
croati. D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p. 52.
46
40 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
55
Si veda J. HORVAT, op. cit., p. 165; I. BANAC, op. cit., pp. 240-241 e 262; J. PIRJE-
VEC, Il Giorno di san Vito. Jugoslavia 1918-1992: storia di una tragedia, Nuova Eri,
Torino 1993, p. 20.
56
Il diritto di voto è riconosciuto alla popolazione maschile maggiorenne (21 anni) a
eccezione degli appartenenti alle forze armate. L’accesso alle urne è precluso alle donne
e alle minoranze: l’esclusione dei gruppi minoritari è giustificata sostenendo che queste
ultime possano ancora optare per la cittadinanza straniera (secondo quanto stabilito dal
trattato per la protezione delle minoranze firmato a Saint Germain). Democratici e radi-
cali ottengono poco più di 600.000 voti, i partiti sostenitori dell’autonomia 534.467.
Anche i comunisti (dal giugno 1920 Komunistička partija Jugoslavije, KPJ) ottengono
un buon risultato e con circa 200.000 voti si affermano come terza forza politica del Pa-
ese. Il Partito comunista, cui è proibito svolgere propaganda politica già nel dicembre
1920, sarà dichiarato illegale nell’estate del 1921 (decreto per la difesa dello Stato) in
seguito agli attentati ad Aleksandar (29 giugno, durante la cerimonia solenne di
promulgazione della costituzione) e al ministro degli Interni Milorad Drašković che vi
trova la morte per mano del giovane comunista bosniaco Alija Alijagić (Delnice, 21 lu-
glio 1921). I. BANAC, op. cit., pp. 387-389 e 392; J. PIRJEVEC, op. cit., pp. 35-36.
Sull’attentato a Drašković si veda E.S. OMEROVIĆ, Političko nasilje u Bosni i
Hercegovini (1918-1921), Institut za istoriju, Sarajevo 2015.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
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l’Alto Adriatico 47
41
57
La costituzione è approvata da 223 deputati con 35 contrari e 161 astenuti. Di colo-
ro che votano a favore 184 sono serbi, 18 musulmani, 11 sloveni e 10 croati. Cfr. I. BA-
NAC, op. cit., p. 403; A. PAVKOVIĆ, The Fragmentation of Yugoslavia. Nationalism and
War in the Balkans, Palgrave Macmillan, London 2000, p. 28; D. DJOKIĆ, Elusive
Compromise, p. 47. Il numero degli astenuti tende a variare in alcune fonti. Si veda ad
esempio A.N. DRAGNICH, The First Yugoslavia. Search for a Viable Political System,
Stanford University, Stanford 1983, p. 24; J. PIRJEVEC, op. cit., pp. 39-40.
58
Cfr. S. CLISSOLD (a cura di), Storia della Jugoslavia. Gli slavi del sud dalle origini
a oggi, Einaudi, Torino 1969, pp. 186-187 [edizione originale A Short History of
Yugoslavia, University Press, Cambridge 1966]; I. BANAC, op. cit., p. 58; D. DJOKIĆ,
op. cit., p. 38n.
59
Sulla questione delle fedeltà degli slavi del sud alle istituzioni imperiali durante la
guerra è ancora oggi difficile esprimere un giudizio univoco valido per l’insieme delle
realtà jugoslave all’interno dell’Austria-Ungheria. Il paragrafo intende illustrare breve-
mente tali realtà contrastanti in virtù dell’importanza assunta dalla questione – a livello
propagandistico – nell’ambito delle trattative territoriali che hanno riguardato il confine
48
42 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
tra l’Italia e il Regno SHS. A voler individuare una tendenza generale all’interno della
popolazione jugoslava si potrebbe sostenere che se i sentimenti jugoslavisti risultano
più forti tra determinate élite politiche e intellettuali urbane – a cui non mancano però in
opposizione tradizionali correnti lealiste – questi tendono a essere quasi completamente
assenti nella numericamente predominante società rurale.
60
Emblematiche delle opinioni italiane sulla condotta dei croati e degli sloveni duran-
te la guerra sono le affermazioni del tenente Consalvo Summonte – ufficiale di colle-
gamento presso l’esercito serbo che a Belgrado sarà anche incaricato d’affari – in una
relazione sui rapporti italo-serbo-francesi inviata il 5 dicembre 1918 al generale Ernesto
Mombelli, comandante il corpo di spedizione italiano: «[…] Cosa hanno fatto quegli
stessi ufficiali [croati] che ora girano sicuri ed insolenti per le vie di Belgrado, osten-
tando la coccarda serba, fino a qualche settimana addietro? Gli alleati sono giunti alle
sponde della Sava e del Danubio, gli italiani hanno liberato la loro terra a prezzo di san-
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
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l’Alto Adriatico 49
43
gue ma la rivoluzione, la vera, come quella che infiammò l’Italia al tempo del nostro ri-
sorgimento, quella rivoluzione mille volte annunziata che avrebbe dovuta provocare lo
sfacelo dell’Austria non è scoppiata mai, in Croazia né altrove […]». AUSSME, E-8, b.
79, fasc. 18, Incidenti tra jugoslavi e austro-tedeschi, fedeltà delle truppe jugoslave ver-
so la monarchia austro-ungarica 1919, R. Esercito Italiano, Comando Supremo Ufficio
Operazioni, Attestazioni ufficiali ed ufficiose (del Governo, dei Comandi e della stampa
a.u.) relative alla fedeltà delle truppe jugoslave, 24 gennaio 1919; ivi, Prove raccolte
dal Comando Supremo italiano circa la saldezza e la combattività delle truppe jugosla-
ve, 24 gennaio 1919. Si veda inoltre E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p.
162.
50
44 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
61
Sulla questione nazionale nell’esercito austro-ungarico alla vigilia e durante la
Grande Guerra si veda G.E. ROTHENBERG, L’esercito di Francesco Giuseppe, LEG,
Gorizia 2004. Sulle truppe bosniaken: W. SCHACHINGER, I Bosniaci sul fronte italiano
1915-1918, LEG, Gorizia 2008.
62
Le popolazioni slave del sud rispondono alla chiamata alle armi senza opporre resi-
stenza, non si registrano fenomeni diffusi di diserzione, sabotaggio o manifestazioni di
protesta. A.N. DRAGNICH, op. cit., p. 7. Durante i tre anni di occupazione della Serbia
(1915-18) le truppe imperiali e regie includono unità serbe, croate, slovene e bosniache.
La resistenza serba è spesso repressa dalla gendarmeria bosniaca, principalmente mu-
sulmana, e da uomini al comando di ufficiali serbi e croati. Al tempo stesso, però, molti
serbi, sloveni e croati combattono anche come volontari tra le fila dell’esercito serbo e
russo. Cfr. A. MITROVIĆ, The Yugoslav Question, the First World War and the Peace
Conference, p. 47.
63
Le dimostrazioni reazionarie di una parte della popolazione slava del sud non con-
dizioneranno il generale sentimento di solidarietà con la nazione serba diffuso
nell’opinione pubblica slavo-meridionale, che non manca al tempo stesso di condannare
l’assassinio di Franz Ferdinand. A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, pp. 17-
21. Sulle dimostrazioni anti-serbe successive all’attentato si veda anche J. LYON, Serbia
and the Balkan Front, 1914. The Outbreak of the Great War, Bloomsbury, London-
New York 2015, pp. 20-24.
Il Regno
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l’Alto Adriatico 51
45
64
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 64. Sulla repressione condotta
dalle autorità asburgiche nei territori slavo-meridionali alla deflagrazione della guerra si
veda anche J. LYON, op. cit., pp. 72-73.
65
All’inizio del luglio 1917 i prigionieri politici avranno la grazia da Carlo
d’Asburgo. Cfr. I. DESPOT, op. cit., p. 38. Nell’ottobre 1918 Tresić Pavičić denuncia il
trattamento riservato durante la guerra dalle autorità austro-ungariche alla popolazione
slava in Bosnia-Erzegovina e Istria. Il deputato sostiene di fornire le cifre esatte di giu-
stiziati e assassinati. E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 65.
66
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, pp. 63-64. Dalla primavera del 1915
con l’ingresso in guerra dell’Italia gli arresti iniziano anche nei territori sloveni con
l’accusa alla popolazione di essere filo-serba o anti-patriottica. Ivi, p. 66.
67
I. DESPOT, op. cit., p. 36.
68
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, p. 75.
52
46 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
69
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 65.
70
Dopo il Patto di Roma l’aviazione dell’Intesa sorvolerà l’esercito austriaco lan-
ciando centinaia di opuscoli con i dettagli dell’accordo stretto al Congresso delle nazio-
nalità oppresse tra italiani e jugoslavi. L’accordo italo-jugoslavo è posto alla base
dell’intera propaganda che gli Alleati conducono vigorosa dall’estate del 1918 per
incoraggiare movimenti insurrezionali in Austria-Ungheria. Ivi, p. 184.
71
Cfr. M.A. MIHOLJEVIĆ, The Yugoslav Question with special regard to the Coasts of
the Adriatic, Hrvatski Stamparski zavod d.d., Zagreb 1919, pp. 10-11.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
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l’Alto Adriatico 53
47
72
AUSSME, E-8, b. 81, fasc. 11, Notizie militari-politiche sui Paesi serbo-croati-
sloveni (S.H.S.), 1919.
73
Ibidem.
74
Nel luglio del 1919 l’esercito SHS è infatti forte di 450.000 uomini. Cfr. J.P. NE-
WMAN, Yugoslavia in the Shadow of War Veterans and the Limits of State Building
1903-1945, Cambrige University Press, Cambridge 2015, p. 42. Anche lo Stato Mag-
giore Generale francese stima che la forza jugoslava in quel momento possa attestarsi
intorno ai 500.000 uomini. AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 10, Relazioni italo-serbe frontie-
re e rivendicazioni jugoslave 1919, Yougo-Slavie. Nell’agosto del 1923 la legge sulla
struttura dell’esercito fisserà invece a 100.000 gli effettivi delle forze armate SHS. Cfr.
J.P. NEWMAN, op. cit., p. 43.
54
48 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
75
La popolazione nei territori contesi secondo il censimento del 1910. Distretto di
Gorizia-Gradisca: 90.119 italiani (30%) e circa 155.000 sloveni (51%) su una popola-
zione totale di circa 300.000 abitanti. Trieste: 119.000 italiani (62%, cui è necessario
aggiungere altri 30.000 naturalizzati) e meno di 60.000 slavi (31%, 57.000 sloveni e
2.500 serbo-croati) su una popolazione totale di 190.000 abitanti. Istria (dove gli italiani
sono concentrati nelle città della costa occidentale e gran parte della popolazione slava
abita l’interno e la costa orientale): 147.000 italiani (37%) e 224.000 (58%) slavi tra
croati (168.000) e sloveni (55.000) su una popolazione di 382.652 abitanti. Dalmazia:
su una popolazione totale di 663.778 abitanti meno di 20.000 italiani (3%) e 612,669
(94%) tra serbi e croati. Tra le isole solamente Lussino (Lošinj) presenta una maggio-
ranza italiana mentre la città di Fiume conta circa 24.000 italiani (47%) e 15.000 slavi
non includendo però il sobborgo di Sušak, con cui i secondi raggiungono il numero di
26.000 (anche la campagna circostante è interamente slava). AUSSME, E-8, b. 79, fasc.
9, Précis statistiques sur les nationalités dans les territories contestés (memoriale redat-
to presso il Bureau de la Presse française di Berna da uno jugoslavo specialista in in-
dagini statistiche – sotto lo pseudonimo di “Heikis” – per incarico del governo france-
se). Per i dati del censimento del 1910 si veda anche E.J. WOODHOUSE, C.G.
WOODHOUSE, op. cit., pp. 187-188 e 192-193; P. ALATRI, Nitti, D’Annunzio e la que-
stione adriatica, Feltrinelli, Milano 1959, p. 41.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 55
49
76
W. WARREN, op. cit., p. 31.
56
50 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
77
Ivi, pp. 25 e 42-45.
78
Koper, Piran, Poreč, Novigrad, Rovinj, Vodnjan. Attenendosi al censimento del
1910 le singole località presentano comunque equilibri etnici peculiari che rendono dif-
ficile stabilire una netta identità nazionale nei singoli distretti. In tal senso risultano a
netta prevalenza italiana Rovigno, Pirano e Buie, a chiara maggioranza jugoslava Pisino
(Pazin) e Volosca e a popolazione mista con maggioranze meno evidenti Capodistria,
Parenzo e Pola. AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 9, Précis statistiques sur les nationalités
dans les territories contestés.
79
M.A. MIHOLJEVIĆ, op. cit., p. 9.
80
Ivi, p. 7. Le medesime dinamiche sono denunciate dagli italiani per quanto riguarda
l’Istria, Trieste e la Dalmazia: il governo austriaco avrebbe qui sostenuto moralmente
ed economicamente lo sviluppo di scuole slave abbandonando a se stesse le istituzioni
educative italiane. W. WARREN, op. cit., pp. 31 e 45.
81
«Tutti coloro che parlavano o anche solo comprendevano l’italiano erano conside-
rati come italiani tra i più genuini! Nel corso di cinquanta anni crebbe una nuova gene-
razione educata in lingua italiana, che parlava il natìo croato solamente come forma di
illetterato dialetto locale. Dal momento che Rijeka è l’unico centro commerciale di que-
sta parte della nostra costa, i cacciatori di fortuna la invasero proveniendo (sic) da ogni
parte, e sentendosi sicuri e protetti dall’Italianità e perseguitati come croati, divennero
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 57
51
anch’essi ‘italiani’, tanto più che sapevano di essere rinnegati». M.A. MIHOLJEVIĆ, op.
cit., p. 7.
82
C’è chi come Trumbić non sconfessa il censimento del 1910 utilizzandolo anzi per
avallare le rivendicazioni slovene e croate sulle località contese della costa adriatica. Se
infatti tali statistiche in località a popolazione mista italiana e slava – sosterrà Trumbić
alla Conferenza della Pace – sono state compilate sotto il governo austro-ungarico in al-
cuni casi persino da municipalità italiane, difficilmente potranno essere accusate di par-
zialità in favore degli jugoslavi.
83
I.J. LEDERER, op. cit., p. 78. Nel Quarnaro le clausole dell’armistizio prevedono
che l’occupazione italiana si estenda fino a Volosca lasciando fuori di pochi chilometri
Fiume, esclusa in conformità alla linea stabilita dal Patto di Londra. La demarcazione
va poi da Lisarica, sul canale della Morlacca, sino a Punta Planka; anche le isole sino a
Méleda e Làgosta a sud sono comprese nella zona italiana.
84
HDA, NV SHS, 124, kut. 2., Predsjedništvo, a) Opći spisi, god 1918., br. 192., 12.
studenoga 1918.
85
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 72-73.
58
52 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
86
HDA, NV SHS, 124, kut. 2., Predsjedništvo, a) Opći spisi, god 1918., br. 111., 9.
studenoga 1918. Sull’occupazione militare italiana della costa orientale adriatica dopo
l’armistizio si veda B. KRIZMAN, Narodno vijeće Slovenaca, Hrvata i Srba u Zagrebu i
talijanska okupacija na Jadranu 1918. godine. Građa o vanjskoj politici Predsjedništva
Narodnog vijeća SHS od 29. X. do 1. XII. 1918., in Anali Jadranskog instituta, Zagreb,
I, 1956, pp. 83-116; ID., Građa o talijanskoj okupaciji Rijeke, Istre i Hrvatskog primor-
ja 1918. godine. Iz spisa Narodnog vijeća Slovenaca, Hrvata i Srba u Državnom arhivu
u Zagrebu, in Jadranski zbornik, Rijeka-Pula 1956, pp. 255-269.
87
Cfr. V. PAVLOVIĆ, Le conflit franco-italien dans les Balkans 1915-1935. Le rôle de
la Yougoslavie, in Balcanica, XXXVI, 2006, pp. 163-201 (p. 170).
88
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 73-74. Le truppe italiane sono arrestate alle porte di
Vrhnika dalla formazione di prigionieri di guerra serbi di ritorno dai campi austriaci e
tedeschi al comando del colonnello Stevan Švabić. Il colonnello serbo informa gli ita-
liani che in nome dell’Intesa l’area di Lubiana è sotto il controllo delle proprie forze.
Cfr. A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War 1914-1918, p. 324.
89
Si veda D. PATAFTA, Promjene u nacionalnoj strukturi stanovništva grada Rijeke
od 1918. do 1924. Godine, in Časopis za suvremenu povijest, 2, 36, 2004, pp. 683-700;
ID., Privremene vlade u Rijeci (listopad 1918. – siječanj 1924.), in Časopis za
suvremenu povijest, 1, 38., 2006, pp. 197-222.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 59
53
90
AUSSME, E-3, Corpi di spedizione e occupazione, b. 143, Comando corpo di
occupazione interalleato di Fiume, fasc. 1, Carteggio di carattere informativo
riguardante le cause determinanti l’occupazione di Fiume – Accordi con i comandi
alleati per l’invio di truppe americane, britanniche e francesi (1918). Comando del
presidio interalleato di Fiume, Diario Storico (ottobre-novembre 1918), Cenno
cronologico degli avvenimenti politico-militari svoltisi in Fiume nel periodo 29 ottobre-
16 novembre 1918, f.to generale di San Marzano. Per la versione dei fatti secondo Ro-
jčević si veda H. MATKOVIĆ, Izvještaji Konstantina Rojčevića o događajima na Rijeci i
Sušaku 23. listopada 1918., in ID., Studije iz novije hrvatske povijesti, Tehnička knjiga,
Zagreb 2004, pp. 459-466.
91
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., pp. 114.
92
La richiesta di Antonio Grossich, presidente del Consiglio nazionale italiano di
Fiume, giunge a Orlando attraverso la delegazione inviata a Venezia presso
l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, capo di Stato Maggiore della Regia Marina.
Orlando da Parigi assicurerà che non appena le condizioni dell’armistizio lo avessero
consentito si sarebbe provveduto a occupare la massima parte di territorio previsto. Cfr.
A. ERCOLANI, Da Fiume a Rijeka. Profilo storico-politico dal 1918 al 1947,
Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, pp. 79-80. Il 4 novembre anche Lajos Egán, vice di
Zoltan Jekelfalussy, governatore ungherese di Fiume, avrebbe chiesto al
contrammiraglio Guglielmo Rainer protezione per i cittadini ungheresi di Fiume. Cfr.
W. KLINGER, Germania e Fiume. La questione fiumana nella diplomazia tedesca
(1921-1924), Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia, Trieste 2011, p. 18.
93
Papers Relating to the Foreign Relations of the United States 1919 - The Paris
Peace Conference (FRUS-PPC), vol. II, US Government Printing Office, Washington
1942, p. 293.
60
54 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
94
Si veda D.R. ŽIVOJINOVIĆ, America, Italy and the Birth of Yugoslavia (1917-1919),
East European Quarterly, Columbia University Press, New York-Boulder 1972, pp.
245-246.
95
L’idea del raggiro italiano è sostenuta dalla storiografia jugoslava: I.J. LEDERER,
op. cit., p. 74; D.R. ŽIVOJINOVIĆ, America, Italy and the Birth of Yugoslavia, p. 270.
Per il punto di vista italiano si veda invece L.E. Longo, L’Esercito italiano e la
questione fiumana (1918-1921), Ufficio Storico SME, Roma 1996.
96
AUSSME, E-3, b. 143, fasc. 1. Si vedano le relazioni riassuntive: Relazione sugli
avvenimenti per l’occupazione di Fiume, per ordine pubblico, da parte delle truppe
alleate, al comando del XXVI C.d’A., f.to col. Gariboldi Farina, 18 novembre 1918;
Occupazione di Fiume – Sommario degli avvenimenti; Cenno cronologico degli
avvenimenti politico-militari svoltisi in Fiume nel periodo 29 ottobre-16 novembre
1918. Si tratta di quel Dušan Simović, successivamente generale, che la notte tra il 26 e
il 27 marzo del 1941 guiderà il colpo di Stato incruento che pone fine alla reggenza del
principe Pavle e destituisce il governo Cvetković che due giorni prima ha aderito al Pat-
to Tripartito.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 61
55
97
L’affermazione è contenuta nella protesta inoltrata dal Karađorđević agli Alleati
per lo sconfinamento italiano e l’occupazione della città del Quarnaro. DDI, Sesta
Serie, 1918-1922, vol. I, doc. 221.
98
I.J. LEDERER, op. cit., p. 75.
99
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., pp. 172-174.
100
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p. 259. Curiosamente la stessa accusa di prendere a
pretesto epidemie per assicurarsi il controllo di determinate zone è mossa dagli italiani
ai serbi e ai francesi in Montenegro (vedi infra).
62
56 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
101
L’impressione della preparazione di un intervento militare da parte jugoslava sa-
rebbe dovuta allo spostamento verso la frontiera istriana di artiglieria ceduta ai serbi dai
francesi, al transito per Zagabria di truppe e artiglieria serbe dirette verso la linea di
armistizio, all’arrivo a Dubrovnik di un transatlantico francese con trecento volontari
jugoslavi dall’America e alla chiamata alle armi dei profughi goriziani da parte del go-
verno di Belgrado. AUSSME, E-8, b. 82, fasc. 18, Esercito, concorso alleato 1919, De-
legazione Italiana per la Pace-Sezione Militare (D.I.P.-S.M.), Promemoria sull’attività
militare jugoslava, 3 giugno 1919.
102
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., pp. 240 e 258.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 63
57
105
DDI, Sesta Serie, 1918-1922, vol. I, docc. 71, 88, 105, 133, 135. Si veda anche
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p. 241.
106
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. I, doc. 407.
107
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p. 271.
108
AUSSME, E-3, b. 143, fasc. 1, Occupazione di Fiume – Sommario degli
avvenimenti. Si veda anche L.E. LONGO, op. cit., p. 44.
109
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. I, doc. 363 e 396.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 65
59
112
Ivi, fasc. 19, al Signor Generale Cav. Ernesto Mombelli Comandante il Corpo di
Spedizione Italiano, Sofia, prot. n. 60, Relazione sulla situazione in Serbia considerata
specialmente nei riguardi dell’Italia, f.to tenente C. Summonte, Belgrado 5 dicembre
1918.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 67
61
113
Ibidem.
114
Ibidem.
115
Ivi, E-3, b. 143, fasc. 1, Occupazione di Fiume – Sommario degli avvenimenti;
DDI, Sesta Serie, 1918-1922, vol. I, doc. 407. Si veda anche D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit.,
p. 272.
116
DDI, Sesta Serie, 1918-1922, vol. I, doc. 462; L.E. LONGO, op. cit., p. 49. La
commissione dei quattro ammiragli consentirà all’Italia di requisire le navi mercantili
asburgiche nell’Adriatico. E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 176.
68
62 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
117
DDI, Sesta Serie, 1918-1922, vol. I, doc. 484.
118
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 171.
119
DDI, Sesta Serie, 1918-1922, vol. I, doc. 623.
120
Ivi, doc. 656 e 676.
121
FRUS-PPC, vol. II, pp. 215-216; D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., pp. 272-273.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 69
63
122
L’incidente più grave il 6 luglio 1919 con l’uccisione, in seguito a un attacco ita-
liano al presidio francese, di nove soldati del reparto coloniale franco-annamita (viet-
namita) e il ferimento di altri undici. Si veda P. ALATRI, op. cit., pp. 59-70; L.E. LON-
GO, op. cit., pp. 82-88; W. KLINGER, op. cit., p. 31.
123
DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 641.
124
Ivi, doc. 596.
125
Ivi, doc. 657.
70
64 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
126
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 67 e 103-108. Sulla delegazione jugoslava alla
Conferenza della Pace si veda anche A. MITROVIĆ, Jugoslavija na Konferenciji mira,
1919-1920, Zavod za izdavanje udžbenika SR Srbije, Beograd 1969; L. KARDUM,
Problem istočnih i zapadnih granica Kraljevine Srba, Hrvata i Slovenaca na pariškoj
mirovnoj konferenciji, in Politička misao, XXVI, 4, 1989, pp. 128-140; D. DJOKIĆ, Ni-
kola Pašić and Ante Trumbić. The Kingdom of Serbs, Croats and Slovenes, Haus Publi-
shing, London 2010. Per i verbali delle riunioni della delegazione si veda B. KRIZMAN,
B. HRABAK, Zapisnici sa sednica delegacije kraljevine SHS na Mirovnoj konferenciji u
Parizu 1919-1920, Institut društvenih nauka, Odeljenje za istoriske nauke, Beograd
1960.
127
Sulla questione del riconoscimento del Regno SHS si veda L. KARDUM, Pitanje
međunarodnog priznanja Kraljevine Srba, Hrvata i Slovenaca, in Politička misao,
XXIII, 3, 1986, pp. 119-130.
128
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 124-129; A. MITROVIĆ, The Yugoslav Question, the
First World War and the Peace Conference, p. 45; D. DJOKIĆ, Elusive Compromise, p.
42.
129
Arhiv Jugoslavije (AJ), Deklaracija Vlade Sjedinjenih Američkih Država, od
06.02.1919. godine, kojom se pozdravlja ujedinjenje Srba, Hrvata i Slovenaca.
130
A. MITROVIĆ, The Yugoslav Question, the First World War and the Peace
Conference, pp. 54-56.
72
66 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
131
Il riconoscimento ufficiale da parte italiana avverrà solamente con il Trattato di
Rapallo del 12 novembre 1920. Cfr. J. PIRJEVEC, op. cit., pp. 30-31.
132
Ivi, p. 34.
133
Oltre ai delegati jugoslavi Pašić, Vesnić, Trumbić, Žolger e il prof. Bogumil Vošn-
jak come segretario, sono presenti: per gli Stati Uniti Lansing, White, il segretario Bar-
rison, Dulles e il maggiore Johnson; per la Gran Bretagna Balfour, Robert Borden, Eyre
Crowe, il colonnello Heywood, Leeper e i segretari Bankey e Norman; per la Francia
Clemenceau e Pinchon con il generale Alby e i segretari Berthelot e de Béarn; per
l’Italia Sonnino e il marchese Salvago Raggi con De Martino, Galli e i segretari conte
Aldovrandi e Bertelé; per il Giappone il barone Makino e Matsui. AUSSME, E-8, b. 79,
fasc. 10, Note del segretario intorno ad una conversazione tenuta nella stanza del sig.
Pinchon a Parigi martedì 18 gennaio 1919 [il documento riporta erroneamente il mese
di gennaio nella data].
134
Ibidem. Si veda anche D. DJOKIĆ, Pašić and Trumbić, pp. 115-116.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 73
67
135
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 10, Note del segretario […]. In chiusura riprende la
parola Žolger che sostiene le regioni costiere siano inadatte a sviluppare la propria vita
nazionale, economica e commerciale separatamente dal retroterra jugoslavo. Per
l’intervento di Trumbić si veda ivi, Déclaration lue par M. Trumbic au cours de la réu-
nion de Mardi 18 Février 1919.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 75
69
136
Ivi, fasc. 9, La question des frontieres italo-yougoslaves, 3) Programme nazionali-
ste modéré, p. 3.
137
Ivi, p. 31. Si legge nel memoriale jugoslavo: «Les régions habitées par notre
peuple comprennent les territoires situés dans les Alpes du Sud limitrophes de
l’Autriche allemande, sur les rives de la Sotcha, de la Mure, de la Drave, de la Save, du
Danube, de la Theiss, du Timok, du Vardar et de la Strouma, et sur les bords de la mer
Adriatique». Ivi, fasc. 2, Conferenza Pace – Memoriale della delegazione serba circa le
rivendicazioni 1919, Mémoire Présenté à la Conférence de la Paix, à Paris, concernant
les Revendications du Royaume des Serbes, Croate set Slovènes
76
70 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
138
Ivi, fasc. 9, La question des frontieres italo-yougoslaves, III – Revendications
Yougoslaves, Programme yougoslave maximum, p. 5. A grandi linee la proposta
massima jugoslava rimane fedele alle prime delineazioni confinarie dello Stato unitario
contenute nelle mappe serbe o nelle dichiarazioni di Supilo del 1914. Secondo i serbi il
confine con l’Italia avrebbe dovuto correre lungo le valli di Pontebba e del Tarvisio (in
territorio italiano) e la riva sinistra dell’Isonzo incontrando l’Adriatico a Aquileia e se-
guendo la linea di confine tra Italia e Austria-Ungheria. Anche Supilo rivendicava allo
Stato jugoslavo il sud-est della Carinzia, la Stiria meridionale, Gorizia, Gradisca, Trie-
ste e l’Istria, Fiume e la Dalmazia. I serbi all’epoca consideravano la possibilità di ac-
cordarsi con l’Italia per i destini di Carniola, Tolmin, Gorizia, Trieste, Kopar, Poreč,
Rovinj e Pula. Si veda A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War, pp. 97-100.
139
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 195.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 77
71
140
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 9, La question des frontieres italo-yougoslaves, 2)
Programme moyen, p. 6.
141
Ivi, 3) Programme minimum, p. 6. Sembra che Roma e Belgrado possano trovare
un accordo qualora adottino i rispettivi programmi moderati. È quanto sostengono fin
dai primi anni di guerra i democratici italiani favorevoli all’intesa con gli slavi adriatici
(Ivi, II – Programmes italiens de conciliations, p. 3). Gli jugoslavi, anche su pressione
degli Alleati, cesseranno presto di rivendicare Trieste. Da parte italiana Orlando, pur di
ottenere Fiume, si dichiarerà pronto a rinunciare alla Dalmazia eccetto Zara, mentre
Sonnino si dimostrerà poco disposto ad abbandonare le aspirazioni sull’intera costa
dalmata. DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 876. Si veda anche D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p.
282.
142
M. ROJC, The Yougoslavic Littoral on the Adriatic Sea, Government Press, Za-
greb, 1919, p. 66.
78
72 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
143
R. ALBRECHT-CARRIE, op. cit., pp. 96-98.
144
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., pp. 128-130; A.N. DRAGNICH, op.
cit., p. 18; I. BANAC, op. cit., pp. 239-240.
145
DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 876.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 79
73
146
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p. 290.
147
Delegacija SHS nudi u rješenju jadranskoga pitanja plebiscit, dne 16. aprila 1919,
Nikola R Pašić, u Parizu 16. aprila 1919., in F. ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja, pp. 28-29. Si
veda anche D. DJOKIĆ, Pašić and Trumbić, p. 122.
148
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 10, Question de l’arbitrage entre l’Italie et la Serbie.
149
Ivi fasc. 9, La question des frontieres italo-yougoslaves, p. 5.
150
Ai comandi italiani è raccomandato «di porre la massima cura a che possa essere
bene constatato e dimostrato che aggressione viene da parte jugoslavi. Prima di tale
momento est da evitarsi qualunque movimento et qualunque sia puro piccola azione di
ricognizione che possa ad arte ed in male fede essere interpretata una nostra provoca-
zione et sfruttata largamente et ampiamente dalla propaganda jugoslava». Ivi, fasc. 6,
Necessità di evitare incidenti italo-jugoslavi 1919, telegramma al Comando Supremo –
Ufficio Operazioni, f.to Sonnino, generale Diaz, Parigi 20 aprile 1919.
151
Ivi, Comando Supremo Ufficio Operazioni, telegramma n. 18986, all’ammiraglio
Millo (Governatore della Dalmazia) e al generale Montanari (Sebenico), f.to Badoglio,
23 aprile 1919.
80
74 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
152
Il Regno SHS avrebbe ricevuto il sobborgo di Sušak e la parte del porto sulla riva
sinistra dell’Eneo (Rječina). La città di Fiume sarebbe stata internazionalizzata, le isole
strategiche annesse all’Italia e Zara e Sebenico sottoposte a plebiscito o rese città libere
sotto il controllo della Società delle Nazioni. R. ALBRECHT-CARRIÉ, op. cit., pp. 132-
133 e 137.
153
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. III, docc. 194, 195, 239, 280, 300.
154
D.R. ŽIVOJINOVIĆ, op. cit., p. 295.
155
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 250; L.E. LONGO, op. cit., p. 75.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 81
75
156
R. ALBRECHT-CARRIÉ, op. cit., p. 184.
157
Ivi, p. 244; P. ALATRI, op. cit., pp. 35-38 e 127.
158
W. KLINGER, op. cit., p. 31.
82
76 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
159
P. ALATRI, op. cit., pp. 225 e 234-239.
160
Della spedizione dannunziana rimangono a Zara una compagnia di arditi, una di
fanteria e una di bersaglieri. Gli arditi saranno ritirati nel febbraio successivo, fanteria e
bersaglieri saranno regolarizzati. Ivi pp. 313-319 e 430.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 83
77
Nel corso del 1919 la disputa adriatica rimane una questione tra
Italia e Alleati più che tra la prima e il Regno SHS, come dimo-
stra ancora alla fine dell’anno il memorandum del 9 dicembre
firmato a Parigi da Clemenceau, Eyre Crowe per la Gran Breta-
gna e il sottosegretario Frank Polk per gli Stati Uniti162. Sola-
mente nel gennaio del 1920, dopo l’abbandono di Parigi da par-
te della delegazione americana, Francia e Gran Bretagna inizia-
no a considerare seriemente la possibilità di un accordo diretto
tra Roma e Belgrado163.
Le tesi jugoslave indirizzate a Clemenceau l’8 gennaio da
Pašić recriminano come i progetti alleati garantiscano la sicu-
rezza strategica della frontiera e della costa orientale italiana
senza tenere conto della sicurezza dello Stato jugoslavo. Gli ju-
goslavi contestano il tracciato della frontiera istriana, l’idea del-
lo Stato libero di Fiume, la neutralizzazione delle isole e della
costa orientale, la configurazione del confine con l’Albania e le
posizioni assicurate all’Italia nel Paese, proponendo una serie di
plebisciti nelle località confinarie al centro della disputa. In al-
ternativa alla soluzione plebiscitaria la delegazione jugoslava
rivendica l’intera Dalmazia con statuti speciali per Fiume e Za-
ra e la correzione della frontiera con l’Albania stabilita alla
Conferenza di Londra del 1913. La nota jugoslava conclude ri-
levando che anche con questa soluzione all’Italia sarebbero ri-
masti 400.000 slavi e al Regno SHS non più di 60.000 italiani
161
Ivi, pp. 359-360.
162
Joint Memorandum of December 9, 1919, in The Adriatic Question, Presented by
Mr. Hitchcock, February 27, 1920, Government Printing Office, Washington 1920, pp.
3-11.
163
Per una descrizione dettagliata delle trattative che porteranno al Trattato di Rapallo
si veda anche I.J. LEDERER, op. cit., pp. 324-356.
84
78 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
164
Stanovište delegacije SHS s obzirom na memorandum od 9. decembra 1919.;
predano 8, januara 1920, in F. ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja, pp. 52-60; P. ALATRI, op. cit.,
pp. 373-374.
165
Un regime di autonomia avrebbe caratterizzato l’Istria sotto sovranità italiana e
Fiume e Zara sotto sovranità jugoslava. P. ALATRI, op. cit., pp. 376-379.
166
Ibidem.
167
Ekspoze dra. Trumbića na sjednici savezničkih ministara predsjednika dne 10. i
12. januara, in F. ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja, pp. 72-82.
168
Prva audijencija gg. Pašića i Trumbića dne 13. januara 1920, in F. ŠIŠIĆ, Jadran-
sko Pitanja, pp. 82-89; P. ALATRI, op. cit., p. 385.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 85
79
169
Druga audiencija gg. Pašića i Trumbića dne 14. januara 1920. popodne, in F.
ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja, pp. 89-98.
170
British-French Revised Proposals of January 14, 1920, e Statement of the French
and British Prime Ministers of January 23 (Signed «Wallace»), in The Adriatic Ques-
tion, pp. 11-14. Si veda inoltre Documents Diplomatiques Français (DDF), 1920, tome
I, doc. 15; R. ALBRECHT-CARRIÉ, op. cit., p. 272; P. ALATRI, op. cit., p. 386.
171
Odgovor Delegacije kraljevine SHS, prema uputama kraljevske Vlade, na predlog
koji je g. Clemenceau predao gg. Pašiću i Trumbiću na sastanku, koji se držao na Quai
d’Orsay-u 14. januara 1920. poslije podne, in F. ŠIŠIĆ, Jadransko Pitanja, pp. 99-102;
R. ALBRECHT-CARRIÉ, op. cit., pp. 273-274; P. ALATRI, op. cit., pp. 388-389.
172
DDF, 1920, tome I, doc. 37.
86
80 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
173
P. ALATRI, op. cit., p. 427.
174
Ivi, pp. 430-432. Sulle trame dei nazionalisti italiani in combutta con i movimenti
separatisti jugoslavi si veda M. BUCARELLI, “Delenda Jugoslavia”. D’Annunzio, Sforza
e gli “intrighi balcanici” del ‘19-’20, in Nuova Storia Contemporanea, 6, 2002, pp. 19-
34. La presenza di Radić tra gli interlocutori di Giuriati è menzionata dal solo Alatri.
175
Tra il 1919 e il 1920 i contatti con i movimenti eversivi nel Regno SHS sono con-
dotti principalmente da intermediari – in primis D’Annunzio – che godono di una com-
plicità delle autorità governative italiane mai resa troppo esplicita: attenuati in seguito al
Trattato di Rapallo solamente con la piena ascesa del fascismo si tornerà ad assistere a
un crescente coinvolgimento, questa volta diretto, dei funzionari del governo di Roma.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 87
81
176
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. III, doc. 152. Si veda inoltre il piano attribuito a
Badoglio allora sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito riportato in I.J. LEDERER, op.
cit., pp. 87-90.
177
P. ALATRI, op. cit., p. 436. Sui piani di Giuriati per Croazia e Dalmazia si veda G.
GIURIATI, Con D’Annunzio e Millo in difesa dell’Adriatico, Sansoni, Firenze 1954.
88
82 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
178
I punti di vista dei due statisti contrastano anche sull’Albania, stabilita entro i con-
fini del 1913 con governo autonomo. Nitti chiede il mandato all’Italia o a uno Stato
neutrale, Trumbić insiste per la piena sovranità dello Stato albanese con garanzia di tut-
te le nazioni. P. ALATRI, op. cit., pp. 417-419.
179
Ivi, pp. 446-447.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 89
83
180
Ivi, p. 464.
181
A Trumbić risponde Scialoja, che torna a insistere sulla necessità per l’Italia di a-
vere riconosciuta la sovranità non solo su Fiume ma anche sul corpus separatum, con
l’internazionalizzazione del porto non necessariamente sotto il controllo della Società
delle Nazioni. Per la delimitazione della frontiera suggerisce la riunione di tecnici delle
due parti e per le isole torna a rivendicare Lussino, Unie, Lissa e Pelagosa riproponendo
lo scambio di Lissa con Cherso. In merito alla demilitarizzazione della costa e delle iso-
le Scialoja sostiene che per la sicurezza italiana sia almeno necessario l’impegno jugo-
slavo a non armare Sebenico e Cattaro. Se in assoluto non vi sono contrasti sulla solu-
90
84 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
zione proposta da parte jugoslava per Zara, più complicate appaiono la questione mon-
tenegrina e albanese. Ivi, pp. 464-469.
182
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 4, Trattato di Rapallo. La frontiera stabilita dal trattato
lascia circa trecentomila sloveni e centomila croati istriani sotto sovranità italiana dando
luogo a proteste a Lubiana, in Istria e Dalmazia. Cfr. J. PIRJEVEC, op. cit., pp. 32 e 34.
L’assegnazione di Porto Baroš a Sušak non è inserita nel testo del trattato ma è stabilita
da uno scambio di lettere ufficiali e segrete tra Sforza e Trumbić. I.J. LEDERER, op. cit.,
p. 354.
Il Regno
Ii. Il Regno SHS
SHS ee l’Alto
l’Alto Adriatico 91
85
183
Ivi, p. 355-356. Per il testo del Trattato di Roma si veda A. GIANNINI, op. cit., pp.
124-161.
Capitolo II
1
Cfr. S. CLISSOLD, op. cit., p. 95; G. CASTELLAN, Storia dei Balcani XIV-XX secolo,
Argo, Lecce 2004, p. 348. Per un quadro generale della storia montenegrina dalle origi-
ni ai tempi contemporanei si ricordano alcune opere recenti: Ž.M. ANDRIJAŠEVIĆ, The
history of Montenegro. From ancient times to 2003, Montenegro Diaspora Centre, Po-
dgorica 2006; E. ROBERTS, Realm of the Black Mountain. A history of Montenegro,
Cornell University Press, Ithaca 2007; K. MORRISON, Montenegro. A modern history,
I.B. Tauris, London-New York 2009.
87
93
94
88 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
2
Al Congresso di Berlino il territorio montenegrino sarà raddoppiato a 8.655 km² con
l’acquisizione delle regioni di Nikšić, Kolašin, Podgorica, Spuž, Antivari, Žabljak, Plav
e Gusinje. La cessione delle ultime due località al Montenegro incontrerà tuttavia
l’opposizione dell’albanese Lega di Prizren: rimarranno pertanto all’Impero ottomano
in cambio di Dulcigno (1880). Il principato raggiunge in tal modo i 9.475 km² con circa
centosettantamila abitanti. Cfr. Ž.M. ANDRIJAŠEVIĆ, The year 1878 as a Borderline be-
tween Epochs, in 130 Years Of Established Diplomatic Relations Between Montenegro
And Great Powers After It Gained Independence In 1878. Paper Collection, Historical
Institute of Montenegro, Podgorica 2011, pp. 49-63. Si veda inoltre F.S. STEVENSON, A
History Of Montenegro, Jarrold & Sons, London 1914, pp. 198-204; G. CASTELLAN,
op. cit., pp. 143-144, 204 e 347-349; A. SBUTEGA, Storia del Montenegro. Dalle origini
ai giorni nostri, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006, pp. 105-107 e 203.
3
Per una sintesi delle relazioni tra Montenegro e Grandi Potenze nei secoli XIX-XX
si veda J.D. TREADWAY, The Falcon and the Eagle: Montenegro and Austria-Hungary,
1908-1914, Purdue University Press, West Lafayette-Indiana 1983, pp. 12-18.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 95
89
4
Al termine delle Guerre balcaniche la determinazione dei nuovi confini regionali
procura al Montenegro un’ulteriore considerevole acquisizione territoriale (Bijelo Polje,
Mojkovac, Berane, Pljevlja, Rožaje, Gusinje, Plav, Djakovica e Peć) grazie alla sparti-
zione del Sangiaccato di Novi Pazar e della Metohija con la Serbia, con cui per la prima
volta il regno dei Petrović-Njegoš stabilisce una frontiera comune. Popolato in gran par-
te da slavi di religione ortodossa e in minor numero di credo cattolico, il Montenegro in
tal modo si estende non solo su una larga parte di popolazione musulmana ostile (in
buona parte albanese), ma anche su tribù montanare con una tradizione di forti legami
alla Serbia. Cfr. S. CLISSOLD, op. cit., p. 104; I. BANAC, op. cit., p. 275; A. SBUTEGA,
op. cit., pp. 296 e 337-338.
5
Tra le pubblicazioni dedicate ai rapporti tra Montenegro e Serbia nel periodo in og-
getto si rimanda a S. PAVLOVIĆ, Balkan Anschluss: The Annexation of Montenegro and
the Creation of the Common South Slavic State, Purdue University Press, West Lafayet-
te 2011. Pavlović rivolge particolare attenzione alla questione dell’identità montenegri-
na in relazione a quella serba e all’unione del novembre 1918. Pur riconoscendo
l’esistenza tra la popolazione montenegrina di una diffusa simpatia per l’unione alla
Serbia e la creazione di un comune Stato jugoslavo l’Autore sostiene che piuttosto che
di unificazione si debba parlare di annessione effettuata dalla Serbia ai danni del Mon-
tenegro con la “benedizione” dell’Intesa. Uno studio più datato ma pur sempre essen-
ziale sull’argomento è di epoca socialista: D. VUJOVIĆ, Ujedinjenje Crne Gore i Srbije,
Istorijski institut narodne republike Crne Gore, Titograd 1962.
96
90 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
10
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 98.
11
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. I, doc. 129.
12
Per accelerare il processo di unificazione il 25 ottobre 1918 a Berane è creato il
Comitato esecutivo centrale per l’unificazione di Serbia e Montenegro, che si occuperà
in concreto dell’organizzazione della Grande assemblea nazionale. Si veda S. PAVLO-
VIĆ, op. cit., pp. 148-149.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 99
93
13
I. BANAC, op. cit., p. 285; A. SBUTEGA, op. cit., p. 365; S. PAVLOVIĆ, op. cit., p.
163. La divisione tra le due fazioni ha anche connotazione regionale e tribale, prima
forma di identificazione della popolazione montenegrina. I “verdi” sono in maggioranza
presenti nel Vecchio Montenegro, soprattutto nel distretto di Katuni, e in parte delle tri-
bù delle Montagne (Moračani, Rovčani e Piperi) e dell’Erzegovina (Nikšići e Rudinja-
ni), mentre i “bianchi” provengono principalmente dalle tribù delle Montagne dei Bje-
lopavlići e dei Vasojevići e dalle tribù dei Drobnjaci e dei Grahovljani. Se Cettigne è il
cuore dell’identità montenegrina, nella periferia del territorio montenegrino la popola-
zione, in base al credo religioso, si identifica principalmente con le identità serba (orto-
dossa), albanese (musulmana) o croata (cattolica).
14
I. BANAC, op. cit., p. 285; S. PAVLOVIĆ, op. cit., pp. 12 e 43.
15
Odluka Podgoričke skupštine, Podgorica, 26 (13.) novembra 1918., Odluka Velike
Narodne Skupštine Srpskog naroda u Crnoj Gori, in F. ŠIŠIĆ, Dokumenti, pp. 258-261.
100
94 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
16
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 2, Conferenza della Pace e governo montenegrino di
Parigi, 1920, Note collective envoyée aux Grandes Puissances, Le Ministre des Affaires
Etrangères p. Ministre de l’Instruction Publique, Pierre Chotch, Neuilly-Sur-Seine, 29
décembre 1918. Si veda anche FRUS-PPC, vol. II, pp. 359-360.
17
DDI, Sesta serie, 1918-1922, vol. II, doc. 211.
18
Ciò nonostante nei primi mesi del 1919 in tutto il Regno SHS l’esercito serbo andrà
comunque ridefinendosi come forza armata jugoslava anche grazie all’apporto progres-
sivo, sebbene subalterno ai vertici serbi, degli altri elementi nazionali slavo-meridionali,
non solo montenegrini (si veda infra). Per tale ragione nel volume si fa riferimento a
forze militari “serbo-jugoslave” ma si continuano a definire “serbi” i comandi e le auto-
rità superiori.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 101
95
19
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 14, Notizie militari e politiche, 1920, Comando Supe-
riore forze italiane nei Balcani, Informazioni sulla situazione in Montenegro, 17 febbra-
io 1919; ivi, fasc. 15, D.I.P.-S.M., Notizie militari-politiche sul Montenegro, Gennaio
1920, p. 8.
20
Ivi, fasc. 6, Aspirazioni e pretese territoriali Montenegro, Comando Supremo, tele-
gramma in arrivo del generale Piacentini, 29 dicembre 1918; ivi, Comando Supremo-
Ufficio Operazioni, telegramma in arrivo da Antivari del capitano Avarna, 6 gennaio
1919; DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 758.
102
96 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
21
Non è ben chiaro il mittente del telegramma, che sarebbe stato inviato da un non
precisato “Ministry Marine” (presumibilmente montenegrino) al “Montenegrin Minister
here” (presumibilmente il rappresentante montenegrino a Roma). Si veda FRUS-PPC,
vol. II, pp. 366-367. L’intera legione serbo-montenegrina organizzata da Radović arri-
verà in Montenegro a fine gennaio trasportata da Tolone con navi francesi. DDI, Sesta
serie, vol. II, doc. 87.
22
DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 514.
23
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina,
Bolletino speciale n. 70, Roma 26 gennaio 1919, copia di rapporto del comando in capo
dell’armata e del basso Adriatico in data 11 gennaio 1919 n. 515 circa R. esploratore
“Aquila”, a comando del R. esploratore “Nibbio”, oggetto: Informazioni, f.to capitano
di fregata comandante Bernotti, Cattaro 31 dicembre 1918. Si veda anche DDI, Sesta
serie, vol. I, doc. 760. Nel 1928 Savić Marković Štedimlija, in Gorštačka Krv, Crna
Gora 1918-1928, è tra i primi a porre l’accento sul sostegno internazionale ricevuto dal-
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 103
97
la Serbia nell’occupazione del Montenegro. In tal modo sarebbero state tradite le pro-
messe rivolte a re Nikola. Secondo Štedimlija, infatti, il mandato originario delle truppe
interalleate in Montenegro sarebbe stato di preservare il potere ai Petrović-Njegoš (co-
me conferma il comunicato del governo francese del 22 ottobre 1918); tale mandato sa-
rebbe stato in seguito “tradito” lasciando ai serbi il controllo dell’intero territorio mon-
tenegrino. Štedimlija afferma apertamente che i comandi alleati in Montenegro avreb-
bero agito a esclusivo sostegno degli interessi serbi e dell’unificazione come nel caso
del supporto ricevuto dagli unionisti da parte del generale Venel, comandante in capo
delle forze alleate in Montenegro. Tali interferenze pro-serbe nel febbraio 1919 sareb-
bero costate al generale francese la rimozione dal proprio incarico in seguito alle prote-
ste presso gli Alleati del governo montenegrino in esilio. Si veda S. PAVLOVIĆ, op. cit.,
pp. 16-17 e 104. Prima di Štedimlija, seppure meno apertamente e senza riferimenti di-
retti al ruolo delle forze di occupazione interalleate, anche il pubblicista americano
Whitney Warren aveva sottolineato il sostegno delle Potenze alleate alla Serbia nel pro-
cesso di unificazione con il Montenegro. Si veda W. WARREN, Montenegro. The Crime
Of The Peace Conference, Brentano’s, New York 1922. Più recentemente lo stesso è ri-
badito anche da K. MORRISON, op. cit., p. 43.
24
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 2, Note collective envoyée aux Grandes Puissances, Dr.
Pierre Chotch, Neuilly-Sur-Seine le 28 décembre 1918. Si veda anche FRUS-PPC, vol.
II, pp. 358-359.
25
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, Commandement des Troupes Alliées du Monténé-
gro e de Cattaro, Etat Major, 3° Bureau, n. 107, Ordre preparatoire, Venel, Cattaro 5
janvier 1919.
104
98 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
26
Ivi, b. 79, fasc. 19, Relazioni con il Montenegro, 1919, Situazione del Montenegro
(Riassunto). Si segnala in particolare l’incontro tra Carbone e Venel del 31 dicembre
1918, una visita di cortesia per la fine dell’anno. Carbone lamenta l’attitudine dei serbi
a Cattaro e in generale in Montenegro, sebbene il generale francese risponda di non ve-
dere atteggiamenti recriminabili da parte serba. Secondo Venel tutto risulterebbe tran-
quillo, al contrario Carbone accusa Venel di non aver voluto neppure ricevere il diplo-
matico montenegrino Jovo Popović, dalle ben note posizioni indipendentiste, al punto
da essere costantemente sorvegliato dai serbi (gli italiani ne favoriranno la fuga in Ita-
lia: nell’aprile del 1941 sarà alla guida di un comitato amministrativo collaborazioni-
sta). Venel risponderà a Carbone di non riuscire a comprendere perché gli italiani siano
tanto interessati a «quei quattro sassi del Montenegro, di cui tutti gli abitanti non sono la
metà di quelli di Napoli». Ivi, b. 88, fasc. 15, R. Esploratore “Aquila”, Informazioni,
Cattaro 2 gennaio 1919.
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99
27
Ivi, b. 88, fasc. 15, Commandement des Troupes Alliées du Monténégro e de Catta-
ro, n. 122, Conditions, Venel, Cattaro 7 janvier 1919; ivi, Promemoria per il generale
Carbone, f.to tenente Marcolini, Cattaro 8 gennaio 1919.
28
Ivi, fasc. 14, Comandante delle truppe alleate a Cattaro, generale Venel, a Coman-
dante in Capo delle Armate Alleate d’Oriente, Cattaro 12 gennaio 1919. L’8 gennaio il
generale Carbone tenta un ultimo intervento invitando il comandante americano ad ac-
compagnarlo a Cettigne per verificare la situazione in città. L’ufficiale americano, tut-
tavia, declina l’invito con una serie di pretesti e Carbone rinuncia alla ricognizione. Ivi,
b. 79, fasc. 19, Situazione del Montenegro (Riassunto).
106
100 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
29
Ivi, b. 88, fasc. 15, D.I.P.-S.M., Notizie militari-politiche sul Montenegro, Gennaio
1920, p. 8; DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 817. Si veda inoltre I. BANAC, op. cit., p. 286.
Gli ordini impartiti nei giorni della rivolta montenegrina da Piacentini sono coerenti con
le indicazioni “politiche” ricevute da Roma. In un telegramma del 20 gennaio 1919
Sonnino comunica al comandante delle forze italiane nei Balcani: «È opportuno che no-
stri comandi si astengano da qualunque azione che possa implicare la nostra responsabi-
lità nel movimento montenegrino. Ciò però non esclude che montenegrini che si rifu-
giassero entro nostre linee pur venendo disarmati siano trattati dovuti riguardi». DDI,
Sesta serie, vol. II, doc. 25.
30
Delle pressioni serbe e montenegrine alle Potenze alleate per l’invio di rifornimenti
alimentari si ha riscontro anche nei documenti americani. Si veda FRUS-PPC, vol. II, p.
636.
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101
31
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, l’ufficiale di collegamento italiano a Salonicco al
Comando Supremo-Ufficio Operazioni, al Comando Superiore truppe italiane nei Bal-
cani Valona, n. 431, f.to tenente colonnello Vitelli, Salonicco 4 febbraio 1919.
32
E.J. WOODHOUSE, C.G. WOODHOUSE, op. cit., p. 111.
108
102 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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33
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 7, Movimento nazionalista montenegrino, 1919, R. E-
sercito Italiano, Comando Supremo-Ufficio Operazioni, a D.I.P.-S.M., 1° giugno 1919,
copia di telegramma del generale Piacentini, Valona 31 maggio 1919; ivi, R. Esercito
Italiano, Comando Supremo-Ufficio Operazioni, a D.I.P.-S.M., copia di telegramma del
generale Piacentini, Valona 20 giugno 1919; ivi, R. Esercito Italiano, Comando Supre-
mo-Ufficio Operazioni, a D.I.P.-S.M., 23 giugno 1919, copia di telegramma del genera-
le Piacentini, Valona 21 giugno 1919; ivi, Comando Supremo-Ufficio Operazioni, tele-
gramma del generale Piacentini, Valona 2 luglio 1919.
34
Ivi, fasc. 14, Comando Presidio Antivari, a Comando Superiore forze italiane nei
Balcani Valona, Relazione politico-militare, f.to il comandante di presidio Bottiglieri,
Antivari 4 aprile 1919. Il 20 giugno le autorità serbe arresteranno moglie e figli di Ra-
spopović.
L’unione con
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Montenegro 109
103
35
L’attenzione degli ambienti capitalisti italiani si concentra sul Montenegro alla fine
del XIX secolo. Nel 1903 il finanziere Giuseppe Volpi costituisce a Venezia il Sindaca-
to italo-montenegrino assicurando alla Regia Cointeressata dei Tabacchi, con sede a
Podgorica e diverse succursali nel Paese, il monopolio dei tabacchi montenegrini.
L’obiettivo di Volpi è rendere il Montenegro la testa di ponte della penetrazione eco-
nomico-commerciale italiana nella penisola balcanica. La Compagnia di Antivari, crea-
ta con capitale italiano nel dicembre del 1905, si occuperà della costruzione del porto
franco e della zona industriale di Antivari, della ferrovia Antivari-Virpazar-Scutari
(terminata nel gennaio 1909), così come del servizio di navigazione sul lago di Scutari.
Seguirà la costituzione della Società Commerciale d’Oriente, che tenterà di sottrarre
all’Austria-Ungheria il monopolio commerciale che si era assicurata in Montenegro e la
costituzione della Società per le Bonifiche di Dulcigno, responsabile della bonifica i-
draulica di circa tremila ettari di terreno. Si veda A. TAMBORRA, The Rise of Italian In-
dustry and the Balkans (1900-1914), in The Journal of European Economic History, III,
I, 1974, pp. 87-120.
36
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 5, D.I.P.-S.M., Le occupazioni interalleate in Montene-
gro, Questioni di Scutari e di Antivari, Parigi 29 giugno 1919.
110
104 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
37
Ivi, fasc. 7, Comando Supremo-Ufficio Operazioni, telegramma in arrivo del gene-
rale Piacentini, Valona 6 febbraio 1919; ivi, R. Esercito Italiano, Comando Supremo-
Ufficio Operazioni, a D.I.P.-S.M., 6 luglio 1919, copia di telegramma del generale Pia-
centini, Valona 2 luglio 1919; ivi, copia di telegramma in arrivo del generale Badoglio,
31 luglio 1919; ivi, Segretariato italiano della Conferenza, comunicazione telegrammi
del generale Piacentini, Roma-Parigi 22 Agosto 1919.
38
Ivi, R. Esercito Italiano, Comando Supremo-Ufficio Operazioni, a D.I.P.-S.M., 9
luglio 1919, copia di telegramma del generale Piacentini, Valona 8 luglio 1919.
39
Le autorità italiane sostengono tuttavia che il colpo mortale per Rubbi sia arrivato
dal “fuoco amico” dei serbo-jugoslavi nella ricognizione a questi ordinata dal comando
francese per stanare gli insorti montenegrini (da Rubbi già disarmati) nei pressi del pre-
sidio italiano. La versione italiana contrasta con quella francese, che almeno inizialmen-
te additerebbe i montenegrini come responsabili della morte dell’ufficiale italiano.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 111
105
44
Si veda ad esempio il discorso di Aleksandar Karađorđević a Londra il 5 aprile
1916: Regent Aleksandar engleskim odličnicima, London . aprila 1916., in F. ŠIŠIĆ,
Dokumenti, pp. 61-62.
45
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 2, Note circulaire envoyée aux Grandes Puissances, le
Ministre des Affaires Etrangères p.i. Ministre de l’Instruction Publique Pierre Chotch,
Neuilly-Sur-Seine le 16 Janvier 1919. Si veda anche: La question de la représentation
du Monténégro a la Conférence de la Paix 1919 (Décision prise par le Conseil Suprême
en date du 13 janvier 1919), in Le rôle de la France dans l’annexion forcée du Monté-
négro (Documents officiels publiés par le Ministère des Affaires Etrangères du Monté-
négro), Imprimerie A. Manuce, Rome 1921, pp. 55-57.
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107
46
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, D.I.P.-S.M., Notizie militari-politiche sul Montene-
gro, Gennaio 1920, p. 9.
47
I.J. LEDERER, op. cit., p. 131.
48
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, D.I.P.-S.M., Frontiere del Montenegro, Restaura-
zione integrale del Montenegro, 1 Novembre 1919, p. 5. In risposta al messaggio di re
Nikola del 4 luglio 1918 Wilson scriveva: «Confido che Sua Maestà e il nobile ed eroi-
co popolo del Montenegro non saranno abbandonati, ma avranno fiducia nella determi-
nazione degli Stati Uniti a vedere – nella prossima vittoria finale – assicurati e ricono-
sciuti l’integrità e i diritti del Montenegro». Cit. in J.D. TREADWAY, Anglo-American
Diplomacy and the Montenegrin Question, 1914-1924, in Occasional Papers, Wood-
row Wilson Center, European Institute, East European Program, no. 26, April 1991, pp.
1-20 (pp. 4-5).
114
108 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
49
Communication du Gouvernement de la Republique Française au Gouvernement
du Monténégro, 22 Octobre 1918, in Le rôle de la France, p. 39.
50
Correspondance échangée entre sa Majesté le Roi de Monténégro et S. Exc. M.
Poincaré, Président de la République et le Gouvernement français, 1) Lettre de S. Exc.
M. Pichon, Ministre des Affaires Étrangères de la République Française, adressée à
S.M. le Roi de Monténégro, le 4 Novembre 1918, ivi, p. 40.
51
2) Lettre de S. Exc. M. Poincaré, Président de la République Française, adressée à
S.M. le Roi de Monténégro, le 24 novembre 1918, ivi, p. 41. Si veda anche J.D.
TREADWAY, Anglo-American Diplomacy and the Montenegrin Question, p. 6. La lettera
di Pichon giungeva in risposta alla rinnovata richiesta di re Nikola al governo francese
di poter partire per il Montenegro. Il sovrano montenegrino intendeva con la sua pre-
senza impedire la propaganda anti-dinastica svolta in patria dai filo-serbi. Il governo
francese, tuttavia, continuava a dimostrarsi profondamente contrario al suo ritorno in
Montenegro al punto da minacciare l’interruzione delle relazioni diplomatiche con il
governo montenegrino in esilio qualora egli avesse lasciato il territorio francese senza
l’autorizzazione di Parigi. A sua volta l’Italia, intenzionata a mantenere buoni rapporti
con la Francia, ammoniva re Nikola che qualora con le sue azioni avesse compromesso
le relazioni italo-francesi, avrebbe perso anche il sostegno italiano. DDI, Sesta serie,
vol. I, docc. 256 e 400.
L’unione con
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Montenegro 115
109
54
Ivi, Le Monténégro devant la Conférence de la Paix. I – La situation actuelle du
Monténégro: 1- Les promesses solennelles des Alliés envers le Monténégro; 2- La situa-
tion au Monténégro est claire. Il n’y eut aucune révolution, mais la Serbie essaye
d’abolir la souveraineté du Monténégro par le fait de guerre; 3- La question de la re-
présentation du Monténégro à la Conférence de la Paix; 4- Une demande injustifiée de
la délégation Serbe à la Conférence de la Paix. Tendance d’imposer le plébiscite au
Monténégro, come s’il ne s’agissait pas d’un Etat souverain et indépendant dont
l’origine remonte à une date plus ancienne que celle de la Serbie. Yovan S. Plamenatz,
Paris 5 Mars 1919.
55
Ivi, II – Le role du Monténégro dans la guerre mondiale: 1) Comment et pourquoi
le Monténégro est entré en guerrre; 2) Ce que le Monténégro a fait dans cette guerre
pour la Serbie et pour la cause commune des Alliés; 3) Ce que les Alliés ont fait pour le
Monténégro au cours des années 1914-1915; 4) Pourquoi et comment le Monténégro
fut à cette époque abandonné par les Alliés; 5) Pourquoi devait survenir la catastrophe
du Monténégro et comment il fut forcé à demander la paix en Janvier 1916. Yovan S.
Plamenatz, Paris 5 Mars 1919.
56
Ivi, III Revendications territoriales du Monténégro: 1) L’Herzégovine et les Bou-
ches de Cattaro; 2) Scutari et environs. Yovan S. Plamenatz, Paris 5 Mars 1919. Sui
memorandum montenegrini del 5 marzo 1919 si veda anche D.R. ŽIVOJINOVIĆ, Pitanje
Crne Gore i mirovna konferencija 1919. godine, in Istorija XX veka, XIV-XV, 1982.
57
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, Frontiere del Montenegro, Rivendicazioni territo-
riali, 1 novembre 1919, p. 6.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 117
111
58
Cfr. D.R. ŽIVOJINOVIĆ, King Nikola and the Territorial Expansion of Montengro,
p. 366.
59
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15, D.I.P.-S.M., Questione di Scutari, Premessa, Parigi
26 marzo 1919; ivi, Notizie militari-politiche sul Montenegro, Gennaio 1920, Il Monte-
negro e il Consiglio Supremo degli Alleati, pp. 18-19. Nel 1918 l’offensiva alleata in
Macedonia non solo ha permesso la rioccupazione di Serbia e Montenegro ma anche
l’arrivo delle truppe italiane a Scutari. Qui gli italiani trovano i reparti serbi giunti in
città pochi istanti prima: le autorità italiane invitano quelle serbe a sgomberare la città,
poiché compresa nel territorio albanese posto sotto la loro giurisdizione, ma i serbi si ri-
fiutano. Dal dissidio nasce tra gli Alleati la cosiddetta “questione di Scutari”. Ivi, fasc.
5, Scutari e Antivari, occupazioni interalleate in Montenegro, 1919, D.I.P.-S.M., Que-
stioni di Scutari e di Antivari, f.to il brigadiere generale Cavallero, 30 giugno 1919.
60
DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 250.
118
112 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
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61
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 5, D.I.P.-S.M., Le occupazioni interalleate in Montene-
gro, Questioni di Scutari e di Antivari, f.to generale Cavallero, 30 giugno 1919, pp. 2-3.
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113
62
Ivi, fasc. 15, Le Monténégro devant la Conférence de la Paix. III Revendications
territoriales du Monténégro: 2) Scutari et environs, Yovan S. Plamenatz, Paris 5 Mars
1919, p. 10. Si veda anche A. GIANNINI, L’Albania dall’indipendenza all’unione con
l’Italia (1913-1939), Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano 1939, pp.
49-51; J.D. TREADWAY, The Falcon and the Eagle, pp. 151-157.
63
La stessa diplomazia italiana era stata determinata nell’opporsi all’espansionismo
montenegrino verso l’Albania settentrionale e Scutari in particolare. Quando le truppe
di re Nikola erano entrate a Scutari l’Italia aveva sospeso ogni collaborazione con il
Montenegro. Il governo italiano in realtà era restio anche nei confronti delle altre riven-
dicazioni territoriali montenegrine. Già nel marzo del 1915 Sonnino, convinto della
prossima unificazione di Serbia e Montenegro, riconosceva i diritti della prima sulla
Bosnia, su Dubrovnik, Kotor, Bar e persino Medua (solamente l’entroterra – Sonnino
presumibilmente si riferiva all’Erzegovina – sarebbe stato spartito tra i due regni unifi-
cati). Il ministro degli Esteri italiano aveva considerato l’eventualità di concessioni al
Montenegro nella regione di Scutari solamente nel marzo 1917, quando si era iniziata a
120
114 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
65
Ivi, fasc. 15, Le Monténégro devant la Conférence de la Paix. III Revendications
territoriales du Monténégro: 2) Scutari et environs, Yovan S. Plamenatz, Paris 5 Mars
1919, pp.11-15.
66
Ivi, D.I.P.-S.M., Questione di Scutari, Precedenti, Parigi 26 marzo 1919; ivi, Fron-
tiere del Montenegro, Rivendicazioni territoriali, Scutari e le regioni adiacenti, pp. 7-8;
ivi, D.I.P.-S.M., Notizie militari-politiche sul Montenegro, Gennaio 1920, pp. 16-17.
67
In questo senso le posizioni della delegazione jugoslava a Parigi sposano le riven-
dicazioni della delegazione albanese (programma moderato), che spinge per un nuovo e
formale riconoscimento dell’Albania quale Stato de iure nei confini del 1913. Il memo-
riale relativo alla questione albanese presentato dagli jugoslavi alla Conferenza della
Pace è brevissimo (una sola pagina) e afferma che la delegazione jugoslava «considera
che l’interesse generale, la pace e la tranquillità della penisola balcanica esigono che il
territorio albanese, quale è delimitato alla Conferenza di Londra, formi uno Stato indi-
pendente, conformemente allo spirito delle decisioni di detta Conferenza. Una tale solu-
zione metterebbe le tribù albanesi in grado di lavorare da sé alla formazione del loro
Stato, e sarebbe d’accordo col principio ‘i Balcani ai popoli balcanici’, principio che è
la base essenziale della tranquillità e dello sviluppo pacifico dei popoli balcanici […].
Nondimeno, nel caso che la Conferenza consideri di non poter applicare in questa mate-
ria le decisioni prese nel 1913 a Londra e fosse disposta a riconoscere a uno Stato stra-
niero un diritto di occupazione o di protettorato sulla totalità o su una parte di detto ter-
ritorio, noi dobbiamo dichiarare di riservarci il diritto di salvaguardare i nostri interessi
122
116 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
vitali in queste contrade, consacrati da tredici secoli di vicinato e di vita comune con le
tribù albanesi, rivendicando gli stessi privilegi pel nostro Stato». Cit. in A. GIANNINI,
L’Albania dall’indipendenza all’unione con l’Italia, pp. 53-54.
68
AUSSME, E-8, b. 81, fasc.1, La questione territoriale e di confine jugoslava 1919-
1920, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slovènes à la Conférence de la
Paix, n. 4229, signé: Pachitch, Paris le 25 Octobre 1919 (copia del segretariato italiano).
69
Documents On British Foreign Policy (DBFP), 1919-1939, First Series, Vol. II
1919, No. 67. Si veda anche A. GIANNINI, L’Albania dall’indipendenza all’unione con
l’Italia, p. 84. Tra l’estate e l’autunno del 1919 la delegazione jugoslava indirizza alla
Conferenza della Pace comunicazioni in cui è affermato che le tribù dei Klementi e dei
Kastrati – in territorio sotto occupazione serbo-jugoslava – avrebbero espresso tramite
petizioni la volontà di unione con il Regno SHS. Si vedano documenti in AUSSME, E-
8, b. 81, fasc.1.
70
A. GIANNINI, L’Albania dall’indipendenza all’unione con l’Italia, p. 86.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 123
117
71
Ivi, p. 53.
72
La richiesta di Pašić di accogliere Radović e i suoi accoliti alla Conferenza della
Pace per parlare in nome del popolo montenegrino provoca le proteste ufficiali del go-
verno in esilio. AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 2, Note circulaire envoyée aux premiers dé-
légués des Grandes Puissances de la Conférence de la Paix, Protestation contre la de-
mande de Pachitch pour l’admission de Radovitch à la Conférence de la Paix, Plame-
natz, 22.IV.1919.
124
118 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
73
A. RADOVITCH, R. BOSHKOVITCH, I. VOUKOTITCH, The Question of Scutari, Paris,
April 14, 1919. Si veda anche A. GIANNINI, L’Albania dall’indipendenza all’unione con
l’Italia, pp. 54-56. Nel dicembre del 1920 l’Albania sarà ammessa alla Società delle
Nazioni ancora prima di un riconoscimento de iure, che avverrà solamente con la defi-
nizione delle frontiere di Stato. I rapporti con il Regno SHS rimarranno tesi a causa del
persistere dell’occupazione dei territori albanesi del nord, l’apice della crisi si avrà nella
seconda metà del 1921 quando la rivolta dei Mirditi sarà sostenuta dagli jugoslavi che
cercheranno di estendere il controllo sui territori albanesi attraverso l’organizzazione di
bande che agiscono oltre la linea di occupazione stabilita dall’armistizio. L’obiettivo di
Belgrado, che ha ormai rinunciato alle pretese territoriali verso il vicino albanese, sarà
assicurarsi in ogni caso una frontiera strategica, dunque un aggiustamento dei confini
del 1913, che sono confermati nel settembre del 1921 dalla Conferenza degli Ambascia-
tori (negli anni che seguono la commissione di delimitazione dei confini greco-
jugoslavo-albanese provvederà a definire la frontiera nella regione del Vermosh e dei
laghi di Ohrid e Prespa, dove rimangono da risolvere alcune controversie quali
l’assegnazione del santuario di San Naum, lasciato infine in territorio jugoslavo). Sola-
mente nel luglio del 1926 si potrà procedere a Firenze alla firma del protocollo finale di
frontiera.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 125
119
75
Ivi, Mémoire adressé au Président de la République des États-Unis d’Amérique du
Nord, M. Woodrow Wilson, par Yovan S. Plamenatz, Président du Conseil des Mini-
stres du Monténégro, Y.S. Plamenatz, Neuilly-sur-Seine, le 25 Aoùt 1919.
76
Ivi, fasc. 9, La Question du Monténégro présentée par A. Radovitch, R. Bochko-
vitch et I. Voukotitch, Paris 1919.
128
122 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
77
S. PAVLOVIĆ, op. cit., p. 14.
78
Si veda: La grande presse parisienne fait, en 1916, 1917 et 1918, une champagne
de calomnies contre le Monténégro pour justifier le marchandage qui a eu lieu au cours
des pourparlers secrets entre la France, l’Angleterre et l’Autriche pour la paix séparée et
en vertu duquel le territoire du Monténégro devait etre partagé entre l’Autriche et la
Serbie (En même temps que le Gouvernement français consentait que le mont Lovtchen
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 129
123
fût cédé à l’Autriche, la presse parisienne accusait le Monténégro de trahison envers les
Alliés et de reddition du mont Lovtchen à l’Autriche), in Le rôle de la France dans
l’annexion forcée du Monténégro, pp. 107-118. Si veda inoltre S. PAVLOVIĆ, op. cit.,
pp. 102 e 116n.
79
Si veda ad esempio la relazione del capitano Brodie, membro della missione bri-
tannica in Montenegro, riportata a Lansing, Segretario di Stato americano, da Nelson
Page, ambasciatore statunitense a Roma. La relazione, risalente ai primi giorni del gen-
naio 1919 (Brodie lascia il Montenegro il 9), ben illustra le gravi condizioni in cui versa
il Paese: «[…] The Serbians feeling themselves backed by French authorities there have
occupied militarily Montenegro, dispersing Montenegrin revolutionists who rose in
revolution about the 3rd and 4th demanding the withdrawal of Serbian troops from
Montenegro and demanding occupation of Montenegro by Inter-Allied troops who
would guarantee free expression of Montenegro’s will in an untrammeled elective or
referendum. Radovich the representative of so-called Montenegrin administration is
declared to be in Serbian pay and is working for the complete annihilation of
Montenegrin independence. The French General Venel who is apparently supporting
this side strongly stopped the American and the Italian troops who had been ordered by
the Italian commander to Cetinje in response to appeal of the Montenegrin insurgent
130
124 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
party declaring that none but Serbian and French troops should occupy Montenegro.
The Montenegrin insurgent forces appear to have been dispersed after a collision in
which several hundred men one side or the other are reported to have been killed, some
returning to their homes, others seeking refuge in Albania or in places under the Italian
flag, but all are armed with rifles and are reported as declaring that Montenegrin inde-
pendence will be preserved if it takes 500 years. Captain Brodie informs me that al-
though previous to these collisions with the Serbians there was little sympathy with the
idea of restoring the Montenegrin dynasty, since the fighting, certain change is dis-
cernible in their attitude». FRUS-PPC, vol. II, pp. 371-372.
80
DDI, Sesta serie, vol. II, docc. 203, 210, 289, 320. Il conte John de Salis, ultimo
ministro britannico presso il Montenegro, aveva definito la difesa del Montenegro “una
farsa”, nella convinzione che re Nikola avesse negoziato con gli austriaci per salvare se
stesso e la propria dinastia. Cfr. J.D. TREADWAY, Anglo-American Diplomacy and the
Montenegrin Question, 1914-1924, pp. 2 e 8.
81
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 1, Ministero degli Affari Esteri, telegramma in partenza
di Sonnino al generale Cavallero D.I.P.-S.M., Parigi-Roma 26 maggio 1919.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 131
125
82
J.D. TREADWAY, Anglo-American Diplomacy and the Montenegrin Question,
1914-1924, pp. 9-12. Sulla commissione anglo-americana si veda anche J. EVANS, op.
cit., pp. 139-143.
83
In precedenza l’esercito serbo ha impedito il ritorno in patria a quegli ufficiali mon-
tenegrini che in vista delle votazioni per la Grande assemblea nazionale avrebbero potu-
132
126 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
88
Ivi, Ministero della Guerra a generale Ugo Cavallero, D.I.P.-S.M., Parigi 13 agosto
1919. Il capo di Stato Maggiore della marina italiana, l’ammiraglio Paolo Emilio Thaon
di Revel, aveva interessato Orlando e Sonnino alla questione della flotta austro-ungarica
ormeggiata a Cattaro fin dal novembre del 1918, quando si era verificato il pericolo
concreto che i francesi sanzionassero per iscritto il riconoscimento del possesso delle
navi austro-ungariche alla marina jugoslava. DDI, Sesta serie, vol. I, doc. 119.
89
Il 1° febbraio 1918 gruppi di marinai della flotta austro-ungarica nel golfo di Catta-
ro (quaranta navi con più di quattromila uomini) assumono il controllo di navi, arma-
menti e stazioni radiotelegrafiche. Gli ammutinati innalzano la bandiera rossa e fanno
prigionieri gli ufficiali chiedendo migliori razioni e la pace immediata. Il giorno se-
guente le navi mollano l’ormeggio ma la fanteria e la flottiglia austro-ungarica, inviate
da Sarajevo e Pola, ne bloccano l’uscita dal golfo. Il 3 febbraio gli ammutinati si arren-
dono, i più saranno colpiti da severe pene di detenzione, mentre i capi della rivolta sa-
ranno giustiziati. AUSSME, b. 79, fasc. 18, Ufficio del Capo di Stato Maggiore della
Marina (Ufficio Informazioni), Bollettino speciale, n. 220, Promemoria del ten. di va-
scello r.n. de Hoffmann Raffaele che confuta asserzioni errate circa i noti rivoluzionari
della flotta A.U. circa le operazioni marittime durante la guerra – in contrapposto alle
asserzioni del Dott. Trumbic di cui all’articolo del Giornale d’Italia del 5 marzo 1919
pervenuto dal governo della Dalmazia e delle isole curzolane in Dalmazia data 12
134
128 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
marzo – 7767 – R., Roma 15 marzo 1919. Si veda anche G.E. ROTHENBERG, op. cit., p.
405; A. SBUTEGA, op. cit., pp. 357-358.
90
Il 3 luglio 1920 la fine della missione francese a Cattaro è approvata da una risolu-
zione dei delegati delle marine alleate. DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 443.
91
Ivi, tome III, doc. 353.
92
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 355.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 135
129
93
Cfr. A. SBUTEGA, op. cit., pp. 369-375. Si veda inoltre A. MADAFFARI, Italia e
Montenegro (1918-1925): la legione montenegrina, in Studi storico-militari, 1996. È
stato in parte detto come la certezza che gli italiani sostengano i ribelli montenegrini as-
silli le autorità serbe fin dagli inizi della presenza interalleata in Montenegro sul finire
del 1918. Già a dicembre le autorità serbe di Cattaro arrestano Giovanni Baldacci, agen-
te al seguito delle truppe italiane in Montenegro, per l’aver condotto agitazioni contro lo
stato di fatto creatosi in Montenegro. Baldacci, che insieme al fratello Antonio è coin-
volto negli affari montenegrini dalla fine del XIX secolo, è in contatto con il già ricor-
dato Jovo Popović e altri notabili montenegrini quali Lazar Mijušković, contro il quale
è diramato un mandato di arresto. Baldacci e Mijušković intendevano coinvolgere gli
albanesi di Scutari nella sollevazione anti-serba. Anche i francesi sospettavano che gli
italiani sostenessero i moti albanesi al confine e inquadrassero giovani montenegrini. I
militari italiani sottrarranno Baldacci ai serbi rimettendolo prontamente in libertà. Si
veda carteggio in AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 15. Sulle attività dei Baldacci in Monte-
negro si veda anche D.R. ŽIVOJINOVIĆ, Crna Gora u Borbi za Opstanak, pp. 295-296;
S. BURZANOVIĆ, Antonio Baldacci e il Montenegro, in V. KILIBARDA, J. VUČO (a cura
di), Contesti Adriatici. Studi di italianistica comparata, Aracne, Roma 2008, pp. 69-89.
136
130 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
94
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 4, Gli incidenti in Montenegro, la proposta jugoslava,
gli interessi italiani.
95
Ivi, fasc. 8, La questione montenegrina nelle relazioni italo-jugoslave, 1920, Dele-
gation du Royaume des Serbes Croates et Slovènes à la Conférence de la Paix, Nik.P.
Pachitch, Paris le 7 août 1919.
96
Ivi, Delegation du Royaume des Serbes Croates et Slovènes à la Conférence de la
Paix Paris, A. Radovitch, Paris le 26 juillet 1919; ivi, Delegation du Royaume des Ser-
bes Croates et Slovènes à la Conférence de la Paix Paris, A. Radovitch, Paris le 29 juil-
let 1919; ivi, Segretariato italiano della Conferenza, Copia, Delegation du Royaume des
Serbes Croates et Slovènes à la Conférence de la Paix, n. 3147, Nik.P. Pachitch, Paris le
14 août 1919; ivi, Segretariato italiano della Conferenza, Delegation du Royaume des
Serbes Croates et Slovènes, A. Radovitch, Paris le 29 août 1919; ivi, Segretariato italia-
no della Conferenza, Delegation du Royaume des Serbes Croates et Slovènes, Nik.P.
Pachitch, Paris le 31 août 1919.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 137
131
97
Ivi, fasc. 4, Comando Supremo Ufficio Affari Generali, telegramma in arrivo da
Cattaro, f.to tenente Sternini, 16 agosto 1919.
98
Cfr. A. SBUTEGA, op. cit., pp. 369-375.
99
AUSSME, E-8, b. 88, fasc. 14, Comando Brigata Barletta, Ufficio Comando, a
Comando Superiore delle forze italiane nei Balcani Valona, Situazione a Cattaro e
Montenegro, f.to il comandante della brigata Chiodi, Cattaro 11 febbraio 1919.
138
132 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
102
Ivi, Stato Maggiore Comando Truppe Albania, a D.I.P.-S.M. Parigi, Riassunto
mensile degli avvenimenti di carattere politico-militare in Montenegro ed Albania
(gennaio 1920), f,to generale Piacentini, Valona 19 febbraio 1920.
140
134 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
103
Ibidem.
104
Ivi, Riassunto degli avvenimenti politico-militari in Montenegro e in Albania Di-
cembre 1919 – Antivari-Virpazar, f.to generale Piacentini, Valona 14 gennaio 1920.
105
Ivi, fasc. 8, Delegation du Royaume des Serbes Croates et Slovènes, Prefecture
Departementale Royale SHS, n. 2035 confidentiel, au Commisaire du Gouvernment
Royal Cettigne, signé le préfet Serzentitch, Bar le 7 octobre 1919.
106
Il governo montenegrino in esilio, insieme a re Nikola e alla famiglia reale, aveva
percepito un sussidio mensile fin dal loro arrivo in Francia nel 1916, inizialmente di
quattrocentomila franchi ma rapidamente dimezzato. Cfr. W. WARREN, Montenegro.
The Crime Of The Peace Conference, p. 41; S. PAVLOVIĆ, op. cit., p. 87.
L’unione con
IIii.. L’unione con ilil Montenegro
Montenegro 141
135
107
Si veda M. BUCARELLI, D’Annunzio, Italy and the Independence of Montenegro,
1919-1920, in 130 Years, pp. 281-297.
108
DBFP, First Series, Vol. II 1919, Appendix L to No. 33.
109
Ivi, No. 33, Note from Montenegro relative to the possible Signature of a Separate
Peace with Germany, Austria and Bulgaria, pp. 442-443. Si veda anche AUSSME, E-8,
b. 88, fasc. 1, Risoluzione del Consiglio Supremo degli Alleati, 1° dicembre 1919.
110
League Of Nations, Situation in Montenegro, Letter from the Montenegrin Mini-
ster of Foreign Affairs, J.S. Plamenatz, President of the Council and Minister for Fo-
142
136 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
Nell’Europa di Versailles
La Piccola Intesa
1
L’espressione “Piccola Intesa” pur avendo in origine accezione denigratoria diven-
terà popolare a Parigi e sarà adottata dagli stessi Stati successori contraenti. Nel 1922 il
Ministero degli Esteri cecoslovacco pubblica per la prima volta i documenti relativi alle
convenzioni concluse con il Regno SHS e la Romania: Documents diplomatiques rela-
tifs aux conventions d’alliance conclues par la République Tchécoslovaque avec le
Royaume des Serbes, Croates et Slovènes et le Royaume de Roumanie: Décembre 1919-
Août 1921, Ministerstvo zahraničních věcí, Prague 1922. Seguono fin dal periodo inter-
bellico una serie di studi che affrontano i vari aspetti politici e militari dell’alleanza. Per
un resoconto storiografico si veda P. WANDYCZ, The Little Entente: Sixty Years Later,
in The Slavonic and East European Review, 59, 4, 1981, pp. 548-564. Si ricordano inol-
tre: M.A. MOUSSET, La Petite Entente: ses Origines, son Histoire, ses Connexions, son
Avenir, Bossard, Paris 1923 (si tratta di uno dei pochi studi filo-ungheresi in contrasto
con il resto della produzione prevalentemente favorevole all’alleanza); R. MACHRAY,
The Little Entente, Allen & Unwin Ltd., London 1929; J.O. CRANE, The Little Entente,
The Macmillan Company, New York 1931; Communiqués des Conférences des Mini-
139
145
146
140 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
stres des Affaires Etrangères des Etats de la Petite Entente et des Sessions du Conseil
Permanent, Secretariat du Conseil Permanent de la Petite Entente, Belgrade 1936; R.W.
SETON-WATSON, The Little and Balkan Entente, in The Slavonic and East European
Review, 15, 45, 1937, pp. 553-576; M. TOSCANO, Le origini della Piccola Intesa secon-
do i documenti diplomatici ungheresi, in Pagine di storia diplomatica contemporanea,
I, 1963; N. IORDACHE, La Petite Entente et l’Europe, Institut Universitaire de Hautes
Études Internationales, Genève 1977; E. CAMPUS, The Little Entente and the Balkan Al-
liance, Editura Academiei Republicii Socialiste România, Bucureşti 1978; M. ÁDÁM,
The Little Entente and Europe (1920-1929), Akadémiai Kiadó, Budapest 1993. In ser-
bo-croato: M. VANKU, Mala antanta 1920-1938, Izdavačko preduzeće “Dimitrije Tu-
cović”, Titovo Užice 1969. In ceco: Z. SL DEK, Mal dohoda 1919-1938 jej hospo-
d ské, politické a vojenské komponenty, Karolinum, Praha 2000.
2
Il Trattato del Trianon lascerà circa tre milioni di magiari fuori dai confini nazionali:
1.600.000 in Romania, 750.000 in Cecoslovacchia (Slovacchia e Rutenia sub-
carpatica), poco meno di 500.000 nel Regno SHS (4% della popolazione). Il risentimen-
to verso il trattato caratterizzerà l’Ungheria interbellica che mai dissimulerà la volontà
di ottenerne una revisione. Per il testo del trattato (Treaty of Peace between the Princi-
pal Allied and Associated Powers and Hungary and protocol and declaration, signed at
Trianon, June 4, 1920) si veda Peace Treaties. Various Treaties and Agreements be-
tween the Allied and Associated Powers and the Serb-Croat-Slovene State, Roumania,
Bulgaria, Hungary, and Turkey, presented by Mr. Lodge, April 25, 1921, Government
Printing Office, Washington 1921, pp. 163-319.
3
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 355.
4
Ivi, tome III, doc. 433.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 147
141
5
Ivi, doc. 463.
6
M. ÁDÁM, op. cit., p. 93.
7
Cfr. B. KRIZMAN, Srpska Vrhovna komanda u danima raspada Austro-Ugarske
1918, in J. ŠIDAK, Historijski zbornik, XIV, Povijesno Društvo Hrvatske, Zagreb 1961,
p. 177. Per una disamina dei rapporti jugoslavo-ungheresi e della delimitazione del con-
fine tra Regno SHS e Ungheria si rimanda a due studi recenti: Á. HORNYÁK, Hungar-
ian-Yugoslav Diplomatic Relations (1918-1927), Columbia University Press, New York
2013; A. VAGNINI, Ungheria: la costruzione dell’Europa di Versailles, Carocci, Roma
2015. Si ricordano inoltre due opere in serbo-croato più datate ma fondamentali: V. Vi-
naver, Jugoslavija i Mađarska 1918-1933, Institut za Savremenu Istoriju, Beograd
1971; A. Mitrović, Razgraničenje Jugoslavije sa Mađarskom i Rumunijom 1919-1920.
Prilog proučavanju Jugoslovenske politike na konferenciji mira u Parizu, Institut za i-
zučavanje istorije Vojvodine, Novi Sad 1975.
148
142 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
8
Á. HORNYÁK, op. cit., pp. 17-19; J. LYON, op. cit., p. 38; A. VAGNINI, op. cit., p.
18n. Si vedano inoltre L.C. TIHANY, The Baranya dispute, 1918-1921: diplomacy in the
vortex of ideologies, Columbia University Press, New York 1978; B. PANIĆ, Srpska
vojska u Novom Aradu za vreme primirja 1918-1919, in Temišvarski Zbornik, 5, 2008,
pp. 51-74.
9
Odluka Velike Narodne Skupštine Vojvodine, Novi Sad, 25. novembra 1918, in B.
PETRANOVIĆ, M. ZEČEVIĆ, op. cit., p. 70.
10
A. VAGNINI, op. cit., p. 59.
11
Le cifre includono bunjevci e šokci, popolazioni slave cattoliche di lingua serbo-
croata. Cfr. I LEDERER, op. cit., pp. 117-118; D. DJOKIĆ, Pašić and Trumbić, pp. 91-92.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 149
143
12
Ibidem.
13
Á. HORNYÁK, op. cit., p. 56; A. VAGNINI, op. cit., p. 59. Secondo la delegazione
jugoslava la regione di Baja è a maggioranza serbo-croata: 35.000 abitanti su un totale
di 90.000 (20.000 ungheresi e 30.000 tedeschi). La possibilità della cessione di Baja al
Regno SHS è tuttavia subito scartata dalla commissione territoriale. AUSSME, E-8, b.
81, fasc. 1, La questione territoriale e di confine jugoslava, 1919-1920, Riunione al
Quai d’Orsay della commissione per le questioni territoriali jugoslave, 22 luglio 1919;
ivi, Seduta della sottocommissione per le frontiere della Jugoslavia (23 luglio 1919);
ivi, Seduta della sottocommissione per le frontiere della Jugoslavia (Quai d’Orsay 24
luglio 1919); ivi, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slovènes à la Confé-
rence de la Paix, n. 3249, le 18 Août 1919 (copia del segretariato italiano).
150
144 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
14
I serbi dei villaggi fra il Maros (Mureș) e il Tisza, a sud di Szeged, avrebbero infatti
chiesto l’unione ai connazionali del Banato. I rappresentanti italiani della commissione
e della sottocommissione territoriale si dichiarano per ragioni economiche e militari
contrari all’arretramento verso nord del confine già stabilito per l’Ungheria riuscendo a
far accettare il proprio punto di vista cui si allinea il resto della commissione anche per
le difficoltà oggettive che sarebbero sorte nel ridefinire la linea di confine. Ibidem.
15
La stampa jugoslava protesterà con veemenza contro l’imposizione di
un’evacuazione ritenuta un insulto per il Paese. Cfr. R. MACHRAY, op. cit., p. 160.
16
Gli jugoslavi sostengono Mohács rappresenti in Baranja un fondamentale centro
economico e culturale slavo, con una popolazione di dodicimila serbi (cattolici) e
quattromila ungheresi. Si veda AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 25, Territori ungheresi non
ancora sgomberati dai serbi, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slovènes à
la Conférence de la Paix, n. 3163, Nik. P. Pachitch, Paris, le 14 Août 1919 (copia del
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iii..Nell’Europa
III di Versailles.
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Piccola Intesa
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145
Nel giugno del 1920 il Trattato del Trianon altro non fa che
confermare la delimitazione del confine jugoslavo-ungherese
stabilita di fatto nel corso del 1919, con l’annessione al Regno
SHS di Bačka e Baranja inferiore, Medjumurje e Prekmurje.
Come affermerà Stanoje Stanojević, membro della sezione et-
nografica e storica jugoslava, non c’erano mai stati dubbi
sull’acquisizione della Vojvodina da parte jugoslava, si trattava
solamente di stabilire quanta se ne sarebbe acquisita, dal mo-
mento che gli jugoslavi si spingevano a rivendicarne la parte
più settentrionale con Baja e Pécs, e Timişoara per quanto ri-
guardava il Banato17.
19
E. CAMPUS, op. cit., p. 14.
20
DDF, 1920, Iere série, tome II, doc. 463.
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iii..Nell’Europa
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147
21
Si veda J.O. CRANE, op. cit., pp. IX-X; P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern
Allies 1919-1925, pp. 3 e 187. Oltre le inevitabili difficoltà nel tentativo di avvicinare
l’Ungheria e tre Paesi che vanno costituendole contro un’alleanza difensiva risulta dif-
ficile anche legare Polonia e Piccola Intesa in ragione delle contese territoriali tra po-
lacchi e cecoslovacchi su Teschen e la Javořina.
22
DDF, 1920, Iere série, tome III, doc. 433.
23
FRUS-PPC, vol. VII, p. 182; DBFP, 1919-1939, First Series, vol. I, 1947, No. 13.
24
Á. HORNYÁK, op. cit., p. 45.
154
148 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
25
Ivi, pp. 32-36; A. VAGNINI, op. cit., pp. 29-31. La divisione rimarrà inutilizzata an-
che perché dagli inizi di maggio sarà parzialmente impiegata nell’area di Klagenfurt
contro gli austriaci.
26
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 24, Ripercussione degli avvenimenti in Ungheria 1919,
D.I.P.-S.M., copia di telegramma in arrivo, 566 P.M. Spec. Notizie Jugoslavia, generale
Grazioli, 3 aprile 1919.
27
Á. HORNYÁK, op. cit., pp. 47-49; A. VAGNINI, op. cit., pp. 36-37.
28
Sugli eventi ungheresi si veda P. FORNARO, Crisi post-bellica e rivoluzione.
L’Ungheria dei Consigli e l’Europa danubiana nel primo dopoguerra, Franco Angeli,
Milano 1987.
29
Si veda V. PAVLOVIĆ, Le conflit franco-italien dans les Balkans, pp. 171-172.
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III di Versailles.
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149
30
DDF, Iere série 1920, tome II, doc. 392. Sui rapporti franco-ungheresi nel 1920 si
veda più in generale A. ORDE, France and Hungary in 1920: Revisionism and Rail-
ways, in Journal of Contemporary History, 15, 3, 1980, pp. 475-492; M. ÁDÁM, op. cit.,
pp. 47-89.
31
M. ÁDÁM, op. cit., pp. 80-81.
156
150 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
32
DDF, Iere série 1920, tome II, doc. 476.
33
Sui piani di Paléologue per l’Europa danubiano-balcanica si veda Á. HORNYÁK, op.
cit., pp. 83-91.
34
Si veda P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, pp. 196-197. A
Parigi si teme soprattutto che Italia e Gran Bretagna possano influenzare la Piccola In-
tesa per bilanciare le ambizioni francesi nell’area danubiana. M. ÁDÁM, op. cit., pp. 94.
35
Scrive Clément-Simon: «[…] La Piccola Intesa non ha ancora perduto il suo
carattere di concorrenza con la Grande Intesa. Su questo punto non possiamo sbagliarci,
ma non dobbiamo neppure allarmarci; infatti con questo accordo le Piccole Potenze si
garantiscono reciprocamente i loro interessi specifici ma anche l’esercizio della loro
saggezza… Un progetto realizzato dal Sig. Pašić, dal Sig. Beneš e dal Sig. Take Ionescu
non può rivolgersi contro di noi… anche se il Sig. Brătianu fosse il successore del Sig.
Ionescu». DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 465.
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36
P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, p. 196.
37
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 360; ivi, tome III, doc. 56.
38
Ivi, 1920, tome III, doc. 433. Si veda anche P.S. WANDYCZ, France and Her East-
ern Allies 1919-1925, p. 202.
39
P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, pp. 217-219.
158
152 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
40
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120.
41
DDF, 1920, tome III, doc. 433. Si veda anche P.S. WANDYCZ, France and Her
Eastern Allies 1919-1925, p. 152. Sui rapporti polacco-romeni e la politica estera di
Varsavia verso i Balcani si veda W. STEPNIAK, Polish Diplomacy on the Balkans
(1918-1926), in Arhiv, Časopis Arhiva Jugoslavije, 2, 2001, pp. 96-103.
42
In questo periodo il Regno SHS è una delle principali destinazioni dell’emigrazione
russa bianca. Dopo la vittoria dei rossi si conta infatti nel Paese la presenza di circa
60.000 russi bianchi. Al generale Wrangel è consentita l’organizzazione di una legione
militare, mentre diversi suoi ufficiali sono accolti nell’esercito regolare. Altri esuli ot-
tengono impieghi nell’amministrazione pubblica e nella polizia. Cfr. M. ÁDÁM, op. cit.,
p. 223; J. PIRJEVEC, op. cit., p. 47.
43
Cfr. W. STEPNIAK, op. cit., p. 99.
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48
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120. Per tale ragione la Gran Bre-
tagna allargherà rapidamente le proprie attività commerciali anche ai Paesi della Piccola
Intesa con accordi dai risultati particolarmente proficui soprattutto nel caso del Regno
SHS e della Romania, dove gli inglesi mirano a sostituire l’influenza economica in pre-
cedenza esercitata da Austria-Ungheria e Germania entrando in competizione con
l’industria cecolovacca. M. ÁDÁM, op. cit., p. 218.
49
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120.
50
Ibidem.
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155
51
Ibidem. Il Regno SHS è l’unico tra i tre Paesi che stringeranno la Piccola Intesa con
cui in questo periodo l’Ungheria tenta un più concreto riavvicinamento e la normaliz-
zazione dei rapport politici ed economici. Se paragonati ai territori ungheresi occupati
da Cecoslovacchia e Romania, quelli sotto occupazione delle truppe serbo-jugoslave
hanno minore estensione e – escluse le aree di Pécs e Mohács – l’Ungheria si dimostra
più propensa ad accettarne la perdita. Anche la situazione della minoranza ungherese
sottoposta all’autorità jugoslava – numericamente più esigua di quelle rimaste in territo-
rio cecoslovacco o romeno – è migliore rispetto a quella della popolazione magiara
negli altri due Stati successori. L’Ungheria spera in tal modo di ostacolare la creazione
del blocco anti-ungherese che va delineandosi nel bacino danubiano. M. ÁDÁM, op. cit.,
p. 230.
52
Á. HORNYÁK, op. cit., p. 77; A. VAGNINI, op. cit., p. 43. Fondamentale alla loro in-
terruzione l’incidente di Rédics, villaggio di confine nel Prekmurje, dove il 29 novem-
bre 1919 la violazione della linea di demarcazione da parte di una sessantina di unghe-
resi tra guardie di confine e civili porta a incidenti con le guardie di confine jugoslave
provocando morti e feriti da ambo le parti. I contatti tra i due Paesi per le forniture ali-
mentari sarebbero ripresi nel primo trimestre del 1920. Si veda Á. HORNYÁK, op. cit.,
pp. 78 e 309.
53
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120. Si veda anche Á. HORNYÁK, op.
cit., pp. 80-81.
54
Gli ungheresi auspicano l’invio di una missione militare che rimanga nei territori
della Baranja, di Somogy e Pécs fino a quando l’evacuazione serbo-jugoslava non sia
completata. AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 25, Telegram from Sir George Clerk, to Su-
preme Council, Budapest November 20th, 1919, No. 14.
162
156 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
55
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120.
56
A. VAGNINI, op. cit., p. 48.
57
Á. HORNYÁK, op. cit., pp. 87-89.
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58
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 242. Sui rapporti tra Gran Bretagna e
Piccola Intesa si veda O. Carmi, La Grande-Bretagne et la Petite Entente, Librairie
Droz, Geneva 1972.
59
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 242. Si veda anche M. ÁDÁM, op. cit.,
p. 94.
164
158 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
60
Si veda P. VODOPIVEC, Commentary: the 1920 Carinthian Plebiscite, in Slovene
Studies, n. 8/1, 1986, pp. 21-25.
61
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 17, Marburg, disordini e incidenti, 1919 in Carinzia,
Klagenfurter Zeitung, 26/1.
62
Gli austro-tedeschi non intendono permettere agli jugoslavi di mettere piede a nord
della catena delle Karavanke, confine naturale e baluardo contro le genti slave su cui
poi si stabilirà effettivamente il confine di Stato. In più occasioni non rispetteranno la
linea di armistizio suscitando le proteste jugoslave presso la commissione americana.
Ivi, Lotta nella Stiria, Grazer Taglebatt, 24/1.
63
Ivi, Disordini a Völkermarkt, Klagenfurter Zeitung, 26/1.
64
Ivi, In Carinzia, Neues Wiener Taglebatt, 2/2.
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iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
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159
65
Ivi, Arrivi di truppe serbe, Grazer Taglebatt, 14.
66
La commissione di studio giunta a Radkersburg il 20 gennaio visita gli archivi della
città e ne costata il tradizionale carattere tedesco, contrariamente all’asserzione del
generale Rudolf Majster – ex maggiore dell’esercito austro-ungarico di origine slovena
che occupa la regione carinziana in nome dello Stato jugoslavo – secondo la quale la
città sarebbe stata una volta slovena. La popolazione organizza una dimostrazione
esigendo l’esposizione della bandiera nazionale rossa, gialla e nera. Quando la bandiera
è issata sul municipio la folla scoppia in applausi e in breve in tutte le case sono esposte
le bandiere nazionali. I dimostranti si ornano della coccarda nazionale malgrado i
soldati serbo-jugoslavi cerchino di farle togliere. Appena la commissione americana
parte i soldati jugoslavi strappano la bandiera dal municipio, si introducono nelle case,
tutte le bandiere spariscono e dalla stazione è tolta l’insegna con il nome tedesco della
città. Ivi, fasc. 18, Il carattere tedesco di Radkersburg, Reichspost, Vienna, 1/2.
67
Nuovamente allontanati gli jugoslavi torneranno a Radkersburg all’inizio di
febbraio costringendo la popolazione austro-tedesca a ritirarsi nella regione di
Halbeurain. Ivi, Crudeltà dei soldati jugoslavi a Radkersburg, Az Újság, Budapest, 25/1.
68
Ivi, fasc. 17, Radkersburg, Neues Wiener Journal, 6/2; Fremdenblatt, 8/2. Una
missione francese è inviata a Mureck e Radkersburg per far cessare le ostilità. Grazie al
suo intervento è concluso un nuovo armistizio sino al mattino dell’11 febbraio. Ivi,
Neue Freie Press, 9/2 e 10/2.
69
Ivi, Misure contro i tedeschi a Marburgo, Neue Freie Presse, 29/1.
166
160 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
70
Ivi, I fatti di Marburg, Neue Freie Presse, 28/1; Fremdenblatt, 2/2; ivi, fasc. 18, I
fatti di Marburgo sarebbero stati premeditati, Grazer Tagblatt, Graz, 2/2.
71
Secondo i dati jugoslavi la Stiria sarebbe abitata da 426.000 slavi contro 78.000
austro-tedeschi e la Carinzia – a sud della linea linguistica – da 124.000 sloveni contro
38.000 austro-tedeschi. I.J. LEDERER, op. cit., p. 119. Sulla questione carinziana alla
Conferenza della Pace si veda L. KARDUM, Diplomatska borba za Korušku na Pariškoj
mirovnoj konferenciji 1919. godine, in Politička misao, XXXVIII, 1, 2001, pp. 125-
142.
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iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
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161
72
Cfr. M. MOLL, The German-Slovene Language and State Border in Southern Aus-
tria: from Nationalist Quarrels to Friendly Co-Existence (19th to 21st Centuries), in S.G.
ELLIS, L. KLUSÁKOVÁ (ed.), Imagining Frontiers, Contesting Identities, Edizioni Plus –
University Press, Pisa 2007, pp. 205-227 (pp. 207-208).
73
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 25, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slo-
vènes, Nik. P. Pachitch, Paris, le 29 Août 1919 (copia del segretariato italiano).
168
162 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
74
Ex rettore dell’università di Belgrado e capo della sezione geografica ed
etnografica della delegazione jugoslava a Parigi. Impegnato sin dal 1914 nel conciliare
rivendicazioni politiche e ragioni storiche, geografiche e antropologiche dell’unione
jugoslava, fonderà la Lega democratica jugoslava, cui aderirà anche Trumbić. Il partito
propone l’adozione del nome Jugoslavia da parte del nuovo Stato e il decentramento
politico e amministrativo attraverso la costituzione di parlamenti regionali cui affidare
culto e istruzione pubblica.
75
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 20, Relazioni tra austriaci e jugoslavi in Carinzia fino
all’offensiva jugoslava 1919, Relazioni fra austriaci e jugoslavi in Carinzia, dalla ca-
duta dell’impero austro-ungarico fino all’offensiva della Jugoslavia del 29 aprile. Se-
condo il censimento austriaco del 1910 gli sloveni, presenti in sei province austriache,
sono 1.249.488, così ripartiti: Carniola 490.978 (93%); Stiria 409.684 (29%); Carinzia
82.212 (21%); Gorizia-Gradisca 154.564 (62%); Trieste 56.916 (30%); Istria 55.134
(14 %). C’è poi una meno consistente presenza slovena in Ungheria, attestata dal cen-
simento ungherese dello stesso anno, che conta circa 67.000 sloveni nel Prekomurje e
2.000 a Fiume. Cfr. S. CLISSOLD, op. cit., p. 36n.
76
Il Comando Supremo italiano già nel gennaio 1919, nel pieno degli incidenti tra au-
stro-tedeschi e jugoslavi in Stiria e Carinzia, avvia studi finalizzati a contrastare le am-
bizioni jugoslave al confine con l’Austria, nel tentativo di evitare che un tratto della fer-
rovia pontebbana che congiunge Austria e Italia (Vienna-Udine) possa rimanere in terri-
torio jugoslavo e che sia accolta la proposta di congiunzione territoriale tra Regno SHS
e Cecoslovacchia avanzata da Praga (vedi infra). Gli italiani abbracciano le tesi confi-
narie austriache che vorrebbero la catena delle Karavanke in Carinzia e la cresta delle
montagne di Bachern (Pohorje) in Stiria quale confini naturali tra i due Stati (il confine
stiriano così delineato lascerebbe Maribor in territorio austriaco e pertanto non sarà ac-
colto dalla Conferenza della Pace). Secondo gli italiani il successo militare riportato in
quelle settimane dai carinziani contro le truppe jugoslave inquadrate da ufficiali serbi,
obbligate a interrompere la loro marcia verso Klagenfurt e a ripiegare in disordine oltre
la Drava, andrebbe in buona parte attribuito ai contadini sloveni accorsi
volontariamente a ingrandire i battaglioni della guardia nazionale tedesca, a dimostra-
zione della volontà dei carinziani tutti – senza distinzione di nazionalità – di mantenere
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
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Intesa 169
163
il confine tra Carinzia e Carniola lungo la catena delle Karavanke e dunque evitare
l’eventualità di una dominazione jugoslava. AUSSME, b. 80, fasc. 3, Delimitazione
frontiere – le frontiere jugoslave, R. Esercito Italiano, Comando Supremo, Ufficio Ope-
razioni, Promemoria, oggetto: Quale confine si può attribuire allo Stato jugoslavo per-
ché la ferrovia Pontebbana (Udine-Vienna) si svolga tutta in territorio austro-tedesco,
e sia evitata la congiunzione dei ceco-slovacchi con i jugoslavi attraverso il noto corri-
doio: distretti di Moson-Sopron-Vas-Zala, 23 gennaio 1919. Nell’aprile del 1920 la
missione militare italiana in Austria considera l’eventualità di proporre rettifiche alla li-
nea confinaria – e dunque una revisione del Trattato di Saint Germain – per portare Ma-
ribor in territorio austriaco (la proposta tuttavia non avrà alcun seguito). AUSSME, E-8,
b. 81, fasc. 1, Delegazione militare italiana Graz, al capo della Missione militare italia-
na Vienna, prot. n. 320, oggetto: Necessità di una revisione del confine meridionale au-
striaco colla Jugoslavia, il capo della delegazione di Graz maggiore Cajoli Carrara,
Graz 17 aprile 1920.
77
I.J. LEDERER, op. cit., p. 258.
78
Si veda Le richieste italiane alla fine di agosto 1919. Memoria sulla questione
adriatica consegnata da Tittoni a Balfour e a Lloyd George il 29-31 agosto 1919 (“QA
– 1919”), in P. ALATRI, op. cit., pp. 503-508.
170
164 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
79
Anche secondo il generale Petitti di Roreto, governatore della Venezia Giulia, Bel-
grado persegue un “sistematico e ostentato ostruzionismo” al traffico ferroviario da
Vienna a Lubiana, Zagabria e Trieste attraverso il transito di Longatico, «un programma
tendente a rovinare il traffico di Trieste a beneficio di altri sbocchi» impedendo rapide
comunicazioni col retroterra. Petitti di Roreto suggerisce misure di rappresaglia che vie-
tino il transito dei treni commerciali diretti dalla Francia verso l’Europa centro-orientale
(principalmente Polonia e Cecosloavacchia), suggerimento temporaneamente accolto
dal Ministero della Guerra in attesa delle decisioni del governo di Roma. Cfr. P. ALA-
TRI, op. cit., pp. 49-50.
80
AUSSME, E-8, b. 82, fasc. 11, Situazione delle forze jugoslave, austro-tedesche e
alleate in Jugoslavia, Reale Esercito Italiano-Comando Supremo, Servizio Informazio-
ni, Sezione “U”, n. 257, all’Ufficio Segreteria, all’Ufficio Operazioni, il Capo del Ser-
vizio Informazioni Col. Caleffi, 11 febbraio 1919.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
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Intesa 171
165
81
Nel contesto delle sollecitazioni austriache per la costituzione di presidi internazio-
nali in Carinzia l’intervento italiano in funzione anti-jugoslava a Villach, St. Vein e nel-
la stessa Klagenfurt viene considerato già nel dicembre del 1918, in seguito a una peti-
zione rivolta all’addetto militare inglese a Vienna da due notabili austriaci, il barone
Reinlein e il console generale Keller. L’ufficiale inglese, che presenta a sua volta la ri-
chiesta al presidente della commissione armistizio, suggerisce che dell’occupazione
siano incaricati gli italiani, ma il generale Badoglio in quel momento preferisce riaffer-
mare la scelta del non intervento. Ivi, fasc. 18, Incidenti tra jugoslavi e austro-tedeschi,
1919, copia di telegramma del generale Badoglio in data 10 gennaio.
82
La regione sottoposta a plebiscito si estende per circa 2100 km² (1750 per la zona
A, 350 per la zona B) con una popolazione di circa 130.000 abitanti (80.000 nella zona
A, 50.000 nella zona B). Il confronto tra statistiche italiane (delegato italiano a Klagen-
furt) e francesi (ufficiose) stabilisce una presenza approssimativa di 23.000 austro-
tedeschi e 55.000 sloveni nella zona A e 50.000 austro-tedeschi e 6.000 sloveni nella
zona B (in totale più di 70.000 austro-tedeschi e meno di 60.000 sloveni). Statistiche
ecclesiastiche slovene stabiliscono invece la presenza nella zona A di 4.854 austro-
tedeschi e 80.441 sloveni e nella zona B di 43.410 tedeschi e 33.444 sloveni (totale
142.149 abitanti: 48.286 tedeschi, 93.863 sloveni). Le sensibili differenze nella valuta-
zione della popolazione della regione sono probabilmente dovute a incertezze
nell’interpretazione della delimitazione della regione descritta nell’art. 49 del Trattato
di Saint Germain (al momento delle statistiche ancora non riconosciuta sul terreno). Ivi
b. 79, fasc. 20, Relazioni fra austriaci e jugoslavi in Carinzia.
172
166 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
83
Sul trattato di pace con l’Austria si veda N. ALMOND, R.H. LUTZ, The Treaty of St.
Germain. A Documentary History of Its Territorial and Political Clauses, Stanford
University Press-Oxford University Press, California-London 1935. Per il testo: Treaty
Series no. 11 (1919), Treaty of Peace between the Allied and Associated Powers and
Austria together with the protocol and declarations annexed thereto, signed at Saint-
Germain-en-laye, September 10, 1919, His Majesty’s Stationery Office, London 1919.
84
Le proteste austriache per le clausole politiche ed economiche imposte dal trattato
in AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 25, Délégation de la République de l’Autriche Alle-
mande, n. 1176, A Son Excellence Monsieur le Présidente de la Conférence de la Paix
G. Clemenceau - Paris, Eichhoff, Saint-Germain-en-Laye, le 6 Septembre 1919; ivi,
Annexe 1, Déclaration de l’Assemblée Nationale, ad. No. 1176 ex 1919, 6 Septembre
1919; ivi, Annexe 2, Protestation des Pays autrichiens allemande, ad. No. 1176 ex
1919, A la Commission Générale de l’Assemblée Nationale autrichienne allemande à
Vienne, Vienne le 5 Septembre 1919. Si veda anche N. ALMOND, R.H. LUTZ, op. cit.,
pp. 79-80.
85
R. MACHRAY, op. cit., p. 96.
Nell’Europa di
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Piccola Intesa
Intesa 173
167
86
Si tratta dell’articolo 59 inserito nella bozza delle condizioni di pace con l’Austria
che diventa articolo 51 nella stesura definitiva. La questione è tra le principali affrontate
dagli jugoslavi nell’estate del 1919, che obiettano di non poter accettare l’art. 59 poiché
oltre a essere mal formulato e poco definito chiede di rinunciare a priori a incontestabili
diritti di sovranità. Il problema principale è l’estensione delle clausole del trattato per la
protezione delle minoranze previsto dall’art. 59 non solo ai territori recentemente acqui-
siti ma all’intero territorio statale incluso il vecchio Regno di Serbia e dunque la Mace-
donia annessa nel 1913, su cui le Grandi Potenze ancora non hanno pronunciato un ri-
coscimento ufficiale. La risoluzione è inaccettabile per i serbi, che considerano la popo-
lazione slavo-macedone indistintamente di nazionalità serba e la regione ottenuta in se-
guito alle Guerre balcaniche estranea alle trattative relative all’ultima guerra. Le Grandi
Potenze, che con le clausole sulle minoranze intendono tutelare soprattutto la popola-
zione albanese, propongono tra le altre cose di porre temporaneamente la Macedonia
sotto l’osservazione di un rappresentante della Società delle Nazioni (la proposta è par-
ticolarmente caldeggiata dagli inglesi) che riferisca di eventuali violazioni compiute
dalle autorità jugoslave. La delegazione SHS chiede prima una modifica dell’art. 59 del
trattato con l’Austria (24 luglio) e poi quella di una serie di articoli dello stesso trattato
sulle minoranze (4 settembre). AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 5, Trattati di pace della Jugo-
slavia e punto di vista degli Alleati e della delegazione serba 1919, Délégation du
Royaume des Serbes, Croates et Slovènes à la Conférence de la Paix, n. 2782, signé:
Nik.P. Pachitch, Paris le 24 Juillet 1919; ivi, Délégation du Royaume des Serbes,
Croates et Slovènes à la Conférence de la Paix, n. 3530, signé: Nik.P. Pachitch, Paris le
4 Septembre 1919.
87
Ivi fasc. 25, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slovènes à la Confé-
rence de la Paix, n. 3668, Paris, le 13 Septembre 1919 (copia del segretariato italiano).
88
Per il testo del trattato per la protezione delle minoranze (Treaty between the prin-
cipal Allied and Associated Powers and the Serb-Croat-Slovene State) si veda Peace
Treaties, presented by Mr. Lodge, pp. 5-12.
174
168 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
99
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 344.
100
Ivi, tome III, doc. 293.
101
Ivi tome II, doc. 344.
178
172 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
102
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 120.
103
DDF, Iere série, 1920, tome III, doc. 433. I timori cecoslovacchi confermano come
al termine della guerra l’Ungheria vada assumendo un ruolo fondamentale per la
politica estera italiana sia in chiave anti-jugoslava sia per contrastare l’ingerenza
francese nella regione danubiano-balcanica.
104
AUSSME, fondo E-10/1, Ministero della Guerra, Stato Maggiore del Regio
Esercito, Ufficio Operazioni, Notiziario n. 13 (chiuso il 30 settembre 1922), Roma
1922, Cecoslovacchia, pp. 120-127.
105
P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, p. 94.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 179
173
106
Sarà menzionata ancora in una sola occasione, alla metà del luglio 1919, quando
Masaryk suggerirà a Beneš di proporre la concessione del corridoio verso lo Stato
jugoslavo quale ricompensa da parte alleata per lo sforzo bellico cecoslovacco contro la
Repubblica dei Consigli ungherese. Cfr. P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies
1919-1925, p. 72. Sul corridoio jugoslavo-cecoslovacco si veda A. CHERVIN, De
Prague a l’Adriatique. Considérations géographiques, ethniques et économiques sur le
territoire (Corridor) faisant communiquer les Tchèques avec les Yougoslaves, Berger-
Levrault Libraires-Editeurs, Paris 1919. Il corridoio jugoslavo-cecoslovacco è
considerato dagli italiani una seria minaccia ai propri interessi militari ed economici na-
zionali. AUSSME, b. 80, fasc. 3, R. Esercito Italiano, Comando Supremo, Ufficio Ope-
razioni, Promemoria, oggetto: Quale confine si può attribuire allo Stato jugoslavo per-
ché la ferrovia Pontebbana (Udine-Vienna) si svolga tutta in territorio austro-tedesco,
180
174 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
e sia evitata la congiunzione dei ceco-slovacchi con i jugoslavi attraverso il noto corri-
doio: distretti di Moson-Sopron-Vas-Zala, 23 gennaio 1919.
107
DDF, Iere série, 1920, tome III, doc. 433.
108
Convention of Defensive Alliance between the Kingdom of the Serbs, Croats, and
Slovenes and the Czechoslovak Republic, signed at Belgrade on the 14 th August, 1920.
Per il testo si veda R. MACHRAY, op. cit., pp. 363-364; J.O. CRANE, op. cit., pp. 189-
190.
109
Ibidem. Si veda anche DDF, 1920, Iere série, tome III, doc. n. 433.
110
DDF, 1920, Iere série, tome II, doc. 384; R. MACHRAY, op. cit., p. 166.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 181
175
115
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 355.
116
Ivi, doc. 268.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 183
177
117
Ivi, doc. 355.
118
Ibidem.
119
Ibidem.
184
178 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
120
Nel novembre 1918 Carlo d’Asburgo rinuncia a esercitare la sua funzione gover-
nativa attraverso una dichiarazione pubblica che ne sospende il regno. L’atto non costi-
tuendo un’abdicazione formale secondo le leggi ungheresi, che richiedono la controfir-
ma del capo del governo e la ratifica di entrambi i rami del parlamento, è colto a prete-
sto dai legittimisti per asserirne la non validità insieme a quella del Trattato del Trianon.
Cfr. J.O. CRANE, op. cit., pp. 5-6 e 11.
121
M. ÁDÁM, op. cit., pp. 111.
122
Cfr. A. VAGNINI, op. cit., pp. 93-94.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 185
179
123
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 25, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et
Slovènes à la Conférence de la Paix, Nik. P. Pachitch, Paris, le 15 Août 1919 (copia del
segretariato italiano). Si veda inoltre A. TÓTH, Czechoslovak Policy and the First Res-
toration Attempt of Charles Habsburg in Hungary in the Spring of 1921, in The Prague
Papers on the History of International Relations, Institute of World History, Prague-
Vienna 2007, pp. 241-279 (p. 247).
124
Á. HORNYAK, op. cit., p. 99.
125
Alla cerimonia partecipano cinquantamila persone, a conferma di come le amputa-
zioni territoriali stabilite dalla Conferenza della Pace siano vissute come un trauma da
parte della società ungherese. Cfr. A. TÓTH, op. cit., p. 243.
126
Carlo d’Asburgo in quel momento si trova a Szombathely (Ungheria occidentale).
La formula cecoslovacca per l’ultimatum intende intimare al sovrano l’abbandono del
Paese entro il 7 aprile; sarà tuttavia accolta la volontà jugoslava di concedere
all’Asburgo altri tre giorni per lasciare l’Ungheria. M. ÁDÁM, op. cit., p. 124; A. TÓTH,
op. cit., pp. 273-274.
186
180 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
127
A. TÓTH, op. cit., p. 257.
128
Ivi, p. 270.
129
DDF, Iere série, 1921, tome I, docc. 263 e 351. Si veda inoltre R. MACHRAY, op.
cit., pp. 150-151; J.O. CRANE, op. cit., p. 17.
130
A. TÓTH, op. cit., p. 274.
131
Ivi, pp. 257n e 261.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 187
181
132
Ivi, pp. 261-262 e 273. Pašić offrirà senza successo i servigi jugoslavi per il pas-
saggio del sovrano in Spagna attraverso l’Italia.
133
Ivi, p. 269.
134
Convention of Defensive Alliance between the Kingdom of Romania and the
Czechoslovak Republic, signed by Take Ionescu and Ferdinand Veverka at Bucharest
on the 23rd April, 1921. Testo in R. MACHRAY, op. cit., pp. 364-365; J.O. CRANE, op.
cit., pp. 190-191. A Bucarest la proposta di alleanza di Beneš ha trovato un governo
diviso: Ionescu ne sostiene tutto il valore, il generale Alexandru Averescu non ne coglie
appieno il significato. L’opinione pubblica romena non è ancora preparata ad accettare
un’alleanza di cui facciano parte anche solo indirettamente gli jugoslavi: le tensioni con
il Regno SHS per la questione del Banato rendono infatti difficile un’adesione pura e
semplice dei romeni all’accordo jugoslavo-cecoslovacco di Belgrado. DDF, Iere série,
1920, tome II, doc. 355; ivi, 1920, tome III, doc. 433.
188
182 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
136
DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 23. Già ad aprile, nel corso dell’avvicinamento
cecoslovacco-romeno, Beneš ha rifiutato un incontro trilaterale a Belgrado proposto da
Ionescu e in un primo tempo sostenuto dallo stesso Pašić. In quel momento il ministro
degli Esteri cecoslovacco, che ritiene ancora prematura la possibilità di un’alleanza ju-
goslavo-romena, preferisce assicurarsi almeno l’accordo bilaterale tra Praga e Bucarest.
Alla vigilia della convenzione del 23 aprile Beneš ha chiesto a Kalina di sondare gli
umori nella capitale jugoslava in merito a un accordo con i romeni. La distanza ancora
presente tra Belgrado e Bucarest è confermata intorno alla metà del mese dal subentrare
del netto rifiuto di Pašić di incontrare Ionescu. Si veda A. TÓTH, Conclusion of the
Czechoslovak-Romanian Little Entente Treaty, pp. 341-343 e 346.
137
R. MACHRAY, op. cit., p. 166.
138
Á. HORNYÁK, op. cit., p. 118.
190
184 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
139
R. MACHRAY, op. cit., p. 170.
140
M. ÁDÁM, op. cit., p. 158.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
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Intesa 191
185
141
DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 309.
192
186 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
142
J.O. CRANE, op. cit., p. 12; R. MACHRAY, op. cit., pp. 174-175.
143
The Hapsburg Dethronement Act of November 6, 1921, Law No. XLVII, Budapest,
November 6, 1921, in R. MACHRAY, op. cit., p. 213. Il governo ungherese avrebbe
inoltre consultato la Conferenza degli Ambasciatori prima di procedere all’elezione del
re. In tal modo, secondo le misure coercitive pretese dal governo cecoslovacco cui ha
aderito anche Belgrado, Budapest riconosce alla questione asburgica valenza
internazionale anziché carattere nazionale (un punto su cui gli jugoslavi hanno insistito
fin dal primo tentativo carlista), ammettendo il diritto di ingerenza delle potenze
straniere nella questione dinastica [DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 351]. Solamente
dopo tale dichiarazione Praga e Belgrado ordinano la smobilitazione ponendo termine
alla dimostrazione militare contro l’Ungheria. Pašić insisterà affinché rappresentanti
romeni, cecoslovacchi e jugoslavi siano ammessi come partners paritari degli Alleati
nelle attività di controllo militare esercitate dalla commissione interalleata in Ungheria,
ma ai governi di Bucarest, Praga e Belgrado sarà concessa solamente la condivisione di
informazioni con la commissione senza una partecipazione diretta ai suoi lavori. J.O.
CRANE, op. cit., p. 19; R. MACHRAY, op. cit., p. 174; Á. HORNYÁK, op. cit., pp. 119-
120; A. VAGNINI, op. cit., pp. 100-101.
144
Secondo il censimento ungherese del 1910 la popolazione del Banato, di circa un
milione e mezzo di abitanti, era composta di 615.336 romeni (38.9%), 387.545 tedeschi
(24.5%), 284.329 serbi (17.9%), 198.222 ungheresi (12.5%), cui si aggiungevano
22.131 slovacchi (1.4%), 20.643 ebrei (1.3%), e 53.927 (3.5%) rimanenti tra gli altri
gruppi etnici minoritari (cechi, croati, sloveni, ruteni e rom).
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 193
187
145
J.O. CRANE, op. cit., p. 10.
146
Sui rapporti jugoslavo-romeni nel periodo interbellico e precedente si veda G.
POPI, Jugoslovensko-Rumunski odnosi: 1918-1941, Sloboda, Vršac 1984; E. BOIA,
Romania’s Diplomatic Relations With Yugoslavia In The Interwar Period, 1919-1941,
East European Monographs Boulder, Columbia University Press, New York 1993; M.
VANKU, Srpsko-Jugoslovensko-Rumunski Odnosi Kroz Vekove, Stručna Knjiga, Beo-
grad 2005; V. RĂMNEANŢU, Istoricul relaţiilor româno-iugoslave în perioada interbel-
lica, Editura Mirton, Timişoara, 2006; M. CIURUŞCHIN, Political and Diplomatic
Relations of Romania and Serbia in Period between 1903 and 1914, Mirton, Timişoara
2010.
194
188 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
148
E. BOIA, op. cit., p. 29; D. DJOKIĆ, Pašić and Trumbić, p. 90.
149
Sulla situazione nella regione al termine del conflitto mondiale si veda M. SAVIN,
Situacija u Banatu krajem I svetskog rata, in Istraživanja, 21, 2010, pp. 357-365.
150
I.J. LEDERER, op. cit., pp. 54-57 e 63-64; E. BOIA, op. cit., pp. 30-31 e 34-35.
151
E. BOIA, op. cit., p. 38. Per agevolare le trattative sulla questione del Banato tra
jugoslavi e romeni il governo di Belgrado inserisce nella delegazione che invia a Parigi
anche Pavle Marinković, ministro serbo a Bucarest fino al 1918, come esperto di
questioni romene. Marinković sarà poi ministro nel primo governo jugoslavo di Stojan
196
190 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
154
D. DJOKIĆ, Pašić and Trumbić, p. 90.
198
192 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
155
Le ungheresi Nagykikinda, Versecz e Fehértemplom.
156
Gran parte della Klissura è per di più proprietà demanaiale del 14° Reggimento
serbo di frontiera dell’ex esercito austro-ungarico (40.000 acri ottenuti come compenso
per la difesa della frontiera contro i turchi) e reclutato nella parte di Banato assegnata al
Regno SHS. La regione è infine sede di tre antichi monasteri serbi: Baziaș (fondato nel
XII secolo da San Sava), Zlatiţa (Zlatica) e Cusici (Kusić), ulteriore prova del carattere
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 199
193
serbo della regione. AUSSME, E-8, b. 81, fasc. 1, Memoire, J. Vuletic, B. Radosavlje-
vitch, W. Dakic, Paris le 9 Juillet 1919; ivi, D.I.P.-S.M., Domanda dei rappresentanti di
alcuni distretti del Banato per essere ammessi al Regno S.H.S., Parigi 10 agosto 1919;
ivi, Délégation du Royaume des Serbes, Croates et Slovenes a la Conferénce de la Paix,
Annexe, copia del Segretariato italiano della Conferenza.
157
Ivi, Seduta della sottocommissione per le frontiere della Jugoslavia (23 luglio
1919).
158
I LEDERER, op. cit., pp. 158 e 172.
159
I. BANAC, op. cit., pp. 58; E. BOIA, op. cit., pp. 64-66.
160
E. BOIA, op. cit., pp. 96-99.
161
Nel luglio del 1924 il governo Pašić è sostituito dal nuovo esecutivo Davidović. Il
cambio ai vertici governativi jugoslavi è tuttavia di breve durata poiché l’ennesima crisi
200
194 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
ministeriale già nel novembre successivo porta nuovamente Pašić a capo del governo e
Ninčić agli Esteri. Si veda J. PIRIEVEC, op. cit., pp. 52-54.
162
Si veda R. MACHRAY, op. cit., pp. 244-245 e 250.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 201
195
sia) dei due Governi e dei due Capi di Stato, ma ammetto che non è una cosa facile. La
Casa Reale di Bucarest considera i serbi una popolazione primitiva e Belgrado un vil-
laggio; qui ci si irrita per la supponenza e la tendenza alla prepotenza di Bucarest». Ivi,
doc. 17.
165
Sin dal 1918 Masaryk avanza una proposta simile a quella di Ionescu: la creazione
di una barriera anti-tedesca distesa dalla Finlandia alla Grecia. L’idea già allora è
pienamente sostenuta, oltre che dallo statista romeno, anche da Venizelos e Pašić. Si
vedano M.A. MOUSSET, op. cit., pp. 28-29; R. MACHRAY, op. cit., pp. 86-87; J.O.
CRANE, op. cit., pp. 7-8; P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, pp.
201-202; E. CAMPUS, op. cit., pp. 14-15; E. BOIA, op. cit., pp. 70 e 75. Riferimenti
all’organizzazione di un’area di piccole nazioni estese dal Baltico a Salonicco si trova-
no inoltre nel suo Nová Evropa del 1917. Si veda M. ÁDÁM, op. cit., p. 34.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 203
197
166
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 419.
167
Commenta Rattigan: «è chiaro che il noto sciovinismo e la sete di vendetta
dell’Ungheria stanno causando grave ansia ai suoi vicini. Questo è naturalmente il prin-
cipale fattore che sta portando l’ultima [la Romania] a unirsi in vista di possibili attac-
chi ungheresi. Non aiuto pensando sia un errore forzare l’Ungheria nella posizione di
paria, sebbene largamente per sua colpa. La conseguenza inevitabile sarà di forzarla
nelle braccia di coloro che intendono disturbare la pace dell’Europa. Se [l’Ungheria] è
estromessa da questo blocco [corsivo nel testo] presumibilmente alla fine si volterà alla
Germania o ai bolscevichi. La replica degli statisti romeni, quando tali considerazioni
sono poste, è sempre all’effetto che l’Ungheria lo farà in ogni caso, dal momento che
mai potrà riconciliarsi con il presente stato delle cose». Ivi, No. 215. Che i magiari
difficilmente potessero adattarsi a tale situazione territoriale era stato affermato dallo
stesso Beneš nell’incontro di pochi giorni prima a Belgrado.
168
DBFP, 1919-1939, First Series, vol. XII, No. 221.
204
198 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
169
Ibidem. Si veda anche E. BOIA, op. cit., p. 73.
170
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 384.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
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171
Ivi, 1921, tome I, doc. 154.
172
Ivi, doc. 205.
173
Convention of Defensive Alliance between the Kingdom of Romania and the King-
dom of the Serbs, Croats and Slovenes, signed by Take Ionescu and Nikola Pašić, Bel-
grade, June 7, 1921. Sarà ratificato a Bucarest l’8 luglio successivo. Per il testo si veda
R. MACHRAY, op. cit., pp. 366-367. A Belgrado Beneš non sarà presente, sembra venga
invitato troppo tardi dagli jugoslavi per poter raggiungere la capitale in tempo. Clé-
ment-Simon, in precedenza ministro a Praga, si domanda se l’incidente sia dovuto alla
carenza organizzativa del governo belgradese oppure dal timore che «quest’uomo di
Stato risoluto, che ha indubbio credito a Parigi e a Londra, viaggia di capitale in capita-
le e parla molte lingue», non guadagni troppa influenza negli affari politici jugoslavi.
Beneš proporrà che i Paesi della Piccola Intesa si incontrino nuovamente durante
l’estate a Karlsbad. DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 465.
206
200 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
174
L’accordo avrebbe in tal modo garantito protezione al Regno SHS sul versante
orientale in caso di guerra con l’Italia e alla Romania protezione sul fianco occidentale
in caso di conflitto con la Russia sovietica. Si veda E. BOIA, op. cit., pp. 90-91.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
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Versailles. La Piccola
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175
Ivi, pp. 82-83.
176
Sostiene Clément-Simon che il ministro romeno nella capitale jugoslava ancora
quindici giorni prima dell’accordo avesse commentato «i serbi sono difficili a capirsi; ci
rinunzio: non so come prenderli». Clément-Simon risponderà «i serbi sono peggiori di
quello che sembrano, con essi ci vuole molta pazienza». DDF, Iere série, 1921, tome I,
doc. 465.
177
Il diritto dei romeni ad avere proprie scuole e chiese in Macedonia, ribadito
dall’accordo del giugno 1921, era stato stabilito inizialmente dal trattato di Bucarest del
1913 e contemplato anche nel trattato di Saint Germain sulle minoranze. Cfr. E. BOIA,
op. cit., p. 86.
208
202 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
178
Ivi, pp. 102-105.
179
Ivi, pp. 139-144.
180
Ivi, p. 189.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
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203
1914, in seguito alle pressioni russe per un accordo con i bulgari, anche Pašić
acconsente alla cessione alla Bulgaria della Macedonia a est del Bregalnica, grosso
modo corrispondente a quanto già offerto dall’Intesa, in cambio di buone relazioni con
Sofia fino al termine della guerra e di compensazioni territoriali per la Serbia ai danni
dell’Austria-Ungheria – sostanzialmente i territori costieri abitati da serbo-croati. Ivi,
pp. 187-188.
184
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War, p. 118.
185
Cfr. H.C. WOODS, The Balkans, Macedonia, and the War, in Geographical
Review, 6, 1, 1918, pp. 19-36 (p. 26). Si veda anche I.J. LEDERER, op. cit., pp. 24-28.
186
A. MITROVIĆ, Serbia’s Great War, pp. 164-165 e 252-253.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 211
205
187
AUSSME, E-8, b. 79, fasc. 21, Relazioni serbo-bulgare 1919, Les Relations Ser-
bo-Bulgares et la Questions de la Rectification de la Frontière. Sull’importanza strate-
gica del corridoio Morava-Vardar si veda J. LYON, op. cit., pp. 101-103.
188
AUSSME, E-8, b. 80, fasc. 1, Delimitazione delle frontiere della Jugoslavia, 1919,
D.I.P.-S.M., Promemoria sintetico sulle frontiere della Jugoslavia, Frontiera verso la
Bulgaria, 29 marzo 1919.
189
Alla Conferenza della Pace anche la questione macedone è al centro dei contrasti
tra italiani e francesi. I primi propongono l’autonomia della regione all’interno del Re-
gno SHS, i secondi – contrari a soluzioni autonomiste – vogliono far rientrare la Mace-
donia nella questione della protezione delle minoranze. É stato poi accennato come una
terza opzione (proposta dagli inglesi) suggerisca di sottoporre la Macedonia al controllo
della Società delle Nazioni. Non mancano nemmeno richieste per vedere riconosciuto il
diritto all’autodeterminazione del popolo macedone e l’esistenza di una Macedonia so-
212
206 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
confine stabilito dal trattato (art. 27, punto 1) assegna agli jugo-
slavi rettifiche territoriali lungo la valle della Struma (Strumica)
e nei distretti di Vranje (Bosilegrad), Caribrod e Negotin, men-
tre Vidin e la regione adiacente, pur rivendicate da Belgrado,
restano alla Bulgaria. Il Regno SHS ottiene in tal modo una se-
rie di località strategiche – il reale beneficio che la nuova fron-
tiera porta ai serbi è soprattutto di carattere militare – e circa
centomila abitanti in gran parte di nazionalità bulgara. Il Tratta-
to di Neuilly definisce inoltre i confini tra Romania e Bulgaria
in Dobrugia (art. 27, punto 5) in senso favorevole alla prima190.
Romania e Regno SHS con l’alleanza del giugno 1921 si garan-
tiranno dunque reciprocamente le frontiere nei confronti della
Bulgaria. Il 7 luglio 1923 a Bucarest l’accordo jugoslavo-
romeno del 7 giugno 1921 sarà prolungato per altri tre anni da
Boško Čolak-Antić, ministro jugoslavo nella capitale romena
dal febbraio del 1921 e Ion G. Duca (la ratifica a Belgrado il 23
ottobre successivo)191.
Nell’agosto del 1920, al momento dell’entrata in vigore del
trattato di pace, secondo quanto stabilito dagli articoli 38 e 43 si
vrana e indipendente entro i suoi confini geografici. In tal senso risultano particolar-
mente attive l’Organizzazione Interna Rivoluzionaria Macedone (VMRO), che chiede
senza successo di essere ammessa a Parigi quale legittima rappresentante delle aspira-
zioni della nazione macedone, e le comunità macedoni in Svizzera. La richiesta della
VMRO è basata sul fatto che secondo «verità storica […] solo questa organizzazione è
un rappresentante fedele dell’intera Macedonia (a prescindere dalle diverse lingue e re-
ligioni) e che l’organizzazione è libera da qualsiasi influenza politica, bulgara o di altro
tipo». Le Grandi Potenze concordano tuttavia nel rifiutare l’idea di una Macedonia uni-
ta e indipendente riconoscendo come “verità storica” la sua divisione tra Serbia, Grecia
e Bulgaria. Il fatto che la proposta italiana per l’autonomia macedone sia rivolta al solo
Regno SHS (non è diretta anche al governo greco o bulgaro) confermerebbe esser for-
mulata in funzione anti-jugoslava piuttoso che mossa da più genuini principi di autode-
terminazione nazionale. Si veda A. HRISTOV, Macedonia at the Paris Peace Conference
(1919), in Macedonian Review, 11, 2, 1981.
190
Per la Bulgaria la gravità delle clausole territoriali è esasperata da quelle militari
che aboliscono il servizio militare obbligatorio e riducono le forze armate bulgare a un
esercito di soli volontari di forza non superiore a 33.000 uomini – 20.000 di truppe re-
golari, 10.000 gendarmi e 3.000 guardie di frontiera – e da quelle finanziarie che im-
pongono il pagamento di 2.250.000.000 franchi-oro entro i 37 anni dalla ratifica del
trattato. Treaty of Peace between the Principal Allied and Associated Powers and Bul-
garia and protocol, signed at Neuilly-sur-Seine, November 27, 1919, in Peace Treaties,
presented by Mr. Lodge, pp. 47-162.
191
R. MACHRAY, op. cit., p. 219.
Nell’Europa di
iii..Nell’Europa
III di Versailles.
Versailles. La Piccola
Piccola Intesa
Intesa 213
207
192
Si veda la documentazione in AUSSME, E-8, b. 80, fasc. 7, Delimitazione frontie-
re e Commissione serbo-bulgara, 1920-1922. Nel gennaio del 1922 il delegato jugosla-
vo Stefanović, nominato addetto militare ad Atene (dicembre 1921), sarà sostituito dal
tenente colonnello Kršić, addetto militare a Sofia.
193
Ivi, Commissione di delimitazione della frontiera SHS-bulgara-delegazione italia-
na, al Comitato militare alleato di Versailles sezione italiana, al Regio ministro d’Italia
a Sofia, al Regio ministro d’Italia a Belgrado, oggetto: Sedute a Belgrado, verificazione
dei lavori, risoluzione della frontiera della Stroumitza, il ten.col. commissario Carlo
Levi, Reggio Emilia 10 dicembre 1921.
214
208 Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles
Versailles
ni pensano alla Macedonia. I macedoni sono un elemento insurrezionale, che lotta con-
tro noi e contro voi. Se in base al trattato avete preso la Macedonia, prendete pure tutti i
macedoni che si trovano ancora in Bulgaria. Essi solo ci ostacolano: per colpa loro, pe-
rirono tanti figli bulgari. Essi ci hanno recato tanti danni. Io sono sempre stato contro i
macedoni; ho lavorato e ho lottato contro di loro. Tutti i delitti politici in Bulgaria sono
opera dei macedoni. Mai non vi avrei fatto guerra pei macedoni”. I commenti
s’intuiscono senza farli; fra l’altro vi è in Sofia, chi afferma che a Stamboliiski è riser-
vata una fine tragica per mano macedone. La Samouprava, giornale ufficioso di Belgra-
do, pubblicò a commento del soggiorno di Stamboliiski nella capitale jugoslava, quanto
segue: “La creazione di strette relazioni tra il governo di Sofia e quello di Belgrado, e lo
scambio di vedute sulle molteplici questioni che interessano i due popoli, hanno
un’influenza salutare, sul corso degli avvenimenti balcanici. Questa démarche della
Bulgaria appoggia sensibilmente la politica di pace e di stabilizzazione del nostro gran-
de governo. E questo appoggio è d’una grande importanza. Senza dubbio lo scopo della
visita di Stamboliiski è la prossima conferenza di Losanna. Il nostro governo sosterrà le
domande bulgare che sono nell’interesse della pace balcanica e che rappresentano nel
medesimo tempo un interesse vitale per il popolo bulgaro. Noi desideriamo che la Bul-
garia non sia soffocata artificialmente. Dopo tutto quello ch’è avvenuto, non si può pre-
tendere che i due popoli sopprimano d’un sol colpo tutti gli ostacoli ed arrivino ad
un’intesa completa. In vista di questa riconciliazione si deve lungamente lavorare e la
visita di Stamboliiski è una tappa in questo senso. Noi speriamo che questa visita, con-
tribuirà ugualmente all’orientazione della Bulgaria, perché non è che cosi, che si potrà
giungere ad una stabilizzazione della situazione nei Balcani”». AUSSME, E-8, b. 80,
fasc. 7, Commissario italiano delimitazione frontiera serbo-bulgara, al Com. Mil. All.
Vers. – sezione italiana Parigi, all’Ufficio Operazioni Stato Maggiore R. Esercito Ro-
ma, oggetto: notizie varie, il ten.col. commissario Carlo Levi, Belgrado 9 dicembre
1922.
198
I. BANAC, op. cit., pp. 324-325.
Conclusioni
1
Ognuno dei contraenti si guarderà bene dal fornire garanzie all’altro in relazione a
questioni specifiche dei singoli Paesi, ovvero a fornire sostegno militare diretto in caso
di un conflitto romeno-sovietico, italo-jugoslavo o cecoslovacco-tedesco. M. ÁDÁM, op.
cit., p. 182.
2
DDF, Iere série, 1920, tome II, doc. 18.
3
Ivi, doc. 476.
211
217
218
212 Conclusioni
4
Ibidem.
5
Si veda R. MACHRAY, op. cit., pp. 183-187; P.S. WANDYCZ, France and Her East-
ern Allies 1919-1925, pp. 249-250; E. CAMPUS, op. cit., p. 18; E. BOIA, op. cit., pp. 91-
92. La Romania considera evidentemente l’alleanza anti-russa con la Polonia una
priorità, dal momento che l’accordo tra Ionescu e Eustachy Sapieha è stretto ancora
prima di quelli con Praga e Belgrado. Cfr. W. STEPNIAK, op. cit., pp. 98-99.
6
L’accordo tra Praga e Varsavia, tra l’altro non ratificato dalla Polonia, non appiane-
rà le contese territoriali tra i due Paesi: la questione della Javořina tornerà rapidamente a
infiammare le relazioni tra Cecoslovacchia e Polonia tra la fine del 1922 e il 1923 (il 12
marzo 1924 la Società delle Nazioni assegnerà la regione alla repubblica cecoslovacca).
Conclusioni
Conclusioni 219
213
7
L’accordo sarà seguito nel novembre del 1925 da un’altra convenzione segreta
polacco-romeno-jugoslava – sempre relativa al transito di rifornimenti militari diretti in
Polonia – e dalla conclusione a Ginevra di un patto di amicizia e cordiale collaborazio-
ne jugoslavo-polacco nel settembre del 1926 (non ratificato). Si veda R. MACHRAY, op.
cit., p. 292; W. STEPNIAK, op. cit., pp. 99-102.
8
R. MACHRAY, op. cit., pp. 217-218.
9
DDF, Iere série, 1920, tome III, doc. 384. Lo stesso Beneš, commentando l’accordo
italo-jugoslavo, affermerà che con la firma l’Italia aveva dimostrato un’attitudine verso
le questioni dell’Europa centrale analoga e parallela a quella della Piccola Intesa. Il mi-
220
214 Conclusioni
Conclusioni
11
P.S. WANDYCZ, France and Her Eastern Allies 1919-1925, p. 300.
12
Secondo Wandycz anche il patto di amicizia italo-cecoslovacco stretto da Beneš e
Mussolini a Roma il 5 luglio 1924 intende ribadire, senza rinunciare al patrocinio
francese, la libertà di azione cecoslovacca nella politica internazionale, nell’intenzione
di Praga di dimostrarsi equidistante nel rapporto con le Potenze europee. Ivi, pp. 304-
305. Il trattato italo-cecoslovacco sarà ampiamente preannunciato da Beneš a Ninčić, il
quale considera la linea politica cecoslovacca in perfetto accordo con quella di Belgrado
finalizzata all’intrattenimento di relazioni cordiali con Mussolini e l’Italia. Cfr. R. MA-
CHRAY, op. cit., pp. 242 e 268.
13
È quanto sostenuto dal ministro inglese a Belgrado Alban Young e riportato in E.
BOIA, op. cit., p. 111. Secondo Robert Machray, invece, Ninčić e Beneš si sarebbero
rispettivamente informati degli accordi stretti con Francia e Italia a Ginevra, alla
Società delle Nazioni, nel 1923. Cfr. R. MACHRAY, op. cit., pp. 233-234.
222
216 Conclusioni
Conclusioni
14
Ivi, pp. 200-201 e 220-224. Si veda inoltre E. CAMPUS, op. cit., p. 18.
15
La mattina del 27 agosto 1923 nei pressi di Ioannina Tellini e altri tre membri della
delegazione italiana sono assassinati in circostanze misteriose. La commissione per la
delimitazione dei confini greco-albanesi svolgeva l’incarico su mandato della
Conferenza degli Ambasciatori. Il governo greco accusa bande albanesi attive nell’area
ma non si riscontrano tracce di rapina a danno delle vittime. Il governo di Roma, che in
ambito internazionale chiede siano riconosciute le responsabilità greche dell’eccidio,
risponde con una dimostrazione di forza bombardando Corfù e rilanciando per una
soluzione all’Italia favorevole della questione di Fiume, sottoposta al governatorato del
generale Gaetano Giardino e annessa qualche mese dopo. Sulla vicenda Tellini si veda
J. BARROS, The Corfu Incident of 1923. Mussolini and the League of Nations,
University Press, Princeton 1965; A. GIANNASI, L’eccidio di Tellini. Da Giannina
all’occupazione di Corfù, Prospettiva editrice, Roma 2007; W. KLINGER, op. cit., pp.
81-95; A. VAGNINI, La Commissione di delimitazione dei confini albanesi e l’incidente
di Giannina, in A. BECHERELLI, A. CARTENY (a cura di), L’Albania indipendente e le
relazioni italo-albanesi (1912-2012), Nuova Cultura, Roma 2013, pp. 139-155.
16
Le intenzioni del Regno SHS sono di rinforzare l’alleanza difensiva in funzione
anti-italiana, anche se – in parte è stato già detto – difficilmenete Cecoslovacchia e
Romania sarebbero intervenute in un conflitto italo-jugoslavo: pertanto la convenzione
finisce con il limitarsi a ribadire il comune impegno in funzione anti-ungherese.
Conclusioni
Conclusioni 223
217
17
Si veda Á. HORNYÁK, op. cit., pp. 142-144. Una politica quella del sostegno al se-
paratismo croato che dalla fine degli anni Venti porterà l’Ungheria – come l’Italia – a
più stretti rapporti con il movimento ustaša di Ante Pavelić.
18
Incidenti con gli ungheresi e nuove tensioni tra l’Ungheria e la Piccola Intesa si ve-
rificheranno ancora nella primavera successiva al confine con la Cecoslovacchia:
l’uccisione di una guardia frontaliera cecoslovacca e l’invocazione di rappresaglie da
parte dell’opinione pubblica nazionale porterà Praga a indirizzare dure rimostranze e la
richiesta di risarcimenti a Budapest. Cfr. R. MACHRAY, op. cit., pp. 215-217.
224
218 Conclusioni
19
Ivi, p. 223. In seguito alle pressioni britanniche il Regno SHS è costretto a conce-
dere all’Ungheria un prestito e una moratoria sulle riparazioni di guerra in cambio di un
prolungamento delle condizioni di spedizione di carbone da Pécs. L’accordo tra Belgra-
do e Budapest è siglato il 3 febbraio 1924. M. ÁDÁM, op. cit., p. 271.
20
A. VAGNINI, op. cit., p. 177.
21
R. MACHRAY, op. cit, pp. 298-299.
Conclusioni
Conclusioni 225
219
22
Sul Patto di Locarno si veda P.S. WANDYCZ, The Twilight of French Eastern Alli-
ances, 1926-1936: French-Czechoslovak-Polish Relation from Locarno to the Remilita-
rization of the Rhineland, University Press, Princeton 1988.
226
220 Conclusioni
23
A Belgrado è ancora funzionante l’ambasciata della Russia zarista che sarà chiusa
entro la fine dell’anno. M. ÁDÁM, op. cit., pp. 226-227.
24
DDF, Iere série, 1921, tome I, doc. 205; R. MACHRAY, op. cit., pp. 235-236; E.
BOIA, op. cit., p. 120. I Paesi della Piccola Intesa normalizzeranno le proprie relazioni
diplomatiche con l’Unione Sovietica solamente negli anni Trenta: dopo Romania e Ce-
coslovacchia (giugno 1934) si aggiungerà tardivamente la Jugoslavia (giugno 1940),
ancora frenata dal ritenere un tradimento della Russia zarista il riconoscimento del go-
verno bolscevico.
Conclusioni
Conclusioni 227
221
bierà già nel corso dell’anno, quando Radić sarà rilasciato per
diventare ministro dell’Istruzione in un governo di coalizione
creato al fine di appianare la contesa tra croati e potere centrale.
La conciliazione non avrà lunga durata e Radić non esiterà a
criticare il governo in cui è ministro mettendone a dura prova la
sopravvivenza25.
Nell’ottobre del 1926 le eccentriche proteste del leader con-
tadino croato creeranno imbarazzo anche nei rapporti tra jugo-
slavi e alleati della Piccola Intesa. In occasione di una visita di
una delegazione del parlamento cecoslovacco a Zagabria, irrita-
to dall’assenza dei colori croati tra le bandiere che decorano la
stazione ferroviaria, Radić interromperà il discorso di benvenu-
to del prefetto (radicale), sostenendo che all’errata espressione
“cecoslovacco” sia preferibile la più corretta “ceco e slovacco”.
L’incidente diplomatico porterà il capo del governo Nikola U-
zunović a presentare le proprie dimissioni, rifiutate da re Ale-
ksandar26.
L’efficacia della Piccola Intesa dipende infatti largamente
dal grado di stabilità politica interna degli Stati contraenti, che
in tal senso a fatica nascondono le proprie criticità. Con l’ascesa
del fascismo e del nazismo tali criticità saranno puntualmente
colte dal revisionismo tedesco, italiano e ungherese. Nel 1933
con l’avvento al potere di Hitler e il crescente concreto pericolo
della revisione dei trattati di pace, la Piccola Intesa ricorrerà
all’ennesima riorganizzazione militare al suo interno – riorga-
nizzazioni continue che di fatto non cambiano le condizioni
stabilite tra il 1920 e il 1921 – e all’istituzione di un consiglio
permanente che ne coordini eventuali necessità belliche, nono-
stante le speranze di Belgrado, Bucarest e Praga siano riposte
soprattutto nelle fallaci garanzie fornite dalla Società delle Na-
zioni piuttosto che nella propria potenza militare27.
25
Si veda J. PIRJEVEC, op. cit., pp. 53-58.
26
R. MACHRAY, op. cit., pp. 297-298.
27
Si vedano in tal senso le dichiarazioni del diplomatico cecoslovacco Štefan Osuský
al Chatham House di Londra nel marzo del 1934: Š. OSUSKÝ, The Little Entente and the
League of Nations, in International Affairs (Royal Institute of International Affairs
1931-1939), 13, 3, May-June 1934, pp. 378-393.
228
222 Conclusioni
28
Il patto è concluso dai ministri degli Esteri Bogoliub Jevtić, Nicolae Titulescu,
Demetrios Maximos e Tevfik Rüstü-Aras nella prima decade di febbraio del 1934 tra
Belgrado e Atene. I quattro Stati si garantiscono reciprocamente la sicurezza delle
frontiere da possibili aggressioni revisioniste. Nonostante la Bulgaria partecipi inizial-
mente alle trattative dell’alleanza balcanica la sua mancata adesione finisce con
l’indirizzare inevitabilmente l’accordo in senso ostile al revisionismo bulgaro.
29
Si veda R. MACHRAY, op. cit., pp. 266, 292 e 353-354; D. BAKIĆ, The Port of Sa-
lonica in Yugoslav Foreign Policy 1919-1941, in Balcanica, XLIII, Belgrade 2012, pp.
191-219.
30
M. GLENNY, The Balkans. Nationalism, War, and the Great Powers, 1804-1999,
Penguin Books, New York 2001, p. 435.
Conclusioni
Conclusioni 229
223
31
Ivi, p. 452.
32
G. CIANO, Diario 1937-1943, a cura di R. De Felice, Rizzoli, Milano 2006, p. 168.
230
224 Conclusioni
33
Ibidem.
Bibliografia
225
231
232
226 Bibliografia
. Antonello B
L’Italia senza Roma
----, formato × cm, pagine, euro
. Caterina B
Venti di indipendenza in Europa
----, formato × cm, pagine, euro
. Gabriele A
Italia potenza regionale
----, formato × cm, pagine, euro
. Gabriele A
Italy as a regional power
----, formato × cm, pagine, euro
. Alberto B
Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nell’Europa di Versailles (–)
----, formato × cm, pagine, euro
Finito di stampare nel mese di marzo del
dalla tipografia «System Graphic S.r.l.»
Roma – via di Torre Sant’Anastasia,
per conto della «Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale» di Canterano (RM)