PAESE :Italia
PAGINE :22-23
SUPERFICIE :84 %
PERIODICITÀ :Settimanale
30 novembre 2019
FRONTIERE
Il capitalismo dei dati
di Francesco Bertolino
n gi or n o
abbiamo re-
«U
alizzato di
poter usa-
re i dati sui
nostri utenti per prevede-
re i movimenti del mercato
azionario. E poi abbiamo ca-
pito che era illegale, quindi
abbiamo smesso». Era il lon-
tano 2010 e a pronunciare
queste parole fu Eric Schmidt,
all’epoca ceo di Google e og-
gi capo dell’Innovation Board
del Dipartimento di Difesa
americano. L’osservazione si
è rivelata profetica della corsa
ai dati a cui partecipano tutti
i settori industriali. Non ulti-
mo quello finanziario, come
dimostra l’acquisizione da 27
miliardi di Refinitiv da parte
del London Stock Exchange.
Non sorprende che la pre-
visione dell’ex numero uno di
Googlesi sia rivelata corretta.
Big G è un database delle in-
tenzioni umane: le domande
al motore di ricerca, le indi-
cazioni richieste alle mappe
online, mittenti e destinatari
delle mail consentonodi antici-
pare esigenze e desideri. «Alla
fine non c’è più bisogno che
digiti sulla tastiera», aggiun-
se Schmidt con stupefacente
candore, «perché sappiamo do-
ve ti trovi, sappiamo dove sei
stato, possiamo più o meno in-
dovinare a cosastai pensando».
Difficile trovare una miglior
sintesi del capitalismo della
sorveglianza, comel’ha definito
nell’omonimo saggio Shoshana
Zuboff, sociologa e docente di
Harvard. Le persone hanno
sempre prodotto informazioni
con i loro comportamenti, ma
sino a pochi anni fa mancava-
no gli strumenti per rilevarle
in tempo reale, gli standard e
i magazzini per accorparle e le
tecnologie per dar loro un sen-
so. Oggi siamo circondati di
data detector, il cloud offre spa-
DIFFUSIONE :(72028)
AUTORE :Di Francesco Berto…
data detector, il cloud offre spa-
zi infiniti dove conservare dati
e l’intelligenza artificiale con-
sente di estrarne valore. «Nel
1986 l’1% delle informazio-
ni mondiali era digitalizzato»,
ricorda Zuboff, «nel 2013 la
quota è salita al 98%».Nel ca-
pitalismo della sorveglianza
la supremazia industriale, ma
semprepiù anche quella politi-
ca,è garantita dalla proprietà
dei dati (sui consumi, finanzia-
ri o sanitari, purché siano big
data) e dei mezzi per estrarne
valore. La padronanza dei dati
garantisce infatti un vantaggio
competitivo formidabile ed è la
chiave del successodelle azien-
de. Si spiega così che il podio
mondiale della capitalizzazio-
ne sia monopolizzato dalle big
tech americane; che il primo
asset manager al mondo con
6mila miliardi in gestione sia
BlackRock, proprietaria del-
la più potente piattaforma di
gestione, Aladdin, una sorta
di oracolo finanziario; che la
borsa di Londra sia disposta a
sborsare 27 miliardi pur di tra-
sferire nei propri forzieri l’oro
digitale custodito da Refinitiv:
40 miliardi di news di mercato
al giorno, 7 milioni di aggiorna-
menti sui prezzi al secondo.
Per l’industria finanzia-
ria, del resto, il controllo dei
dati non è solo un modo per
aumentare i ricavi, ma diven-
ta in prospettiva anche uno
strumento di difesa dalla con-
correnza delle big tech, sempre
più inclini a invasioni di cam-
po. «Nella nostra esperienza,
per le aziende è spesso più ef-
ficace investire sulla quantità,
varietà e qualità dei dati sia in-
terni sia esterni, piuttosto che
spendere risorse per migliora-
re gli algoritmi da mettere al
lavoro su una mole invariata di
informazioni», osserva Alessio
Botta, Partner di McKinsey
Digital. «Il comparto finanzia-
rio ha già a disposizione una
massa di dati notevole per di-
mensioni e varietà», prosegue
Botta, «mail ricorso a provider
esterni diventa fondamentale
per alcune applicazioni: nel
retail banking, per esempio,
la geolocalizzazione dei clien-
ti è un fattore importante per
le applicazioni di marketing».
Queste informazioni possono
esseremonetizzate oppure uti-
lizzate per migliorare servizi
e processi interni. «Da un la-
to alcune banche già offrono
servizi che utilizzano i dati
di pagamento delle aziende
per sviluppare algoritmi di
previsione della liquidità da
fornire ai tesorieri», spiega
Botta, «dall’altro ci sono fin-
tech che sfruttano le stesse
informazioni di pagamento per
effettuare valutazioni di me-
rito creditizio di un’impresa,
analizzando flussi in ingres-
so e in uscita». Alle fonti di
dati, soprattutto alternati-
vi, si abbeverano sempre più
spesso anche gli hedge fund,
il cui successo dipende dalla
capacità di prevedere il futu-
ro. L’analisi delle immagini
satellitari può così aiutare a
prevedere le scorte di greggio,
il numero di offerte di lavoro
pubblicate online è indicatore
della crescita di un’impresa, le
sottoscrizioni di assicurazio-
sottoscrizioni di assicurazio-
ni sono correlate alle vendite
di auto, il tasso di occupazio-
ne del parcheggio di un centro
commerciale è indice dell’an-
damento delle vendite.
Esempi come questi danno
ragione a quanti definiscono
i dati il petrolio del XXI seco-
lo. Chi ne possiede le fonti e
ne decide la distribuzione go-
de infatti di un potere immenso
che garantisce enormi profitti.
E spesso i maggiori estrattori,
pur gelosi del loro assetpiù pre-
zioso,si accordanoper metter a
fattor comune la produzione di
informazioni. Grazie alle part-
nership con terze parti, Google,
afferma per esempiodi «cattu-
rare
rare ilil 70%
70% delle
delle transazioni
con carte di credito o debito
negli Stati Uniti». Spotify ha
stretto un accordo per la con-
divisione di dati con il colosso
della pubblicità Wpp. Cignifi
sostiene di «poter elaborare
accurati score creditizi basa-
ti» sull’analisi dell’utilizzo dei
cellulari (durata, destinatari e
tempi delle chiamate) da parte
dei clienti dei colossitlc partner
come At&t e Telefonica. Come
una goccia di petrolio non avvia
il motore, inoltre, cosìun singo-
lo dato ha un valore pressoché
nullo: per marciare le macchi-
ne algoritmiche devono fare il
pieno di informazioni e la loro
miscela fa la differenza. Infine,
comeper l’oro nero,anche per il
controllo deidati si possonosca-
tenare conflitti. Secondo molti
osservatori, dietro la guerra
commerciale fra Stati Uniti e
Cina si nasconde soprattutto
una lotta per la supremazia in-
formatica. E in Europa si fanno
sempre più insistenti le istan-
ze a favore della sovranità sui
dati. A fine ottobre governi di
Francia e Germania si sono
così impegnate a presentare a
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30 novembre 2019

inizio 2020 il progetto di un’in-

frastruttura cloud europea per
proteggere segreti di Stato e TUTTELEINFORMAZIONI
IN60SECONDI
industriali da interferenze sta-
tunitensi o cinesi. Pochi giorni
fa la Bce ha invece invitato le si postano
banchedell’eurozona ad accele- sforna STREAMING RICEVE
è postato
rare lo sviluppo di un sistema
di pagamenti paneuropeo al- GIFS OREDI STORIES
ternativo a quelli più diffusi VOLTE VIDEO ORDINI
che fanno tutti capo a socie- riproduce SIGUARDANO
tà americane. Il paragone con
il petrolio, tuttavia, regge fino OREDI VIDEO
a un certo punto. A differenza
si pubblicano si scrivono
dell’oro nero, per esempio, per
i dati non esiste un prezzo di
riferimento. Non c’è un bari-
le, Wti o Brent, a misurare il POST quanti dati
costo di un dato. Un algoritmo si generano
del Financial Times assegnava
al profilo di un consumatore un
APPSCARICATE
INUNMINUTO MAIL INVIATI
valore variabile fra una frazio- nel MONDO
ne di centesimo a una decina
di dollari, a secondadel reddi- 2019 gestisce
to e del momento di vita (età,
gravidanza, figli, intenzione MESSAGI
INVIATI
CHIAMATE
di cambiare casa o di andare
in vacanza). Ma sui principa-
li data broker come Acxiom il effettua si pubblicano

prezzo di un database può va-

riare enormementein relazione
RICERCHE
GLIAMERICANI FOTO
al tipo di dato, alla precisione swipe processa gestisce usano
effettua
del campione e all’utilizzo che
si intende farne.
VOLTE TRANSAZIONI CORSE PRENOTAZIONI DI DATI INTERNET
C’è poi una seconda, rilevan- Fonte:Domo,dataneversleeps 7.0
te, differenza fra dati e petrolio: A MF-MILANO
FINANZA

mentre le major petrolifere ver-

sano royalties allo Stato che gli
concededi installare piattafor-
me di estrazione di greggio, le
piattaforme di estrazione dei
dati non riconoscono alcun
compenso a Paesi, aziende e
individui che, più o menoconsa-
pevolmente, rendono possibile
questa produzione. Anzi, come

dimostra una recente ricerca

dell’Area Studi Mediobanca, il
comportamento dei padroni dei
big data si rivela spessopreda-
torio nei confronti degli Stati
ospiti. Secondolo studio, grazie
a strumenti di ottimizzazione
fiscale (ossiaspostando gli utili
in Paesi a tassazione agevola-
ta) i primi 25 gruppi del web
e del software sono riusciti a
schivare 49 miliardi di imposte
fra il 2014 e il 2018. (riprodu-
zione riservata)

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